|
|
|
Formula 1 nel Tempo..... |
La canzone Italiana così come la conosciamo noi nasce alla fine dell’ ’800, dalla romanza
da salotto
o dalle arie dell’operetta, si sviluppa per tutto il ‘900, ha il suo
momento magico di larghissima
diffusione popolare (grazie anche all’invenzione
dei mezzi tecnici di riproduzione e di ascolto
a basso costo, il giradischi e il
disco di vinile) negli anni 50-80 con il suo picco negli anni ’60 e metà
dei
’70. Insomma dal primo festival di San Remo (1951 ) alle prime radio libere
(1974).
|
|
|
Nat King Cole
"Misty"
Francis Goya - Daddy's Bolero
André Rieu - The Second Waltz (Shostakovich)
The Tango - Scent of a Woman
The Best Jazz Songs of All Time | 50 Unforgettable Jazz Classics
André Rieu & Carmen Monarcha – Habanera
Pavarotti - Elisa - Voglio vivere
così
Harlem Nocturne
BRASIL Gal Costa - Aquarela do Brasil
Chocolats - Ritmo Tropical
Pink Martini (with singer Storm Large) - Amado Mio
Fausto Papetti
Adriano Celentano e Alberto Lupo
Bésame Mucho - André Rieu
Il nome di Chianciano probabilmente deriva da Cis Clanas che poi diventò Clancianum ossia al di qua della Chiana.
|
Nelle campagne di Chianciano e nei suoi colli è abbastanza facile riportare alla luce reperti archeologici
di grande importanza dai quali si deduce che la città è stata un importante centro di insediamento
prima etrusco, successivamente romano.
Le fonti, denominate "Fonti Chiusine", erano conosciute sin dagli Etruschi.
|
Ingresso Parco Acqua Santa - Terme di Chianciano
|
|
|
|
Terme - Sant'Elena
|
Mescita Parco Acqua Santa
|
|
Chiusi - Chianciano Terme
Le Città delle mie passioni giovanili
André Rieu - Libertango
L'ORCHESTRA ITALIANA
MEDLEY: ANEMA E CORE - NU QUARTO 'E LUNA - ACCAREZZAME
Maria Callas Live: Bizet's Carmen Habanera, Hamburg 1962
Link: VIDEO |
Questa è una foto scattata
nella mia casa nel 1980.
Da ragazzo alternavo nel tempo
libero il go-kart allo studio delle scale e arpeggi al pianoforte. Poi la passione per la guida
veloce
ha prevalso su di me. Comunque un consiglio che posso
dare ai giovani è quello di imparare a suonare uno strumento musicale, sarà così
una bella compagnia per tutta la vita .
|
|
|
|
La
Sorgente Sant'Elena di Chianciano Terme è stata fondata nel
1925. E`situata su di una collina, immersa completamente nel verde
grazie a querce secolari, cipressi ed argentei olivi che formano
un'oasi di riposo. Il parco è privo di umidità ed
è limitato a monte della collina.
|
|
Lo stabilimento termale di Sant'Elena, è uno dei due impianti della cittadina di Chianciano,
da sempre celebre come meta privilegiata per “passare le acque”
|
Martin Zarzar - Moliendo Cafe
John Lewis and Billy Taylor - Jazz Piano Masters
Duke Ellington, Willie the Lion and Billy Taylor - Perdido
Duke Ellington - It don't mean a
thing (1943)
Duke Ellington and his orchestra
Duke Ellington - C Jam Blues 1942
Benny Goodman & His Orchestra - Sing, Sing, Sing
Benny Goodman Orchestra
Benny goodman Orchestra-Stardust
Misty Stan
Getz
Perry Como - And I Love You So
1973
|
Casablanca 1942 As Time Goes By
Ingrid Bergman Humphrey Bogart
Casablanca - As Time Goes By
|
|
Rita Pavone - La Noia [1963] di Damiano Damiani, con Catherine Spaak
Maria La O - Carlo Buti
Ingresso Terme
Salone
Nervi Vista
Piazza Italia Museo Etrusco
|
Parco Acquasanta -Terme di Chianciano
|
|
Che Vuole Questa Musica Stasera
Peppino Gagliardi
Franco Califano - Amanti Anonimi
Matia Bazar
Pink Martini
(with guest singer Storm Large) - Amado Mio
Pink Martini: Bolero
Le magiche serate di gala al.....
Salone delle Feste -
Chianciano Terme - Siena
|
LOUIS ARMSTRONG ~ When You`re Smilin`~
|
In The Mood
Nel luglio
del 1943, Carlo, insieme a Rossana, di lui innamorata, fa parte di una compagnia
di giovani che passano insieme
molte ore a Riccione. Egli conosce per caso
Roberta, giovane vedova di un ufficiale, e tra i due germoglia un sentimento
di
reciproca simpatia, che infastidisce Rossana. La sera del 25 luglio, il padre di
Carlo, grosso gerarca fascista, è costretto
a fuggire, e vorrebbe condurre con
sè il figlio, ma questi non vuole allontanarsi da Roberta e preferisce rimanere.
Durante un incontro notturno Carlo e Roberta sono fermati da una pattuglia, che
chiede di controllare i documenti personali.
Quelli di Carlo non sono in
regola: il giovane dovrà presentarsi al Comando il giorno seguente. L'episodio
impressiona vivamente Roberta, la quale pensa con terrore che la guerra sta per
toglierle l'uomo che ama. I due prendono una grave decisione: Roberta nasconderà
Carlo in una sua villa, a Rovigo, per sottrarlo alla chiamata alle armi.
Durante
il viaggio il treno subisce un attacco aereo che sparge intorno terrore e morte.
Nello scompiglio Carlo e Roberta vengono separati: quando si ritrovarono, il giovaneesige che la donna ritorni a casa.
Egli ha deciso di presentarsi al Comando Militare.
|
L'Italia negli Anni '50
Ferruccio Tagliavini, Rosemary Clooney, Natalino Otto
|
|
|
Bruno Martino
Hasta la vista,
Señora
|
|
Nilla Pizzi nel 1951 vince il
primo Festival di Sanremo con Grazie dei fiori, piazzandosi anche
seconda
con La luna si veste d'argento, cantata in duetto con Achille
Togliani.
Grazie dei fior venderà 36.000 copie a 78 giri, vero record
per l'epoca.
|
Ray
Conniff: Smoke Gets In
Your Eye
|
|
Domenico Modugno
Vincitore
al Festival di Sanremo del 1958 con Nel blu dipinto di blu di cui,
oltre che interprete, era anche autore (Roma, Istituto Luce). La voce
classica di modugno feci di questa canzone uno dei successi
internazionali della musica leggera italiana e inaugurò una nuova
stagione nei gusti del pubblico.
|
Nino Rota Suite (La strada, Il Padrino, Amarcord, I Clowns, Otto e mezzo)
|
|
Julie London - Misty
|
Julie London - Left My Heart In
San Francisco
|
|
|
Julie London - Blue Moon
|
Julie London - Fly me to the moon
|
Mina - "Volami nel cuore"
|
|
Pink Martini / Brazil
Louis Armstrong - C'est si bon
PILLOLE CINEMATOGRAFICHE
A cavallo fra gli anni ‘50 e ‘60 l'industria del cinema italiano era in
condizioni molto migliori di quella francese.
Un
aumento del prezzo dei biglietti aveva pareggiato il calo delle
frequenze, le importazioni americane diminuivano e i film italiani
si
conquistavano una grossa fetta degli incassi domestici; il mercato
internazionale intanto si rivelava accessibile a film
horror,
a commedie come "Divorzio all'italiana" (di Pietro Germi 1961) e ai nuovi film epico-mitologici come "Le fatiche di Ercole"
(di Pietro Francisci, 1957), e sia l'America che le altre Nazioni
europee partecipavano con entusiasmo a coproduzioni con l'Italia:
mentre
Cinecittà sfornava un film dopo l'altro, nel 1962 Dino De Laurentis
costruì alle porte di Roma
un grande complesso di teatri di
posa.
|
|
|
|
Il 2 febbraio 1971 morì il Conte Domenico Agusta e la direzione del gruppo venne assunta dal fratello Corrado.
Con l'espansione aziendale nella attività elicotteristca, l'evidente
incremento già negli anni '60 e l'ulteriore carico di lavoro per il
programma elicottero A109, la Direzione decide di cercare un partner che
garantisse il necessario apporto manageriale. Nel 1973 viene firmato un
accordo di collaborazione fra l'Agusta e l'EFIM(Ente Finanziamento Industria Manifatturiera) ma il prezzo da pagare fu il disimpegno di Agusta dal settore motociclistico.
Al blocco della produzione nel 1974, si passò alla presentazione nel 1975
di soli tre modelli rivisitati nelle prestazioni e nella linea: la 125
SE, la 350 "IPOTESI" e la 750 America. La partecipazione ufficiale alle
competizioni mondiali limitata alla classe 500 è proseguita fino al 1975
e, con il solo supporto tecnico al "Team Marlboro" di Giacomo Agostini nel 1976.
Il
29 agosto la MV 500 4 cilindri con il campione di Lovere vinceva la sua
ultima gara nel Campionato Mondiale sul circuito nel Nürburgring.
L'epilogo della Casa di Cascina Costa avviene nel 1977 quando al salone
di Milano lo stand MV rimase vuoto.
Era prevista la presentazione della pluricilindrica stradale 750 4
cilindri a 16 valvole.
La gloriosa casa motociclistica, conosciuta nel mondo per le sue
imprese sportive, chiuse i battenti dopo aver prodotto quasi 260.000
esemplari fra ciclomotori, motocicli, scooter e motocarri.
|
|
|
Donne e motori conditi con un po' di canzoni: costruito
intorno alla figura di Mal
(reduce dai successi come cantante dei
Primitives) e del campione di motociclismo Giacomo Agostini.
Amore Formula 2
La storia racconta di due giovani amici, l'inglese Paul Cooper e
l'italiano Giorgio Andreini, entrambi piloti di automobili da
competizione.
A causa di un incidente di gara Giorgio rimane gravemente
ferito e l'evento porta Paul a decidere di abbandonare le piste,
dedicandosi totalmente all'attività musicale. Giorgio, dopo lunga
convalescenza, riprende a correre e, nel frattempo,
Paul ha avuto grande
fortuna, diventando un cantante di successo.
Nonostante le diverse carriere intraprese, l'amicizia tra i due resta
immutata, fino all'entrata in scena della affascinante
e disinibita
Loreley, della quale entrambi s'infatuano. Loreley si lascia corteggiare
da entrambi ben decisa a sedurli,
causando una situazione di forte
rivalità che sembra incrinare il rapporto di amicizia tra Giorgio e
Paul.
|
|
1966 - Per le riprese del film di Frankenheimer, si
risistemò la sopraelevata
che fu teatro di alcune scene
memorabili del film “Grand Prix”,
diventate con il
tempo storiche sotto il profilo documentario.
|
|
Link: Grand Prix (1966)
|
Una passione lunga un giorno
Se la Mille Miglia é stata
universalmente definita "la gara più bella del mondo", lo
stesso si dice, riferendosi alle gare
su circuito, della 24 Ore di Le
Mans che con i suoi complessivi 84 anni, vanta inoltre un'invidiabile
longevità
nonostante guerre, conflitti sociali, incidenti,
interruzioni e concorrenza di altri eventi simili.
|
|
Bentley Speed Six (1930)
|
|
La storia della 24 ore di Le Mans comincia
nel 1923 su un circuito molto veloce di 17 km e 262 metri.
Al via
c’erano 33 macchine di cui 30 riescono a concludere la corsa.
A quei tempi erano gli stessi piloti che dovevano provvedere a riparare
da soli i guasti meccanici potendo usare solo gli attrezzi
che
riuscivano a portare con se in auto.
La prima storica vittoria
è appannaggio di Lagache e Leonard a bordo di
Chenard&Walcker, con una media di 92 chilometri
all’ora.
Le successive edizioni sono un affare privato della
Bentley, che centra il successo nel 1924,
e ancora dal 1927 al 1930
grazie ai famosi “Bentleys Boys”.
Prima della Seconda Guerra Mondiale
c’è stato il poker dell’Alfa Romeo e la
doppietta della Bugatti.
Nel 1936 lo sciopero generale proclamato in
Francia ha impedito lo svolgimento della gara.
Dopo il conflitto, che ha tenuto lontano i piloti dalla corsa tra il
1940 e il 1948,
gli organizzatori hanno potuto contare sulla presenza
di nuove squadre:
nel ’51 ha fatto il debutto la Jaguar, nel
’52 la Mercedes e nel ’54 anche la Ferrari con un team ufficiale.
|
|
Le 24 Ore di Le Mans (titolo originale: Le Mans)
è un film ambientato appunto sul circuito di Le Mans durante
la 24 ore del 1970 e interpretato da Steve McQueen.
|
. Questa è
la prima volta delle telecamere sul circuito che furono istallate su
una Porsche 908 regolarmente iscritta alla gara di quell'anno; ha avuto
molto successo in Giappone (citazione necessaria).
Oltre alle riprese filmate durante la gara del 1970, la gran parte del
film venne girato nel settembre dello stesso anno utilizzando auto
originali che presero parte alla competizione acquistate dalla casa
cinematografica 'Solar Productions'.
A distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza su
uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come
uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato. McQueen
comunque non partecipò alla 24 ore del 1970
poiché i finanziatori del film negarono il supporto
all'attore nel caso in cui egli avesse gareggiato. |
|
|
Link: Grand Prix 1966
|
Juan Manuel Fangio e Steve McQueen sul set di "24ore di Le Mans"
|
|
Le 24 Ore di Le Mans (titolo originale: Le Mans)
è un film ambientato appunto sul circuito di Le Mans durante
la 24 ore del 1970 e interpretato da Steve McQueen. Questa è
la prima volta delle telecamere sul circuito che furono istallate su
una Porsche 908 regolarmente iscritta alla gara di quell'anno; ha avuto
molto successo in Giappone (citazione necessaria).
Oltre alle riprese filmate durante la gara del 1970, la gran parte del
film venne girato nel settembre dello stesso anno utilizzando auto
originali che presero parte alla competizione acquistate dalla casa
cinematografica 'Solar Productions'.
A distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza su
uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come
uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato. McQueen
comunque non partecipò alla 24 ore del 1970
poiché i finanziatori del film negarono il supporto
all'attore nel caso in cui egli avesse gareggiato.
|
|
The 40 Most Beautiful Actresses Pre-1960
Lido di Venezia - Palazzo del Cinema
|
1959 - Leone d'Oro al miglior film
La Grande Guerra - Rigia Mario Monicelli
1963 - Leone d'Oro al miglior film
Le Mani sulla Città - Regia Francesco Rosi |
|
Il Palazzo del Cinema al Lido di Venezia
è la sede principale della Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica. Costruito a tempo di record secondo le tendenze
moderniste dell'epoca, venne inaugurato il 10 agosto 1937 per la quinta
edizione della Mostra.
Il Palazzo venne ingrandito nel 1952 con l'aggiunta di un avancorpo.
Qualche anno più tardi, Federico Fellini avrebbe detto che
per un regista "entrare al Palazzo del Cinema di Venezia è
come passare un esame finale".
All'interno del Palazzo si trova la Sala Grande, con una capienza di
1.100 posti. Questa sala ha fatto la storia della Mostra di Venezia,
accogliendo negli anni, con il suo calore tutto particolare, i grandi
nomi del cinema mondiale. Altre tre sale, di dimensioni minori, trovano
collocazione al Palazzo del Cinema: la Sala Volpi (150 posti), e due
sale di servizio: la Sala Zorzi e la Sala Pasinetti.
Attualmente il Lido ospita un cantiere per la costruzione di un nuovo
Palazzo che servirà a meglio soddisfare le esigenze di un
moderno festival cinematografico. |
|
L'incontro
Siamo nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Giovanna (Loren) e
Antonio (Mastroianni) si innamorano e decidono di sposarsi, anche perché
lui può usufruire di 12 giorni di congedo prima di partire per il
fronte. Vanno a vivere al Nord, nella casa di campagna di Antonio,
passano giorni a fare l’amore e a mangiare enormi frittate, ma quando è
il momento di partire lui si finge pazzo. I medici scoprono la truffa
spiando un intenso rapporto tra moglie e marito in parlatorio. Antonio
parte per la campagna di Russia e non farà più ritorno. Il film è
narrato in flashback e in presa diretta, gioca molto sulla
bravura dei due protagonisti e su una fotografia eccellente, anche se la
sceneggiatura è abbastanza prevedibile. Giovanna non si dà per vinta,
quando alla stazione incontra un reduce (Onorato) che ha visto il marito
cadere nella neve, si illude che sia ancora vivo. La donna parte per la
Russia e scopre che il marito si è costruito una nuova vita con una
donna ucraina e ha persino un figlio. Antonio è stato salvato dalla
donna, ha perso la memoria ed è rimasto con lei, unica certezza di una
vita modificata dalla tragedia della guerra. Giovanna fugge via
disperata, non vuol neppure parlare con il marito, che fa in tempo a
vederla e pare ricordare il passato. |
Sala
Fellini
|
Chianciano Terme
Questa sala, di recente realizzazione, è stata intitolata non a caso al
grande regista Fellini, che si ispirò alle atmosfere termali
chiancianesi per la realizzazione del suo film capolavoro “8 1/2”. E’
l’ideale per la realizzazione di meeting, convengni e conferenze. E’
dotata di tutti i confort e dei supporti necessari a questo tipo di
attività.
|
|
|
La più bella interpretazione di Eleonora
Rossi Drago.
Estate Violenta
|
|
Nel luglio del 1943, Carlo, insieme a
Rossana, di lui innamorata, fa parte di una compagnia di giovani che passano
insieme molte ore a Riccione. Egli conosce per caso Roberta, giovane vedova di
un ufficiale, e tra i due germoglia un sentimento di reciproca simpatia, che
infastidisce Rossana. La sera del 25 luglio, il padre di Carlo, grosso gerarca
fascista, è costretto a fuggire, e vorrebbe condurre con sè il figlio, ma
questi non vuole allontanarsi da Roberta e preferisce rimanere.
|
Durante un
incontro notturno Carlo e Roberta sono fermati da una pattuglia, che chiede di
controllare i documenti personali.
Quelli di Carlo non sono in regola: il
giovane dovrà presentarsi al Comando il giorno seguente. L'episodio impressiona
vivamente Roberta, la quale pensa con terrore che la guerra sta per toglierle
l'uomo che ama. I due prendono una grave decisione: Roberta nasconderà Carlo in
una sua villa, a Rovigo, per sottrarlo alla chiamata alle armi. Durante il viaggio il treno
subisce un attacco aereo che sparge intorno terrore e morte.
|
Nello
scompiglio Carlo e Roberta vengono separati: quando si ritrovarono, il
giovaneesige che la donna ritorni a casa. Egli ha deciso di presentarsi al Comando Militare.
|
|
|
|
|
|
LUCI DEL VARIETÀ
1949 - Sorgono come funghi e sono
frequentatissimi, in questi anni, le sale d'avanspettacolo e i teatrini
di periferia dove dopo
il "varietà", c'è il film. |
|
|
|
Morì nel 1936 a Roma: narra la
leggenda che, in punto di morte, vedendo entrare in camera sua un
sacerdote con l'olio santo [come si usava per i moribondi, nel rito
cattolico], esclamò: "Mo' sì che so' fritto...!".
La figura di Ettore Petrolini campeggia emblematica a rappresentanza
del teatro di varietà della rivista e dell'avanspettacolo:
talentuoso attore e fine autore. Indiscussa immagine del teatro comico
italiano del Novecento il comico per eccellenza, elegante e
finedicitore morendo a cinquantadue anni disse sul letto di morte:
" Che vergogna morire a cinquant'anni!". |
Nato a Roma nel 1886 [secondo altre fonti: 1884] ,
figlio di un fabbro, Ettore Petrolini fu un comico attore-autore,
dotato di straordinario estro scenico. Già nel 1903
intraprese la carriera di chansonnier e macchiettista nei
caffè-concerto, passando dalle sale di second'ordine ai
teatri più eleganti. Morì nel 1936 a Roma: narra
la leggenda che, in punto di morte, vedendo entrare in camera sua un
sacerdote con l'olio santo [come si usava per i moribondi, nel rito
cattolico], esclamò: "Mo' sì che so' fritto...!".
Creò spassose e beffarde macchiette romanesche: Gastone,
Giggi er Bullo, Er sor Capanna, Fortunello ecc., con cui prese in giro
e si fece prendere in giro da tutti gli strati sociali: dal popolo
più straccione e rumoroso ai personaggi più
famosi del tempo, politici borghesi e scrittori (un suo grande
ammiratore fu Aldous Huxley). Fu autore di monologhi, e di commedie e
bozzetti pieni di comicità spesso acida e infastidita e
polemica. Contribuì a svecchiare il gusto del pubblico
italiano, riprendendo e divulgando forme espressive delle avanguardie
teatrali, popolarizzandole in maniera estremamente efficace.
Petrolini fu una maschera, ma anche la cosa
più vicina al cabaret che l'Italia sia riuscita a produrre
in quegli anni, formidabile osservatore e sarcastico interprete degli
aspetti più assurdi e ipocriti di quella società
che si voleva ordinata e moderna. Come nelle poesie di Trilussa,
attraverso i suoi personaggi parla la macchietta romanesca,
politicamente qualunquista e disfattista di tutto (anche del regime
fascista) e dunque non pericolosa da questo punto di vista per i regimi
del tempo; ma con una maggiore propensione per la demistificazione,
attraverso l'uso del registro 'basso' e del becero, e del non-sense di
cui Petrolini fu tra i maestri. La sua è una
comicità che non nasce a tavolino, ma dal diretto contatto
e
esperienza del palcoscenico.
Tra i suoi testi, alcuni dei quali pubblicati solo dopo la sua morte,
ricordiamo: Chicchignola (1931), Romani de Roma (1945), Nerone (1945).
E' stato autore di canzoni che ebbero un enorme successo, diffuse in
maniera orale e poi dai mass- media del dopoguerra. Provò
anche il cinema negli ultimi anni quando era ormai un divo, anche se
allora senza molto successo.
Le pellicole che ci restano sono
testimonianze di estrema vivacità del suo modo di fare
spettacolo comico
(soprattutto "Nerone").
|
|
1945
La prima del film in Italia avvenne in un
piccolo cinema romano il 26 settembre 1945, ma la pellicola
non venne
acclamata per eccesso di populismo ed esaltazione melodrammatica
Il Neorealismo comincia da qua, nell'inverno del
1945. Il cinema del popolo, degli attori di strada, dei poveri del
dopoguerra, delle vite disagiate colte quasi per caso, senza artifici.
Gli italiani fatti di sciuscià, ladri di biciclette e
vestiti di stracci.
Il Neorealismo comincia con Roma città
aperta di Roberto Rossellini, Federico Fellini e Sergio Amidei, che
"senza dirselo pensavano a un cinema che non gridasse, che parlasse con
umiltà alla gente, mentre la guerra continuava e sembrava,
anzi, che non dovesse finire mai". Così Ugo Pirro racconta
la nascita del cinema italiano nel suo libro "Celluloide", preciso
affresco del dietro le quinte non solo della lavorazione del film, ma
di un intero periodo storico in cui il cinema rappresentava una
meravigliosa avventura,
da compiere di nascosto, di notte.
Rossellini diresse questo film con pochi mezzi. Un cinema irripetibile
con poca pellicola, ancora infiammabile. Un cinema che nasce dalla
realtà, che corre dietro alla camionetta dei tedeschi,
invece di fuggire, come nella famosa scena girata da Anna Magnani.
Quello che Roma città aperta mostra è tutto
questo, un'umanità derelitta ma eroica; le facce sciupate e
vissute, lontane dal divismo patinato americano del periodo. Il popolo
è in attesa della liberazione americana e convive con il
coprifuoco e con la fame, rintanato in luoghi angusti. I bambini
giocano a fare i soldati. La sora Pina (Anna Magnani) è in
attesa di sposarsi con Francesco, partigiano. Don Pietro (Aldo Fabrizi)
aiuta il popolo e i partigiani ad andare avanti.
Il rastrellamento e le esecuzioni sono strazianti, le scene di morte
vengono raccontate come mai era successo prima d'ora.
Galeotto fu il film per la nascita della turbolenta storia d'amore tra la Magnani e Rossellini.
Roma. Italia. 1944. Un gruppo di militari nazisti
fa irruzione in una pensione per catturare il sovversivo ingegner
Giorgio Manfredi, che però riesce a dileguarsi fuggendo sui
tetti. Il maggiore Bergman è sulle sue tracce da tempo
poiché l’ingegnere è stato riconosciuto
come uno dei rappresentati più importanti del Comitato di
Liberazione Nazionale. Giorgio si presenta a casa di Pina, facendo il
nome di Francesco, e facendo chiamare dal figlio di lei, Marcello, il
parroco don Pietro. Con Pina vive anche Lauretta, la sorella, attrice
collega di Marina, compagna di Giorgio. Pina intanto, mentre il prete
sopraggiunge, informa Giorgio del suo imminente matrimonio con
Francesco, stabilito per il giorno dopo. Don Pietro si presta ad
incontrare alcuni partigiani e ad informare Francesco, nascosto in una
tipografia clandestina, dell’arrivo di Giorgio a casa sua.
Della sua presenza in quella casa viene informata anche Marina, proprio
da Lauretta. Nel momento in cui i due uomini s’incontrano a
casa di Pina, i ragazzi del quartiere intanto fanno saltare in aria una
bomba vicino ad un carro tedesco. Anche per questo motivo viene
organizzata una retata fra le palazzine ed il parroco viene avvertito
in tempo della presenza d’armi in mano a Romoletto, un
piccolo rivoluzionario senza una gamba.
Purtroppo questa volta,
nonostante il contributo di tutti gli inquilini, gli uomini vengono
trovati dai nazisti e Pina, cercando di avvicinarsi al suo futuro
marito, viene uccisa dai militari.
|
|
Con un’imboscata armata però i
partigiani riescono a liberare i compagni sequestrati. Giorgio e
Francesco si rifugiano in un’osteria dove incontrano Marina:
è evidente che qualcuno ha parlato. Marina li ospita
entrambi a casa sua, dove sopraggiunge anche Lauretta ubriaca. A notte,
Marina ne approfitta per chiamare Ingrid, donna della Gestapo, alla
quale denuncia la presenza dei due ricercati.
Il giorno dopo Giorgio,
in chiesa per ottenere dei documenti falsi da don Pietro, ed alla
presenza di un collaboratore austriaco, viene fermato dalle guardie
naziste e tutti e tre sono condotti in carcere. Francesco evita
fortunosamente l’arresto grazie al fatto che si ferma per un
istante a parlare con il piccolo Marcello. Il primo ad essere
sottoposto all’interrogatorio è proprio
l’ingegner Manfredi che però, nonostante le
torture, non parla. Anche don Pietro si rifiuta di parlare e per questo
motivo il maggiore Bergman
fa torturare Giorgio davanti ai suoi occhi. .
Il partigiano muore senza parlare quando
sopraggiunge Marina che, riconoscendolo, sviene. Poco dopo il prete
è condotto su un campo e fucilato davanti agli occhi dei
bambini.
Il palazzo dove la Gestapo compie la
retata fu lo stesso dove il regista si nascose, ricercato dai nazisti
per essersi
rifiutato di arruolarsi nel loro corpo, e dove conobbe sia
Sergio Amidei che il dirigente comunista Celeste Negarville.
REGIA: Roberto Rossellini
SCENEGGIATURA: Sergio Amidei, Federico Fellini,
Roberto Rossellini, Celeste Negarville
ATTORI: Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Vito Annichiarico, Marcello
Pagliero, Nando Bruno, Harry Feist, Francesco Grandjacquet,
Maria
Michi, Eduardo Passarelli, Carlo Sindici, Akos Tolnay, Joop van Hulsen,
Giovanna Galletti, Carla Rovere,
Amelia Pellegrini, Alberto Tavazzi,
Turi Pandolfini
|
|
1948
Film chiave del neorealismo italiano,
interpretato da attori non professionisti e interamente girato in
esterni
sulla base di una sceneggiatura scritta da Cesare Zavattini e
dallo stesso De Sica.
Premiato nel 1949 con l'Oscar come miglior film straniero.
Piccola comparsata per un giovane Sergio Leone.
|
|
Considerato il capolavoro assoluto di De Sica e
tratto dal libro omonimo di Luigi Bartolini, il film fu sceneggiato da
Cesare Zavattini. La Roma del 1948, non mero sfondo della vicenda
bensì protagonista insieme ai personaggi principali,
è una città devastata dalla guerra che ha
iniziato appena il lento cammino verso la ricostruzione. Siamo a Val
Melaina, estrema periferia, dove i nuovi fabbricati ospitano famiglie
povere, sulle quali la ferita sociale della guerra si ripercuote in
modo più forte. Antonio Ricci, operaio, padre di famiglia,
dopo un lungo periodo di disoccupazione, ottiene finalmente un lavoro
come attacchino municipale. Il lavoro richiede però l'uso
della bicicletta che Antonio ha impegnato al Monte di pietà.
Riscattata la bicicletta a prezzo delle lenzuola di casa, dalle quali
la moglie Maria si separa sperando nello stipendio futuro del marito,
Antonio fa appena in tempo ad attaccare il manifesto cinematografico di
Rita Hayworth allorché due balordi gli rubano la bicicletta.
Inizia così un mesto pellegrinaggio per Roma, in compagnia
del figlioletto Bruno. |
|
Non si tratta di un furto isolato, infatti
ogni giorno a Roma scompare un gran numero
di cicli e la polizia non
può che consigliare a Ricci di compiere le necessarie
indagini per proprio conto.
Accompagnato dal figlio di 10 anni, Bruno, Antonio
inizia le sue ricerche recandosi, senza venire a capo di nulla, a
piazza Vittorio dove non è difficile trovare merce rubata.
Da lì i due si spostano a Porta Portese e qui Ricci
riconosce il ladro che sta confabulando con un vecchio. li ladro si
dilegua e Antonio insegue il vecchio per ottenere informazioni in una
sala adiacente a una chiesa dove è radunato un comitato di
beneficenza. Il vecchio mendicante risponde in modo evasivo alle
domande di Ricci sul ragazzo che l'ha derubato e poi scompare. Dopo
avere ingiustamente schiaffeggiato Bruno, Antonio, per farsi perdonare,
accompagna il figlio in trattoria e riflette sul da farsi. Si reca da
una santona, ma questa non gli sa dare alcuna indicazione. Ricordando
un indirizzo sussurrato dal vecchio mendicante, padre e figlio vi si
recano e Antonio incontra nuovamente il ladro, lo insegue in una casa
di tolleranza, cerca di costringerlo a confessare ma egli nega e cade a
terra, in preda a una crisi epilettica. Disperati, padre e figlio si
recano dinanzi allo stadio comunale dove la folla dall'interno segue
rumorosamente la partita. Ricci invita il figlioletto a prendere
l'autobus e si impadronisce di una bicicletta accostata a un portone.
Il proprietario coglie sul fatto Antonio. Subito
raggiunto, egli viene malmenato e insultato; Bruno ha perso l'autobus e
assiste all'umiliazione del padre. Il derubato sembra comprendere la
muta disperazione di Antonio e commosso davanti alle lacrime del figlio
Bruno, lo lascia libero senza denunciarlo. Il bambino offre la mano al
padre e insieme fanno ritorno a casa.
Il film è uno spaccato della
nostra storia ma il significato, la lettura che ne è stata
fatta in tutto il mondo,
lo rendono universale: la bicicletta da segno
reale diventa un simbolo in ogni tempo:
essa è enormemente
significante.
PREMI
PREMIO OSCAR (1949) PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO
GRAN PREMIO AL FESTIVAL MONDIALE DEL FILM E DELLE ARTI DEL BELGIO
(1949)
NASTRO D'ARGENTO (1949) PER MIGLIOR FILM, SOGGETTO, REGIA,
SCENEGGIATURA, FOTOGRAFIA, E MUSICA
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL IV FESTIVAL DI LOCARNO (1949)
PREMIO AL BRITISH FILM ACADEMY (1950)
INOLTRE E' STATO GIUDICATO IL "SECONDO MIGLIOR FILM DI TUTTI I TEMPI"
ALLA CONFRONTATION DI BRUXELLES (1958)
PERSONAGGI E INTERPRETI
Bruno Ricci: Enzo Stajola - Antonio Ricci: Lamberto Maggiorani - Maria
Ricci: Lianella Carell
Mendicante: Carlo Jachino - Attacchino: Giulio
Chiari
|
|
1962
Il confronto di due generazioni nel
territorio neutro di una giornata di vacanza
Il sorpasso, dopo essere stato snobbato
dalla critica, ha conosciuto poi un successo eccezionale con degli
incassi che hanno raggiunto poco meno di due miliardi di lire. La
consacrazione della critica è arrivata finalmente negli anni
Ottanta e le memorabili battute di Gassman sono oramai diventate
famosissime.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Lilly: Catherine Spaak
- Roberto Mariani: Jean Louis Trintignant-Bruno Cortona: Vittorio Gassman
Il film che fu scritto da Dino Risi con Ettore Scola e Ruggero Maccari
costituisce una rappresentazione dell’Italia del benessere
e
del miracolo economico di quegli anni e può collocarsi tra
la commedia all’italiana e il dramma sociale.
E’ stato descritto come un road movie che si sviluppa in un
arco di tempo di 24 ore sulla strada che va da Roma a Castiglioncello
e
racconta il confronto di due generazioni nel territorio neutro di una
giornata di vacanza.
Siamo a Roma, a Ferragosto e la città
è deserta. Bruno Cortona (Vittorio Gassman), quarantenne
chiassoso e sicuro di sé, amante della guida sportiva e
delle belle donne, vaga alla ricerca di un pachetto di sigarette.
Si imbatte in un giovane studente di legge Roberto Mariani (Jean-Louis
Trintignant) rimasto in città per preparare gli esami,
esattamente agli antipodi di Bruno, timido, educato, perbene, di modi
quasi all’antica.
Sulla spinta dell’esuberanza di Bruno, i due intraprendono un
viaggio in auto che li porterà verso mete occasionali sempre
più distanti. Mentre Bruno si prodiga in consigli di vita
vissuta, Roberto sarà più volte sul punto di
abbandonarlo, ma sia il caso sia un’inconfessabile attrazione
lo riporteranno sempre sui suoi passi in un percorso di iniziazione
alla vita.
Anche se l’Italia descritta è la stessa meschina,
ipocrita e bigotta di tanti film definiti commedia
all’italiana, alcune particolarità
del film di
Risi apportano linee di rottura rispetto a questo genere. Per prima
cosa, i protagonisti del film, che superano
le caratteristiche
caricaturali della commedia per risultare invece completi.
Sono diversi ma in egual misura positivi e negativi, si attraggono e si
respingono tra loro. Il duello Bruno-Roberto propone uno schema
innovativo come lo è anche il ricorso
all’io-pensante del giovane, che ci aiuta a capire la
contraddittorietà tra pensiero
e azione che il ragazzo vive
a contatto con Bruno e soprattutto il percorso di iniziazione erotico e
sociale che compie.
Altra novità importante è il fatto che la
pellicola sia considerata un vero film road-movie, il primo del genere
in Italia, a causa
del legame quasi strutturale che viene vissuto con
la strada nello svilupparsi della vicenda narrativa.
Per alcuni critici, la strada rappresenta simbolicamente la nazione che
si avvia alla fine di un sogno, quello del benessere collettivo e
generalizzato. Il giovane onesto e ingenuo e lo sbruffone quarantenne
rapprentano due identità delle nazione giunta ad un bivio
della propria storia: la prima, legata ai principi, morirà
nella fine di una sogno lasciando campo libera alla seconda Italia,
quella furbesca, individualista e amorale. |
|
1949
Appassionante e complesso melodramma a
sfondo sociale, dove la campagna vercellese è lo scenario di
lotte personali e sociali. Spettacolo e tradizione sono fusi
“ad arte” nella pellicola, che non ha nulla da
invidiare ai prodotti cinematografici americani del tempo.
Nominato all’Oscar nel 1951, per il Miglior soggetto,
è dedicato alla semplicità delle mondine che con
il loro sacrifici e le loro lotte raccontano temi come il duro lavoro,
la lealtà, e l’amore per la terra. “Riso
amaro” è un film di ribellione in cui le mondine,
ricurve per tante ore nell’acqua, difendono i loro diritti di
lavoratrici.
Il film è condito con alcuni colpi di scena che
tengono viva l’attenzione dello spettatore.
Film culto del 1949, girato quasi
interamente nelle campagne vercellesi che vede come protagoniste
un
gruppo di mondine.
Nella foto, potete vedere un'immagine recente della cascina in cui furono effettuate le riprese.
|
In una affollata stazione, da cui partono i treni
che portano le mondine alle risaie, Walter Granata tenta di sfuggire
alla
polizia. Alcuni agenti in borghese gli danno la caccia per il
furto di una preziosa collana, del valore di cinque milioni di lire.
Walter, giunto in stazione per incontrare Francesca, la sua ragazza,
decide di sviare le ricerche, affidandole la collana e rinviando il
loro incontro. Francesca avrà il compito di confondersi tra
le mondine, mentre Walter rimarrà nascosto per incontrarla
più tardi e darsi insieme alla fuga. Silvana, una delle
mondine con sui Francesca condivide il viaggio, ha notato Walter per il
suo fascino, ma ha pure il sospetto che i due stiano nascondendo
qualcosa. Incuriosita dalla situazione e allettata all'idea di
conoscere Walter, Silvana cerca di conquistare la fiducia di Francesca
e la presenta ad un "caporale" come "clandestina". Nelle risaie, le
ragazze clandestine sono lavoratrici prive di contratto, che arrivano
senza ingaggio sperando comunque di trovare un posto e ottenere un
salario. Sembra, però, che per Francesca sia difficile
ottenere un lavoro; la stessa Silvana, che possiede un regolare
ingaggio, la addita come crumira di fronte alle compagne per tenerla
occupata e rubarle la collana.
|
Quando Francesca scopre il furto, è
disperata. Nel frattempo le mondine si schierano insieme alle crumire
di fronte ai padroni per chiedere a gran voce di assumere tutte le
ragazze, che hanno bisogno di un lavoro. Silvana decide, intanto, di
restituire il gioiello a Francesca, e lo fa sotto gli occhi di Marco,
militare in servizio nella zona. Le due donne si rappacificano e
Francesca racconta la sua storia a Silvana. Quest'ultima rimane sempre
più affascinata da Walter. Quando l'uomo arriva alle risaie
per incontrare Francesca, nota subito Silvana. Si scontra con Marco che
la corteggia senza alcun risultato, ne fa la sua amante e complice,
mentre progetta con alcuni "caporali" di impadronirsi del riso
rinchiuso nel magazzino. Walter pensa di approfittare dell'ultimo
giorno di lavoro e della confusione generata dalla festa di saluto. Il
piano sembra funzionare; Walter, inoltre, provoca l'allagamento della
risaia per accrescere la confusione, ma alla notizia che l'acqua sta
distruggendo il riso, tutti corrono per salvarlo. Walter tenta la fuga,
ma Marco lo ferma.
I due si battono; al loro fianco, Francesca e
Silvana partecipano alla colluttazione. Silvana, delusa dal
comportamento di Walter, di cui è innamorata, lo uccide.
Poco dopo, ella sale su un'alta impalcatura e si getta nel vuoto.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Walter Granata: Vittorio Gassman - Francesca: Doris Dowling - Silvana
Melega: Silvana Mangano -
Marco Galli: Raf Vallone - Checco Rissone:
Aristide
|
|
1960
Nel settembre del 1943, un tenentino
burbanzoso viene sorpreso dall'armistizio. La sua compagnia si squaglia
e il poveraccio, con pochi soldati, cerca disperatamente di tornare a
casa, nell'Agro
Dopo l'8 settembre 1943 un sottotenente ligio ai
superiori (A. Sordi), in mancanza di ordini, non riesce a tenere unito
il suo reparto che, spinto dal desiderio di tornare a casa, se la
svigna. Restano con lui il sergente Fornaciari (M. Balsam) che vuole
raggiungere la sua casa poco distante e il soldato semplice Ceccarelli
(S. Reggiani) che non se la sente di fuggire da solo dovendo
raggiungere Napoli. La traversata da nord a sud dell'Italia, flagellata
dalla guerra e in preda all'anarchia, lo fa maturare. Fusione ben
temperata di comico, grottesco, drammatico e patetico: una storia
corale con A. Sordi meno mattatore del solito. “... sotto le
mentite spoglie di una commedia, il film è sostanzialmente
un racconto a tesi ... quello della scelta che ciascuno è
chiamato a fare almeno una volta nella sua vita” (G.
Gosetti). È forse il miglior film di L. Comencini, una delle
rare mediazioni felici tra neorealismo e commedia italiana, grazie
all'apporto di Age & Scarpelli (più Marcello
Fondato) in sceneggiatura. Il ministro Giulio Andreotti
rifiutò di mettere
a disposizione 2 carri armati (furono
costruiti in compensato). Prodotto da Dino De Laurentiis.
Grande
successo: più di 1 miliardo di incasso del 1960.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Alberto Innocenzi: Alberto Sordi - il padre: Eduardo De Filippo -
geniere Ceccarelli: Serge Reggiani -
sergente Fornaciari: Martin Balsam
|
|
1973
Monica Vitti e Alberto Sordi,
coppia di razza della commedia all'italiana
Film di straordinaria fattura dell'attore, ed in
questo caso anche regista, Alberto Sordi; un film assolutamente geniale
che racconta le avventure di una compagnia di avanspettacolo durante la
seconda guerra mondiale. Pellicola girata nel 1973 ma ancora oggi
attualissima per le tematiche utilizzate da Sordi. Cast composto da
Alberto Sordi e Monica Vitti, con alcuni camei d'eccezione come quelli
di Carlo Dapporto e della mitica Wanda Osiris, la "Wandissima".
Mimmo Adami (Sordi) e Dea Dani (Vitti) sono due
primi "attorucoli" facenti parte di una compagnia di avanspettacolo;
essendo in periodo di guerra (precisamente la seconda guerra mondiale)
la compagnia fa fatica a lavorare. Mimmo cerca di farsi prestare
continuamente soldi ma la gente lo snobba; l'unica
opportunità l'avrà da un impresario che
darà alla compagnia una piazza difficile come Canneto
D'Abruzzo per rappresentare il loro spettacolo, solo per il semplice
motivo che nessun altro vi ci avrebbe lavorato. Da quella tournee
cominceranno i guai per la compagnia....
|
Film di struggente bellezza, davvero riuscito; un Sordi in stato di
grazia ed una Vitti ancora di più rappresentano al meglio la
vita di questi due attori di avanspettacolo, regalandoci momenti epici
nella storia del cinema nostrano.
Da ricordare momenti quali lo spettacolo iniziale a Canneto d'Abruzzo
dove la compagnia canta la celebre "Ma 'ndo Hawaii", oppure quando
Mimmo trova la Osiris su un treno e lei, credendo che la compagnia
fosse in realtà una squadra di operai,
lo gela dicendo
"Arrivederci operai, Arrivederci.
|
Dopo l'armistizio, gli uomini della compagnia
vengono imprigionati dai fascisti, ma Dea, concedendo le proprie grazie
a un federale, ne ottiene la liberazione. Inopinatamente (la nave che
doveva trasportarla a Venezia, per esibirsi davanti alle "camicie nere"
viene dirottata da partigiani), la compagnia giunge a Bari, stracolma
di soldati statunitensi. Il gusto non proprio esigente, facilone, di
quest'ultimi (sia generali, sia soldati semplici), e l'intraprendenza,
anche questa facilona e non priva di spregiudicatezza, di Mimmo e Dea,
permettono alla compagnia di allestire uno spettacolo di successo
("Polvere di stelle") nel famoso teatro "Petruzzelli". Mimmo e Dea
vivono il loro sogno di gloria e fantasticano un futuro ancora
più brillante, per di più, Dea trova l'amore
travolgente nel soldato John. Ma la realtà si mostra in
tutta la sua crudezza quando, grazie all'occupazione di Roma,
è permesso a grosse compagnie di varietà di
raggiungere Bari. Dopo l'incredulità iniziale, i due sono
costretti a tornarsene nella capitale (anche John che aveva promesso
amore eterno è sparito), a chiedere, invano, scritture degne
della loro "bravura" e infine a vivere, ormai derelitti, pateticamente
di rimpianti.
|
STARDUST - POLVERE DI STELLE
|
Cast: Monica Vitti, Carlo Dapporto, Alberto Sordi,
John Philip Law, Wanda Osiris, Mimmo Poli, Dino Curcio, John Karlsen,
Lorenzo Piani, Alfredo Adami, Pietro Ceccarelli, Franco Angrisano,
Alvaro Vitali.
|
|
Divorzio all'Italiana
Affresco sarcastico, tra comico e grottesco della
realtà siciliana (e italiana) del tempo, quando ancora il
delitto d'onore restava impunito. Ritmo perfetto e interpreti al loro
meglio. Il film vinse il premio per la miglior commedia a Cannes, e
l'Oscar per la miglior sceneggiatura, scritta oltre che da Germi da
Ennio De Concini e Alfredo Giannetti.
|
Nell’ipotetica città siciliana
di Agramonte (Ispica) vive il barone Ferdinando Cefalù,
detto Fefè (Marcello Mastroianni). L’uomo
è coniugato da dodici anni con l’assillante
Rosalia (Daniela Rocca), una donna ormai bruttina ma ardente
d’amore per lui. Nel frattempo, è innamorato della
propria cugina, la sedicenne Angela (Stefania Sandrelli). La legge
italiana non ammette il divorzio, ma è ancora previsto il
delitto d’onore, un caso di omicidio punito con pena
più mite e molto frequente in Sicilia.[4] Fefè
tenta allora disperatamente di trovare alla moglie un amante, per
poterli sorprendere insieme, ucciderli, usufruire del beneficio del
motivo d’onore e – scontata la lieve pena
– sposare finalmente l’amata. Non ci riesce, ma la
sorte gli viene incontro. In seguito a un litigio con il marito,
Rosalia, sentendosi abbandonata, cerca conforto in Carmelo
Patanè (Leopoldo Trieste), un suo vecchio spasimante creduto
morto in guerra e poi tornato. Fefè, venuto a sapere della
vecchia relazione, favorisce gli incontri e spia i potenziali adulteri.
Finché un giorno scopre che si sono finalmente dati
appuntamento, in occasione dell’arrivo in città
del film La dolce vita, che richiama tutto il paese. Il barone va al
cinema, ma nel mezzo della proiezione rincasa allo scopo di sorprendere
gli amanti. Questi, però, anziché consumare il
tradimento fuggono. Venuta a mancare la flagranza, che avrebbe
giustificato lo stato d’ira preteso dalla norma sul delitto
d’onore, Fefè si finge malato e incapace di
reagire. Si attira così il disprezzo di tutti i
concittadini, intenzionalmente, per creare condizioni di disonore
sufficienti a giustificare lo stesso il suo gesto. Nel frattempo lo zio
Calogero (Ugo Torrente), padre di Angela, muore d’infarto
scoprendo casualmente la tresca della figlia con il nipote. Al funerale
fa la sua apparizione Immacolata, moglie di Patanè, che
umilia pubblicamente Ferdinando. Grazie a don Ciccio Matara, boss
locale, il barone viene a conoscenza del luogo dove sono nascosti i
fuggiaschi. Giunto sul posto, trova Immacolata che ha già
vendicato il suo onore uccidendo il marito. Non gli resta allora che
fare altrettanto con Rosalia. Condannato a tre anni di carcere, sconta
una pena inferiore beneficiando di un’amnistia, e torna
infine in paese dove finalmente sposa la bella Angela. Ma, dopo pochi
mesi, in viaggio di nozze qualcosa (o meglio qualcuno) mette
già in dubbio la felicità dell’unione.
|
|
|
Un film di Pietro Germi.
Con Leopoldo Trieste, Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Daniela
Rocca, Lando Buzzanca, Odoardo Spadaro, Antonio Acqua, Pietro Tordi,
Renzo Marignano, Renato Pinciroli, Margherita Girelli, Angela Cardile,
Ugo Torrente, Bianca Castagnetta, Giovanni Fassiolo, Ignazio Roberto
Daidone, Saro Arcidiacono, Daniela Igliozzi, Francesco Nicastro, Edy
Nogara, Laura Tomiselli, Bruno Bertocci.
Un film di Pietro Germi. on Leopoldo Trieste, Marcello Mastroianni, Stefan Sandrelli, Daniela
Rocca, Lando Buzzanca, Odoardo Spadaro, Antonio Acqua, Pietroa Girelli, Angela Cardile,
Ugo Torrente, Bianca Castagnet, Giovanni Fassiolo, Ignao Roberto
Dai
|
|
|
1959
Nella medesima casa vengono commessi un
grosso furto e un omicidio; il poliziotto incaricato
di risolvere il
primo caso deve così occuparsi anche del ...
In un appartamento di una vecchia casa signorile,
nel centro di Roma, viene perpetrato un furto. Il commissario
Ingravallo della squadra mobile, ha appena iniziato le indagini per
scoprirne l'autore, quando nello stesso edificio, nell'appartamento
contiguo, viene commesso un assassinio. L'uccisa è Liliana
Banducci, una donna ancora giovane e piacente, timida e riservata. Il
nuovo delitto costringe il commissario ad estendere le indagini, che da
principio procedono a stento, poiché gli indizi sono slegati
e frammentari. Ingravallo si interessa soprattutto alle persone
più vicine alla vittima: un cugino, sedicente medico, che
l'uccisa riforniva periodicamente di denaro; il marito, uomo taciturno
e schivo; una servetta imbarazzata e sconcertante. I sospetti del
commissario si accentrano sui due primi personaggi e le sue indagini lo
portano a scoprire che entrambi mantengono dei rapporti con Virginia,
una ragazza che, a suo tempo, prestò servizio in casa di
Liliana. Attraverso pazienti indagini, alternate con astuti tranelli,
il commissario s'avvicina a poco a poco alla verità, che
appare in piena luce quando il ritrovamento di alcuni gioielli rubati
permette di collegare il furto e l'assassinio. Il ladro e l'assassino
sono la stessa persona...
|
|
Liberamente tratto dal romanzo (1947-57) di Carlo
Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, fu, quando
apparve, il miglior giallo in assoluto del cinema italiano. Preannuncia
sia l'imminente commedia all'italiana degli anni '60 sia le lenti
deformanti e impietose con cui P. Germi racconta la borghesia italiana
in Sedotta e abbandonata (1963) e Signori e signore (1965).
“La gestione dei due registri (quello comico, quello
poliziesco-drammatico) è saldamente nelle mani della sua
interpretazione e del modo cui il Germi regista... riesce a tenerli
separati senza che si confondano o neghino l'un l'altro”
(Mario Sesti).
Nastro d'argento 1960 per la sceneggiatura di Alfredo
Giannetti, Ennio De Concini, P. Germi.
Alida Chelli - Sinnò
me moro
CAST: Pietro Germi, Claudia Cardinale, Franco
Fabrizi, Cristina Gajoni, Claudio Gora, Eleonora Rossi Drago, Nino
Castelnuovo,
Gianni Musy Glori, Loretta Capitoli |
|
1960
Viaggio all'interno della dolce
vita romana degli anni Sessanta
Regia: Federico Fellini - Musica: Nino Rota
|
Marcello è un giornalista romano che si
occupa di cronache scandalistiche, nonostante conservi l'ambizione di
diventare scrittore. Incaricato di accogliere all'aeroporto una famosa
stella del cinema, il giovane se ne invaghisce e si offre di
accompagnarla in visita per la capitale, tra i lustrini della lasciva
vita notturna. Il loro piccolo viaggio si conclude con un bagno nella
Fontana di Trevi, dove Marcello, stupito dalle eccentriche maniere
della ragazza, le confessa timidamente una puerile ammirazione. Giunta
l'alba, la magia di quell'avventura notturna si dissolve e l'incauto
giornalista subisce un'aggressione dal fidanzato dell'attrice.
L'esistenza frammentata di Marcello, sedotto dai frivoli piaceri della
"dolce vita" romana, prosegue negli incontri quotidiani, tra i capricci
e le minacce di un'amica gelosa e pericolosamente paranoica,
attraversando il delicato incontro con il padre ed i vizi vissuti
assieme ad un'aristocrazia arida e fasulla. Per un momento sembra
riavvicinarsi a se stesso con l'amicizia che lo lega al trascinante
Steiner, scrittore esistenzialista, ma questi, di lì a poco,
si suiciderà uccidendo prima i propri figli. Stanco dei toni
di questa vita, Marcello sente rinascere la voglia di scrivere e si
rifugia nella provincia, pacifica e silenziosa. Ma la sua
serenità dura poco: in breve tempo, le lusinghe effimere
dell'alta società lo rigettano in un esistenza priva di
valori morali. Nel finale, all'indomani di una festa a Fregene, il
disincanto di Marcello si concretizza nell'apparizione di un animale
decomposto, trainato verso la riva. Sull'orizzonte lontano, oltre la
carcassa del mostro, una bambina fa cenno di seguirla, ma il
giornalista la intravede appena, senza capire, senza distinguerne le
parole. |
Lo spogliarello del ‘58 della ballerina Aïché Nana al Rugantino, in via Veneto,
che ispirò a Federico Fellini una famosa e discussa scena del film
|
Anita Ekberg nella fontana di Trevi
|
|
|
La Dolce Vita
Marcello Mastroianni ed Anita Ekberg nella famosa scena della Fontana di Trevi
PERSONAGGI E INTERPRETI
Marcello Rubini: Marcello Mastroianni - Maddalena: Anouk
Aimée - Emma: Yvonne Fourneaux - Sylvia:
Anita Ekberg -
Steiner: Alain Cuny
|
|
1953
|
|
|
Pane, amore e fantasia e la prima di quattro
pellicole che dal 1953 al 1958 racconteranno l’Italia del
dopoguerra partendo dalla provincia del film di Comencini, che
attraverso una serie di personaggi improntati alla simpatia e alla
genuinità, un cast in stato di grazia e una trama esile
esile, ma con tutti gli ingredienti giusti per coinvolgere gli
spettatori, su tutti l’onnipresente peripezia amorosa, riesce
nel lontano 1953 a sbancare i botteghini, dare vita ad un prolifico
filone e a lanciare una splendida Gina Lollobrigida, che ritrae un
personaggio che rimarrrà nell’immaginario di
un’intera generazione di spettatori.
Il film, vincitore dell'Orso d'Argento al festival
di Berlino del '54, lanciò Gina Lollobrigida come star del
cinema italiano e fu il primo successo di Luigi Comencini. In un
piccolo paese dell'Italia centrale, il maresciallo dei carabinieri
proveniente dal nord, Antonio Carotenuto, si invaghisce della bella
Maria Pizzicarella.
Maria, detta la Bersagliera, è contesa da numerosi
ammiratori, tra i quali l'appuntato Pietro Stellati, nipote del parroco
del paese, che per l'eccessiva timidezza non si dichiara. Maria
ricambia sinceramente il suo amore e nonostante, tra ritrosie e
concessioni, giochi con l'attempato maresciallo, è decisa a
conquistare il giovane.
Di Antonio invece è innamorata anche Anna la levatrice che
nutre i suoi sentimenti nell'ombra. Antonio si sente diviso tra le due
donne e finisce con il vederle andare via entrambe. Solo Anna
tornerà da lui, mentre Maria porterà Pietro a
dichiararsi e i due si metteranno insieme.
|
PERSONAGGI E INTERPRETI
Maria DeRitis: Gina Lollobrigida - Annarella, levatrice: Marisa Merlini
- Pietro Stelluti: Roberto Risso
Antonio Carotenuto: Vittorio De Sica
|
|
La commedia è gradevole e
Albertone gioca in casa col suo personaggio, ma gli spunti
più acri vengono abbandonati
per un gusto più
macchiettistico. Scenegiatura di Sonego |
|
Otello Colletti (Sordi) riesce a farsi assumere
come "pizzardone", ma combina guai uno dopo l'altro, sia quando
è di manica larga (come con Sylva Koscina, nel ruolo di se
stessa), sia quando decide di essere severo e fiscale. Applica
rigorosamente il codice della strada perfino nei confronti del sindaco
(De Sica) e finisce col ricevere reprimende anzichè elogi.
Questa commedia di satiriche ambizioni è di grana grossa: si
gonfia, deborda, straripa fino a sommergere il discorso che avrebbe
potuto svolgere. È un veicolo per Sordi mattatore. Ma
c'è anche un De Sica “perfetto nella
pomposità pubblica e nelle impazienze private” (M.
D'Amico). Scritto con Rodolfo Sonego e Ugo Guerra.
Personaggi e interpreti
(Otello Colletti) Alberto Sordi, (Sindaco) Vittorio De Sica, Sylva
Koscina, Marisa Merlini, Mara Berni, Nando Bruno, Lia Zoppelli, Mario
Riva
Personaggi e interpreti
(Otello Colletti) Alberto Sordi, (Sindaco) Vittorio De Sica, Sylva
Koscina, Marisa Merlini, Mara Berni, Nando Bruno,
Lia Zoppelli, Mario
Riva
|
|
|
Scritto e realizzato da Federico Fellini
in collaborazione
con i fedeli Ennio Flaiano e Tullio Pinelli,
"I vitelloni" rimane a tutt'oggi il più sagacemente abile
nel rappresentare sogni, ambizioni e paure di una generazione di
italiani, quella del pre-boom
|
|
|
|
Moraldo, Riccardo, Leopoldo, Fausto e Alberto sono
cinque "vitelloni" di Rimini, vale a dire una compagnia di trentenni
sfaccendati che trascorre i giorni al bar, dove s'incontra per parlare
di piccole faccende, di ragazze e di grandiose aspettative destinate a
spegnersi. Per uno di loro, senza preavviso, le cose stanno
però per cambiare: nell'incanto di una festa che saluta la
stagione estiva, durante un'esibizione canora di Riccardo, Fausto
apprende di aspettare un bambino da Sandra, sorella di Moraldo.
Riluttante, accetta le nuove responsabilità e inizia a
lavorare presso un negozio di articoli sacri. Nel frattempo, i suoi
amici continuano a vivere l'illusione di un tempo immobile, ove la vita
non inizia mai; soprattutto Alberto, il più dissennato, che
campa mantenuto dal lavoro della sorella e si burla di chi fatica per
sopravvivere. Al contrario, Moraldo sente di non appartenere
più al provincialismo del suo mondo e comincia a distaccarsi
dai compagni. Nel frattempo Fausto, che non è in grado di
rinunciare alle proprie abitudini, intraprende una rischiosa relazione
con la moglie del suo capo. Durante un veglione di Carnevale, cui
partecipano tutti gli amici, Sandra viene a conoscenza del fatto e
fugge dal padre di lui, tra le lacrime, portando il figlio con
sé. Il giovane, aperti gli occhi sulla sua inettitudine,
corre pentito a chiedere il perdono della moglie; ma ad attenderlo
c'è anche il padre che, furibondo, lo punisce duramente
prendendolo a cinghiate. Il giorno seguente, la vita ricomincia e
mentre i due sposi tentano di ricongiungersi, gli altri tornano alla
quotidianità con le loro miserie, il loro abbandono, la loro
ingenua spensieratezza. Soltanto Moraldo, una mattina,
partirà in silenzio su di un treno, con il pensiero rivolto
alla vita e alle persone che si sta lasciando alle spalle.
|
ERSONAGGI E INTERPRETI
Moraldo: Franco Interlenghi - Alberto: Alberto Sordi - Fausto: Franco
Fabrizi Leopoldo: Leopoldo Trieste - Riccardo: Riccardo Fellini
|
|
|
|
|
A vent’anni di distanza da “I
vitelloni”, Federico Fellini torna alle proprie radici
romagnole con “Amarcord”, uno dei film
più celebri ed amati della sua produzione, vincitore del
premio Oscar come miglior film straniero (la quarta statuetta
conquistata da Fellini nella sua carriera). Ambientato
nell’immaginaria cittadina del Borgo (dietro la quale
s’intravede la natia Rimini), interamente ricostruita negli
studi di Cinecittà, il film vuole essere, fin dal titolo
(“Amarcord”, ovvero “a
m’arcòrd”, “io mi
ricordo”), un sentito viaggio nelle memorie
dell’adolescenza del regista nella provincia romagnola degli
Anni ’30, che assurge ad emblema di un’Italia
ignorante e prona di fronte al regime, quasi compiaciuta della propria
mediocrità e disposta a lasciarsi schiavizzare da una banda
di tronfi picchiatori in divisa nera.
In coppia con il suo fedele co-sceneggiatore Tonino
Guerra, Fellini costruisce un mondo sospeso tra realtà e
fantasia, in cui poesia e grottesco convivono e si fondono in una
“danza macabra” (Giovanni Grazzini) che
è al tempo stesso una nostalgica rievocazione di un passato
ai confini del mito ed una satira ferocissima e tagliente delle
assurdità e della follia collettiva che hanno connotato quel
periodo storico. Strutturato attraverso una catena di episodi ora
buffi, ora patetici, “Amarcord” è un
divertito sberleffo che ci restituisce un’immagine al
contempo comica e gretta del nostro paese, in cui il sarcasmo nei
confronti delle viltà dell’Italia fascista ha il
sopravvento sui tentativi di elegia degli anni spensierati della
giovinezza.
E sono le note dell’indimenticabile colonna sonora composta
da Nino Rota ad accompagnarci lungo questo percorso popolato da figure
curiose e surreali: dall’esuberante famiglia del protagonista
Titta (Bruno Zanin) alla bizzarra galleria di professori del liceo
locale; da Teo (Ciccio Ingrassia), lo zio rimbambito che si arrampica
sopra un albero al grido di “Voglio una donna!”,
alla tabaccaia (Maria Antonietta Beluzzi) che offrirà i suoi
enormi seni a Titta in un’autentica esplosione di erotismo;
fino ad arrivare alla seducente Gradisca (Magali Noël),
incarnazione dei sogni proibiti di tutti i giovani del paese, che
stando alla leggenda deve il proprio nomignolo all’invito da
lei rivolto in una notte da fiaba ad un principe in visita al Borgo
(“Altezza, gradisca!”).
E fra i momenti salienti del film, impossibile non
ricordare la strabiliante apparizione notturna del transatlantico Rex,
che si materializza fra le nebbie di Rimini (in una scena tutta
realizzata in studio) davanti agli occhi di una folla traboccante di
stupore e di meraviglia. Un contributo indispensabile alla riuscita del
film è costituito dalle scenografie di Danilo Donati e dalla
fotografia di Giuseppe Rotunno, altri due storici collaboratori di
Fellini. “Amarcord” rappresenta, per citare le
parole di Grazzini, “un magico, doloroso itinerario fra gli
orti dell’adolescenza e un giudizio lucidissimo, nonostante
la lente grottesca, delle vergogne che abbiamo alle spalle…
“Amarcord” è il trionfo del tragico
raggiunto attraverso la risata, è un uncino nel cuore e una
matassa di seta”.
Premi e nomination: Premio Oscar - Miglior Film Straniero
|
|
|
|
|
|
|
1959
Leone d'oro al miglior film
Regia
Mario Monicelli |
|
|
|
|
1916: Oreste Jacovacci, romano, e Giovanni
Busacca, milanese, sono due scansafatiche furbastri e vigliacchetti |
|
Giovanni Busacca (Vittorio Gasman) è un
furbo e sfaticato ragazzotto milanese che viene chiamato alle armi
dall' esercito italiano. All' aruolamento conosce (sfortunatamente) il
soldato Oreste Jacovacci (Alberto Sordi), romano di origini e
finto-duro di natura. Mandati al fronte insieme, i due non si
sopportano a causa delle continue burle e discussioni, ma una cosa li
acomuna, la loro codardia. Qusto difetto, a lungo andare, si trasforma
in una fortuna che gli permette di superare molte situazioni difficili.
Tra i due, nel frattempo, si è instaurata una sorta di
amicizia che, però, entrambi, non vogliono far trasparire.
Mandati in licenza, pensano che tutto sia finito ma gli austriaci sono
dietro l' angolo. Rimandati in prima linea, con un altro colpo di
fortuna, riescono a scampare nuovamente all' ennesimo terribile attacco
delle truppe alleate, non sapendo, però, che quello sarebbe
stato, in realtà, l' inizio della fine... Staordinaro
capolavoro, un inno alla vita e all' amicizia e una seria e, a volte
cruda, denuncia contro la guerra. Sentimenti e colpi di scena si
specano e il ritmo è decisamente sostenuto. Una
straordinaria pellicola firmata da un grandissimo regista e
interpretata in maniera maggistrale da (parere personale) due dei
cinque migliori attori italiani di sempre |
|
|
La grande guerra è un film di Mario
Monicelli del 1959, interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman,
vincitore del Leone d'Oro
al Festival del Cinema di Venezia e nominato
all'Oscar quale miglior pellicola straniera. |
|
REGIA: Mario Monicelli
SCENEGGIATURA: Age, Furio Scarpelli, Luciano Vincenzoni, Mario
Monicelli
ATTORI: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Folco Lulli,
Bernard Blier, Romolo Valli, Livio Lorenzon, Nicola Arigliano,
Tiberio
Murgia, Mario Valdemarin, Achille Compagnoni, Geronimo Meynier,
Vittorio Sanipoli, Carlo D'Angelo, Ferruccio Amendola,
Marcello Giorda,
Elsa Vazzoler, Guido Celano, Gérard Herter, Luigi Fainelli
|
|
|
|
Leone d'oro al miglior film
Regia
Francesco Rosi |
|
Il costruttore edile Eduardo Nottola vede
compromesso il suo prestigio a causa del crollo
di un suo palazzo nella
Napoli degli anni Sessanta.
|
|
In un degradato quartiere di Napoli, un palazzo
crolla a causa dei lavori di demolizione ad esso adiacenti, causando
morti e feriti. Responsabile del disastro, l'imprenditore edile Edoardo
Nottola viene coinvolto in un'inchiesta da cui esce senza ripercussioni
giudiziarie, ma inevitabilmente compromesso agli occhi del partito di
Destra per cui è consigliere comunale. I compagni lo
abbandonano e il suo nome alle elezioni viene ritirato, ma Nottola,
inflessibile e protervo, attinge ad ogni risorsa del suo potere e,
spalleggiato da alcuni consiglieri corrotti, diviene il primo candidato
nel gruppo di Centro.
|
|
Solo l'opposizione di Sinistra sembra decisa a
contrastare la prepotente ascesa del costruttore: a guidarla
è il consigliere De Vita che, dopo accurate indagini, porta
alla luce il coinvolgimento di Nottola e dei suoi seguaci nella
conquista di un appalto su cui poggiano cospicui interessi economici e
politici. Nel frattempo, il quartiere afflitto dal recente disastro
subisce un'ordinanza di sfratto che provoca la sommossa dei suoi
occupanti, sfociando in duri scontri con le forze di polizia.
Nonostante il malcontento popolare, i disordini dovuti al rovesciamento
della maggioranza e la tenace resistenza dei suoi oppositori, Nottola
otterrà comunque la carica di assessore all'edilizia,
provocando profonde fratture anche nella Destra. Questa, con i suoi
rappresentanti più compromessi, tornerà infine ad
appoggiarlo per il proprio tornaconto.
« Quello è l’oro
oggi. E chi te lo dà? Il commercio? L’industria?
L’avvenire industriale del Mezzogiorno, sì!
Investili i tuoi soldi in una fabbrica: sindacati, rivendicazioni,
scioperi, cassa malattia.
Ti fanno venire l’infarto cu
sti’ cose. »
|
|
|
PERSONAGGI E INTERPRETI
Edoardo Nottola: Rod Steiger - de Angeli: Salvo Randone - Maglione:
Guido Alberti - Balsamo:
Angelo D'Alessandro - De Vita: Carlo
Fermariello |
|
|
|
Un giovanotto, fanatico dell'America, ne
combina di tutti i colori. L'ultima è quella di mettersi su
un cornicione,
come il protagonista di Quattordicesima ora, minacciando
di buttarsi giù se non lo accontentano nelle sue bambinate. |
|
|
Nando Moriconi è un giovanotto di
Trastevere così infatuato dell'America e degli americani che
trasferirsi negli Stati Uniti è ormai la sua suprema
aspirazione, la sua idea fissa. Intanto, per appagare come
può la sua mania, cerca d'imitare gli usi e gli
atteggiamenti americani, ripetendo frasi sentite nei film: si rende
così supremamente ridicolo, mettendosi spesso nei guai.
Durante l'occupazione tedesca le sue stravaganze hanno provocato il suo
internamento in un campo di lavoro e persino una condanna a morte; e
non sono stati più fortunati i primi contatti con gli
americani, che l'avevano scambiato per un sabotatore. In un club di
soldati americani Nando conosce una giovane pittrice di New York, che
lo invita a casa sua, volendo ritrarlo nel costume di un romano antico.
Nando crede che lei sia innamorata di lui; ma l'equivoco viene chiarito
ben presto e gli frutta alcuni sonori pugni. Un giorno, suggestionato
da un film americano, Nando sale sulla più alta parete del
Colosseo e dichiara che si lancerà nel vuoto se non gli
promettono di mandarlo in America. Un funzionario dell'ambasciata
americana gli fa questa promessa: ma poi, avendo riconosciuto in lui
l'incosciente che con false indicazioni ha fatto finire in un fosso lui
e la sua macchina, gli somministra una severa lezione. |
|
|
Cast: Alberto Sordi, Maria-Pia Casilio, Giulio
Calì, Ilse Peterson, Rocco D'Assunta, Carlo Delle Piane,
Anita Durante
Produzione: Carlo Ponti |
|
|
|
Film prediletto da Visconti, vi si
riflette il dramma dell'emigrazione meridionale; straordinaria
la
capacità di vedere Milano attraverso gli occhi di questi
"dannati della terra" costretti
allo sradicamento per sopravvivere.
|
Rosaria Parondi è vedova e proviene
dalla Lucania. Uno dei suoi cinque figli, Vincenzo, vive a Milano, una
città che sembra offrire opportunità di lavoro ed
il miraggio di una nuova vita. Vincenzo ha un impiego temporaneo,
eppure Rosaria è persuasa che il trasferimento nella
metropoli lombarda possa garantire un'esistenza migliore a tutta la
famiglia. Giunti in città, l'unica sistemazione possibile
è nella squallida e povera zona di Lambrate, dove Rosaria
prende in affitto un seminterrato. I ragazzi cercano tutti
un'occupazione e conoscono Nadia, una prostituta. Rocco lavora in una
lavanderia, Ciro fa l'operaio specializzato, Luca, il più
piccolo, trova lavoretti saltuari, mentre Simone, il maggiore dei
cinque, pensa di fare una brillante carriera come pugile. E' Nadia che
lo ha convinto a farsi allenare da un ex campione di pugilato, col
miraggio d'una brillante carriera dai facili e cospicui guadagni. Tra i
due nasce una relazione. La vita a Milano si dimostra più
dura del previsto. Vincenzo ha una storia d'amore con una ragazza del
posto e intende sposarsi, ma la madre Rosaria pregiudica il suo
matrimonio, costringendolo ad occuparsi della sua famiglia. Nel
frattempo Nadia lascia Vincenzo e, poco dopo, viene arrestata. L'uomo
sta prendendo una brutta strada, il brillante inizio della sua carriera
di pugile sfuma in breve tempo ed egli entra in un giro di piccola
delinquenza. Rocco, il più ingenuo della famiglia, sempre
pronto a tenere uniti i fratelli e la madre, parte per il servizio
militare in una piccola città di provincia. Qui incontra
Nadia: i due iniziano a frequentarsi e tra loro nasce l'amore.
Rientrati a Milano, entrambi vogliono iniziare una nuova vita insieme,
ma Simone, roso dalla gelosia, picchia il fratello e violenta Nadia.
Rocco, sentendosi in colpa verso il fratello, rompe con Nadia e fa in
modo che si rimettano insieme. Gli imbrogli di Simone hanno mandato in
rovina la famiglia, l'uomo ha derubato il suo procuratore sportivo, il
quale in cambio vuole che Rocco firmi un contratto e diventi pugile per
lui. Rocco, per il bene della famiglia, accetta, pur odiando la boxe. I
fratelli continuano la loro misera vita milanese, Luca è
l'unico che ancora spera in un ritorno al paese. Nadia è
tornata con Simone, ma l'uomo è violento e, in una lite, la
uccide. Simone confessa l'omicidio ai fratelli. Ciro vuole denunciarlo,
ma Rocco e gli altri sono decisi a proteggerlo:
tutto è ormai inutile, alla fine la polizia lo arresta.
|
|
Ispirato ai racconti di Testori (Il ponte della
Ghisolfa, 1958). Una famiglia di contadini lucani si trasferisce a
Milano negli anni del boom economico e si disgrega, nonostante gli
sforzi della vecchia madre per tenerla unita. Nelle cadenze di un
romanzo di ampio respiro narrativo con ambizioni tragiche e risvolti
decadentistici, è il più generoso dei film di L.
Visconti, quello in cui, con qualche schematismo, passioni antiche e
problemi moderni sono condotti a unità. La congerie delle
numerose e talvolta contraddittorie fonti letterarie (T. Mann,
Dostoevskij) trova ancora una volta il suo punto di fusione nel
melodramma, nella predilezione per i contrasti assoluti. Quella
dell'Idroscalo è una delle più tipiche scene
madri di Visconti. Osteggiato dai politici e bersagliato dalla censura,
è il solo film di Visconti che incassò nelle sale
di seconda e terza visione più che in quelle di prima, in
provincia più che nelle grandi città. Premio
speciale della giuria alla mostra di Venezia. La vicenda giudiziaria
continuò fino al 1966 quando Visconti fu assolto in modo
definitivo. Nel 1969 la censura ribadì il divieto ai minori
di 18 anni e nel 1979 fu allestita una nuova edizione per il passaggio
in TV con altri tagli e taglietti.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Rocco Parondi: Alain Delon - Simone Parondi: Renato Salvatori - Nadia:
Annie Girardot - Rosaria Parondi: Katina Panixou
Vincenzo Parondi:
Spiros Focas - Ivo: Corado Pani - Ginetta Giannelli: Claudia Cardinale
|
|
|
|
Surf Video pubblica un'edizione eccellente
dal punto di vista qualitativo di un film che, all'epoca della sua
uscita nelle sale,
conquistò un prestigioso Nastro d'Argento
per la Miglior Regia. |
|
Macchinista delle FF. SS. che ama, un po' troppo,
il buon vino entra in una grave crisi professionale e familiare, ma la
supera con l'aiuto del figlioletto e dei compagni di lavoro.
È il film cui P. Germi era affezionato e in cui si
riconosceva, “fatto per gente all'antica... col risvolto dei
pantaloni”. Nonostante i limiti della sua poetica (un po' De
Amicis, un po' Capra) e del suo moralismo ottocentesco, sfugge alle
trappole della retorica per la scrittura calda e avvolgente,
concentrata sugli attori, per quel neorealismo intimistico che
è la cifra stilistica migliore di Germi (ma il merito
è anche dello sceneggiatore Alfredo Giannetti) e che ne fa
un narratore popolare ad alto livello. Germi si fece doppiare da
Gualtiero De Angelis, abituale e vellutata voce italiana di James
Stewart, Cary Grant, Dean Martin, ecc. 2 Nastri d'argento: produttore
(ENIC-Ponti-De Laurentiis), film.
Interpreti e personaggi
Pietro Germi Andrea Marcocci - Luisa Della Noce Sara Marcocci - Saro
Urzì Gigi Liverani - Carlo Giuffrè Renato Borghi
- Renato Speziali Marcello Marcocci - Edoardo Nevola il piccolo Sandro
Marcocci - Riccardo Garrone amico di Marcello |
|
|
|
Nel 1944 un fanatico fascista che spera di
diventare Federale, deve portare dall'Abruzzo a Roma un oppositore del
regime. Lungo il viaggio (in sidecar) i due hanno modo di conoscersi
meglio, sullo sfondo di un'Italia ormai in rovina e allo sbando.
Nonostante le prove evidenti del crollo del regime, la fede del
camerata non vacilla, sempre per il miraggio della promozione
Un film di Luciano Salce. Con Ugo Tognazzi, Gianni Agus, Georges
Wilson, Gianrico Tedeschi, Leopoldo Valentini.
Gino Buzzanca, Franco Giacobini, Mimmo Poli, Mireille Granelli, Nando
Angelini, Luciano Salce, Renzo Palmer, Elsa Vazzoler, Ester Carloni,
Stefania Sandrelli, Gianni Dei, Edy Biagetti, Luciano Bonanni, Gianni
Solaro. |
|
|
|
|
Leone firma il secondo episodio della trilogia del
dollaro. E si vede che la sua firma porta bene. Il secondo episodio,
all'altezza del primo, ha alcune particolarità: Gian Maria
Volontè e Eastwood vengono riconfermati, stavolta il primo
sempre nella parte di un eccentrico e irresistibile antagonista, il
secondo, dopo il Joe di Per un pugno di dollari, anche se si tiene
i
suoi vestiti, diventa il Monco. La struttura della trama è
uguale a quella del primo episodio, che viene evidentemente riproposta
con ottimi risultato. Musiche sempre di Ennio Morricone.
Il western italiano ha un creatore, e questi è Sergio Leone,
nella sua fortunata e prodigiosa scalata verso
C'era una volta in
america. |
|
A El Paso il colonnello Mortimer vuole vendicare la
morte dell'amata sorella martoriata da El Indio, criminale paranoico e
drogato. Il Monco, uomo senza nome né passato,
arbitrerà il duello finale. 2ª tappa della
“trilogia del dollaro” e, per una parte della
critica, la meno bella delle 3. Struttura più complessa di
Per un pugno di dollari, con minore violenza e una certa tendenza al
surreale. C'è la sequenza più
“politica” di S. Leone: il conteggio finale dei
morti calcolato in dollari. Campione d'incasso della stagione 1965-66. |
|
REGIA: Sergio Leone
SCENEGGIATURA: Luciano Vincenzoni, Sergio Leone
ATTORI: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté,
Mara Krupp, Luigi Pistilli, Klaus Kinski, Benito Stefanelli, Roberto
Camardiel, Aldo Sambrell, Dante Maggio, Diana Rabito, Rosemarie Dexter,
Peter Lee Lawrence, Diana Faenza, Mario Brega, Joseph Egger, Luis
Rodríguez, Tomás Blanco, Sergio
Mendizábal, Mario Meniconi |
|
Il principe di Salina, legato alle sue
tradizioni ma capace di capire il corso delle cose, deve affrontare
l'arrivo in Sicilia dei piemontesi. |
|
Dall'alto della propria villa, la famiglia
nobiliare dei Corbera accoglie con preoccupazione la notizia dello
sbarco delle truppe garibaldine in Sicilia per rovesciare il regno
borbonico e avviare il processo di unificazione dell'Italia. Il
capofamiglia Fabrizio, principe di Salina, sfruttando la propria
intelligenza politica e l'attivismo dell'ambizioso nipote Tancredi
Falconeri fra le file delle camicie rosse, comprende che i tempi stanno
cambiando e che il potere politico e istituzionale è ormai
in mano ad una nuova classe di ricchi borghesi. Per adattarsi al
tramonto dell'aristocrazia e difendere il prestigio della propria
casata, il principe decide così di attendere la presa di
Palermo da parte dei garibaldini, appoggiare apertamente l'annessione
all'Italia ed accettare le nozze fra l'adorato Tancredi e la bella
figlia di un sindaco ricco e incolto, perché
“affinché niente cambi, bisogna che tutto
cambi”.
Memoria e realismo solitamente parlano due tempi differenti: la prima
si esprime al passato dei ricordi e dei racconti, il secondo al
presente del resoconto e della cronaca. I percorsi paralleli dell'eco e
della parola, della nostalgia e della testimonianza, di Proust e di
Verga, tendono invece a incrociarsi sistematicamente nel cinema di
Luchino Visconti. Nella ricercatezza delle sue immagini si fondono
più arti e linguaggi, storie e discorsi di varie epoche e
diversi contesti, che trovano ogni volta una temporalità
specifica nel presente continuo del cinema. Rispetto alle
più libere trasposizioni di Verga (La terra trema),
Dostoevskij (Le notti bianche) e Camillo Boito (Senso), con Il
Gattopardo il progetto culturale e cinematografico di Visconti si
modella perfettamente su quello storico-letterario di Giuseppe Tomasi
di Lampedusa: raccontare il passato al presente, riportare la memoria
del passato ad una dimensione esistente e visibile per potervi leggere
all'interno il tempo del “sempre umano”, ovvero
quegli uno o due secoli di passaggio allo stato sociale di cui il
principe di Salina si fa portavoce.
Ispirandosi più ai principi del realismo letterario che a
quelli del (neo)realismo cinematografico, Visconti consacra la messa in
scena alla raffinatezza del dettaglio, alla ricchezza dell'ornamento e
alla profondità della descrizione, per riportare la Sicilia
moderna a quella dei tempi dell'Unità d'Italia. Le due
dimensioni temporali del film convivono in una rappresentazione tanto
complessa quanto necessaria, nelle intenzioni del nobile regista
milanese, ai fini di creare quell'esatta “nuova vecchia
Sicilia” vista attraverso gli occhi e l'ideologia del
principe Fabrizio.
È raro vedere un “film in costume”
affrontare le questioni realmente politiche del tempo raccontato. Ancor
più raro è fare della minuziosità
scenografica e dell'eleganza estetica il principio per veicolare in
modo ancor più preciso e dettagliato la filosofia
socio-politica del protagonista. Alla fine, il film non propone che una
soggettiva di Salina (quella in cui mostra gli affreschi della villa al
Generale di Garibaldi), peraltro inserita nella cornice del ricordo e
marcata dagli sguardi in macchina degli attori. Ma è
l'intero sguardo sul film, più che quello nel film, a
raccontare un passaggio epocale sotto ad una prospettiva politica.
Un'ideologia conservatrice quando non addirittura reazionaria, ma che
fra i drappi e le tappezzerie delle ville barocche del palermitano fa
aleggiare continuamente sensazioni di morte e di decadenza, tanto per
la deriva culturale della classe borghese, ecclesiastica e militare,
che per il passatismo di certa aristocrazia nobiliare.
Il sogno ottocentesco di Visconti non auspica un vero ritorno dal
“tempo degli sciacalli e delle iene” al
“tempo dei gattopardi e dei leoni”, ma è
in fondo quello di un meticoloso restauratore: far rivivere il passato
in un presente artefatto, cambiare tutto affinché niente
cambi. |
|
Un film di Luchino Visconti. Con Burt Lancaster,
Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli. |
|
|
|
|
|
|
Il regista Guido Anselmi, autore di fama, sta
attraversando un momento di profonda crisi creativa. Il tempo a sua
disposizione trascorre inesorabile, mentre produttori e giornalisti gli
si stringono intorno, ansiosi di apprendere a che punto si trovi la
lavorazione del suo nuovo film. Vessato da amici, colleghi e dalla
moglie Luisa, stanca dei suoi tradimenti e del suo umore incostante,
Guido cerca una risposta nelle visioni che affollano la sua mente: i
ricordi di una vita, i sogni bizzarri e irrealizzabili, le immagini
oscure di un futuro fumoso si riflettono nel suo profondo desiderio di
libertà e di solitudine.
Anche l'arrivo di Claudia, attrice
e musa della sua vita, e dell'amante Carla, riversa nuove inquietudini
laddove egli sperava portasse serenità e conforto. Mentre i
produttori organizzano le conferenze stampa, Guido è
altrove, schivo e confuso, impreparato a soddisfare le loro richieste.
Ma fuggire per sempre non è possibile, e il disperato
regista si trova costretto a partecipare ad un grandioso rinfresco.
Guido è nel panico: non sa come rispondere alle domande che
lo sommergono e cerca istintivamente riparo sotto il tavolo,
nell'ultimo atto del suo declino umano e artistico. Eppure, quando
proprio tutto sembra perduto, le visioni che fino ad ora lo avevano
tormentato acquistano d'un tratto chiarezza, luce, rivelando il loro
splendore. Tutti insieme, i fantasmi della sua coscienza ricostruiscono
un mosaico fatto di verità e bellezza, attraverso cui
rinasce il piacere stesso della vita e delle cose di cui si compone.
Con una marcia circense, il film ha finalmente inizio
Il punto più alto del cinema: la
Rivelazione del Sè.. quello che Fellini mette in scena
è molto di più della sua crisi creativa: in
realtà a partire da questa si aprono interi squarci
nell'inconscio del regista che consentono uno sguardo che trascende la
dimensione personale x inoltrarsi nei territori enigmatici della
memoria collettiva e degli archetipi. E' questo che fa di 8e1/2
un'opera d'arte sublime che trascende la soggettività
dell'autore x elevarsi verso una coscienza superiore. |
|
Regia: Federico Fellini - Musica:
Nino Rota
PERSONAGGI E INTERPRETI
Guido Anselmi: Marcello Mastroianni - Luisa: Anouk Aimée -
Carla: Sandra Milo Claudia: Claudia Cardinale - Rossella: Rossella Falk |
|
|
PERSONAGGI E INTERPRETI
Gelsomina Di Costanzo: Giulietta Masina - Zampanò: Anthony
Quinn - Il Matto: Richard Basehart - Signor Giraffa: Aldo Silvani - La
vedova: Marcella Rovere
|
|
|
Regia: Federico Fellini - Musica:
Nino Rota |
|
Girando il mondo con il suo spettacolo, il possente
Zampanò s'imbatte per caso in una povera e numerosa famiglia
contadina, da cui acquista per pochi soldi la giovane Gelsomina,
fanciulla mite e graziosa. Violento e possessivo, Zampanò
costringe la ragazza ad accompagnarlo nelle esibizioni del suo
spettacolo, dove la sbeffeggia senza riguardo mentre lui spezza catene
davanti ad un pubblico incredulo: sono la timidezza ed il candore di
Gelsomina ad impedirle di reagire ai maltrattamenti di quest'uomo rozzo
e brutale. Ma durante una delle loro tappe, entrati a far parte di un
circo, la ragazza stringe amicizia con il Matto della compagnia, la cui
sincera benevolenza le restituisce fiducia in se stessa e la persuade a
specchiarsi nella bellezza del proprio animo, il solo che possa
sopraffare la prepotenza del suo padrone e perfino riscattarlo dalla
sua ignoranza. Zampanò, accortosi del tenero affiatamento
tra i due, esplode di gelosia. Fuori di sé, si scaglia sul
Matto, uccidendolo, e ne getta il corpo sotto un treno. Gelsomina, che
ha assistito al delitto, si chiude in un dolore straziante che la
trascina pian piano alla follia. Giorno dopo giorno, le condizioni
della ragazza peggiorano e l'assassino, perseguitato dal rimorso e
dalla paura di essere scoperto, l'abbandona lungo la strada. Gli anni
passano e la vita di Zampanò scorre triste e solitaria. Un
giorno, l'uomo viene a sapere per caso della morte della piccola
Gelsomina e, sconvolto dalla notizia, si getta in ginocchio sulla riva
di una spiaggia desolata: compresi i propri errori, il freddo cuore di
Zampanò s'infrange davanti alle violente onde del mare,
lasciandolo solo, singhiozzante, a stringere tra le dita un pugno di
sabbia. |
|
|
|
|
|
|
"Accattone" è un "ragazzo di
vita": ladro, teppista, magnaccia
(quando può) ma un giorno
si invaghisce della ragazza che intendeva derubare.
|
|
|
Primo film di Pasolini, Accattone porta sul grande
schermo i motivi dei romanzi pasoliniani. Come nella sua produzione
narrativa Pasolini incentra la storia sulla quotidianità
povera e derelitta di un giovane sbandato, che vive tra altri ragazzi
di strada tra bravate di vario genere, furti, sbronze e prostituzione.
Il film, che ebbe ottime critiche al Festival di Venezia, ha
un'apparenza di realismo solo nel soggetto. Pasolini realizza la
pellicola con uno stile plastico e forti richiami alla pittura
manierista. Allo stesso modo utilizza come sottofondo musicale, con un
certo effetto straniante, musiche di Bach e impiega il dialetto parlato
dai personaggi con metodo filologico. Alla stesura dei dialoghi
collaborò anche l'attore protagonista Sergio Citti.
Accattone è un personaggio epico nella sua stessa natura di
emarginato. Vittorio Cataldi, detto Accattone, vive nella periferia
romana e trascorre il suo tempo tra le catapecchie della borgata e il
bar nel quale si ritrovano i papponi del quartiere. Non lavora e per
sopravvivere si fa mantenere da Maddalena, una prostituta. Maddalena
finisce in prigione e Accattone si ritrova a soffrire la fame. Un
giorno recandosi sul posto di lavoro della moglie abbandonata, incontra
una giovane donna: Stella. Tenta di portarla alla prostituzione; ma,
innamoratosi di lei, si convince a trovare un lavoro onesto. Purtroppo
il tentativo dura poco, Accattone non riesce ad adattarsi ad una vita
normale e ricomincia a rubare. Durante un furto fuggendo dalla polizia,
ha un incidente in motocicletta e muore.
|
Uno dei film capitali della storia del cinema
italiano, e uno dei capolavori di Pasolini. La storia di un giovane
sottoproletario, della sua tragica innocenza fuori della Storia negli
anni decisivi per la modernizzazione dell'Italia. A vederla oggi,
un'opera che porta alla massima chiarezza e incandescenza intuizioni
che in mille altri lavori del periodo sono solo accennate, intraviste,
abbozzate.
Pasolini si inventa un mondo, si inventa uno stile (attingendo a certo
Buñuel, e alla propria cultura di allievo di Roberto
Longhi), fa un uso liberissimo del montaggio, del doppiaggio e della
musica, trasformando una serie di apporti da pastiche in monumento
ieratico.
Straziante, con una morte davvero apocalittica (e, in fondo, senza
redenzione cristiana: Balilla si fa il segno della croce alla
rovescia).
Un film barbaro, il film di un maestro. (Emiliano Morreale. |
PERSONAGGI E INTERPRETI
Accattone: Franco Citti - Stella: Franca Pasut - Maddalena: Silvana
Corsini - Ascenza: Paola Guidi - Amore: Adriana Asti
|
|
|
|
Enrico Mattei, capo dell'Agip nel
dopoguerra, risolleva le sorti dell'ente petrolifero sfruttando
l'energia
a basso costo del metano |
|
Ma chi era Enrico Mattei? Durante la Resistenza
Mattei si avvicina alla Democrazia Cristiana e si batte da partigiano
nelle brigate cattoliche. Dopo la guerra il Comitato di Liberazione
Nazionale dell’Alta Italia lo nomina commissario
straordinario per la gestione dell’AGIP. Avrebbe dovuto
liquidare la grande impresa pubblica per cedere ai privati il controllo
dell’energia italiana. Ma Mattei si oppone alla liquidazione
voluta dagli americani e dalle grandi imprese italiane. Ordina il
proseguimento dell’attività mineraria
dell’azienda che all’inizio del 1946 trova il
metano. Le azioni dell’AGIP salgono e il gas arriva in tutte
le case italiane. Si rafforza in quegli anni il progetto di Mattei.
Diventa Presidente dell’ENI.
A partire dalla morte in un sospetto incidente
aereo nel 1962, la vita di Enrico Mattei, presidente dell'ENI che
sviluppò le ricerche petrolifere in Val Padana e
stabilì accordi diretti con i paesi produttori di petrolio
del Medio Oriente e con l'URSS. Per un taglio ideologico appoggiato
soprattutto sui temi della lotta contro le “sette
sorelle” del petrolio e sugli aspetti oscuri della sua morte,
il film sfocia, pur senza tacerne i difetti, in un'apologia del
costruttore dell'industria di Stato in Italia, in un personaggio
“tecnicamente eroicizzato” che un G.M.
Volonté con la sordina interpreta magistralmente. Il
meccanismo del giallo politico ne è la forza e il limite.
Palma d'oro a Cannes ex aequo con La classe operaia va in paradiso.
Il caso Mattei è un film del 1972,
diretto da Francesco Rosi, dedicato alla figura di Enrico Mattei,
presidente dell'Eni, scomparso tragicamente in un incidente aereo 10
anni prima. Presentato in concorso al 25° Festival di Cannes,
ha vinto il Grand Prix per il miglior film
REGIA: Francesco Rosi
SCENEGGIATURA: Francesco Rosi, Tonino Guerra, Nerio Minuzzo, Tito De
Stefano
ATTORI: Gian Maria Volonté, Luigi Squarzina, Renato Romano,
Peter Baldwin, Franco Graziosi, Gianfranco Ombuen, Elio Jotta, Luciano
Colitti, Dario Michaelis, Edda Ferronao, Michele Pantaleone, Ferruccio
Parri, Arrigo Benedetti, Francesco Rosi, Jean Rougeul, Ugo Zatterin,
Thyraud De Vosjoli, Accursio Di Leo, Giuseppe Lo Presti, Salvo Licata
|
|
Sito Blog personale - Riproduzione Vietata
|
|
|