Tazio
Nuvolari
1933 - LASARTE. Tazio Nuvolari / MASERATI 8CM.
1937 - (12 Settembre) - XVII° CIRCUITO DEL MONTENERO - COPPA CIANO.
XV GRAN PREMIO D’ITALIA
Frase di Tazio Nuvolari
"[Rivolto a
Enzo Ferrari che gli aveva riservato un biglietto ferroviario di andata
e ritorno per andare a correre la Targa Florio del 1932]
Dicono che sei un bravo amministratore, ma mi accorgo che non è
vero. Dovevi farmi riservare solo il biglietto di andata, perché quando
si parte per una corsa bisogna prevedere la possibilità di tornar in un baule di legno."
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1935 GP Hiszpanii (Circuito de Lasarte) Alfa Romeo 8C-35 (Tazio Nuvolari)
Torino, 3 settembre 1946. Tazio guida con i braccetti di supporto del volante della Cisitalia.
Un'immagine emblematica: a Torino, su Cisitalia,
all'arrivo della Coppa Brezzi 1946
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La Coppa Andrea Brezzi
è un evento collaterale al Gran Premio di Torino 1946 tenutosi due
giorni dopo di esso, il 3 settembre 1946 come gara aperta ai veicoli di
Formula 2, all’epoca aperta a vetture di cilindrata 750-1100 cm³
sovralimentati e 1100-1500 cm³ atmosferici. La gara si è svolta su un
circuito quasi identico a quello del Gran Premio, con lunghezza
aumentata a 4,720 km, con percorrenza dimezzata a 30 giri per una
distanza totale di km. 141,6
Non vince più come un tempo ma è ancora lui a «fare notizia», più di
ogni altro. Il 3 settembre, a Torino, disputa la Coppa Brezzi. Al primo
giro è al comando. Al secondo transita sul rettilineo del traguardo
agitando il volante della Cisitalia che gli è rimasto in mano. Ma non
abbandona, guida per un altro giro con i monconi della staffa alla quale
il volante era fissato, poi si ferma al box e lo fa sostituire,
riparte, torna a fermarsi per altri guasti, parte di nuovo con il cofano
scoperchiato e arriva tredicesimo. L’episodio eccita l’immaginazione di
tutti e finirà difilato in qualche profilo biografico un po’ più naïf
degli altri, in cui si leggerà che Nuvolari era il campione che «vinceva
anche senza volante».
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Come si fa a raccontare Nuvolari? Se ne
può elencare il Palmares o richiamarne le imprese, ma
sarà sempre un racconto incompleto. Come Rosemeyer anche il
mantovano volante si può raccontare solo tramite
un'istantanea, un'immagine fissa ma che trasmette in sè
movimento (che c'è di più futurista?): quella di
Nuvolari in curva con la macchina di traverso, in derapata.
Quello era lo stile di guida di Tazio, il suo marchio di fabbrica.
Ferrari ebbe l'avventura di salire in macchina con Lui, una volta, e
dovette rimanere parecchio scioccato, ma probabilmente anche incantato,
dall'esperienza. Raccontò il Drake che ad ogni giro gli
pareva di finir fuori pista .. invece la macchina era sempre
lì sulla strada giusta
Nuvolari è stato un campione di livello assoluto delle due e
delle quattro ruote, ed è entrato nella leggenda per la sua
tecnica di guida, le sue imprese leggendarie, ottenute (spesso) senza
disporre del miglior mezzo meccanico.
Sulla grandezza di Nuvolari nella sue epoca, e nella storia, si possono
dire tante cose. Che abbia segnato i suoi tempi e la storia
è un fatto. La misura di questa grandezza è un
aspetto sul quale è necessario discutere.
Nuvolari ha vinto tanto (ricordiamo la mille miglia del 1930, il TT di
Belfast, sempre nel '30, la Targa Florio del 1931, la vittoria al Gp
del Nurburgring del 1935, la coppa Vanderbilt del '36, il successo a
Donington del 1938, con l'Auto Union). Il più vincente della
sua era, però, è stato Caracciola che dal '35 al
'39 vinse 3 titoli europei con le formadibili Mercedes.
Chi più grande: Nuvolari, dalla guida sensazionale, o
Caracciola, il più vincente?
è una questione universale: meglio il vincente, che
concretizza il potenziale dell'auto, o quello che, disponendo di un
mezzo meccanico inferiore, riesce grazie al suo talento a prevalere in
qualche occasione?
è la domanda che ci si pone ogni tanto, quando ci si chiede
quale posto nella storia occupi uno come Gilles Villeneuve, che ha
vinto poco ma ha guidato come pochi.
Sono questioni alle quali, forse, non si può rispondere.
è il limite, o la grandezza, di uno sport dove il pilota, di
regola, non è mai il protagonista assoluto, dovendo dividere
la scena con l'auto, il team e .. l'imprevisto.
Eppure, ci sono dei piloti, tra cui Nuvolari, che si sono imposti come
protagonisti, sovvertendo l'ordine delle cose. Imponendo una specie di
visione rovesciata delle cose, che allontana ciò che
dovrebbe essere in primo piano, come la sorte o il mezzo meccanico.
Varzi, storico rivale di Nuvolari, ha subito, a causa del mantovano
volante, la stessa sorte che ha subito "baffo" Hill per colpa di Clark.
Due campioni della propria epoca, Hill e Varzi, relegati, nella storia,
al ruolo di comprimari. La grande differenza tra Varzi-Nuvolari e
Hill-Clark è che fra i primi vi era stata una
rivalità che non si sarebbe riscontrata nei secondi.
L'epica storia di Nuvolari annovera, tra le sue pagine, quella della
sfida ai "titani" tedeschi e alle loro mostruose auto.
Certo, mostruose in primis per chi le guidava, ma anche per chi le
affrontava.
Dal 1934 la Germania nazzista si era lanciata alla concquista del mondo
delle corse da Gp.
L'arma segreta dei tedeschi (Mercedes e Auto Union) erano i telai
leggeri delle loro "frecce d'argento", realizzati con particolari leghe
metalliche.
Dato che nelle corse (tranne che per quelle di "formula libera") era
imposto un peso massimo di 750 kg (esclusa benzina e driver),
più leggero era il telaio, più pesante poteva
essere il motore.
Fu così che i tedeschi realizzarono le loro auto dotandole
di motori potentissimi. Per le Alfa non c'era partita. Ma qui si
innesta il mito Nuvolari, che batte i tedeschi, nel '35, a casa loro,
al Nurburgring.
Torino 1946 - Fotogallery Parco del Valentino
L'altra epica pagina, è quella delle mille miglia corse nel
dopo guerra: quella del '47 con un secondo posto tanto sfortunato
(perse la prima posizione a causa di un guasto) quanto epico, dato che
la sua vettura (una Cisitalia 1100) era decisamente poco potente in
confronto ad altre vetture. Come abbiamo detto, piloti come Nuvolari
riescono a trasformare tutto il resto in dettaglio, in aspetto
secondario. L'auto meno potente, il mancato successo .. sono aspetti
che non contano nulla, anzi, amplificano la grandezza dell'impresa.
Nel '48, con una Ferrari, dominò la corsa, senza farsi
rallentare dai vari problemi meccanici, finchè l'auto non lo
piantò in asso.
Come si è detto, il mito di Nuvolari si lega, anche, al suo
stile di guida, al suo modo di affrontare le curve in derapata. Quando
le ruote non erano indipendenti e gli pneumatici erano gonfiati ad
altissime pressioni, le derapate di Nuvolari erano spettacolari.
Quando le sospensioni divennero indipendenti e le gomme iniziarono ad
essere gonfiate a pressioni medie, Nuvolari dovette limitare un
pò la spettacolarità delle derapate, ma mantenne
questa tecnica.
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A Mantova nel 1948, sul circuito del Te |
Su Auto Union, nel 1938, a Donington Park
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MILLE MIGLIA 1930 - TAZIO NUVOLARI E GIOVAN BATTISTA GUIDOTTI
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1° ASSOLUTI : NUVOLARI GUIDOTTI 2° ASSOLUTI: VARZI E CANAVESI - 3° ASSOLUTI: CAMPARI E MARINONI -
TUTTI SU ALFA ROMEO 1750 GS |
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A luci spente |
Millenovecentotrenta:
questa volta Guidotti alla Mille Miglia è in coppia con il
grande Nuvolari, sulla 1750 con compressore ; e sono i primi dopo una
volata entusiasmante, dopo una lotta leggendaria con Varzi, alla media
mai vista di 100 choilometri orari e rotti. Nel mondo dei motori si
parla ancora di quella corsa per l’episodio dei fari
spenti:bisogna lasciarlo raccontare a Guidotti .“Eravamo partiti
dietro - dice il pilota - e Nuvolari tirava come un dannato tra Bologna
e Firenze credevo di essere in aereo, sicuramente dovevamo aver preso
un bel vantaggio- pensavo- invece al controllo di Firenze ci dissero
che eravamo ancora pari con Varzi , a un minuto e mezzo seguiva
Campari. Ricominciò il carosello ad Ancona , poco mancò
che ammattissimo quando sentimmo che il tempo era sempre lo stesso tra
noi e Varzi; a Bologna invece scoprimmo che Varzi aveva perduto
terreno, adesso avevamo quattro minuti di
vantaggio.” “ Nuvolari – prosegue Guidotti
– era sfinito , mi cedette finalmente la guida , adesso si
trattava di andare avanti con giudizio e di non compromettere la
vittoria sicura . A Vicenza ci avvertirono che Varzi aveva
riguadagnato solo un minuto e dieci secondi dei quattro minuti che
aveva perso. Nuvolari tornò alla guida e si scatenò un
‘ altra
volta , il vantaggio tornò a quattro minuti.
A Primolano increduli vedemmo davanti a noi –
ormai era notte - i fari di un concorrente che ci precedeva. In
principio pensammo che fosse qualche dilettante cacciatosi in mezzo
alla corsa, poi non avemmo più dubbi e incomincio’ il duello finale
". “
Anche se la corsa era decisa diventò un punto d’onore per
noi superare Varzi e per lui non farsi superare. A Verona riacquistò un po’ di vantaggio lui,
poi gli fummo ancora addosso, ma non si riusciva a passare, fu allora
che ebbi l’idea pazza e dissi a Nuvolari “spegniamo i fari? ”.
Andavamo a centocinquanta all’ora, nel buio
della campagna, ci voleva un certo fegato per tentare, ma Nuvolari
abbassò la testa e io girai la chiavetta.
Varzi credette che avessimo mollato, che
fossimo rimasti indietro e si concesse un attimo di respiro, anche
lui;nello stesso momento sentì il vento della nostra vettura che lo
affiancava, capì tutto e da gentiluomo perfetto si avvicinò alla
destra e dette strada. ” Questa fu la storia dei fari spenti , e
passarono tre anni prima che Varzi perdonasse a Guidotti quello scherzo
tremendo , ma poi divennero amici perché Guidotti, compagno
fedelissimo di Nuvolari in tante gare, era il più grande ammiratore
che ci fosse all’Alfa e in tutto l’automobilismo italiano del pilota
galliatese. |
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Monza, 1934: con il 22, tallona Varzi
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Circuito di Biella, 1935
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A Mantova nel 1948 |
1937: GP di Svizzera |
Vita,
velocità passione
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L'omaggio
di Gabriele d'Annunzio a Nuvolari
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28
luglio 1935:
Nuvolari
re del Nurburgring
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I
vessilli con la croce uncinata rompono il grigiore del Nurburgring, sta
per partire il Gran Premio di
Germania, una delle gare clou della stagione: è il 28
luglio 1935, nel pieno della falsa estate tedesca. Malgrado
il cielo
gonfio di pioggia, duecentomila tifosi assediano il circuito
di Adenau,
nella Renania Palatinato, ombrelli,
salsicce, birra e motori. Una
scampagnata a caccia di un improbabile sole e di forti
emozioni. Le
pendici boscose dell'Eifel sono coperte da una folla rumorosa venuta ad
assistere al grande scontro fra i bolidi color agento della Mercedes e
dell'Auto Union.
La
foto di un trionfo: Il "piccolo" Italiano che da allora
sarà chiamato dai tedeschi "Der Teufel" il diavolo, posa per
la foto ricordo accanto ai gerarchi della Germania nazista. Contro lo
squadrone tedesco (Mercedes) diretto da Neubauer, Nuvolari con la Sua
Alfa sfodera una grinta che i tedeschi ben presto si abitueranno a
conoscere a suon di sconfitte. Il Gran Premio sembrava essere in mano
tedesca, visto i secondi di distacco che dividevano il "mantovano
volante" da von Brauchitsch e già la bandiera tedesca era
pronta a sventolare nel cielo di Adenau sulle note del"Deutschland Uber
Alles". Ma le gomme hanno tradito il tedesco ed ecco dall'ultima curva
spuntare, mentre tutto il pubblico in piedi aspettava l'argentea
Mercedes, la rossa Alfa di Nuvolari.
Prima
della gara Nuvolari disse al d.s. Nello Ugolini:
"Trovami un tricolore
meno sbiadito di quello dell'organizzazione che oggi vinco io"!
Nuvolari
Re del Nurburgring Figline Valdarno formula1neltempo.it
Nella
fotografia si vede un Nuvolari completamente avvolto dalla corona
di alloro preparata con misure teutoniche.
Tedeschi contro
italiani
I due
squadroni tedeschi sono pronti a una battaglia feroce: la Mercedes con
Caracciola, Fagioli, Lang, von Brauchitsch e Geiger, l'Auto Union con
Rosemeyer, Varzi, Stuck e Pietsch. Ci sono anche le Alfa Romeo di
Nuvolari, Chiron, Brivio e Balestrero, ma sembrano condannate a fare da
comparse. Potenza, tecnica, denaro, prestigio. La Germania ha investito
molto sulle 8 cilindri Mercedes e sulle 16 cilindri Auto Union di
Ferdinand Porsche
e ora sta raccogliendo i frutti.
«Nuvolari
ha solo un glorioso passato - dice Neubauer, l'arrogante capo della
Mercedes - Il presente e il futuro
appartengono ai
piloti del Fuehrer».
Quel
giorno, sul circuito maledetto segnato da tante croci, l'Alfa schiera
la vecchia P3 dell'ingegner Vittorio Jano, una 3.000 a 8
cilindri,
con
225 cavalli contro i 500 dei bolidi d'argento. I tedeschi sono
più forti.
Usano materiali nuovi, sprigionano potenze
spaventose. Ma Nuvolari non ci sta: è malandato in salute,
cammina zoppicando, ha il corpo in cui ogni ferita è un
ricordo, ha vinto tutto ma non è appagato. Indossa
l'inseparabile polo gialla con le iniziali, pantaloni azzurri, la
tartaruga d'oro portafortuna dono di D'Annunzio, il nastro tricolore al
collo e vuol dimostrare, ancora una volta, di poter fare la differenza,
di non essere al tramonto:
di essere ancora il numero uno.
Il capolavoro del "Nivola"
Il
Nurburgring, circuito tortuoso e difficile, è tagliato su
misura per lui. Le curve, da sempre, sono sue alleate, sue complici:
all'Eifel sono 174 e possono annullare i cavalli di differenza fra
l'Alfa e i bolidi tedeschi. La mattina della gara il "Nivola" dice:
«Oggi me lo sento, vinco io, trovate una bella bandiera
tricolore». Sarà di parola.
Tra i pini fasciati di
nebbia del circuito più infernale del mondo, Nuvolari compie
il suo capolavoro. Resiste al ritmo vertiginoso dei tedeschi e viene
fuori alla distanza. All'ultimo giro supera von Brauchitsch e vince di
forza
Il “via”, al Nurburgring, viene dato con un modernissimo semaforo a tre luci.
Nelle prime fasi, con le Mercedes e le Auto Union in testa e
con le due Alfa di Chiron e Brivio presto fuorigioco,
Nuvolari galleggia
in sesta posizione ma senza perdere il contatto dai primi.
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Dal settimo giro il mantovano attacca, portandosi sorprendentemente in terza posizione. Alla nona tornata, infrangendo la barriera degli 11 minuti (giro più veloce in 10’57”) Tazio sorpassa la Mercedes di Caracciola
portandosi incredibilmente in testa alla corsa tra lo stupore generale
dei centomila spettatori, quasi un affronto per la superiorità tecnica
germanica.
All’approssimarsi della metà gara, i box si riempiono di meccanici pronti all’imminente rientro delle monoposto per il rifornimento e cambio-gomme.
All’undicesimo giro, in un uragano di applausi, le quattro vetture di testa capeggiate da Nuvolari si fermano contemporaneamente ai box. Mentre Von Brauchitsch riparte per primo, seguito da Rosemeyer e infine da Caracciola, al box Alfa si consumano momenti drammatici: la pompa a pressione del rifornimento carburante si rompe, i meccanici devono versare lentamente la benzina tramite un bidone e un imbuto: Nuvolari scende dalla macchina, urla e gesticola forsennato ma impotente.
Ben quaranta secondi in più del necessario vengono persi nella disgraziata sosta, facendo ritornare il mantovano in sesta posizione.
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La leggenda comincia in quel momento: in pochi giri, Nuvolari riconquista il secondo posto, ma leader della corsa rimane sempre
Von Brauchitsch con la sua Mercedes W25. I due, dopo la sosta, restano i soli a girare regolarmente sotto gli 11
minuti, il distacco si mantiene a lungo consistente (circa un
minuto) a favore del tedesco.Almeno fino al 17° giro. A partire dalla tornata successiva,
la pressione di Nuvolari, seppure a distanza, comincia a sortire effetto: il distacco scende, inesorabile, sotto il minuto, anzi addirittura
sotto i 50”, un margine comunque di tutta tranquillità per Von Brauchitsch e la sua potente Mercedes.
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Ecco, proprio la grande potenza che la vettura tedesca sprigiona sull’asfalto porta alla luce l’unico vero tallone d’Achille:
durante le prove il responsabile della Continental, la casa fornitrice
di pneumatici, aveva ben fatto presente a quelli della Mercedes che,
mentre la guida vellutata di Caracciola avrebbe permesso un solo cambio gomme, lo stile nervoso di von Brauchitsch avrebbe probabilmente reso necessario un ulteriore prudenziale cambio per evitare problemi alla gomma posteriore sinistra.
I
timori diventano realtà : nonostante il vantaggio, proprio quel
pneumatico inizia a svelare una preoccupante fascia bianca, chiaro segno
che il battistrada è ormai finito.
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E Nuvolari riduce ancora il distacco: al ventesimo giro, due alla fine, poco più di trenta secondi separano i due.
Dai box Mercedes il leggendario e corpulento ds, Alfred Neubauer, segnala a von Brauchitsch di rallentare, e questi di rimando
gesticola indicando le gomme posteriori.
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Alla fine del 21° passaggio, l’irruento pilota tedesco ha solo due possibilità:
fermarsi ai box per un cambio di pneumatici, con solo 35” di vantaggio
che però non gli permettono alcuna certezza di mantenere la testa della
corsa, oppure continuare con le gomme sulle tele.
Sceglie la seconda possibilità, ignorando i meccanici che al box sono già allertati per una sosta improvvisa.
Tuttavia, su un circuito dove per compiere un giro si impiegano circa 11
minuti, l’impossibilità di conoscere i distacchi in tempo reale induce Von Brauchitsch a continuare a spingere. E a pochi chilometri dal traguardo, nei pressi della curva del Karussell, la famigerata gomma posteriore sinistra della Mercedes esplode! |
Il pilota mantiene la macchina in pista, ma passano pochi secondi e l’Alfa di Nuvolari “asfalta” l’argentea vettura azzoppata.
Ai box, intanto, nessuno sospetta o sa nulla di quanto accade in questi momenti.
Quando sbuca una macchina rossa tutti pensano a un doppiato, ed
è il celebre giornalista della Gazzetta dello Sport, Giovanni Canestrini,
a gridare per primo “Ma è Nuvolari, è Nuvolari!”.
Il caporale nazista Huehnlein sbianca, e nasconde
frettolosamente in tasca il foglio del discorso, che aveva preparato per
celebrare
la vittoria di un pilota e di una macchina di casa.
I centomila tifosi tedeschi restano per un po’ ammutoliti, ma subito dopo esplodono in un fragoroso applauso mentre la bandiera italiana viene issata sul pennone e Nuvolari riceve il trofeo
intitolato al Führer, quasi scomparendo nella gigantesca corona
d’alloro fatta su misura
per i “giganti” tedeschi, inspiegabilmente
sconfitti da quel diavolo d’un italiano a bordo di una vettura – l’Alfa Romeo P3 – ormai alla fine
dei suoi giorni ma ancora capace di cogliere quella che resta nella storia come la “vittoria impossibile” !
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Un'esistenza
al limite
Castel d'Ario, provincia
di Mantova.
La casa dove il
16 novembre 1892 nacque Nuvolari
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Tazio
Giorgio Nuvolari nasce a
Castel d’Ario, provincia di Mantova, mercoledì 16
novembre 1892, verso le 9 di mattina.
È il quarto figlio di
Arturo Nuvolari (1863-1938), agricoltore non ricchissimo ma benestante,
e di sua moglie Elisa Zorzi,
donna di casa, di origine trentina
(1864-1943). Ragazzo vivacissimo e poco incline allo studio,
è attratto dal dinamismo
delle discipline sportive.
Il
padre è un ciclista con all’attivo più
di un’affermazione; il fratello di questi, Giuseppe,
è addirittura un asso: più volte campione
italiano,
si cimenta con successo anche all’estero nella
velocità su pista e nelle primissime gare di mezzofondo
dietro motori.
Il piccolo Tazio proverà per lo zio Giuseppe
molto affetto e un’ammirazione sconfinata, destinata a
suscitare un fortissimo
impulso di emulazione.
Lo
spettacolo della velocità
Il 5 settembre 1904 assiste per la prima volta a una corsa
automobilistica, il Circuito di Brescia, che si disputa su un tracciato
stradale c
he tocca anche Cremona e Mantova.Tazio vede in azione Vincenzo Lancia, Nazzaro, Cagno,
Hémery, Duray, gli assi dell’epoca,
e rimane fortemente impressionato, affascinato dallo spettacolo della
velocità.
La prima
moto
Tra il 1904 e il 1905 sono databili altri due episodi destinati a
lasciare tracce indelebili nella sua personalità. Un giorno
lo zio Giuseppe
lo fa sedere in sella a una motocicletta e gli insegna
a guidarla. Una notte Tazio avvia di nascosto l’auto del
padre, parte e percorre
un tratto di strada rischiarata dalla luna,
tornando poco dopo, incolume e con la vettura intatta.
«Avrò avuto tredici anni»,
racconterà.
«A quanto andavo? A non più
di trenta…»
“L’automobile
non fa per te “
Tazio in uniforme
militare durante il servizio di leva (1913-14)
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Passano
gli anni e scoppia la prima guerra mondiale. Tazio, che ha
prestato il servizio di leva fra il 1912 e il 1913, è
richiamato alle armi come “autiere”.
Guida
autoambulanze della Croce Rossa, camion e vetture che trasportano gli
ufficiali, tra le prime linee e le retrovie del fronte orientale.
È proprio con un ufficiale – un colonnello, sembra
– che un giorno Tazio finisce fuori strada.
E oltre al
«cicchetto» di prammatica riceve uno storico
ammonimento: « Dammi retta, lascia perdere,
l’automobile non fa per te ».
Le prime
corse
La licenza di corridore motociclista
rilasciata a Nuvolari nel 1920
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Nel 1917 Tazio sposa
Carolina Perina (1894-1981), di Castel d'Ario come lui.
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Il
10 novembre 1917, a Milano, sposa Carolina Perina (1894-1981), con
rito civile, dopo averla «rapita consensualmente».
Il 14 settembre 1918 nasce il loro primogenito, Giorgio.
La
febbre agonistica torna a divorare il giovanotto di Castel
d’Ario, che tuttavia soltanto nel 1920, a ventotto anni,
ottiene la licenza di corridore motociclista e il 20 giugno di
quell’anno esordisce al Circuito Internazionale
Motociclistico di Cremona. Iscritto con il suo secondo nome, Giorgio,
è in sella a una Della Ferrera ed è costretto ad
abbandonare per un guasto dopo avere percorso pochi giri. La prima gara
in auto la disputa invece il 20 marzo 1921, a Verona, alla guida di una
Ansaldo Tipo 4 cs. E ottiene la sua prima vittoria. Si tratta di una
competizione regolaristica (la Coppa Veronese di Regolarità)
ma, per cominciare, non c’è male. Con la stessa
vettura Tazio prende il via altre tre volte nel 1921, ottenendo due
piazzamenti e un ritiro.
Attività
modesta anche nel 1922, l’anno in cui si trasferisce con la
moglie e il figlio da Castel d’Ario a Mantova: tre corse in
moto – a quanto è dato sapere – e una
sola in auto, il Circuito del Garda, a Salò, con un secondo
posto assoluto, ancora alla guida di un’Ansaldo.
Pilota
professionista
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Autotelaio
di una "Tipo Monza"
del 1924
È nel
1923 – ossia a trentun anni – che
Tazio incomincia a correre con assiduità. Fra marzo e
novembre prende la partenza 28 volte, 24 in moto e 4 in auto.
Non
è più, dunque, un gentleman driver,
bensì un pilota professionista. In moto è la
rivelazione dell’anno. In auto alterna piazzamenti e
abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la Diatto, certo con
l’agile Chiribiri Tipo Monza.
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Il primo
incontro con Enzo Ferrari
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L’attività motociclistica predomina anche nel
1924: 18 risultati, contro 5 in auto. Questi 5 sono tuttavia ottimi:
c’è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo
del Tigullio, 13 aprile) e ce ne sono quattro di classe. In Liguria
corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri, due litri di cilindrata,
distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con la Chiribiri Tipo
Monza. Tazio è alla guida di questa vettura quando per la
prima volta si batte con un avversario destinato a un grande avvenire,
anche se non come pilota. È un modenese grande e grosso. Si
chiama Enzo Ferrari. « Il mio primo incontro con Nuvolari
», scriverà nelle sue memorie, « risale
al 1924.
Fu davanti alla Basilica di Sant’Apollinare in
Classe, sulla strada ravennate, dove avevano sistemato i box per il
secondo Circuito del Savio. Alla partenza, ricordo, non avevo dato
troppo credito a quel magrolino, ma durante la corsa mi avvidi che era
l’unico concorrente in grado di minacciare la mia marcia. Io
ero sull’Alfa 3 litri, lui su una Chiribiri (la cui
cilindrata era di 1486 cm cubici contro i 2994 della RL Sport di
Ferrari, ndr) .
E in quest’ordine tagliammo il traguardo. La
medesima classifica si ripeté poche settimane dopo al
Circuito del Polesine…» .
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Su
Bianchi 350 alla curva di Lesmo, nel 1925
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Modena
- 27 9 25 |
Monza 1925
- Test Alfa Romeo P2. |
E
arriva il 1925, anno in cui Tazio corre soltanto in moto, ma con un
«intermezzo» automobilistico tutt’altro
che insignificante. L’1 settembre, invitato
dall’Alfa Romeo, prende parte a una sessione di prove a
Monza, alla guida della famosa P2, la monoposto progettata da Vittorio
Jano che fin dal suo apparire, nel 1924, ha dominato la scena
internazionale. L’Alfa cerca un pilota con cui sostituire
Antonio Ascari che poco più di un mese prima si è
ucciso in un incidente nel G.P. di Francia, a Montlhéry. Per
nulla intimidito, Nuvolari percorre cinque giri a medie sempre
più elevate, rivelandosi più veloce di Campari e
Marinoni e avvicinando il record stabilito da Ascari l’anno
prima. Poi, al sesto giro, incappa in una rovinosa uscita di pista.
« Le gomme erano quasi a zero »,
spiegherà Tazio, « e a un certo punto mi si
disinnestò la marcia ». La macchina è
danneggiata, il pilota è seriamente ferito, ma dodici giorni
più tardi, ancora dolorante, torna a Monza, si fa imbottire
di feltro e bendare con una fasciatura rigida, si fa mettere in sella
alla fida Bianchi 350 e vince il G.P. delle Nazioni!
Bianchi 350 B2N Sport-01
La
“freccia celeste”
Anche il 1926 è interamente consacrato alla moto, la Bianchi
350, la leggendaria «Freccia Celeste» con la quale
Tazio vince tutto ciò che c’è da
vincere. Subisce anche tre incidenti, il primo dei quali sul circuito
della Solitude, vicino a Stoccarda. Dopo un’uscita di pista a
causa della nebbia, è raccolto privo di sensi, minaccia di
commozione cerebrale, sospette fratture, choc traumatico.
All’indomani sospetti e pericoli sono ridimensionati e Tazio
riparte in treno per l’Italia, incontrando al confine un
dirigente della Bianchi che sta recandosi a Stoccarda per rendersi
conto esattamente dell’accaduto: le prime notizie, in
effetti, erano molto allarmanti, un telegramma del console italiano
esprimeva preoccupazione e pare inoltre che un giornale tedesco della
sera fosse addirittura uscito con la notizia della morte del
pilota…
Campionissimo
delle due ruote
La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo
chiamano «il campionissimo» delle due ruote. Ma
l’automobile non gli esce dal cuore. E ci riprova,
implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la
prima edizione della Mille Miglia arrivando buon decimo assoluto. Ma
acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P. Reale di Roma e il
Circuito del Garda.
La Scuderia
Nuvolari
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12 giugno 1927. Nuvolari
festeggiato dopo il trionfo con la Bugatti nel Reale GP di Roma
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È
nell’inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio
decide di puntare con piena determinazione sull’automobile.
Fonda a Mantova la Scuderia Nuvolari, compra quattro Bugatti grand prix
e ne rivende due, una ad Achille Varzi (già fiero rivale in
corsa, su due ruote, ma anche amico) e una a Cesare Pastore.
L’11 marzo 1928 – nove giorni dopo la nascita del
suo secondo figlio, Alberto – Tazio vince il G.P. di Tripoli:
è questo il suo primo grande successo internazionale. Vince
anche il Circuito del Pozzo, a Verona, battendo il grande Pietro
Bordino. Questi malauguratamente perde la vita pochi giorni dopo, in un
incidente di allenamento in vista del Circuito di Alessandria, la sua
città. Nuvolari va ad Alessandria e disputa la corsa, che
è stata intitolata a Bordino, del quale onora la memoria a
modo suo, cioè vincendo.
La rottura
con Varzi
Il trofeo del Circuito
del Lario, 1930, dove Tazio
con la Bianchi 350 batté anche le 500.
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Ma
non tutto è così facile. Al contrario,
Nuvolari vive il periodo forse più problematico della sua
vita o, quanto meno, della sua «carriera» di
corridore. L’attività agonistica gestita in
proprio è onerosa, l’accordo con Varzi salta ben
presto (due galli troppo ingombranti per quel piccolo
«pollaio»…). Tazio si arrabatta come
può. Alterna freneticamente l’auto alla moto, fra
una corsa e l’altra commercia in automobili: vende Bianchi,
Scat, Alfa Romeo e Lancia. Cambia spesso macchina anche in corsa:
Bugatti 35C, OM 665 Speciale, Alfa Romeo 6C 1750 SS, Talbot 1500. Ma i
successi alla fine sono scarsi: il 1929 è proprio un anno da
dimenticare, eccetto che per le due ruote: con l’inseparabile
Bianchi, infatti, partecipa a 11 corse e ne vince 7.
1930:
L’anno della svolta
Mille
Miglia 1930: Nuvolari avviato a battere ogni record,
a
oltre 100 km di media oraria.
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Nuvolari
e Guidotti su Alfa Romeo1750 alla Mille Miglia vinta nel 1930
Nuvolari in sbandata controllata con l'Alfa Romeo 5C al Passo della Consuna nel 1930
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La
svolta storica è datata 1930. L’Alfa Romeo, dopo
il disastroso «provino» di Monza, per cinque anni
non lo aveva più preso in considerazione, ma Vittorio Jano
non l’aveva certo perduto di vista. Lo contatta e gli offre
una macchina ufficiale della Casa, una 6C 1750 GS «testa
fissa» per la Mille Miglia. Tazio fa impazzire mezza Italia:
vince la grande corsa ed è il primo pilota che percorre i
1600 chilometri del tracciato a oltre 100 di media. La corsa fu ed
è tuttora ricordata per un episodio curioso, la cui
veridicità è stata vanamente contestata: Nuvolari
avrebbe raggiunto il suo grande rivale Varzi, partito dieci minuti
prima di lui, guidando negli ultimi chilometri a fari spenti.
A
spegnerli sarebbe stato il suo coéquipier Giovan Battista
Guidotti, il quale ripeté poi questo racconto in una
quantità di interviste, incurante delle obiezioni, prima fra
tutte quella che il sorpasso avvenne a giorno fatto. Lo stesso
Nuvolari, del resto – il quale sapeva bene che la leggenda a
volte «vale» più della storia
– non smentì mai l’aneddoto.
La Ferrari.
Addio alla moto
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1930 -Tazio
Nuvolari - Alfa-Romeo P2
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In
quello stesso 1930 Tazio entra a far parte della neonata Scuderia
Ferrari e le regala la prima vittoria, nella Trieste-Opicina, con
l’Alfa Romeo P2. Si afferma anche in altre due importanti
corse in salita (Cuneo-Colle della Maddalena e Vittorio
Veneto-Cansiglio, sempre con la P2), poi torna sulla 1750 GS e va a
vincere il Tourist Trophy sul circuito di Ards, Irlanda del Nord. E
dà l’addio alla moto, non senza cogliere gli
ultimi quattro successi fra cui, per la seconda volta,
l’«assoluto» nel prediletto Circuito del
Lario, con la Bianchi 350 davanti anche a tutte le 500.
Nuvolari alla Targa Florio del 1931
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Delle
venti corse del 1931, Nuvolari ne disputa una (il Reale Premio di Roma)
con la vecchia Bugatti 35C, tutte le altre con le Alfa Romeo della
Scuderia Ferrari: la 6C 1500 SS, la Tipo A bimotore, ma soprattutto la
8C 2300, nelle versioni spider corsa passo corto e Monza. Fra le sette
vittorie assolute spiccano la Targa Florio,il G.P. d’Italia,
la Coppa Ciano.
1932,
una stagione trionfale
La popolarità
di Nuvolari dilaga irresistibile. Il 28 aprile 1932 Gabriele D'Annunzio lo riceve al “Vittoriale”
1932: Nuvolari con l'Alfa
Romeo 8C 2300
vince il GP di Monaco
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Tazio Nuvolari vince il Gran Premio di Pau del 1935
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Campionato europeo di automobilismo 1932
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Il Campionato europeo di automobilismo 1932
è stata la II edizione del Campionato europeo di automobilismo,
ad aggiudicarselo fu Tazio Nuvolari che vinse due delle tre gare in
calendario.
Le prove in calendario inizialmente previste furono 5, ma due di
esse (Belgio e Spagna) non furono disputate, così rimasero 3 le corse
valide per il Campionato: il Gran Premio d'Italia, il Gran Premio di Francia e il Gran Premio di Germania.
La modifica più importante del regolamento fu quella del termine di
durata delle singole gare, in cui venne abolito il minimo delle 10 ore a
favore del minimo di 5 ore di gara, consentendo in tal modo la
partecipazione anche ai singoli piloti.
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Ritiro di Tazio Nuvolari - Mille Miglia 1932
L’anno
forse più felice per Tazio è il 1932. Il
«mantovano
volante» – lo chiamano così, un
po’ dovunque
– è protagonista di una stagione trionfale. Questo
il
bilancio: 16 corse disputate, 7 vittorie assolute (nonché 5
di
classe): G.P. di Monaco, Targa Florio, G.P. d’Italia, G.P. di
Francia, Circuito di Avellino, Coppa Ciano, Coppa Acerbo. E inoltre: 3
secondi posti, 3 terzi, 1 quarto, 1 sesto e 1 ritiro (nella Mille
Miglia, per un incidente). È campione italiano assoluto e
primo
nel Campionato Automobilistico Internazionale, basato sui G.P.
d’Italia, Francia e Germania. Le macchine sono tutte Alfa
Romeo,
tutte 8 cilindri sovralimentate: la 8C 2300 spider corsa passo corto, la 8C 2300 MM, la Tipo B monoposto, detta P3.
Tazio vince il Gran Premio di Monaco del 1932 con 2,7 secondi di vantaggio su Rudolf Caracciola
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Giro d'onore di Tazio Nuvolari vinciore del Gran Premio di Monaco 1932 su Alfa Romeo 8C 2300
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Tazio Nuvolari su Alfa Romeo P3 al G.P. di Marsiglia 1932
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1932. Italo Balbo è ospite d'onore della 22 Targa Florio, eccolo in foto-ricordo
con Tazio NUVOLARI, il vincitore.
Dopo la parentesi sul grande circuito, Florio, data la nuova condizione
delle strade, poté studiare un nuovo percorso di 72 chilometri che fu
chiamato piccolo circuito e diede la nomina di « medio » a quello usato
nel dopoguerra. Il volto della Targa ne risultò profondamente mutato :
la media fu elevatissima per il minor numero di curve e salite; i
passaggi dei corridori si susseguirono così ancor più velocemente di
quanto non implicasse la brevità del percorso.
Nuvolari già al primo
giro otteneva la media di Kmh 81,432; al secondo quella record,
leggermente superiore, di Kmh 81,672. Dopo gli otto giri della corsa,
Nuvolari era ancora in testa ed aveva dato da solo uno spettacolo di
ardimento senza bisogno di un competitore che lo spronasse per puro
desiderio di velocità. La media complessiva era infatti di oltre 72 Km.
h. Secondo giungeva comunque Borzacchini (a 6 minuti) il quale, come è
evidente dal distacco non eccezionale, aveva dato prova di classe e
regolarità concludendo in crescendo. Terzo Chiron, sostituito agli
ultimi giri da Varzi che si era ritirato con la sua Bugatti per noie
meccaniche.
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1932 - Caracciola (a sinistra), Nuvolari (al volante), Campari (a destra) - Alfa Romeo P3
Tazio Nuvolari e Enzo Ferrari - Alfa Romeo
Il Gran Premio d'Italia 1932, valido quale prima prova del Campionato europeo di automobilismo 1932, si disputò all'Autodromo Nazionale di Monza e fu vinto, per la seconda volta consecutiva, da Tazio Nuvolari.
Dopo che le edizioni del 1929 e del 1930 non furono disputate, questa fu la X edizione del Gran Premio d'Italia.
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Diversamente dall'edizione precedente
la durata della corsa venne dimezzata e fissata in 5 ore di gara; in
questo modo le vetture poterono essere condotte da un unico pilota per
tutta la gara. Venne disputata il 5 giugno 1932 e il vincitore, Nuvolari su Alfa Romeo Tipo B,
riuscì nell'arco delle 5 ore a percorrere poco più di 83 giri del
circuito di 10 km, per un totale di circa 837 km che gli vennero
conteggiati.
Al termine della prova furono undici i concorrenti che vennero classificati e quattro i ritirati.
Durante la gara si assistette peraltro ad alcuni cambi di pilota in
corsa; fu questo il caso ad esempio di Rudolf Caracciola che, una volta
che si fu rotta la sua vetture, subentrò alla guida, per una
parte di gara, a Baconin Borzacchini;
situazione analoga per Achille Varzi, subentrato a Louis Chiron (in
quest'ultimo caso, curiosamente, entrambe le Bugatti Type 54 furono
però costrette al ritiro).
Alla gara di casa l'Alfa Romeo portò al suo debutto la Alfa
Romeo Tipo B, con due esemplari affidati a Nuvolari e a Giuseppe
Campari, fornendo agli altri suoi piloti ufficiali Baconin Borzacchini
e Rudolf Caracciola delle Alfa Romeo Monza. La seconda squadra
ufficiale presente era la Bugatti che presentava la Bugatti Type 54 in
mano a Varzi e Chiron, mentre ad Albert Divo era assegnata una Bugatti
Type 51. Era presente in forma ufficiale anche la Maserati con la sua
Maserati 26M classica nelle mani di Amedeo Ruggeri,
e con la nuova versione Maserati V5 nelle mani di Luigi Fagioli e
collaudata anche da uno dei fratelli Maserati, Ernesto, iscritto alla
gara come pilota di riserva.
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I
figli dell'acciaio e della fiamma
Così
li definiva Gabriele D'Annunzio, alla vigilia della corsa
D’Annunzio
e la tartaruga
La popolarità di Tazio è straripante. I
«grandi» dell’epoca se lo contendono. Il
28 aprile, undici giorni dopo il trionfo di Montecarlo, Gabriele
D’Annunzio lo riceve al Vittoriale e gli regala una piccola
tartaruga d’oro («all’uomo più
veloce l’animale più lento») che Tazio
considererà un amuleto ma anche un simbolo. La
appunterà alla maglia gialla in corsa, la farà
stampare sulla carta da lettere, dipingere sulla fiancata del suo aereo
personale e anche riprodurre in alcune copie che –
esattamente alla maniera di D’Annunzio –
regalerà agli amici, alle persone care o
«importanti».
Tazio Nuvolari "L'inventore della sbandata controllata"
Vittoria di Tazio Nuvolari - Scuderia Ferrari - Alfa Tipo B/P3 - Gran Premio di Francia, 14 luglio 1932
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1933
Nuvolari Gran Premio di Tunisi
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Il
divorzio dal Cavallino
Ancora più ricco di vittorie (undici!) è il 1933,
che peraltro non è privo di contrarietà. Dopo
avere infilato una serie di magnifiche affermazioni (G.P. di Tunisi,
Mille Miglia, Circuito di Alessandria, Eifelrennen, G.P. di
Nîmes e 24 Ore di Le Mans in coppia con Raymond Sommer),
Nuvolari «divorzia» clamorosamente dalla Scuderia
Ferrari.
È convinto che mettendosi «in
proprio» disporrà di vetture migliori e
guadagnerà di più.
Con
la Maserati – modificata e adattata secondo le sue istruzioni
dal suo meccanico personale Decimo Compagnoni – vince il G.P.
del Belgio, la Coppa Ciano e il G.P. di Nizza. Poi chiude la stagione
con un brutto incidente, a San Sebastiano. Cinque i tipi di vettura
guidati in gara nel corso dell’annata: Alfa Romeo 8C 2300
spider corsa passo corto, Alfa Romeo 8C 2300 Le Mans, 8C 2600 Monza,
Maserati 8CM. Tazio guidò anche una MG Magnette K3 che gli
fu messa a disposizione per il Tourist Trophy. Inutile dire
che… si fece un preciso dovere di vincere.
Con
il 1934 la formula dei Gran Premi cambia radicalmente: viene fissato un
peso limite di 750 kg che, nelle intenzioni
dell’autorità sportiva internazionale, dovrebbe
bloccare o rallentare la pericolosa escalation delle potenze dei
motori. Ma avverrà proprio il contrario. I costruttori
tedeschi – la Mercedes-Benz e la neonata Auto Union
– entrano in scena e ben presto stabiliscono un dominio che
diventerà schiacciante. Nuvolari, oltre a «fare
squadra» a sé e quindi a disporre pur sempre di
mezzi limitati e di macchine non sempre competitive, deve anche fare i
conti con la sorte che sembra avergli voltato le spalle.
L’incidente
di Alessandria
Alessandria, 22 aprile
1934.
Raccolto in coma e portato all'ospedale, Tazio si riprenderà
e commenterà l'incidente con ironi
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- Ad
Alessandria, il 22 aprile, subisce uno dei più gravi fra i
suoi incidenti di corsa.
-
Con
il consueto stoicismo, è di
nuovo in pista poco più di un mese dopo e arriva quinto
nella Corsa dell’Avus con la gamba sinistra semibloccata da
una fasciatura rigida.
-
-
Si trascina da un circuito all’altro,
collezionando ritiri (a fine anno saranno 9 su 23 partecipazioni) e
modesti piazzamenti.
- Si riprende verso il termine della stagione,
tornando a vincere, a Modena e a Napoli. Le macchine sono di ben
quattro tipi: Bugatti 59, Maserati 8CM, Maserati 6C34, Alfa Romeo
(naturalmente privata), 8C 2300 sport.
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La
“pace” con Ferrari
I piloti della Scuderia Ferrari del 1935 insieme a Enzo Ferrari
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Monza,
1934: con il 22, tallona Varzi |
Circuito
di Biella, 1935 |
Verso
la fine del 1934 Nuvolari è in trattative per passare
alla Auto Union. Non è un mistero che i dirigenti della Casa
tedesca, in settembre, gli hanno fatto provare la loro 16 cilindri Tipo
A a motore posteriore in un paio di occasioni: durante le prove del
G.P. di Spagna, sul circuito Lasarte di San Sebastiano, e in quelle del
Circuito Masaryk, a Brno. Ma qualcuno fra i piloti della Casa dei
quattro anelli (Stuck?) si oppone all’ingaggio di Tazio e il
«fidanzamento» è rotto, le
«nozze» rinviate. La Auto Union assume Achille
Varzi. Il «mantovano volante» fa la pace con Enzo
Ferrari e nel 1935 torna a difendere i colori della Scuderia. Vince
subito a Pau, con l’Alfa Romeo Tipo B detta P3, indi a
Bergamo, a Biella e a Torino con una versione della P3 potenziata e
modificata dalla stessa Scuderia Ferrari.
La
vittoria “impossibile” al G.P. di Germania
Ma
l’impresa più grande la compie nel G.P. di
Germania. È al volante della P3 (3167 cm cubi, compressore,
265 CV), obsoleta e, sulla carta, nettamente inferiore alle nove
vetture dei due formidabili squadroni di casa: la Mercedes-Benz schiera
cinque W25 (3990 cm cubi, 8 cilindri, compressore, 430 CV) e la Auto
Union quattro Tipo B (4950 cm cubi, 16 cilindri, compressore, 375 CV).
Eppure Tazio mette tutti k.o., firmando quella che è
ritenuta la più clamorosa e simbolica delle
«vittorie impossibili».
Nuvolari umilia Hitler (GP
1935) |
Davanti
ad un pubblico composto da circa 300.000 tifosi tedeschi, ufficiali
nazisti e lo stesso
Adolf Hitler, prende il via il Gran Premio di Germania del 1935. I
piloti Mercedes sono Fagioli, von Brauchitsch e Caracciola mentre l’Auto
Union schiera Stuck, Rosemeyer e Varzi. Tazio Nuvolari aveva cercato di
guidare per l’Auto Union ma, dato che il suo posto era stato dato al
suo rivale di sempre, si schiera con un’Alfa P3 modificata che soffre
una differenza di 50-100 cavalli rispetto alle vetture tedesche.
Al via della gara Caracciola prende subito la testa seguito da Nuvolari
che brucia 4 avversari, ma Rosemeyer e Fagioli lo sorpassano quasi
subito. La gara si sviluppa intorno al duello tra i due assi tedeschi
Caracciola e Rosemeyer ma qualcuno si dimentica di dirlo a Nuvolari! Al
10° giro riesce a portare la sua poco potente Alfa in testa e, dopo la
sosta ai box, si ritrova sesto. Guidando come un indemoniato sorpassa
prima Fagioli, quindi Rosemeyer e Caracciola ed alla fine Stuck.
All’inizio dell’ultimo giro il suo distacco dal leader della corsa, von
Brauchitsch, e di ben 30 secondi ma anche quando tutto sembra perduto
Nuvolari non smette la sua cavalcata. Von Brauchitsch, avvertito
all’inizio del giro dai box che Nuvolari gli è dietro, guida al limite e
distrugge letteralmente i pneumatici. A mezzo giro dalla fine Nuvolari
lo sorpassa e vince la gara!
"All’inizio sulle tribune ci fu un silenzio di morte" scrive il giorno dopo il periodico MotorSport
"ma l’innata sportività dei tedeschi alla fine ha
trionfato sull’astio per la sconfitta. Nuvolari è stato portato in gran
trionfo."
L’ammirazione per il campione non viene però condivisa dai
rappresentati del Terzo Reich. Korpsführer Hühnlein strappa con rabbia
il discorso che avrebbe dovuto fare mentre Nuvolari viene incoronato
vincitore. Viene issata la bandiera italiana e Nuvolari canta l’inno
nazionale: la stessa scena si ripeterà l’anno successivo quando Jessie
Owens scriverà la sua pagina di storia.
Il
1936 è l’anno dell’Auto Union Tipo C guidata da Bernd Rosemeyer. Il
motore è stato ulteriormente ampliato ed ora la vettura monta un 6006cc
capace di sviluppare 520 cavalli. La cosa sbalorditiva non è tanto la
cilindrata o il numero di cavalli, ma il fatto che un tale motore è
montato su una vettura dal peso contenuto entro i 750kg. Rosemeyer vince
i Gran Premi di Germania, Italia e Svizzera, oltre alle Coppe Acerbo e
Eifelrennen. La Mercedes si ritira momentaneamente dalle competizioni e
prepara il suo contrattacco. Nel settore sportivo, fondato nel 1935
sotto la guida dell’ingegnere trentenne Rudolf Uhlenhaut, viene
potenziato grazie ai migliori
ingegneri presenti sulla piazza per poter sviluppare una nuova vettura
e, nel 1937, la Mercedes sforna la W125 che parte dal concetto della W25
ed i cui dati sono impressionanti: 600cavalli di potenza che consentono
alla vettura di superare i 320km/h. Le prestazioni di questa vettura
del 1937 verranno superate solo nel 1960 dalle potentissime Can-Am da
corsa!
Il Gran Premio dell’Avus quell’anno viene corso sulla pista modificata
per volere di
Hitler: la Curva Nord viene ricostruita con una maggiore pendenza per
poterne
aumentare la velocità di percorrenza con il risultato che la vittoria di
Hermann
Lang, alla guida di una Mercedes, è conquistata alla velocità media di
260km/h:
questo record sarà superato solamente nel 1967 durante la 500 miglia di
Indianapolis vinta da A.J. Foyt alla media di 262km/h. Il punto
esclamativo
finale di queste vetture lo mette Rudolf Caracciola che, il 28 gennaio,
stabilisce un nuovo record tra le vetture a 12 cilindri: fa segnare la
pazzesca
velocità di 436.9km/h in una prova di velocità sulla distanza di 1 km,
la
velocità più alta mai realizzata su una pista. Tragicamente, prima
dell’inizio
della stagione del 1938, il cuore dell’Auto Union viene spezzato dalla
morte del
suo pilota di punta, Bernd Rosemeyer, mentre tenta un record di velocità
sull’autostrada Francoforte-Darmstadt. Anche con il talento di Nuvolari
l’Auto
Union non sarà mai più la stessa. L’AIACR istituisce una nuova formula
che
limita i motori a 3 litri sovralimentati o a 4.5 litri normali e le
scuderie
tedesche rispondono alle modifiche del regolamento mantenendo la loro
netta
superiorità. L’Alfa Romeo abbandona questa formula per dedicarsi alle
vetture da
1500cc per il Gran Premio di Tripoli del 1939 mentre la Mercedes, in
tutta
segretezza, sta preparando due vetture per questa formula che verranno
guidate
da Lang e Caracciola e che arriveranno prima e seconda. Lo strapotere
delle
vetture tedesche viene interrotto solamente dall’avvento della Seconda
Guerra
Mondiale. Le vetture prodotte tra le due grandi guerre sono considerate
le più grandi macchine da corsa mai costruite.
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Tazio Nuvolari, Scuderia Ferrari Alfa Romeo, Coppa Citta di Bergamo, 1935.
Coppa Acerbo
La gara veniva disputata su un circuito in buona parte cittadino di oltre 25 km (25.579 m).
Il circuito iniziava nel centro della parte nord della città all'altezza dell'attuale Piazza Duca degli Abruzzi sulla via Nazionale Adriatica
in direzione sud per poi girare all'interno e percorrere il rettilineo
dell'attuale Via del Circuito fino alle campagne circostanti ed ai
paesi di Villa Raspa e Spoltore, su strade panoramiche ma impegnative
per piloti e vetture, per poi raggiungere quello di Cappelle. Di qui le
automobili prendevano la direzione del mare e quindi intraprendevano ad
altissima velocità il cosiddetto chilometro lanciato - l'attuale Via Vestina, lungo rettilineo che collega Cappelle con Montesilvano Spiaggia,
cittadina limitrofa dove, nel 1950, Juan Manuel Fangio ha raggiunto la
incredibile velocità di 310,314 km/h -, fino a confluire
sull'attuale via Nazionale Adriatica dove poi il circuito svoltava
verso sud, per completare il giro.
Il tracciato presentava grandi difficoltà, soprattutto per le
precarie condizioni di sicurezza nelle quali veniva svolta la
manifestazione, anche perché sul percorso si accalcavano folle immense,
fino a 200.000 spettatori. Infatti, nel 1934, la giovane promessa Guy Moll vi perse la vita in un incidente.
Pescara, Coppa Acerbo
1935 - Nuvolari Alfa P3
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1935 - Tazio Nuvolari
Vincitore Gran Premio di PAU
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Alfa
Romeo 16C Bimotore
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La "Bimotore" nacque da un'idea di Enzo Ferrari, al tempo direttore del
reparto corse Alfa Romeo, nel tentativo di contrastare lo strapotere
di
Auto Union e Mercedes nelle competizioni di "Formula
libera"
che la coeva Alfa Romeo Monoposto 8C 35 non riusciva a contenere.
Modificando un telaio della
vecchia Alfa Romeo P3, vennero posizionati due motori
a 8 cilindri, uno davanti ed uno dietro al pilota, accoppiati con un
lungo albero, gestito da un unico cambio ed un'unica frizione. Il moto
è trasmesso alle ruote posteriori mediante due alberi
laterali.
Un
primo esemplare fu approntato per il collaudo, effettuato sul tratto
autostradale Brescia-Bergamo il 10 aprile 1935. La
difficoltà di
imprigionare l'enorme potenza erogata (540 CV) ed il precario
equilibrio di ripartizione sulle ruote, furono immediatamente rilevati
dai collaudatori, ma non c'era il tempo necessario a trovare e
sperimentare altre soluzioni.
Il 12
maggio 1935 tre "Bimotore" vennero schierate al Gran Premio di Tripoli,
affidate a Tazio Nuvolari, Luis
Chiron
e Raymond Sommer che giunsero, rispettivamente, quarto, quinto e sesto,
con distacchi abissali dalle Mercedes di Caracciola e di Fagioli e
dall'Auto Union di Varzi. I principali problemi di guida consistevano
nell'incertezza in uscita dalle curve a causa della
difficoltà
di dosare la potenza, oltre ad una forte instabilità sui
rettilinei che non consentiva di sfruttare pienamente l'esuberanza dei
motori.
Nel
tentativo di dare maggiore elasticità, la cilindrata totale
venne aumentata da 5.810 a 6.330 cm³,
appena in tempo per schierare al "5º Internationales
Avusrennen"
di Berlino, il 26 maggio 1935, le tre vetture rinnovate con alla guida
Nuvolari, Chiron e René
Dreyfus. Ma i problemi non erano risolti e, nonostante la
lunghezza dei rettilinei dell'AVUS, fu la Mercedes
W25B di Fagioli a tagliare per prima il traguardo, seguita
dalla "Bimotore" di Chiron,
con un distacco di un minuto primo e trentacinque secondi. Dreyfus
arrivò sesto e Nuvolari dovette ritirarsi.
Fu
proprio Nuvolari a demolire ogni speranza di sviluppo, dicendo a
Ferrari e Bazzi che la Bimotore non era vettura da poter competere in
circuito e pretendendo di tornare alla vecchia ed obsoleta P3, in
attesa di tempi (ed auto) migliori. Si dimostrò buon
profeta,
rendendosi protagonista della vittoria al "VIII Grosser Preis von
Deutschland" del 28 luglio 1935, destinata a restare nella leggenda
dell'automobilismo sportivo.
Aprile 1935. La scuderia Ferrari in
viale Trento e
Trieste a Modena posa con la nuova Alfa Romeo "bimotore".
L'unico esemplare
sopravvissuto
della "16C
Bimotore"
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Il
progetto Bimotore, tuttavia, non poteva essere accantonato senza aver
ottenuto qualche risultato di pregio e si decise di impiegare uno dei
prototipi per attaccare i record di velocità sulle basi del
chilometro e del miglio lanciati.
Sull'autostrada Firenze-Mare, il 15
giugno 1935, Nuvolari conquistò i record europei alle
velocità di 321,428 km/h
sul chilometro lanciato e
di 323,125 km/h sul miglio lanciato,
raggiungendo la punta massima di 364 km/h, nonostante durante le prove
il pilota, il celebre Tazio Nuvolari avesse rischiato per due volte di
schiantarsi per via del forte vento e dell'instabilità della
vettura. Conseguito il consolatorio obiettivo, la "Bimotore" venne
definitivamente accantonata, per dedicare ogni energia al
progetto ed alla realizzazione della futura "Alfetta". |
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Il record
sulla Firenze-Mare
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Il bilancio
del 1935 annovera altre tre affermazioni: Coppa Ciano, G.P.
di Nizza, Circuito di Modena nonché due primati
internazionali di velocità, sul chilometro e sul miglio con
partenza lanciata.
Nuvolari li stabilisce il 15
giugno
sull’autostrada Firenze-Mare, facendo registrare
rispettivamente 321,428 e 323,125 km/h, con una punta di 336,252.
La
macchina è l’Alfa Romeo Bimotore: monta due
propulsori sovralimentati (gli 8 cilindri della P3, uno anteriormente,
uno posteriormente) di 3165 cm cubi ciascuno, con una cilindrata totale
di 6330 cm cubici e una potenza massima di 540 CV (270 x 2). Nel G.P.
d’Italia Nuvolari tiene a battesimo la nuova monoposto
dell’Alfa, la 8C-35, che porta alla vittoria nel successivo
Circuito di Modena.
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La vittoria
«impossibile»
L’impresa
più grande, tuttavia, la compie nel G.P. di Germania.
È al volante della P3, obsoleta e, sulla carta, nettamente
inferiore alle nove vetture dei due formidabili squadroni di casa: la
Mercedes-Benz schiera cinque W25 e la Auto Union quattro Tipo B. Eppure
Tazio mette tutti k.o., firmando quella che è ritenuta la
più clamorosa e simbolica delle «vittorie
impossibili».
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La
Coppa Vanderbilt
12 ottobre 1936 - 6,437 km / 75 giri, 482,8 km - New
York - Autodromo Roosevelt Field
La
Gazzetta dello Sport celebra la vittoria nella
Coppa Vanderbilt
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12 ottobre 1936, Nuvolari si aggiudica la prestigiosa
Coppa George Vanderbilt
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Un brutto
incidente nelle prove del G.P. di Tripoli sembra
compromettere il 1936 di Nuvolari. Ma ancora una volta la sua ripresa
è fulminante: pieno di ammaccature e con la sospetta
incrinatura di un paio di vertebre, scende in pista, soffre penosamente
ma arriva al traguardo (ottavo).
Meno di un mese dopo, il 7 giugno,
batte ancora i tedeschi a Barcellona; il 21 replica a Budapest; il 28
vince di nuovo, a Milano, dove l’avversario numero uno
è Achille Varzi con la Auto Union.
La serie continua con
altre due affermazioni (Coppa Ciano e Circuito di Modena) e si conclude
con la consacrazione in terra d’America: una vittoria facile
ma di enorme risonanza nella Coppa Vanderbilt, a New York. Le Alfa
Romeo sulle quali si alterna nell’anno sono due: la 8C-35 e
la 12C-36. |
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Il "piccolo demonio" come è stato definito da quasi tutti i
giornali dell'epoca ha vinto ancora e per farlo, celebrando il suo
86°trionfo, ha scelto la "terra d'America" sbaragliando
letteralmente il campo davanti ad agguerriti corridori d'oltre oceano,
compiendo le 300 miglia, pari a 482,802 km, con una media di 65,998
miglia orarie in 4 ore 32'44' 4/100 ed aggiudicandosi un'assegno di $
32.000, niente male per quell'epoca, oltre alla prestigiosa Coppa in
argento messa in palio dal miliardario Americano William K.Vanderbilt,
alta 78 centimetri dal peso di 14 chilogrammi. Nuvolari, il
più grande!. |
Gran Premio d'Ungheria 1936
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Il Gran Premio d'Ungheria (Magyar Nagydíj)
è una gara automobilistica disputatasi per la prima volta nel
1936 nel parco Népliget di Budapest; l'edizione fu vinta da
Tazio Nuvolari. In seguito il Gran Premio non venne più
disputato fino al 1986, anno in cui entrò nel calendario di
Formula 1 (diventando all'epoca la prima gara del circus disputata in un Paese del blocco comunista), in cui è ancora presente, e viene corsa da allora sul circuito dell'Hungaroring, a Mogyoród, vicino a Budapest. |
13 settembre
1936 - 14° Gran Premio d'Italia |
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Tazio Nuvolari su Alfa Romeo della
Scuderia Ferrari, seguito alla variante
del sottopassaggio dal vincitore Bernard
Rosemeyer su Auto Union "C".
1937,
l’annata-no
Carolina
Il 27 giungno 1937 Tazio
fu colpito dal lutto per la morte a 19 anni del
primogenito Giorgio
La moglie di Tazio in lutto per il
primogenito Giorgio seduta sul paraurti di una delle auto di Tazio
(HOLDS MOBILE) 1937-38
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Tazio
Nuvolari, Scuderia Ferrari Alfa Romeo 12C-36, Vanderbilt cup, 1937
Annata-no,
il 1937. Per tutti, ad eccezione dei tedeschi, che
spadroneggiano ormai incontenibili. Nuvolari è colpito da un
grave lutto, la morte del figlio primogenito, Giorgio, diciannovenne,
avvenuta per malattia il 27 giugno. Tazio riceve la notizia a bordo del
«Normandia», mentre sta attraversando
l’Atlantico per tornare a disputare la Coppa Vanderbilt. Il
grande successo dell’autunno precedente sembra lontano anni
luce. L’Alfa di Nuvolari prende fuoco ed egli si salva
lanciandosi in corsa dall’abitacolo. Il resto della stagione
registra un altro incidente (nelle prove del Circuito di Torino), poche
corse (9 in tutto) e una sola vittoria, nel G.P. di Milano. I 370 CV
della 12C-36 sono davvero poca cosa contro i 520 della 6 litri 16
cilindri Auto Union Tipo C e meno ancora contro i 646 CV della 5.6
litri 8 cilindri Mercedes-Benz W125.
L’Auto
Union e il trionfo di Monza
La massima formula di corsa cambia con il 1938 (limite di cilindrata
3000 cm3 per i motori sovralimentati, 4500 per gli aspirati) ma non
cambia affatto l’ordine dei valori in campo. L’Alfa
Romeo mette in pista la nuova 308 (2991 cm cubi, 8 cilindri,
compressore, 295 CV, 260 km/h), ma la Auto Union risponde con la Tipo D
(2985 cm cubi, 12 cilindri, compressore, 485 CV, 330 km/h) e la
Mercedes-Benz con la W154 (2962 cm cubi, 12 cilindri, compressore, 468
CV, 300 km/h). Nuvolari prova l’Alfa a Pau, la vettura si
incendia ed egli si salva lanciandosi ancora una volta
dall’abitacolo.
Un
momento terrificante, ferite, ustioni. In ospedale Tazio medita a
lungo, poi annuncia il suo ritiro dalle corse, che peraltro non
avviene.
Domenica 11 settembre 1938: Tazio Nuvolari, al volante della Auto Union D
numero 22,
vince l’ultimo Gran Premio d’Italia prima della guerra.
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Fa un viaggio negli Stati Uniti, prova a Indianapolis senza
soddisfazione un paio di mediocri monoposto. Torna in Europa e viene
contattato dalla Auto Union, che da tempo sta cercando invano un pilota
che sostituisca il suo giovane asso, Bernd Rosemeyer, uccisosi il 28
gennaio di quell’anno durante un tentativo di primato
sull’autostrada Francoforte-Darmstadt. Tazio firma e torna in
pista. Tre gare per familiarizzare con la diversa guida imposta dal
motore posteriore della Tipo D, indi Tazio torna trionfalmente alla
vittoria, nel G.P. d’Italia a Monza. |
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A Monza
nel 1938, su Auto Union D
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Il
trionfo di Monza nel 1938 |
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E
si ripete poche settimane più tardi a Donington, mandando in
visibilio gli spettatori inglesi. Durante le prove subisce un incidente
curioso ma fortunatamente solo spettacolare. Un cervo sbuca
all’improvviso dal bosco e tenta di attraversare la pista.
Nuvolari arriva a circa 130 all’ora e non può
schivare l’animale ma riesce a mantenere il controllo della
monoposto, evitando di centrare il parapetto di un ponte.
La
testa del cervo gli sarà regalata ed egli ne farà
un trofeo, appendendola imbalsamata sulla porta d’ingresso
del suo studio.
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Tazio Nuvolari, Bremgarten, Gran Premio di Svizzera, Berna 21 Agosto 1938
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Su Auto Union D-type, nel 1938, a Donington Park |
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Pescara 1938 |
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Un
controsterzo di Tazio Nuvolari al volante dell'Auto Union durante il
Gran Premio di Germania del 1939. |
Pescara Coppa Acerbo 1938 - Nuvolari su Auto Union segna la pole-position, al 2° giro il ritiro.
Carolina e Alberto
"Salone internazionale dell'automobile e del motociclo" del 18 febbraio 1939 a Berlino
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La
guerra e il viale del tramonto
Alberto
FIGLIO DI TAZIO AL BOSCO VIRGILIANO VICINO A MANTOVA L'AUTO
è una horco cabriolet 1939
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L'11 aprile 1946 Nuvolari perde anche il secondo figlio, Alberto.
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Qualche
piazzamento e qualche ritiro, sempre al volante della Auto
Union Tipo D, costellano il 1939. Ma c’è anche una
vittoria, nel G.P. di Iugoslavia, a Belgrado. È il 3
settembre: la seconda guerra mondiale è scoppiata da due
giorni. Per la Auto Union è l’ultima affermazione
e anche l’ultima corsa. Tazio, invece, ritenterà
ancora.
Riappare
in scena nel 1946. È invecchiato e stanco. I gas di scarico
delle vetture gli dànno un forte senso di nausea. Ma a
piegarlo in due è la morte, pure per malattia, del secondo
figlio, Alberto, appena diciottenne, l’11 aprile. Un mese
dopo, Tazio è comunque in pista, a Marsiglia, dove per
mezz’ora dà spettacolo: purtroppo rompe il motore
della sua Maserati e non supera la batteria ma lascia la sua zampata
segnando il giro più veloce. Si aggrappa alle corse per
sopravvivere, anche se molti pensano che cerchi invece, come antidoto
alla disperazione, una soluzione non meno disperata.
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“Senza
volante”
Non vince più come un tempo ma è ancora lui a
“fare notizia”, più di ogni altro. Il 3
settembre, a Torino, disputa la Coppa Brezzi. Al primo giro
è al comando. Al secondo transita sul rettilineo del
traguardo agitando il volante della Cisitalia che gli è
rimasto in mano. Ma non abbandona, guida per un altro giro con i
monconi della staffa alla quale il volante era fissato, poi si ferma al
box e lo fa sostituire, riparte, torna a fermarsi per altri guasti,
parte di nuovo con il cofano scoperchiato e arriva tredicesimo.
L’episodio eccita l’immaginazione di tutti e
finirà difilato in qualche profilo biografico un
po’ più naïf degli altri, in cui si
leggerà che Nuvolari era il campione che "vinceva anche senza volante".
Le
ultime vittorie
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22 giugno 1947:
soltanto un nubifragio impedisce a Nuvolari di
trionfare nelle Mille Miglia
A
fine stagione 1946 il bilancio di Tazio registra 18 partecipazioni.
Tre le vittorie assolute, fra cui una internazionale,
che
sarà l’ultima, nel G.P. di Albi. Tre le vetture
che conduce in gara: Maserati 4CL, Fiat 1100 S, Cisitalia D46.
La
Mille Miglia
Soltanto sei le corse del 1947, anno che vede la sua ultima vittoria
assoluta, nel Circuito di Parma. Ma l’impresa che riaccende
attorno al nome di Nuvolari la passione di milioni di italiani
è la Mille Miglia. Tazio, che ha ormai 55 anni, guida la
piccola Cisitalia 202 e va irresistibilmente in testa alla corsa,che
quell’anno aveva un tracciato di 1800 km anziché
di 1600. Resiste alla fatica, agli accessi di vomito, alla pioggia Rimedia anche a un guasto all’accensione ma nel finale,
un’ennesimo nubifragio riempieletteralmente di acqua
l’abitacolo della minuscola spider. Si ferma, riparte ma
ormai la berlinetta Alfa Romeo 2900 di Biondetti lo ha superato e lo
precede sul traguardo di Brescia.
A
56 anni, l’ultima impresa
A Mantova nel 1948, sul circuito del Te
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Attività
ancora più ridotta nel 1948, soltanto
cinque gare (con cinque vetture diverse) e nessuna vittoria, ma ancora
un’impresa stupefacente, un altro dei pilastri della leggenda
Nuvolari. Si tratta, ancora una volta, della Mille Miglia. Tazio va a
Brescia per assistere alla partenza e salutare i colleghi, non
è iscritto. Ma si vede offrire una macchina – una
Ferrari – e non riesce a dire di no. Ha 56 anni e nessun
allenamento: è il 2 maggio e lui non corre dal 14 settembre
dell’anno precedente. Ma si scatena come
un’iradiddio e nessuno gli resiste. A Pescara è
primo assoluto. A Roma ha dodici minuti di vantaggio sul secondo, a
Livorno venti, a Firenze trenta. Ma la macchina purtroppo sta cedendo:
ha perduto prima un parafango, poi il cofano, gli attacchi dei sedili
sono compromessi. A Villa Ospizio, a tre chilometri da Reggio Emilia,
la rottura del perno di una balestra nega il lieto fine a una fiaba che
ha fatto sognare come poche altre nella storia delle corse.
Una
fugacissima apparizione in tutto il 1949: compie un solo giro in
batteria al G.P. di Marsiglia, dopodiché cede il volante
della Maserati A6GCS a Piero Carini.
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Tazio Nuvolari
Ultima Gara
Il
periodo del dopoguerra vede il ritorno delle principali competizioni
europee tra cui la Targa Florio, Le Mans e la Mille Miglia la cui prima
edizione corsa dopo la guerra è quella del 1947. I
concorrenti sono per lo più italiani tra i quali spicca
Nuvolari, ormai cinquantacinquenne, che viene lasciato a piedi, a
metà percorso, dalla sua Cisitalia che ha problemi elettrici
sotto un diluvio. Riesce a sistemare il problema e torna in corsa:
guidando come solo lui sa fare si aggiudica il secondo posto.
La vettura è una
Cisitalia 204 Spyder Sport elaborara da Abarth. |
Mille
Miglia 1948, l’ultimo sprazzo, l’ultima giornata di gloria,
ma sfortunata,
per la leggenda vivente Tazio Nuvolari.
Primavera 1948, la malattia si aggrava sempre di più ma Tazio
Nuvolari non vuole neppure pensare al ritiro, con una Ferrari, ancora
alla Mille Miglia, scrive l’ultimo capitolo, glorioso, ma sfortunato,
della sua leggendaria carriera.
Nuvolari, sempre più malandato di salute, da mesi soggiorna in un
convento sul Lago di Garda, a Gardone, dove i medici lo hanno mandato
sperando che il clima più mite, rispetto a Mantova, potesse far
migliorare le condizioni dei suoi polmoni, minati dal fumo e dai vapori
delle benzine speciali usate in gara. Ma il “mantovano volante” soffre
anche di un’altra malattia, ancora più grave: la morte prematura dei
suoi adorati figli lo ha corroso dal dolore e se ne sta relegato e
solitario rimuginando continuamente sulla sua amara sorte, sentendo la
fine sempre più vicina.
Ancora una volta ha bisogno di ritrovare se stesso, il suo pubblico o
forse la sua disperazione. In un certo senso cerca la disperazione
della morte, su una sua vettura, a folle corsa contro tutto e tutti.
Alfa Romeo e Ferrari pensano contemporaneamente a lui, metterlo alla
guida di una macchina sarebbe un grande avvenimento, la stampa farebbe
faville per rivederlo tra le ali di folla della corsa che la consacrato
alla gloria, ma bisogna convincerlo.
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Il giorno prima della gara Nuvolari si presenta alle verifiche di
Brescia solo per salutare i colleghi. Enzo Ferrari gli va incontro, lo
porta nella sua officina, gli offre una vettura, gioca d’anticipo sui
rivali del portello, ha le molle giuste per convincerlo. Sono coetanei,
parlano la stessa lingua, Ferrari è un grande istrione, Nuvolari correrà
con una vettura del Cavallino Rampante, è fatta!. |
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A Maranello è già pronta la quarta vettura, Nuvolari vuole quella,
una 2.000 inizialmente destinata al principe Igor Trubezkoy.
Il Mantovano ha 56 anni, è gravemente malato, sono mesi che non
corre, non ha allenamento, non conosce la macchina, non aspettava di
dover partecipare alla massacrante gara di 1600 km, ma parte per
vincere. |
“Sfasciala, non ti preoccupare” lo incita Ferrari “non avere paura, nessuno potrà superarti, neanche il diavolo!”
ma i fatti gli daranno torto.
Sergio Scapinelli, un giovane meccanico e collaudatore già a libro paga
di Ferrari,
viene scelto come copilota: non toccherà mai il volante.
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Come accadde in tutte le edizioni della maratona italica, ogni
partecipante ha la sua personale odissea, ma la prestazione di Tazio
Nuvolari alla Mille Miglia del 1948 rimarrà inimitabile, commovente,
entusiasmante ed un grande pezzo della storia di questa gara, anche se
finirà con un triste ritiro. Una
sfida impossibile quella del vecchio campione. Ma terribilmente
romantica.Macchina sconosciuta, nessun collaudo effettuato,
percorso mai provato: una follia. Nuvolari si calza una calottina
bianca in testa, si strizza in un gilet di cuoio, aggiusta la
fiaschetta da viaggio al collo. Guanti infilati e sguardo severo. |
Ore quattro e trenta. Nuvolari è partito. Partito per una delle sue ultime corse.
Partito per sé stesso, forse, o
per farla finita con la vita in corsa, come ‘vox populi’ sussurra.
Partito per alzare l’asticella della sua leggenda e per entrare nella
storia; questo lo sapremo poi.
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E’ il 1 maggio del 1948, alla partenza tutti i tifosi sono con lui, la
folla e la stampa lo acclama, è ancora il mito delle folle. La corsa
parte velocissima, Alberto Ascari con la Maserati prende la testa,
sostituito da Franco Cortese con la Ferrari, poi arriva Nuvolari in
lotta con Sanesi, seguito da Taruffi con la Cisitalia.
Nivola prende
sempre più confidenza con il mezzo poi scatena l’offensiva sugli
Appennini facendo valere la sua classe. Arriva a Roma con un largo
vantaggio, ha una media di 125 all’ora, ha seminato tutti gli altri che
non
riescono a reggere il suo ritmo.
Taruffi è fuori corsa, Ascari per
inseguire il mantovano rompe il cambio e si ritira. Bonetto e Dusio sono
fermi
con le Cisitalia, Sanesi esce di strada, come il suo compagno di
squadra Rol e le Alfa sono fuori corsa.
|
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Nuvolari vola in testa alla corsa, ma ben presto l’amaro destino mostra
il suo triste volto. Poco dopo Roma si rompe il gancio che tiene chiuso
il cofano: Tazio elimina il cofano e prosegue a motore scoperto. Dopo
Livorno sbanda ed esce di strada: il sedile del meccanico si danneggia
nell’urto.
Allora toglie anche il sedile e prosegue, nonostante una
balestra in avaria. Finchè le ruote girano continua con una furia
commovente ed una classe cristallina accrescendo il suo vantaggio!
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“Interrompiamo le trasmissioni per seguire in diretta lo svolgimento
della XV Mille Miglia” gracchia la radio nelle case degli Italiani.
“Attenzione… al controllo di Roma in testa alla corsa è passato Tazio
Nuvolari”.
Parole magiche per l’Italia post-bellica.
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A
Firenze ha un margine enorme sul secondo, poi perde anche un parafango.
Pezzi della sua auto sono sparsi per l’Italia ma lui procede verso la
vittoria che sembra sempre più vicina. Ma non vincerà. Scampato il
pericolo della pioggia, con la macchina senza più il cofano, infine si
rompe il perno della balestra già danneggiata e si deve ritirare a Villa
Ospizio, vicino a Reggio Emilia. Il sogno è finito: Nuvolari ha 29
minuti di vantaggio sulla Ferrari di Clemente Biondetti, ma non vedrà
mai Brescia.
Il “mantovano volante” appare stanco, la malattia avrà presto il sopravvento.
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Moss e Nuvolari il cambio generazionale
a Silverstone nel 1950, ma è anche evidente quanto
fosse diventato fragile il grande uomo....
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Tutta l’Italia ammutolisce, l’entusiasmo scompare di colpo, la
stanchezza e la malattia si fanno sentire. È l’ultimo romantico ritiro
del più grande campione italiano, uno degli ultimi atti di una vita
leggendaria a tutto gas. Non appena costretto al ritiro e fermo lungo la
strada, Nuvolari, calmo e silenzioso, chiede un letto dove riposarsi.
E’ fisicamente distrutto e solamente la sua indomita e disperata volontà
lo ha sorretto. Sono le quattro del pomeriggio, entra nella canonica
della vicina chiesa, il prete si commuove, gli mette a disposizione il
suo letto. Si addormenta di colpo, forse sognando l’ultimo possibile
trionfo. Scapinelli telefona che mandino una vettura a prenderli. Arriva
Ferrari in persona, sono le sei del pomeriggio ed entra in canonica
svegliando NuvolariTutta l’Italia ammutolisce, l’entusiasmo scompare di colpo, la
stanchezza e la malattia si fanno sentire.
È l’ultimo romantico ritiro
del più grande campione italiano, uno degli ultimi atti di una vita
leggendaria a tutto gas. Non appena costretto al ritiro e fermo lungo la
strada, Nuvolari, calmo e silenzioso, chiede un letto dove riposarsi.
E’ fisicamente distrutto e solamente la sua indomita e disperata volontà
lo ha sorretto. Sono le quattro del pomeriggio, entra nella canonica
della vicina chiesa, il prete si commuove, gli mette a disposizione il
suo letto. Si addormenta di colpo, forse sognando l’ultimo possibile
trionfo. Scapinelli telefona che mandino una vettura a prenderli. Arriva
Ferrari in persona, sono le sei del pomeriggio ed entra in canonica
svegliando Nuvolari..
“Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno” sono le parole del Drake per consolarlo. Ed il mantovano: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte….” poi ripartì in silenzio per la sua casa di Mantova.
Le cronache riportano che la gara fu vinta dalla Ferrari di Clemente
Biondetti, ma il vero eroe, la leggenda vivente era ancora lui: il
“mantovano volante”!
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11 agosto 1953. Muore Tazio Nuvolari, il figlio del vento.
Ferdinand
Porsche aveva
definito
«il più grande pilota del passato,del
presente
e dell’avvenire»
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Si spegne a Mantova il motociclista e pilota automobilistico Tazio
Nuvolari. “Figlio del vento”, “Campionissimo”, “Asso”: sono soltanto
alcuni dei soprannomi che gli sono stati assegnati negli anni. Sette
volte campione italiano, conquista 5 primati internazionali di velocità e
nel 1935 stabilisce il record dei 330,275 kilometri orari. In 30 anni,
tra auto e moto, Nuvolari disputa 353 corse, conquistando 105 vittorie
assolute e 77 di classe facendo registrare per 100 volte il giro più
veloce.
Autista di ambulanze durante la prima guerra mondiale, il
“mantovano volante” è l’ultima leggenda della storia dell’automobilismo.
A dargli l’ultimo saluto, il giorno dei suoi funerali, oltre 50 mila
persone.
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Coppe Trofei e Medaglie
Tazio e i grandi del suo tempo
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Indumenti
e oggetti personali
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Tazio
firma autografi, Donington 1938
Immagini di Tazio Nuvolari sul
circuito di Donington del 1938
Ricostruzione di Brno 1936, passaggio del giro su tre ruote.
PRINCIPALI VITTORIE DI TAZIO NUVOLARI
1924, Savio Circuit – Chiribiri Monza (1.5 litre)
1924, Polesine Circuit – Chiribiri Monza (1.5 litre)
1924, Tigullio Circuit – Bianchi 20 (2 litre)
1927, Rome Grand Prix – Bugatti T35
1927, Garda Circuit – Bugatti T35c
1928, Tripoli Grand Prix – Bugatti T35c
1928, Pozzo Circuit – Bugatti T35c
1928, Alessandria Circuit – Bugatti T35
1930, Mille Miglia – Alfa Romeo 6C 1750
1931, Targa Florio – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1931, Coppa Ciano – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1932, Monaco Grand Prix – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1932, Targa Florio – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1932, Italian Grand Prix – Alfa Romeo Type B/P3
1932, Grand Prix de L’A.C.F – Alfa Romeo Type B/P3
1932, Coppa Ciano – Alfa Romeo Type B/P3 |
1932, Coppa Acerbo – Alfa Romeo Type B/P3
1933, Tunis Grand Prix – Alfa Romeo 8C 2600 Monza
1933, Alessandria – Alfa Romeo 8C 2600 Monza
1933, Eifelrennen – Alfa Romeo 8C 2600 Monza
1933, Nîmes Grand Prix – Alfa Romeo 8C 2600 Monza
1933, Belgian Grand Prix – Maserati 8 cm
1933, Coppa Ciano – Maserati 8 cm
1933, Nice Grand Prix – Maserati 8 cm
1933, RAC Tourist Trophy – Ards MG K3 Magnette
1933, 24 Hours of Le Mans – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1933, Mille Miglia – Alfa Romeo 8C 2300 Monza
1934, Modena Grand Prix – Maserati 6c 34
1934, Naples Grand Prix – Maserati 6c 34
1935, Pau Grand Prix – Alfa Romeo Type B/P3
1935, Bergamo Circuit – Alfa Romeo Type B/P3
1935, Biella Circuit – Alfa Romeo Type B/P3 |
1935, Turin Circuit – Alfa Romeo Type B/P3
1935, German Grand Prix – Alfa Romeo Type B/P3
1935, Coppa Ciano – Alfa Romeo Type B/P3
1935, Nice Grand Prix – Alfa Romeo Type B/P3
1935, Modena Grand Prix – Alfa Romeo 8c-35
1936, Penya Rhin Grand Prix – Alfa Romeo 12c-36
1936, Hungarian Grand Prix – Alfa Romeo 8c-35
1936, Milan Grand Prix – Alfa Romeo 12c-36
1936, Coppa Ciano – Alfa Romeo 8c-35
1936, Modena Grand Prix – Alfa Romeo 12c-36
1936, Vanderbilt Cup – Alfa Romeo 12c-36
1937, Milan Grand Prix – Alfa Romeo 12c-36
1938, Italian Grand Prix – Auto Union Type D
1938, Donington Grand Prix – Auto Union Type D
1939, Belgrade Grand Prix – Auto Union Type D
1946, Albi Grand Prix – Maserati 4cl |
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Link: Gran Premio Nuvolari
Formula 1 nel Tempo...
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