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Il 1981 vide la
sottoscrizione del cosiddetto " Patto della Concordia" (dal nome della
piazza parigina Place de la Concorde,
dov'è la sede della
Federazione), un contratto che obbligava le squadre a competere nel campionato
del mondo
suddividendosi i proventi sui diritti televisivi. Si mise così termine
alla guerra tra FISA e FOCA , che aveva raggiunto
l'apice con la cancellazione di due gran premi già disputati e dichiarati non
validi per il titolo: quelli di Spagna
del 1980 e del Sudafrica nel 1981.
Di
fatto questo accordo consentiva a Bernie Ecclestone di iniziare la scalata al
controllo completo
dello sport a livello finanziario.
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Nelson Piquet
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Riccardo Patrese
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La Brabham fu la prima vettura turbo a vincere il titolo mondiale nel
1983 con Nelson Piquet.
Le
nuove tecnologie introdotte dalla Renault e la Lotus sfociarono nella
celebre guerra tra la FISA e la FOCA dei primi anni ‘80. I
motori turbo erano macchine complesse di cui la disposizione limitava
l’effetto suolo "tunnel" sotto la vettura. Erano ancora una
tecnologia emergente ed era piuttosto difficile, espansivo in termini
finanziari per lo sviluppo, costruzione e resa in
affidabilità. Era supportato da molte scuderie manufattrici,
come Renault, Ferrari e Alfa Romeo che seguirono quella strada. In
opposizione, il motore poco costoso, affidabile e stretto della
Ford-Cosworth DFV – la sigla sta per Double Four Valve
– nei suoi due modelli 28 e 29, ancora usato dalla maggior
parte delle squadre più di una decade dopo la sua effettiva
introduzione, si prestava bene ed era altamente efficiente per la resa
aerodinamica effetto suolo. Questi due gruppi erano rappresentati da
due entità politiche – il governo dello sport
FISA, con a capo il francese Jean-Marie Balestre, e la FOCA, governata
da Bernie Ecclestone. Il primo gruppo sosteneva una stretta limitazione
all’effetto suolo per ottenere il massimo vantaggio dalle
loro potenti turbo. Il secondo gruppo invece sosteneva un effetto suolo
senza restrizioni per riequilibrare il deficit esistente sui cavalli di
potenza. Ma c’erano anche questioni finanziarie, che alla
fine dei conti risultarono quelle più importanti. In
confronto ai grandi costruttori con budget illimitati, quelli piccoli
desideravano avere una larga parte dei proventi della Formula 1 per
poter rimanere competitive.
Le battaglie tra FISA e FOCA durante i primi anni ’80
oscurarono gli eventi sulla pista. Il sudafricano Jody Scheckter diede
alla Ferrari il suo ultimo titolo mondiale nel 1979 prima dei suoi 21
anni di digiuno, ma l’attenzione era altrettanto focalizzata
sul giovane canadese Gilles Villeneuve. L’australiano Alan
Jones e il finlandese Keke Rosberg portarono al successo Frank Williams
nelle rispettive stagioni 1980 e 1982, mentre il giovane brasiliano
Nelson Piquet vincere titoli per la scuderia Brabham di Ecclestone nel
1981 e 1983.
Patrick Depailler rimase ucciso nel 1980, durante una sessione di test
a Hockenheim, probabilmente a causa delle forti accelerazioni laterali
che causarono un black out nella veloce Ostkurve.
Un doppio, impressionante colpo per la Ferrari nel 1982, con la morte
di Gilles Villeneuve, a causa di un grave incidente avvenuto durante le
prove del Gran Premio del Belgio a Zolder e le gravi ferite alle gambe
che fermarono la carriera del compagno di squadra Didier Pironi solo
poche settimane più tardi nelle prove del Gran Premio di
Germania ad Hockeneim, contribuirono a portare questa crisi sotto i
riflettori, e aiutando entrambe le parti a sedare le dispute per il
bene dello sport.
L’antiquato DFV aiutò la serie nazionale
britannica Aurora che si gareggiò tra il 1978 e il 1980.
Come nel Sudafrica nella precedente generazione, le seconde vetture da
scuderie come la Lotus e la Fittipaldi Automotive erano
all’ordine del giorno, anche se alcuni, come la March 781,
erano costruiti specificamente per quella serie. Nel 1980 la serie vide
la sudafricana Desiré Wilson passare alla storia per essere
l’unica donna a vincere una gara su una vettura di Formula 1
quando trionfò a Brands Hatch
con la Williams.
Dopo parecchi anni di oblio la McLaren fuse con Ron Dennis il Project-4
team di Formula 2. La McLaren MP4/1 (McLaren Project-4) introdusse nel
1981 il primo telaio a fibra composta di carbonio, un'innovazione che,
malgrado i dubbi iniziali sopra le relative reazioni dopo uno scontro,
venne adottato da tutte le squadre dalla metà della decade.
L’uso della fibra di carbonio composta al posto del classico
alluminio fece guadagnare all’automobile in termini di
leggerezza significativi, tuttavia mostrava maggior rigidità
e grip aerodinamico soprattutto nei pressi delle curve in
velocità.
Il titolo 1983, vinto da Piquet per la scuderia Brabham di Bernie
Ecclestone, che era ancora a capo dei diritti delle scuderie non
manifatturiere, fu il primo vinto da un motore turbo. Nel 1983, le
dispute tra la FISA e la FOCA vennero risolte e anche se la FOCA emerse
mostrando più forza, le scuderie avevano ottenuto qualcosa
di concreto. Entro il 1984, solo la Tyrrell lottava ancora con i vecchi
motori DFV. Il 1983 vide anche la 368° e ultima gara per
vetture di Formula 1 non valida per il campionato, la Race of Champions
a Brands Hatch, vinta dal Campione del Mondo uscente Keke Rosberg su
Williams Cosworth dopo una dura battaglia con lo statunitense
Danny
Sullivan.
I problemi sulla sicurezza aiutarono finalmente a risolvere le dispute;
dopo quasi 50 anni, la potenza realizzata dalle vetture turbo potrebbe
infine battere i 640 cavalli di potenza (477 kW) prodotti dalle
sovralimentate Mercedes-Benz W125 del 1937, senza un consumo enorme di
carburante speciale molto esplosivo. Nel 1986, qualche motore viaggiava
oltre i 1000 cavalli di potenza (750 kW) nelle prove corte di
qualificazione. Il dinamometro della BMW, che riusciva a misurare i
1000 cavalli, era incapace di rilevare la misura di potenza dei loro
motori da qualifica - Paul Rosche ne stimava una largamente superiore
ai 1300 cavalli. Dopo il primo consumo di combustibile la spinta dei
motori turbo era limitata e venne così ridotta –
dalle 4-bar del 1987 alle 1.5-bar nel 1988 – per il 1988 i
turbo erano soltanto di poco più potenti delle leggere
vetture atmosferiche a 3.5 litri che erano state introdotte
l’anno precedente. I primi motori turbo videro anche
l’introduzione del rifornimento nella serie, ma questa
pratica venne vietata nel 1984.
DOMINIO DI MCLAREN E WILLIAMS
Con le controversie lasciate definitivamente alle spalle, le scuderie
di Formula 1 fiorirono con il resto degli anni ’80 e i primi
anni ‘90. Malgrado l’oppressivo dominio di due
squadre — McLaren e Williams — questo periodo
è visto dagli osservatori come uno dei più
luminosi nei 50 anni di storia della F1.
Niki Lauda, al rientro dopo un primo ritiro nel 1982, batté
la giovane promessa e compagno di squadra Alain Prost nella corsa al
titolo nella stagione 1984 soltanto per mezzo punto di scarto, il
minore distacco dal secondo classificato registrato della storia.
Questo mezzo punto in sé scatenò polemiche in
quanto era arrivato dopo l’interruzione per pioggia del Gran
Premio di Montecarlo, che provocò l’assegnazione
di metà punteggio. Prost vinse quella corsa, ma il
debuttante Ayrton Senna destò grande impressione con la
modesta Toleman, piazzandosi secondo. Era il principio di una
rivalità tra i due uomini che continuò per quasi
un decennio. Ma nei primi anni, Prost aveva mantenuto il vantaggio,
guidando per la scuderia McLaren motorizzata con il turbo TAG Porsche
dove conquistò tre titoli mondiali in pochi anni, il primo
nella stagione 1985.
Quella 1986 fu un'altra stagione combattuta sino all’ultimo.
Le Williams motorizzate Honda di Nelson Piquet e Nigel Mansell
sembravano imbattibili, ma si rubarono punti l’uno con
l'altro, permettendo alla McLaren di Prost di rimanere vicino. Anche se
la Williams vinse facilmente il Campionato Costruttori in
quell’anno, il titolo piloti fu deciso solo al Gran Premio
finale della stagione, quello di Australia. Prost prese il secondo
titolo con molta fortuna, quando entrambi i piloti Williams soffrirono
di problemi agli pneumatici. Il 1987 vide uno sviluppo significativo
soltanto dalla Williams, con Piquet che guidando di sostanza nelle gare
vinse il suo terzo titolo davanti a Mansell.
La stagione 1987 vide anche il ritorno dei motori atmosferici in
Formula 1, dopo un’annata – quella del 1986
– caratterizzata soltanto dal turbo e considerata inoltre
quella delle vetture più potenti della storia. La cilindrata
fu aumentata a 3.5 litri, e i motori turbo vennero ristretti
nell’alimentazione della pressione nella stagione 1988 e
nella capacità del serbatoio per limitare il loro effetto,
con il divieto totale introdotto nel 1989.
Tuttavia, gli ultimi motori
turbo avevano dominato, la Williams vinse facilmente nel 1987, e la
McLaren ritornò in splendida forma nel 1988 con il team dei
fuoriclasse Prost e Senna vincitore di 15 delle 16 gare in programma,
un record ancora oggi imbattuto. Fu Senna che emerse da vincitore,
conquistando il primo dei suoi tre titoli mondiali.
Nel 1989 i turbo erano banditi, ma il dominio della McLaren
continuò per le tre stagioni successive. Prost vinse il
terzo titolo nel 1989, Senna lo conquistò nelle stagioni
1990 e 1991. Il campionato venne guastato da un’acerrima
rivalità dai due piloti, culminata da una doppia collisione
nei Gran Premi del Giappone a Suzuka nel 1989 e 1990. Nel 1989 Prost
chiuse la porta durante un azzardato tentativo di sorpasso del compagno
di squadra mentre Senna più tardi si sentì libero
di buttare fuori dalla gara del 1990 Prost, al quale seguì
una rigida condanna dal vertice della Formula 1. Senna, naturalmente,
si era preoccupato della minaccia (e opportunità) portata
dalla risorta Williams, adesso motorizzata Renault, che si preparava a
dominare la Formula 1 per i successivi sette anni.
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Gilles
Villeneuve irrompe nel mondo della Formula 1 nel 1977.
Un personaggio nuovo,
sconosciuto al grande pubblico benchè nel suo Paese sia già "qualcuno", campione
delle motoslitte e "campioncino" nelle competizioni automobilistiche minori.
Alla sua seconda gara è già un pilota ufficiale della Ferrari: quasi nessuno sa
spiegarsi il perchè e non pochi criticano apertamente la scelta del costruttore
di Maranello. Ma il personaggio Villeneuve cresce con rapidità: va sempre più
forte, rischia più di tutti, soprattutto quando la vettura che guida difetta di
competitività, lotta per il primo posto ma anche per il penultimo con una
determinazione sconosciuta a tanti, non si arrende mai.
Ha il viso di un adolescente che non può non intenerire, piace a tutti, uomini,
donne, anziani, bambini e scatena un "morbo" che contagia mezzo mondo. La
"Febbre Villeneuve".
Il debutto di "Gil" in Formula 1 avviene il 16 luglio 1977 a
Silverstone con una McLaren, ma solamente tre mesi dopo è
già al volante di una Ferrari nel gran premio del Canada. Il 23
ottobre dello stesso anno, durante il 6° giro del gran premio del
Giappone sul circuito del Fuji, la sua Ferrari tampona la Tyrrell dello
svedese Ronnie Peterson, la sua vettura spicca il volo capovolgendosi
in aria, ricade di muso, torna a decollare ed atterra in mezzo ad un
gruppetto di spettatori che sostano in una zona vietata al pubblico.
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Il tragico incidente ha un bilancio di 2 morti e 10 feriti, una delle persone
decedute era un commissario di pista che stava disperatamente cercando di far
spostare la gente in una zona più sicura. Gilles rimase molto scosso ma non si
sentì mai colpevole di quanto era accaduto: "Noi piloti
rischiamo la vita in ogni istante e l'errore può sempre capitare, non possiamo
preoccuparci anche degli spettatori. Sono comunque terribilmente triste per le
persone che hanno perso la vita ma erano in un posto dove non avrebbero dovuto
stare e non mi sento responsabile per la loro morte, quelle persone non dovevano
trovarsi lì, la colpa è dell'organizzazione" - Questo fu il suo breve
commento.
E' il 1979 l'anno che porta alla ribalta Villeneuve in tutte le cronache
sportive e non, diventa un personaggio per gli "azzardi" e le "follie" che
compie alla guida della sua Ferrari 312 T4. Ci sono diversi episodi in
quell'anno che alimentano la passione per il piccolo "canadese volante". |
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1 luglio 1979 G.P. di Francia: sul circuito di Digione si assiste ad uno
dei più memorabili duelli che la storia della Formula 1 abbia mai vissuto. Ore
14, Villeneuve scatta in testa dalla seconda fila, il canadese "brucia" tutti e
tiene un'andatura forsennata ma, circa a metà della corsa, Jabouille lo supera
in fondo al rettilineo dei box. Intanto Arnoux incalza e recupera parecchi
secondi. Siamo a tre giri dalla conclusione della gara,
la Renault turbo di René Arnoux è alle spalle della Ferrari di Gilles che si
trova in seconda posizione dietro all'altra Renault turbo di Jean Pierre
Jabouille, dopo diversi tentativi lo passa ma, con una "staccata" al limite,
Gilles ripassa l'avversario a ruote fumanti, i due proseguono così, affiancati
per diverse curve toccandosi più volte, ruota a ruota per altri due
interminabili giri. Alla fine Villeneuve avrà la meglio e giungerà secondo.
Sul podio l'emozione è grande: "Paura? Nemmeno per sogno,
è stato molto divertente" commenta Gilles. "Per un
pò ho temuto di finire fuori pista comunque è stato tutto bello, tutto sportivo"
dichiara Arnoux. Su quella pista era successo qualcosa di irripetibile...
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Qualche settimana dopo a Zandvoort durante il gran premio d'Olanda,
Villeneuve si rende protagonista di un episodio che farà discutere ma che
comunque rende l'idea del suo spirito di indomito combattente.
Villeneuve è al comando ma si rende conto che le gomme si stanno usurando e che
una, in particolare, sta cominciando a sgonfiarsi. Gilles continua e attaccato
da Alan Jones, compie uno spettacolare "testa-coda". Non si ferma ai box, come
sarebbe
stato logico, per cambiare i pneumatici ma prosegue e finisce nuovamente fuori
pista con il pneumatico posteriore sinistro che comincia ad afflosciarsi. Deve
praticamente compiere un intero giro per rientrare ai box e lo compie con la
smania di non perdere troppo tempo. Fila come un razzo tanto che il cerchione
comincia a strisciare sull'asfalto fino a quando non si rompe completamente
anche la sospensione. Villeneuve continua imperterrito con il troncone
posteriore quasi divelto che sprizza scintille ed ondeggia paurosamente; si
ferma ai box ed è l'amara conclusione di una gara che ha acceso l'entusiasmo dei
tifosi ma che, al tempo stesso, accende anche infuocate polemiche.
Ormai "Gil", ha firmato un modo tutto suo di guidare, di concepire le corse; c'è
chi lo accusa di partenze forsennate e di condotta in pista da codice penale ma
in effetti Villeneuve sta marcando un'epoca, sta dimostrando a tutti che le sue
prodezze non sono solo un modo di condurre una vettura ma anche una sua
personale filosofia di vita |
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Durante il gran premio d'Italia sul circuito di Imola, nel settembre del 1980,
Gilles subisce l'incidente più spaventoso e spettacolare della sua carriera.
Siamo al sesto giro e la Ferrari 312 T5 del candese esce di strada prima della
curva Tosa
(la curva che gli sarà intitolata in seguito, dopo la sua morte).
"Viaggiavo quasi a 280 all'ora - racconta -
e le gomme probabilmente erano ancora fredde. Fatto stà
che alla staccata della Tosa un pneumatico è scoppiato e la macchina ha sterzato
violentemente verso sinistra fracassandosi contro il muretto di protezione, è
stata una botta terribile".
La macchina rimbalza in pista e Villeneuve
viene evitato per miracolo dal gruppone che lo segue ancora compatto, solo
l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli finisce sui detriti forando a sua volta una
ruota che lo costringe al ritiro. Gilles fortunatamente è incolume ed esce da
ciò che rimane della sua vettura ferma in mezzo al tracciato; solo un bello
spavento per tutti. |
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1981 - Villeneuve a Montecarlo |
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Montecarlo 1981 è una data storica perchè verrà sempre ricordata per la prima
vittoria di un motore turbocompresso in un circuito cittadino e per di più a
livello del mare. L'auto vincente è la Ferrari 126 C numero 27 ed il pilota che
la porta al trionfo, sopperendo con la grinta alle manchevolezze della vettura,
è Gilles Villeneuve.
Le prove lo vedono partire in prima fila accanto al detentore della "pole"
Nelson Piquet, durante la gara però, il brasiliano commette un errore fatale e
si deve ritirare. La fortuna, che in un circuito del genere è sempre meglio
averla dalla propria parte, regala a Villeneuve la possibilità di prendere il
comando perchè la Williams di Alan Jones, che era in testa dopo l'uscita della
Brabham di Piquet, comincia ad avere problemi e deve fermarsi ai box, riparte
con un discreto vantaggio ma non basta. La furiosa rimonta di Villeneuve, pur
con una precaria tenuta di strada della sua Ferrari, si concretizza a cinque
giri dalla fine con un grandioso sorpasso all'esterno prima della temutissima
"Ste. Dévote".
E' l'apoteosi, Gilles scavalca l'australiano in un punto impossibile e la folla
salta in piedi entusiasta. La Ferrari non vinceva da 18 mesi e Gilles taglia
vittoriosamente il traguardo con i meccanici che gli vanno incontro piangendo
per la gioia. Quel giorno non si potrà mai più dimenticare...
21 giorni dopo, siamo sul tracciato spagnolo di Jarama ed ecco il commento della
stampa:
- La più bella corsa degli ultimi 10 anni, forse
paragonabile solo alla fantastica gara di Clark a Monza nel 1967. Ha vinto la
Ferrari dello splendido, ineguagliabile Villeneuve.
La rossa vettura di Maranello ha convinto più qui che a Montecarlo; il canadese
lo si può assolutamente paragonare ad una belva per classe e grinta eccezionali;
non ha lasciato un attimo di respiro per 80 giri agli avversari alle sue spalle
come solamente i campioni con tanto, tanto cuore possono fare.
E pensare che la Ferrari ha forse il telaio con il maggior numero di problemi
nel gruppo della F.1, un telaio "scodinzolante" che sul circuito di Jarama
portava la macchina da una parte all'altra della pista rovinando di conseguenza
le gomme. Poco importa questo a Gilles che conduce la sua rossa vettura di qua e
di là, la segue e la corregge in modo incredibile nelle difficili curve che i
magnifici telai inglesi invece dipingono. Ora che l'affidabilitaà del motore
turbo è stata raggiunta, con un "Nuvolari-Villeneuve" così ci si può attendere
di tutto... -.
L'"Aviatore", così era stato soprannominato Gilles agli inizi della sua
carriera per i numerosi incidenti dovuti soprattutto all'inesperienza e ad un
pizzico d'ingenuità, ma il termine era usato anche in maniera critica nei suoi
confronti perchè a volte il pilota eccedeva in irruenza ed agonismo sprecando
occasioni favorevoli e possibilità di risultati. Il modo di accostarsi alle
corse di Villeneuve è forse stato troppo passionale, troppo istintivo ed
immediato per potergli dare un titolo mondiale e sono tanti gli episodi che
hanno costellato la sua breve carriera ed Enzo Ferrari lo difese sempre per quel
suo modo di essere e di pilotare. A volte era necessario superare il limite e
così anche guidando mezzi non competitivi, Gilles si impegnava sempre al massimo
delle sue possibilità: "Se corri al centodieci percento, è
normale che ti possa capitare un incidente o che tu possa finire fuori pista,
questo è il mio mestiere ed io non riesco a vivere senza le corse".
Ecco un'inconfondibile "unità di misura" della celebrità: Gilles Villeneuve
sulla copertina di "Time", come era avvenuto nel 1965 con Jim Clark.
Ma nel 1981 la sua popolarità aveva raggiunto livelli impensabili, pur non
avendo vinto nessun titolo se l'era conquistata con i suoi "eccessi" in pista
dimostrando ogni volta la voglia di non arrendersi mai, anche in situazioni di
evidente inferiorità tecnica del mezzo. Venne criticato duramente in quell'anno
per alcuni incidenti da lui provocati durante il gran premio d'Olanda oppure a
Silverstone per esempio, ma era un pilota che aveva sempre la smania di vincere
e questo lo portava a fare qualche piccolo errore che ammetteva senza mai dare
colpe alla vettura o alla squadra, senza mai cercare giustificazioni inutili.
Il 23 ottobre 1981 nella tradizionale conferenza stampa di Maranello, Enzo
Ferrari disse di lui: "Vorrei sapere chi, fra quelli che
lavorano nella formula uno, che disegnano macchine, che corrono o che scrivono,
non commette mai un errore. Può darsi che abbia commesso delle ingenuità: ma
quando un pilota, a Montecarlo, fa parlare della Ferrari come di una macchina da
mondiale e riesce ad arrivare sulla copertina del "Time", sette milioni e mezzo
di copie, allora vuol dire che qualcosa rappresenta. Villeneuve mi sta bene così
com'è, con le sue esuberanze e gli incomprensibili rischi che corre. Lui
soddisfa il pubblico, è come un attore, logicamente va alla ricerca
dell'applauso: in fondo si recita per questo".
Il 1982 doveva essere il suo anno, finalmente c'erano tutti gli ingredienti per
vincere il titolo: la vettura migliore, un compagno veloce che poteva togliere
punti agli avversari. Nel giro finale del Gran Premio di Imola, che domina
fin dal principio,
rallenta sapendo di avere ormai la gara in pugno. Ma
viene inaspettatamente sorpassato a tradimento dal suo compagno di
squadra
Pironi il quale gli ruba letteralmente la vittoria. Villeneuve è
furioso nonostante il suo carattere pacato. Con la ferita che brucia
ancora si presenta, due settimane più tardi, al Gran Premio di
Zolder. |
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Durante le qualifiche del sabato, mentre fa il giro veloce,
arriva dietro la più lenta March pilotata da Mass. Gilles
tenta il tutto per tutto sperando che Mass si sposti ma non sarà
così. L'impatto fra le due ruote, fà letteralmente decollare la
Ferrari
che si disintegra, scagliando il pilota canadese contro le reti di
protezione. La sfortuna vuole che il pilota Ferrari vada a
colpire il palo tra una rete e l’altra. Villeneuve viene soccorso
subito
ma le sue ferite risultano mortali. Muore nell’ospedale locale la
sera
stessa. La sua morte ha lasciato una profondissima tristezza che aleggia
tuttora
nel mondo delle corse.
Enzo Ferrari lo ha ricordato così:
"Gilles con la sua generosità, con il suo ardimento, con
la sua capacità distruttiva che aveva nel pilotare le macchine macinando
semiassi, cambi di velocità, frizioni, freni, ci insegnava cosa bisognava fare
affinchè un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato
di necessità. E' stato un campione di combattività ed ha regalato tanta
notorietà alla Ferrari. Io gli volevo bene". |
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Con Gilles Villeneuve uscì di scena qualcosa di più di un
semplice grande campione, di un pilota.
A Zolder si concluse l'epopea
di un conduttore che seppe attraversare le cronache dello sport per
entrare nelle indagini
sociologiche, nei fenomeni di costume.
Villeneuve rappresenta, tra gli eroi moderni di questa
disciplina,
ciò che Tazio Nuvolari era stato alla sua
epoca. Ed
è forse questo il motivo per cui ancor oggi sul pilota
canadese
non si è spento l'interesse della gente.
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Gilles Villeneuve nasce in Quebec il 18 gennaio 1950. Cresce tra gare
di Formula Atlantic e di motoslitta. Lui stesso accredita parte del suo
successo a queste gare: "Ogni inverno potevi contare tranquillamente
su tre o quattro ribaltamenti - e sto parlando di correre sul ghiaccio a
circa 160 kmh. Le gare su queste slitte volanti mi hanno dato una
grandissima esperienza nel controllo della vettura. E la visibilità era
terribile! A meno che tu non fossi primo, non riuscivi a vedere nulla a
causa di tutta la neve che sollevava chi ti precedeva. E’ stata
un’ottima esperienza per velocizzare i miei tempi di reazione; inoltre
nelle gare sotto la pioggia riesco a guidare in maniera abbastanza
tranquilla". Nel 1976 domina il campionato di Formula Atlantic con un
team canadese così povero che è costretto a seguire la gara di Mosport
da semplice spettatore. Ma le sue impressionanti prestazioni gli
forniscono una certa fama ed un posto alla McLaren. La sua prima gara in
Formula 1 (che coincide con il debutto del motore Renault turbo) è a
Silverstone nel 1977 come compagno di James Hunt e Jochen Mass.
La sua prestazione in prova è imoressionante e si qualifica decimo con
una vettura vecchia di due anni.
La cosa non sfuggì ad Enzo Ferrari che, dopo l'abbandono di Lauda,
lo chiama per per correre le ultime due gare della stagione.
Enzo
Ferrari disse che quando incontrò per la prima volta il piccolo
canadese, questi gli ricordò immediatamente il grande Nuvolari.
L’ovvio interesse di Ferrari per Villeneuve fa si che Gilles inizi la
sua corta ma mirabolante carriera in Ferrari. Nella gara di Mosport deve
lasciare la corsa a causa di una perdita di olio. La gara successiva, al
Fuji, lo vede nuovamente fuori, ma questa volta in modo più drammatico, a
causa dell’investimento di alcuni spettatori.
Nonostante questi insuccessi, dichiara che "Se qualcuno mi dicesse
che ho tre desideri, il primo sarebbe quello di poter correre, il secondo
di essere in Formula 1 ed il terzo di guidare per la Ferrari...." La
prima delle sei vittorie di Villeneuve arriva l’anno successivo, ed in
modo molto combattuto, in Canada.
A proposito di vittorie, tutti dicono che ha vinto solo sei Gran Premi.
Occorre però ricordare che 1979 arriva secondo nel Campionato del Mondo
dietro al suo compagno di squadra Jody Scheckter, per il quale oggi c’è
meno considerazione di quanta se ne abbia per Gilles. Aiutò Jody a
conquistare il titolo con la promessa che l'anno successivo sarebbe
stato lui a vincere.La qualità delle
macchine guidate da Villeneuve, però, è sempre stata scadente. Il suo
modo di guidare non teneva in nessun conto la conservazione della vettura,
altro particolare che ha contribuito alla scarsità di vittorie. Era difficile vedere una gara
nella quale non faceva letteralmente decollare la sua Ferrari. Ma la gara
che porta Gilles nella leggenda, è il Gran Premio di Francia del 1979 a
Digione, la Renault e Jean-Pierre
Jabouille segnano la prima vittoria con una moderna macchina turbo. A Rene
Arnoux basta non fare errori per poter arrivare al secondo
posto e fare una doppietta Renault. Ma
Villeneuve si fa valere ingaggiando
un duello a colpi di pneumatici, derappate e sgommate con Arnoux che non
è facile da dimenticare. La folle insistenza di Villeneuve, che la sua
meno potente Ferrari vuole a tutti i costi battere la più veloce Renault
di Arnoux, viene ricompensata e finisce la gara davanti al francese. Si può
sicuramente dire che questa fu la battaglia per la seconda posizione più
eccitante nella storia della Formula 1. Come certi altri grandi piloti, e
citiamo solo due dei più grandi, Clark
e Senna,
Villeneuve aveva due personalità completamente opposte. Lauda
scrisse di lui "E’ stato il più pazzo diavolo che io abbia mai
incontrato in Formula 1... la cosa strana è che, sceso dalla vettura,
aveva un carattere amabile e sensibile; ma quando si infilava il casco
diventava tutt’altra persona.". E' stato un temerario di enormi proporzioni. Tuttavia sulla pista era scrupolosamente corretto e
non faceva mai nulla per mettere in pericolo la sicurezza di qualcun
altro. Questa combinazione di caratteristiche lo fanno diventare
estremamente popolare e benvoluto non solo dai fans ma anche dai suoi
avversari. Rimane tuttora uno dei piloti più amati in Canada, in Italia e
nel resto del mondo della Formula 1. La rottura dell’amicizia con il suo
migliore amico può aver contribuito alla sua tragica e prematura
scomparsa. Nel giro finale del Gran Premio di Imola del 1982, che domina
fin dal principio, rallenta sapendo di avere ormai la gara in pugno. Ma
viene inaspettatamente sorpassato a tradimento dal suo compagno di squadra
Pironi
il quale gli ruba letteralmente la vittoria. Villeneuve è
furioso nonostante il suo carattere pacato. Con la ferita che brucia
ancora si presenta, due settimane più tardi, al Gran Premio di Zolder.
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Jacques segue l'intervista che viene fatta al padre Gilles Villeneuve
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Durante le qualifiche del sabato, mentre fa il giro veloce,
arriva dietro la più lenta March pilotata da Mass. Gilles
tenta il tutto per tutto sperando she Mass si sposti ma non sarà
così. L'impatto fra le due ruote, fà letteralmente decollare la Ferrari
che si disintegra, scagliando il pilota canadese contro le reti di
protezione. La sfortuna vuole che il pilota Ferrari vada a
colpire il palo tra una rete e l’altra. Villeneuve viene soccorso subito
ma le sue ferite risultano mortali. Muore nell’ospedale locale la sera
stessa. La sua morte ha lasciato una profondissima tristezza che aleggia
tuttora nel mondo delle corse. Anche Arnoux, il suo avversario nello
scontro epico di Digione ed in molte altre occasioni, ha confessato di
aver pianto il giorno in cui Gilles è morto.
Quell'anno suo figlio Jacques aveva undici anni e, nel 1997
coglierà quella vittoria che solo il destino negò al padre.
Oltre al
duello di Digione, di Gilles si ricorderà per sempre, il giro su tre
ruote a Zandvoort, le vittorie mitiche del 1981 con la
prima Ferrari con motore turbo, a Monaco ed in Spagna dove tiene
testa per tutta la gara a cinque vetture, più veloci della sua, che lo
seguono in fila indiana. Queste e tante altre imprese hanno dato vita a
quella che era chiamata "febbre Villeneuve". Nessuno
riuscirà più a dare simili emozioni.
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Gilles Villeneuve stato il pilota
più
popolare che la Ferrari non abbia mai avuto rischiando di offuscarne
il mito.Il suo unico scopo era di andare
il più veloce possibile col mezzo a disposizione e, spesso, anche più del possibile.Questo
mandava in visibilio le folle e si era meritato
il soprannome di
"Aviatore", soprannome confermato anche dal suo ultimo
tragico e spettacolare volo.
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L'Alfa Romeo torna in F1
L'Alfa Romeo 179 è una monoposto di Formula 1 utilizzata dalla casa del Biscione in numerose varianti (179B, 179C, 179D)
fra il 1979 e il 1982. Fece il suo debutto al Monza, rimpiazzando il
modello 177 con cui la casa aveva affrontato il mondiale di Formula 1
dopo una lunghissima assenza.
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La
179 fu realizzata per dare un punto di svolta tecnico rispetto alla
vettura che l'aveva preceduta. La 177, infatti, era spinta dal motore
V12 piatto che derivava da quello delle Alfa Romeo 33TT12 e 33SC12 che
aveva vinto il Campionato Mondiale Marche
e che aveva già debuttato in Formula 1 nel 1976 sulla Brabham BT45,
ma tale conformazione del motore impediva l'uso di una conformazione
aerodinamica del fondo della vettura tale da sfruttare al meglio
l'effetto suolo, che a partire dal 1978 era diventato un requisito
fondamentale per la competitività delle monoposto.
Venne pertanto realizzato ex-novo un propulsore con i cilindri
disposti a V di 60°, in modo da liberare spazio in favore di ampi canali
venturi, accettando l'innalzamento del baricentro, uno svantaggio che
però era nettamente ricompensato dal vantaggio aerodinamico.
L'Alfa
Romeo non riuscì a sviluppare pienamente il modello nonostante
i buoni progressi prestazionali, tra le cause il decesso del pilota
Patrick Depailler avvenuto nel corso di una sessione di prove private a
Hockenheim il 1º agosto 1980.
Il 4 ottobre 1980 al Gran Premio degli Stati Uniti sul tracciato
di Watkins Glen Bruno Giacomelli fece segnare la pole position e guidò
la gara per trentuno giri fino a quando fu costretto al ritiro per un
problema all'accensione.
La vettura, in totale, ha ottenuto 14 punti in 61 gare.
Della vettura fu allestita nel 1982 anche una versione denominata 179T che fu usata per lo sviluppo del propulsore Alfa Romeo 890T,
il motore V8 turbocompresso da 1,5 litri con cui Chiti voleva
recuperare competitività, insieme ad un altro muletto su baseAlfa Romeo 182.
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Gran Premio di Monaco 1980
domenica 18 maggio 1980 - 76 giri x 3.312 km - 251.712 km
Prima pole position per Didier PIRONI - 6o pole position per Ligier come costruttore
118o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 140.582 km/h
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Il Gran Premio di Monaco 1980
è stata la trentottesima edizione del Gran Premio di Monaco,
sesta prova della stagione 1980 del Campionato mondiale di Formula 1.
La gara, disputata domenica 18 maggio 1980 sul Circuito di Montecarlo, è stata vinta dall'argentino Carlos Reutemann, su Williams-Ford Cosworth
su che ha preceduto sul traguardo il francese Jacques
LaffiteLigier-Ford
Cosworth e il brasiliano Nelson Piquet su Brabham-Ford Cosworth. Per il
vincitore si è trattato del decimo successo nel mondialeLa
Ferrari chiese alla Michelin, sua fornitrice degli pneumatici, gomme a
sezione più stretta, simili a quelle della stagione 1979. La
vettura italiana presentò alcune modifiche tecniche: freni
Lockeed di maggiori dimensioni, prese d'aria più grandi, passo
accorciato di 10 centimetri, alettoni anteriori più ridotti e
posteriori in posizione più avanzata.
La Goodyear decise di fornire i suoi migliori pneumatici alla Ligier e
alla Williams.
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Nelle libere
del mattino Emerson Fittipaldi uscì di pista, danneggiando
pesantemente la sua vettura, che però venne riparata per tempo.
Stesso incidente anche per Bruno Giacomelli, poco dopo la curva del
Casinò.
La partenza fu caratterizzata da un grosso incidente innescato da Derek Daly. L'irlandese della Tyrrell, alla curva di Sainte Devote,
tamponò ad alta velocità Bruno Giacomelli, la sua
monoposto s'impennò e ricandendo colpì la McLaren di
Alain Prost e l'altra Tyrrell di Jean-Pierre Jarier, che a sua volta,
toccò la monoposto di Nelson Piquet. Tranne il brasiliano tutti
gli altri piloti coinvolti furono costretti al ritiro anzitempo.
L'accaduto venne pesantemente criticato da Jean-Marie Balestre,
presidente della FISA.
La
gara veniva guidata da Didier Pironi, davanti ad Alan Jones, Carlos
Reutemann, Jacques Laffite, Patrick Depailler e Nelson Piquet. Tutti i
piloti che non avevano potuto evitare l'imbuto che si era creato alla
partenza, per l'incidente di Daly, subivano un forte ritardo rispetto
ai primi. La classifica rimase, di fatto, congelata per 25 giri, quando
Alan Jones fu costretto al ritiro per la rottura della trasmissione.
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La Ferrari
scontava i soliti problemi con gli pneumatici tanto che Scheckter si
ritirò al 27º giro e Villeneuve fu costretto a un pit stop per
sostituire le coperture al giro 22, cosa che lo aveva fatto retrocedere
in quattordicesima posizione. Il canadese fu protagonista di un ottimo
recupero, che lo portò in nona posizione al giro 50.
La Ligier di Pironi iniziò a essere pressata dalla Williams di
Reutemann, secondo. Causa un testacoda al giro 46, Elio De Angelis,
sesto, perse due posizioni. La pioggia fece la sua comparsa sul
tracciato monegasco. Depailler ruppe il motore al cinquantunesimo giro
e si ritirò mentre era quarto. Entrò in zona punti Jochen Mass, quinto,
seguito da Mario Andretti. Al 54º giro un incidente nelle retrovie tra
René Arnoux e Riccardo Patrese, portò a forti critiche dal francese,
costretto al ritiro, nei confronti del padovano.
Didier Pironi, al 55º giro, mentre affrontava la curva del Casinò non riuscì a mettere una marcia, scivolò contro il guardrail
e ruppe una sospensione. Passò così a condurre Reutemann,
davanti a Laffite, Piquet, Jochen Mass, Mario Andretti e De Angelis.
Negli ultimi giri Mario Andretti fu costretto a una sosta ai box, che
gli fece perdere la possibilità di entrare in zona punti. Nel
giro 69, causa della pista scivolosa, De Angelis andò a sbattere
al Casinò, ritirandosi.
Nelle primissime posizioni non cambiò nulla: Carlos Reutemann
festeggiò la prima vittoria dell'anno, davanti a Laffite, Piquet.
Seguivano Mass, Villeneuve e Emerson Fittipaldi. Per il brasiliano si
trattò dell'ultimo dei 281 punti guadagnati in carriera, ponendolo,
all'epoca, al quarto posto nella classifica di tutti i tempi.
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La
Ferrari chiese alla Michelin, sua fornitrice degli pneumatici, gomme a
sezione più stretta, simili a quelle della stagione 1979.
La vettura italiana presentò alcune modifiche tecniche: freni Lockeed
di maggiori dimensioni, prese d'aria più grandi,
passo accorciato di 10
centimetri, alettoni anteriori più ridotti e posteriori in posizione più
avanzata.
La Goodyear decise di fornire i suoi migliori pneumatici alla Ligier e alla Williams.
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Il Gran Premio del Brasile 1980 è stata la seconda prova della stagione 1980 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 27 gennaio 1980 sul Circuito di Interlagos.
La gara è stata vinta dal francese René Arnoux, su
Renault; per il vincitore si trattò del primo successo nel
mondiale. Ha preceduto sul traguardo l'italiano Elio De Angelis su
Lotus-Ford Cosworth e l'australiano Alan Jones su Williams-Ford
Cosworth.
Per De Angelis si trattò del primo podio in una gara iridata.
Interlagos
domenica 27 gennaio 1980 - 40 giri x 7.874 km - 314.960 km
5o pole position per Jean-Pierre JABOUILLE - 7o pole position per Renault come costruttore
7o pole position per Renault come motore
Media : 200.470 km/h
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Nella
giornata del venerdì il miglior tempo fu di Jean-Pierre
Jabouille che chiuse in 2'21"40, nuovo record del tracciato. Secondo, a
quasi nove decimi di distanza, fu il suo compagno di scuderia
René Arnoux. Le Renault, vetture spinte da un motore turbo,
erano favorite dall'altitudine del tracciato, 850 metri sul livello del
mare, che in parte limitava la potenza dei tradizionali motori a
pressione atmosferica. Un altro vantaggio era dato dalla coperture
Michelin: la casa francese, pur in presenza di una temperatura elevata,
poté proporre degli pneumatici a mescola morbida. Ciò
favorì anche l'altra scuderia gommata dalla Michelin, la
Ferrari. Scheckter chiuse quarto e Villeneuve sesto. Il canadese nelle
libere del mattino era stato penalizzato da un problema all'impianto
dell'olio. Al termine delle prove vi fu un controllo tecnico specifico
sul peso di Ligier e Williams: tutte le vetture risultarono regolari.
Al sabato le condizioni meteorologiche mutarono; le prove della
mattina furono condotte sotto la pioggia, mentre per quelle ufficiali
tornò il sereno. Nessuno fu però in grado di battere il tempo fatto
segnare da Jabouille al venerdì. Per il francese si trattò così della
quinta pole position
iridata della carriera. Didier Pironi conquistò la prima fila,
mentre in seconda Gilles Villeneuve precedette Carlos Reutemann.
Arnoux, secondo al venerdì, venne scavalcato anche da Jacques
Laffite. I primi sette della classifica chiusero in un secondo di
spazio. Jody Scheckter terminò ottavo, penalizzato
dall'esposizione di bandiere gialle nel corso di un giro lanciato.
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Gran Premio di Francia - 1980
Il Gran Premio di Francia 1980 è stata la settima prova della stagione 1980 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 29 giugno 1980 sul Circuito de Le Castellet.
La gara è stata vinta dall'australiano Alan Jones, su
Williams-Ford Cosworth;
per il vincitore si trattò del settimo successo nel mondiale.
Ha preceduto sul traguardo i francesi Didier Pironi e Jacques Laffite, entrambi su Ligier-Ford Cosworth.
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La Talbot, azienda automobilistica francese
controllata dalla Peugeot, acquistò il 70% delle quote della
Ligier. L'accordo, dal lato sportivo, avrebbe portato all'entrata della
Talbot in Formula 1 dal 1981, con una vettura costruita da Ligier, a
motore Matra. La casa francese aveva, già nei mesi precedenti,
annunciato la sua volontà di entrare nella massima formula.
La Talbot, col nome di Talbot-Lago, aveva già preso parte a due
edizioni del campionato mondiale di F1, nel 1950 e 1951. In 13 gran
premi iridati la casa francese aveva ottenuto come miglior piazzamento
due terzi posti.
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La Williams
decise di montare pneumatici da 15 pollici sulla vettura di Alan Jones,
in luogo dei tradizionali pneumatici da 13 pollici. L'Osella
poté prendere il via noleggiando un motore Ford Cosworth DFV
dall'Ensign, che non si era qualificata.
Jacques Laffite
prese la testa al via, seguito da René Arnoux, Didier Pironi,
Alan Jones, Carlos Reutemann, Nelson Piquet e Alain Prost. Gilles
Villeneuve fu autore di un'ottima partenza che lo portò dalla
diciassettesima piazzola di partenza all'ottavo posto. Nel corso del
primo giro vi fu un duello tra Pironi e Arnoux: alla chicane prima della curva de L'ècole: Pironi attaccò Arnoux e si porta subito al secondo posto, poi Arnoux, sull'interminabile rettilineo del Mistral, sfruttò appieno la potenza del suo turbo ma Pironi fu capace di risuperarlo.
Laffite
iniziò a guadagnare un certo margine sugli avversari mentre nel
corso del secondo giro Arnoux passò ancora Pironi; intanto
Nelson Piquet aveva passato anche Reutemann ed era quinto dietro Jones.
Anche Alain Prost scavalcò Reutemann: vi erano così
quattro piloti francesi nei primi sei posti. Jones passò Didier
Pironi al giro quattro mentre Prost si ritirò per la rottura
dell'avantreno. Al quinto giro, alla chicane, Arnoux si vide affiancare e superare da Pironi e Jones, il pilota della Ligier passò secondo davanti a Jones e Arnoux.
Alan Jones riuscì a passare Pironi all'ottavo giro e, tre giri dopo, anche Nelson Piquet
saltò Arnoux. La classifica vedeva ora, dietro a Laffite, Jones, poi
Pironi, Piquet, Arnoux, Reutemann e Villeneuve. La gara del canadese
della Scuderia Ferrari fu penalizzata da un cambio gomme al giro ventisette: Villeneuve ripartì undicesimo.
Jacques Laffite
mantenne il comando fino al 35º giro quando venne passato da Alan
Jones alla chicane. Al giro 42 anche Didier Pironi passò
Laffite. Gilles Villeneuve, nel frattempo, fu capace di risalire in
ottava posizione.
Alan Jones vinse per la settima volta in carriera, precedendo Pironi, Laffite, Piquet, Arnoux e Carlos Reutemann.
La scelta tecnica della Williams in merito al diametro delle gomme
consentì all'australiano un minore degrado delle stesse, in quanto il
calore veniva dissipato su una superficie più ampia dello pneumatico.
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Il 1980 è l'anno della svolta: la F1
tende sempre più a trasformarsi da uno sport per pochi
appassionati ad un business multimiliardario; molti piloti di rilievo
come Fittialdi e Scheckter decidono di attaccare il casco al chiodo, al
loro posto si affacceranno sulla scena....degli individui allora
sconosciuti, tra i quali spiccano due figure quella di Alain Prost e
quella di Nigel Mansell.
Il 13 gennaio inizia la stagione 1980 sul circuito di Buonos Aires il
dominio della Williams comincia a farsi sentire, Alan Jones sul
circuito argentino ottiene prima la pole e poi la vittoria con la sua
Williams motorizzata Ford.
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Il turbo
La Guerra tra FISA e FOCA continua anche nel 1981 e
determina il rinvio del Gran Premio d'Argentina. Bernie Ecclestone minaccia di
organizzare un proprio Campionato del Mondo Piloti Professionisti (World
Professional Championship) ma fortunatamente le parti raggiungono un accordo
durante un incontro al vertice tenutosi a Maranello, avvenimento che in seguito
verrà ricordato come l'accordo Concorde. Nel lontano 1966, quando fu modificata
la formula che prevedeva i motori da 3 litri, fu inserita anche una disposizione
relativa all'impiego di motori da 1,5 litri a turbocompressione. In mancanza di
interessati tra gli attuali fornitori di motori e con l'esplosivo successo del
motore Ford-Cosworth, la possibilità di trovare una terza via fu lasciata nelle
mani di un esterno, un esterno la cui storia aveva intrecciato quella delle
corse fin dal primo Gran Premio. La Renault aveva tentato di vincere a Le Mans
con un motore a turbocompressione ma subì la rottura dei pistoni. Bernard Dudot
fu inviato alla Garrett AiResearch per studiare a fondo la bella arte della
turbocompressione. Finalmente nel 1979 il motore turbocompresso della Renault
viene montato su una macchina da Gran Premio. La BMW si unisce presto alle
ricerche, e l'era dei motori turbo vede finalmente la luce. Qualcuno aveva
pensato che i motori turbocompressi avrebbero consentito ai grandi costruttori
di sopraffare le squadre britanniche minori e la loro rinomata leadership nel
design dei telai.
Nel 1981 la Ferrari è ormai un laboratorio su campo per
macchine a turbocompressione, ma neppure un talento del calibro di Gilles
Villeneuve riesce a portare in gara questa macchina ancora poco maneggevole. La
McLaren è ora sotto il controllo di Ron Dennis e con John Watson alla guida di
una McLaren MP4 progettata da John Barnard è la prima auto con telaio in fibra
di carbonio a vincere il Gran Premio di Gran Bretagna. Il titolo viene assegnato
nella gara finale svoltasi a Las Vegas e Piquet con un quinto posto guadagna i
punti necessari alla sua incoronazione. Le macchine con motori a
turbocompressione hanno nel frattempo continuato a fare progressi ed alla fine
di quella stagione, avevano vinto sette gare su sedici. Per il 1982 vengono
modificate alcune regole e il divieto di utilizzo di bandelle mobili
obbliga le squadre a ridurre la distanza libera da terra a circa 25mm unitamente
ad una quasi totale mancanza di movimento delle sospensioni. I piloti
sperimentano una rigidezza in curva che in alcuni circuiti raggiunge i 4gs. Niki
Lauda, due volte Campione del Mondo, si fa convincere da un barile di denaro
offertogli dalla Marlboro ad unirsi a John Watson alla McLaren. Alan Jones
sceglie la strada opposta e se ne va dalla Formula 1 lasciando il proprio posto
alla Williams al finlandese Keke Rosberg. Il terzo concorrente al titolo
dell'anno precedente, Carlos Reutemann, si ritira anch'egli, ma solo dopo aver
partecipato alle prime due gare della stagione.. Le turbo di Ferrari, Renault ed
ora della Brabham dominano la gara d'apertura a Kyalami con Prost che passa per
primo la bandiera a scacchi. Le squadre britanniche continuano a combattere
contro i motori a turbocompressione in quella che presto sarà un battaglia
persa. La Brabham, avendo a disposizione sia motori turbo sia motori Cosworth
tenta la strada intermedia. Piquet sulla Brabham vince in Brasile ma solo dopo
essersi temporaneamente convertito ad un motore tradizionale. Le macchine turbo
hanno un chiaro vantaggio nei circuiti veloci ma il problema del "turbo lag"
diviene un handicap su circuiti costellati di curve. Solo dopo la gara di Spa
questa scuderia verrà trascinata con decisione nel mondo della
turbocompressione, grazie al proprio fornitore di motori, la BMW. Alla tappa
successiva, Long Beach, è il turno del non-ritiratosi Niki Lauda; la battaglia
tra FOCA e FISA sta per scatenarsi di nuovo. La Ferrari vince e la FOCA boicotta
il Gran Premio di San Marino;
ma una contesa tra i compagni di squadra della
Ferrari Didier Pironi e Gilles Villeneuve porta alla tragedia di Zolder. Villeneuve,
intenzionato a tutti i costi a qualificarsi davanti al suo rivale, va a sbattere
contro un più lento Jochen Mass. Villeneuve non avrebbe forse mai vinto un
campionato, il suo ideale era vincere a tutti i costi, non negoziare le
posizioni di arrivo per fare punti. Alla morte del giovane pilota canadese,
questo sport ha perso un diretto discendente di Bernd Rosemeyer e Tazio
Nuvolari. Le parole usate da Cyril Posthumas per ritrarre il pilota tedeco
dell'ante-guerra: "...lanciato come una meteora nel firmamento della gare
automobilistiche..." potrebbero valere anche per questo pilota la cui vita era
la velocità. Come spesso accade, ci rendiamo conto dell'importanza di quello
che abbiamo solo nel momento in cui lo perdiamo per sempre. La gara fu vinta da
John Watson per la McLaren. A Monaco piove ma Riccardo Patrese riesce a restare
in pista e a portare a casa la sua prima vittoria. Watson e Piquet conquistano
le due gare successive, rispettivamente Detroit e Canada. Al Gran Premio di
Germania la corsa per il titolo dovrebbe essere tra Pironi e Watson ma il pilota
della Ferrari subisce un incidente durante le prove per il quale riporterà
ferite tali da fargli terminare la carriera. Il Gran Premio di Svizzera, che si
corre a Digione, Francia, viene vinto da Rosberg ora in testa alla classifica.
La stagione si conclude con il Gran Premio dell'Ovest negli Stati Uniti, a Las
Vegas e nonostante sia Michele Alboreto su Tyrrell a vincere la gara, il titolo
resta in mano a Keke Rosberg. La battaglia tra auto con motori a
turbocompressione e auto a motore tradizionale è ormai finita, anche se a
parimerito, con 8 vittorie a testa.
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I fantastici motori dell’era Turbo
Una scalata alla potenza senza precedenti ha segnato anni irripetibili
della storia della Formula 1
Nel
1980 arriva alla McLaren Ron Dennis che rivitalizza un team ormai
vecchio, logoro ed avulso da una nuova F.1.
Dennis, aiutato dalla
Marlboro, rimodernò lo staff tecnico e strinse nuovi accordi
per la fornitura di materiali tecnologici, mai usati fin
d’ora nelle corse e poi diventati dominio
di tutti. In quel
periodo venne introdotto il telaio in fibra di carbonio, una
innovazione storica che fece mutare profondamente tutto il
“circus”.
Ma solo un telaio non poteva bastare,
quindi Dennis seppe trovare come partner per la nuova èra
un’azienda che gli avrebbe finanziato e prodotto un motore
turbo
su misura: la TAG. Con quest’ultima fu amore a prima vista tanto che i due
marchi si fusero per dar vita ad un’azienda che andava oltre
gli impegni in F.1.
La “TAG McLaren Group” da quel
momento è stata presente dalla F.1 alla produzione di auto
da serie, dall’elettronica per automobili alle
apparecchiature radio,
dalla gestione di tutto ciò che ruota
intorno ai due marchi, alla ristorazione ed alle sonde spaziali.
Grazie a questi sforzi, la McLaren seppe nuovamente risalire la china
iniziando un nuovo fortunato periodo ricco di soddisfazioni ed allori.
Il
TAG-Porsche era un motore voluto dalla McLaren, finanziato dalla TAG
Turbo Engines e progettato e fabbricato dalla Porsche con la tecnologia
più aggiornata.
Fu Barnard a proporre le caratteristiche di base del motore che
progettò Hans Metzger (Porsche): le dimensioni esterne, il
blocco motore in lega di alluminio
e magnesio, 6 cilindri con V minore
di 90°, le pompe e gli accessori del motore nella parte
anteriore per far spazio ai tubi di scappamento deviati verso l'alto
per ottenere il miglior effetto suolo possibile.
Questo motore prima di essere montato su una monoposto, fu ampiamente
testato su una vettura stradale appositamente modificata: la Porsche
935.
Sezione del motore Honda RA 168, vincitore dell’ultimo mondiale
dell’epoca turbo (1988).
Il basamento era in ghisa e per i cilindri si
impiegavano canne umide con bordino di appoggio superiore.
Si notino i
bilancieri a dito e i due turbocompressori IHI dalle dimensioni
impressionanti
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1985
850 CV a 11.000 giri/min con un doppio turbo simmetrico con la
particolarità di poter funzionare anche singolarmente e la
gestione elettronica era la Bosch-Motronic MP1.4.
1986
2 turbo KKK di nuovo tipo che sviluppavano 830 / 1100 CV a circa 11.500
giri/min.
1987
Pressione del turbo passata per regolamento a 4 bar tramite valvola
pop-off. In questa configurazione il motore sviluppava 900 CV a 13.000
giri/min.
Questo motore fu anche convertito per essere montato su una serie di
elicotteri.
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Ferrari 126 CK
1981 - la prima monoposto turbo di Maranello
I motori sovralimentati sono in grado di erogare potenze molto più
elevate di quelle fornite dai motori aspirati di eguale cilindrata.
All'interno di ciascun cilindro viene immessa a forza una superiore
massa di miscela aria-carburante e quindi, a ogni ciclo, viene
sviluppata una maggiore quantità di energia. Quindi a parità di regime
di rotazione, la potenza può essere molto superiore.
La sovralimentazione si ottiene dotando il motore di un dispositivo che
fornisce ai cilindri aria in pressione. In questo modo il motore riceve
aria più densa di quella a pressione atmosferica: nei cilindri viene
introdotta a forza una massa d'aria molto superiore a quella che
sarebbero in grado di aspirare liberamente.
Al crescere della pressione di sovralimentazione aumenta la potenza
erogata dal motore. Per evitare di incappare nella detonazione
(combustione di tipo esplosivo di parte della miscela aria -
carburante), man mano che si sale con la pressione di sovralimentazione
diventa necessario abbassare progressivamente il rapporto di
compressione.
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I dispositivi impiegati per sovralimentare i motori sono i compressori.
Nei primi anni di uso dei motori turbo i Costruttori impiegavano dei
compressori volumetrici (Alfa Romeo) o centrifughi (BRM) azionati
entrambi meccanicamente, ovvero collegati all'albero a gomiti da
ingranaggi o catene. In seguito per lungo tempo nessuno ha più
sovralimentato i motori fino a quando non sono apparsi sulla scena i
turbocompressori .
Questi dispositivi sono costituiti dall'abbinamento di due macchine fluidodinamiche:
- compressore centrifugo;
- turbina centripeta, azionata dai gas di scarico
La girante della turbina e quella del compressore sono montate sullo
stesso albero. Qualunque sia il tipo di dispositivo impiegato, l'aria
subisce un riscaldamento allorché viene compressa. Al di sopra di un
certo livello di sovralimentazione, si adottano egli scambiatori di
calori conosciuti come intercooler che abbassano la temperatura in modo
tale da farne aumentare la densità e diminuire le temperature massime
che vengono raggiunte all'interno dei cilindri.
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Villeneuve - Zolder
La Ferrari 126 CK è stata la vettura con cui la Ferrari ha corso la stagione
1981 ed è stata la vettura di Maranello con il motore turbo a gareggiare in
Formula 1Dopo un 1980 incolore con la ormai superata 312 T5, a Maranello si decise di
puntare tutto sul motore turbo ed abbandonare lo splendido boxer 12 cilindri
aspirato che, per i suoi ingombri, mal si conciliava con le esigenze
aerodinamiche delle auto
ad effetto suolo. Dopo che la Renault aveva aperto la
strada, si decise di puntare tutto sul motore sovralimentato. |
La progettazione della vettura era già iniziata a fine della stagione
precedente e durante le prov
e libere Gran Premio d’Italia
ad Imola,fu fatta
debuttare una vettura laboratorio.
Per la sovralimentazione vennero inizialmente
sviluppati sia il classico turbocompressore
che il Comprex (denominazione 126
CX), un compressore meccanico “ad onda di pressione” della Brown Boveri che,
essendocollegato all’albero motore, annullava il ritardo di risposta (il
cosiddetto turbo-lag) tipico del turbo.
Le prove proseguirono per tutto l’inverno e la primavera prima del campionato,
ma dopo le prime due gare del Mondiale la scelta cadde definitivamente sul più
affidabile turbocompressore. Il volumetrico si dimostrò troppo difficile nella
messa a punto e nella affidabilità. La Ferrari aveva progettato il motore con il
sistema di sovralimentazione incluso tra le due bancate, allargate a 120°,
accettando così un lieve innalzamento del baricentro. Questo la distingueva
dalla Renault, che aveva la V di 90° e i turbo che ingombravano le fiancate
all’esterno delle bancate. La motivazione della scelta era per liberare spazio
nelle fiancate per far defluire meglio l’aria del sottoscocca e massimizzare
l’effetto suolo. Negli ampi cassoni laterali trovano posto anche gli scambiatori
di calore per l’aria compressa destinata al motore.
Il telaio era il classico tubolare in alluminio, con alcune modifiche nella
parte posteriore, in quanto il turbo era molto meno ingombrante dell’aspirato.
Le sospensioni anteriori tradizionali, con la pinna superiore a bilanciere che
aziona la molla interna, mentre quelle posteriori quadrilateri
con bracci
regolabili.Il progettista di motore e telaio era Mauro Forghieri.
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I piloti per la
stagione 1981 Gilles Villeneuve e il nuovo arrivato Didier Pironi.
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La
vettura soffrì di problemi di telaio, ereditati dalla 312 T5 da
cui esso derivava, soprattutto sui circuiti veloci a causa della scarsa
rigidezza della struttura tubolare. Questo spiega anche perché i
successi arrivarono sui circuiti più lenti. La stagione fu
caratterizzata da alti e bassi, e la difficoltà di messa a
punto, unita alla scarsa affidabilità, ed ai problemi
di telaio che ne complicavano la guidabilità, impedirono ai
piloti Ferrari di poter lottare per il titolo. Villeneuve riuscì
a vincere due Gran Premi che sono rimasti nella memoria collettiva
grazie anche alle sue incredibili doti: Montecarlo, superando Alan
Jones nel finale e in Spagna al Jarama, resistendo per oltre 50 giri
agli assalti di Reutemann, Laffite e Watson. Il canadese compì
poi un’altra grande impresa al in Canada, terminando terzo
guidando con l’alettone accartocciato che gli impediva la visuale
e terminando poi senza ala, il tutto sotto una pioggia battente.
Più difficile e anonima la stagione per l’altro piltoa
Didier Pironi. |
A fine stagione la Ferrari fu quinta nella classifica costruttori.
La 126 CK
è stata l’ultima Ferrari interamente progettata da Mauro Forghieri.
Il modello
successivo, la 126 C2, verrà progettata dal nuovo arrivo a Maranello, il
telaista inglese Harvey Postlethwaite.
Ferrari 126 CK – Scheda tecnica - Lunghezza: 4,468 m - Larghezza: 2,110 m - Altezza: 1,025 m
Peso: 611 kg Carreggiata anteriore: 1,700 m - Carreggiata posteriore: 1,685 m - Passo: 2,718 m
Cambio: trasversale tipo 025, 5 marce e retromarcia
Motore: tipo 021 V6 di 120°, cilindrata 1.496,77 cc, sovralimentato con due
turbocompressori KKK,
potenza circa 560 CV a 11000 giri/minuto
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McLaren MP4/1
La McLaren MP4/1 fu la vettura del team McLaren che corse per ben tre anni nelle stagioni 1981 (MP4/1), 1982 (MP4/1B) e 1983 (MP4/1C e MP4/1E). La MP4/1 fu progettata da John Barnard
e ne vennero create varie versioni. Prima vettura nella storia della
Formula 1 a scendere in pista dotata di un telaio in fibra di carbonio[1], si rivelò una vettura discretamente veloce, ma fu raramente in lizza per la vittoria del campionato.
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La
MP4/1, prima McLaren dell'era di Ron Dennis, che diede inizio ai
modelli MP4, rappresentò una vera rivoluzione in Formula 1 in
quanto fu la prima vettura con telaio in fibra di carbonio a disputare
una gara nella massima categoria. Presentava inoltre maggiori
protezioni per il pilota e di conseguenza era anche molto sicura.
Vennero poi sviluppati i modelli B, C ed E. Il motore era il solito
Ford-Cosworth 3000 cm³ aspirato di 8 cilindri. La vettura era
una classica vettura ad effetto suolo, con minigonne e fondo incurvato
per incollare la vettura al suolo.
Il debutto è del 1981 con i piloti John Watson e l'italiano debuttante Andrea De Cesaris.
Dopo un inizio stentato arrivano i primi piazzamenti in zona punti,
sempre con l'esperto Watson, che culminano con la prima vittoria al GP di Gran Bretagna
proprio con il pilota inglese. Il campionato prosegue con altri
piazzamenti con Watson che finisce sesto nel mondiale piloti con 27
punti. Il campionato di De Cesaris è invece costellato da numerosi
incidenti e pochi risultati, che renderanno la sua posizione all'interno
del team molto precaria fino all'appiedamento a fine stagione.
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La stagione 1982 è molto più felice. La vettura viene aggiornata in versione "B". Ron Dennis
vuole fare le cose in grande e lo fa capire chiaramente con due
annunci: il ritorno di Lauda al volante di una sua vettura e l'accordo
con TAG Porsche per la futura fornitura per il 1983 di un motore turbo dalle alte prestazioni per puntare al mondiale.
Lauda non tradisce le aspettative e vince nel 1982 due Gran Premi, Long Beach e Gran Bretagna. Watson non è da meno e si impone in Belgio e a Detroit.
Addirittura lotta per il mondiale piloti fino all'ultima gara, anche se
va detto che il mondiale è stato atipico, segnato dalla morte di
Villeneuve e dal tragico incidente di Pironi così che a Rosberg
bastano 44 punti per diventare campione del mondo. Alla fine Watson
è terzo con 39 punti, gli stessi di Pironi, secondo per migliori
piazzamenti.
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Nel 1983, la McLaren MP4/1C, adattamento ai nuovi regolamenti aereodinamici, vince un solo gran premio, quello di Long Beach, USA Ovest,
2ª prova della stagione, con John Watson dove la scuderia ottiene una
doppietta, con Lauda che arriva 2º. Seguono altri 3 terzi posti: 2 con
Watson, a Detroit e a Zandvoort, e 1 con Lauda, nella gara d'apertura in
Brasile.
La vettura MP4/1C è caratterizzata da una particolare forma
aerodinamica (che passa inosservata, ma sarà copiata da tutti dopo il
1984) con le fiancate rastremate all'interno delle ruote per favorire il
flusso dell'aria dai lati delle ruote verso le fiancate.
Ormai senza un motore turbo non è pensabile però puntare al
titolo, neanche il nuovo motore Cosworth in versione DFY (vettura
aggiornata in MP4/1D) e finalmente a partire dal GP d'Olanda,
il Ford Cosworth aspirato viene sostituito (per le prime due gare solo
su una sola vettura) dal nuovo turbo TAG Porsche, che equipaggerà le
McLaren anche per le 4 stagioni successive.
La vettura (MP4/1E) di transizione è competitiva (Lauda è a lungo
in testa al gran premio finale in Sudafrica, prima di essere fermato da
un guasto) ma non ancora affidabile. La squadra porta a casa 34 punti
con il 5º posto in campionato; per i piloti, Watson è 6° con 22 punti (a
pari merito con Eddie Cheever) e Lauda è 10° con 12 punti.
Scheda Tecnica
- Lunghezza: 4.310 m - Larghezza: 2,05 m
- Altezza: 1,016 m - Peso: 585 kg - Carreggiata anteriore: 1,73 m -
Carreggiata posteriore: 1,67m
- Passo: 2,64 m - Telaio: materiali compositi, a nido d'ape con fibre di carbonio - Trazione: posteriore
- Cambio: Hewland 5 marce e retromarcia - Freni: a disco autoventilanti in alluminio - Motore: Ford Cosworth DFV
- Pneumatici: Michelin - Cerchi anteriori e posteriori: 13"-Num.cilindri e disposizione 8 a V (90°)
- Cilindrata: 2998 cm³ - Potenza: > 470 CV - Valvole: 32
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Le
nuove tecnologie introdotte dalla Renault e la Lotus sfociarono nella
celebre guerra tra la FISA
e la FOCA dei primi anni ‘80.
I
motori turbo erano macchine complesse di cui la disposizione limitava
l’effetto suolo "tunnel" sotto la vettura. Erano ancora una
tecnologia emergente ed era piuttosto difficile, espansivo in termini
finanziari per lo sviluppo, costruzione e resa in
affidabilità. Era supportato da molte scuderie manufattrici,
come Renault, Ferrari e Alfa Romeo che seguirono quella strada. In
opposizione, il motore poco costoso, affidabile e stretto della
Ford-Cosworth DFV – la sigla sta per Double Four Valve
– nei suoi due modelli 28 e 29, ancora usato dalla maggior
parte delle squadre più di una decade dopo la sua effettiva
introduzione, si prestava bene ed era altamente efficiente per la resa
aerodinamica effetto suolo. Questi due gruppi erano rappresentati da
due entità politiche – il governo dello sport
FISA, con a capo il francese Jean-Marie Balestre, e la FOCA, governata
da Bernie Ecclestone. Il primo gruppo sosteneva una stretta limitazione
all’effetto suolo per ottenere il massimo vantaggio dalle
loro potenti turbo. Il secondo gruppo invece sosteneva un effetto suolo
senza restrizioni per riequilibrare il deficit esistente sui cavalli di
potenza. Ma c’erano anche questioni finanziarie, che alla
fine dei conti risultarono quelle più importanti. In
confronto ai grandi costruttori con budget illimitati, quelli piccoli
desideravano avere una larga parte dei proventi della Formula 1 per
poter rimanere competitive.
Le battaglie tra FISA e FOCA durante i primi anni ’80
oscurarono gli eventi sulla pista. Il sudafricano Jody Scheckter diede
alla Ferrari il suo ultimo titolo mondiale nel 1979 prima dei suoi 21
anni di digiuno, ma l’attenzione era altrettanto focalizzata
sul giovane canadese Gilles Villeneuve.
L’australiano Alan
Jones e il finlandese Keke Rosberg portarono al successo Frank Williams
nelle rispettive stagioni 1980 e 1982, mentre il giovane brasiliano
Nelson Piquet vincere titoli per la scuderia Brabham di Ecclestone nel
1981 e 1983.
Patrick Depailler rimase ucciso nel 1980, durante una sessione di test
a Hockenheim, probabilmente a causa delle forti accelerazioni laterali
che causarono un black out nella veloce Ostkurve. Un doppio, impressionante colpo per la Ferrari nel 1982, con la morte
di Gilles Villeneuve, a causa di un grave incidente avvenuto durante le
prove del Gran Premio del Belgio a Zolder e le gravi ferite alle gambe
che fermarono la carriera del compagno di squadra Didier Pironi solo
poche settimane più tardi nelle prove del Gran Premio di
Germania ad Hockeneim, contribuirono a portare questa crisi sotto i
riflettori, e aiutando entrambe le parti a sedare le dispute per il
bene dello sport.
Le linee della Brabham BT49 ne fanno esteticamente una delle Formula 1 più belle mai realizzate.
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Nelson Piquet 1981 GP Monaco |
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La Brabham fu la prima vettura turbo a vincere il titolo mondiale nel
1983 con Nelson Piquet. |
L’antiquato DFV aiutò la serie nazionale
britannica Aurora che si gareggiò tra il 1978 e il 1980.
Come nel Sudafrica nella precedente generazione, le seconde vetture da
scuderie come la Lotus e la Fittipaldi
Automotive erano
all’ordine del giorno, anche se alcuni, come la March 781,
erano costruiti specificamente per quella serie.
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Il telaio di una monoposto di F1 è l'elemento strutturale più complesso
da realizzare per cui richiedendo più tempo viene subito commissionata
la sua progettazione e costruzione.La maggior parte dei team di F1
progettano e costruiscono da sè l'intero telaio. |
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Nel 1980 la serie vide
la sudafricana Desiré Wilson passare alla storia per essere
l’unica donna a vincere una gara su una vettura di Formula 1
quando trionfò a Brands Hatch con la Williams.
Dopo parecchi anni di oblio la McLaren fuse con Ron Dennis il Project-4
team di Formula 2. La McLaren MP4/1 (McLaren Project-4) introdusse nel
1981 il primo telaio a fibra composta di carbonio, un'innovazione che,
malgrado i dubbi iniziali sopra le relative reazioni dopo uno scontro,
venne adottato da tutte le squadre dalla metà della decade.
L’uso della fibra di carbonio composta al posto del classico
alluminio fece guadagnare all’automobile in termini di
leggerezza significativi, tuttavia mostrava maggior rigidità
e grip aerodinamico soprattutto nei pressi delle curve in
velocità..
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Lotus 81 1980 - Motore Ford
La Crisi
Il 1979 e il 1980 sono anni da dimenticare per il
costruttore di Ethel, biennio in cui Andretti, Carlos Reutemann,
l'italiano Elio De Angelis e Nigel Mansell non riescono ad ottenere
successi con la stagionata 79, con la deludente "wing car" 80 e con la
poco competitiva Lotus 81. Lo sponsor "tabaccaio" se ne va e al suo
posto arrivano nell'ordine Olympus, Martini&Rossi e Essex. Come
da tradizione Lotus, ad ogni periodo di crisi segue una intensa
attività di ricerca e sviluppo, anche in direzioni poco
ortodosse, al limite fra genialità e azzardo. Un esempio
lampante è rappresentato dalla Lotus 88 del 1981, vettura a
doppio telaio che doveva mettere in pratica una nuova teoria di scocca
portante e carrozzeria aerodinamica mobile indipendenti e racchiuse in
un'unica monoposto. L'opposizione delle altre squadre e della
federazione sopprimono sul nascere l'esperimento Lotus 88 e 88B, cosa
che lascia a Chapman l'unica possibilità di convertire la
vettura nella più tradizionale Lotus 87 e di partecipare
alla stagione senza risultati di rilievo. La Lotus 91 del 1982 consente
a De Angelis di conquistare il suo primo gran premio, quello d'Austria
che coincide anche con l'ultima vittoria per Colin Chapman, scomparso
il 16 dicembre dello stesso anno. L'arrivo del motore turbo Renault nel
1983 (93T e 94T) coincide invece con un deludente ottavo posto nella
classifica mondiale costruttori. Le cose migliorano un po' nel 1984,
quando la più evoluta Lotus 95T assicura il terzo posto
nella graduatoria iridata.
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Lotus 87 1981 - Motore Ford |
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Lotus 88: il simbolo di un’epoca al limite dei regolamenti
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1981 - Lotus 88
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La Lotus 88 poteva essere l'ennesimo colpo di genio
di Chapman in grado di fruttare alla casa inglese un nuovo titolo
mondiale. Poteva (naturalmente una volta sviluppata e migliorata) ...
se l'auto non fosse stata immediatamente messa al bando. Siamo nel 1981
e le così dette minigonne mobili finiscono fuori legge.
è la fine dell'effetto suolo .. o forse no.
Perchè Chapman studia una soluzione che consente di
sfruttare effiacemente l'effetto suolo nonostante la variazione
regolamentare: il "doppio telaio". L'auto viene però subito
bandita: già a Long Beach durante le prove l'auto viene
fermata. Anche l'appello è perso e così l'auto a
doppio telaio non può gareggiare.
Questo divieto fu accolto molto amaramente da Chapman. Purtroppo una
delle armi con cui gli avversari potevano cercare di bloccare le
innovazioni della Lotus erano i reclami. Il reclamo contro la Lotus 88
ebbe successo ma ciò che lascia un pò
indispettiti è constatare come quello stesso anno quasi
tutti i team stiano "barando" (anche se, in realtà, nel
rispetto del "lacunoso" regolamento) sull'altezza da terra. Sotto alle
vetture vengono infatti montati dei crick che alzano ed abbassano le
vetture: le alzano per le verifiche e le abbassano in pista. |
Murray,
progettista della Brabham, quello che nel 1978 aveva progettato la
vettura con la ventola per aspirare l'aria dal fondo vettura,
costruisce un sistema particolarmente efficace. Le sospensioni della
Brabham, infatti, "permettono di collegare il sistema di cric
pneumatico a un tirante che agisce sul gruppo con l'ammortizzatore".
Torniamo alla Lotus 88. Come doveva funzionare? Semplicemente, vi era
un telaio esterno con un suo sistema di sospensioni. Esso supporta i
carichi aerodinamici e su esso poggia la carrozzeria. Le sospensioni
del telaio vero e proprio devono solo pensare alla tenuta di strada.
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3 Considerazioni
(1) L'effetto suolo da lui ideato, aveva
portato,nel giro di pochi anni,ad un aumento impressionante della
deportanza delle vetture. (2) Il fondo delle vetture lavorava al meglio
solo a precise altezze da terra, con delle perdite mostruose di
deportanza anche per variazioni di pochissimi cm. dalla misura
ottimale. A tali problemi fino ad allora si era tentato di porre
rimedio utilizzando setup sospensivi sempre più rigidi,con
tutti i contro del caso. (3) Il doppio telaio fu la quadratura del
cerchio, con il primo, collegato quasi rigidamente alle ruote,atto a
trasferire su di esse il carico aerodinamico, ed il secondo collegato
tramite classiche sospensioni,non più rigidissime
perchè non più chiamate a far da tramite fra
carico aerodinamico e ruote. Detta così si spiega anche il
perchè della squalifica.
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Lotus 91 1982 - Motore Ford |
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Lotus 94T 1983 - Motore Renault |
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Lotus 95T 1984 - Motore Renault |
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Lotus 97T 1985- Motore Renault |
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La svolta giunge con Ayrton Senna, giovane fenomeno
strappato alla Toleman e compagno di squadra di De Angelis per il 1985,
al volante della Lotus 97T. L'asso brasiliano impone subito i propri
ritmi, piazzando 7 pole position stagionali e 2 vittorie, contro 1 pole
e 1 vittoria per l'italiano. La prima guida Lotus per il 1986
è ora Senna (affiancato dell'inconsistente Johnny Dumfries),
capace di 8 pole position e 2 vittorie con la 98T. La presenza in
squadra di un campione come Ayrton Senna porta in Lotus nel 1987 il
motore Honda turbo della 99T, accompagnato dal pilota collaudatore
Satoru Nakajima. Si tratta dell'anno in cui la Casa fondata da Chapman
cambia completamente livrea, assumendo il giallo brillante dello
sponsor Camel e raccogliendo le ultime 2 vittorie in Formula 1 e
l'ultima pole, sempre per mano di Ayrton Senna. |
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Lotus 99T 1987 - Motore Honda |
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Lotus 100T 1988 - Motore Honda |
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La partenza di Senna e l'arrivo di un campione
d'esperienza come Nelson Piquet non sortiscono grandi risultati nella
stagione 1988, conclusa al quarto posto nel mondiale costruttori con la
100T. Piquet e Nakajima "navigano a vista" nel 1989, quando la Lotus
101 motorizzata Judd non va oltre la sesta posizione nella classifica
iridata. La china di una discesa senza troppe prospettive sembra ancora
più ripida nel 1990, quando Derek Warwick e Martin Donnelly
totalizzano appena 3 punti con la 101B e la 102 motorizzate
Lamborghini. Identico risultato e nona posizione mondiale nel 1991,
anno in cui sulla Lotus 102B torna il Judd V8 e vede al volante Mika
Hakkinen, Julian Bailey e Johnny Herbert. La Lotus 102D e la 107 fanno
tornare i motori Ford e permettono ad Hakkinen ed Herbert di portare la
squadra in quinta posizione finale nel campionato 1992. La vettura si
presenta ormai come un mosaico di sponsor e colori, sintomo di una
raccolta frenetica, ma difficoltosa, di nuovi fondi. Il 1993 vede
l'uscita del pilota finlandese e l'ingaggio dell'italiano Alessandro
Zanardi, che sulla Lotus 107B ottiene l'unico punto della sua carriera
in Formula 1. Un brutto incidente per Zanardi a Spa e la deludente
coppia Herbert/Pedro Lamy lasciano la squadra al sesto posto finale.
L'ormai moribondo Team Lotus partecipa al suo ultimo campionato, quello
1994, con i piloti dell'anno precedente e i contributi di Mika Salo,
Eric Bernard e Philippe Adams, ottenendo zero punti con la 107C e 109
motorizzate Mugen Honda. Il 13 novembre 1994, con la conclusione del GP
d'Australia, si chiude la fase storica e originaria del Team Lotus. |
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Gran Premio d'Austria 1981
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Österreichring
domenica 16 agosto 1981 - 53 giri x 5.942 km - 314.926 km
8o pole position per René ARNOUX - 15o pole position per Renault come costruttore
15o pole position per Renault come motore
Media : 232.468 km/h
Il Gran Premio d'Austria 1981 è stata l'undicesima prova della stagione 1981 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 16 agosto 1981 sull'Österreichring.
La gara è stata vinta dal francese Jacques Laffite su
Ligier-Matra; per il vincitore si trattò del quinto successo nel
mondiale. Ha preceduto sul traguardo il connazionale René Arnoux
su Renault
e il brasiliano Nelson Piquet su Brabham-Ford Cosworth.
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La FISA e la FOCA
decisero di accettare la proposta di far disputare il quindicesmo, e
ultimo, gran premio della stagione, in un circuito allestito nei pressi
dell'Hotel Caesars Palace di Las Vegas, che aveva sborsato 8 milioni di dollari
per ottenere l'organizzazione della corsa. Il tracciato, molto tortuoso
e di fatto creato all'interno del parcheggio dell'albergo, venne
pesantemente criticato dai piloti. Mario Andretti, pilota dell'Alfa Romeo, lo definì una pista per i go-kart, e ne stigmatizzò la poca sicurezza per gli spettatori.
La
Lotus annunciò di aver rinnovato l'accordo coi piloti Elio De
Angelis e Nigel Mansell anche per la stagione 1982. Il pilota romano
però negò che fosse stato firmato questo prolungamento di
contratto
L'Alfa Romeo annunciò la presenza di una nuova versione della 179, la F; essa si ispirava alle forme della Lotus 87, in merito alla rastrematura dalle pance laterali.
La casa milanese non presentò per la vettura, non ancora pronta,
ma ingaggiò, nel frattempo, il tecnico francese Gérard
Ducarouge, in arrivo dalla Ligier.
La Toleman tentò, senza successo, di convincere Niki Lauda a tornare a correre, offrendo una propria vettura, nel suo gran premio di casa.
Al gran premio non partecipò la Fittipaldi: la scuderia brasiliana lamentava l'indisponibilità di motori e si trovava in una cattiva situazione finanziaria |
Il Gran Premio d'Austria
fu in dubbio sia per le non perfette condizioni di sicurezza della
pista sia per le difficoltà per gli organizzatori
che venivano
penalizzati anche dall'assenza di piloti locali o tedeschi.
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353º GP del Mondiale di Formula 1 - Gara 11 di 15 del Campionato 1981
L'altitudine
in cui si trova il tracciato favoriva le vetture dotate di motore
turbo. Il più rapido del venerdì fuRené Arnoux con
1'32"68. A seguire vi era il suo compagno di scuderia, Alain Prost e un
altro pilota che disponeva di una vettura con motore sovralimentato:
Gilles Villeneuve. Carlos Reutemann era quarto, il primo dei piloti con
motore a pressione atmosferica (staccato di due secondi e mezzo dal
tempo di Arnoux), mentre Nelson Piquet aveva chiuso sesto. Le gomme da
tempo portare dalla Goodyear (che riforniva sia la Williams che la
Brabham) si erano dimostrate poco competitive tanto che i piloti di
queste scuderie dovettere affrontare le qualifiche con gomme da gara.
Arnoux aveva toccato i 314 km/h, circa venti in più di quanto
raggiunto dalla vetture spinte con motore Ford Cosworth. In mattinata Didier Pironi uscì alla Hella-Licht S, danneggiando la parte anteriore della monoposto.
I primi tre si confermarono anche nella giornata del sabato. Arnoux scese a 1'32"018, conquistando così l'ottava pole position
in carriera nel mondiale, seguito da Prost e Villeneuve. A completare
la seconda fila fu ancora un francese, Jacques Laffite, mentre le
Williams furono relegate in terza fila. La sessione fu interrotta per
mezz'ora a causa della presenza sul circuito di alcuni cervi apparsi
dalle vicine foreste. Marc Surer, penalizzato da una costola fratturata
da un incidente nel precedente GP di Germania, riuscì a
qualificarsi per la gara anche se sulla sua vettura si era verificato
un principio d'incendio ai box.
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Nelson Piquet si aggiudicò il primo dei suoi tre titoli dopo un lungo duello con Carlos Reutemann.
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Il cartello slow e il tradimento
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La tensione è altissima, di macchine
competitive oltre alle due Ferrari e alle due Renault turbo non ce ne
sono.
Nei box si raggiunge un accordo: per metà gara si cercherà di dare
spettacolo, sorpassandosi e poi ridando la posizione iniziale, in modo
da tenere desta l’attenzione degli appassionati davanti alla TV. Al via e
per i primi giri tutto fila liscio, poi le due Renault di Arnoux e
Prost si ritirano. In testa rimangono le due Ferrari di Villeneuve e
Pironi. Dai box viene esposto il cartello “slow” rallentare,
come dire che non vale la pena correre il rischio di ritirarsi per
cedimenti meccanici.
Villeneuve obbedisce, Pironi invece continua con le
schermaglie: infila il canadese alla Tosa, Gilles pensa allo spettacolo
e si riprende la posizione. Invece è un duello vero e proprio e
Villeneuve lo capisce negli ultimi giri quando Pironi gli chiude la
porta in tutte le curve e gli impedisce di passare. Gilles capisce che
se forza la mano, le due Ferrari rischiano di uscire di pista. Quello
che era un amico, un compagno di lavoro, diventa a un tratto un traditore per Villeneuve.
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Gilles Villeneuve, a sinistra, con Didier Pironi,
sul podio, al termine della gara. Il canadese criticò pesantemente
il
suo compagno di scuderia per il comportamento tenuto in gara. |
Gilles
Villeneuve dopo il giro d'onore, si diresse al motorhome della Ferrari
ed apostrofò violentemente, a detta di molti presenti, il direttore
sportivo Marco Piccinini
(il canadese esclamò "Ed ora cercatevi un altro pilota!") che invece
non trovò nulla di insolito o di scandaloso nella vittoria di Didier
Pironi.
Villeneuve quindi salì controvoglia sul podio, solo per non fare un
torto alle autorità sanmarinesi e ritirare il piatto destinato al
secondo classificato, ma mostrando una grande contrarietà. Nel dopogara
il canadese ebbe un turbolento colloquio con Pironi, durante il quale lo
accusò di avergli rubato la vittoria e di essere un falso amico,
giurandogli che non gli avrebbe mai più rivolto la parola.
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Una fase della gara
con le Ferrari in testa
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Era
la fine di aprile del 1982 e Giller Villeneuve racconta, dopo qualche
giorno dalla fine del Gran Premio di San Marino sulla pista di Imola, le
sue impressioni e la sua rabbia contro il compagno di squadra Didier
Pironi. In quell'occasione, con le Renault fuori e le Ferrari in pieno
controllo della gara con Villeneuve avanti seguito da Pironi, a pochi
giri dalla fine arrivò l'ordine dalla Ferrari di controllare e non
correre rischi. A due giri dalla fine però il pilota francese sorpassa
Villeneuve alla Tosa e si porta al comando facendo infuriare non poco il
canadese che, anche se proverà a ripassarlo, non riuscirà a vincere
quel Gran Premio. Più di una persona disse che, probabilmente, la voglia
e la ferocia con cui Villeneuve affrontò mentalmente le qualifiche per
il Gran Premio di Zolder furono decisive. Probabilmente Villeneuve
voleva dimostrare di essere il più forte, senza nessun dubbio e spinse
oltre il limite, rischiando più di quanto si potesse realmente fare.
Questa è stata l'ultima intervista, chissà se ce ne fossero state altre
se quello "slow" arrivato dal box Ferrari fosse stato interpretato allo
stesso modo anche da Pironi.
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Gran Premio di Monaco 1982 - Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 23 maggio 1982 sul Circuito di Montecarlo. La
gara è stata vinta dall'italiano Riccardo Patrese su
Brabham-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò del primo
successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il francese Didier
Pironi su Ferrari e l'altro italiano Andrea de Cesaris su Alfa Romeo. Per quest'ultimo pilota si trattò del primo podio nel mondiale di F1.
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La vettura bianco-blu guidava in quel
pomeriggio di primavera sereno e festoso il Gran Premio di San Marino.
Dietro di lei, come una minaccia, c'era una Ferrari. Non una Ferrari
qualunque, ma "la" Ferrari di quegli anni, la numero 27, che aveva perso
il suo eroe l'anno prima, ma che grazie al suo indimenticato alfiere era
entrata nel mito. Dunque la vettura bianco-blu precedeva la numero 27 e
Imola, che l'anno prima aveva assistito al duello fratricida tra i due
ferraristi e li aveva persi entrambi pochi Gran Premi dopo, stava col
fiato sospeso. Aspettando quella vittoria, che, sul Santerno, avrebbe
"vendicato" il ricordo di Gilles Villeneuve. E chissà cosa sono il
destino, l'ansia di rivincita o il dolore.
La vettura bianco blu alle Acque Minerali uscì
di pista in una fumata di polvere. Dalle tribune le bandiere rosse che animano i circuiti
di tutto il mondo, ma che solo a Imola e a Monza sanno essere crudeli e
commoventi allo stesso tempo, si alzarono gioiosamente al cielo
accompagnate dal boato del pubblico. Patrick Tambay stava onorando la
memoria di Gilles Villeneuve. Su un muretto delle Acque Minerali Riccardo
Patrese stava assaporando, tra i fischi e lo sventolìo di bandiere rosse,
quanto è amaro essere piloti italiani su circuiti ferraristi. Quando penso
alla carriera di Riccardo Patrese il ricordo vola sempre a quella giornata
di Imola, perché anch'io ho fatto un salto di gioia vedendolo uscire di
pista. Perché invece di pensare al trionfo di un pilota italiano esigevo
la memoria di un pilota canadese volato via. E' stato "il senso di colpa"
di quel pomeriggio romagnolo a render caro alla mia memoria Riccardo
Patrese, uno dei migliori e più sottovalutati piloti italiani degli ultimi
anni, il decano di tutti i piloti della Formula 1. Le sue 256 presenze
sono ancora oggi un record lontano da ogni possibilità di essere battuto.
Nella sua lunghissima carriera Rick ha corso
per le squadre di serie B e per i top team, distinguendosi sempre per
tenacia, velocità e sfortuna. Ha conosciuto la delusione delle promesse
non mantenute e l'euforia della vittoria, la crudeltà dei colleghi e il
rispetto e la stima dei top manager. Non ci sono imprese epiche né grande
fortuna nel passato del ragazzo di Padova. All'inizio della carriera
correva per squadre disastrate che ne rendevano difficile la visibilità,
ma è riuscito, nonostante tutto, ad affacciarsi alla pole position con la
Arrows dei primissimi anni '80. Non ha mai goduto di buona stampa: il suo
carattere chiuso, la timidezza e la sfortuna, davvero tanta, tenace e
incredibile, gli facevano preferire altri colleghi. E a metà degli anni
'80 il pubblico e i media italiani gli preferivano Michele Alboreto, tanto
popolare e sopravvalutato perché correva per la Ferrari infelice del
dopo-Villeneuve. E poi, quando al termine della carriera, è approdato in
un top-team e ha potuto esprimere se stesso e il proprio talento, era in
squadra con Nigel Mansell, l'unico pilota che abbia saputo stringere, per
qualche arcana ragione, un rapporto di amore e odio tanto intenso con
Frank Williams.
Ma a leggere bene gli anni di Riccardo Patrese
si trova tanta storia della Formula 1 moderna. E ci sono tre
momenti
indimenticabili, tutti, è nello stile del vecchio Rick, negativi
per lui.
Sono Monza '78, Imola '83 ed Estoril '92. A Monza Riccardo fu
vittima
della peggiore vigliaccata che i piloti di Formula 1 e la loro
associazione abbiano mai commesso nei confronti di un
collega.Ricordo la confusione e l'incidente che coinvolse un numero
incredibile di
vetture.Il giorno dopo Ronnie Peterson, uno dei piloti più
apprezzati di quegli anni, morì all'ospedale Niguarda per le
conseguenze
di quell'incidente e nel dolore di quella morte il suo Paese, la
Svezia,
rinunciò alla Formula 1. Riccardo fu accusato dai colleghi di aver
innescato l'incidente con una manovra azzardata e fu considerato
per gli
anni successivi "il colpevole" della morte di Ronnie Peterson.
L'associazione Piloti gli impedì di prendere parte al Gran Premio
successivo. Patrese aveva allora 24 anni ed era uno dei piloti più
giovani
della Formula 1. Chissà quanta determinazione, quanta calma e
quanta
conoscenza di sé, in lui,
per non ribellarsi pubblicamente e
violentemente, per non denunciare costantemente l'impudenza e la crudeltà
di quella esclusione e il trattamento da paria a cui fu sottoposto per
anni, prima che Bernie Ecclestone lo chiamasse alla Brabham, facendone un
top-driver. Alcuni anni dopo fu poi stabilito che non aveva alcuna
responsabilità nella collisione fatale di Monza. Non risulta che alcuno dei colleghi, che
tanto male cercarono di fare alla sua immagine e alla sua carriera, si sia
scusato con lui. Tra loro, e questo mi dispiace sempre molto, c'era anche
Niki Lauda. Di Imola '83 si è già detto: se c'è un momento nero nella
storia del tifo ferrarista di questi anni, io lo identifico in quel
Riccardo Patrese fermo alle Acque Minerali tra bandiere rosse e pubblico
festante, tra fischi e scherno. Ti abbiamo mai chiesto scusa, per quel
gesto, Rick? Avrei voluto che la Formula 1, dopo quel giorno, fosse più
gentile di te. Dopo i successi con la Brabham (Rick ha vinto il GP di
Monaco 1982 e il GP del Sudafrica per il team di Bernie Ecclestone), sono
arrivati gli anni bui in Alfa Romeo e di nuovo in Brabham, culminati nella
morte di Elio De Angelis, nel 1986, ma caratterizzati sempre dai buoni
rapporti con i compagni di squadra, dallo stesso Elio a Eddie Cheever. E
poi è arrivata la Williams.
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Ricordo l'estate del 1987 in cui Frank Williams
si divertiva a dribblare i giornalisti italiani, che intuivano l'ingaggio
di Rick, e si lasciava scappare, di tanto in tanto, mezze parole per far
crescere le aspettative. La Williams stava concludendo l'era
Piquet-Mansell e dal 1988 avrebbe ceduto il primato a un'altra mitica
coppia, quella di Alain Prost e Ayrton Senna Da Silva sulla McLaren. Era
una delle squadre più importanti e più stimate della Formula 1, ma dal
1988 non sarebbe stata la più competitiva. Riccardo fece il suo dovere con
onestà, arrivando a vincere alcune gare. Nel 1990 arrivò a prendersi la
più bella rivincita della sua carriera, vincendo, in un tripudio di folla
finalmente rispettosa e contenta, il Gran Premio di San Marino. Era l'anno
del duello Prost su Ferrari-Senna su McLaren, ma il ragazzo di Padova
aveva conquistato il rispetto e l'affetto dell'Italia, diventandone il suo
più popolare rappresentante in Formula 1. Nella sua felicità Rick fu come
sempre misurato e sorridente.
Nel 1992 ci fu lo spettacolare incidente
dell'Estoril causato da Gerhard
Berger, che al fianco di Ayrton Senna, in McLaren, si distinse in varie
scorrettezze gratuite. Poco prima dell'ingresso della corsia d'ingresso ai
box l'austriaco strinse contro la Williams di Rick. Il contatto fu
inevitabile e la vettura dell'italiano decollò esibendosi in varie
carambole, prima di andare a cadere a pochi centimetri dal muretto dei
box. Come si suol dire, si sfiorò la tragedia. Ma Rick, ragazzo educato e
tranquillo, non si esibì in nessuna sceneggiata né pretese la squalifica
di Gerhard. Un altro stile, il suo.
Non si può dire che la sua carriera abbia
subito il declino. Rick ha lasciato al momento giusto. Approdato
alla
Benetton alla vigilia dell'era Schumacher, a quasi 40 anni,
affettuosamente chiamato "il nonno", stimato, rispettato e ancora
nel block-notes dei top-manager più importanti, ha preferito lasciare il
Circus
con i suoi record e la sua lunghissima storia di pilota italiano e
per
questo non troppo fortunato. Del resto il mito non si allea mai
con la
fortuna.
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Il titolo 1983, vinto da Piquet per la scuderia Brabham di Bernie
Ecclestone, che era ancora a capo dei diritti delle scuderie non
manifatturiere, fu il primo vinto da un motore turbo. Nel 1983, le
dispute tra la FISA e la FOCA vennero risolte e anche se la FOCA emerse
mostrando più forza, le scuderie avevano ottenuto qualcosa
di concreto. Entro il 1984, solo la Tyrrell lottava ancora con i vecchi
motori DFV. Il 1983 vide anche la 368° e ultima gara per
vetture di Formula 1 non valida per il campionato, la Race of Champions
a Brands Hatch, vinta dal Campione del Mondo uscente Keke Rosberg su
Williams Cosworth dopo una dura battaglia con lo statunitense. I problemi sulla sicurezza aiutarono finalmente a risolvere le dispute;
dopo quasi 50 anni, la potenza realizzata dalle vetture turbo potrebbe
infine battere i 640 cavalli di potenza (477 kW) prodotti dalle
sovralimentate Mercedes-Benz W125 del 1937, senza un consumo enorme di
carburante speciale molto esplosivo. Nel 1986, qualche motore viaggiava
oltre i 1000 cavalli di potenza (750 kW) nelle prove corte di
qualificazione. Il dinamometro della BMW, che riusciva a misurare i
1000 cavalli, era incapace di rilevare la misura di potenza dei loro
motori da qualifica - Paul Rosche ne stimava una largamente superiore
ai 1300 cavalli. Dopo il primo consumo di combustibile la spinta dei
motori turbo era limitata e venne così ridotta –
dalle 4-bar del 1987 alle 1.5-bar nel 1988 – per il 1988 i
turbo erano soltanto di poco più potenti delle leggere
vetture atmosferiche a 3.5 litri che erano state introdotte
l’anno precedente. I primi motori turbo videro anche
l’introduzione del rifornimento nella serie, ma questa
pratica venne vietata nel 1984.
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La monoscocca della Mp4/1
Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio - TAG Porsche 1.5 V6T - Trasmissione: Hewland FGA 400 a 5 marce manuali
Piloti: John Watson - Andrea De Cesaris - Niki Lauda
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DOMINIO DI MCLAREN E WILLIAMS
Con le controversie lasciate definitivamente alle spalle, le scuderie
di Formula 1 fiorirono con il resto degli anni ’80 e i primi
anni ‘90. Malgrado l’oppressivo dominio di due
squadre — McLaren e Williams — questo periodo
è visto dagli osservatori come uno dei più
luminosi nei 50 anni di storia della F1.
Niki
Lauda, al rientro dopo un primo ritiro nel 1982, batté
la giovane promessa e compagno di squadra Alain Prost nella corsa al
titolo nella stagione 1984 soltanto per mezzo punto di scarto, il
minore distacco dal secondo classificato registrato della storia.
Questo mezzo punto in sé scatenò polemiche in
quanto era arrivato dopo l’interruzione per pioggia del Gran
Premio di Montecarlo, che provocò l’assegnazione
di metà punteggio. Prost vinse quella corsa, ma il
debuttante Ayrton Senna destò grande impressione con la
modesta Toleman, piazzandosi secondo. Era il principio di una
rivalità tra i due uomini che continuò per quasi
un decennio. Ma nei primi anni, Prost aveva mantenuto il vantaggio,
guidando per la scuderia McLaren motorizzata con il turbo TAG Porsche
dove conquistò tre titoli mondiali in pochi anni, il primo
nella stagione 1985.
Quella 1986 fu un'altra stagione combattuta sino all’ultimo.
Le Williams motorizzate Honda di Nelson Piquet e Nigel Mansell
sembravano imbattibili, ma si rubarono punti l’uno con
l'altro, permettendo alla McLaren di Prost di rimanere vicino. Anche se
la Williams vinse facilmente il Campionato Costruttori in
quell’anno, il titolo piloti fu deciso solo al Gran Premio
finale della stagione, quello di Australia. Prost prese il secondo
titolo con molta fortuna, quando entrambi i piloti Williams soffrirono
di problemi agli pneumatici. Il 1987 vide uno sviluppo significativo
soltanto dalla Williams, con Piquet che guidando di sostanza nelle gare
vinse il suo terzo titolo davanti a Mansell.
La stagione 1987 vide anche il ritorno dei motori atmosferici in
Formula 1, dopo un’annata – quella del 1986
– caratterizzata soltanto dal turbo e considerata inoltre
quella delle vetture più potenti della storia. La cilindrata
fu aumentata a 3.5 litri, e i motori turbo vennero ristretti
nell’alimentazione della pressione nella stagione 1988 e
nella capacità del serbatoio per limitare il loro effetto,
con il divieto totale introdotto nel 1989. Tuttavia, gli ultimi motori
turbo avevano dominato, la Williams vinse facilmente nel 1987, e la
McLaren ritornò in splendida forma nel 1988 con il team dei
fuoriclasse Prost e Senna vincitore di 15 delle 16 gare in programma,
un record ancora oggi imbattuto. Fu Senna che emerse da vincitore,
conquistando il primo dei suoi tre titoli mondiali. |
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Nel 1989 i turbo erano banditi, ma il dominio della McLaren
continuò per le tre stagioni successive. Prost vinse il
terzo titolo nel 1989, Senna lo conquistò nelle stagioni
1990 e 1991. Il campionato venne guastato da un’acerrima
rivalità dai due piloti, culminata da una doppia collisione
nei Gran Premi del Giappone a Suzuka nel 1989 e 1990. Nel 1989 Prost
chiuse la porta durante un azzardato tentativo di sorpasso del compagno
di squadra mentre Senna più tardi si sentì libero
di buttare fuori dalla gara del 1990 Prost, al quale seguì
una rigida condanna dal vertice della Formula 1. Senna, naturalmente,
si era preoccupato della minaccia (e opportunità) portata
dalla risorta Williams, adesso motorizzata Renault, che si preparava a
dominare la Formula 1 per i successivi sette anni.
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G.P. del Belgio - 9 maggio 1982
Zolder
domenica 9 maggio 1982 - 70 giri x 4.262 km - 298.340 km
4o pole position per Alain PROST - 21o pole position per Renault come costruttore
21o pole position per Renault come motore
Media : 202.682 km/h
In
Belgio, durante le prove muore Gilles Villeneuve; stava effettuando il
suo giro di qualificazione e tampono'
per una incomprensione la March di
Mass.
L’incidente fu spettacolare cosi' come era, per uno strano
scherzo del destino, il suo stile di correre.
La domenica il G.P. venne
vinto da Watson mentre la Ferrari non partecipo' in segno di lutto.
Nel 1982 fu contro la sua vettura che Gilles Villeneuve urtò, prima di
decollare, e morire, a Zolder.
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Dopo un altro terribile incidente al GP di Francia che lo
vide protagonista assieme
a Mauro Baldi Mass decise di porre fine alla
sua carriera in Formula 1. In tutto 104 GP, con 71 punti conquistati,
una vittoria, due giri più veloci (Francia 1975 e Spagna 1976) e 5 giri
in testa. Fu l'ultimo pilota tedesco a vincere un Gran Premio prima
dell'avvento di Michael Schumacher, e l'unico a farlo fra il 1961 e il
1992. |
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Gran Premio d'Austria - 15 agosto 1982
Österreichring
domenica 15 agosto 1982 - 53 giri x 5.942 km - 314.926 km
7o pole position per Nelson PIQUET - 27o pole position per Brabham come costruttore
Prima pole position per BMW come motore
Media : 244.158 km/h
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Il lancio in aria dell'ultimo cappellino
Il Gran Premio d'Austria 1982 è stata la tredicesima prova della stagione 1982 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 15 agosto 1982 sull'Österreichring. La gara è stata vinta dall'italiano Elio De Angelis su Lotus-Ford Cosworth;
per il vincitore si trattò del primo successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo il finlandese Keke Rosberg su Williams-Ford
Cosworth
e il francese Jacques Laffite su Ligier-Matra.
Elio De Angelis precedette sul traguardo Rosberg per soli 0"050;
tale risultato rappresenta il quarto distacco più ridotto, tra primo
e
secondo in un gran premio, nella storia del mondiale di Formula 1.
Il poleman
Nelson Piquet mantenne il comando alla partenza, conducendo davanti a
Alain Prost e Riccardo Patrese. Nelle retrovie vi fu una collisione tra
le due Alfa Romeo: Derek Daly era
rimasto fermo con un problema alla frizione, Andrea De Cesaris si
spostò prima sulla destra poi rientrò andò verso
l'esterno del tracciato ove colpì Bruno Giacomelli; tutti e tre
i piloti furono costretti all'abbandono. Già nel corso del primo
giro Patrese ripassò Prost, mentre al giro dopo l'italiano
passò a condurre superando Piquet. Sempre nel secondo giro
Tambay soffrì per una foratura mentre Alboreto uscì di
pista, nel tentativo di passare Keke Rosberg.
La gara vedeva perciò in testa le due Brabham, seguite dalle due Renault, Elio De Angelis, Keke Rosberg e Derek Warwick.
Quest'ultimo passò poi Rosberg, entrando nella zona dei punti. La gara
di Warwick terminò all'ottavo giro, con la sospensione rotta; poca prima
anche l'altro pilota della Toleman Teo Fabi aveva abbandonato, quando era settimo.
Al giro 16 Arnoux si ritirò col motore fuori uso. Due giri dopo
Piquet entrò ai box per il cambio gomme programmato, dopo che per tre
gare questa strategia non aveva potuto essere implementata. Il
brasiliano entrò però troppo presto, cogliendo di sorpresa i propri
meccanici. Piquet rientrò in gara quarto. Al giro 23 anche il compagno
di scuderia Riccardo Patrese
effettuò il cambio gomme: questo fu molto più rapido e ciò permise
all'italiano di tornare in gara primo, davanti a Prost, De Angelis,
Piquet e Rosberg.
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Al 28º giro si ruppe il motore BMW di Patrese, che alla Texaco,
uscì di pista e fu rischiò di colpire una fotografa. La
gara dell'altra Brabham durò soli altri quattro giri: Piquet fu
fermato da un guasto elettrico. La classifica era così comandata
da Alain Prost, seguito da Elio De Angelis (staccato di trenta
secondi), Keke Rosberg, Jacques Laffite e, a un giro Niki Lauda e Mauro
Baldi. Al 47º passaggio Baldi cedette la sesta posizione a Tambay.
Al giro 49 il guasto all'alimentazione costrinse Prost al ritiro. Si mise a condurre Elio De Angelis,
per la prima volta nella sua carriera in F1. Al giro 50 Tambay passò
anche Lauda mentre Rosberg si avvicinava a De Angelis, che
all'improvviso cominciò ad accusare noie al cambio.
Nel corso dell'ultimo giro, il finlandese riuscì ad azzerare il
distacco e si portò in scia al pilota italiano, tentando senza successo
un paio di attacchi. Dopo l'ultima curva, le due vetture transitarono
praticamente appaiate sul traguardo, dove l'italiano riuscì a prevalere
per soli 0"050, all'epoca secondo distacco più ridotto per una gara di
Formula 1. Elio De Angelis vinceva così la sua prima gara iridata in F1, settantunesimo pilota capace dell'impresa;
fu anche il 150° successo per una vettura motorizzata dal Ford Cosworth
DFV, e l'ultimo successo per il Team Lotus con Colin Chapman vivente.
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Detroit
domenica 6 giugno 1982 - 62 giri x 4.012 km - 248.744 km
5o pole position per Alain PROST - 23o pole position per Renault come costruttore
23o pole position per Renault come motore
Media : 133.072 km/h
L'Alfa Romeo
mise in dubbio la prosecuzione del suo impegno in F1, almeno come
costruttore, per la stagione 1983. La casa italiana era infatti propensa
solo a rifornire i propri motori, a scuderie quali Ligier, Tyrrell o Williams.
Eddie Cheever, pilota statunitense della Ligier, sarebbe passato, per la stagione 1983, alla Renault, per fare coppia con Alain Prost.
Sulla vettura di Keke Rosberg
venne montato un apparato radio ricetrasmittente che lo collegava coi
box, già provato nel corso del fine settimana di Monza.
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Il Gran Premio di Las Vegas 1982
è stata la sedicesima, e ultima, prova della stagione 1982 del
Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa sabato 25 settembre
1982 sul Circuito del Caesars Palace di Las Vegas. La
gara è stata vinta dall'italiano Michele Alboreto
su
Tyrrell-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò del primo
successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo
il britannico John Watson su McLaren-Ford Cosworth e lo statunitense Eddie Cheever su Ligier-Matra.
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Gran Premio d'Olanda
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Zandvoort
sabato 3 luglio 1982
72 giri x 4.252 km - 306.144 km
13o pole position per René ARNOUX - 24o pole position per Renault come costruttore
24o pole position per Renault come motore
Media : 206.205 km/h
Il Gran Premio d'Olanda 1982
è stata la nona prova della stagione 1982 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa sabato 3 luglio 1982 sul
Circuito di Zandvoort. La gara è stata vinta dal francese Didier Pironi
su Ferrari; per il vincitore si trattò del terzo, e ultimo,
successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il brasiliano Nelson
Piquet su Brabham-BMW e il finlandese Keke Rosberg su Williams-Ford
Cosworth.
Al quindicesimo passaggio Piquet ebbe la meglio su Arnoux, ponendosi al
terzo posto. La gara del francese s'interruppe poco dopo,
al giro 21,
quando andò dritto alla prima curva, e uscì di pista a quasi 260 km/h.
La monoposto finì sulla barriera fatta dagli pneumatici:
venne
parzialmente distrutta ma Arnoux subì solo una forte contusione alla
gamba sinistra.
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Bernie Ecclestone si recò, a fine giugno, a Mosca
per incontrare i massimi dirigenti della Federazione Motoristica
sovietica e concordare
la tenuta di un Gran Premio nel Paese. Il
tracciato sarebbe stato disegnato nei viali attorno all'università.
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La Brabham affidò anche a Riccardo
Patrese un modello BT50 a motore turbo BMW, modello portato alla
vittoria dal compagno di scuderia Nelson Piquet nel precedente gran
premio a Montreal. La Williams testò una vettura a motore BMW in un
sessione di prove sul tracciato di Brands Hatch, con Keke Rosberg, ma
proseguì in campionato a schierare una vettura a motore Ford Cosworth.
La gara non era inizialmente inserita nel calendario mondiale per il
mancato pagamento, da parte degli organizzatori, della tassa necessaria
per l'iscrizione al campionato. Dopo la regolarizzazione della posizione
la gara venne reinserita. Il gran premio si disputò al sabato, come l'edizione del 1969.
La
Scuderia Ferrari tornò a impiegare due vetture: assieme a Pironi
la casa italiana schierò un altro francese, Patrick Tambay.
Tambay aveva esordito in Formula 1, come Gilles Villeneuve, nel Gran
Premio di Gran Bretagna 1977 (anche se, nella gara precedente, era
presente ma non si era qualificato), a bordo di un'Ensign della
Theodore Racing. Era poi passato alla McLaren tra il 1978 e il 1979, in
seguito, nel 1981, aveva corso nuovamente per la Theodore, e a fine
stagione per la Ligier. Il suo miglior risultato era stato il quarto
posto nel Gran Premio di Svezia 1978. Partecipò alla gara
regolarmente anche Didier Pironi, uscito di pista, sul Circuito di Le
Castellet a metà giugno, ad alta velocità. Nell'impatto
il francese s'incrinò una costola.
La
Lotus sostituì l'infortunato Nigel Mansell col pilota di
riserva, il brasiliano Roberto Moreno, al debutto nella massima
formula, e contemporaneamente impiegato nella F3 inglese. Alla Theodore
Racing tornò il pilota titolare, Jan Lammers, che prese il posto
di Geoff Lees. Si rividero, dopo due gare di assenza, le Toleman,
mentre l'Osella, per sostituire Riccardo Paletti, deceduto nel corso
del precedente Gran Premio del Canada iscrisse Piercarlo Ghinzani,
già impiegato in un paio di occasioni nel 1981.
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Ghinzani
non prese comunque parte all'evento. A causa dell'alto numero di
iscritti si effettuarono nuovamente le prequalifiche. Nella
sessione di prove, che si disputò sul tracciato olandese a fine
giugno, Elio De Angelis, su Lotus, fece segnare il miglior tempo, con
1'17"5, nuovo record ufficioso della pista.
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La Stagione da non dimenticare -
1982 |
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Il 1982 è l'anno delle innovazioni
studiate, nella maggiorparte dei casi, per raggirrare il regolamento;
si assiste alla trasformazione dei telai da monoscocche a strutture
deonominate "sandwich" ed inoltre viene introdotto l'utilizzo della
fibra di carbonio, materiale che consente un alleggerimento pari al
40%. La lotta tra motori turbo e quelli aspirati induce i progettisti
di quest'ultimi a realizzare vetture estremamente leggere spesso di
peso inferiore a quello previsto da regolamento, l'escamotage adottato
allora consisteva nel riempire serbatoi in realtà inutili.
L'inizio del mondiale è caratterizzato dallo sciopero dei
piloti che si rifiutano categoricamente di partecipare alle prove del
giovedì sul circuito sudafricano; il movente dello sciopero
è celato dal particolare contratto che lega Lauda alla
Mclaren, in pratica questo genere di ingaggio farebbe diventare i
piloti "proprietà" delle scuderie, situazione analoga a
quella che si verifica attualmente nel mondo del calcio.
Dopo essersi rinchiusi per una notte intera in un alloggio, e
minacciando di disertare il GP, si giunge finalmente ad un accordo; ai
piloti viene mantenuto il "solito" contratto mentre la superlicenza
affidata a Lauda e definita dallo stesso austriaco "schiavistica",
viene definitivamente archiviata.
23 Gennaio 1982 - Kyalami 77 giri x 4.104 km - 316.008 km.
Ha inizio così la prima gara del mondiale: Subito dopo il
via, Alain Prost guida la gara con la sua Renault turbo, in pieno
rettilineo si fora il pneumatico posteriore sinistro, il francese
riesce a controllare straordinariamente la monoposto, e guidando, da
vero veterano, rientra ai box dove i meccanici sono pronti per il
cambio le gomme. Al suo rientro in pista è doppiato ma in
sei giri rimonta eccezionalmente e supera, addirittura, Arnoux leader
della gara, il trionfo è così a portata di mano
dell'emergente giovane francese!!
In Brasile si disputa il secondo G.P. della stagione: Villeneuve illude
i ferraristi finchè Piquet nel tentativo di sorpassarlo lo
spinge sul prato per il canadese è praticamente impossibile
mantenere il controllo della sua monoposto.....è fuori.
Dopo la seconda gara Carlos Reutemann annuncia il suo ritiro dal mondo
della F1.
Il terzo GP si corre a Long Beach dove Andrea de Cesaris ottiene la sua
prima pole-position della stagione a bordo dell'Alfa. In gara de
Cesaris mantiene la sua posizione per 14 giri dopo deve arrendersi
all'assalto di Lauda, che anni dopo aver lasciato la F1 torna sul
gradino più alto del podio.
Si giunge così alla seconda edizione del G.P. di San Marino:
l'aria è abbastanza tesa, a causa dell'esclusione dal GP di
Brasile dei piloti Piquet e Rosberg, le loro monoposto , infatti, a
seguito di minuziose verifiche tecniche, sono risultate essere
sottopeso. Questo "cavillo" riapre una dura polemica legata alle norme
di progettazione dei telai, la gara è, così,
disertata da diversi team.
I 14 piloti che partecipano alla gara, danno comunque vita ad un GP
entusiasmante, si assiste prima al duello tra Renault e Ferrari e poi,
dopo il ritiro di Arnoux, al duello tutto ferrarista tra Pironi e
Villeneuve. Al 45° giro, dopo il ritiro di Arnoux, dal muretto
Ferrari viene esposto il cartello "Slow +45", cartello dal significato
ambiguo che viene interpretato, infatti, diversamente dai due piloti
della scuderia: Per Villeneuve, significa mantenere la posizione,
mentre per Pironi significa che il suo compagno di squadra, sino ad
allora in testa alla gara, gli debba lasciare strada così il
francese supera Villeneuve, lo stupore del canadese è
evidente, Gilles interpreta il gesto di Pironi come un'affronto, una
sorta di sfida aperta......I due danno così vita ad un
acceso duello, all'ultimo giro, alla Piratella, Pironi supera
definitivamente Villeneuve e si aggiudica il GP. Il canadese
è molto risentito del comportamento del compagno... e
lascerà trapelare questo "malumore" nella gara successiva.
9 Maggio 1982 - Zolder 70 giri x 4.262 km - 298.340 km.
Villeneuve arriva a Zolder con una solo obiettivo: battere Pironi.
Sabato 8 maggio 1982 diviene, così, il giorno più
nero della storia Ferrari: Negli ultimi minuti delle qualifiche
Villeneuve, nonostante monti pneumatici già abbondantemente
usurati, si lancia all'inseguimento di Pironi, che lo precede di due
posizioni, nella curva a sinistra prima della Terlamenbocht il canadese
non riesce ad evitare la March numero 17 di Jochen Mass, sono le 13:52,
la Ferrari di Gilles dopo aver tamponato a 260 km/h la March, si
impenna in aria compiendo una serie di terrificanti giravolte, il
seggiolino di Gilles strappa le cinture e il pilota viene proiettato in
aria finendo contro un paletto a bordo pista; la diagnosi è
preoccupante, distacco netto tra la prima e la seconda vertebra
cervicale. Alle 21:12 il pilota canadese, che non si è mai
risparmiato, che ha frantumato semiassi, cambi, frizioni, freni, che ha
sempre dato tutto per vincere, per entusiasmare la folla, il pilota che
diceva ai suoi meccanici "datemi una macchina al 60%, al resto penso
io" ........ si spegne per sempre.....
Ma, lo spettacolo continua...... quindi giorni dopo è la
volta del G.P. del Belgio, la Ferrari decide di non partecipare in
segno di lutto; la vittoria va a Watson davanti a Rosberg.
Nel G.P. di Montecarlo la scuderia di Maranello partecipa con un solo
pilota dato che Reutemann ha rinunciato alla l proposta di ingaggio da
parte del Drake. La gara si conclude sorprendentemente: Prost detentore
della leadership sino al 73° giro sui complessivi 76, perde il
controllo della sua Renault e finisce contro il guard-rail. Al comando
passa Patrese con la Brabham, mentre le condizioni atmosferiche
precipitano rapidamente, l'italiano finisce in testa-coda e perde delle
posizioni. Tocca allora a Pironi, ma il francese è tradito
dall'alimentazione della sua Ferrari, è costretto a
parcheggiare la monoposto sotto il tunnel. De Cesaris, che seguiva
Pironi, passa al comando, ma circa 200 metri dopo anche la sua Alfa
Romeo è k.o. A tagliare il traguardo davanti a tutti
è nuovamente Riccardo Patrese con una vettura leggermente
accidentata ma comunque capace di camminare.
Il mondiale si trasferisce in America e per la prima volta si corre sul
circuito cittadino a Detroit, a vincere la gara è Watson
davanti a Pironi, quest'ultimo otterrà anche la pole nel
G.P. del Canada a Montreal. Sul circuito canadese si assiste ad una
nuova tragedia: la Ferrari di Pironi al via non parte, il francese
viene evitato da tutti ad eccezione di Riccardo Paletti, che partito
dall'ultima fila, non riesce ad evitarlo: l'impatto sarà
fatale per il giovane Paletti; è il 13 giugno.
La gara, per la cronaca, è vinta da Piquet davanti a Patrese
e Watson. Al ritorno in Europa, Watson è leader della
classifica mondiale mentre la Ferrari ingaggia Tambay a Pironi.
Ritorno in pista vincente per la Ferrari che si aggiudica il GP
d'Olanda con Pironi ed arriva seconda e terza in Gran Bretagna,: A
Brands Hatch nel giorno della seconda vittoria di Lauda, Pironi arriva
secondo e Tambay terzo. Pironi passa così in testa al
mondiale piloti.
8 Agosto 1982 - Hockenheim 45 giri x 6.797 km - 305.865 km.
In Francia Pironi aumenta, ancora, il suo vantaggio nei confronti di
Watson, nel G.P. in cui si manifestano in modo evidente le
rivalità tra i due piloti Renault, Pironi giunge terzo
portando a 9 punti il distacco dal secondo classificato. Quindici
giorni dopo sul circuito di Hockenheim piove a dirotto mentre si stanno
disputando le prove del G.P., Pironi non vede in tempo la Renault di
Prost...l'impatto è inevitabile, il pilota della Ferrari
subisce gravi ferite ad entrambi gli arti inferiori, i medici sono
certi: il francese non potrà guidare mai più.....
finisce così, nel modo più drammatico possibile,
la carriera di uno dei piloti emergenti della formula uno.
Il giorno dopo si disputa la gara e, ironia della sorte, è
Tambay ad ottenere il suo primo successo in F1 imponendosi davanti a
Piquet e Rosberg.
A Zeltweg sale sul gradino più alto del podio un pilota
italiano il romano Elio de Angelis che si aggiudica in volata una gara
estremamente equilibrata; il distacco da Roseborg, secondo,
è di soli 125 millesimi.
A Digione nel G.P. di Svizzera il finlandese Keke Rosberg vince la sua
unica gara e si porta in testa al mondiale scavalcando Pironi fermo da
venti giorni.
A Monza nel G.P. d'Italia la Ferrari ingaggia Mario Andretti che
ottiene la pole; la gara è comunque vinta da Arnoux mentre
Andretti si classifica terzo dietro a Tambay.
Il 25 settembre si corre, l'ultima gara della stagione, a Las Vegas,
Rosberg resta in zona punti mentre la gara è vinta da un
giovanissimo Michele Alboreto su Tyrrell davanti a Watson. La Ferrari
vince il titolo costruttori mentre Keke Rosberg diventa campione del
mondo, aggiudicandosi una sola gara ma gareggiando in modo estremamente
intelligente.
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Gran Premio del Canada 1982
Montréal
domenica 13 giugno 1982 - 70 giri x 4.410 km - 308.700 km
3o pole position per Didier PIRONI
91o pole position per Ferrari come costruttore - 91o pole position per Ferrari come motore
Media : 181.421 km/h
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Il
13 giugno 1982, giorno della gara, Didier Pironi, che era in pole
position, ebbe un inconveniente al via ed il motore della sua Ferrari
si spense. Il francese lo segnalò prontamente agitando le braccia, ma
la direzione gara autorizzò comunque la procedura di partenza, e,
quando si accese il verde, le altre macchine riuscirono comunque ad
evitarne la vettura; solo Paletti, che partiva dall'ultima fila e aveva
quindi la visuale oscurata dai concorrenti che lo precedevano, non fu
in grado di reagire in tempo e tamponò violentemente la Ferrari da
tergo quando aveva già raggiunto una velocità di circa 180 km/h.
Paletti perse subito conoscenza rimanendo intrappolato nell'auto.
Le ferite riportate nella zona toracica, piuttosto gravi, resero fatale
l'inalazione delle sostanze estinguenti che preclusero ogni possibilità
di rianimarlo; inoltre aveva subito la frattura della gamba sinistra e
della caviglia destra.
Paletti impegnato al Gran Premio
di San Marino 1982. |
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Riccardo Paletti |
Riccardo Paletti impegnato in una gara di Formula 2 del 1981
sul Circuito di Vallelunga. |
Paletti fu la seconda vittima in Formula 1 quell'anno; solo poche
settimane prima Gilles Villeneuve aveva perso la vita sul circuito di
Zolder. A rendere più triste la situazione fu la presenza della madre
tra gli spettatori del Gran Premio che era giunta li, all'insaputa del
figlio. Riccardo Paletti riposa nel Cimitero Maggiore di Milano.
Pironi uscì immediatamente dalla propria vettura per aiutare il collega
insieme ai commissari di gara, ma pochi secondi dopo la benzina che era
fuoriuscita dal serbatoio dell'Osella
prese fuoco e la monoposto fu completamente avvolta dalle fiamme.
L'incendio fu rapidamente domato ma il pilota, pur non ustionato, non
dava segni di vita; estratto dalla sua macchina dopo oltre venti minuti e
portato in ospedale, morì poco dopo il ricovero.
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Banco prova BMW, 1983
Questo
motore venne progettato dall'ingegnere tedesco Paul Rosche, per conto
della Brabham Organization, scuderia inglese di proprietà di
Bernie Ecclestone, che decise di adottare motori turbo al posto dei
vecchi Ford Cosworth DFV ad aspirazione naturale.
Venne introdotto nella stagione 1982, e dopo sole ventisette gare si aggiudicò il campionato piloti del 1983,
con il brasiliano Nelson Piquet, mentre il campionato costruttori
andò alla Ferrari.
Ciò dipese anche da un progetto molto ben riuscito, ossia la
vettura Brabham BT52 che lo montava, a cura del sudafricano Gordon
Murray.
Ma negli anni successivi, la Brabham subì un progressivo calo di
prestazioni che non le permisero più di competere ai livelli del 1983.
Allo stesso modo ne risentì il motore che, montato su vetture poco
competitive, non veniva sfruttato al meglio delle sue capacità.
Oltre alla Brabham è utilizzato da altre scuderie, quali la ATS, la Arrows, la Benetton,
e la Ligier.
Tra l'altro con queste squadre non ha mai brillato, eccezion fatta per
la Benetton, la quale con questo motore ha ottenuto la sua prima pole
position e la sua prima vittoria in Formula 1 nei gran premi di Austria
e Messico, con Teo Fabi e Gerhard Berger.
Nel 1987 e nel 1988
la Arrows utilizzò questo motore, non col marchio BMW, ma col marchio
Megatron, la quale era una compagnia di assicurazioni statunitense,
nonché uno dei principali sponsor del team, che grazie ai suoi fondi
garantì un motore competitivo anche se non ufficiale, poiché non
beneficiava dell'assistenza diretta della casa, ma era preparato come
negli anni precedenti dallo specialista svizzero Heini Mader.
Lo stesso accadde per la Ligier nel 1987, che, in extremis,
decise di equipaggiare le sue auto col BMW a marchio Megatron in luogo
del nuovo motore Alfa Romeo 415/85T, che presentava caratteristiche similari.
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Il 1983 si situa in piena era turbo con propulsori da 900 cavalli in gara e da 1200 in qualifica. |
E' stato il motore più potente della storia: la BMW
M12/13. Si disse che potesse erogare fino a 1300 CV dai 730 iniziali. Venne
introdotto sulla Brabham nel 1982 e divenne iridato l'anno dopo. Fu utilizzato
da altre scuderie quali l'ATS, l'Arrows (dal 1984 al '86), la Benetton e la
Ligier. Quando esordì pochi avrebbero scommesso sulla sua buona riuscita poiché
derivava da un vecchio monoblocco BMW e aveva un'architettura a 4 cilindri in
linea. Altri dati: cilindrata 1.499 cc, sovralimentazione con turbocompressore
KKK o Garrett, massimo regime di rotazione 11.500 giri/min, massa complessiva
170 kg con turbocompressore ed intercooler, coppia motrice circa 520 Nm a 8.500
giri/min.
Il cuore della RE40 (1983) era un Renault
Gordini EF1 Turbo da 1492 cc a 6 cilindri.
Debuttò nel secondo GP della stagione
e si dimostrò una buona vettura che permise
a Prost di lottare per il titolo
mondiale.
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I più potenti tra i motori turbo 1500 cc sono arrivati ad erogare oltre
un migliaio di cavalli in qualifica e circa 850 in gara.
Questa potenza
comportava grosse sollecitazioni sia termiche che meccaniche e per
rendere affidabili i motori ha reso necessario il ricorso a soluzioni
particolarmente sofisticate come i pistoni con raffreddamento a
circolazione di olio.
Per abbassare la temperatura dell'aria
di alimentazione sono stati adottati degli intercooler di
grosse dimensioni.
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A porre la fine all'era turbo è stato il cambio di regolamenti, nel 1989.
Il 1983 si situa in piena era turbo con propulsori
da 900 cavalli in gara e da 1200 in qualifica.
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L'elemento
che più stupisce di questo motore è che quando
esordì nel 1982 pochi avrebbero scommesso sulla sua buona
riuscita, poiché derivava dal monoblocco del BMW M10, motore che
fece la sua prima apparizione nel 1961. Inoltre, lo stesso monoblocco
veniva utilizzato per la vettura di serie BMW 318 E21. Il materiale
usato per il monoblocco era una lega ferro carbonio, d'acciaio
altoresistenziale. In sostanza era un progetto datato, nonché
per certi aspetti il tuning estremo di un motore concepito per le
strade di tutti i giorni.
Un
altro fattore che destò scetticismo fu la sua architettura. Era
infatti un semplice quattro cilindri in linea. Sulla carta questa
impostazione avrebbe minato seriamente la sua affidabilità,
poiché rispetto agli altri propulsori aveva dai due agli otto
cilindri in meno, e dunque gli sforzi si sarebbero concentrati su meno
superfici, sottoponendole a stress maggiori.
Ma
dalla sua parte aveva la semplicità costruttiva e una lunghezza
minore. Quest'ultima avrebbe reso molto agili le vetture che
l'avrebbero utilizzato. Questo propulsore era montato in posizione
posteriore longitudinale perfettamente verticale, alle spalle del
pilota, tuttavia sulla Brabham BT55 progettata da Gordon Murray venne
invece montato inclinato verso sinistra di 72°, questo per cercare
di risolvere il problema congenito del 4 cilindri in linea e
cioè il baricentro alto rispetto ai motori con frazionamento a V.
Con
questo accorgimento si poteva abbassare notevolmente il baricentro
della macchina, conferendole un miglior comportamento dinamico, anche
se a livello di smaltimento termico non vi erano grossi benefici. La
Brabham BT55 per questa sua peculiarità venne soprannominata
Sogliola, tanto che era possibile scorgere la testata (d'alluminio) che
fuoriusciva dal cofano motore.
Infatti
essendo un motore turbo i più grossi problemi di
surriscaldamento venivano dal turbocompressore, il quale era alloggiato
all'interno della carrozzeria, anche se il cofano era abbastanza ampio,
poiché l'ingombro trasversale era molto ridotto.
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Gran Premio di Monaco
domenica 15 maggio 1983 - 76 giri x 3.312 km - 251.712 km
9o pole position per Alain PROST - 29o pole position per Renault come costruttore
29o pole position per Renault come motore
Media : 140.537 km/h
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Il Gran Premio di Monaco 1983
è stata la quinta prova della stagione 1983 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 15 maggio 1983 sul Circuito di Montecarlo.
La gara è stata vinta dal finlandese Keke Rosberg su
Williams-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò del secondo
successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il brasiliano Nelson
Piquet su Brabham-BMW e il francese Alain Prost su Renault.
Fu la centocinquantatreesima, e ultima, vittoria per una vettura spinta dal motore Ford Cosworth DFV.
Il regolamento del circuito limitava a 50 kg la benzina che poteva
essere presente presso i box per la gara di Montecarlo, ciò, di fatto,
rendeva impossibile la strategia del rifornimento in gara, ormai
adottata da molte scuderie. Bernie Ecclestone, patron della Brabham,
aveva chiesto, inutilmente, una modifica del regolamento, minacciando
anche il boicottaggio della gara nel caso di risposta negativa.
Ecclestone propose anche l'esclusione, per il futuro, della gara dal
calendario iridato.
Diversi
piloti affrontarono il weekend di gara in non perfette condizioni
fisiche: Keke Rosberg aveva subito un'intossicazione nei giorni
precedenti, mentre Niki Lauda aveva sofferto di problemi intestinali.
Elio De Angelis e Piercarlo Ghinzani erano colpiti da malesseri e
febbre. Tutti poterono però prendere parte regolarmente alle
prove.
Visto che alla gara erano ammessi solo 20 piloti, e solo 26 erano
ammessi alle qualifiche, furono necessarie anche le prequalificazioni,
al fine di eliminare subito due piloti. Sei furono costretti a
parteciparvi: i due della Toleman, i due della Theodore, Eliseo Salazar della RAM e Piercarlo Ghinzani, dell'Osella.
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Alain Prost, Renault, Monaco, 1983.
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Nella giornata
del giovedì il più rapido fu Alain Prost su Renault, che
precedette di oltre tre decimi René Arnoux della Ferrari. Anche
la seconda fila provvisoria fu monopolizzata da Renault e Ferrari,
mentre al quinto posto chiuse Keke Rosberg, il primo pilota che non
godeva di una vettura a motore turbo. Chiuse solo diciassettesimo
Patrese, penalizzato da un guasto della sua vettura che lo costrinse a
rientrare a piedi ai box e utilizzare la vettura di riserva. Anche
peggio fecero le McLaren, che non riuscirono nemmeno a ottenere un
tempo sufficiente alla qualificazione provvisoria. La spiegazione di
questa scarsa competitività risiedeva negli pneumatici Michelin
che, studiati, per vetture dotate di motore turbo, non entravano in
temperatura su una monoposto a motore a pressione atmosferica.
Al sabato la
pioggia fece la sua comparsa sul tracciato e nessun pilota fu in grado
di migliorare i tempi ottenuti al giovedì. Alain Prost
conquistò perciò la sua nona pole position nel mondiale, la ventinovesima per la Renault; i due piloti della McLaren, Niki Lauda e John Watson
non si qualificarono: per l'austriaco si trattò dell'unica mancata
qualifica nella sua carriera nel mondiale di F1, mentre per Watson
l'unico precedente risaliva al Gran Premio, sempre di Monaco, del 1980. Nelle prove libere del mattino la Michelin
aveva portato un nuovo tipo di mescola che aveva consentito a Lauda di
fermare il cronometro su 1'27"59, tempo sufficiente per la
qualificazione.
Nelle prove ufficiali del pomeriggio, svolte sotto la pioggia, il
più veloce fu Keke Rosberg in 1'52 netti, davanti a René
Arnoux ed Eddie Cheever.[8]
Durante questa sessione la Goodyear fece utilizzare alla Ferrari degli
pneumatici radiali. Al termine della stessa vi fu anche un confronto
teso tra Riccardo Patrese e Patrick Tambay in merito a delle manovre
effettuate in pista dal padovano che vennero criticate dal francese.
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LongBeach’83: elementare Watson
Il campionato del mondo di Formula 1 1982 fu segnato tanto da terribili
tragedie, quanto dallo spettacolo in pista, con gare incerte, undici
diversi vincitori in sedici appuntamenti e il titolo assegnato in
occasione della prova finale a Keke Rosberg, che portò per
l’ultima volta sul tetto del mondo il motore Ford Cosworth, in
una stagione dove si imposero con prepotenza i motori Turbo, destinati
a dominare la scena negli anni a venire.
La ricerca di propulsori sovralimentati non fu l’unica
novità tecnica, in quanto anche un mondo cinico come quello
della Formula 1 non poté chiudere gli occhi di fronte alle
tragedie avvenute in pista e di conseguenza la serie di gravi
incidenti, uniti alla morte del giovane e sfortunato Paletti oltre a
quella di uno dei piloti più rappresentativi, Gilles Villeneuve,
portò ad un repentino cambio delle norme, situazione analoga a
quella che si sarebbe verificata purtroppo anche dodici anni più
tardi. Il 13 ottobre 1982 venne pianificata una consistente
modifica del regolamento tecnico che vietò il fondo piatto e le
minigonne, portando il peso minimo delle monoposto a 540 Kg con portata
del serbatoio a 250 kg e autorizzazione del rifornimento in corsa; le
decisioni della Federazione furono appoggiate dai piloti e costrinsero
i team a modificare le vetture già progettate per la stagione
1983, superando tra l’altro il Patto della Concordia che aveva
congelato il regolamento tecnico fino al 31 dicembre 1984. La risposta
delle case costruttrici non si fece attendere e fu discussa il 3
novembre, giorno in cui si giunse ad una mediazione, posticipando il
debutto iridato al 13 marzo in Brasile con conseguente spostamento del
Gran Premio del Sudafrica a fine stagione, una scelta che non rese
comunque vita facile ai team, tanto che in occasione della prova
inaugurale l’unica vettura completamente nuova fu la Brabham
Bt52, seguita a ruota dalla Renault Re40, mentre il resto dei partenti
iniziò la stagione con le vetture dell’anno precedente
adattate alle nuove regole, portando in pista i nuovi modelli
successivamente nel corso del campionato.
La prima prova iridata confermò il potenziale delle vetture
turbo e sul velocissimo tracciato di Jacarepagua il campione in carica
Rosberg fu autore di un piccolo miracolo, conquistando la pole position
davanti a sette vetture sovralimentate, mentre il secondo aspirato in
griglia fu Lauda, distaccato di un secondo e mezzo in un’anonima
quinta fila. Nel corso del Gran Premio Rosberg testò
personalmente la pericolosità dei rifornimenti, uscendo di corsa
dalla vettura incendiata durante la sosta, poi ripartì spinto
dai meccanici e venne squalificato, vedendo quindi annullato il suo
secondo posto al traguardo, mentre Piquet vinse agevolmente una corsa
dove i principali rivali nella corsa al titolo furono messi fuori gioco
da vari problemi tecnici.
I motori aspirati, penalizzati nei circuiti più veloci,
avrebbero potuto alzare la voce nei tracciati cittadini di Long Beach,
Montecarlo e Detroit, dove le vetture turbo, di cui molte in fase di
studio e non ancora perfettamente affidabili e bilanciate, avrebbero
patito tra muretti, brevi rettilinei e continue accelerazioni. Il primo
di questi appuntamenti fu quello di Long Beach, seconda prova in
calendario, in un circuito già “ritoccato” in
seguito al drammatico incidente di Regazzoni del 1980 e ora modificato
in modo più radicale nel tentativo di limitare i forti
saliscendi e rendere più sicuro l’ingresso ai box, anche
se il nuovo layout risultò nei fatti più veloce e
potenzialmente più pericoloso. Tra i concorrenti spinti dal Ford
Cosworth vi era la Mclaren, ancora in attesa del Tag-Porsche che
avrebbe debuttato a stagione in corso, ma le due vetture di Watson e
Lauda non incisero in prova, trovandosi rispettivamente in ventiduesima
e ventitreesima posizione a quattro secondi dalla pole di Tambay, il
quale rifilò otto decimi al compagno di squadra Arnoux, anche
lui in prima fila, mentre la seconda fu monopolizzata dalle Williams di
Rosberg e Laffite.
Le vetture partirono dunque per il giro di ricognizione con prima fila
tutta Ferrari e seconda fila Williams, poi a seguire De Angelis
(Lotus), Warwick (Toleman), Alboreto (Tyrrell), Prost (Renault),
Sullivan (Tyrrell), Jarier (Ligier), Patrese (Brabham), Jones (Arrows,
unica presenza stagionale), Mansell (Lotus), Giacomelli (Toleman),
Cheever (Renault), Surer (Arrows), Cecotto e Guerrero (Theodore), De
Cesaris (Alfa Romeo), Piquet (Brabham), Baldi (Alfa Romeo), Watson e
Lauda (Mclaren), Winkelhock (Ats), Salazar (Ram) e Boesel (Ligier),
mentre i sue alfieri dell’Osella, Corrado Fabi e Piercarlo
Ghinzani, dovettero seguire la gara da spettatori, avendo mancato la
qualificazione. Le prime fasi di gara videro come protagonista,
nel bene e nel male, uno scatenato Rosberg, il quale partito dalla
seconda fila, cercò subito di prendere il comando infilandosi
tra le due Ferrari toccando quella di Arnoux, mentre nel corso del
primo giro tentò un sorpasso impossibile su Tambay compiendo uno
spettacolare 360° fortunatamente senza conseguenze. Il gruppo
procedeva compatto tra i muretti di Long Beach e non mancarono i
sorpassi: nel corso del secondo giro Patrese infilò Sullivan,
che poco dopo cedette il passo anche alle Renault di Cheever e Prost,
poi quest’ultimo iniziò a patire problemi tecnici che lo
traghettarono nelle retrovie, così come Arnoux, costretto ad una
sosta d’emergenza causa un inatteso degrado degli pneumatici.
I primi continuavano a viaggiare a strettissimo contatto, con Tambay
sempre in testa davanti alle Williams di Rosberg e Laffite, in forte
pressing sul ferrarista e seguiti da Alboreto, Cheever, Patrese e
Jarier. La bagarre per le prime posizioni favorì i colpi di
scena: Cheever perse contatto con il gruppo dopo essere rientrato ai
box con i meccanici Renault ancora impegnati con la vettura del
compagno di squadra, mentre Jarier tentò un sorpasso ardito su
Alboreto mettendolo fuori gioco, anche se a stravolgere realmente
l’esito della corsa fu di nuovo Rosberg; il finlandese
attaccò Tambay nel corso del ventiseiesimo giro causando il
ritiro dell’avversario, poi proseguì e in
prossimità del tornantino finale toccò la Williams del
compagno di squadra e fu colpito a sua volta da Jarier, con conseguente
ritiro dei due piloti e passaggio in testa di Laffite, seguito da
Patrese, Surer e dalle sorprendenti Mclaren di Lauda e Watson, entrambi
abilissimi a sfruttare le disavventure altrui per portarsi in zona
punti dopo essere partiti dal fondo dello schieramento.
La coppia Mclaren proseguì in simbiosi la propria marcia ed
entrambi i piloti infilarono Surer, poi Watson ruppe gli indugi e
passò Lauda in staccata al termine della Shoreline Drive;
bastarono una manciata di giri e i due, sempre vicinissimi tra loro,
superarono anche Patrese e infine Laffite, in crisi con gli pneumatici,
arrivando clamorosamente al comando della corsa. Ad animare un Gran
Premio destinato ad entrare nella storia ci pensò anche
René Arnoux, autore di una grande rimonta in seguito al cambio
gomme: raggiunto Cheever, lo seguì fino a quando
quest’ultimo si incollò alla Williams di Laffite per poi
passare entrambi. Nelle fasi finali la corsa perse Cheever e Patrese
per problemi tecnici, mentre Lauda fu vittima dei crampi e si
limitò ad amministrare un ottimo secondo posto rinunciando ad
attaccare il compagno di squadra Watson, che vinse la sua quinta ed
ultima gara in Formula 1, primo ed unico nella storia a conquistare il
gradino più alto del podio partendo dalla ventiduesima
posizione, impresa resa ancora più incredibile dal piazzamento
di Lauda, ventitreesimo in griglia e secondo al traguardo.
Il podio del Gran Premio fu completato da Arnoux, ultimo a pieni giri,
mentre in zona punti si classificarono anche (a un giro) Laffite, Surer
e Cecotto, primo venezuelano a punti in un Gran Premio iridato; a
seguire (a due giri) Boesel, Sullivan e Alboreto, poi (a tre giri)
Prost, Mansell, Patrese e Cheever, questi ultimi ritirati ma
classificati avendo coperto un numero di giri sufficiente. Lauda
passò in testa al mondiale con 10 punti, contro i 9 di Watson e
Piquet, poi come previsto presero il largo le vetture Turbo e la lotta
per il titolo vide come protagonisti Piquet, Prost e Arnoux; le Mclaren
vissero invece una stagione di transizione e, dopo aver mancato
entrambe la qualificazione a Montecarlo, raccolsero poche
soddisfazioni, con due podi di Watson a Detroit e Zandvoort, pista dove
Lauda, che nel resto del campionato raccolse due soli punti,
portò al debutto il propulsore sovralimentato Tag-Porsche
destinato a riportare le vetture biancorosse al vertice.
L’impresa di Long Beach fu l’ultima perla nella storia del
trentasettenne John Watson, il quale, nonostante le convincenti
stagioni alla corte di Ron Dennis, dovette lasciare il posto al
promettente Alain Prost, per poi tornare un’ultima volta al
volante due anni più tardi, quando corse a Brands Hatch in
sostituzione di Lauda portando al traguardo in settima posizione la
Mclaren numero 1, ultimo a correre con quel numero senza essere
campione del mondo in carica. La carriera del pilota inglese si
concluse con 154 presenze, 5 vittorie, 2 pole position, 5 giri
più veloci e 20 podi, oltre alla soddisfazione di essersi
confrontato a testa alta con due piloti del calibro di Prost e Lauda
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Gran Premio degli Stati Uniti d'America-Est 1983
Detroit
domenica 5 giugno 1983
60 giri x 4.023 km - 241.380 km
16o pole position per René ARNOUX - 96o pole position per Ferrari come costruttore
96o pole position per Ferrari come motore
Media : 138.282 km/h
Il Gran Premio degli Stati Uniti d'America Est 1983
è stata la settima prova della stagione 1983 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 5 giugno 1983 sul
Circuito di Detroit. La gara è stata vinta dall'italiano Michele
Alboreto su Tyrrell-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò
del secondo successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il
finalndese Keke Rosberg su Williams-Ford Cosworth e il britannico John
Watson su McLaren-Ford Cosworth.
Essa fu la
ventitreesima, e ultima, vittoria per la Tyrrell in una gara valida per
il mondiale di F1, e la centocinquantacinquesima, e ultima, per il
motore Cosworth DFV.
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Dopo le critiche subite dal tracciato, per l'edizione precedente,
l'organizzazione s'impegnò a coprire ben 70 tombini che erano presenti
sulla pista. Venne modificato anche il disegno della pista, con la
soppressione del tornante posto alla curva 5 (Jefferson Street),
mentre venne riprofilato il tornante che precedeva il rettilineo dei
box. Infine venne ridisegnata anche l'entrata ai box. Alain Prost,
pilota della Renault, mantenne però le critiche alle
sconnessioni della pista. Anche Nelson Piquet fu molto critico sulla
sicurezza della pista, puntando il dito sull'entrata alla corsia dei
box, a causa del posizionamento, troppo pericoloso, di un guardrail. Eddie Cheever, invece, lodò il nuovo layout della pista.
La Brabham
inviò reclamo contro il nuovo tipo di tubo di scappamento
utilizzato, dal GP di Monaco, da parte della Renault, considerato come
un'appendice aerodinamica mobile. La casa francese si difese affermando
che tale apparecchiatura serviva solo a raffreddare gli pneumatici. La
Renault, dal canto suo, si lamentò per l'eccessiva larghezza
dell'alettone posteriore utilizzato proprio dalla Brabham.
La Ferrari
presentò un alettone posteriore, sulla vettura di René
Arnoux, con ben quattro profili, mentre l'Alfa Romeo 183T godette di
una nuova geometria delle sospensioni, di alettone inediti, e di una
nuova configurazione del motore, con una valvola a monte del
turbocompressore, che serviva a sbarrare il passaggio d'aria e
mantenere il corretto livello di rotazione del motore.
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CARLO CHITI (Pistoia 1924 –
Milano 1994)
Quando l'Alfa di F1 dell'ingegner Chiti perse a Montecarlo per colpa di una molla valvola
Chi
ha seguito le vicende della formula 1 negli anni Ottanta avrà
senz’altro conosciuto l’ingegner Carlo Chiti, geniaccio comandante
dell’Autodelta, l’emanazione sportiva dell’Alfa Romeo.
Chiti
era un tecnico raffinato, tuttavia guai a dirgli che un suo motore si
era rotto: la colpa era sempre di qualche accessorio, i suoi 12 cilindri
erano sacri e sempre innocenti. L'ingegner Chiti
era un personaggio colto ma ruspante, che si curava poco del proprio
aspetto dando preferenza ai fatti della meccanica.
Dunque si era nel 1982, GP di Monaco. Traversie
a non finire perché a un certo punto aveva cominciato a piovere. In
testa c’è Prost, che sul bagnato finisce fuori strada. Va a comando
Riccardo Patrese, seguito dalla Ferrari di Didier Pironi e dall’Alfa
Romeo di Adrea de Cesaris. Al box, l’ingegner Chiti è paonazzo per la tensione.
Patrese
va di traverso nella discesa del Lowes, viene rimesso in pista dai
commissari ma dopo che Pironi e De Cesaris sono già passati. Manca un
giro, sotto il tunnel si ferma Pironi per un guasto all’impianto
elettrico. Al box dell’Alfa si attende spasmodicamente De Cesaris per la
prima vittoria della casa milanese. “Ingegner Chiti abbiamo vinto”, urla gesticolando Everardo Dalla noce, radiocronista della Rai.
Chiti è in piedi, lo sente e si gira furibondo e incredulo apostrofando Dalla Noce: “ Ah, sì, ma
allora perché è passato Patrese sotto il traguardo”. I meccanici
dell’Alfa e l’ingegner Chiti si guardano smarriti intorno: nel convulso
finale, proprio all’ultimo giro, è sparito De Cesaris.
Il
buon Andrea non era sparito, gli si era rotto il motore proprio
all’uscita del tunnel, nella discesa che porta alla chicane.
Intorno all’ingegner Chiti c'è una frotta di giornalisti che chiedono
del motore rotto. Lui guarda tutti in cagnesco e, adirato, sbotta: “Non
si è rotto il motore, si è spaccata una molla valvola”. Poi con un altro
moto d’ira aggiunge:”Fabbricata in Germania”.
Un grande personaggio, l’ingegner Chiti. Uno di quelli che nella formula 1 moderna non ci sono più.
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1984 - La nuova mescola radiale portata in gara da Goodyear |
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L'Ing.Carlo Chiti protagonista di Autodelta |
F1 Monaco 1984: Rivelazione Senna
nasce una stella: Ayrton Senna
Montecarlo, 3 giugno 1984, Gran Premio di Monaco:
In 7° fila, con il 13° tempo, una macchina inglese di
un team non grande, ma fatto di gente affidabile, la Toleman. Alla
guida c’è Ayrton Senna, così ha deciso
di chiamarsi, abbandonando il cognome del padre da Silva, troppo
comune, che rischiava di confondersi tra troppi. Finalmente ce
l’ha fatta, la sua prima stagione in Formula 1 è
giunta. Siamo alla 6° corsa dell’anno, e oggi tutti
capiranno con chi hanno a che fare. In prima fila sullo schieramento di
partenza ci sono la McLaren di Alain Prost e la Lotus di Nigel Mansell.
Vincere sul famoso circuito del Principato è il sogno di
ogni pilota. Per Senna si tratta di un sogno difficilmente
realizzabile: la sua è una vettura da ultimi posti. Nessuno
lo sa, ma il brasiliano oggi ha una preziosa compagna, la pioggia.
Al via, sotto il diluvio, Prost scatta al comando avviato a dominare,
mentre Mansell mantiene il 2° posto, e tallona da vicino il
francese. Intanto Niki Lauda, sulla seconda McLaren, dà
spettacolo: è 5°, e attacca le due Ferrari.
Prima
passa Alboreto, poi Renè Arnoux, e si avvicina minaccioso al
duo di testa. Intanto Mansell supera Prost, portandosi al comando della
gara, fino a quando si deve ritirare per un testacoda.
Ormai l’asfalto è fradicio, va veloce solo chi
ha coraggio. Ed è così che, tra le nubi d’acqua che annullano la visibilità, si
fa largo un pilota il cui casco giallo sembra una luce accesa: è Ayrton Senna.
Supera Laffitte, Rosberg, Arnoux, poi Lauda, che solo pochi giri prima sembrava
volare, e viene invece superato con irrisoria facilità. Dopo 19 passaggi, Ayrton
Senna da Silva, alla sua sesta gara in F1, è 2°, a 34,5 secondi da Alain. Un
margine che si assottiglia in undici giri ad appena 7 secondi. Ma quando ormai
può vedere davanti a sé la McLaren di Prost, il direttore di gara Jackie Ickx,
allarmato dal peggioramento delle condizioni meteorologiche, fa esporre la
bandiera rossa, e sospende la gara quando ancora mancano 46 giri. Prost vince
per un pelo, ma il mondo ha scoperto un eroe: Ayrton Senna, che con la sede
stradale bagnata ha fatto prodigi, da vero “mago della pioggia”. Nei box della
Toleman si festeggia il 2° posto che vale oro; Senna, invece, è amareggiato. Si
sente vittima di una congiura che non lo ha fatto vincere, favorendo Prost. I
duellanti che entusiasmeranno i prossimi anni di F1 sono alla prima stoccata.
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Nei box della Toleman si festeggia il 2°
posto che vale oro; Senna, invece, è amareggiato.
Si sente
vittima di una congiura che non lo ha fatto vincere, favorendo Prost.
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Il Gran Premio di Gran Bretagna 1984
è stata la decima prova della stagione 1984 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 22 luglio 1984 sul
Circuito di Brands Hatch. La gara è stata vinta dall'austriaco
Niki Lauda su McLaren-TAG Porsche;
per il vincitore si trattò del ventiduesimo successo nel
mondiale. Ha preceduto sul traguardo il britannico Derek Warwick su
Renault e il brasiliano Ayrton Senna su Toleman-Hart.
La
FISA decise di mantenere la limitazione a 220 litri per il serbatoio
delle monoposto anche per il 1985. La Renault confermò Derek
Warwick, quale pilota titolare, anche per il 1985.[2]
La
FISA annunciò, quale novità per il calendario del 1985,
l'inserimento di un gran premio da corrersi a Roma, solo però
quale prova di riserva del Gran Premio d'Europa.[3]
Il calendario sarebbe stato confermato solo a ottobre, ma la prima
bozza prevedeva l'esordio il 3 febbraio in Brasile, e proseguiva con la
gara di Dallas, che veniva confermata; la stagione si sarebbe dovuta
concludere il 5 ottobre in Sudafrica.
La
scuderia italiana Minardi, impegnata in Formula 2, presentò a
Faenza la monoposto con cui intendeva esordire in F1, a partire dalla
stagione 1985.
La Brabham
presentò la versione B della BT53, con una sospensione anteriore
revisionata. Anche l'alettone anteriore veniva rivisto, e la linea della
parte anteriore della monoposto riprendeva quella proposta dalla
McLaren. Anche la Ferrari
presentò una versione rivisitata della sua vettura con pontoni
allungati, nuova posizione dei radiatori e alettone anteriore nuovo. La Williams
portò una versione della FW9 che presentava una nuova sospensione
anteriore, cambiamento di posto per turbo e scambiatori, apparizione di
un grosso estrattore d'aria, freni in carbonio SEP e passo allungato di
17 cm. La scuderia britannica confermò che la FW10 sarebbe apparsa solo
nel 1985.
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Brands Hatch
domenica 22 luglio 1984 - 71 giri x 4.207 km - 298.697 km
13o pole position per Nelson PIQUET3 - 4o pole position per Brabham come costruttore
8o pole position per BMW come motore
Media : 213.707 km/h
Anche la Renault presentò diverse novità: venne abbandonato l'uso del kevlar,
sostituito da placche di carbonio all'altezza della pedaliera. Venne
montato un nuovo scambiatore di temperatura, che regolava
automaticamente la stessa; un nuovo motore che economizzava il consumo
di carburante; infine, vi furono delle novità anche sull'aerodinamica
della monoposto.
Modifiche
limitate vennero presentate dall'Arrows (alla sospensione posteriore,
ora più rigida) così come alla RAM e all'ATS.
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Prima
del via i commissari tecnici della federazione scoprirono sul fondo
delle Tyrrell dei fori illegali, che dovettero essere coperti prima del
via.
Keke Rosberg dovette affrontare la gara col muletto, a causa di un
problema alla pressione della pompa della benzina.
Alla
partenza Nelson Piquet mantenne il comando, seguito da Alain Prost,
Elio De Angelis e Niki Lauda. L'austriaco passò De Angelis alla Druids, mentre, alla curva Graham Hill
Riccardo Patrese perse il controllo della sua Alfa Romeo, per evitare
la vettura di Jacques Laffite, mettendola di traverso; il padovano
recuperò il controllo della vettura, ma il compagno di team
Eddie Cheever fu costretto a rallentare di colpo, e venne a sua volta
centrato da Philippe Alliot. La RAM del francese si alzò da
terra, dopo aver colpito la Tyrrell di Stefan Johansson. Jo Gartner,
che non trovò lo spazio, perse la sua Osella e andò a
sbattere contro un muro di gomme. Alliot, Johansson e Gartner furono
costretti all'abbandono.
La corsa continuò con Piquet al comando, capace di allungare sul
dritto, mentre nel misto doveva difendersi da Prost, penalizzato da una
scelta di gomme infelice, che portava al sovrasterzo. Al secondo giro
Lauda superò De Angelis, portandosi al terzo posto. Al decimo giro
Piquet venne passato prima da Prost (alla Paddock Hill) e poi da Lauda (alla Druids). Il brasiliano rientrò subito ai box per cambiare le gomme. Poco dopo Jonathan Palmer uscì di pista, alla Clearways,
a causa di un guasto allo sterzo. Il pilota uscì indenne, ma la
gara venne sospesa per permettere di sistemare la barriera danneggiata.
La gara ripartì, ma la classifica sarebbe stata stilata per
somma di tempi, con prima parte determinata sulla base dell'undicesimo
giro, quando Piquet era ancora davanti alle due McLaren. Questa
decisione fece infuriare Prost, che accusò i commissari di
favorire Piquet, su pressione di Bernie Ecclestone. Il gran premio
veniva ridotto a 71 giri.
Il
gran premio ripartì con Piquet, davanti a Prost, Lauda, Warwick,
De Angelis, Senna, Alboreto e Tambay. Malgrado qualche riparazione non
poterono prendere parte alla seconda partenza né Keke Rosberg,
né Teo Fabi, ritirati nella prima parte di gara, mentre a
Manfred Winkelhock furono i commissari a non permettere di riprendere
il gran premio.
Alla
ripartenza Alain Prost
passò subito Piquet, che dovette anche difendersi da Lauda.
Tambay prese subito una posizione ad Alboreto. Il pilota dellaFerrari
cedette poi a Ayrton Senna, Andrea De Cesaris e anche al compagno di
team René Arnoux. Al giro ventisette Arnoux cercò di
passare De Cesaris, che oppose una strenua resistenza.
Al giro 29 Piquet dovette cedere la posizione a Lauda.
Considerando che la classifica era per somma di tempi, Prost si trovava a
condurre con 6 secondi di margine su Lauda, mentre Piquet conservava la
terza posizione. Tambay si fermò per il cambio gomme, scalando settimo.
Al trentottesimo giro Prost fu costretto al ritiro, con il cambio fuori
uso. Niki Lauda si trovò così a condurre. Seguiva Piquet, Warwick, De Angelis, Senna e Tambay.
Al quarantaquattresimo giro Lauda si trovò di fronte il gruppo da
piloti da doppiare, De Cesaris, Alboreto e Arnoux. Alboreto sfruttò il
momento per passare De Cesaris e, grazie al suo ritmo, rese difficile a
Lauda il doppiaggio. Ciò portò Piquet ad avvicinarsi all'austriaco della
McLaren. La lotta tra De Cesaris e Arnoux fece perdere del tempo anche a
Derek Warwick, in fase di doppiaggio. Al giro 64 Arnoux tentò di passare alla Druids, le due vetture arrivarono a una collisione, ma entrambi i piloti poterono proseguire la gara.
Piquet
soffriva si un problema al turbo della sua Brabham, e decise
così di concludere la gara a ritmo ridotto. Al giro 66 Ayrton
Senna superò Elio De Angelis, alla Paddock Bend,
favorito dalla difficile condizione degli pneumatici della Lotus del
pilota romano. Nei giri successivi le difficoltà tecniche della vettura
di Piquet costrinsero il brasiliano a cedere diverse posizioni, prima a
Warwick, poi a Senna e a De Angelis. Al giro 68 Piquet venne passato
anche da Tambay e da Alboreto.
De Angelis si trovò, negli ultimi giri, a subire una perdita di
potenza del turbo. Al giro 69 anche Arnoux passò Piquet, mentre
nell'ultimo giro Tambay si fermò col propulsore in panne, per un
surriscaldamento dovuto a un pezzo della vettura di Piquet che si era
conficcata in un radiatore.
Niki Lauda colse il suo ventiduesimo successo nel mondiale, davanti a Derek Warwick e Ayrton Senna. Elio De Angelis
chiuse quarto, mentre giunsero a punti anche le due Ferrari. Lauda
raggiunse i 367,5 punti iridati, battendo così il limite stabilito da Jackie Stewart (360).
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Enzo Ferrari con Michele Alboreto
La
Ferrari di Michele Alboreto in testa al GP del Belgio davanti
alla Renault di Derek Warwick e all'altra Ferrari di René Arnoux
Zolder
domenica 29 aprile 1984 - 70 giri x 4.262 km - 298.340 km
Prima pole position per Michele ALBORETO - 102o pole position per Ferrari come costruttore
102o pole position per Ferrari come motore
Media : 204.997 km/h
F1 Storia: Belgio 1984, Alboreto nel segno di Gilles
A
volte le gare sono segnate da un destino che unisce le sorti dei piloti e
delle scuderie e, forse, anche delle piste. Sappiamo bene, infatti, che
da diversi anni il Gran Premio del Belgio si corre sul circuito di
Spa-Francorchamps, in quella che viene definita l’università della
Formula 1, ma quella che vogliamo raccontare come anteprima storica del
Gran Premio del Belgio è un’altra storia, una di quelle che solo a
pensarci mette i brividi per quella che è stata una sorta di incredibile
coincidenza.
Sappiamo bene anche, infatti, che dal 1973 al 1982 (eccezion fatta per il 1974) la gara si svolse sul tracciato di Zolder,
una gara che nel 1982 avrà un epilogo tragico, con la scomparsa
dell’Aviatore, Gilles Villeneuve, in quel drammatico 8 maggio in cui era
alle prese con la guerra al nemico giurato Pironi. Quell’evento scosse
in modo indelebile Enzo Ferrari e tutto l’ambiente della Formula 1, che
decise nel 1983 di tornare a Spa.
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Ma l’anno successivo, il 1984, la Formula 1 decise di correre un’ultima volta a Zolder,
in una gara che per come si svilupperà avrà un forte impatto emotivo
nei tifosi ferraristi e non solo. Iniziamo dalle prove, che si disputano
in doppia sessione con Warwick che nella prima ottiene il miglior
tempo. Quello che accade il sabato, però, ha dell’incredibile: Alboreto e
Arnoux sono primo e secondo, mandando tutti in visibilio e portano i
giornalisti da Forghieri.
Come mai un cambiamento così radicale? Forghieri
minimizza, pochi cambiamenti e tutti minimali. Allora la domanda si
sposta sulle gomme: saranno state loro a cambiare il ritmo delle Ferrari
dopo solo un giorno? Non si sa… |
Alboreto e Arnoux, così, scattano dalla prima fila,
pregustando un possibile trionfo con tanto di doppietta, ma il francese
scatta male infilato da Warwick. L’italiano, appena partito, saluta
tutti e se ne va, mentre Arnoux è costretto a battagliare nelle
posizioni di rincalzo da un problema alle gomme. Le due McLaren,
intanto, escono fuori dai giochi, ma non sono le uniche. Questa ha tutta
l’aria di essere una corsa a eliminazione, visto che tra gli altri
vanno fuori anche Mansell, Patrese, Brundle, De Cesaris, Winkelhock, Boutsen, Laffite…
Una gara che taglia fuori oltre metà schieramento e che si rivela
massacrante anche per la concentrazione dei piloti: ne è la
dimostrazione Arnoux, che dopo aver portato avanti una bella rimonta a
seguito del pit-atop, va in testacoda e cede le posizioni a Piquet e Rosberg.
Ma al Campione del mondo e al pilota della Williams va male, perché al
primo viene costretto al ritiro per la rottura del motore mentre il
secondo sbaglia i calcoli della benzina e viene costretto a rallentare
proprio all’ultimo giro, regalando il podio al francese sulla seconda
Ferrari.
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Alboreto invece domina
incontrastato dall’inizio alla fine, distanziando Warwick di ben 42
secondi e Arnoux di 1’09”. Gli altri? Tutti doppiati a partire da
Rosberg, De Angelis e il debuttante Senna, non c’è storia. La gara e il
palcoscenico sono tutti per loro, le due Ferrari, che regalano al Drake
la più suggestiva delle sue gioie terribili, andando a dare l’addio a
Zolder nel modo più emozionante e suggestivo, con un ideale passaggio di
consegne tra il numero 27 che fu di Villeneuve e che diventa di Alboreto,
lanciandolo poi in orbita per la corsa iridata del 1985, anno dal quale
si correrà solo a Spa-Francorchamps.
Quella vittoria, dunque, è nel
segno, nella memoria di Gilles Villeneuve, campione
indimenticato che idealmente ha completato quello che la sessione di
qualifiche di quel terribile sabato 8 maggio 1982 ha bruscamente
interrotto. |
1984: Il team Tyrrell viene squalificato con il
completo annullamento dei risultati ottenuti durante la stagione per
l'irregolarità della vettura. Si sospettava che la squadra del
"Boscaiolo" utilizzasse additivi al piombo per il carburante; in realtà
veniva zavorrata con pezzi di piombo immessi in un serbatoio per tornare
al peso regolamentare prima delle verifiche. Ma il trucco viene
individuato per un sospetto di alcuni commissari, da qui alla esclusione
il passo è breve.
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La stagione 1985 di Alboreto e della
Ferrari
Cosa capitò alla Ferrari?
Perchè nella seconda
parte di stagione non riuscì più ad avere
un'affidabilità accettabile?
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Bisogna dire che, di base, la
McLaren era probabilmente una vettura migliore. Si dice che la Ferrari,
proprio per star dietro alla McLaren Porsche, stesse "spremendo" oltre
il "lecito" il suo motore. Un'altro punto controverso della stagione
1985 è il passaggio della Ferrari dalla fornitura di turbine
(le vetture Ferrari erano equipaggiate da motori Turbo) della tedesca
KKK alla Garrett. Fu colpa del nuovo fornitore? La Ferrari davvero
stava stressando troppo il suo motore? Probabilmente le cose non
stavano così. In realtà, più che una
fornitura di materiale scadente, la Ferrari pagò qualche
problema suo nella gestione di quelli che potremmo definire "accessori"
del motore. Per esempio: pare che vi fossero problemi all'iniezione
causati da vibrazioni di risonanza ai regimi alti sia problemi con la
centralina che soffriva le alte temperature. Considerazioni di questo
tenore furono esposte da Clay Regazzoni sulla rubrica che teneva per la
rivista quattroruote. Regazzoni, infatti, puntava il dito contro i
continui problemi che la Ferrari incontrava a causa di quelli che
potremmo definire "accessori" del motori (la centralina che gestiva l'iniezione, per esempio). |
Il Gran Premio d'Europa 1985
è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 6 ottobre 1985
sul Circuito di Brands Hatch, in Gran Bretagna. La gara è stata
vinta da Nigel Mansell, che ottenne così primo successo in
carriera alla guida di una Williams - Honda;
secondo e terzo giunsero Ayrton Senna e Keke Rosberg, rispettivamente
al volante di una Lotus e della seconda Williams. Grazie al quarto
posto Alain Prost conquistò matematicamente il suo primo Titolo
Mondiale.
Brands Hatch
domenica 6 ottobre 1985 - 75 giri x 4.207 km - 315.525 km
6o pole position per Ayrton SENNA - 97o pole position per Lotus come costruttore
41o pole position per Renault come motore
Media : 225.479 km/h
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Peter Warr, Ayrton Senna, Gerard Ducarouge e Nuki Lauda
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Al via Senna mantenne il comando,
mentre Rosberg, dopo un'esitazione iniziale, ebbe la meglio sul
compagno di squadra e su Piquet, conquistando la seconda posizione. Il
rallentamento del finlandese costrinse Prost ad andare sul prato,
scivolando in quattordicesima posizione. Al sesto passaggio Rosberg
provò a sopravanzare Senna, ma dovette desistere e uscì
di pista, venendo colpito da Piquet; il brasiliano si ritirò,
mentre il pilota della Williams riuscì a proseguire, pur con una
gomma bucata.
Senna dovette quindi cominciare a
difendersi da Mansell, dal quale fu superato al nono giro, mentre Prost
rimontò velocemente, portandosi in zona punti; il ritiro del
rivale Alboreto gli spianò la strada per il titolo mondiale,
essendogli sufficiente un quinto posto per avere la certezza matematica
di diventare Campione del Mondo. Mentre Mansell allungava in testa, al
35º passaggio Senna fu sorpassato anche da Surer e, una tornata
più tardi, da Laffite; il pilota della Ligier si fermò
poco dopo ai box per cambiare gli pneumatici, ritirandosi poi per un
guasto al motore.
Al 63º passaggio Surer si ritirò con il motore rotto e Senna
riguadagnò la seconda posizione; alle spalle del brasiliano Rosberg
rimontò fino al terzo posto, mentre Prost ebbe la meglio su De Angelis,
issandosi in quarta posizione. L'ordine si mantenne stabile fino al
traguardo, con Mansell che conquistò la prima vittoria in carriera
davanti a Senna, Rosberg, Prost (matematicamente Campione del Mondo per
la prima volta), De Angelis e Boutsen.
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Ecco come il compianto Michele Alboreto raccontava l’Ayrton Senna nei
suoi primi anni di Formula 1: "Già a fine 1987 era il più forte. Un
talento naturale e nello stesso tempo un uomo quasi maniacalmente
concentrato al raggiungimento del suo unico scopo: vincere, Gran Premi e
titolo mondiale. Sembrava un treno, capace di travolgere chiunque si
presentasse sulla sua strada, La verità è che il suo rispetto dovevi
conquistartelo in pista e non servivano le parole, i dialoghi, il
savoir-faire a migliorare la situazione".
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Renault RE60
La Renault RE60 era una vettura di Formula 1 progettata da Bernard
Dudot e Jean-Claude Migeot
ed è stata utilizzata dal team Renault nella
stagione 1985.
Una versione modificata, la RE60B, è stata presentata al Gran
Premio di Francia, ma questo non ha prodotto risultati migliori. Le
vetture erano guidate da Patrick Tambay
e Derek Warwick, che avevano anche guidato nella stagione 1984. I
risultati migliori sono stati due terzi posti per Tambay, in Portogallo e
San Marino, la seconda e la terza gara della stagione. La Renault aveva
deciso che finanziare un team di Formula 1, ma non valeva la pena di
provare a sviluppare tale tecnologia per le proprie vetture stradali e
la cattiva reputazione generata dai loro pessima competitività e i
mancati risultati sportivi erano state la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso. |
L'auto
è stata sostanzialmente un'evoluzione della RE50 del 1984, ma si è
rivelata meno efficace della sua antenata con Tambay che ha ottenuto gli
ultimi due podi per la squadra che ha aperto la strada ai motori
turbocompressi in Formula Uno nel 1977. Mentre il team e il motore turbo
Renault avevano ottenuto delle vittorie e successi nelle gare, non
avevano mai vinto ne il campionati costruttori ne quello piloti. La RE60
fu ultima vettura da F1 del team francese, che si dedicò poi solo come
fornitore di motori alle altre scuderie.
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Gran Premio di Spagna 1986
Il Gran Premio di Spagna 1986 fu il secondo appuntamento della stagione di Formula 1 1986.
Disputatosi il 13 aprile sul Circuito di Jerez de la Frontera, ha visto la vittoria di Ayrton Senna su Lotus-Renault.
Jerez de la Frontera
domenica 13 aprile 198 - 72 giri x 4.218 km - 303.696 km
9o pole position per Ayrton SENNA - 100o pole position per Lotus come costruttore
44o pole position per Renault come motore
Media : 18
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Duello entusiasmante con Mansell. La vittoria va a Senna,
per soli 14 millesimi di secondo! |
Gran Premio del Brasile 1986
Jacarepagua
domenica 23 marzo 1986 - 61 giri x 5.031 km - 306.891 km
8o pole position per Ayrton SENNA - 99o pole position per Lotus come costruttore
43o pole position per Renault come motore
Media : 211.829 km/h
La stagione si apre con Senna in pole position sulla Lotus-Renault,
seguito dalle Williams-Honda di Piquet e Mansell e dalle Ligier-Renault
gommate Pirelli di Arnoux e Laffite. In gara, Mansell va a sbattere al
primo giro tentando di superare Senna.
Vince Piquet, davanti a Senna,
Laffite e Arnoux. Il campione in carica Prost, partito nono, arriva
fino in testa prima di ritirarsi col motore fuori uso (sarà uno dei
pochi guasti meccanici per la McLaren in questa stagione);
fuori per
noie tecniche anche le due Ferrari di Alboreto e Johansson.
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Ayrton Senna. La rivalità con Prost, Piquet
e Mansell
Quella con Alain Prost è forse la rivalità per eccellenza nella Formula
1.
Tutto è iniziato quando erano compagni di squadra alla McLaren poi i
duelli sono continuati quando Prost è passato alla Ferrari.
Due
avversari e nulla di più perchè come ripeteva spesso lo stesso Senna "la
vita è troppo breve per avere nemici".
Prost si recò anche al suo
funerale nel 1994. Storiche anche le battaglie con Nelson Piquet, tutti e
due brasiliani. Uno di Rio e l'altro di San Paolo.
I sorpassi
millimetrici con Nigel Mansell e c'è spazio anche qualche scontro con un
giovanissimo Michael Schumacher.
’Hungaroring 1986:
un sorpasso su Senna destinato ad entrare nella leggenda
Ayrton tiene testa a Piquet malgrado l'inferiorità
della sua Lotus. Staccate mozzafiato alla fine del rettilineo. |
Gp Ungheria 1986
Hungaroring
domenica 10 agosto 1986 - 76 giri x 4.014 km - 305.064 km
13o pole position per Ayrton SENNA - 104o pole position per Lotus come costruttore
48o pole position per Renault come motore
Media : 161.547 km/h
Come un rallista Piquet controlla una derapata sulle quattro ruote della sua Williams.
Un sorpasso da manuale degno di una standing ovation da parte di qualsiasi appassionato di questo sport.
Esterrefatto dalla
manovra, Senna non può far altro che vedere il suo rivale andargli via
senza più avere la possibilità di sorpassarlo.
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A metà degli anni '80 in Formula 1 c'erano due
modi di essere brasiliani. Uno era quello mistico, tormentato e nostalgico
di Ayrton Senna e l'altro era quello solare, irriverente e scherzoso,
spruzzato dalla saudade, di Nelson Piquet.
A metà degli anni '80 Nelson Piquet, che aveva
già vinto due dei suoi tre titoli mondiali (il terzo sarebbe arrivato nel
1987 con la Williams),
era
il pilota più amato del
Circus, beniamino dei tifosi di tutto il mondo, più volte
trionfatore di
Monza, ogni volta accolto con un entusiasmo e accompagnato sempre
da donne bellissime. Lo chiamavano lo "zingaro" della
Formula 1 perché abitava in una bella barca nel porto di
Montecarlo, così
da essere sempre pronto a nuove avventure nei porti
mediterranei.Si
spostava con un aereo che si era regalato dopo la conquista del
secondo
titolo mondiale e che aveva imparato a guidare nell'inverno del
1983 dalle
parti di Reggio Emilia, facendo impazzire le teen-agers della
zona.Sosteneva di essere pigro, di amare la compagna del momento e i
figli
lontani e di essere gelosissimo della sua vita privata. Era un
uomo,
Nelson, come non ce ne sono stati più in Formula 1 e di cui si fa
bene ad
avere sempre nostalgia.
Aveva la fama di sciupafemmine (tra i suoi
flirt, mai confermati né smentiti, figura anche la principessa Stephanie
di Monaco), di indolente e di bontempone (memorabili, negli anni della
Williams, gli scherzi in Messico a un Nigel Mansell affetto dalla
"maledizione di Montezuma"). Eppure quando questo brasiliano fascinoso e
sorridente, amante della battuta salace, pronto alla polemica più cattiva,
saliva sulla sua vettura, incantava le folle per maestria, intelligenza e
astuzia. Sulla griglia di partenza era
l'unico pilota di vertice che scherzava con i giornalisti sull'avvenenza
delle donne presenti o che mandava a quel paese con una battuta pepata un
intervistatore per la stupidità delle sue domande e poi, in gara,
velocissimo, intelligente e mai in difficoltà psicologiche, si imponeva
sui rivali. Nelson sembrava un gatto che gioca con il topo. Fu così nel
1981, con un Carlos Reutemann indebolito dalle rivalità interne della
Williams, nel 1983, con un Alain Prost allora impetuoso e alla ricerca del
primo titolo, nel 1987, con un Nigel Mansell come sempre sprecone e
inconcludente. Piquet non ha mai dominato un Campionato mondiale, tutti i
suoi titoli li ha vinti all'ultima gara, dimostrando una notevole tenuta
psicologica. Durante la stagione i suoi rivali si sfogavano, stravincevano
e dominavano, poi, nel corso dell'estate Nelson, che aveva già accumulato
una serie di buoni piazzamenti, segnava i punti a suo favore con vittorie
belle e difficilmente sofferte fino a presentarsi all'ultima gara pronto
per la sfida decisiva. E non l'ha quasi mai persa: l'unica volta che è
successo, nel 1986, è stato perché il suo team, la solita Williams
sprecona, non ha saputo, oh novità, gestire le rivalità interne.
Veloce, astuto e intelligente,
queste le sue principali qualità, affinate, nei primi anni di Formula 1,
accanto a Niki Lauda. Anche negli anni dei grandi trionfi Nelson Piquet
ammetteva senza reticenze gli insegnamenti dell'austriaco: "Lui faceva il
suo lavoro, ma io ho avuto la capacità di osservare e di imparare" diceva
sottolineando il suo ruolo attivo. Una differenza con il grande Niki?
Secondo alcuni Piquet era più veloce, secondo Nelson Niki pensava molto più di lui
ai soldi, secondo Niki Nelson era incosciente perché non pensava alla
sicurezza, tema sul quale invece lui, dopo l'incidente del Nuerburgring,
era diventato molto sensibile. Il primo rivale del pilota brasiliano è
stato Alain Prost. Le sane battaglie tra i due sono
sempre state corrette e oneste, mai una polemica di troppo, neanche
quando, nell'estate del 1983, Alain spedì Nelson sulla sabbia a Zandvoort,
in una manovra azzardata che non avrebbe più ripetuto alcuni anni dopo. Un
incidente di gara, lo definì Nelson, che allora sembrò dove dire addio al
titolo per quel ritiro. Che tempi diversi, però! Il direttore sportivo
della Renault corse alla Brabham per scusarsi dell'errore di Prost e lo
stesso Alain, che fu costretto al ritiro per le conseguenze di
quell'incidente, corsero a scusarsi con il collega. Poi, è cronaca, il
titolo andò a Piquet, in un indimenticabile Gran Premio del Sudafrica.
Subito dopo apparve la stella di Ayrton Senna Da Silva, il giovane
brasiliano predestinato alla vittoria di cui Nelson iniziò a sentire
presto la rivalità in patria. Le punzecchiature e le battute cattive su
Ayrton non si contano. La più terribile, a parte quella sulla presunta
omosessualità di Ayrton, che gli costò il perpetuo rancore del
compatriota, è quella detta subito dopo il passaggio dalla Williams alla
Lotus: "Vado a mettere a posto la macchina che Senna non ha saputo mai
sistemare". Poi la Lotus ha continuato il suo declino mentre Ayrton Senna,
negli stessi anni si aggiudicava due titoli mondiali con la McLaren. Dopo
l'incidente di Imola Nelson è stato ammirevole nella sua coerenza: non
avendo mai amato Ayrton in vita, non è andato, al contrario di molti, al
suo funerale "perché non è opportuno". E in quella mancanza di opportunità
ha avuto rispetto per la prima volta, del talento del rivale.
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Canada 1984: singolare scenetta sul
podio dove il vincitore Nelson Piquet sollevò il piede
destro nudo,
fortemente arrossato per le ustioni causate da un nuovo
radiatore dell'olio posto all'interno del musetto della sua Brabham,
non adeguatamente isolato dalla pedaliera.
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L'ultima vera rivalità in Formula 1 è stata
quella che lo ha separato da Nigel Mansell. Negli anni trascorsi alla
Williams il carattere allegro e scherzoso di Nelson divenne più spigoloso
e duro. La difficoltà dei rapporti interni, caratteristica del team
inglese e accentuata in quel periodo dal drammatico incidente che
costrinse Frank Williams su una sedia a rotelle, il timore di veder
favorito il compagno di squadra, da lui considerato meno intelligente, e,
soprattutto, il "tradimento"
del suo contratto di prima guida da parte
della Williams, innervosirono profondamente Piquet. La perdita del titolo
mondiale 1986, buttato al vento dalla Williams in un rocambolesco Gran
Premio d'Australia, che vide il ritiro di entrambe le vetture e vincitore
del Campionato, a sorpresa, Alain Prost, fu la goccia che fece traboccare
il vaso: il brasiliano decise che non appena fosse stato possibile avrebbe
abbandonato la squadra, lasciando Mansell e Williams al loro irrisolto rapporto. Nel 1987 Nelson
ebbe uno spaventoso incidente a Imola, alla curva del Tamburello, fatale
per il tifo brasiliano. La sagoma della sua vettura rimase per qualche
giorno impressa sul muretto della Tamburello, mentre l'Italia intera
seguiva affettuosamente le vicende del suo campione non ferrarista più
amato. Per precauzione Nelson, che non aveva riportato gravi ferite, fu
tenuto in ospedale e saltò il Gran Premio. Poi, ammise alcuni mesi dopo a
Suzuka, il fantasma di Imola rovinò le sue notti e gli fece cambiare stile
di vita. Nel 1987 un Nelson Piquet ritrovato, ormai conscio della squadra
per la quale correva, si divertì davvero come un gatto astuto con un
topolino fragile e pasticcione. Vinse il Campionato con sole tre vittorie
contro le sei del rivale, ma con un numero di piazzamenti maggiore e una
gestione della stagione più intelligente. Quando a Suzuka Mansell, già in
pole-position, ebbe il pauroso incidente in prova che gli costò il
Mondiale, Nelson non riuscì a nascondere un ghigno un po' diabolico per la
stupidità dell'inglese. E in un liberatorio incontro con i giornalisti si
sfogò finalmente, raccontando delle paure di Imola e difendendo con foga
il suo titolo mondiale. Perché il Campionato lo si vince non nell'ultima
gara, ma durante l'intera stagione, sapendo rinunciare al "piede" quando
serve la "ragione". E lo si perde andandosi a stampare nelle protezoni di
Suzuka quando si hanno in mano Campionato Mondiale e pole-position perché
non si sa usare la "ragione". Dopo Suzuka Nelson
ritrovò il buonumore, il sorriso e l'irriverente voglia
di tirare scherzi. Ha chiuso la carriera alla Benetton, dove avrebbe
dovuto "svezzare" un giovanotto che non ha avuto la sua umiltà
nell'imparare da un maestro, non è illuminato dalla sua allegria ed era
già allora vittima del complesso di superiorità che gli sarebbe costato
poi un paio di titoli mondiali. Michael Schumacher, insomma. E' stato
l'ultimo pilota amatissimo e popolarissimo durante la sua carriera. Perché
questo brasiliano dall'italiano cantilenante sia stato in Italia a volte
più amato dei piloti della Ferrari, perché la stampa inglese non si sia
mai scatenata contro di lui negli anni della feroce rivalità con Mansell,
perché fosse difficile trovare qualcuno che lo detestasse, anche negli
anni dei trionfi, quando era più facile odiarlo, è difficile da spiegare.
Era un uomo, come è già stato detto, come non ce ne sono più in Formula 1
e di cui è bello sentire sempre nostalgia. Ciao Nelson, e che la vita
continui a sorriderti, nel tuo Brasile ritrovato, come in quei fantastici
anni '80 in cui eri il volto sorridente e luminoso della Formula 1.
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Alain Prost
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Prost era uno che colpiva meno "la fantasia",
almeno rispetto
a Senna, il quale faceva cose che risaltavano di
più agli occhi
degli appassionati. |
GP di Germania 1987,
Piquet dà un passaggio a Prost |
Per esempio, nel 1985, Senna fece un giro di qualifica splendido ad
Adelaide, con la Lotus, tanto che Jo Ramirez, direttore sportivo della
McLaren, andò nel box della Lotus per "ringraziarlo dello
spettacolo", questo genere di cose che faceva Senna colpivano la
fantasia del pubblico.
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Ma per capire Prost, bisogna leggere cosa dicono quelli che ci hanno
lavorato.
Pare che quando smontavano i freni di Prost a fine gara, fossero
incredibilmente poco consumati: Prost era dolcissimo con l'auto, senza
penalizzare la prestazione, e questo significa che si esponeva meno a
rotture.
Nell'epoca delle telemetrie, i suoi compagni hanno potuto sfruttare
l'abilità fuori dal comune di Prost di sistemare l'auto.
Senna poteva usare la telemetria condivisa in McLaren per studiare
Prost, Hill imparò tantissimo da Prost, proprio grazie alla
sua telemetria.
Ma quando la telemetria non esisteva...per il compagno di team, quello
che sapeva fare Prost era un "mistero".
Recentemente, la rivista inglese Motorsport, ha dedicato un'intervista
a Cheever, compagno all'epoca, nel 1983, di Prost in Renault.
ciò che riusciva a fare Prost con la Renault rimaneva un
mistero per Cheever che infatti dice letteralmente
"He [Prost] was a
magician", riferito al fatto che Prost riusciva a consumare pochissimo
i suoi freni pur facendo sempre ottime prestazioni ed essendo molto
costante.
Nel 1989, lasciò la McLaren dopo averle dato moltissimo: i
mondiali del 1985, 86 e 89 e dopo aver sfiorato
il titolo nell'84 e 88.
Certo, se ne andò per forti dissapori con Dennis, che amava
maggiormente Senna.
Ma nel 1995, una persona dell'intelligenza di Prost, seppe mettere da
parte ciò che era avvenuto a fine anni '80 per tornare in
McLaren come "consulente dei piloti" e dare i giusti consigli a Mika
Hakkinen.
Nel 1990 fu artefice della rinascita della Ferrari per poi vincere il
suo ultimo titolo nella stagione del 1993,
dopo la quale si
ritirò dalle competizioni.
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Gran Premio del Belgio 1987
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17 maggio 1987
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Circuito di Spa-Francorchamps, Francorchamps, Belgio
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6,940 km / 4,312 US mi
Circuito permanente
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43 giri, 298,420 km/ 185,429 US mi
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Nuvoloso
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Gara sospesa per incidente al 2º giro
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Risultati
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Pole position
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Giro più veloce
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Nigel Mansell
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Alain Prost
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Williams - Honda in 1'52"026[1]
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McLaren - TAG Porsche in 1'57"153[2]
(nel giro 26[2])
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Podio
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1. Alain Prost
McLaren - TAG Porsche
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2. Stefan Johansson
McLaren - TAG Porsche
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3. Andrea De Cesaris
Brabham - BMW
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Philippe Streiff a Spa è vittima di un brutto incidente con il compagno Palmer al primo
via:
la sua vettura si spezza a metà ma lui ne esce incolume, ripartendo con il muletto.
Le qualifiche videro le due Williams
monopolizzare la prima fila, con Nigel Mansell in pole davanti al
compagno Piquet e ad Ayrton Senna, terzo ed a sua volta davanti alle
due Ferrari (con Berger ed Alboreto rispettivamente quarto e quinto).
Come nel Gp
precedente, in gara ci furono due partenze: alla prima Mansell mantenne
la pole mettendosi davanti a Senna, Piquet ed Alboreto; nelle retrovie
René Arnoux ed Andrea De Cesaris si toccarono leggermente,
mentre Thierry Boutsen urtò la Ferrari di Gerhard Berger
mandandola in testacoda. Un incidente più serio coinvolse
Philippe Streiff, che andò a sbattere violentemente contro il
muretto all'Eau Rouge. Poco dopo la vettura incidentata del
francese fu colpita dal sopraggiungente compagno di squadra Palmer.
Entrambi rimasero illesi ma le loro Tyrrell furono ridotte a rottami.
La gara fu sospesa e fu necessaria una ri-partenza.
Al secondo start Senna si mise davanti a Mansell, ma durante lo
stesso giro il britannico azzardò, sbagliandolo, un tentativo di
sorpasso nei confronti del brasiliano: i due si urtarono e Senna dovette
ritirarsi. Mansell riprese la gara in ultima posizione, ma il danno
creato dalla collisione lo costrinse ad abbandonare la gara nel corso
del 17º giro. Mansell in seguito si recò al box della Lotus, dove volarono parole dure ed addirittura pugni.
Dopo il ritiro di Berger al terzo passaggio, la Ferrari perse anche Michele Alboreto
che, mentre si trovava al secondo posto, soffrì di una rottura
all'albero motore che lo costrinse all'abbandono; due giri dopo anche
Piquet, primo in quel momento, si ritirò a causa della rottura di un
tubo del turbo, e lasciò a Prost, seguito da Teo Fabi e dal compagno Stefan Johansson
la guida della gara. I pit-stop modificarono poco la situazione, e il
francese accumulò facilmente 25 secondi di vantaggio, dopo aver temuto
il peggio a causa di un consumo eccessivo di carburante, in realtà
inesistente e dovuto solo ad un indicatore difettoso.
Questa fu la
ventisettesima vittoria di Prost, che eguagliò il record di
Jackie Stewart. Per la McLaren si trattò di doppietta, grazie al
secondo posto di Stefan Johansson, ottenuto grazie al ritiro (rottura
motore) di Teo Fabi. Andrea De Cesaris portò la sua Brabham sul
podio dopo, dopo una lotta con Eddie Cheever, Satoru Nakajima e
René Arnoux, che gli arrivarono dietro in ordine
rispettivo.
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Il debutto della Ferrari 125 F1
a Torino, nel 1948, pilotata ù
da Raymond Sommer |
Il 14 agosto del 1988 a Maranello muore
Enzo Ferrari, il creatore della “rossa”, simbolo
dell’Italia che vince,
l’uomo che ha imposto
il
mito del cavallino rampante, il brand italiano più
conosciuto nel mondo. |
La Ferrari F1-87/88C, è una monoposto
di Formula 1 realizzata dalla Scuderia Ferrari,
e da essa schierata nel campionato mondiale FIA di Formula 1 della stagione 1988. |
Commendatore, cavaliere del Lavoro, due lauree
honoris causa, una sequela di successi, nove vittorie
al campionati del
mondo, ma anche una vita costellata da grandi dolori e da continue
perdite, in primo luogo
quella del figlio primogenito Dino, malato di
distrofia muscolare e scomparso prematuramente a 24 anni, nel 1956.
(Alla sua memoria Enzo Ferrari dedicherà, una delle
più celebri vetture dell’azienda, la Ferrari-Dino).
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“Io ho cercato di diventare un grande
corridore e non lo sono stato”. La carriera di pilota di Enzo
Ferrari, nonostante alcune vittorie, non è particolarmente
brillante. Con l’arrivo del primo figlio Ferrari decide di
abbandonare le corse e passare “dal volante al
progetto”. Così nasce, il 1 dicembre 1929, a
Modena, la scuderia Ferrari.
La storia dell'automobilismo è
costellata anche da tragici avvenimenti. Uno in particolare, per la sua
gravità, decretò la fine immediata della Mille
Miglia come gara di velocità. Durante questa maratona
automobiliostica, nel mantovano, vicino a Guidizzolo, il 12 maggio del
1957 il pilota spagnolo Alfonso de Portago uscì di strada a
quasi 300 km/h per lo scoppio del pneumatico anteriore, causando la
morte di nove spettatori, fra cui cinque bambini, e perdendo la vita
assieme al copilota, il giornalista americano Edmund Gurner Nelson.
Quanto accaduto quel giorno provocò una reazione emotiva di
ampie dimensioni che portò non solo alla fine della classica
competizione ma anche alla messa sotto accusa dello sport
automobilistico in toto, già seriamente discusso dopo la
tragedia di Le Mans di appena due anni prima. Tutte le gare in Italia
furono sospese, da maggio a luglio, con un provvedimento del governo.
Per l-incidente provocato dalla Ferrari di De Portago Enzo Ferrari
subì un processo, terminato poi con un'assoluzione piena ma
comunque molto traumatico.
L’ammirazione del coraggio per Tazio
Nuvolari, il dispiacere per l’abbandono di Lauda, la
disperazione per la tragedia di Villeneuve; con ciascun pilota Enzo
Ferrari ebbe un rapporto intenso e ogni volta diverso.
Negli anni Sessanta Ferrari cerca un sostegno
economico e industriale per la produzione di serie delle sue
granturismo. Arriva vicinissimo ad un accordo con la statunitense Ford,
ma proprio al momento della firma del contratto Enzo Ferrari scopre, in
un allegato, che la sua attività sarebbe stata condizionata
all’approvazione di Detroit. Così, in un istante,
manda all’aria la trattativa.
Poi, il 18 giugno 1969, Enzo Ferrari sigla con Gianni Agnelli
ll'accordo Ferrari- FIAT
Il 4 giugno del 1988 Giovanni Paolo II visita gli
stabilimenti Ferrari. Enzo Ferrari è malato e può
avere con il Pontefice solo un colloquio telefonico. Il Papa, al di
fuori da ogni protocollo, chiede che gli venga fornita un'automobile
Ferrari per salutare i fedeli raccoltisi lungo la pista di Fiorano. Il
suo desiderio viene rapidadamente esaudito e l’immagine del
Papa a bordo della rossa fa in poche ore il giro del mondo.
Enzo Ferrari muore il 14 agosto del 1988, dopo una
lunga malattia, all'età di 90 anni. E' sepolto nel cimitero
di famiglia, a San Cataldo, accanto a figlio Dino, la moglie Laura, ai
genitori, e al fratello Alfredo.
La magica doppietta della Ferrari nel Gp di Monza del 1988
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domenica 11 settembre 1988 - 51 giri x 5.800 km - 295.800 km
26o pole position per Ayrton SENNA - 36o pole position per McLaren come costruttore
32o pole position per Honda come motore
Media : 242.864 km/h
Il Gran Premio d'Italia 1988 fu una gara di Formula 1, disputatasi l'11 settembre 1988 sull'Autodromo Nazionale di Monza.
Fu la dodicesima prova del mondiale 1988 e vide la vittoria di Gerhard
Berger su Ferrari, seguito da Michele Alboreto e da Eddie Cheever. |
Il "cuore rosso Ferrari" sempre presente
sugli spalti dell'Autodromo di Monza
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Gerhard
Berger con Michele Alboreto. Nel 1988 regalarano
un'incredibile doppietta alla Ferrari
sul circuito di Monza, a poche settimane dalla scoparsa di Enzo Ferrari.
Il Gran Premio di Monza del 1988 è una delle gare più importanti nella
storia della Ferrari. Quel giorno la Rossa non vinse nessun titolo
Mondiale né conquistò alcun record particolare. Ma Gerhard Berger,
primo, e Michele Alboreto, secondo, conquistarono una doppietta tanto
straordinaria
quanto inaspettata un mese dopo la morte del grande Enzo
Ferrari.
Gara
Al via Senna mantenne il comando davanti a Prost, Berger e Alboreto;
non ci furono variazioni importanti fino al 35º passaggio, quando il
francese si dovette ritirare per un problema al motore. Senna sembrava
ormai avere la vittoria in pugno quando, a causa di un'incomprensione,
entrò in collisione con Schlesser,
che stava doppiando a due giri dal termine della gara. Il ritiro del
brasiliano permise così a Berger e Alboreto di conquistare una doppietta
per la Ferrari, a meno di un mese dalla morte di Enzo Ferrari. Terzo e quarto si piazzarono Cheever e Warwick, seguiti sul traguardo da Capelli e Boutsen. Questo rimarrà l'unica gara non vinta dalla mclaren nella stagione.
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Il Gran Premio d'Ungheria 1988
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 7 agosto 1988
sull'Hungaroring. Fu la decima prova del mondiale 1988 e vide la
vittoria di Ayrton Senna su McLaren - Honda, seguito da Alain Prost e da Thierry Boutsen.
Hungaroring
domenica 7 agosto 1988 - 76 giri x 4.014 km - 305.064 km
24o pole position per Ayrton SENNA - 34o pole position per McLaren come costruttore
30o pole position per Honda come motore
Media : 164.893 km/h
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Al via Senna mantenne il comando, sfruttando la maggiore potenza del propulsore Honda per tenere dietro Mansell,
scattato meglio di lui. Il pilota brasiliano conquistò un buon margine
sugli inseguitori, guidati dai due piloti della Williams; sia Patrese
che Mansell dovettero però retrocedere, a causa rispettivamente di
problemi al motore e di un'uscita di pista, mentre, più indietro, Prost recuperò diverse posizioni.
Il
francese giunse alle spalle del compagno di squadra, cominciando a
tallonarlo; al 49º passaggio tentò un attacco sul rivale,
approfittando di un doppiaggio, ma Senna riuscì a ripassarlo. Il
brasiliano condusse fino al termine, vincendo davanti a Prost, Boutsen,
Berger, Gugelmin e Patrese; grazie a questo risultato agganciò
il compagno di squadra in testa alla classifica mondiale.
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1988 - SENNA CAMPIONE DEL MONDO
Correr, competir, eu levo isso no
sangue, é parte de minha vida"
Solo nel 1988 Ayrton riesce ad avere una vettura in
grado di vincere il titolo. Firma per la McLaren e,
come compagno,
avrà Prost:un team da favola. Quell’anno vince 8
Gran Premi ed il suo primo titolo
di Campione del Mondo.
Indimenticabile la sua gioia sul podio di Suzuka.
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Jacarepagua 1989: inizia una nuova era
La stagione 1988 del mondiale di Formula 1 mandò in pensione i motori
sovralimentati protagonisti dell’ultimo decennio e, come preannunciato
già dal 1986, tutte le scuderie si prepararono a competere utilizzando motori aspirati
con cilindrata fino a 3500 cm³ e numero di cilindri massimo pari a 12,
senza alcun limite di consumo. Il V12 fu adottato dalla Ferrari e dalla
Lamborghini, che spinse le Lola Larrousse senza particolare fortuna,
penalizzata dalla scarsa affidabilità e dai mezzi risicati del team;
molte scuderie, tra cui la Benetton, scelsero un convenzionale
propulsore Ford ad otto cilindri, soluzione su cui puntarono anche Judd,
fornitrice per quattro scuderie, e Yamaha, partner della modesta
Zakspeed, qualificatasi in due sole occasioni. Honda e Renault
introdussero invece un inedito dieci cilindri nel tentativo di trovare
una via di mezzo tra i vantaggi in termini di peso e dimensioni dei V8 e
la maggiore potenza dei V12, considerando il minor spazio disponibile
per il motore a causa dell’arretramento degli abitacoli indicato dal
regolamento. Le grandi novità del nuovo mondiale non si esaurirono con i
motori: dopo due stagioni di monopolio Goodyear tornò infatti in
Formula 1 la Pirelli, scelta da Brabham, Coloni,
Eurobrun, Dallara, Osella, Zakspeed e Minardi, e proprio grazie
all’ottima tenuta degli pneumatici la scuderia faentina vide le proprie
prestazioni incrementare notevolmente nel finale di stagione, al punto
che Martini si trovò in testa all’Estoril, facendo capolino più volte
nei quartieri alti durante le ultime gare.
Il numero di team e piloti iscritti rese necessaria l’organizzazione delle prequalifiche,
ovvero una sessione di un’ora da disputarsi il venerdì mattina dalle
otto alle nove, dove tredici piloti sarebbero stati costretti a dare
tutto per superare la tagliola ed approdare alle qualifiche ufficiali,
durante le quali altri quattro sarebbero stati esclusi per portare in
griglia i 26 piloti ammessi su un totale di 39; per i piccoli team si
sarebbe rivelata un’impresa, per alcuni piloti un miraggio: Suzuki,
Foitek, Larrauri, Bertaggia, Winkelhock e Dalmas limitarono la propria
partecipazione al mondiale al solo turno del venerdi mattina. La
stagione partì purtroppo con un dramma: durante una sessione di test a
Jacarepagua in vista della prima gara, Philippe Streiff
uscì di pista con la sua Ags e riportò gravi danni alla colonna
vertebrale rimanendo paralizzato; dotato di una grande forza d’animo,
ebbe modo di adoperarsi attivamente fino a diventare consigliere tecnico
per i diritti delle persone diversamente abili sotto la supervisione
del Ministero della Sanità francese. Proprio sul circuito brasiliano
partì il campionato del mondo, con grande curiosità per un particolare
introdotto dalla Ferrari, che portò in pista la rivoluzionaria 640 F1, soprannominata “papera” per la particolare forma del muso, dotata di un cambio semiautomatico sequenziale
con innesti direttamente sul volante, soluzione al debutto assoluto in
Formula 1. Per tentare di riportare in alto i colori del Cavallino era
stato ingaggiato il tecnico John Barnard, il quale mostrò grande
sicurezza nel nuovo progetto, al punto di disegnare l’abitacolo della
vettura senza spazio per un eventuale ritorno alla leva manuale, anche
se lo sviluppo del nuovo sistema si rivelò particolarmente laborioso,
tanto che per lo studio sui motori venne utilizzata una vettura del 1987
modificata per l’esecuzione dei test.
Le prove a Rio de Janeiro fecero le prime vittime illustri, tra i
quali Johansson, alla guida di una Onyx ancora acerba, i nostri Caffi e
Ghinzani, oltre ad Arnoux, al volante di una Ligier sempre più in
crisi; la pole position venne invece conquistata dall’idolo di casa Ayrton Senna,
capace di rifilare otto decimi a Patrese (in prima fila per la prima
volta dal 1983) e oltre un secondo al compagno di squadra Prost, in
terza fila con Mansell e preceduto dall’altra Ferrari di Berger e dalla
Williams di Boutsen. Pronti, partenza, via: e subito la prima sorpresa!
Patrese e Berger partirono benissimo affiancando Senna, ma solo la
vettura dell’italiano passò indenne la prima curva, mentre per i due
piloti di Ferrari e McLaren la corsa durò lo spazio del primo
rettilineo, con l’austriaco subito fermo e il brasiliano costretto per
lungo tempo ai box; Boutsen, uscito di scena dopo pochi giri per la
rottura del motore, perse addirittura lo specchietto destro a causa di
un pezzo schizzato dalla vettura di Senna. La situazione di gara a quel
punto vedeva Mansell e Prost all’inseguimento dell’ottimo Patrese,
successivamente “vittima” di una strategia non molto azzeccata della
Williams, che attese troppo tempo per il primo cambio gomme, permettendo
ai due contendenti, già fermatisi per la prima sosta, di raggiungere e
superare il padovano, ormai sensibilmente più lento a causa degli
pneumatici usurati. Mansell stava imprimendo un ritmo
infernale alla corsa, ma iniziò a patire problemi con il nuovo cambio
semi-automatico, arrivando addirittura alla sostituzione del volante
con i relativi innesti durante la seconda sosta ai box, poi tornò in
pista e si lanciò all’inseguimento di Prost, che superò dopo pochi giri,
mentre il francese, consapevole che il suo principale antagonista era
ormai fuori gioco, evitò rischi inutili ragionando come di consueto in
ottica campionato. Alcune tornate prima si erano vissuti istanti di
paura per Eddie Cheever, costretto a guidare una Arrows
dall’abitacolo strettissimo (caso non troppo isolato all’epoca) e
svenuto per il caldo e la stanchezza una volta uscito dalla vettura in
seguito ad una collisione con Schneider; fortunatamente per “l’americano
di Roma” nessuna conseguenza.
Riccardo Patrese, fino a quel momento grande protagonista, dopo
uno spettacolare sorpasso su Gugelmin fu costretto a rallentare,
accostando mestamente per noie all’alternatore e congelando di fatto le
posizioni dei primi, con Mansell in vantaggio di alcuni secondi su un
Prost sempre più tranquillo in seconda posizione, mentre ai box Ferrari
la tensione era altissima per le incognite sull’affidabilità della nuova
monoposto di Maranello; fortunatamente tutto funzionò perfettamente
fino al traguardo, dove per primo transitò proprio Mansell, l’ultimo
pilota scelto da Enzo Ferrari in persona, protagonista di un debutto
memorabile sul Cavallino Rampante. Secondo fu Prost e terzo Gugelmin, profeta in Patria e a podio per l’unica volta in carriera, mentre a sorpresa si classificò quarto Johnny Herbert,
giunto eroicamente al traguardo nonostante fosse ancora claudicante e
in fase di recupero dal grave incidente avvenuto durante una gara di
Formula 3000 nel corso della stagione precedente; quinta la Arrows di
Warwick e sesta l’altra Benetton di Nannini, seguiti nell’ordine e fuori
dalla zona punti da Palmer, Nakajima, Grouillard, Alboreto, Senna e
Alliot. Fu la prima vittoria per una vettura dotata di cambio
semi-automatico, sistema che aveva già stuzzicato la fantasia dei
tecnici Ferrari molti anni addietro: pare che alla fine degli anni
Settanta l’ing. Forghieri avesse tentato di applicare
un’idea del Drake montando quel particolare cambio su una 312 T3, poi il
progetto venne messo in stand by e, dopo un nuovo testo su una F186,
riproposto in modo deciso con l’arrivo di John Barnard, partendo da
lunghe sessioni di test con Roberto Moreno fino al debutto vincente di
Rio De Janeiro. L’intuizione si dimostrò vincente: Ayrton Senna ad
Adelaide nel 1991 siglò l’ultima pole position per il cambio ad H, che
rimase in dotazione per pochi anni tra i piccoli team, prima di lasciare
definitivamente spazio al semi-automatico, nel pieno di un’era in cui
lo sviluppo tecnologico riuscì a coniugarsi perfettamente con lo
spettacolo in pista, come dimostrato dallo splendido campionato del
mondo di Formula 1 1989.
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Gerhard Berger e l'inferno di Imola '89
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All'inizio del quarto giro del G.P. di San Marino,
mentre si trova in quarta posizione dietro a Patrese, la 640 di Berger
perde improvvisamente l'alettone anteriore. La sua vettura, diventata
incontrollabile, si schianta contro il muro esterno del "tamburello",
con una dinamica molto simile a quella del tragico incidente di Senna.
La Ferrari prende fuoco quasi immediatamente: il radiatore ha sfondato
i serbatoi disposti lateralmente. Le efficienti squadre antincendio
della CEA intervengono in meno di 15" ma sembrano
un'eternità a quanti assistono alla corsa. Berger resta
esposto alle fiamme per 23" e dopo 30" arrivano anche i soccorsi medici.
Gerard Berger, a causa della frattura a una costa e
alla scapola ma soprattutto per le ustioni alle mani,
dovrà
saltare la gara di Montecarlo.
Per la sua sostituzione in vista del GP del Messico si preparava Larini
ma Berger riuscirà a recuperare quasi miracolosamente. |
Il fuoco, si sa, è da sempre uno dei
nemici maggiormente temuti dai piloti. Se il celebre detto "col fuoco
non si scherza" è una regola universalmente valida,
essa vale a maggior
ragione anche nel mondo delle corse automobilistiche. Lo sa bene Gerhard
Berger, scampato ad un inferno di fiamme
dopo essersi schiantato con la
sua Ferrari a Imola, durante il Gran Premio di San Marino 1989.
Da quel
giorno, sono trascorsi oggi esattamente venticinque anni: nel
frattempo, le misure di sicurezza si sono evolute, le vetture e i
circuiti sono cambiati,
ma il pericolo del fuoco rimane comunque
presente. Come un nemico invisibile, che attacca raramente, ma che
quando lo fa può avere conseguenze devastanti.
Per fortuna, l'ex-pilota
austriaco può oggi raccontare quella sua terribile esperienza a lieto
fine, ancora oggi impressa nella memoria di tanti appassionati,
i quali
rimasero per lunghi secondi senza respiro di fronte a quella scena
apocalittica.
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Gran Premio di Francia 1989
Le Castellet
domenica 9 luglio 1989 - 80 giri x 3.813 km - 305.040 km
20o pole position per Alain PROST - 47o pole position per McLaren come costruttore
43o pole position per Honda come motore
Media : 204.259 km/h
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Il Gran Premio di Francia 1989
fu la settima gara della stagione 1989 del Campionato mondiale di
Formula 1, disputata il 9 luglio sul Circuito Paul Ricard. La
manifestazione vide la vittoria di Alain Prost su McLaren - Honda, seguito da Nigel Mansell su Ferrari e Riccardo Patrese su Williams - Renault.
La gara è famosa per l'incidente alla prima curva che coinvolse
diverse auto, tra le quali la Ferrari di Mansell e la March di
Maurício Gugelmin, che finì capovolto. Tutti i piloti
incidentati presero parte alla gara dopo una seconda partenza e
Gugelmin fece segnare il suo unico giro più veloce in carriera.
Al
via Senna partì meglio del compagno di squadra, prendendo la
testa della corsa; più indietro, però, Gugelmin venne a
contatto con Mansell e Boutsen e la sua vettura si capovolse. La gara
fu sospesa e fu organizzata una seconda procedura di partenza.
Al secondo via Prost
mantenne il comando, mentre Senna si ritirò già nel corso del primo
passaggio per un problema tecnico; alle spalle del francese si
inserirono quindi Berger, Nannini e Capelli,
tutti però costretti ad abbandonare la gara per problemi tecnici. Prost
condusse fino al traguardo, conquistando la seconda vittoria
consecutiva davanti a Mansell (autore di una brillante rimonta dopo
essere partito dai box), Patrese, Alesi (a punti al debutto), Johansson (che portò alla Onyx i primi punti della sua storia) e Grouillard (a punti per l'unica volta in carriera).
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Gran Premio di Germania 1989
Hockenheim
domenica 30 luglio 1989 - 45 giri x 6.797 km - 305.865 km
36o pole position per Ayrton SENNA - 49o pole position per McLaren come costruttore
45o pole position per Honda come motore
Media : 239.191 km/h
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Il Gran Premio di Germania 1989
fu la nona gara della stagione 1989 del Campionato mondiale di Formula
1,
disputata il 30 luglio sul Circuito di Hockenheim.
La manifestazione
vide la vittoria di Ayrton Senna su McLaren - Honda, seguito dal compagno di squadra Alain Prost e da Nigel Mansell su Ferrari.
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Senna
conquistò la settima pole position stagionale, battendo di un
secondo netto il suo compagno di squadra Prost; alle spalle delle due
McLaren si piazzarono le due Ferrari di Mansell e Berger, seguite dalle
Williams di Patrese e Boutsen. Chiudevano la top ten Nannini, Piquet,
Pirro e Alesi.
Al via Berger provò ad insidiare le due McLaren, ma fu sopravanzato nuovamente sia da Senna che da Prost.
Il brasiliano mantenne il comando fino al cambio gomme, quando il suo
pit stop fu piuttosto lungo e gli fece perdere la prima posizione a
vantaggio del compagno di squadra. A tre tornate dal termine, però,
Senna riprese la prima posizione, approfittando di noie al cambio che
rallentavano Prost. Mansell
chiuse in terza posizione, mentre il suo compagno di squadra Berger fu
costretto al ritiro dallo scoppio di uno pneumatico; quarto giunse Patrese, seguito da Piquet e Warwick.
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Gran Premio del Messico 1989
Mexico City
domenica 28 maggio 1989 - 69 giri x 4.421 km - 305.049 km
33o pole position per Ayrton SENNA - 44o pole position per McLaren come costruttore
40o pole position per Honda come motore
Media : 204.371 km/h
Quarta gara della stagione 1989, disputata il 28 maggio all'Autodromo
Hermanos Rodríguez. La manifestazione venne vinta dal pilota
dalla McLaren
Ayrton Senna, seguito dagli italiani Riccardo Patrese su Williams - Renault e Michele Alboreto su Tyrrell - Ford Cosworth.
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Dopo
un primo via abortito per una collisione multipla a centro gruppo,
nella seconda partenza Senna mantenne il comando davanti al compagno di
squadra Prost, mentre Berger risalì in terza posizione, dovendo
però cederla poche tornate più tardi a Mansell. Prost
perse poi diverse posizioni quando si fermò a cambiare gli
pneumatici, facendo così scalare Mansell e Berger al secondo e
terzo posto; tuttavia, entrambi i piloti della Ferrari dovettero
abbandonare la gara per problemi meccanici. Secondo alle spalle di
Senna, che mantenne la prima posizione per tutta la gara, giunse quindi
Patrese, seguito da Alboreto, Nannini, Prost e Tarquini.
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Senna and Prost's Suzuka showdown | 1989 Japanese Grand Prix
SUZUKA 1989
domenica 22 ottobre 1989 - 53 giri x 5.859 km - 310.527 km
41o pole position per Ayrton SENNA - 54o pole position per McLaren come costruttore
50o pole position per Honda come motore
Media : 215.139 km/h
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Il 1989 iniziò sulla falsariga dell'anno
precedente con un dominio netto della scuderia inglese e con Senna
protagonista di 3 vittorie nelle prime 4 gare. In quella stagione
però la McLaren MP4/5 evidenziò qualche debolezza
dal punto di vista dell'affidabilità, che constrinse
soprattutto Senna a diversi ritiri favorendo indirettamente Prost.
L'epilogo del mondiale fu, però, alquanto controverso: sul
circuito di Suzuka, sede del Gran Premio del Giappone, i due rivali si
fronteggiarono nella penultima gara con Prost in vantaggio ma ancora
non certo del titolo. A cinque giri dalla fine, dopo un duello durato
per tutta la corsa, Senna tentò di superare il rivale alla
chicane che precede il traguardo: il francese, anticipando l'ingresso
in curva, chiuse il brasiliano bloccando le due vetture. Prost
terminò lì la propria gara, Senna invece
ripartì grazie ad una spinta dei commissari, ed
attraversando la chicane (con l'autorizzazione di un commissario con la
bandiera verde) rientrò in gara, pur con l'ala anteriore
fuori uso per il contatto col francese.
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Dopo la sosta ai box, per il
cambio del musetto, e il furioso inseguimento ad Alessandro Nannini,
primo a quattro giri dal termine con dieci secondi di vantaggio sul
brasiliano, Senna riuscì a tagliare per primo il traguardo,
riaprendo il mondiale. Alla fine della gara, però, sul
gradino più alto del podio salì Nannini: Senna
era stato squalificato per salto di chicane e violazione del
regolamento (non poteva tagliare la chicane durante la ripartenza e si
era fatto aiutare dai commissari per tornare in gara dopo un
fuoripista), e Prost poté così, fregiarsi del
titolo di campione del mondo. Questo episodio inasprì
definitivamente i già compromessi rapporti che Senna aveva
col francese e con tutta la federazione, a quel tempo retta da
Jean-Marie Balestre. Seguirono una serie di polemiche durante tutto
l'inverno dell'89: Senna, profondamente rattristato e scoraggiato,
paventò il ritiro dalle corse, parlando di cospirazione
ordita dal Presidente della FIA nei suoi confronti, mentre la
Federazione minacciò al brasiliano la revoca della
superlicenza per guidare in F1. Senna ebbe tuttavia modo di restituire
il torto subito durante l'anno successivo. Prost era passato alla
Ferrari, ma la stagione 1990 non cambiò la trama, con i due
sempre in accanita lotta tra di loro.
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Campioni del Mondo Anni 80
Alan Jones - Nelson Piquet - Keke Rosberg - Niki Lauda
Alain Prost - Ayrton Senna
- 1980 -
Accordi e fornitori
A parte Ferrari, Alfa Romeo
e Renault, che costruivano in proprio sia il telaio che il motore delle
loro monoposto, tutti gli altri costruttori si affidarono al motore
Ford Cosworth DFV; anche la Brabham, che aveva utilizzato un propulsore
dell'Alfa Romeo tra il 1975 e il Gran Premio d'Italia 1979, era passata
al Cosworth dal Gran Premio del Canada 1979.
A
livello di fornitura degli pneumatici la francese Michelin mantenne
come clienti la Ferrari e la Renault, mentre tutte le altre scuderie
vennero rifornite dalla statunitense Goodyear. Si prospettò
l'ipotesi che la Pirelli potesse
rientrare nella massima formula, fornendo le coperture all'esordiente
Osella, ma tale opportunità non si concretizzò. La
Goodyear annunciò che però non avrebbe fornito pneumatici
da qualifica alle sue scuderie.
A
fine 1979 rinacque la Grand Prix Drivers' Association, il sindacato che
riuniva i piloti di Formula 1. L'associazione ebbe come primo
presidente Jody Scheckter, e pose subito delle questioni in merito alla
sicurezza dei tracciati e ai meccanismi di sanzione dei comportamenti
dei piloti.
Il
consorzio brasiliano di produttori di zucchero Copersucar
abbandonò la sponsorizzazione della Fittipaldi al termine della
stagione 1979.
La Fittipaldi trovò una nuova sponsorizzazione biennale da 5
milioni di dollari nell'azienda danese, produttrice di birra, Skol.
L'Alfa Romeo
ottenne invece l'appoggio della Marlboro; le vetture della casa
milanese vennero dipinte coi colori bianco e rosso, con una livrea
simile a quella adottata dalla McLaren, altra scuderia già
appoggiata dalla marca di sigarette. La Lotus perse l'appoggio della Martini ma ottenne la sponsorizzazione da parte della casa petrolifera Essex. L'Osella venne invece sostenuta dal profumo Denim e dai Monopoli di Stato, tramite il marchio di sigarette MS. L'Unipart, azienda inglese specializzata in ricambi per auto, sostenne invece l'Ensign. |
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Australia
(Melbourne)
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1980 - La prima di Williams! |
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
02 Nov
1946 |
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Dal - al :
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1975 - 1986
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G.P. iniziati
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116 |
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Vittorie
: |
12 |
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Podio :
|
24 |
Pole -
Positions : |
6 |
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Prima fila
: |
13 |
Giri veloci
: |
13 |
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Mondiali
: |
1980 |
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l
Il 1980 è l'anno della svolta: la F1
tende sempre più a trasformarsi da uno sport per pochi
appassionati ad un business multimiliardario; molti piloti di rilievo
come Fittialdi e Scheckter decidono di attaccare il casco al chiodo, al
loro posto si affacceranno sulla scena....degli individui allora
sconosciuti, tra i quali spiccano due figure quella di Alain Prost e
quella di Nigel Mansel. |
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Il 13 gennaio inizia la stagione 1980 sul circuito di Buonos Aires il
dominio della Williams comincia a farsi sentire, Alan Jones sul
circuito argentino ottiene prima la pole e poi la vittoria con la sua
Williams motorizzata Ford. In declino è invece la Ferrari
che incappa in uno decisamente......No.
A duellare con la Williams di Jones per la vittoria del mondiale ci
sarà il brasiliano Nelson Piquet con la sua Brabham
motorizzata Ford-Cosworth. Dopo le due vittorie consecutive di Arnoux
con la Renault turbo in Brasile e in Sudafrica, sarà proprio
il pilota brasiliano ad aggiudicarsi la quarta gara della stagione
quella del G.P. degli Stati Uniti Ovest a Long Beach. I due piloti
Williams e Piquet si dividono le vittorie nelle diverse gare: A
Montecarlo è il secondo pilota Williams, cioè
Reutemann ad aggiudicarsi la vittoria ma Jones si aggiudica le due gare
successive cioè Francia e Inghilterra.
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La
Williams decise di montare pneumatici da 15 pollici sulla vettura di
Alan Jones, in luogo dei tradizionali pneumatici da 13 pollici.
L'Osella poté prendere il via noleggiando un motore Ford
Cosworth DFV dall'Ensign, che non si era qualificata.
Jacques
Laffite prese la testa al via, seguito da René Arnoux, Didier
Pironi, Alan Jones, Carlos Reutemann, Nelson Piquet e Alain Prost.
Gilles Villeneuve fu autore di un'ottima partenza che lo portò
dalla diciassettesima piazzola di partenza all'ottavo posto. Nel corso
del primo giro vi fu un duello tra Pironi e Arnoux: alla chicane prima della curva de L'ècole: Pironi attaccò Arnoux e si porta subito al secondo posto, poi Arnoux, sull'interminabile rettilineo del Mistral, sfruttò appieno la potenza del suo turbo ma Pironi fu capace di risuperarlo.
Laffite
iniziò a guadagnare un certo margine sugli avversari mentre nel
corso del secondo giro Arnoux passò ancora Pironi; intanto
Nelson Piquet aveva passato anche Reutemann ed era quinto dietro Jones.
Anche Alain Prost scavalcò Reutemann: vi erano così
quattro piloti francesi nei primi sei posti. Jones passò Didier
Pironi al giro quattro mentre Prost si ritirò per la rottura
dell'avantreno. Al quinto giro, alla chicane, Arnoux si vide affiancare e superare da Pironi e Jones, il pilota della Ligier passò secondo davanti a Jones e Arnoux.
Alan Jones riuscì a passare Pironi all'ottavo giro e, tre giri dopo, anche Nelson Piquet
saltò Arnoux. La classifica vedeva ora, dietro a Laffite, Jones, poi
Pironi, Piquet, Arnoux, Reutemann e Villeneuve. La gara del canadese
della Scuderia Ferrari fu penalizzata da un cambio gomme al giro ventisette: Villeneuve ripartì undicesimo.
Jacques
Laffite mantenne il comando fino al 35º giro quando venne passato
da Alan Jones alla chicane. Al giro 42 anche Didier Pironi passò
Laffite. Gilles Villeneuve, nel frattempo, fu capace di risalire in
ottava posizione.
Alan Jones vinse per la settima volta in carriera, precedendo Pironi, Laffite, Piquet, Arnoux e Carlos Reutemann.
La scelta tecnica della Williams in merito al diametro delle gomme
consentì all'australiano un minore degrado delle stesse, in quanto il
calore veniva dissipato su una superficie più ampia dello pneumatico.
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La Williams FW07
è una vettura di Formula 1 che gareggiò nei campionati
mondiali del 1979, 1980 e con alcune modifiche nel 1981 e 1982.
La vettura, guidata da Alan Jones, ha vinto il titolo mondiale nel 1980, e la coppa costruttori nel 1980 e 1981.
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La vettura è progettata da Patrick Head, socio di Frank Williams nel team. È spinta dal solito motore Ford Cosworth DFV con l'obiettivo di sfruttare al massimo l'effetto suolo, e ricalca molto da vicino lo schema della Lotus 79.
La vettura si dimostra subito molto competitiva e correrà per tre
stagioni consecutivamente. La vettura del 1979 differisce da quella del
1980 solo per due pinne sulle pance laterali, davanti alle ruote
posteriori. Più radicali furono gli interventi sul modello del 1981, che
ha un muso diverso con l'alettone totalmente nuovo.
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Sul circuito di Hockenheim, un altro tragico evento colpisce il mondo
della F1, ad esserne vittima questa volta è Patrick
Depeiller, è il 1° agosto quando il pilota francese
esce di pista alla curva Est, una curva che poche settimane prima, in
un sopralluogo, Alan Jones aveva dichiarato essere troppo pericolosa,
inutili i soccorsi, per il bel ragazzo francese, non c'è
nulla da fare........
Dopo una piccola parentesi durata due G.P. i due
contendenti al titolo si dividono le restanti tre gare: Piquet trionfa
in Olanda e Italia portandosi, così, in testa di un solo
punto rispetto Jones.
Ma sul circuito canadese è il pilota williams a spuntarla;
in una delle gare più intense del mondiale, infatti si
inserisce prepotentemente nel duello anche Pironi con la sua Ligier, il
pilota francese innesca, a causa di una carambola, un incidente in cui
vengono coinvolte ben sette vetture; l'evento costringe il direttore di
gara a sospendere la corsa. Alla nuova ripartenza Pironi ci riprova e
passa in testa; Piquet non si arrende e supera prima Jones e poi lo
stesso Pironi ma al 23° giro il motore Ford della sua Brabham
non regge ed esplode in una nuvola di fumo, Piquet è
costretto al ritiro. Intanto Jones che è secondo
è informato della penalizzazione di un minuto che
verrà assegnata a Pironi, leader della gara, per partenza
anticipata così il pilota williams amministra un distacco
tutto sommato ristretto e taglia il traguardo in seconda posizione;
consapevole di quanto accadrà a Pironi. Con i nove punti
ottenuti Jones si porta a quota 62, ma è campione del mondo,
comunque, infatti per regolamento sono validi solo i cinque migliori
risultati di ogni metà stagione.
Per Frank Williams è il coronamento di un sogno, dopo otto
anni di attività la sua scuderia conquista il mondiale
piloti e costruttori, anche se i suoi piloti devono rinunciare allo
champagne, brindando con il succo d'arancia, questo perché
la Williams ottiene forti sovvenzionamenti economici da sponsor arabi
ed il corano vieta esplicitamente ogni bevanda alcolica, un sacrificio
che gli uomini williams sono felici di rispettare.
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Brabham BT49C - Nelson PIQUET
La stagione 1981 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 32º ad assegnare il Campionato Piloti e la 24º ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 15 marzo e terminata il 17 ottobre, dopo 15 gare, una in
più della stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato per la
prima volta a Nelson Piquet e il titolo costruttori per la seconda volta, tra l'altro consecutiva, alla Williams-Ford Cosworth.
Da questa stagione il campionato venne ufficialmente denominato FIA Formula 1 World Championship, e così anche il titolo piloti divenne FIA Formula 1 World Championship for Drivers e quello per i costruttori FIA Formula 1 World Championship for Constructors.
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- 1981 -
Il calendario
Nell'aprile 1980 la FISA
aveva diramato un primo calendario con 15 prove, riconfermando tutte le
gare previste per il 1980, tranne la tappa a Las Vegas, che non era
stata però disputata. L'inizio era posto l'8 febbraio in Argentina, e la
fine con la gara di Watkins Glen il 3 ottobre.
Una
seconda versione del calendario venne presentata nell'ottobre 1980:
prevedeva sempre 15 gare, con esordio il 25 gennaio, con il Gran Premio
d'Argentina, e il termine il 4 ottobre, con una gara a Watkins Glen. La
gara del Brasile veniva portata a marzo, mentre il Gran Premio del
Sudafrica rimaneva in dubbio. A seguito dell'incertezza che gravava sul
campionato la FISA chiese agli organizzatori del Gran Premio
d'Argentina di far slittare la loro gara al 22 febbraio. Il 19 dicembre
venne così redatto un nuovo calendario, che prevedeva la prima
prova il 22 febbraio in Argentina, e che escludeva il Gran Premio del
Brasile e quello d'Austria, che non avevano dei circuiti considerati
adeguati. Vi erano inoltre dei problemi con la data del Gran Premio del
Canada, per la contemporaneità con la finale del campionato
canadese di baseball. Venne inserito, solo come prova di riserva, il
Gran Premio di San Marino, per il 3 maggio. Il 13 gennaio venne
nuovamente cambiata la data del Gran Premio d'Argentina, posticipato al
26 aprile.
La
riunione dei costruttori a Modena del 19 gennaio congelò di
fatto il calendario, a causa delle diatribe che si erano verificate tra
FOCA e FISA; venne decisa però l'effettuazione di due gare in
Italia, con l'entrata ufficiale in calendario del GP di San Marino, a
Imola, per il 3 maggio. La nuova bozza elaborata dai costruttori
prevedeva ora l'esordio il 15 marzo a Long Beach, lo spostamento al 10
ottobre del Gran Premio del Sudafrica, e la soppressione della
trasferta a Watkins Glen.
La
FISA rese noto il 30 gennaio, un ennesimo calendario, in cui non era
ancora inserito il GP di S. Marino, mentre veniva escluso
d'autorità il GP del Sudafrica, ma reinserito il gran premio al
Glen. La validità del GP di S. Marino venne confermata dalla
FISA il 6 febbraio.
Il
7 maggio la federazione depennò definitivamente dal calendario
mondiale il Gran Premio degli Stati Uniti d'America-Est, che si sarebbe
dovuto disputare il 4 ottobre a Watkins Glen. La cancellazione fu
dovuta al mancato versamento degli organizzatori di quanto pattuito
alle scuderie per l'edizione del 1980, circa 800.000 dollari. La
Formula 1 non è mai più tornata su quel tracciato
statunitense. Al fine di sostituire la gara saltata da disputarsi al
Glen, la Commissione della Formula 1 propose di tenere, il 17 ottobre,
una gara a Las Vegas, su un tracciato da costruire nei pressi
dell'Hotel Caesars Palace. Ad agosto la proposta ottenne il via libera
di FIA e FOCA.
Di fatto, visti gli eventi del GP del Sudafrica, la stagione iniziò ufficialmente appena a marzo, cosa che non succedeva dal 1971.
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Brasile (Rio
de Janeiro) |
1981 - La prima volta di
Piquet....
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Anagrafica
|
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Attività in F.1
|
Nato il
: |
17 Ago
1952 |
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Dal - al :
|
1978 - 1991
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G.P. iniziati
|
204 |
|
Vittorie
: |
23 |
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Podio :
|
60 |
Pole -
Positions : |
24 |
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Prima fila
: |
44 |
Giri veloci
: |
23 |
|
Mondiali
: |
1981
- 1983 - 1987 |
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|
19 gennaio 1981 nell'antica sede della scuderia
Ferrari, a Modena, sono riuniti i rappresentanti di tutte le scuderie,
il problema principale riguarda il dissidio tra le due dirigenze
presenti a capo del circus: la FOCA (organo rappresentativo dei
costruttori) e la FIA (organo rappresentativo dei piloti) dopo una
lunghissima e "intensa" riunione si giunge finalmente al patto, tuttora
noto come "Patto della Concordia" , così chiamato per
ricordare l'indirizzo della sede parigina della FISA: si stabilisce di
affidare alla FIA il potere sportivo, mentre alla FOCA quello
amministrativo che include la stipulazione dei contratti con i vari
circuiti e (incassando l'8% dei contratti) la commercializzazione dei
diritti televisivi.
La riunione si peroccupa inoltre di variare alcuni parametri
fondamentali del regolamento, impone quindi alle vetture un'altezza
minima dal suolo e vieta, anche se solo per poche settimane, monoposto
a sei ruote, queste infatti con la loro struttura simula un'effetto
suolo, bandito già da diversi anni. Il campionato inizia il 15 marzo con il G.P. degli Stati Uniti Ovest a
Long Beach: Patrese parte in pole-position con la sua Arrows e guida la
corsa per 24 giri finché un problema al filtro della benzina
lo costringe al ritiro; al comando passa, quindi, Reutemann con la
Williams, ma anche egli è costretto al ritiro; la testa
della gara è così guadagnata dal suo compagno di
scuderia: il campione del mondo Alan Jones.
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Nel G.P. del Brasile, quindici giorni dopo, Piquet parte in pole con la
sua Brabham: il brasiliano, nel tentativo di sorprendere i propri
avversari, evita di montare sulla propria monoposto pneumatici
d'asciutto, nonostante le precarie condizioni atmosferiche; il
brasiliano paga, così, il prezzo della sua incoscienza dopo
pochi giri è infatti k.o.
La gara viene, così,
conquistata da Reutemann che guida la gara dal primo all'ultimo giro.
Piquet, rischia nuovamente scegliendo ancora, durante la gara
successiva una tipologia di pneumatico sconsigliata, ma stavolta, in
Argentina... stupisce davvero tutti: partito in pole il brasiliano si
aggiudica una gara guidando sempre al limite del possibile, e
evidenziando una sensibilità di guida al di fuori del
comune......, segue Reutemann e terzo Prost, al suo primo podio con la
Renault turbo.
Al rientro in Europa la classifica mondiale vede,
così, Reutemann al primo posto con 21 punti, Jones secondo
con 18 punti e Piquet a 13 punti. |
Nelson Piquet si aggiudicò il primo dei suoi tre titoli dopo un lungo duello con Carlos Reutemann.
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Il 3 maggio si corre il G.P. di San Marino e la
Ferrari, sino ad allora in crisi, riesce ad ottenere la prima pole
stagionale con Villeneuve. Durante la gara l canadese passa subito in
testa, e ci resta per per 14 giri, finché non è
costretto al ritiro per problemi tecnici, lascia comunque la testa
della gara al suo compagno di squadra Pironi, ma quando mancano 14 giri
al termine della competizione, anche il francese è costretto
a parcheggiare la sua monoposto per problemi. Passa, allora in testa
Piquet che mantiene la leadership sino al termine della gara, seguito
da Patrese e Reutemann.
Nel GP Belgio, dopo due settimane, si sfiora la tragedia: al via la
Arrows di Patrese non parte, un meccanico rientra in pista (il
regolamento lo ammetteva) e tenta di riavviare il motore
elettricamente, la monoposto subito dietro a quella di Patrese, non
riesce prevedere l'incauto gesto dell'uomo del team e lo
colpisce...in pieno, miracolosamente il meccanico se la cava con
la "sola" frattura delle gambe.
La gara è invece condotta dalla Ferrari di Pironi che
però a 12 giri dal termine è costretto a cedere
agli insistenti attacchi del suo diretto inseguitore Reutemann, terzo
arriva, invece, Nigel Mansell con la Lotus.
A Montecarlo giunge, dopo lunghe attese, il successo Ferrari
è Villeneuve a salire sul gradino più alto del
podio: partito in seconda posizione dietro Piquet, Villeneuve applica
una tattica d'attesa e cerca di indurre all'errore il brasiliano, al
54° passaggio il canadese riesce nel suo intento, Piquet
infatti alla curva del Tabaccaio considera in modo errato il
comportamento di Tambay, pilota da doppiare, l'impatto con il
guard-rail a Monaco è, così, inevitabile. Passa al comando Jones che al 67° giro rientra ai box per una
sosta imprevista causata da un guasto alla pompa di benzina, al suo
rientro il distacco da Villeneuve che è secondo,
è di 3 secondi ma nel giro seguente i problemi tornano a
farsi sentire, a Villeneuve questo, non passa inosservato il canadese
si lancia, così, in una rincorsa disperata riesce a portarsi
al comando della gara quasi subito e ci resta sino alla bandiera a
scacchi.
Tre settimane dopo in Spagna, il pilota Ferrari concede il bis,
guadagna la leadership della gara al 14° giro quando un
problema accusato dalla Williams obbliga Jones al ritiro, Villeneuve,
pur non essendo molto più veloce degli avversari impedisce a
questi il sorpasso, guidando con una tenacia leggendaria; al traguardo
tra Villeneuve ed il pilota giunto in quinta posizione c'è
appena un secondo e 24 decimi di distacco. |
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Alain
Prost scattò in testa davanti a Carlos Reutemann, René
Arnoux, Didier Pironi (col ferrarista che già alla prima chicane
passò il pilota della Renault) e Alan Jones. Arnoux fu costretto
subito ai box per una foratura, dovuta a un contatto con Piquet.
Già al secondo giro Didier Pironi si ritirò per un guasto elettrico sulla sua monoposto.
Tre giri dopo Jones, che al quarto passaggio, aveva fatto segnare il
miglior giro del gran premio, passò il compagno di scuderia
Reutemann. La classifica era sempre guidata da Prost, seguito dalla due
Williams, poi Nelson Piquet, Jacques Laffite, Gilles Villeneuve e
Patrick Tambay. Al giro 8 Tambay sopravanzò Villeneuve, mentre
Jones attaccava, senza successo Prost. Il duello tra i primi due
proseguì per diversi giri: ciò permise l'avvicinamento di
Nelson Piquet e di Carlos Reutemann.
Villeneuve scontava dei problemi agli pneumatici mentre l'altro pilota della Brabham, Héctor Rebaque,
entrò in zona punti al giro 12, dopo il sorpasso su Tambay. Al
quindicesimo giro Reutemann riprese il terzo posto, passando Piquet.
Al ventunesimo passaggio Alan Jones sfruttò, all'interno del Motodrom,
un malinteso tra Prost e Arnoux (il primo stava doppiando il secondo), e
divenne primo. Al giro 27 Piquet riprese nuovamente la terza piazza a
Reutemann, che un giro dopo fu costretto al ritiro col motore fuori uso.
Nella parte centrale di gara furono soggetti a problemi tecnici sia
Jones che Prost. Il primo scontava dei guai all'alimentazione mentre il
francese aveva un guasto al limitatore del turbo. Tra il 37º e il 39º
passaggio Piquet non ebbe difficoltà a passarli entrambi e portarsi al
primo posto. Jones resistette fino al giro 42, quando si presentò ai box
nel tentativo di far riparare la sua vettura. L'australiano riprese la
gara ma ormai era sceso al di fuori della zona dei punti. Nelson Piquet
si aggiudicò la gara, davanti a due francesi, Alain Prost e
Jacques Laffite. Jean-Pierre Jarier chiuse ottavo con l'Osella, miglior
prestazione, fino a quel momento, per la scuderia italiana.
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Dopo Montecarlo, Reutemann conduce la classifica con 15 punti in
più di Piquet. Nel G.P. di Francia, è Prost ad
ottenere la sua prima vittoria in F1; in Germania ritorna, invece, sul
gradino più alto del podio Piquet, sia Reutemann che Jones
sono costretti al ritiro per problemi accusati dalle proprie Williams.
Piquet passa in testa a soli sette giri dal termine e ci resta sino al
traguardo.
Dopo aver recuperato altri due punti da Reutemann, Piquet riesce ad
raggiungere il pilota argentino, in testa alla classifica mondiale, nel
G.P. di Olanda. Prost, partito in pole con la Renault turbo, conduce la
gara sino al termine mentre Piquet giunge secondo e Reutemann
è ancora k.o. A tre gare dal termine la classifica generale vede così sia
Piquet che Reutemann appaiati a 45 punti.
A Monza, Prost continua a vincere partendo in pole ed aggiudicandosi
una gara praticamente dominata dal francese. Nel week-end italiano,
Jones annuncia il suo ritiro a fine stagione. Il 16 settembre, tre giorni dopo il G.P. d'Italia Ron Dennis convince
Lauda a rientrare nel mondo delle corse, il suo ritorno in pista
è previsto per Donington, l'ingaggio è di 3
milioni e 200 mila dollari, si il tratta del più alto
contatto mai stipulato con un pilota. Ron Dennis però non si
accontenta e per la sua McLaren-Porsche vuole davvero il top,
così tenta anche di ingaggiare l'astro nascente della F1, il
giovane Villeneuve ma il canadese rinuncia poiché
è già sotto contratto con la Ferrari.
In Canada, Piquet parte in pole al suo fianco c'è Jones, al
via a causa della pioggia, Reutemann perde molte posizioni tanto che
dopo pochi giri l'argentino è addiritura 16°; vince
la gara Laffite davanti a Watson e Villeneuve, splendida la gara di
quest'ultimo che arriva al traguardo senza l'alettone anteriore;
infatti il canadese dopo aver danneggiato in parte il suo alettone
è in una situazione critica, la parte rimasta attaccata alla
vettura, infatti gli impedisce di vedere la pista, così onde
evitare una probabile squalifica (dovuta ad una estrazione
dell'alettone da parte del pilota) e vederci meglio, tocca nuovamente
il muretto facendo saltare del tutto l'alettone anteriore, la Ferrari
arriva, così, al traguardo senza più i "baffi".
Dopo il Canada tra Reutemann e Piquet c'è un solo punto di
differenza e manca solo una gara: quella di Las Vegas.
Sul circuito ricavato nel parcheggio del Caesar's Palace, Reutemann
ottiene la pole mentre Piquet parte dalla quarta posizione. Alla
partenza Jones vola verso la vittoria e Reutemann perde posizioni, dopo
pochi giri è settimo; Piquet riesce a recuperare giungendo
quinto ed assicurandosi i due punti necessari per poter conquistare il
titolo di campione del mondo.
Il brasiliano giunge al traguardo ormai sfinito per la massacrante gara
tanto che non è nemmeno ingrado di uscire dalla sua Brabham,
è l'abbraccio di Fittipaldi a sostenerlo ed a permettergli
di uscire dall'abitacolo della sua monoposto. Sale sul podio dove
Jones, Prost e Giacomelli stanno celebrando i loro piazzamenti.
Il giovanotto che in F3 correva con un'icona di San Giorgio nella tasca
a 29 anni è campione del mondo!! |
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Keke ROSBERG - Williams FW08
La stagione 1982 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 33° ad assegnare il Campionato Piloti e la 25° ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 23 gennaio e terminata il 25 settembre, dopo 16 gare, una
in più della stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato per la
prima volta a Keke Rosberg e il titolo costruttori per la settima volta alla Ferrari.
La
stagione fu funestata dagli incidenti mortali del pilota canadese della
Ferrari, Gilles Villeneuve, nel corso delle qualifiche del Gran Premio
del Belgio, e del pilota italiano Riccardo Paletti, dell'Osella, alla
partenza del Gran Premio del Canada. Un altro grave incidente occorse
all'altro pilota della Ferrari, il francese Didier Pironi, durante le
qualifiche del Gran Premio di Germania, a seguito del quale il francese
fu costretto all'abbandono delle competizioni automobilistiche.
La
stagione vide anche il rientro in gara, dopo due anni di pausa, del
già due volte campione del mondo, l'austriaco Niki Lauda.
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- 1982 -
Il calendario
Nel giugno 1981 la FOCA
annunciò la prima bozza del calendario per la stagione 1982. Il
campionato sarebbe partito il 24 gennaio in Sudafrica e si sarebbe
concluso, dopo 16 gare, a Las Vegas il 3 ottobre. Le gare in Austria e
Spagna erano sub judice,
in vista dei lavori necessari di adeguamento dei circuiti. La gara di
San Marino (prevista a Imola o al Mugello) e una gara da tenere sul
circuito di Digione (come Gran Premio di Svizzera) erano le gare di
riserva. La novità del calendario sarebbe stata una gara su un
tracciato cittadino a Detroit.
(con ciò Monza avrebbe mantenuto il Una nuova bozza del
calendario venne delineata a settembre, senza però ancora
l'avallo ufficiale della Federazione Internazionale Sport
Automobilistico. Venivano depennati i gran premi di Spagna e d'Austria
(il primo per i problemi sorti con gli organizzatori locali nelle
ultime due edizioni, il secondo per il sopraggiungere di
difficoltà economiche), sostituiti dalle due "riserve": il Gran
Premio di San Marino a ImolaGran Premio d'Italia) e il Gran Premio di
Svizzera, da disputarsi sul Circuito francese di Digione. Veniva
inoltre confermato un nuovo gran premio da correre a Detroit, mentre
gli organizzatori del Gran Premio del Sudafrica avevano 15 giorni per
regolare la loro posizione. In mancanza di ciò la gara sarebbe
stata sostituita col Gran Premio d'Australia.
L'8
ottobre la Commissione Esecutiva della FISA pubblicò un'ennesima
bozza del calendario mondiale per il 1982. La stagione si sarebbe
aperta il 23 febbraio col Gran Premio del Sudafrica, e si sarebbe
chiusa il 16 ottobre con una gara a Las Vegas, per un totale di 16
gare. Veniva escluso il Gran Premio di Spagna, mentre quello d'Olanda
era ancora incerto; veniva confermata la reintroduzione del Gran Premio
di Svizzera, da tenersi sul Circuito di Digione, in Francia. Le due
riserve erano il Gran Premio d'Australia e quello d'Austria. La gara di
Detroit era comunque in dubbio per divergenze fra gli organizzatori e
la FOCA.
Inoltre,
pochi giorni prima, l'annuncio del rientro alle competizioni di Niki
Lauda aveva portato alla firma dell'accordo tra la FOCA e gli
organizzatori del Gran Premio d'Austria, fino a quel momento in dubbio,
per il mantenimento della gara in calendario almeno fino al 1988.
Il
18 dicembre 1981 venne diramato il calendario definitivo. Le gare erano
16, una in più della stagione 1981. Le novità
riguardavano il ritorno a gennaio della gara sudafricana, come non
capitava dal 1968, l'anticipo a giugno del Gran Premio del Canada,
rispetto alla tradizionale data di inizio autunno, e lo scambio tra il
Gran Premio di Francia e quello Gran Bretagna, che ora precedeva la
tappa transalpina. Mancava l'appuntamento in Olanda, mentre era
confermata l'Austria. Il Gran Premio di Spagna era riserva. Successivamente venne reinserita la gara olandese.
La gara sudafricana fu l'ultima, valida per un mondiale, a
disputarsi a gennaio. Dal 1982 mai una stagione di F1 è iniziata così
presto, oltre ad essere l'ultima stagione terminata a settembre.
Accordi e fornitori
L'unico
cambiamento in merito alla fornitura dei motori fu l'entrata della BMW,
che si legò alla Brabham, costruttore che, comunque, nel corso
della stagione, proseguì a utilizzare anche il tradizionale
motore Ford Cosworth DFV. La casa tedesca aveva già delle
esperienze nel mondiale di Formula 1, prima negli anni cinquanta,
quando aveva presentato anche una propria monoposto, poi alla fine
degli anni sessanta, quando aveva motorizzato una vettura di Formula 2,
costruita della Lola, e impiegata solo nei Gran Premi di Germania 1967
e 1968. La BMW fornì alla casa britannica un motore turbo, ad
architettura L4, da 1.500 centrimetri cubici.
La
maggior parte delle altre scuderie era invece rifornita dalla Ford
Cosworth, ad eccezione della Ligier spinta da motori Matra, dalla
Toleman a motore Hart, e da Renault, Ferrari e Alfa Romeo, che costruivano in proprio il loro propulsore.
La
Scuderia Ferrari abbandonò le gomme Michelin per ripassare alle
Goodyear, mentre l'Osella dalle coperture francesi passò alle Pirelli.[13]
Anche la Tyrrell tornò alle Goodyear, dopo aver utilizzato,
nella seconda parte della stagione precedente, le Avon. La March,
invece, dalle Avon passò alle Pirelli.
Dal
Gran Premio del Belgio l'ATS sostituì le Avon con le
Michelin . Da quello di Monaco la March tornò alle Avon,
mentre la Theodore Racing abbandonò la casa inglese e si
affidò alle Goodyear. L'Ensign, dal Gran Premio di Detroit venne
rifornita dalla Pirelli.
La Fittipaldi Automotive ottenne l'appoggio finanziario della Caloi,
azienda brasiliana produttrice di moto e biciclette, che dette al team
l'opportunità di proseguire l'impegno in Formula 1 anche per il 1982.
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1982 - L'anno maledetto
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Finlandia (Stoccolma, Svezia)
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
06 Dic
1948 |
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Dal - al :
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1978 - 1986
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G.P. iniziati
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114 |
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Vittorie
: |
5 |
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Podio :
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17 |
Pole -
Positions : |
5 |
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Prima fila
: |
10 |
Giri veloci
: |
3 |
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Mondiali
: |
1982 |
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Il 1982 è l'anno delle innovazioni
studiate, nella maggiorparte dei casi, per raggirrare il regolamento;
si assiste alla trasformazione dei telai da monoscocche a strutture
deonominate "sandwich" ed inoltre viene introdotto l'utilizzo della
fibra di carbonio, materiale che consente un alleggerimento pari al
40%. La lotta tra motori turbo e quelli aspirati induce i progettisti
di quest'ultimi a realizzare vetture estremamente leggere spesso di
peso inferiore a quello previsto da regolamento, l'escamotage adottato
allora consisteva nel riempire serbatoi in realtà inutili.
L'inizio del mondiale è caratterizzato dallo sciopero dei
piloti che si rifiutano categoricamente di partecipare alle prove del
giovedì sul circuito sudafricano; il movente dello sciopero
è celato dal particolare contratto che lega Lauda alla
Mclaren, in pratica questo genere di ingaggio farebbe diventare i
piloti "proprietà" delle scuderie, situazione analoga a
quella che si verifica attualmente nel mondo del calcio.
Dopo essersi rinchiusi per una notte intera in un alloggio, e
minacciando di disertare il GP, si giunge finalmente ad un accordo; ai
piloti viene mantenuto il "solito" contratto mentre la superlicenza
affidata a Lauda e definita dallo stesso austriaco "schiavistica",
viene definitivamente archiviata.
Ha inizio così la prima gara del mondiale: Subito dopo il
via, Alain Prost guida la gara con la sua Renault turbo, in pieno
rettilineo si fora il pneumatico posteriore sinistro, il francese
riesce a controllare straordinariamente la monoposto, e guidando, da
vero veterano, rientra ai box dove i meccanici sono pronti per il
cambio le gomme. Al suo rientro in pista è doppiato ma in
sei giri rimonta eccezionalmente e supera, addirittura, Arnoux leader
della gara, il trionfo è così a portata di mano
dell'emergente giovane francese!!
In Brasile si disputa il secondo G.P. della stagione: Villeneuve illude
i ferraristi finchè Piquet nel tentativo di sorpassarlo lo
spinge sul prato per il canadese è praticamente impossibile
mantenere il controllo della sua monoposto.....è fuori.
Dopo la seconda gara Carlos Reutemann annuncia il suo ritiro dal mondo
della F1. Il terzo GP si corre a Long Beach dove Andrea de
Cesaris ottiene la sua prima pole-position della stagione a bordo
dell'Alfa. In gara de Cesaris mantiene la sua posizione per 14 giri
dopo deve arrendersi all'assalto di Lauda, che anni dopo aver lasciato
la F1
torna sul gradino più alto del podio.
Si giunge così alla seconda edizione del G.P. di San Marino:
l'aria è abbastanza tesa, a causa dell'esclusione dal GP di
Brasile dei piloti Piquet e Rosberg, le loro monoposto , infatti, a
seguito di minuziose verifiche tecniche, sono risultate essere
sottopeso. Questo "cavillo" riapre una dura polemica legata alle norme
di progettazione dei telai, la gara è, così,
disertata da diversi team.
I 14 piloti che partecipano alla gara, danno comunque vita ad un GP
entusiasmante, si assiste prima al duello tra Renault e Ferrari e poi,
dopo il ritiro di Arnoux, al duello tutto ferrarista tra Pironi e
Villeneuve. Al 45° giro, dopo il ritiro di Arnoux, dal muretto
Ferrari viene esposto il cartello "Slow +45", cartello dal significato
ambiguo che viene interpretato, infatti, diversamente dai due piloti
della scuderia: Per Villeneuve, significa mantenere la posizione,
mentre per Pironi significa che il suo compagno di squadra, sino ad
allora in testa alla gara, gli debba lasciare strada così il
francese supera Villeneuve, lo stupore del canadese è
evidente, Gilles interpreta il gesto di Pironi come un'affronto, una
sorta di sfida aperta......I due danno così vita ad un
acceso duello, all'ultimo giro, alla Piratella, Pironi supera
definitivamente Villeneuve e si aggiudica il GP. Il canadese
è molto risentito del comportamento del compagno... e
lascerà trapelare questo "malumore" nella gara successiva.
Villeneuve arriva a Zolder con una solo obiettivo: battere Pironi.
Sabato 8 maggio 1982 diviene, così, il giorno più
nero della storia Ferrari: Negli ultimi minuti delle qualifiche
Villeneuve, nonostante monti pneumatici già abbondantemente
usurati, si lancia all'inseguimento di Pironi, che lo precede di due
posizioni, nella curva a sinistra prima della Terlamenbocht il canadese
non riesce ad evitare la March numero 17 di Jochen Mass, sono le 13:52,
la Ferrari di Gilles dopo aver tamponato a 260 km/h la March, si
impenna in aria compiendo una serie di terrificanti giravolte, il
seggiolino di Gilles strappa le cinture e il pilota viene proiettato in
aria finendo contro un paletto a bordo pista; la diagnosi è
preoccupante, distacco netto tra la prima e la seconda vertebra
cervicale. Alle 21:12 il pilota canadese, che non si è mai
risparmiato, che ha frantumato semiassi, cambi, frizioni, freni, che ha
sempre dato tutto per vincere, per entusiasmare la folla, il pilota che
diceva ai suoi meccanici "datemi una macchina al 60%, al resto penso
io" ........ si spegne per sempre.....
Ma, lo spettacolo continua...... quindi giorni dopo è la
volta del G.P. del Belgio, la Ferrari decide di non partecipare in
segno di lutto; la vittoria va a Watson davanti a Rosberg.
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Nel G.P. di Montecarlo la scuderia di Maranello partecipa con un solo
pilota dato che Reutemann ha rinunciato alla l proposta di ingaggio da
parte del Drake. La gara si conclude sorprendentemente: Prost detentore
della leadership sino al 73° giro sui complessivi 76, perde il
controllo della sua Renault e finisce contro il guard-rail.
Al comando
passa Patrese con la Brabham, mentre le condizioni atmosferiche
precipitano rapidamente, l'italiano finisce in testa-coda e perde delle
posizioni. Tocca allora a Pironi, ma il francese è tradito
dall'alimentazione della sua Ferrari, è costretto a
parcheggiare la monoposto sotto il tunnel.
De Cesaris, che seguiva
Pironi, passa al comando, ma circa 200 metri dopo anche la sua Alfa
Romeo è k.o. A tagliare il traguardo davanti a tutti
è nuovamente Riccardo Patrese con una vettura leggermente
accidentata ma comunque capace di camminare.
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Il mondiale si trasferisce in America e per la prima volta si corre sul
circuito cittadino a Detroit, a vincere la gara è Watson
davanti a Pironi, quest'ultimo otterrà anche la pole nel
G.P. del Canada a Montreal. Sul circuito canadese si assiste ad una
nuova tragedia: la Ferrari di Pironi al via non parte, il francese
viene evitato da tutti ad eccezione di Riccardo Paletti, che partito
dall'ultima fila, non riesce ad evitarlo: l'impatto sarà
fatale per il giovane Paletti; è il 13 giugno.
La gara, per la cronaca, è vinta da Piquet davanti a Patrese
e Watson. Al ritorno in Europa, Watson è leader della
classifica mondiale mentre la Ferrari ingaggia Tambay a Pironi.
Ritorno in pista vincente per la Ferrari che si aggiudica il GP
d'Olanda con Pironi ed arriva seconda e terza in Gran Bretagna,: A
Brands Hatch nel giorno della seconda vittoria di Lauda, Pironi arriva
secondo e Tambay terzo. Pironi passa così in testa al
mondiale piloti.
In Francia Pironi aumenta, ancora, il suo vantaggio nei confronti di
Watson, nel G.P. in cui si manifestano in modo evidente le
rivalità tra i due piloti Renault, Pironi giunge terzo
portando a 9 punti il distacco dal secondo classificato. Quindici
giorni dopo sul circuito di Hockenheim piove a dirotto mentre si stanno
disputando le prove del G.P., Pironi non vede in tempo la Renault di
Prost...l'impatto è inevitabile, il pilota della Ferrari
subisce gravi ferite ad entrambi gli arti inferiori, i medici sono
certi: il francese non potrà guidare mai più.....
finisce così, nel modo più drammatico possibile,
la carriera di uno dei piloti emergenti della formula uno.
Il giorno dopo si disputa la gara e, ironia della sorte, è
Tambay ad ottenere il suo primo successo in F1 imponendosi davanti a
Piquet e Rosberg.
A Zeltweg sale sul gradino più alto del podio un pilota
italiano il romano Elio de Angelis che si aggiudica in volata una gara
estremamente equilibrata; il distacco da Roseborg, secondo,
è di soli 125 millesimi. A Digione nel G.P. di Svizzera il finlandese Keke Rosberg vince la sua
unica gara e si porta in testa al mondiale scavalcando Pironi fermo da
venti giorni.
A Monza nel G.P. d'Italia la Ferrari ingaggia Mario Andretti che
ottiene la pole; la gara è comunque vinta da Arnoux mentre
Andretti si classifica terzo dietro a Tambay. Il 25 settembre si corre, l'ultima gara della stagione, a Las Vegas,
Rosberg resta in zona punti mentre la gara è vinta da un
giovanissimo Michele Alboreto su Tyrrell davanti a Watson. La Ferrari
vince il titolo costruttori mentre Keke Rosberg diventa campione del
mondo, aggiudicandosi una sola gara ma gareggiando in modo estremamente
intelligente. |
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Patrick Tambay diede definitivamente forfait:
la Ferrari perciò non schierò nessuna monoposto in gara. Questo Gran
Premio risulta quindi l'ultimo, a tutto il 2016, a non vedere alcuna
Ferrari al via, cosa che avviene per la 18° ed ultima volta nella storia
della Formula 1.
Al via René Arnoux prese il comando seguito da Alain Prost,
Riccardo Patrese, Niki Lauda e Keke Rosberg. Già alla fine del
primo giro Prost superò Arnoux sul breve rettilineo, mentre
Nelson Piquet scavalcò sia Rosberg e Lauda, portandosi al quarto
posto.
Il brasiliano, al quarto giro, superò anche il compagno di
scuderia Patrese, e si mise all'inseguimento delle due Renault: anche
un'uscita di pista non ne condizionò la gara, che poté
così proseguire. Si fece avanti anche Rosberg che superò
prima Lauda poi lo stesso Patrese, ponendosi così dietro al
brasiliano della Brabham.
Nelson Piquet,
che sfruttava la strategia del rifornimento in gara, si avvicinò e
passò Arnoux al giro 11. Il rifornimento giunse al giro 40: durò 14
secondi, tanto da consentire a Piquet di rientrare al quinto posto,
dietro alle due Renault, a Rosberg e a Lauda, ma davanti a Patrese. La McLaren
dell'austriaco però soffriva di forti vibrazioni all'anteriore, dovute a
un cerchione sbilanciato, che costrinsero Lauda a rinunciare a spingere
per superare il finlandese.
Al giro 51 Rosberg sfiorò la collisione al momento del doppiaggio dell'Alfa Romeo di Andrea De Cesaris,
che prese parte alla gara in non perfette condizioni fisiche a causa di
una tonsillite. Il finlandese, due giri dopo, passò Arnoux, ponendosi
secondo. Il francese rientrò poco dopo ai box, ove effettuò un rabbocco
di carburante: la sua Renault
non disponeva più di un motore performante, col transalpino convinto
che ciò dipendesse da una mancanza di benzina. Poco dopo però Arnoux fu
costretto all'abbandono per un guasto all'iniezione.
Nel corso degli ultimi giri Keke Rosberg si avvicinò anche al battistrada Prost (che ruppe una minigonna
a due giri dal termine), e fu capace di passare al penultimo passaggio.
All'arrivo il direttore di corsa non sventolò subito la bandiera a
scacchi ma solo dopo un giro e le insistenze della Wiliams.
Per il finlandese fu la prima vittoria valida per il mondiale di
Formula 1 (aveva però già vinto il BRDC International
Trophy 1978 gara non titolata), primo pilota del suo Paese a compiere
l'impresa, e settantaduesimo nella storia del mondiale. Fu la terza
gara di fila che veniva vinta da un pilota che mai prima era riuscito
ad aggiudicarsi una gara iridata, e fu anche la nona gara di fila in
cui vinceva un pilota differente.
Williams FW08
Debutto Gran Premio del Belgio 1982
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Progettata
da Patrik Head e Franck Dernie, la Williams FW08 era la naturale
evoluzione della vincente FW07. Una vettura ad effetto suolo molto
semplice, molto pulita nell'aerodinamica, spinta dall'ormai vecchio
motore aspirato Ford-Cosworth DFV. Particolare fu invece la sua
progettazione, perché il progetto originario della FW08
prevedeva una vettura dotata di 6 ruote di uguali dimensioni, 2
anteriori e 4 posteriori, con lo scopo di favorire lo scorrimento dei
flussi d'aria sotto la vettura e al contempo diminuire la resistenza
all'avanzamento cogliendo questi due obiettivi mediante la riduzione
della sezione frontale delle grosse ruote posteriori usate fino ad
allora. Pertanto essa venne concepita con un serbatoio molto alto per
tenere contenuto il passo. Un prototipo con queste caratteristiche
scese realmente in pista durante l'inverno, ma ben presto venne
bocciato dalla FIA, che per impedirne l'utilizzo nel campionato
mondiale, vietò le vetture con più di 4 ruote. La
Williams dovette così ritornare ad una configurazione classica,
adattando al regolamento il progetto già realizzato. La vettura
otterrà dei particolari primati: sarà l'ultima monoposto
a vincere un mondiale spinta dal Ford-Cosworth V8 (i turbo già
spopolavano) e l'ultima vettura ad effetto suolo con minigonne (tale
soluzione dal 1983 sarà vietata per regolamento e si
imporrà l'obbligo del fondo vettura piatto). |
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- 1983 -
Piloti
Prima
del Gran Premio d'Italia 1982 la Scuderia Ferrari annunciò che
René Arnoux, pilota della Renault, avrebbe fatto coppia con
Patrick Tambay per la stagione 1983. La scuderia italiana si
riservò di fare correre una terza vettura, nel caso in cui
Didier Pironi, infortunatosi nel corso delle prove del Gran Premio di
Germania, avesse potuto tornare a competere. Inoltre venne prospettato
anche l'ingaggio di un pilota di riserva, al fine di coprire eventuali
indisponibilità dei piloti titolari. La casa italiana, infine,
svelò come la sua volontà di ingaggiare Michele Alboreto
era stata bloccata dal contratto che legava il pilota milanese alla
Tyrrell. Al posto di Arnoux la Renault ingaggiava Eddie Cheever, pilota
statunitense della Ligier.
Anche
l'altro pilota della Ligier, il francese Jacques Laffite, passava ad
altra scuderia, la Williams. Laffite abbandonava la Ligier dopo 7
stagioni e 108 gran premi, che per l'epoca rappresentava il record di
gare corse in F1 per un pilota con uno stesso costruttore. La Ligier li
sostituì con Jean-Pierre Jarier, proveniente dall'Osella,e Raul
Boesel, ex della March.
La
Tyrrell ingaggiò, al posto di Brian Henton, il giovane
statunitense Danny Sullivan, con esperienza in Indycar e CanAm. L'ATS
iscrisse una sola vettura al campionato: ciò liberò
Eliseo Salazar che trovò il volante della March, da questa
stagione ribattezzata RAM-March.
L'Alfa Romeo
sostituì Bruno Giacomelli con Mauro Baldi, proveniente
dall'Arrows. Giacomelli trovò un volante alla Toleman, dove
prese il posto di Teo Fabi.
L'Arrows iscrisse il campione del mondo 1980, l'australiano Alan Jones.
Per la prima gara stagionale, in Brasile, Jones non era in condizioni
fisiche adeguate, essendosi fratturato una gamba cadendo da cavallo;
venne perciò sostituito da Chico Serra, ex pilota della Fittipaldi.[29]
L'Osella
aveva, in un primo momento, iscritto Corrado Fabi, fratello di Teo,
all'esordio nel mondiale, e Beppe Gabbiani, al ritorno nel mondiale
dopo due stagioni. Prima dell'inizio della stagione però la
scuderia piemontese lo sostituì con Piercarlo Ghinzani,
già impiegato nel 1981.
La
Theodore Racing, fusa con l'Ensing, confermò uno dei piloti di
quest'ultima, Roberto Guerrero, e fece esordire nel mondiale Johnny
Cecotto. Il venezuelano, che era stato vicino all'impiego, nel 1982, da
parte della Fittipaldi e dell'Osella, proveniva dal motociclismo, ove
aveva vinto il motomondiale nel 1975 nella classe 350.
Nel
GP Usa Ovest Alan Jones riprese il suo volante all'Arrows, ove era
stato sostituito da Chico Serra nella prima gara in Brasile. Jones, che
aveva vinto il titolo nel 1980, rientrava nella massima formula dopo un
anno di assenza. La sua ultima gara era stato il Gran Premio di Las
Vegas 1981 (tra l'altro vinto dall'australiano), disputato con la
Williams. Il contratto era a gettone, e avrebbe dovuto essere
rinegoziato dopo la gara di Imola.[30]
Dal GP di Francia, all'Arrows, Chico Serra subentrò nuovamente
ad Alan Jones, che aveva disputato il GP di Long Beach e la Race of
Champions. La RAM portò, per la prima volta nella stagione
iridata, una seconda vettura, affidata al francese Jean-Louis
Schlesser, all'esordio nel mondiale di F1, dopo aver presto parte
anch'egli alla Race of Champions. Dal Gp di Spa il pilota belga Thierry
Boutsen sostituì, sempre alla Arrows, Serra. Il belga,
all'esordio nella massima formula, aveva colto, nelle stagioni
precedenti, diversi piazzamenti nel Campionato europeo di Formula 2,
cogliendo due volte il secondo posto nel campionato e una volta il
terzo.
Dal
GP di Silverstone la Spirit riportò nel mondiale Stefan
Johansson, pilota svedese che aveva già tentato, senza successo,
nel 1980 di qualificarsi a due gran premi al volante della Shadow.
Johansson era stato anche iscritto, senza poi presentarsi al gran
premio, anche al Gran Premio di Gran Bretagna 1981, dalla March. Lo
svedese utilizzò il numero 40, che mancava nel mondiale di F1
dal Gran Premio di Gran Bretagna 1978, usato da Tony Trimmer, pilota
però non qualificato per la gara. Da questo gran premio, per
alcune gare, l'ATS iscrisse alle corse una seconda vettura, affidata a
Stefan Bellof. L'iscrizione non venne poi confermata. Prima del GP di
Zandvoort, a seguito delle critiche espresse da Manfred Winkelhock in
merito alla qualità della sua ATS, il patron della scuderia,
Günther Schmidt, decise di licenziare il pilota. La scuderia
tedesca si rivolse così a Stefan Bellof, che era già
stato iscritto agli ultimi due gran premi, senza però prendere
parte alle qualificazioni. Il rifiuto di Bellof di guidare per l'ATS
costrinse il team a riassumere Winkelhock. La scuderia non
confermò nemmeno l'impiego di una seconda vettura, inizialmente
destinata al pilota di casa Jo Gartner.
Un'altra
novità fu quella dell'esordiente britannico Kenny Acheson, terzo
pilota stagionale della RAM dopo Eliseo Salazar e Jacques Villeneuve
Sr.. Acheson era giunto secondo nel campionato 1982 di F3 inglese.
Nel
Gran Premio d'Europa la Theodore Racing presentò una sola
vettura, quella di Roberto Guerrero. In compenso la Williams iscrisse
una terza vettura, per il neo campione di F2 Jonathan Palmer. Era dal
Gran Premio d'Olanda 1982 che un team non iscriveva più di due
vetture a una gara (ai tempi era stata la March). Palmer utilizzò il numero 42, non presente in F1 dal Gran Premio d'Italia 1976, utilizzato da Loris Kessel.
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Brasile (Rio
de Janeiro) |
1983 - Piquet fa il bis!!!
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Anagrafica
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Attività in F.1
|
Nato il
: |
17 Ago
1952 |
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Dal - al :
|
1978 - 1991
|
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|
|
G.P. iniziati
|
204 |
|
Vittorie
: |
23 |
|
Podio :
|
60 |
Pole -
Positions : |
24 |
|
Prima fila
: |
44 |
Giri veloci
: |
23 |
|
Mondiali
: |
1981
- 1983 - 1987 |
|
Nel 1983 i cambiamenti tecnici continuano ad
interessare gran parte della vettura, vengono, così, escluse
le cosiddette"minigonne": bandelle laterali che servivano per ottenere
un effetto suolo, ma che provocavano forti dolori alla schiena ed al
collo dei piloti, sottoposti ad impressionanti sollecitazioni. Si
adottano invece, soluzioni come il fondo piatto e l'utilizzo di
alettoni più grandi. I motori turbo, daltro canto reggono
potenze sempre più elevate, alla soglia dei 900 cavalli...
portati a 1200 in prova; In corsa viene inoltre introdotto ed
utilizzato da tutte le scuderie il rifornimento ai box, meglio noto
come pit-stop.
Il campionato si apre, questa volta senza nessun intoppo, con la gara
di Brasile: Piquet giuda la corsa e grazie ai meccanici della sua
scuderia, che effettuano il pit-stop in soli 16 secondo (tempo da
record...allora), al rientro in pista mantiene la prima posizione. Nel
box Williams, invece, durante il rifornimento di Rosberg si levano
pericolose lingue di fuoco e il pilota è costretto a
ripartire con la spinta dei suoi meccanici, la manovra
indurrà la squalifica nei confronti del finlandese. Al
traguardo Piquet precede Rosberg (che poi verrà
squalificato) e Lauda, poi seguono Laffite, Tambay, mentre Prost giunge
settimo. Quindici giorni dopo si disputa il secondo G.P. della stagione sul
circuito di Long Beach: a vincere è il pilota della McLaren
Watson davanti al suo compagno di squadra Lauda. I due piloti della
McLaren erano partiti dal 22° e 23° posto e con una
grande rimonta, complice gli innumerevoli gli errori degli avversari,
giungono nelle prime due posizioni. Tambay è in testa per i
primi 25 giri poi un contatto con Rosberg mette fine ad ogni speranza
di aggiudicarsi la gara; in testa passa, così, Laffite ma
anche il francese è tradito dalla sua Williams, tocca quindi
a Patrese che finisce lungo poco dopo lasciando così il
posto ai due piloti della McLaren. Al ritorno in Europa la F1 sbarca in Francia, il G.P. è
vinto da Prost, al suo primo davanti a Piquet e Cheever, Tambay
è quarto e Arnoux, passato alla Ferrari dopo i litigi con
Prost in Renault, giunge alla settima posizione.
Il 1° maggio si corre a Imola, Arnoux parte in pole, mantiene
la sua posizione per 5 giri, finchè Patrese con la sua
Brabham non lo supera; quando la gara sembra ormai nelle sue mani, il
padovano esce di pista alle Acque Minerali e Tambay passa in testa alla
gara e ci resta fino al traguardo.A Montecarlo, il campione del mondo Keke Rosberg
torna alla vittoria davanti a Piquet e Prost, quest'ultimo grazie alla
vittoria del G.P. del Belgio si aggiudica la testa al campionato. Il 5 giungno si corre il G.P. di Detroit: Arnoux in testa per 22 giri
è costretto al ritiro, al comando della gara passa Michele
Arboreto, l'italiano guida egregiamente e si aggiudica la gara.....
sarà l'ultima vittoria di un motore Ford-Cosworth. Una
settimana dopo, nel G.P. del Canada, Arnoux vince davanti a Cheever e
Tambay. |
Il 16 luglio è la data di esordio della Ferrari 126C3, la
prima monoposto realizzata interamente in fibra di carbonio, l'esordio
è comunque, deludente: Tambay, dopo essere partito in pole,
deve cedere il passa ad un irresistibile Prost.
Il team di Maranello, si rifà, invece, nel G.P. di Germania:
Tambay parte in pole, ma a vincere è il compagno di squadra
Arnoux, davanti a de Cesaris e Patrese.... mentre Piquet è
costretto al ritiro per un principio di incendio della sua Brabham. In
Austria, Tambay ottiene nuovamente la pole, ma a guidare la corsa, per
16 giri, è Arnoux, il francese deve lasciare strada a Prost
quando si rompe irrimediabilmente, sulla sua Ferrari, la quarta marcia.
Il francese ottiene così l'ultima vittoria della Renault,
prima del ritorno in pista solo come fornitore di motori, negli anni
'90.
Quando mancano 4 gare al termine del mondiale, la situazione in
classifica è la seguente: Prost 51 punti; Piquet 37; Arnoux
34 e Tambay 31. Nel G.P. d'Olanda, Arnoux riduce il distacco vincendo
la gara dopo che Prost e Piquet si sono eliminati a vicenda alla curva
Tarzan. Durante questo GP, Lauda porta all'esordio, la McLaren
motorizzata Porsche, motore che darà una seria svolta al
team di Ron Dennis.
quindici giorni dopo è la volta del G.P. d'Italia: Patrese
dopo una straordinaria pole guida la gara solo per due giri,
finchè la sua Brabham non lo abbandona, lasciando,
così, la vittoria del G.P. a Piquet che riduce a 5 lunghezze
il margine di distacco da Prost rimasto, ancora, senza punti a causa
della rottura della sua monoposto. In corsa per il titolo si fa avanti
anche Arnoux, che giungendo secondo al traguardo sale a 49 punti,
ossia, solo, a due lunghezze da Prost. |
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Prima
del via Riccardo Patrese ebbe un problema al motore della sua Brabham,
e decise di partire col muletto, adattato però alle esigenze del
suo compagno di team, Nelson Piquet.
Il pilota padovano alla partenza fu più rapido del connazionale
Elio De Angelis, e si pose al comando della gara. Anche Nigel Mansell
tentò di passare De Angelis alla Druids, ma senza
successo; pure Eddie Cheever ebbe un buon spunto al via, ove
passò le due Ferrari, e tentò anche di mettersi davanti a
Nelson Piquet, che resistette all'attacco. Manfred Winkelhock si pose
davanti a René Arnoux, mentre Tambay fu passato anche dall'altro
pilota della Renault, Alain Prost. Al termine del primo giro la
classifica recitava Patrese, De Angelis, Mansell, Piquet, Cheever,
Winkelhock, Arnoux, Prost e Tambay. Al secondo giro Prost passò sia Winkelhock che Arnoux, col
tedesco che dovette cedere anche ad Arnoux. Davanti, intanto, Mansell
subiva dei problemi nel mettere a temperatura gli pneumatici con Piquet
e Cheever che passarono il britannico. Le difficoltà del pilota
della Lotus proseguirono anche nel giro successivo, ove fu costretto a
cedere anche a Prost e Arnoux.
De Angelis si pose all'attacco di Patrese, così come Prost si
avvicinò a Cheever, che passò al nono giro. I primi sei avevano un buon
margine sul resto del gruppo, guidato da un lento Mansell. All'undicesimo passaggio ci fu un contatto tra i primi due; la
vettura di De Angelis toccò quella di Patrese, in un tentativo di
sorpasso: entrambi finirono sull'erba. Patrese ripartì subito, secondo
dietro a Nelson Piquet,
mentre De Angelis scalò sesto. La gara del pilota romano durò ancora
due giri, quando fu costretto al ritiro col motore fuori uso.
Alain Prost si trovò, per qualche giro, dietro a Patrese, che
così favoriva la fuga del compagno di team Piquet. Il francese
passò il pilota della Brabham al giro 15. Cinque giri dopo
René Arnoux terminò in testacoda, fermandosi sui cordoli
della curva Stirling. Aiutato dai commissari rientrò in pista, ormai però staccato dalla zona dei punti.
Piquet comandava la gara davanti a Prost, staccato di dieci secondi:
si era poi formato un trenino, che vedeva al comando Patrese, seguito da
Cheever, Mansell, Tambay, De Cesaris e Winkelhock.
Al ventottesimo giro si ruppe una canalizzazione dell'olio sulla Tyrrell di Danny Sullivan;
il pilota statunitense si accorse subito dell'incendio che stava
propagandosi alla vettura, e si fermò in una via di fuga, ove i
commissari poterono spegnere le fiamme.
Eddie Cheever
si fermò per la sosta al giro 35, rientrando undicesimo. Nei giri
seguenti si fermarono anche De Cesaris, Winkelhock e Arnoux. Al giro 38
si staccò un alettone anteriore sulla McLaren di John Watson,
già danneggiato in precedenza. Il pilota britannico perse il
controllo della monoposto, e sbatté contro le barriere.
Al giro 39 una lunga sosta di Patrese ai box, dovuta alle
difficoltà dei meccanici a sostituirgli uno pneumatico lo fece
scendere in decima posizione. Nei giri seguenti toccò anche a
Prost e Mansell fermarsi per cambiare le gomme, senza particolari
problemi. Al giro 43 toccò a Patrick Tambay, e al giro 44 al
leader Piquet: anche in questo caso alla Brabham vi furono dei problemi
nel fissaggio di una ruota, ma il brasiliano rientrò in gara
primo. Dietro al brasiliano vi era Alain Prost, poi Patrick Tambay,
Nigel Mansell, Eddie Cheever, Andrea De Cesaris, Derek Warwick, Bruno
Giacomelli e Riccardo Patrese.
Le possibilità di arrivo ai punti per Cheever sfumarono pochi giri
dopo, quando fu costretto a una sosta imprevista per un problema alla
visiera del casco, che venne aggiustata con del nastro adesivo dai suoi
meccanici. Lo statunitense sprofondò in classifica in quattordicesima
posizione.
Prost subiva dei problemi agli pneumatici e non godeva di un motore
performante, ciò che gli impedì di attaccare Piquet per il primo posto.
Anche René Arnoux
fu nuovamente costretto al cambio delle gomme, abbandonando così le
speranze residue di marcare punti iridati. Al giro 56 entrò in azione,
inavvertitamente, l'estintore sulla vettura di Warwick. Il britannico
riuscì a proseguire anche se con problemi di visibilità e di sensibilità
al braccio destro. Al sessantesimo giro Mansell ebbe la meglio su Tambay, per il terzo posto alla Paddock Hill;
il ferrarista aveva degli pneumatici rovinati e dei freni ormai al
limite di rottura. Due giri dopo il francese uscì di pista alla Druids, a causa del bloccaggio di una ruota.
Nelson Piquet conquistò la sua decima vittoria nel mondiale di
F1, davanti ad Alain Prost e Nigel Mansell. Prost comandava la
classifica del mondiale piloti, con due punti di vantaggio su Piquet
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Il 25 settembre si corre il G.P. d'Europa e Piquet giunge primo al
traguardo precedendo Prost mentre Arnoux restando a secco di punti deve
rinunciare alla lotta per il mondiale.
L'ultimo G.P. della stagione è in programma in Sudafrica a
Kyalami; in classifica mondiale Prost ha due lunghezze in
più di Piquet. Sulla griglia di partenza Tambay è
in pole seguito da Piquet, Patrese, Arnoux e Prost. Alla partenza
Piquet segue la tattica suggeritagli dalla Brabham ovvero puntare tutto
sulla partenza, si porta, così, in testa alla corsa. Al
36° giro dai box gli espongono il cartello con la scritta
"Prost stop", il pilota francese si è, infatti, fermato
tradito dal turbo; Piquet così per non correre rischi
inutili, rallenta e cede la vittoria a Patrese.
Nelson Piquet è, ancora, campione del mondo. Dopo la gara del Sudafrica Prost lascia la Renault per passare alla
McLaren affiancando Lauda mentre la Renault al posto di Prost, ingaggia
Tambay lasciato libero dalla Ferrari che, a sua volta, affianca a
Arnoux il pilota italiano Michele Alboreto. |
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- 1984 -
Calendario
Prima
del Gran Premio d'Italia 1983, venne presentata la prima bozza di
calendario per il 1984. Il campionato sarebbe iniziato il 26 febbraio,
col Gran Premio del Brasile; il Gran Premio del Sudafrica sarebbe stato
anticipato in primavera, così come il Gran Premio del Belgio,
portato da maggio ad aprile. Il Gran Premio di Gran Bretagna sarebbe
tornato a Brands Hatch; saltato il Circuito di Long Beach, venivano
inserite altre due gare nel Stati Uniti d'America: una a Dallas in
estate, e una, da disputarsi a New York o Miami, quale ultima prova
della stagione.
All'epoca
del Gran Premio del Sudafrica 1983 la FISA modificò la prima
bozza di calendario per la stagione 1984; l'esordio era previsto il 26
febbraio, sempre col Gran Premio del Brasile, ma la fine era portata al
7 ottobre con quello d'Europa, previsto al Nürburgring. A novembre
la FISA decise di posticipare l'inizio della stagione al 25 marzo,
sempre col Gp del Brasile, al fine di spostare ad aprile la seconda
gara, quella del Sudafrica, per dare più tempo agli
organizzatori di quest'ultima di sistemare la pista. Il calendario
venne confermato il 24 novembre.
L'8
dicembre 1983 Bernie Ecclestone firmò col sindaco di Fuengirola
l'accordo per portare il Gran Premio di Spagna nuovamente nel
campionato, su un tracciato disegnato tra le vie della città
spagnola, da disputarsi il 7 ottobre, in luogo del Gp d'Europa.
L'accordo aveva durata di 5 anni. In realtà, pochi giorni dopo,
la FISA confermò lo svolgimento del Gran Premio d'Europa, nella
data prevista.
A fine dicembre Ecclestone annunciò un nuovo accordo, per lo
svolgimento del un Gran Premio d'Ungheria, sempre per la data del 7
ottobre. La gara spagnola venne indicata come prima riserva, dalla
Federazione Internazionale.
In
seguito saltò, definitivamente, la possibilità di correre
a New York, e il 1º febbraio 1984 la FOCA perfezionò
l'accordo con gli organizzatori del Gp di Spagna, spostandolo al 21
ottobre. Anche la gara spagnola però non si concretizzò,
tanto che a giugno venne fissato, per il 21 ottobre, il Gran Premio del
Portogallo. Dal 1958 il Mondiale di Formula 1 non effettuava la sua
gara conclusiva in Europa.
Scuderie
Rispetto
alla stagione 1983 l'unico cambiamento fu la sparizione della Theodore
Racing, che abbandonò il campionato, per concentrarsi sulla gare
statunitensi CART. Anche la RAM ebbe delle difficoltà a
confermare la partecipazione al campionato, ma grazie all'arrivo dello
sponsor Skoal Bandit, poté competere nel 1984.
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1984 - Lauda firma la sua
tripletta!!!! |
Austria (Vienna)
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Il
Gran Premio del Portogallo 1984 è stata la sedicesima, e ultima,
gara del Campionato mondiale di Formula 1 1984. Si è corsa
domenica 21 ottobre sul Circuito di Estoril. La gara è stata
vinta dal francese Alain Prost su McLaren-TAG Porsche;
per il vincitore si trattò del sedicesimo successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo il compagno di scuderia, l'austriaco Niki Lauda e il brasiliano Ayrton Senna su Toleman-Hart.
Grazie
a questi risultati Niki Lauda si aggiudicò, per la terza volta
in carriera, il Campionato mondiale piloti di Formula 1.
Quello di Senna fu il terzo, e ultimo, podio per la Toleman. Il Gran Premio fu anche l'ultimo per la scuderia tedesca ATS.
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
22 Feb
1949 |
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Dal - al :
|
1971 - 1985
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G.P. iniziati
|
171 |
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Vittorie
: |
25 |
|
Podio :
|
54 |
Pole -
Positions : |
24 |
|
Prima fila
: |
31 |
Giri veloci
: |
24 |
|
Mondiali
: |
1975
- 1977 - 1984 |
|
Il 1984 è l'anno dell'ennesimo cambio di
regolamento: la federazione impone un consumo massimo di 220 litri di
benzina contro i 250 dell'anno precedente e proibisce le soste ai box.
La Goodyear affianca la Michelin e la Pirelli nel fornire i pneumatici
alle varie scuderie.
Il mondiale inizia con il G.P. del Brasile a Rio il 25 marzo; la pole
va a de Angelis che precede Michele Alboreto con la Ferrari. Alboreto
va in testa alla gare per 11 giri poi è costretto al ritiro
a causa della cedimento dei freni sulla sua monoposto, al comando passa
Lauda con la McLaren, ma anche l'austriaco deve cedere il passo, per
problemi tecnici, al 37° al neo-compagno di squadra Prost che
si aggiudica la vittoria.
Seguono Rosberg e de Angelis; Tambay, passato alla Renault, giunge
sesto ma non riesce a tagliare il traguardo poichè resta
senza benzina: prima vittima dei nuovi regolamenti.
Nel secondo G.P., Prost compie un'ottima gara, partito dai box con il
muletto risale fino al secondo posto davanti a sè
c'è solo Lauda; terzo si classifica Warwick, quarto Patrese,
quinto de Cesaris e sesto un certo Ayrton Senna: un giovane sconosciuto
brasiliano alla sua seconda apparizione con la Toleman. Il 29 aprile è una data da ricordare per ti gli italiani:
si corre il G.P. del Belgio e Michele Alboreto ottiene la
pole-position. La domenica il pilota italiano parte in testa e vi
rimane per tutta la gara, con un solo brivido al 36° giro,
quando con 44 secondi di vantaggio Alboreto è costretto ad
una piccola escursione sul prato. Torna a salire sul gradino
più alto del podio un ferrarista..... italiano.
Il 6 maggio è la volta di Imola: Piquet ottiene la pole; al
via Prost ottiene la testa della gara e vi rimane sino alla fine; alle
sue spalle si classificano Arnoux con la Ferrari e de Angelis,
quest'ultimo arriva miracolosamente al traguardo senza una goccia di
benzina. Grazie a questa vittoria Prost è al comando della
classifica mondiale con 24 punti, il suo compagno di squadra ne ha solo
9. In Francia Lauda riduce il distacco ottenendo 9 punti mentre Prost
giunge settimo a causa di un portamozzo che gli fa, quasi, perdere una
ruota. Secondo giunge Tambay e terzo Mansell.
Il 3 giugno sul circuito cittadino di Montecarlo brilla una nuova
stella il suo nome è... Ayrton Senna. Piove a dirotto e il
brasiliano parte dalla 13° posizione: davanti Mansell, dopo
aver condotto la gara per 11 giri, finisce la sua corsa contro il
guard-rail. Senna , invece, con la sua Toleman comincia ad insidiare
Prost riducendo il distacco ad una manciata di secondi, proprio in
prossimità dell'ormai evidente sorpasso di Senna ai danni
del francese, il direttore di gara Jacky Ickx sospende la gara; sono
stati fatti solo 31 giri saranno quindi assegnati punteggi dimezzati.
La sospensione suscitera grande disappunto poichè durante la
gara le condizioni meteorologiche non erano peggiorate.... quindi la
gara si sarebbe potuta sospendere anche all'inizio.....Il G.P. del Canada vede nuovamente Piquet in pole e
questa volta Nelson vince la gara precedendo Prost e Lauda. Lo stesso
pilota fa il bis a Detroit precedendo questa volta Brundle, de Angelis.
Nel G.P. di Dallas, la McLaren resta a secco, la vittoria va a Rosberg
con la Honda davanti ad Arnoux e a de Angelis: Nigel Mansell partito
dalla pole resta al comando per circa metà gara
finchè scivola indietro a causa dell'usura delle gomme,
all'ultima curva dell'ultimo giro la situazione precipita, il cambio si
rompe definitivamente ed il pilota scende dalla macchina e comincia a
spingere la sua Lotus....... incoraggiato dal pubblico. Nigel esausto
per il caldo e per lo sforzo, sviene.
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Il Gran Premio di Gran Bretagna 1984,
XXXVII John Player British Grand Prix e decima gara del campionato di
Formula 1 del 1984, si è svolto il 22 luglio sul Circuito di
Brands Hatch ed è stato vinto
da Niki Lauda su McLaren-TAG Porsche. |
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Al via Piquet mantiene il comando, seguito da Prost, De Angelis e
Lauda. Alla curva Graham Hill Patrese perde il controllo della sua
monoposto mettendosi di traverso, per poi recuperare la vettura, dietro
Cheever rallenta di colpo e viene centrato Alliot, la RAM del francese
si alza da terra e dopo aver colpito anche Johansson si ferma nell'erba,
Gartner che si ritrova la strada sbarrata perde il controllo e va a
sbattere contro un muro di gomme. La corsa continua con Piquet al
comando capace di allungare sul dritto, mentre nel misto si trova a
difendersi da Prost. Intanto Lauda supera De Angelis e si porta in 3ª
posizione. Al 10º giro Piquet in difficoltà con le gomme viene passato
prima da Prost e poi da Lauda. Il brasiliano rientra ai box per cambiare
le gomme. Subito dopo Jonathan Palmer esce di pista a causa di un
guasto allo sterzo. Il pilota è indenne ma la gara viene sospesa per
permettere di sistemare la barriera danneggiata.
Si riparte dopo mezz'ora con le posizioni in base alla classifica di
due giri prima dell'esposizione della bandiera rossa. Questo permette a
Piquet che nel frattempo aveva cambiato le gomme di ripartire in pole.
Al via Prost è più abile e riesce a infilare Piquet. Lauda impiega 7
giri per passare Piquet e ci riesce con il brasiliano in difficoltà.
Prost al comando viaggia tranquillo con un buon vantaggio su Lauda
quando a poco a poco inizia ad accusare un problema al cambio e si
ritira al 37º giro. Lauda adesso si ritrova al comando seguono Warwick,
De Angelis e Senna. Il brasiliano della Toleman sembra essere più
competitivo di De Angelis e riesce a superarlo. Lauda taglia da
vincitore il traguardo seguito da Warwick, Senna, De Angelis, Alboreto
ed Arnoux.
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Tornati in Europa i due piloti della McLaren si dividono i GP.: Lauda
vince in Gran Bretagna davanti a Warwick e Senna; Prost, invece, si
aggiudica il GP di Germania davanti a Lauda e Warwick; lo stesso Lauda
si ripete Austria precedendo Piquet e Alboreto. In Olanda, tocca a
Prost vincere precedendo Lauda.
Con la vittoria in Olanda, la McLaren si aggiudica aritmetica mente il
campionato costruttori mentre nella classifica piloti, Lauda
è al comando con un punto e mezzo in più di
Prost. |
Il Gran Premio d'Austria 1984, XXII Holiday Großer Preis von Österreich, e dodicesima gara del campionato di Formula 1 del 1984,
si è svolto il 19 agosto sul circuito dell'Österreichring ed è stato vinto da Niki Lauda su McLaren-TAG Porsche. |
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La prima partenza viene annullata per via di De Angelis che fa spegnere
il motore. Alla seconda partenza Piquet mantiene il comando seguito da
Prost, Warwick, De Angelis, Tambay, Warwick, Lauda e Senna. Prost inizia
a farsi minaccioso alle spalle di Piquet tuttavia non riesce a
superarlo, intanto De Angelis perde posizioni e viene superato dalle due
Renault e da Lauda che a sua volta supera Warwick. Al 9º giro alla
Panarama Kurve Lauda supera Tambay portandosi al 3º posto. Piquet
continua a condurre inseguito dalle due McLaren, al 28º giro De Angelis
rompe il motore e lascia dell'olio alla Jochen Rindt Kurve, al passaggio
successivo Piquet si accorge dell'olio e rallenta riuscendo a
controllare con una leggera sbandata, dietro Prost arriva troppo forte,
scivola sull'olio e va a sbattere contro le barriere e si ritira. Lauda
sale al secondo posto seguito da lontano da Senna, che al 35º giro è
costretto al ritiro per la pressione dell'olio, intanto Lauda rimonta su
Piquet e inizia a marcarlo da vicino, cerca di superarlo alla fine del
rettilineo dei box ma Piquet resiste, poche curve dopo in accelerazione
l'austriaco riesce a passare Piquet. La corsa non rileva cambiamenti,
Niki Lauda vince con 23 secondi di vantaggio su Piquet, seguono
Alboreto, Fabi, Boutsen e Surer. Da segnalare il 12º posto di Berger al
debutto. |
A Monza Lauda vince la gara mentre Prost è costretto al
ritiro dopo soli 3 giri.
Sul circuito del Nurburgring, si corre il G.P. d'Europa e Prost arriva
con un punto in più perchè la federazione ha
escluso la Tyrrell dal mondiale distribuendo, così, i punti
di Detroit. Prost vince la gara davanti ad Alboreto e Piquet; Lauda
è "solo" quarto. Prima dell'ultimo G.P. Lauda è a
quota 66, mentre Prost 62,5.
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Il Gran Premio d'Italia 1984 è stata la quattordicesima gara del Campionato mondiale di Formula 1 1984. Svoltosi il 9 settembre sul Circuito di Monza, è stato vinto da Niki Lauda su McLaren-TAG, seguito da Michele Alboreto e Riccardo Patrese.
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Niki Lauda raggiunge il traguardo dell'Estoril
laureandosi per la terza volta campione del mondo
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L'ultima gara si disputa sul circuito portoghese dell'Estoril; dopo il
nono giro Prost è primo mentre Lauda tenta una rimonta dal
nono posto. Niki fatica a liberarsi di Johansson che, consapevole di
avere gli occhi del mondo addosso, lotta per non perdere la posizione;
Niki rischia e riesce a sopravanzarlo e continua la sua marcia
d'avvicinamento; ogni due giri supera una vettura finchè dai
box non gli mostrano il cartello "terzo": deve arrivare secondo se
vuole vincere il mondiale.
Davanti a sè compare la Lotus di Mansell in
difficoltà e al 52° giro lo supera diventando,
nuovamente... per la terza volta ...campione del mondo. Se a Monaco la gara non fosse stata sospesa, Prost sarebbe arrivato
secondo ottenendo 1,5 punti in più e non avrebbe perso il
mondiale per mezzo punto. Per la McLaren e la Tag-Porsche è stato un anno trionfale:
12 vittorie in 16 gare. |
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- 1985 -
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Francia
(Saint Chamond)
1985
Il duello tra Prost
ed
Alboreto
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Anagrafica
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Attività in F.1
|
Nato il
: |
24 Feb
1955 |
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Dal - al :
|
1980 - 1993
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
199 |
|
Vittorie
: |
51 |
|
Podio :
|
106 |
Pole -
Positions : |
33 |
|
Prima fila
: |
86 |
Giri veloci
: |
41 |
|
Mondiali
: |
1985-1986-1989-1993 |
|
Il 1985 inizia con le grandi squadre che mantengono
i loro piloti ad eccezione della Williams che affianca Mansell a
Rosberg, mentre la Lotus ingaggia Senna.
La Michelin si ritira, lasciando che Goodyear e Pirelli si dividono le
forniture dei pneumatici; tra i team fa il suo esordio la Minardi con i
Motori Moderni progettati in meno di un anno dall'ingegner Chiti, la
monoposto di Faenza è affidata a Pierluigi Martini;
l'obiettivo della nuova scuderia è quello di qualificarsi e
viene centrato in 15 gare su 16.
La prima pole dell'anno sul circuito di Rio va ad Alboreto con la
Ferrari 156/85, la monoposto più in palla in questa fase del
mondiale: dopo la partenza la Ferrari di Alboreto resta in testa per
soli otto giri, poi incalzato da Prost, i due danno inizio ad un
entusiasmante duello che vedrà trionfare il francese, al
volante della McLaren MP4-2B, a discapito del ferrarista . In terza
posizione si piazza de Angelis, mentre quarto, staccato di due giri
giunge il secondo ferrarista Arnoux, quest'ultimo verrà a
breve sostituito dallo svedese Stefan Johansson.
Nel secondo G.P. della stagione a salire sul gradino più
alto del podio, per la prima volta, è Senna: il brasiliano
in partenza occupa la prima posizione, il diluvio incombe sul circuito
dell'Estoril, Ayrton conferma, ancora una volta, le sue grandi
capacità di guida in condizioni estreme; mentre gli altri
piloti finiscono fuori come "birilli", Senna vola sul bagnato
finchè il GP non viene interrotto poichè ha ormai
superato il tempo massimo di 120 minuti previsto da regolamento. Alle
spalle del brasiliano giunge Alboreto che conquista così la
leadership della classifica mondiale. Ad Imola, è Senna ad ottenere nuovamente la pole, il pilota
Lotus sembra intenzionato a bissare il trionfo di quindici giorni
prima, ma al 56° giro la sua monoposto resta senza benzina,
Ayrton è costretto al ritiro; stessa sorte tocca al neo
ferrarista Johansson, mentre Alboreto resta in panne per problemi
'elettronici. A vincere è, così, Alain Prost, che
però verrà squalificato infatti la sua McLaren
è risulta essere sottopeso alle verifiche tecniche,
è allora de Angelis ad aggiudicarsi il G.P. di Imola.
A Montecarlo, Senna parte per la terza volta consecutiva dalla prima
posizione: a semaforo verde Senna e Alboreto scattano egregiamente
mentre Prost adotta una strategia più "tranquilla", al fine
di risparmiare i pneumatici e concludere il GP senza effettuare alcuna
sosta. Al 13° giro, Senna è costretto al ritiro per
la rottura del suo motore Renault, al comando passa Alboreto che
quattro giri dopo finisce lungo alla curva Santa Devota, scivolando
sull'olio rimasto in pista a seguito dall'incidente tra Patrese e
Piquet. Il ferrarista, comunque non perde la testa e da inizio ad una
forsennata rimonta che dopo pochi giri lo porta alle spalle di Prost;
al 24° giro il ferrarista supera il francese e torna alla testa
della gara. Al 32° giro Alboreto entra ai box per sostituire le
gomme. Prost torna in testa mentre Alboreto uscito dai box, riprova a
guadagnare terreno sul francese, negli ultimi giri è
però costretto a rallentare, infatti in pista comincia a
piovere e la precaria situazione rende impossibile ogni genere di
sorpasso, taglierà per primo il traguardo Prost, seguito a
ruota da Alboreto.
Dopo 4 gare la situazione è la seguente: de Angelis 20,
Prost e Alboreto 18.
Sul circuito del Principato Niki Lauda, comincia a pensare seriamente
ad un ritiro definitivo dalle corse.... ormai il mondo delle corse non
ha puo nulla da riservare al pilota austriaco.
Il G.P. del Belgio, in programma il 2 giugno, viene rimandato a causa
della pericolosità della pista dovuta al caldo che rende
scivolosissimo l'asfalto. Si corre quindi in Canada dove la Ferrari fa
bottino pieno aggiudicandosi una strabiliante doppietta che vede
Alboreto primo e Johannson secondo, Prost giunge terzo. Il vantaggio di
Alboreto, in classifica mondiale, aumenta con la gara di Detroit; Senna
ottiene la pole ma a vincere è Rosberg con la sua
Williams-Honda mentre Alboreto giunge terzo seguito dal compagno di
squadra; Prost che sabato incorre in un incidente accusa forti dolori
al polso, domenica è presto costretto al ritiro a causa
dell' intenso dolore. Al ritorno in Europa, si corre sul circuito francese di La Castellet,
in pole va Rosberg , ma a vincere è Piquet con la
Brabham-Bmw; dietro di lui arrivano, rispettivamente, Rosberg e Prost,
mentre Alboreto è costretto al ritiro per la rottura del
turbo. In Inghilterra, la pole è ottenuta da Rosberg ma in gara si
assiste ad un leggendario duello tra Prost e Senna: Ayrton guida la
corsa, mentre Alain, dopo aver superato Mansell, de Cesaris e Rosberg
si porta alle spalle del brasiliano, ad ogni tentativo di Prost, Senna
si difende egregiamente riuscendo a tener dietro il francese,
benchè quest'ultimo disponga di una vettura piu performante,
purtroppo alla Lotus cede qualcosa nel motore, e Prost puo,
così, passare agevolmente al comando. In Germania, tocca ad Alboreto trionfare, l'italiano si aggiudica la
gara davanti a Prost: al via, Alboreto, partito dall'ottava posizione,
riesce in una partenza straordinaria che consente al ferrarista di
piazzarsi, rapidamente, in terza posizione alle spalle di Senna e
Rosberg, che si alterneranno al comando della gara per 45 giri,
finché il finlandese rallenta e il brasiliano si ritira.
A Zeltweg, il week-end di corse comincia con
l'annuncio ufficiale di Niki Lauda di ritirarsi , questa volta
definitivamente, dal mondo delle corse. In gara, invece, Alboreto, alla
guida del muletto, arriva terzo dietro Senna e Prost, è
proprio il francese, in questa occasione, ad aggiudicarsi il G.P. Dopo 10 gare, la situazione in classifica è di perfetta
parità tra Prost e Alboreto, entrambi sono a quota 50. In Olanda, dopo la pole di Piquet, Prost conduce la gara
finché non è costretto a fermarsi ai box per
sostituire le gomme, la sosta dura più di venti secondi a
causa di un dado incastrato, così Lauda passa in testa e
sale per l'ultima volta sul gradino più alto del podio. Due giorni dopo il G.P. di Olanda, c'è un altro ritiro
quello della Renault che resterà in F1 solo come fornitore
di motori. |
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Nel G.P. d'Italia, Prost porta a 12 il suo vantaggio su Alboreto
vincendo la gara mentre il ferrarista è costretto al ritiro
per un problema al motore.
Il 15 settembre si recupera la gara di Spa (G.P. di Belgio), sotto una
pioggia intensa il GP vede come protagonisti, assoluti,i Mansell e
Senna è il brasiliano ad imporsi vincendo la gara, mentre
Prost giunge solo terzo, ennesimo ritiro per Alboreto.
Nel G.P. d'Europa, Senna parte in pole mentre Prost è sesto
ed Alboreto è, addirittura, 15°: al via per evitare
l'impatto con Rosberg, impacciato a seguito di una pessima partenza,
Prost finisce nell'erba e rientra in 14°posizione mentre,
Alboreto è ottavo; Prost tenta una disperata rimonta che
consente al francese di raggiungere dopo poche tornate la settima
posizione alle spalle di Alboreto; al 9° giro Prost riesce a
superare Alboreto; il ferrarista tenta di rispondere alla prestazione
del suo diretto rivale ma al 13°, il motore della Ferrari si
rompe ancora ed Alboreto è costretto, nuovamente, al ritiro.
Prost chiude la gara al quarto posto. Con i tre punti guadagnati Prost
è il primo pilota francese a diventare campione del mondo. Il giorno in cui Prost si laurea campione del mondo Nigel Mansell vince
la sua prima gara; Mansell trionferà ancora nel successivo
G.P. quello del Sudafrica, disertato da Renault e Ligier che boicottano
la gara poichè in contrasto con il regime dell'apartheid.
L'ultima gara del campionato si disputa per la prima volta in Australia
sul circuito di Adelaide. Senna ottiene la pole, la settima della
stagione, mentre a tagliare per primo il traguardo è Rosberg
seguito da Laffite e Phillippe Streiff con le due Ligier-Renault. |
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McLaren MP4/2C - Alain PROST
La stagione 1986 del Campionato Mondiale di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 37ª ad assegnare il Campionato Piloti, vinto da Alain Prost (72 punti), e la 28ª ad assegnare il Campionato Costruttori, vinto dalla Williams - Honda (141 punti). È iniziata il 23 marzo e terminata il 26 ottobre, dopo 16 gare.
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- 1986 -
Regolamento tecnico
- I
motori turbo di fatto diventano gli unici utilizzabili. Il regolamento
infatti prevede un limite di cilindrata di soli 1500 cm³ per tutti i
motori e con "sovralimentazione ammessa".
- Il limite di benzina per la gara è abbassato a 195 litri contro i 220 del 1984-85.
- Viene ritoccato anche il regolamento per alcune parti aerodinamiche,
in particolare per le prese aria dei freni anteriori, diventate nel
corso del 1985 delle e vere proprie carenature delle ruote.
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1986 - Prost fa il bis! |
Francia
(Saint Chamond) |
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
24 Feb
1955 |
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Dal - al :
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1980 - 1993
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G.P. iniziati
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199 |
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Vittorie
: |
51 |
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Podio :
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106 |
Pole -
Positions : |
33 |
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Prima fila
: |
86 |
Giri veloci
: |
41 |
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Mondiali
: |
1985-1986-1989-1993 |
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Il 1986 si inaugura nel peggiore dei modi: l'8
marzo sulla strada che collega la pista di La Castellet all'aereoporto
di Marsiglia. Frank Williams finisce fuori strada, il costruttore
inglese si spezza la colonna vertebrale le condizioni sono precarie....
si pensa addirittura al peggio, ma l'intraprendente costruttore riesce
a riprendersi e ricomincia a vivere....... una nuova vita, è
infatti costretto all'utilizzo di una sedia a rotelle.
Due mesi dopo l'incidente di Williams a Marsiglia, muore Elio de
Angelis, fatale è stata l'uscita di pista a La Castellet,
mentre provava la nuova Brabham-Bmw, la sua BT55 perde un alettone e
vola fuori pista a 300 km/h ribaltandosi e prendendo fuoco, inutili i
soccorsi, il corpo che giace nella monoposto è ormai...privo
di vita. Il pilota gentiluomo, così denominato dagli altri
piloti per i suoi eleganti modi, muore alle 17 del 15 maggio. Sul piano dei regolamenti, questi impongono un consumo massimo di 195
litri di carburante diminuendo di altri 15 litri il limite previsto
nelle passate stagioni. Per quanto riguarda i team, l'Alfa Romeo
sospende l'attività, la Benetton rileva la Toleman dando
vita ad un proprio team e affidando le sue monoposto a Fabi e Gerhard
Berger; la Minardi ingaggia de Cesaris e Nannini e la Ligier ingaggia
Arnoux tornato alle corse dopo il divorzio con il team Ferrari.
Il mondiale inizia il 23 marzo in Brasile, in pole c'è
Senna, in gara la sua fuga dura solo 4 giri, al comando passa,
così, Prost ma il francese è costretto al ritiro
alla trentesima tornata, tocca così a Piquet e Senna
duellare per conquistare la leadrship.... a spuntarla sarà
Piquet che riuscirà a restare davanti a Senna e Laffite.
Il 13 aprile, dopo undici anni, torna in calendario il G.P. di Spagna,
sul nuovo circuito di Jerez de la Frontera. La pole è di
Senna, in gara il brasiliano e Mansell si equivalgono, la differenza
tra i due è pressochè minima... la sfida
è più appassionante che mai..... a tagliare per
primo il traguardo sarà comunque Ayrton che
precederà di soli 14 millesimi di secondo l'inglese, circa
93 cm. Prost giunge terzo, mentre ottengono punti anche le due Benetton
con Teo Fabi quinto, e Berger sesto. A Imola è il francese targato Mclaren a vincere, fortuita la
vittoria di Alain, infatti non appena taglia il traguardo il motore
della sua monoposto si spegne poichè privo di benzina. Prost
concede il bis a Montecarlo, quindici giorni dopo, ottenendo pole, giro
veloce e vittoria. Il 25 maggio si corre in Belgio è Mansell
ad aggiudicarsi la gara, mentre Prost è solo sesto,
l'inglese si ripete anche a Montreal ma questa volta il pilota Mclaren
giunge alle spalle del vincitore.
Prima del ritorno in Europa, si corre sul circuito di Detroit dove
Senna giunge primo davanti a Laffite e Prost.
Nel primo G.P. dopo la parentesi americana, quello di Francia, la
vittoria spetta a Mansell, l'inglese si ripete a Brands Hatch, dove
torna a far capolino ai box l'intramontabile Frank Williams tornato per
la prima volta in pista dopo l' incidente.
Nella prima partenza al via c'è un violenta bagarre...
l'impatto è quasi inevitabile, a farne le spese, questa
volta, è il pilota francese Jacques Laffite, il quale
riporta numerosissime fratture alle gambe, talloni, caviglie e
bacino..... per lui, malgrado lo stentato ottimismo dei medici....
questo decreterà la fine definitiva della carriera. Mansell, che nella prima partenza aveva subito la rottura il cambio, ne
approfitta per salire sul muletto per il secondo via.Prima del G.P. di Germania, diversi avvenimenti
animano i box: Rosberg e l'Alfa Romeo annunciano il ritiro a fine
stagione; la Honda prolunga il rapporto di collaborazione con la
Williams e si avallerà della fornitura motori anche per il
team la Lotus. nel week-en di gara è lo stesso Rosberg ad ottenere la pole,
ma la vittoria va a Piquet davanti a Senna e Mansell, mentre, rimasto
senza benzina Prost, a poche centinaia di metri dal traguardo,
è costretto a spingere la sua McLaren. Dopo 10 gare, la situazione mondiale è la seguente: Mansell
51 punti, Prost 44 e Piquet 38.
Il 10 agosto la F1 sbarca per la prima volta in Europa dell'Est con il
G.P. d'Ungheria sul nuovissimo circuito dell'Hungaroring. In pole parte
Senna, in gara Prost tampona la Ligier di Arnoux concludendo anzitempo
la sua gara, in testa passa Piquet e ci resta fino alla bandiera a
scacchi; seguono Senna e Mansell. In Austria tornano a "farsi vedere" le due Ferrari, dopo i ritiri
iniziali per una serie di problemi, le Ferrari ottengono un buon
piazzamento: Al via, le due Benetton con Fabi in pole seguito da
Berger, prendono il largo ma ,dopo pochi giri, entrambi i piloti sono
costretti al ritiro; passa al comando Mansell che dopo qualche giro
è costretto a parcheggiare la sua monoposto per la rottura
del semiasse, a vincere è Prost precedendo le due Ferrari di
Alboreto e Johansson.
A Monza la Benetton di Teo Fabi parte, ancora dalla pole ma durante il
giro di ricognizione il motore si spegne, il pilota benetton
è così costretto a rinunciare alla partenza "dal
palo". A vincere è Piquet davanti a Mansell e Berger mentre
Prost è costretto al ritiro per la rottura del motore. In
Portogallo, Senna parte dalla pole ma non riesce a vincere
poichè resta a secco, sale sul gradino più alto
Mansell davanti a Prost e Piquet.
A due gare dal termine, Mansell guida la classifica mondiale con 11
punti di vantaggio su Prost e 10 su Piquet.
La F1 si trasferisce in Messico, Berger vince la sua prima gara,
davanti a Prost e Senna. Mansell tradito, al via, dalla frizione,
è costretto a partire dall'ultima posizione, finisce
comunque quinto. Prima dell'ultima gara la classifica vede Mansell a 70
punti, Prost 65 e Piquet 63.
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Nell' ultima gara della stagione 1986, Mansell parte in pole davanti a
Piquet, Senna e Prost. Al 63° giro in testa c'è
Rosberg, ma l'esplosione di un pneumatico lo costringe al ritiro; il
giro successivo lo imita Mansell, la gomma posteriore sinistra della
sua Williams cede, l'inglese è costretto al ritiro.
Alain Prost, si aggiudica, così il GP ed il titolo di
campione del mondo per la seconda volta. Il francese dopo aver perso
due mondiali all'ultima gara ne conquista altri due sempre all'ultimo
G.P. |
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Nelson PIQUET - Williams FW11B
La stagione 1987 del Campionato Mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 38ª ad assegnare il Campionato Piloti, vinto da Nelson Piquet, e la 29ª ad assegnare il Campionato Costruttori, vinto dalla Williams F1.
È iniziata il 12 aprile e terminata il 15 novembre, dopo 16 gare.
Quest'edizione del campionato comprendeva anche il trofeo Jim Clark ed
il trofeo Colin Chapman, rispettivamente riservati a piloti e
costruttori con macchine che montavano motori aspirati, i quali
rientravano in Formula 1 dopo essere stati vietati nel 1986 .
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- 1987 -
Cambiamenti regolamentari
- Nel
corso della stagione 1986 i motori turbocompressi avevano raggiunto, in
qualifica, potenze comprese tra i 1300 ed i 1400 cavalli; inoltre, il
loro sviluppo era divenuto via via sempre più costoso e la potenza
eccessiva per la sicurezza. Dopo l'incidente che costò la vita ad Elio De Angelis,
la FISA (all'epoca emanazione sportiva della FIA) decise, senza
consultare i team in base alle deroghe sulla sicurezza del "Patto della
concordia", di eliminare progressivamente i propulsori sovralimentati,
introducendo limitazioni tecniche nei due anni successivi e bandendoli
definitivamente nel 1989.
Nel 1987 la pressione di sovralimentazione dei motori turbo,
precedentemente libera, fu ridotta a 4 bar per mezzo di una valvola
"pop-off" fornita dalla stessa FIA con la funzione di scaricare l'aria
nel caso di pressioni superiori. Inoltre la quantità di benzina per la
gara fu ridotta da 195 a 180 litri (come in origine previsto per il
1988).
- Furono reintrodotti i motori aspirati, di fatto vietati nel 1986
(cilindrata dei motori massima 1500 con "sovralimentazione ammessa"); la
loro cilindrata fu aumentata a 3500 cm³.
Trofei Jim Clark e Colin Chapman
Stante
la grande differenza di prestazione tra le vetture con motore a
turbocompressore da 1500 cm³ e quelle "aspirate" da
3500 cm³, con notevole svantaggio di queste ultime, la FIA
promosse un trofeo per i piloti e le scuderie che schieravano monoposto
dotate di propulsori aspirati. I trofei erano intitolati
rispettivamente a Jim Clark e Colin Chapman. I punti venivano assegnati
con lo stesso criterio della classifica mondiale, limitatamente alle
vetture con motore non sovralimentato.
Il
Trofeo Jim Clark venne assegnato a Jonathan Palmer, pilota della
Tyrrell a motore Cosworth, la quale vinse il Trofeo Colin Chapman per i
costruttori.
Parteciparono a questi trofei le scuderie Tyrrell, AGS, Larrousse, March e Coloni.
Tecniche
- La Lotus portò al
debutto in una gara di Formula 1 le cosiddette sospensioni attive,
soluzione alla quale la scuderia inglese stava lavorando da diversi
anni. Nonostante l'entusiasmo iniziale del progettista Gérard
Ducarouge e di Ayrton Senna, gli strumenti tecnici a disposizione per
la gestione di questo dispositivo si rivelarono insufficienti e questo
creò alla Lotus diversi problemi durante la stagione. Anche la
Williams aveva un sistema di sospensioni attive, che vide la pista
già nei test invernali, ma che non fu usato in gara prima del
Gran Premio d'Italia.
Scuderie
- Dopo due stagioni piuttosto avare di risultati si ritirò dal campionato la Lola Haas.
- Fecero il loro ingresso in
Formula 1 tre nuove squadre: la Larrousse, fondata dall'ex direttore
sportivo di Renault e Ligier e dal socio Didier Calmels (con vetture
Lola), la March, che tornò a competere in Formula 1 grazie alla
sponsorizzazione della casa finanziaria giapponese Leyton House, e la
Coloni, che debuttò nel Gran Premio d'Italia.
Motori
- La Renault annunciò, a fine 1986, il proprio ritiro come fornitore di motori.
- La Lotus, abbandonata dalla Renault, passò ai motori Honda.
- La Arrows, tramite lo sponsor USF&G,
acquistò dalla BMW il progetto del motore utilizzato fino alla
stagione precedente dalla scuderia inglese e dalla Benetton;
rimarchiato Megatron, il propulsore fu sviluppato dalla svizzera Heini
Mader Racing Components, che si occupava già della revisione dei
propulsori per conto di diverse scuderie.
- La Ligier, persa la fornitura di motori Renault, si accordò con la Alfa Romeo.
Durante l'inverno la casa milanese passò però sotto il
controllo della FIAT, che, supportando già l'attività
agonistica della Ferrari, aveva poco interesse a mantenere in Formula 1
anche il marchio milanese e annullò quindi il contratto con la
Ligier, utilizzando come pretesto alcune dichiarazioni piuttosto
critiche di René Arnoux, pilota della scuderia francese. La
Ligier dovette quindi ripiegare in tutta fretta sui Megatron, dopo aver
saltato la prima gara.
- La Tyrrell tornò ad utilizzare motori Ford Cosworth aspirati, dopo aver disputato le due stagioni precedenti con motori Renault.
- L'AGS dopo l'esordio del 1986 con propulsori della Motori Moderni passò ai motori Ford Cosworth.
Piloti
- La Williams confermò Nigel Mansell e Nelson Piquet.
- La McLaren ingaggiò
Stefan Johansson, proveniente dalla Ferrari, come compagno di squadra
del Campione del Mondo in carica Alain Prost, essendosi ritirato dalle
competizioni Keke Rosberg.
- La Ferrari sostituì Johansson con il giovane Gerhard Berger, che andò ad affiancare l'esperto Michele Alboreto.
- La Lotus, confermato per la
terza stagione consecutiva Ayrton Senna, affidò la seconda
vettura al giapponese Satoru Nakajima, spinto dalla Honda. Nakajima era
il primo pilota nipponico a prendere parte ad un campionato di Formula
1.
- La Arrows
e la Zakspeed cambiarono entrambi i piloti, affidando le proprie
vetture rispettivamente a Derek Warwick ed Eddie Cheever e a Martin
Brundle e Christian Danner.
- La Ligier assunse l'italiano Piercarlo Ghinzani come compagno di squadra di René Arnoux.
- La Larrousse
ingaggiò Philippe Alliot, schierando poi una seconda vettura
guidata da Yannick Dalmas; eventuali risultati a punti di quest'ultimo
non vennero conteggiati.
- La Tyrrell mise sotto
contratto Jonathan Palmer e il francese Philippe Streiff, quest'ultimo
già nel team l'anno precedente.
- La Benetton rimpiazzò Berger, passato alla Ferrari, con il belga Thierry Boutsen, confermando Teo Fabi.
- L'Osella affidò le proprie vetture a Gabriele Tarquini e Alex Caffi.
- La Brabham ingaggiò Andrea De Cesaris come compagno di squadra di Riccardo Patrese.
- A fianco di Alessandro Nannini la Minardi assunse lo spagnolo Adrián Campos.
- March, Coloni e AGS
schierarono una sola vettura, affidandola rispettivamente a Ivan
Capelli, Nicola Larini e Pascal Fabre; quest'ultimo fu sostituito,
nelle ultime due gare, da Roberto Moreno.
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1987 - Tris per Piquet
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Brasile (Rio
de Janeiro) |
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
17 Ago
1952 |
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Dal - al :
|
1978 - 1991
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G.P. iniziati
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204 |
|
Vittorie
: |
23 |
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Podio :
|
60 |
Pole -
Positions : |
24 |
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Prima fila
: |
44 |
Giri veloci
: |
23 |
|
Mondiali
: |
1981
- 1983 - 1987 |
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Il 1987 si apre con le innovazioni tecnologiche
apportate in casa Lotus, passata dal nero-oro al giallo del suo nuovo
sponsor, la Camel, la monoposto monta per la prima volta le sospensioni
attive o intelligenti, niente più molle e ammortizzatori, ma
un sofisticato sistema di microprocessori che curva dopo curva
stabiliscono il miglior assetto per la vettura. La Pirelli si ritira
dal mondo della F1 e quindi la Goodyear è l'unica fornitrice
di pneumatici. Si inizia il 12 aprile in Brasile, in pole c'è Mansell, ma a
causa dell'eccessivo consumo delle sue gomme, perde la testa della
corsa e a vincere sarà Prost davanti a Piquet e Johansson
passato alla McLaren, al posto di Rosberg; mentre in Ferrari ad
affiancare Alboreto, ci sarà, un giovanissimo, Berger.
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L'incidente di Nelson Piquet nel GP di San Marino 1987
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A Imola brivido per Piquet che esce a 280 km/h alla curva di
Tamburello, fortunatamente al brasiliano l'incidente
provocherà solo lievi dolori ad un piede, la scuderia
preferirà, comunque, non farlo correre. In gara la pole
è di Senna, ma a salire sul gradino più alto del
podio sarà Mansell seguito dal brasiliano e da Alboreto. Nei
giorni successivi al G.P. di San Marino,in Ferrari, avviene il
clamoroso divorzio tra l'ingegner Forghieri e la casa di Maranello: la
polemica è innescata dall'ingaggio, a fine della precedente
stagione di John Barnard, a seguito del quale la Ferrari affida a
Forghieri il compito di ricerca sviluppo.....l'intraprentende ingegnere
non si sente appagato di questo ruolo e decide di trasferirsi alla
Lamborghini dove gli è stato riservato un posto come
direttore del reparto competizioni.
In Belgio, Prost vince per la 27° volta davanti a Johansson e
de Cesaris, mentre Piquet esce di gara già al 9°
giro analoga sorte tocca a Mansell, che dopo una collisione al primo
giro con Senna è fuori. Infuriato con il giovane brasiliano,
Nigel si avventa su Ayrton dando inizio ad una specie di "match-box". Il 31 maggio si corre il G.P. di Montecarlo,
Mansell partito in pole conduce la gara per 29 giri finchè
è costretto al ritiro per un problema allo scarico; al
comando passa Senna che trovandosi a suo agio sui circuiti cittadini si
aggiudica la vittoria precedendo Piquet, Alboreto e Berger. Ayrton
concede il bis a Detroit e si porta, così, in testa al
campionato mondiale.
Le successive gare in Francia ed Inghilterra sono vinte da Mansell,
l'inglese compie un autentico capolavoro: alla partenza Prost
è primo, ma prima della fine del primo giro le due Williams
lo sopravanzano con Piquet davanti a Mansell; l'inglese comincia a
sentire delle intense vibrazioni alle ruote tanto da indurlo a
rientrare anticipatamente ai box per sostituire le gomme; al suo
rientro in pista, Nigel rimonta, recuperando su Piquet e guidando in
modo impeccabile. A dieci giri dalla fine i secondi di distacco sono 7,
al 59° giro Mansell è praticamente incollato a
Piquet all'Hangar Straight, la velocità sale a 320 km/h,
Mansell finge l'attacco all'interno, Piquet chiude, Nigel va verso
l'esterno e Piquet chiude commettendo l'errore che Mansell aspettava,
l'inglese si tuffa all'interno della curva Stowe ed esce in testa,
manterrà la posizione fino alla bandiera a scacchi.
In Germania, Piquet ottiene la sua prima vittoria stagionale e subito
concede il bis nel G.P. di Ungheria: Berger ottiene la pole ma alla
partenza è Mansell ad andare in testa, seguito proprio dal
ferrarista che dopo 13 giri è costretto al ritiro per la
rottura di un giunto; al comando passa, allora, Mansell, ma l'inglese
dopo aver mantenuto la testa della gara per 70 sui 76 giri previsti,
deve parcheggiare la sua monoposto a causa del cedimento del bullone
della ruota posteriore destra. Piquet passa al comando si aggiudica la
vittoria, con punti conquistati nelle ultime gare il brasiliano si
porta solo al comando della classifica mondiale con un vantaggio di 18
punti su Mansell. In Austria, Mansell torna a vincere precedendo il suo compagno di
squadra, superato a circa metà gara.
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A Monza, invece,
è Piquet a vincere davanti a Senna ed allo stesso Mansell.
In questo G.P., la Williams monta per la prima volta le sospensioni
attive, ma solo sulla monoposto del brasiliano. In Portogallo, anche la vettura di Mansell è dotata di
sospensioni attive, ma l'inglese è costretto al ritiro per
un problema al motore, nel bel mezzo di un duello con Berger in lotta
per la prima posizione.
La gara prosegue con il ferrarista in testa, ma
Berger, incappa in un testacoda a soli tre giri dalla conclusione viene
così superato da Prost che si aggiudica la gara; Berger
giungerà secondo davanti a Piquet. Mansell ottiene la sua seconda doppietta nei G.P. di Spagna e Messico,
ridurrà così il suo svantaggio nei confronti di
Piquet, a soli 12 punti.
Dopo il Messico il circus si sposta in Giappone, il venerdì
Mansell sbaglia e si schianta, a quasi 230 km/h, contro le gomme di
protezione l'impatto è violento, la monoposto carambola in
aria e ricade pesantemente sul prato; l' incidente costringe Mansell,
vivo per miracolo, a rimanere in ospedale; non potrà quindi
disputare la gara. Finiscono quì le speranze per l'inglese
di potersi aggiudicare il mondiale, che sarà vinto per la
terza volta da Piquet.
La trasferta in Giappone vede il ritorno di una Ferrari sul gradino
più alto del podio con Berger che domina la gara dall'inizio
alla fine. In Australia si corre l'ultimo G.P. della stagione, in gara
dopo la fuga di Piquet; Berger, Alboreto e Senna, danno vita ad un
entusiasmante duello, a spuntarla sarà Berger seguito da
Senna e quindi Alboreto; Piquet, vincitore della gara, sarà
poi squalificato poichè dalle verifiche risulteranno delle
prese d'aria dei freni 2,5 cm più grandi di quelle previste
da regolamento. La Ferrari firma, così, la sua 30°
doppietta.
CURIOSITA' - Austria 1987: dai boschi intorno al
circuito di Zeltweg, all'improvviso durante le prove libere del
venerdì, un capriolo riuscì a saltare le reti e
ad entrare in pista, ignorato dai commissari. L'animale
attraversò il tracciato mentre sopraggiungeva la McLaren di
Stefan Johansson che, sul dosso cieco che introduce alla curva Rindt,
non riuscì ad evitare l'impatto e riportò alcune
contusioni. L'incidente, ripreso dalle televisioni, fu cruento e
raccapricciante: irreparabili i danni alla scocca della McLaren |
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Williams FW11B |
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La
FW11B era molto simile alla vettura usata l'anno precedente fatta
eccezione per il nome, che si distingueva da quello della vecchia
Williams FW11 solo per la B in più nella sigla. Questa scelta
dipese da vari fattori, ma uno dei più importanti fu senza
dubbio il fatto che la vettura si fosse dimostrata estremamente
competitiva tanto che l'anno prima vinse più gare di qualsiasi
altra macchina: nel 1986 ottenne così senza problemi il mondiale
costruttori e solo per caso non riuscì a vincere anche il
mondiale piloti. Come detto, essendo un'evoluzione della monoposto
della stagione precedente, la FW11B non si discostava molto dalla sua
progenitrice nonostante presentasse delle piccole differenze: i
progettisti Patrick Head e Frank Dernie migliorarono il sistema di
raffreddamento del motore, che in un qualche occasione causò dei
ritiri, disegnando delle feritoie più grandi per lo smaltimento
termico dei radiatori. Allo stesso tempo, per migliorare l'aderenza
dell'avantreno, utilizzarono un alettone anteriore con delle paratie
laterali maggiorate, in modo da incrementare la deportanza.
Inoltre si cercò di sfruttare al massimo l'effetto Venturi sotto
la scocca, con un nuovo disegno del fondo piatto ed una scanalatura
sotto le pance laterali. La Honda cercò invece di migliorare il V6 biturbo,
che ora consumava meno e manteneva livelli di potenza abbastanza
elevati, nonostante le nuove restrizioni tecniche sui propulsori.
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- 1988 -
Cambiamenti regolamentari
Come previsto dal piano di progressivo abbandono dei motori turbo
deciso a fine 1986, il 1988 fu l'ultima stagione in cui l'utilizzo di
tali propulsori fu ammesso. La pressione di sovralimentazione
consentita scese a 2,5 bar (con conseguente riduzione della potenza),
mentre la quantità di carburante immessa nei serbatoi delle
vetture con motore sovralimentato fu ridotta a 150 litri (contro i 180
della stagione precedente).
Tutti i telai di nuova progettazione dovevano avere la pedaliera
sistemata dietro l'asse delle ruote anteriori (per prevenire traumi
agli arti inferiori in caso di urto frontale). Fu concessa deroga solo
ai telai che rimanessero totalmente invariati rispetto al 1987.
Essendosi iscritte al campionato ben diciotto scuderie, per il totale
di trentuno piloti, fu istituita una sessione di prequalifiche, da
disputarsi durante le prove libere del venerdì, in modo da
ridurre a trenta (numero massimo previsto dal regolamento) i piloti che
avrebbero preso parte alle qualifiche vere e proprie. Nella prima parte
di stagione dovettero partecipare alle prequalifiche i piloti delle
nuove scuderie, mentre da metà anno in poi la sessione fu
obbligatoria per i concorrenti che avevano ottenuto i risultati
peggiori in una classifica che conteggiava le ultime 8 gare della
stagione precedente e le prime otto della stagione corrente.
Novità tecniche
La Williams reintrodusse il cambio trasversale, precedentemente
utilizzato dalla Ferrari negli anni Settanta e poi abbandonato.
Scuderie
La Brabham, venduta da Bernie Ecclestone, non prese parte al campionato.
Fecero il loro ingresso in Formula 1 tre nuove scuderie: la EuroBrun,
una squadra italo-elvetica nata dalla fusione tra il team Euroracing
di Giampaolo Pavanello e il Brun Motorsports di Walter
Brun, la Scuderia Italia, fondata dall'imprenditore Giuseppe Lucchini,
che si accordò con la Dallara
per la costruzione del telaio, e la Rial di Günter Schmidt,
già proprietario del team ATS, attivo tra il 1977 ed il 1984.
Motori
La TAG smise di finanziare lo sviluppo del motore Porsche che la
McLaren aveva utilizzato fino alla stagione precedente. Il marchio
tedesco si ritirò
dalla Formula 1, così come la BMW, anche se motori BMW rimasero
sulla Arrows col marchio Megatron.
La Honda abbandonò la Williams (che pure aveva un contratto di
fornitura anche per quell'anno), fornendo i propri motori alla McLaren
e alla Lotus.
Fece il suo debutto in Formula 1 la Judd, che fornì il proprio
V8 a Williams (con la fornitura pagata dalla Honda per rispetto del
contratto di fornitura), March e Ligier.
La Minardi, dopo aver corso per tre stagioni con il V6 turbo della
Motori Moderni, firmò un accordo con la Cosworth.
Sulla Benetton fece l'esordio l'ultima evoluzione del V8 Cosworth. Il
"DFR" presentava un basamento ribassato di alcuni centimetri
rispetto agli altri DFZ.
Piloti
Arrows, Ferrari e Lola Larrousse confermarono i propri piloti.
La McLaren ingaggiò, a fianco del due volte Campione del Mondo
Alain Prost, il brasiliano Ayrton Senna.
La Lotus sostituì Senna, da tre stagioni nel team, con il Campione del Mondo in carica Nelson Piquet.
La Williams rimpiazzò Piquet con Riccardo Patrese.
La Benetton mise sotto contratto Alessandro Nannini, proveniente dalla
Minardi, come compagno di squadra di Thierry Boutsen.
La March Engineering schierò due vetture, confermando Ivan
Capelli e affidando la seconda monoposto all'esordiente Maurício
Gugelmin.
Alla Ligier arrivò Stefan Johansson, proveniente dalla McLaren;
lo svedese affiancò l'esperto René Arnoux.
La Tyrrell ingaggiò il debuttante Julian Bailey come compagno di squadra di Jonathan Palmer.
La Zakspeed confermò Bernd Schneider, mettendo sotto contratto Piercarlo Ghinzani.
La Minardi assunse il debuttante Luis Pérez-Sala a fianco del
connazionale Adrián Campos; quest'ultimo fu sostituito, dopo
cinque gare, da Pierluigi Martini.
Coloni, Osella e AGS affidarono le proprie vetture rispettivamente a
Gabriele Tarquini, Nicola Larini e Philippe Streiff.
Delle tre scuderie esordienti la EuroBrun schierò due
vetture, ingaggiando Stefano Modena e Oscar Larrauri come piloti,
mentre Scuderia
Italia e Rial parteciparono con una sola monoposto, affidandola
rispettivamente al debuttante Alex Caffi ed all'esperto Andrea
De Cesaris.
Pneumatici
La Goodyear mantenne il monopolio conquistato l'anno precedente dopo il ritiro della Pirelli.
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Il 1988 è l'ultimo anno dei motori
turbo, infatti, il regolamento ha ridotto a 150 litri la
capacità del serbatoio, considerando i consumi dei
propulsori turbo è quasi impossibile concludere una gara
senza ricorrere ad almeno tre-quatttro lunghe soste, questo genere di
strategia è evidentemente insostenibile.
In McLaren al fianco di Prost viene ingaggiato Ayrton Senna,tra i due
si scatenera una forte rivalità, che spesso si
rivelerà essere fortemente sconveniente. La prima gara è in programma il 3 aprile in Brasile: Senna
ottiene la sua prima pole con la McLaren, ma al via il cambio della sua
monoposto da forfait, il brasiliano è così
costretto ad utilizzare la vettura di riserva, quando ormai tutto il
gruppo è già sfilato. Ayrton non demorde ed
Inizia una forsennata rimonta, dopo 20 giri è secondo poi un
problema ai box lo fa retrocedere in sesta posizione; verso le ultime
tornate un commissario di pista gli espone la bandiera nera per, il
brasiliano ha violato il regolamento cambiando la monoposto a partenza
avvenuta. La vittoria va, così, a Prost davanti a Berger e
Piquet. |
Il Gran Premio di San Marino 1988
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 1º maggio 1988
sull'Autodromo Enzo e Dino Ferrari.
Fu la seconda prova del mondiale
1988 e vide la vittoria di Ayrton Senna su McLaren - Honda,
seguito da Alain Prost e da Nelson Piquet.
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A San Marino, Senna partito in pole domina la gara dal primo all'ultimo
giro, doppiando tutti ad eccezione del compagno di squadra che
arriverà alle sue spalle. Senna tenta di ripetersi nel G.P.
di Montecarlo solo che questa volta quando ha ormai la vittoria in
pugno, urta contro il guard-rail alla curva Portier durante il
66° giro, la gara è così vinta da
Prost...... è sempre il francese a ripetersi nel successivo
G.P. quello del Messico davanti alle due Ferrari giunte rispettivamente
seconda con Berger e terza con Alboreto. Si corre sul G.P. del Canada
Senna ottiene la sua seconda vittoria stagionale. |
Gran Premio di Francia 3 luglio1988
Paul Ricard
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Al via Prost mantenne il comando davanti a Senna;
il brasiliano sopravanzò il compagno di squadra durante i cambi gomme a
metà gara, ma poi iniziò ad essere rallentato da problemi al cambio,
consentendo a Prost di riavvicinarglisi. Il francese superò il rivale
nel corso del 61º giro, con una mossa memorabile: i due raggiunsero un
gruppo di doppiati e Prost si staccò volontariamente da Senna. Quando
questi, all'uscita da Signes, fu rallentato da Piquet,
Prost lo attaccò per il delirio del suo pubblico. Nonostante l'avaria
al cambio, Senna riuscì a giungere al traguardo in seconda posizione. I
piloti della Ferrari si contesero a lungo l'ultimo posto sul podio,
conquistato alla fine da Alboreto; quinto giunse Piquet, autore di una gara solitaria, mentre Nannini chiuse in sesta posizione. |
Al rientro in Europa, la classifica vede Prost al comando con 45 punti
seguito da Senna a 33 punti. Prost corre in casa, il francese davanti
al suo pubblico si scatena ed ottiene prima la pole stagionale, il
giorno successivo vince la gara precedendo Senna e Alboreto. Il
brasiliano si rifà, però, abbondantemente
vincendo i quattro gran premi successivi: Silverstone, Germania
Ungheria e Belgio, alle sue spalle c'è sempre il compagno di
squadra francese. Con i punti conquisitati in questi gp, Senna strappa
la leadership, della classifica mondiale, al compagno.
Prima del G.P. d'Italia, viene meno al meraviglioso mondo della formula
uno: Enzo Ferrari, il commendatore si spegne... in silenzio, nella sua
casa modenese all'eta di 90 anni.... l'Italia perde così,
l'uomo che più di ogni altro, ha saputo rivelare al mondo la
meravigliosa tecnologia "made in italy"; le sue vetture sono le
più richieste sul mercato "vip", il simbolo del cavallino
ormai è sinonimo di avanguardia motoristica.....muore,
così, l'uomo che ha saputo trasformare la propria passione
in.........leggenda!!!!
A settembre, Monza regala all'ormai defunto Ferrari una splendida
doppietta: Senna partito in pole nel tentativo di doppiare Schlesser lo
tocca, e finisce fuori pista, al comando passano, allora, le due
monoposto Ferrari con Berger e Alboreto, i due mantengono la testa
della gara sino alla bandiera a scacchi. Prost che in Italia era stato costretto al ritiro
per la rottura del motore, ottiene la vittoria all' Estoril, seguito da
un emergente pilota italiano: Capelli, al volante della March. Prima degli ultimi due G.P. della stagione il francese si riporta,
così, al comando della classifica mondiale.
Il penultimo G.P. si corre in Giappone, qui Senna ottiene la pole ma in
partenza la sua McLaren avanza singhiozzando, si ferma qualche metro
dopo; mentre Senna agita le braccia per segnalare a chi giunge il
problema, tutti lo sfilano.... la monoposto, comunque, non è
completamente ferma e, complice una partenza in lieve pendenza, il
brasiliano riesce a riavviare la vettura... la sua rimonta
può ora avere inizio: dopo la prima curva è
14°, al quarto giro è quarto, al decimo giro
è terzo alle spalle di Prost e Capelli impegnati in duello
dopo qualche tornata il motore di Capelli cede, Prost ha
così via libera, ma alle sue spalle il brasiliano lo
tallona.. la situazione si capovolge completamente quando cadono in
pista le prime goccie di pioggia.... Senna sul bagnato, è
praticamente unico, il sorpasso è inevitabile, Senna
manitiene il primo posto sino alla fine.
In Australia la vittoria va a Prost davanti a Senna; mentre Senna ha 90
punti in classifica generale, il francese ne ha 105 punti, ma per
regolamento sono validi solo i migliori 11 piazzamenti che consentono a
Senna di vincere il suo primo titolo mondiale.
La McLaren Mp4/4 progettata da Nichols Aatley, seguito a John Bernard,
è la monoposto che ha dominato la stagione vincendo 15 gare
su 16 ed ottenendo 119 punti contro i 65 della Ferrari, sua diretta
inseguitrice.
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- 1989 -
Cambiamenti regolamentari
- Il cambiamento più
importante riguardò i motori: come già annunciato al
termine della stagione 1986, i propulsori turbo furono banditi e tutti
i concorrenti dovettero competere con motori aspirati, la cui
cilindrata massima era fissata in 3500 cm³ ed il numero di
cilindri massimo pari a 12.
- Le prequalifiche, rese necessarie dall'alto numero di concorrenti
iscritti al mondiale (39), furono spostate ad una sessione di un'ora il
venerdì mattina, dalle otto alle nove; dei tredici piloti partecipanti
alle prequalifiche, solo i quattro più veloci avevano accesso alle
qualifiche vere e proprie. Questo primo scoglio era riservato, per la
prima parte della stagione, ai piloti le cui scuderie avevano fatto il
loro esordio in Formula 1 (Brabham, Onyx e, per la seconda vettura, Rial, AGS,
Coloni e Scuderia Italia) o avevano fatto segnare i risultati peggiori
nella seconda metà del 1988 (Zakspeed, Osella ed EuroBrun). Da
metà stagione in poi, questi team sarebbero stati sostituiti con
quelli che avessero fatto segnare i risultati peggiori nella prima
parte del campionato.
- Furono eliminati i limiti di consumo, imposti ai motori turbo nelle annate precedenti.
Novità tecniche
- Il
divieto di utilizzare i motori turbo portò a un grande sviluppo di
quelli aspirati; in particolare, Honda e Renault introdussero degli
inediti motori V10, mai utilizzati prima per il timore delle vibrazioni e
delle sollecitazioni cui erano sottoposti. Questa soluzione fu
conseguenza del minor spazio disponibile nel vano motore a causa
dell'arretramento degli abitacoli previsto dal nuovo regolamento, in
modo da trovare una via di mezzo tra i vantaggi dimensionali del V8 e la
maggiore potenza dei V12.
- La Ferrari introdusse, nell'innovativo modello 640 progettato da John Barnard,
il primo cambio semi-automatico nella storia della Formula 1, grazie al
quale l'innesto delle marce, che avveniva attraverso due levette poste
dietro al volante, era molto più rapido rispetto a quello di un cambio
tradizionale.
Scuderie
- La Brabham, dopo aver saltato la stagione 1988 in seguito al passaggio di proprietà da Bernie Ecclestone
ad un imprenditore svizzero, tornò a schierare le proprie vetture; fece
il suo ingresso in Formula 1 anche una nuova scuderia, la Onyx, fondata da Mike Earle
e sostenuta economicamente dall'imprenditore belga Jean Pierre Van
Rossem. Invece ritirò l'iscrizione la nuova scuderia FIRST GP, gestita
da Lamberto Leoni e presente nel campionato di F3000, che avrebbe corso con motori Judd e Gabriele Tarquini al volante.
Motori
- La Honda
smise di fornire i propri motori alla Lotus, concentrandosi
esclusivamente sulla McLaren. La casa giapponese progettò un
inedito V10.
- La Renault tornò in Formula 1 come fornitrice di motori, progettando un nuovo V10 in esclusiva per la Williams.
- La Judd, perse Williams e
Ligier, fornì in esclusiva alla March il nuovo V8 EV, mentre
Lotus, EuroBrun e Brabham furono equipaggiate con il modello CV della
stagione precedente.
- La Ligier, l'Osella e la Arrows passarono ai motori Cosworth.
- Fecero il loro ingresso in
Formula 1 due nuovi fornitori di motori, la Lamborghini, che
progettò un V12 in esclusiva per la Lola-Larrousse, e la Yamaha,
che fornì un V8 alla Zakspeed, che aveva abbandonato l'idea di
realizzare un propulsore in proprio.
Piloti
- McLaren, Lotus, Arrows, March e Minardi confermarono i piloti che avevano chiuso la stagione precedente.
- Nigel Mansell passò dalla Williams alla Ferrari, sostituendo Michele Alboreto.
- Thierry Boutsen sostituì Mansell alla Williams, lasciando la Benetton.
- La Benetton confermò Alessandro Nannini, sostituendo Boutsen con il debuttante Johnny Herbert;
il giovane inglese, costretto ancora ad inizio stagione ad utilizzare
delle stampelle in seguito ad un incidente occorsogli in Formula 3000
durante l'anno precedente, fu rimpiazzato a metà stagione da Emanuele Pirro.
- La Tyrrell ingaggiò
Michele Alboreto al fianco di Jonathan Palmer; dissidi finanziari tra
il pilota italiano e la scuderia portarono però alla sua
sostituzione, dopo appena sei gare, con l'esordiente Jean Alesi. Il
giovane pilota francese fu a sua volta costretto a cedere il posto a
Herbert in due occasioni.
- La Ligier affiancò all'esperto René Arnoux l'esordiente Olivier Grouillard.
- La Osella passò a
schierare due vetture: Nicola Larini, confermato dalla stagione
precedente, fu raggiunto da Piercarlo Ghinzani, già pilota per
la scuderia italiana dal 1983 al 1986. Fecero lo stesso Scuderia Italia
e Coloni; il primo team affiancò Andrea De Cesaris, proveniente
dalla Rial, ad Alex Caffi, mentre la seconda sostituì Gabriele
Tarquini con Roberto Moreno e Pierre-Henri Raphanel. Quest'ultimo
abbandonò la scuderia a sei gare dal termine, venendo sostituito
da Enrico Bertaggia.
- Anche l'AGS
e la Rial schierarono per la prima volta due monoposto: la prima
ingaggiò Joachim Winkelhock al fianco del confermato Philippe
Streiff, mentre la seconda sostituì il partente De Cesaris con
Christian Danner e Volker Weidler, così non vi fu più
nessuna casa costruttrice con un solo pilota. Entrambe le scuderie
cambiarono tutti i propri piloti nel corso della stagione: all'AGS
Streiff fu vittima di un gravissimo incidente ancora prima del primo
Gran Premio della stagione (durante i test privati a Rio), venendo
sostituito da Gabriele Tarquini (originalmente iscritto dalla FIRST GP)
dalla seconda gara, mentre Winkelhock fu rimpiazzato da Yannick Dalmas;
la Rial, invece, licenziò Weidler a favore di Raphanel,
sostituendo poi Danner a tre gare dal termine del campionato con Gregor
Foitek e Bertrand Gachot.
- La Brabham mise sotto contratto Stefano Modena e Martin Brundle.
- La Lola-Larrousse
confermò Philippe Alliot e Yannick Dalmas, sostituito da
Alboreto dopo che quest'ultimo aveva lasciato la Tyrrell.
- La Onyx
affidò le proprie monoposto a Stefan Johansson e all'esordiente
Bertrand Gachot, sostituito negli ultimi tre Gran Premi da J.J. Lehto.
- La EuroBrun schierò
una sola vettura, affidata all'esordiente Gregor Foitek; lo svizzero fu
sostituito, a stagione in corso, con il pilota argentino Oscar Larrauri.
- La Zakspeed confermò
il tedesco Bernd Schneider, ingaggiando il giapponese Aguri Suzuki
anche in virtù del nuovo contratto con la Yamaha per la
fornitura dei motori.
Pneumatici
- Dopo due stagioni di monopolio della Goodyear, la Pirelli tornò in Formula 1; la casa americana forniva pneumatici ad AGS, Arrows, Benetton, Ferrari, Lola-Larrousse, Ligier, Lotus, March, McLaren, Onyx,
Rial, Tyrrell e Williams, mentre Brabham, Coloni, EuroBrun,
Dallara-Scuderia Italia, Minardi, Osella e Zakspeed erano equipaggiate
con le gomme dell'azienda italiana.
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1989 - E' lotta tra Prost e Senna! |
Francia
(Saint Chamond) |
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il
: |
24 Feb
1955 |
|
Dal - al :
|
1980 - 1993
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
199 |
|
Vittorie
: |
51 |
|
Podio :
|
106 |
Pole -
Positions : |
33 |
|
Prima fila
: |
86 |
Giri veloci
: |
41 |
|
Mondiali
: |
1985-1986-1989-1993 |
|
Il 1989 è l'anno in cui si disputa il
mondiale F1 con propulsori aspirati, cioè privi di turbo. i
team iscritti sono 20 con 39 piloti, per non affollare troppo la pista,
si ricorre alle pre-qualifiche che riducono partecipanti 30 piloti.
In casa Ferrari, Berger viene affiancato da Mansell, mentre Bernard
mette in pista la Ferrari 640 denominata "papera", dotata di un
rivoluzionario cambio semiautomatico azionabile da due levette poste
dietro il volante; si inaugura così un sistema che
verrà utilizzato di li a poco da tutti i team. Al mondiale partecipa anche un'altra casa italiana la Lamborghini con
il 12 cilindri progettato dall'ingegner Forghieri.
Il mondiale inizia il 26 marzo in Brasile. Al via un incidente
coinvolge Patrese, Senna e Berger, così Mansell passa al
comando e conquista la vittoria del primo G.P. stagionale.
Nel primo G.P. si mette subito in evidenza un giovanissimo Johnny
Herbert con la sua Benetton, un pilota che nel paddok cammina con le
stampelle a causa di un brutto incidente in F3000, ma che in pista
dimostra tutto il suo valore, l'inglese si classifica quarto ottenendo
i suoi primi tre punti in F1.
La gara successiva si corre a San Marino: Ad Imola è Senna
ad ottenere la pole e sul circuito il brasiliano duella incessantemente
con Prost, al terzo giro, intanto, si sfiora la tragedia: la Ferrari di
Berger perde un pezzo dell'ala anteriore l'austriaco finisce fuori
pista alla curva del Tamburello, la monoposto va in fiamme ed il pilota
resta intrappolato nell'abitacolo...l'intervento dei "leoni della Cea"
è tempestivo ed efficace...grazie a loro, il pilota
avrà salva la vita riportando solo la frattura della scapola
e di una costola. |
|
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Nel G.P. di Montecarlo, Senna ottiene l'ennesima pole-position e al via
mantiene la sua posizione fino al traguardo; dietro il brasiliano si
piazzeranno rispettivamente Prost e Stefano Modena. Non ancora
soddisfatto il brasiliano mette a segno una cospicua tripletta
conquistando la gara delMessico:
È il 28 maggio dietro al
brasiliano si piazzeranno tre piloti italiani: Patrese, Alboreto,
passato alla Tyrrell e Nannini.
ll G.P. degli Stati Uniti si corre quest'anno a Phonix e Senna ottiene
la sua quinta pole consecutiva. Il brasiliano sembra essere in grado di dominare anche la gara ma al
33° giro è costretto al ritiro per una noia
elettrica, la leadeship della gara passa allora a Prost, che conclude
davanti a Patrese
e Cheever. |
Riccardo Patrese seguito da Cheever - Phoenix 1989
Prima del G.P. di Francia, la Tyrrell appieda
Alboreto per far posto all'esordiente Jean Alesì, ma i colpi
di scena non finiscono qui: Prost annuncia il suo divorzio ufficiale
dalla McLaren. In gara il francese ottiene, comunque, pole e gara
precedendo Mansell e Patrese, invece Senna è costretto,
nuovamente, al ritiro per la rottura del differenziale. Ancora un
ritiro per il brasiliano che a Silverstone, qunidici giorni dopo,
è costretto a parcheggiare la sua monoposto a causa di
problemi al cambio, mentre Prost si aggiudica la gara davanti alla
Ferrari di Mansell e alla Benetton di Nannini. In Germania, Senna torna al successo davanti al compagno di squadra ed
al ferrarista Mansell.
Il 13 agosto si corre in Ungheria, Patrese conquista la pole davanti a
Senna. Mansell che sulla griglia di partenza è 12°
dà inizio ad una forsennata rimonta , al 58° giro,
è al comando della gara , ci resterà fino alla
bandiera a scacchi; secondo giunge Senna e terzo Boutsen.
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In Belgio, Senna ottiene la pole e vince anche la gara davanti a Prost
e a Mansell. |
Nigel Mansell a Spa-Francorchamps, 1989.
La
gara, caratterizzata da una forte pioggia, fu conquistata da Senna.
Il
Leone finisce molto vicino al duo McLaren con un terzo posto, dietro a
Prost. Stagione discreta, non un rilancio come si aspettava,
al suo
primo anno in Ferrari. |
Nel G.P. d'Italia, Senna ottiene la pole e dopo la partenza resta al
comando della gara finchè al 44° giro il suo motore
Honda lo tradisce, Prost si aggiudica così il gran premio e
porta 20 punti il vantaggio su Senna.
Sul circuito dell'Estoril è ancora Senna ad ottenere la
pole. Durante la gara, Mansell rientra ai box, ma arriva lungo ed
è costretto a mettere la retromarcia per poter effettuare il
cambio gomme, il pilota incorre così facendo nella
squalifica, ma l'inglese ignora la bandiera nera e prosegue il GP. Dopo
pochi giri è ancora Mansell il protagonista, infatti un
"casuale" impatto tra la sua Ferrari e la Mclaren di Senna mette fuori
gioco il brasiliano che lascia, così, via libera all'altra
Ferrari quella di Berger. La Ferrari trionfa; ma la McLaren ricorre al tribunale della
Federazione che pur mantenendo i punti di Berger squalifica Mansell per
una gara.
A Jerez, la Ferrari si presenta dunque dimezzata; Senna ottiene la pole
e vince la gara, mentre Prost giunge terzo. |
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In Giappone si corre la
penultima gara della stagione e Senna rifila più di un
secondo in qualifica al compagno di squadra, ma in gara Prost riesce a
sopravanzare il brasiliano che, a sua volta, tenta il sorpasso al
47° giro: Senna tenta l'attacco alla chicane prima del curvane
dei box ma Prost si difende egregiamente "chiudendo" tutte le porte al
brasiliano; Senna è comunque troppo vicino per evitare il
contatto così le due McLaren si incastrano all'interno della
chicane; Prost esce dalla sua monoposto sicuro ormai di aver vinto il
mondiale, mentre Senna riparte facendosi spingere dai commissari, dopo
aver cambiato il musetto ai box, il campione del mondo in carica
rimonta portandosi in testa alla gara. Il brasiliano verrà
però squalificato per il contatto con Prost la vittoria
sarà così attribuita Nannini, che
otterà la sua unica vittoria in F1.
La McLaren fa ricorso comunque al tribunale d'appello della FIA per
ottenere il riconoscimento della vittoria, ma il tribunale è
irremovibile. Per Prost, questo, è il terzo titolo mondiale. |
L'ultima gara si disputa in Australia è il 5 novembre e
sotto la pioggia Senna, finisce addosso alla monoposto di Brundle.
Prost, invece, si ritira dopo il giro di ricognizione. La vittoria è di Boutsen seguito da Nannini e Patrese; la
McLaren conquista un altro titolo mondiale con 141 punti.
CURIOSITA' - San Marino 1989: nacque un caso su
una sostituzione delle gomme avvenuta tra la prima e la seconda
partenza (dopo il grave incidente di Berger al Tamburello con la
Ferrari), operazione non consentta dal regolamento. Thierry Boutsen
(Williams) e Alex Caffi (Dallara) vennero inizialmente squalificati,
poi reintegrati dalla Federazione sammarinese perchè
l'operazione era stata autorizzata dal direttore di gara. Ma la FISA
annullò quel provvedimento dichiarando giuridicamente
competente la federazione del Paese nel cui territorio si è
corso e dunque la CSAI, emanazione sportiva dell'ACI. L'organo italiano
sancì il definitivo reintegro dei due piloti nella
classifica del gran premio. Squalificato invece Oliver Grouillard
(Ligier) per sostituzione non autorizzata.
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McLaren MP4/5
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La McLaren MP4/5fu
una monoposto di Formula 1 che gareggiò nel Campionato
Mondiale durante la stagione 1989, condotta dal brasiliano Ayrton
Senna e dal francese Alain Prost. I Cambiamenti regolamentari del
1989
imposero alla squadra inglese, come a tutte le altre, di utilizzare non
più un 6 cilindri sovralimentato, ma un nuovo propulsore atmosferico;
la McLaren decise quindi di montare un'unità 10 cilindri, sempre Honda.
La nuova vettura era un affinamento dell'eccezionale McLaren MP4/4 del 1988,
che aveva dominato letteralmente la stagione, vincendo 15 gare su 16
(anche se le avrebbe vinte tutte, senza l'incidente di Senna a pochi
giri dal termine del GP d'Italia).Questa vettura si differenziava dalla precedente per una
diminuzione generale di carrozzeria, soprattutto nella parte posteriore,
dove l'effetto coca-cola era talmente accentuato che scompare a livello
della scocca, che prosegue diritta fino al posteriore.
Come tutte le altre squadre, con il ritorno al motore aspirato venne
adottato un air-scope sopra la testa del pilota che garantiva un lieve
incremento di pressione dell'aria aspirata (e quindi di potenza erogata
dal propulsore) alle alte velocità.
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Storia dei fornitori di gomme
1980/1989: decennio a due facce. Prima Michelin, poi Goodyear
Gli anni '80 possono essere visti come
una medaglia a due facce. Se escludiamo il 1980, in cui Goodyear prevale
nettamente su Michelin con 11 vittorie contro 3, successivamente si
hanno due periodi distinti. Un primo, che va dal 1981 al 1984, nel quale
il duopolio tra francesi e americani è a favore dei primi. Nettamente
nell'81 e '84 (13/2 e 14/2 il computo delle vittorie), con un pareggio
nel 1982 (8/8) e una leggera prevalenza (9/6) nel 1983. Nel 1981 e 1982,
senza però risultati eclatanti, si segnala il rientro dell'Avon.
L'uscita dei francesi dal mondiale, al
termine del 1984, dà il via libera ad un dominio Goodyear che durerà
fino al 1997. Negli anni '80 si vede anche il ritorno di Pirelli dal
1981 al 1986, con sole due vittorie conquistate negli ultimi due anni.
Il fornitore italiano lascia per due stagioni, in cui Goodyear resta
fornitore unico, per fare la sua ricomparsa nel 1989. Le dimensioni
delle gomme tornano a riequilibrarsi anche se, al posteriore, la
differenza è ancora piuttosto marcata.
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Campionato
Mondiale
Piloti |
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Campionato
Mondiale
Costruttori |
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1980
|
Alan Jones
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Williams
FW07B
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MOTORI
Ford
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1981
|
Nelson Piquet
|
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Williams
FW07C |
Ford |
1982
|
Keke Rosberg
|
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|
Ferrari
126 C2 |
Ferrari |
1983
|
Nelson Piquet
|
|
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Ferrari
126 C3 |
Ferrari |
1984
|
Niki Lauda
|
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McLaren
MP4/2 |
TAG Porsche |
1985
|
Alain Prost
|
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|
McLaren
MP4/2B |
TAG Porsche |
1986
|
Alain Prost
|
|
|
|
Williams
FW11 |
Honda |
1987
|
Nelson Piquet
|
|
|
|
Williams
FW11B |
Honda |
1988
|
Ayrton Senna
|
|
|
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McLaren
MP4/4 |
Honda |
1989
|
Alain Prost
|
|
|
|
McLaren
MP4/5 |
Honda |
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PERSONAGGI MITO
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Piquet |
Prost (80/90) |
Senna (80/90) |
Patrese (80/90) |
Nannini |
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Accadeva nell'anno...
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- 1980 -
APRILE
Muore Alfred Hitchcock, grande regista cinematografico britannico
NOVEMBRE
Ronald Regan diventa presidente degli Stati Uniti
DICEMBRE
John Lennon muore assassinato da uno squilibrato nei pressi
del suo
appartamento a Manhattan
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- 1981 -
MAGGIO
Bob Marley, il cantante giamaicano di reggae, muore di cancro a 36 anni
LUGLIO
Il principe Carlo e Diana Spencer si sposano a Londra è il
matrimonio del secolo
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- 1982 -
LUGLIO
L'Italia si aggiudica il Campionato del mondo di Calcio battendo per
3-1
la Germania Occidentale a Madrid
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- 1983 -
OTTOBRE
A Beirut in seguito ad un attaco suicida muoino sotto le bombe 299
membri americani
e francesi delle forze di pace
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- 1984 -
OTTOBRE
La premier indiana Indira Gandhi è assassinata a Nuova Delhi
NOVEMBRE
A Brighton, quattro persone muoiono per l'esplosione di una bomba
dell'IRA
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- 1985 -
MARZO
Mikhail Gorbaciov assume i pieni poteri in Unione Sovietica.
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- 1986 -
APRILE
Un reattore della centrale nucleare di Chernobyl rilascia una nube
radioattiva che
allarma l'intera europa
GIUGNO
L'Argentina vince il campionato del mondo di calcio battendo la
Germania Ovest
per 3-1 a città del Messico |
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- 1987 -
GIUGNO
Muore Fred Astaire il grande attore e ballerino americano
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- 1988 -
SETTEMBRE
Steffi Graf vince l'Open di tennis degli Stati Uniti, aggiudicandosi
così il grande Slam
OTTOBRE
Il velocista canadese Ben Johnson risulta positivo al controllo
antidoping; perde la medaglia d'oro
ai giochi Olimpici ed il record del
mondo
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- 1989 -
NOVEMBRE
Con la caduta del muro di Berlino, comincia una nuova era per l'Europa
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Questo è un sito-blog personale non a scopo di lucro.
Si propone di rivivere alcuni frammenti storici della F1:
quella dove la guida delle monoposto apparteneva ai
piloti,
su piste che oggi giudicheremmo assurde, circuiti disegnati
dal computer piuttosto che dal cuore.
Riproduzione Vietata
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