Quando si nomina Monza, non si può non
associare il famosissimo Autodromo, dove si corre il Gran Premio d'Italia, valevole per il campionato mondiale di
Formula 1. La storia del circuito che nasce all'interno del Parco di Villa Reale, comincia nel lontano 1922 quando,
dopo il primo Gran Premio d'Italia
disputato a Brescia, ci si rese conto che era necessaria la realizzazione
di
un circuito permanente per favorire un migliore sviluppo della nascente industria automobilistica italiana.
TRIBUNE
•Tribuna Centrale n. 1 •Tribuna
Laterale Sinistra n. 4 •Tribuna Piscina n. 5 •Tribuna
Alta velocita' A-B-C n. 6 •Tribuna Esterna prima Variante A-B
n. 8 •Tribuna Seconda Variante n. 9 •Tribuna Roggia
n. 10 •Tribuna Ascari Tre n. 12 •Tribuna Ascari Due
n. 13 •Tribuna Ascari Uno n. 15 •Tribuna Ascari n.16
•Tribuna Uscita Ascari n. 18, 19 •Tribuna Museo n. 20
•Tribuna Laterale Parabolica A-B-C-D-E n. 21 •Tribuna
Parabolica n. 22 •Tribuna Parabolica Interna A-B n° 23
•Tribuna Vedano n. 24 •Tribuna Laterale Destra A-B-C
n. 26
Il tracciato dal 1955 e nel 1956, nella versione completa. Venne realizzato un nuovo
ovale e aggiunta la curva Parabolica
Il tracciato attuale
Monza fa parte da sempre del calendario della F1, è dunque uno
dei tracciati simbolo
di questo sport insieme a
Silverstone o Montecarlo.
Ci sono solo
sette curve a Monza:
La parabolica, suggestiva ma legata a tristi
ricordi,le due curve di Lesmo che selezionavano i piloti in base alla loro
capacità di affrontarle in pieno, le varianti teatro di sorpassi e staccate a
ruote fumanti.
Riviviamo alcuni episodi legati a questi leggendari
tratti.
LA PARABOLICA: G P
ITALIA 1961
Al secondo giro la Lotus di Clark e
la Ferrari di Von Trips, favoritissimo per il mondiale, si agganciano
all'entrata della curva. La 156 del pilota tedesco vola fra il pubblico
seminando la morte. La gara non viene nemmeno interrotta e per Von Trips e
tredici spettatori, non c'è niente da fare. La corsa e il titolo vanno al
compagno dello sfortunato pilota Phil
Hill.
LA PRIMA DI LESMO:
G.P. ITALIA 1968
Chris Amon, su Ferrari, potrebbe
finalmente vincere il suo primo G.P..Al nono giro, mentre è in testa con Surtees
e McLaren in scia, rimane senza freni alla staccata di Lesmo che, allora, era il
primo punto di frenata dopo la partenza. La Ferrari urta le barriere, si impenna
e finisce rovesciata nel bosco!! Amon ha la prontezza di spirito di spegnere i
circuiti elettrici per evitare un'incendio ma non ha la tempestività di chiudere
i muscoli della bocca per cui, nell'impatto, si taglia la lingua coi
denti!!!
LA PARABOLICA: G.P.
ITALIA 1970
Durante le qualificazioni, la Lotus
72 di Jochen Rindt scarta improvvisamente sulla sinistra alla staccata della
curva.L'urto contro le barriere è violentissimo e il pilota austriaco muore sul
colpo. L'uscita è avvenuta a causa di un'avaria meccanica al portamozzo o ai
freni. Rindt era al comando del campionato e, malgrado la tragedia, ci rimarra
fino alla fine diventando campione del
mondo.
IL RETTILINEO: G.P.
ITALIA 1971
Monza è ancora il tempio delle scie e
delle medie vertiginose, le chicane non esistevano ancora.In una gara
velocissima, si giocano la vittoria in cinque. E' l'arrivo in volata più
affollato della storia con cinque vetture nello spazio di mezzo secondo!! La
vittoria va alla BRM di Ginther che si aggiudica l'unico successo della
carriera.Secondo è Peterson (March) a 0"01, terzo Cevert (Tyrrell) a 0"09,
quarto Hailwood (Surtees) a 0"18, quinto Ganley (BRM) a 0"61.La media sulla
distanza è, a tutt'oggi, la più alta mai fatta registrare in un G.P. di
F.1:242,615
Km./h!!
RETTILINEO /
INGRESSO PRIMA VARIANTE: G.P. ITALIA
1978
Partenza, le vetture si lanciano
verso la prima variante.Al termine del lungo rettifilo, la sede stradale si
restringe formando una specie di imbuto. E' proprio qui che si verifica la
collisione che coinvolge numerose vetture fra le quali quella di Ronnie Peterson
(Lotus), che si distrugge e incendia.Il pilota esce dalla vettura in fiamme ma
ha varie fratture alle gambe. Morirà il giorno dopo all'ospedale a causa di
un'embolia.
LA SECONDA DI
LESMO: G.P. ITALIA
1981
Al 19° giro la McLaren di John
Watson, esce di pista. La monoposto parte in testacoda e sbatte violentemente
contro le barriere. La McLaren si spezza in due tronconi:la parte anteriore si
ferma mentre la posteriore riattraversa la pista e Alboreto, per evitare i
rottami, finisce in testacoda. John Watson ne esce miracolosamente
illeso.
LA PARABOLICA: G.P.
ITALIA 1990
Al primo giro, all'uscita della curva
parabolica, Warwick perde il controllo della sua Lotus 102 che si ribalta
terminando la sua folle corsa a ruote all'aria. L'incidente è emozionante quanto
spettacolare ma per fortuna il pilota non riporta alcuna conseguenza. Lo stesso
Warwick, appena uscito dalla vettura, mostra un'incredibile freddezza correndo a
perdifiato verso il box per poter riprendere la
corsa.
LA VARIANTE ASCARI:
G.P.ITALIA 1993
Le qualifiche sono appena conclusa e
Alesi, felice per il terzo posto, saluta il pubblico nel giro di rallentamento e
non si accorge che, alle sue spalle, sta arrivando il suo compagno Berger,
ancora impegnato nel giro lanciato.Il contatto è inevitabile e pericoloso. La
Ferrari di Berger si schianta contro il guard-rail e distrugge la vettura.
Qualche contusione per il pilota che, il giorno dopo,
correrà.
LA CURVA GRANDE:
G.P. ITALIA 1995
Le Ferrari di Alesi e Berger dominano
la gara ma, al 32° giro, accade un incidente senza precedenti.
La telecamera
posta sull'ala della vettura di Alesi, si stacca e va a colpire il braccetto
della sospensione anteriore di Berger!!Inoltre, il bullone della telecamera,
cadendo, si infila nella ruota di Alesi
rovinando il cuscinetto del
semiasse. Una vera sfortuna per la
Ferrari...
LA VARIANTE DELLA
ROGGIA: G.P.ITALIA
1995
Già al G.P. d'Inghilterra, Damon Hill
aveva tamponato Michael Schumacher. A Monza, la sfida si conclude allo stesso
modo con Damon che sperona il tedesco il quale, inferocito, si scaglia contro
Hill e solo l'intervento dei commissari di percorso, evita il
peggio.
LA VARIANTE DELLA
ROGGIA: G.P.ITALIA
2000
Durante il primo giro, un'errore di
Frentzen provoca un groviglio di vetture. Detriti e ruote volano da tutte le
parti. Una di queste colpisce un commissario di percorso, Paolo Gislimberti, che
muore sul
colpo.
La
prima Edizione del Gran Premio d’Italia si svolse nel 1921 a
Brescia (località Montichiari), con sei vetture al via e
dieci ore di gara. All’epoca correvano pilota e meccanico
insieme. La gara fu vinta dal pilota francese Jules Goux (Ballot)
affiancato dal suo meccanico Lebouc.
1922 - Posa della prima pietra
I lavori di costruzione del circuito (1922)
I lavori di costruzione del circuito (1922): la pavimentazione della curva sud
Gennaio 1922 – per i 25 anni
dell’ACM1 e per ottenere la rivincita dell’amara
sconfitta dell’industria italiana automobilistica, venne
presa la decisione di costruire nel Parco di Monza un impianto di 14
chilometri, la quale, pochi giorni dopo l’inizio dei lavori,
riceverà il veto dal ministero di Roma per motivi di valore
artistico e conservazione del paesaggio.
Dopo parecchie pressioni della stampa e dell’opinione
pubblica il ministero cambiò idea, autorizzando i lavori
chiedendo sostanziali modifiche al progetto.
Immagini d'Archivio del Celebre Autodromo Nazionale
di Monza in via di costruzione
Locandina del Gran Premio d'Italia 1922.
I primi spettatori del Gran Premio
Il Parcheggio
Il Gran Premio d'Italia 1922 fu la II edizione del Gran Premio d'Italia, la prima a svolgersi sul neonato Autodromo Nazionale di Monza.
La gara fu disputata il 10 settembre 1922 e fu vinta da Pietro Bordino.
Già numerosa al sabato, nella
domenica di gara la folla divenne strabocchevole. Circa 200.000
spettatori provenienti da tutta Europa, compresi 2.000 operai FIAT
giunti da Torino con un treno speciale, messo a disposizione
dall'azienda affinché le maestranze potessero condividere la
gloria sportiva dovuta ai loro sforzi lavorativi.
Dei 31 iscritti, falcidiati dai ritiri, solamente otto
concorrenti di presentarono sulla linea di partenza. La bandiera a
scacchi segnò l'avvio della gara e, contemporaneamente, l'inizio della
pioggia che accompagnò la prima parte della competizione.
La Fiat di Enrico Giaccone non riuscì a
muoversi per la rottura della frizione e fu spinta ai box dai
meccanici. Pietro Bordino, invece, riuscì a prendere la testa
della gara già alla prima curva, tallonato dal compagno di
squadra Felice Nazzaro.
Nelle identiche posizioni, salvo i temporanei avvicendamenti dovuti ai pit stop
per il rifornimento di carburante, il "Diavolo rosso" e il "Cronometro
umano" percorsero gli 80 giri del circuito, lungo 10 km, per un
totale di 800 km.
La media del vincitore Bordino fu di 139,86 km/h, che realizzò
anche il giro più veloce con il tempo di 4'05"0, alla media di
146,51 km/h.
I premi messi in palio erano considerevoli e consistevano in due eguali
medaglie d'oro commemorative, accompagnate dalle somme di 30.000 e
40.000 Lire, rispettivamente per il terzo e il secondo classificati. Al
vincitore spettavano la favolosa cifra di 100.000 Lire e una preziosa
riproduzione della corona ferrea, conservata del duomo cittadino, che
aveva cinto il capo, tra i tanti, di Carlo Magno, Carlo V e Napoleone.
Si trattava di un omaggio simbolico destinato a indicare Monza quale
tempio della velocità che, tuttavia, non ebbe luogo. Timoroso
che tale pubblica incoronazione potesse rappresentare un vilipendio
alla monarchia, il Governo la proibì con un telegramma inviato,
poche ore prima della cerimonia, dal sottosegretario Luigi
Siciliani.
Per celebrare il
25simo Anniversario della nascita del Club Automobilistico di Milano. La S.I.A.S
(Società Incremento Automobilismo e Sport) fu creata per organizzare la
costruzione e la realizzazione della struttura, che fu fondatainteramente con
capitali privati. La pista fu progettata dall'architetto Alfredo Rosselli e
realizzata in tempi record: solamente tre mesi. La prima gara ufficiale fece
subitto registrare un afflusso di oltre 100.000 spettatori,
superando ampiamente le aspettative degli organizzatori. La prima pietra fu
posta da Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro alla fine di febbraio del 1922,
e al
termine dei lavori che ebbero qualche piccolo problema e dei ritardi legati alla
valutazione artistica e paesaggistica, venne alla luce il terzo circuito dopo
Brooklands e Indianapolis. La pista fu completata ad Agosto e fu aperta al
pubblico a Settembre, su un'area di ben 340 ettari e con 10
chilometri
di pista a disposizione.
La
gara, che vide la partecipazione di 14 concorrenti in difesa dei colori
nazionali di Francia, Stati Uniti, Germania e Italia, aveva richiamato
una folla immensa di appassionati provenienti da tutta Europa. Sulle
tribune a ai bordi della pista erano confluiti 400.000 spettatori,
oltre a 30.000 automobili. Per la Francia gareggiarono 5 vetture
azzurre, divise tra le due Rolland-Pilain e le tre Voisin Laboratoire,
una di queste ultime condotta personalmente dal progettista
André Lefèbvre. Gli USA schierarono tre Miller 122
bianche e blu e l'asso statunitense "Jimmy" Murphy.
Per la Germania scesero in pista tre bianche Benz Tropfenwagen il cui
pilota di punta era l'italiano Ferdinando Minoia, che i cronisti
sportivi italiani dell'epoca tacciarono di "transfuga".
A rappresentare l'Italia, dopo il ritiro delle Alfa Romeo P1, restarono le tre rosse FIAT 805, condotte da Carlo Salamano, dal veterano Felice Nazzaro e dal nuovo beniamino del pubblico Pietro Bordino.
Le vetture schierate alla partenza su tre file, composte
alternativamente da tre o due concorrenti, ebbero quale starter
d'eccezione il Presidente del Consiglio Benito Mussolini. Furono
disputati 80 giri del circuito, lungo 10 km, per un totale di
800 km.
Vinse Salamano su Fiat 805, compiendo gli 800 km previsti in 5h
27'38" alla media di 146,502 km/h, seguito dal compagno di squadra
Nazzaro distanziato di 24" e da Murphy su Miller a 5' e 12" dal
vincitore.
La classifica dei tempi si fermò alle posizioni da podio, perché
all'arrivo del terzo pilota il pubblico invase la pista, impedendo agli
altri tre concorrenti rimasti in gara, distanziati di vari giri, la
conclusione del percorso.
Fu la prima vittoria in un Gran Premio di una vettura con motore sovralimentato.
1923/1927
– E' il periodo d’oro dell’Autodromo di
Monza, sia per l’affluenza di pubblico cosi elevata e mai
visto prima, sia per i contenuti tecnici messi in campo dalle varie
case automobilistiche.
1928 - Nel corso del Gran Premio d’Italia e
d’Europa si verificò il primo e più
grave incidente nella storia dell’automobilismo italiano che
provocò la morte del pilota Emilio Materassi e di ventisette
spettatori. Il luttuoso avvenimento, dovuto ad una collisione sul
rettifilo delle tribune, incise negativamente sulla disputa del Gran
Premio d’Italia che venne temporaneamente sospeso.
Ultimo Gran Premio nella storia della FIAT, ed è vittoria con Pietro Bordino, il "Diavolo Rosso",
a Monza nel GP di Milano 1927.
Emilio Materassi
Emilio Materassi (Borgo San Lorenzo, 1º novembre 1894 – Monza, 9 settembre 1928)
La Talbot di Materassi adagiata in un fossato a lato del circuito dopo l'incidente mortale
Nel 1928
decise di formare una propria scuderia acquistando quattro Talbot.
Nonostante fossero vetture molto potenti, soffrivano di gravi carenze
telaistiche.
Grazie a un paziente lavoro di messa a punto Materassi riuscì a limarne
i limiti e ad ottenere durante il campionato alcuni successi, ma il 9
settembre 1928 al Circuito di Monza,
al 17º giro del Gran Premio, tentando il sorpasso di Giulio
Foresti, la sua Talbot Darracq 700 sbandò senza apparenti
motivazioni verso sinistra; con una vettura ormai priva di controllo
urtò un muretto laterale e piombò sugli spettatori alla
velocità di circa 200 km/h. In quell'incidente, uno dei
più gravi della storia dell'automobilismo, morirono 22
spettatori e si ebbero più di 40 feriti. Emilio Materassi,
sbalzato in aria durante l'incidente, atterrò tra la folla, fece
alcuni passi e nello stesso tempo parlò con il pubblico, ma dopo
pochi istanti, si accasciò al suolo. All'arrivo dei soccorsi
Materassi era già morto, stroncato da un'emorragia interna
conseguente ad un colpo ricevuto alla tempia.
La morte di Emilio Materassi, come quelle più tardi di Gastone Brilli Peri, Gilles Villeneuve e di Ayrton Senna,
è servita a far aumentare la sicurezza dei piloti e delle automobili,
così come la morte degli spettatori è servita a far aumentare la
sicurezza sulle strade.
Giuseppe Campari nel vittorioso Gran Premio d'Italia 1931
Morì tragicamente nel 1933 sulla pista dell'Autodromo di Monza:
durante la seconda batteria del Gran Premio di Monza (gara di contorno
che seguiva il più importante Gran Premio d'Italia), al primo
giro, scivolò su una macchia d'olio all'ingresso della curva
sopraelevata sud e uscì di strada, rovesciandosi nel fossato che
fiancheggiava la pista e morendo sul colpo. Sulla stessa macchia
d'olio, alle sue spalle, uscirono di pista anche Borzacchini,
Castelbarco e Barbieri: il primo, soccorso ancora vivo, morì
poco dopo, mentre gli altri due ne uscirono quasi illesi. Nonostante le
proteste degli spettatori la gara non venne interrotta e durante la
finale, in un secondo incidente nello stesso punto della pista, perse
la vita anche il pilota Stanislas Czaykowski.
La partenza del primo GP di Monza nel 1922.
Nuvolari a Monza nel 1938, su Auto Union D
Stuck (Auto Union) seguito da Nuvolari (n. 18)
e Rosemeyer (n.4) durante il Gran Premio
di Monza 1936.
Monza, 1934: Nuvolari tallona Varzi
Nuvolari in trionfo a Monza nel 1938
Gran
Premio di Monza 1933. Giuseppe Campari, con il numero 33, rimarrà
vittima durante la gara di un terribile incidente che gli costerà la
vita.
Compagni di squadra per una stagione.
Gran Premio di Monza 1932 (gara diversa dal GP d'Italia), Caracciola e Nuvolari su Alfa Romeo P3.
Il tedesco vincerà all'ultimo giro, anche grazie a problemi di
benzina occorsi a Tazio.
Gran Premio d'Italia 1935
1 Hans Stuck Auto Union Type B - 2 Tazio Nuvolari Alfa Romeo 8C 35 - 3 Bernd Rosemeyer Auto Union Type B
1935/1938
- Nei due anni successivi le automobili tornarono al
“circuito Florio” costellato di
“chicanes”, nel 1937 si gareggiò sul
circuito di Livorno.
1938 - Si ebbe l’ultima esibizione sul “circuito
Florio”, perché dopo la disputa del Gran Premio
d’Italia a metà settembre, fu messo in atto un
ampio programma di modifiche dell’impianto che comprendeva il
rifacimento del tracciato stradale, l’abbattimento delle due
curve Sopraelevate della pista di velocità, la realizzazione
di una nuova e capace tribuna d’onore in cemento armato, di
nuovi box e fabbricati di servizio, e di due torri in stile
monumentale/fascista per l’ingresso in pista con il podio per
la premiazione e il rinnovamento degli impianti delle classifiche per
il pubblico. I lavori furono completati entro l’anno
successivo. Per quanto riguarda il tracciato stradale, il rettifilo
centrale venne spostato più ad ovest e raccordato al
rettifilo delle tribune mediante due curve caratterizzate da un raggio
di 60 metri e da un’ampiezza di 90° le quali, per via
del tipo di pavimentazione, furono denominate “curve in
porfido2”. A nord-est venne realizzato una curva3
più ampia seguita da un’altra quasi a gomito per
ricongiungersi al nuovo rettifilo e formando cosi un circuito adatto
per prove automobilistiche
1940/48
– Con il radicale rinnovamento proposta dall’ACM,
il nuovo tracciato stradale misurava 6.300 metri e fu utilizzato fino a
tutto il 1954. La nuova tribuna dell’arch. Ottavio Colitti e
dell’ing. Alberto Cugini, capace di 1557 posti a sedere, con
ristorante a piano terra e sovrastante torretta per i cronometristi,
presentava caratteristiche tecnico ed estetico di grande valore.
Basti ricordare la voluta analogia della cabina dei cronometristi che
si sporge in avanti per 12,4 metri con una cabina di un bombardiere
dell’epoca4. Costruttivamente la tribuna presenta alcune
soluzioni interessanti; in particolare, per eliminare i pilastri
all’interno del salone ristorante, si progettarono dei
tralicci portanti la gradinata e, nel nodo superiore, il pilastro
anteriore formante il telaio della copertura a sbalzo; in questo modo
sono in carico circa 100 t, essendo l’interasse dei tralicci
di 6 metri e la loro luce di 11,6 metri. Terminata nel mese di
settembre 1940, in relazione alla costruzione dell’ingresso
alla pista nella posizione attuale, la nuova tribuna fu collocata
sull’asse di tale ingresso evidenziato delle due torre,
anziché nel posto già occupato dalla vecchia
tribuna d’onore. I trenta box di rifornimento ricostruiti in
muratura, l’ingresso monumentale della pista,
l’aumentato numero delle dimesse, il rifacimento o la
costruzione ex-novo di fabbricati adibiti ai più vari
compiti, costituirono il nucleo delle innovazioni apportate
all’impianto nell’imminenza della seconda guerra
mondiale. La guerra determinò la sospensione di ogni
attività e durante il periodo bellico l’Autodromo
assunse le più svariate funzioni, tra cui quella di rifugio
per gli archivi del Pubblico Registro Automobilistico, per alcuni
uffici dell’Automobile Club Milano e perfino per le fiere
sfollate dal giardino zoologico di Milano. Nell’aprile del
1945 il rettifilo delle tribune ospitò una parata di mezzi
corazzati alleati che ne sgretolò il fondo. Poco
più tardi vaste aree, soprattutto nella zona meridionale del
circuito, furono adibite a deposito di automezzi militari e di residui
i bellici. Il ripristino integrale dell’autodromo venne
deciso dall’Automobile Club Milano all’inizio del
1948. Ancora una volta in un lasso di tempo estremamente breve - non
più di due mesi – l’impianto venne
restituito alla funzionalità originaria con il riordinamento
delle sue strutture e l’attuazione delle modifiche che erano
state predisposte alla fine del 1938 e non erano state ancora
realizzate.
L'evoluzione del circuito brianzolo
Dalla sua nascita,
l'autodromo, salvo durante il periodo delle guerre ed in alcune edizioni
(Livorno 1937; Milano 1947; Torino 1948; Imola 1980); ha sempre ospitato il Gran
Premio d'Italia. Collocato in uno scenario unico al mondo dal puntodi vistanaturalistico, il Parco di Monza, l'autodromo vive non solo in funzione del suo
evento principe (Gran Premio di Formula 1), ma durante l'anno favorisce
l’organizzazione di avvenimenti e meeting en plein air, a carattere espositivo,
di intrattenimento e musicale. Al suo interno presenta una struttura completa
che può offrire un ristorante con 350 coperti, un self-service da 160 posti e
due bar; uno sportello bancario ed un ufficio informazioni,aperti durante le
principali manifestazioni, negozi di abbigliamento sportivo e tecnico e una
libreria specializzata con edizioni internazionali molto rare. La pista di Monza
negli anni ha subito diverse modifiche, soprattutto dovute a problemi di
sicurezza. Già negli anni 30, dopo l'incidente di
EmilioMaterassi (1928) che costò la vita a 29
spettatori ed allo stesso pilotavennero disputate delle corse su circuiti
"alternativi", quali l'anello ad alta velocità, o il "Circuito Florio", composto
dallacurva sopraelevata sud e da una parte del circuito stradale, costellato di
chicanes quasi improvvisate. Nel 1945, appenadopo la guerra, l'autodromo era
completamente inagibile e le prime gare vennero disputate su altre circuiti come
quellodella "Fiera di Milano" o di Livorno. Ma a Monza si era già all'opera per
la ricostruzione e nel 1948 venne inaugurato il nuovo circuito, lungo 6300
metri, composto essenzialmente di un tracciato stradale.
A Monza, qualche anno prima, maggio 1945, gli alleati festeggiano
la fine della guerra in Europa con i Victory Parade.
Quì mezzi corazzati
del Commonwealth sfilano davanti alle tribune in senso antiorario per
festeggiare la vittoria in Italia.
L'autodromo di Monza trasformato in deposito dell'A.R.A.R. nel 1946
L'Azienda Rilievo Alienazione Residuati (meglio nota come A.R.A.R.) è l'ente cui il Governo di Unità Nazionale italiano, dopo la seconda guerra mondiale,
affidò il compito di vendere i beni e i materiali bellici confiscati al
nemico o abbandonati dall'esercito alleato al fine di rendere più
agevole il ritorno in patria.
1947. La pista di Monza è distrutta. E il gran premio automobilistico
d'Italia rinasce a Milano.
Il percorso (3 km e mezzo) rasenta il
perimetro della Fiera campionaria. Centomila persone
si riversano
nelle strade. Quei bolidi rombanti tra le case sono un ritorno alla
vita...
1949 GP dell'Autodromo di Monza - start
1949 GP dell'Autodromo di Monza - Juan Manuel Fangio (Ferrari166F2)
1949 - Alberto Ascari testa all'Autodromo di Monza la Ferrari 125
Gran Premio d'Italia 11 settembre1949 circuito di Monza.
La corsa, disputatasi su un totale di 80 giri, è stata vinta da Alberto Ascari su Ferrari 125.
1950/1951
La griglia di partenza del Gran Premio d'Italia del 1950
Al termine del Secondo Conflitto Mondiale, nel 1945 il Generale
americano Clark organizzò una sfilata di mezzi corazzati
militari per celebrare la vittoria alleata in Italia, distruggendo
completamente il manto stradale. Dopo un periodo di
inattività a causa della ristrutturazione del tracciato,
l’Autodromo di Monza riprese la sua attività
quattro anni dopo. Nel 1950 nasce il Campionato del Mondo di Formula 1
del dopoguerra, e arriviamo così agli anni Cinquanta: sono gli anni dei mitici piloti
Giuseppe Farina, Alberto Ascari, Juan-Manuel Fangio, Gigi Villoresi,
José Froiland Gonzalez, Piero Taruffi, Eugenio Castellotti e
Stirling Moss. Le prestigiose Case Automobilistiche che partecipano
alle competizioni sono Alfa Romeo, Auto Union, Ferrari, Mercedes-Benz,
Maserati, Vanwall e Cooper. Nel 1951 viene realizzata a Monza
l’avveniristica Tribuna Centrale, una costruzione che
farà Storia e caratterizzerà
l’impianto. Oltre alla pista stradale, il tracciato
comprendeva un anello di velocità (o catino
dell’alta velocità) lungo circa 4,5 chilometri con
due curve sopraelevate in terrapieno.
Oggi giace purtroppo in disuso dal 1961 ed è al centro di
polemiche per un possibile abbattimento. In cinquant’anni,
Monza ha vissuto in prima persona l’evoluzione sportiva e
tecnica del Mondiale di Formula 1 durante il corso della sua lunga e
prestigiosa Storia.
Dal 1950 il Gran Premio d’Italia di automobilismo è valido anche come
prova del campionato mondiale di Formula Uno.
Le auto di allora erano
piuttosto cilindriche, senza alettone né davanti né dietro, con le ruote
sottili e la zucca del pilota che sbucava dall’abitacolo. In partenza
ci si metteva in fila per quattro, aspettando con ansia il via dello
starter.
Il tre di settembre di quell’anno il pilota Nino Farina tagliò
per primo il traguardo a bordo della sua rombante Alfa Romeo, dopo
cinquecentoquattro interminabili chilometri, percorsi in ottanta giri a
tutto gas, in poco più di due ore e mezza di tempo.
28 maggio 1951: la Ferrari di Alberto Ascari
Nel 1951 Alberto Ascari si aggiudica il Gran Premio di Monza
Alberto Ascari e Nino Farina durante il Gp del ’52, sulla curva sud allora in porfido.
Monza - La presenza di Giulio Andreotti al Gran Premio d'Italia del 1953
Stirling Moss - Monza, 1953
Gran Premio d'Italia 1953 nona ed ultima gara della stagione 1953
La prima parte della gara vede una emozionante lotta a quattro tra
Fangio, Ascari, Farina e Marimon. La gara è ricordata
soprattutto per il rocambolesco finale: all'ultimo giro comanda Ascari,
davanti a Farina e Fangio, ma all'ultima curva il pilota milanese
commette un errore finendo in testacoda; Farina per evitarlo esce di
pista, riuscendo comunque a recuperare e a chiudere la gara in seconda
posizione. Fangio ottiene così un'insperata vittoria, la prima
per lui dal Gran Premio di Spagna 1951 e la prima in assoluto per la
Maserati in Formula 1.
Pochi giorni prima della gara venne reso
noto che Villoresi vi avrebbe partecipato alla guida di una Maserati,
dietro concessione della Lancia con cui era sotto contratto.
Battaglia "epica" a Monza nel '54 -
Ascari con la 625 mena le danze davanti a Gonzalez con la 553, Moss con
la Maserati 250F e Fangio con la Mercedes W196. Da notare i "camber"
positivi delle ruote anteriori delle vetture...
Alberto Ascari....incidente a Monza e la morte
Monza - 26 maggio 1955
Appena
quattro giorni dopo l'incidente di Monte Carlo, Ascari si trovava nella
sua casa a Milano, quando ricevette una telefonata dagli amici
Villoresi ed Eugenio Castellotti che lo invitavano a raggiungerli a Monza, dove stavano testando una Ferrari 750 Sport per il successivo Gran Premio Supercortemaggiore.
Si recò quindi all'autodromo in abiti borghesi. La sessione di
prove era terminata, ma prima di andare a pranzare Ascari chiese di
fare non più di tre giri di allenamento. All'ultimo passaggio,
nella stessa curva che lo aveva visto uscire di pista nei test con la
Lancia D50 l'anno precedente, la macchina sbandò e si capovolse,
schiacciando il pilota, che morì sul colpo. Inutile
risultò, infatti, il tentativo di rianimazione ed Ascari giunse
all'Ospedale San Gerardo di Monza ormai privo di vita. A cinquant'anni
dalla morte le cause che portarono all'incidente rimangono non
chiarite. In un'intervista rilasciata al settimanale Autosprint, il
pilota Tino Brambilla dichiara di aver visto l'incidente: conferma la
dinamica appena descritta ed esclude categoricamente l'ipotesi spesso
circolata che l'incidente sia stato causato da uno spettatore che
avrebbe attraversato la pista.
Stirling Moss su Maserati 420 alla 500 Miglia di Monza 1958
Monzanapolis
la Corsa dei due Mondi
Orgoglio nazionale, per pochi mesi
non nazionalista, l'Anello dell'Alta Velocità
diventa Catino nel 1955
C'è un angolo di Brianza che,
pur con qualche sterpaglia qua e là, taluni rischi di
cancellazione (leggasi: passaggio di ruspe e affini a volo radente), fa rima con Indianapolis.
Ovvero, velocità nel senso più sublimato del termine. Se si condisce il
tutto con accento yankee misto al duro dialetto locale, il piatto è
servito: si può accennare a cosa sia la Sopraelevata.
Il pedigree dell'autodromo di Monza è di quelli che partono da lontano come pochi: il
progetto viene approvato dall'Automobile Club di Milano nel gennaio del
1922. Non che in Italia non vi siano altre cose cui pensare:
basti pensare a una marcia sulla Capitale che, per un Ventennio, avrebbe
tinto prima di nero e successivamente di rosso sangue la vita della
nazione.
Dal 28 ottobre si pongono le basi per i saluti coattamente romani di
Dorino Serafini sui podi delle competizioni motociclistiche più
importanti dell'epoca, dell'impossibilità di pubblicare foto di Carnera a
terra, della nazionale di calcio che si presenta ai Mondiali del 1938
subissata di fischi per la maglia azzurra diventata nera in occasione
del quarto di finale vinto contro i francesi padroni di casa, di Nuvolari che irride Hitler e il Nürburgring su un'Alfa Romeo P3 rossa e diventa in battuta “der Teufel”, il Diavolo. Storie di un'epoca cui l'Autodromo scampa per pochi mesi.
E' il terzo circuito permanente realizzato al mondo, Monza: prima di lui
solo Brooksland in Inghilterra e Indianapolis negli Stati Uniti. Il
progetto preliminare prevede un tracciato a forma di otto, lungo
qualcosa come 14 chilometri. La realpolitik lombarda porta a utilizzare le strade preesistenti nel Parco di Monza e le forti braccia dei magut locali portano segnano un record di velocità: 110 giorni a partire dal 15 maggio, lavoro finito e barbera cume' petroli per festeggiare – anche se quest'ultima è una supposizione apocrifa.
Il progetto prevede due anelli utilizzabili in contemporanea, alternando
un giro dell'uno a un giro dell'altro: il rettilineo d'arrivo è comune e
diviso in due corsie. Proprio il rettilineo può dividere Monza in due: la
pista stradale arrivata in ottima salute ai nostri giorni, e un anello
per l'alta velocità, di forma ovale, lungo 4,5 chilometri e dotato di
due curve sopraelevate. Un catino come Indy? Oh, yes!
L'Anello per l'Alta velocità del 1922, abbattuto nel 1938, viene
riveduto e corretto nel 1955, diventando il Catino dell'Alta Velocità. I
progettisti Beri e Di Rienzo puntano all'assoluto: qui si deve correre,
lasciando al motore il compito di urlare tutti i cavalli a disposizione
e ai freni il ruolo di accessorio. Due curve semicircolari da più di 300 metri di raggio vengono raccordate da due rettifili di 900 metri l'uno:
regolo alla mano, lo sviluppo è di 4.250 metri. Le curve raggiungono
un'inclinazione massima dell'80%. I calcoli dicono che è possibile
tenere i 300 km orari su tutto il catino: well done, manca solo la brickyard e l'Indiana si trasferisce a pochi passi da Milano.
Il Gran Premio d'Italia del 1955 viene disputato sul nuovo lungo
di Monza: unendo il circuito originario al rinnovato Catino, il giro
misura 10 chilometri. Sono gli anni dei rischi sublimati fino
al sacrificio estremo, quelli in cui Pierre Levegh decolla a Le Mans
uccidendo il pilota e 82 spettatori. Quelli in cui le auto da
competizione raggiungono velocità massime ben superiori a 300 km orari,
su pneumatici che oggi non si utilizzerebbero neanche per una carriola
da cantiere; quelli in cui i freni a disco sono ancora nella mente di
qualche progettista anglosassone, i piloti esorcizzano la morte con un
casco a scodella e le cinture si portano ai pantaloni e non nell'abitacolo.
Sopraelevata di Monza - Gran Premio d'Italia 1955 - Fangio seguito da Moss - Mercedes
Gran Premio d'Italia 1955 settima ed ultima gara della stagione 1955 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata l'11 settembre all'Autodromo Nazionale di Monza.
La manifestazione vide la vittoria di Juan Manuel Fangio su Mercedes,
seguito dal compagno di squadra Piero Taruffi e da Eugenio Castellotti
su Ferrari.
La Cronaca
Per
questa edizione si decise di cambiare il layout della pista. Le curve
di porfido furono eliminate e sostituite da una sola curva a destra con
raggio crescente a cui fu dato il nome di Parabolica. Inoltre venne
costruito un nuovo anello ad alta velocità.Il 26 luglio la
Lancia che aveva deciso per il ritiro dalle competizioni a seguito
della morte di Alberto Ascari, aveva ceduto tutto il materiale residuo
alla Scuderia Ferrari. Quest'ultima decise quindi di portare a Monza
quattro Lancia D50, una delle quali con funzioni di muletto: le tre
unità da gara sono affidate ad Eugenio Castellotti, a Nino
Farina ed a Luigi Villoresi. Oltre a queste, la scuderia iscrisse anche
tre Ferrari 625.
Il
responso delle prove assegnò un margine notevole alle
Mercedes-Benz, che segnarono i migliori tempi con Juan Manuel Fangio
(già matematicamente Campione del Mondo 1955 e poleman della
gara), Stirling Moss e Karl Kling. Dal canto loro, le D50 si
comportarono onorevolmente: Castellotti segnò il quarto tempo,
Farina il quinto, Villoresi l'ottavo. La migliore tra le Ferrari 4
cilindri del tipo 625 si classificò appena dodicesima, con
Umberto Maglioli. Le D50 però, che in questa occasione
adottavano le gomme Englebert utilizzate dalla Ferrari ma che fino ad
allora avevano sempre montato gomme Pirelli, furono vittime di
molteplici dechappaggi; la Ferrari poteva soltanto utilizzare gli
pneumatici contrattualmente previsti, per cui si finì con
l'optare per il ritiro delle D50 dalla corsa, per evitare qualsiasi
rischio.
Eugenio Castellotti, comunque, prese il via utilizzando una Ferrari
625, un muletto con cui aveva partecipato ad una parte delle prove,
ponendosi al 4º posto dello schieramento e sfruttando così la
prestazione ottenuta con la D50 (una mossa consentita dal regolamento in
vigore).
Il
Gran Premio, che quell'anno si corse lungo il circuito completo di km
10 comprendente l'anello di alta velocità appena ultimato, fu
dominato dalla Mercedes di Juan Manuel Fangio, che partiva dalla pole
position e non abbandonò più la posizione di testa fino
al termine della galoppata di 50 giri per 500 chilometri. La Mercedes
(che metteva in lizza le vetture del tipo carenato) faceva corsa a
sé e Piero Taruffi, dopo i ritiri di Moss e di Kling, ottenne un
bel secondo posto; terzo Castellotti con la Ferrari 625.
Si corre a Monza dimenticandosi di Le Mans; la Scuderia Ferrari porta al
via tre 625 e tre Lancia D50: la Casa piemontese si è ritirata dal 26
luglio in seguito al sacrificio di Alberto Ascari, avvenuto proprio sul
circuito lombardo, e ha appena ceduto tutto il materiale al Drake. Le
D50 non partono: hanno sempre montato i pneumatici Pirelli, ma sono
costrette a correre con le Englebert, cui Ferrari è contrattualmente
vincolato. La neonata Parabolica e le Sopraelevate generano
sollecitazioni centrifughe e di schiacciamento verticale tremendi: le
Englebert dechappano. Il Drake dice no: le Lancia non partono. Monza ha
avvisato: non è solo questione di ardimento, ma di limiti strutturali.
Anche le scuderie inglesi rinunciano ad eccezione della Vanwall: Monza parla un incruento tedesco, con le Mercedes di Fangio e Taruffi che precedono la Ferrari di Eugenio Castellotti.
L'anno successivo ci si accorge che il limite è pericolosamente vicino:
dal 1957 il Catino non è più parte del Gran Premio d'Italia di Formula
1. Tocca quindi all'Automobile Club Italiano tenerlo in vita con
un'intuizione geniale: il Mondiale ha in calendario
Indianapolis, una sorta di enclave USA in una manifestazione nata in
Europa? Benissimo, organizziamo una 500 Miglia di Monza.
Gli interlocutori sono gli United States Auto Club e l'Indianapolis
Speedway Corporation; la gara è articolata su tre manche, per 189 giri
complessivi. Si corre solo sul Catino, girando in senso antiorario: Monzanapolis – Race of two worlds richiama le Formula 1 europee e le monoposto a stelle e strisce concepite per gli ovali.
L'ingegner Bacciagaluppi, presidente dell'ACI di Milano, invita il
direttore di gara Duane Carter a Monza. Stretta di mano, due firme e
poco altro: ad aprile le prime prove di Pat O'Connor portano a una media
sul giro di 261 km orari senza problemi per auto e pneumatici.
Monzanapolis si corre a giugno, e i 150.000 spettatori abituali
diventano solo 20.000: gli europei rinunciano in massa, troppo diversa
la preparazione di auto e piloti. La pole position è di Tony
Bettenhausen, star di Indianapolis (vi morirà in prova nel 1961): 283
incredibili chilometri orari di media sul giro. I 231 km/h che valgono
la pole a O'Connor sullo Speedway sono, al confronto, una velocità di
crociera. Vince Jimmy Bryan, e getta il seme per un'edizione 1958 in cui Ferrari e Maserati raccolgono il guanto di sfida.
A Monza, sul Catino, prendono il via Moss, Hawthorn, Musso e Phil Hill;
Fangio si qualifica terzo con la roadster Dean Van Lines. Il pubblico è
oceanico, pari a quello del Gran Premio d'Italia: Luigi Musso segna la
pole a 281 km orari di media. Vince Rathmann sul trio
Musso-Hawthorn-Hill; terzo è Crawford. L'inizio della 500 Miglia
di Monza ne costituisce in realtà la fine: piace a tutti, europei e
statunitensi, ma i tempi sono prematuri e gli organizzatori non trovano più l'accordo per continuare.
Il Catino ha un colpo di coda: nel 1960 il Gran Premio d'Italia ritorna
sul lungo di Monza, e vede il tris della Ferrari con Phil Hill che
precede Ginther e il belga Mairesse. L'anno successivo, quello del
duello tra lo statunitense e von Trips per il titolo iridato, è quello
del commiato. Della tragedia innescata da un giovane Jim Clark: la sua
Lotus tocca la Ferrari del pilota tedesco. Wolfgang Alexander Albert Eduard Maximilian Reichsgraf Berghe von Trips salta le reti della Parabolica e atterra sul pubblico. Perde la vita, e con lui 14 spettatori: a oggi, il bilancio più pesante della storia della Formula 1.
Sul Catino cala il sipario iridato. Stroncato – ironia
della sorte – dalla Parabolica, da un giovane scozzese che diventerà a
breve uno dei più grandi piloti della storia, da interessi economici
ancora eurocentrici. Con ancora mille storie da raccontare, ma per
sempre lontane dai riflettori del Mondiale.
Monza '56 - Moss su Maserati davanti a Fangio e Collins su Ferrari e Schell su Vanwall
Gran Premio d'Italia 1956
STIRLING MOSS
Ottava gara della stagione 1956 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 2 settembre
sull'Autodromo Nazionale Monza.
Vittoria di Stirling Moss su Maserati, seguito dalla coppia Peter Collins-Juan Manuel Fangio e da Ron Flockhart.
I progettisti della pista ad alta velocità dell'Autodromo di Monza realizzata
nel 1955, gli ingegneri Antonio Beri ed Aldo Di Renzo, avevano un obiettivo da
raggiungere: permettere velocità medie elevatissime in condizioni di marcia
uniformi, evitando cambi di marcia e l'uso dei freni. Si decise quindi di
realizzare un anello ad alta velocità simile nello sviluppo a quello originale
del 1922 ma di concezione più moderna. Fu così disegnato un tracciato costituito
da due curve semicircolari con un raggio di circa 320 metri, unite da due
rettilinei di 875 metri ciascuno per una lunghezza totale del circuito di 4250
metri. Il primo grosso problema affrontato nella progettazione fu causato dalla
inclinazione delle curve, indispensabile all'epoca per consentire alle
autovetture di raggiungere velocità di percorrenza elevatissime. Si optò per
un'inclinazione massima dell'80% che avrebbe consentito ai piloti velocità di
percorrenza intorno ai 300 Kmh lungo tutto il circuito.
I lavori per la costruzione della pista cominciarono a metà marzo 1955.
Purtroppo l'azienda incaricata dei lavori di costruzione fallì prima di
concludere l'opera, ma la direzione del circuito decise ugualmente di
completarla anche se furono commessi gravi e importanti errori. Alcune parti del
tracciato risultarono essere più alte o più basse di altre, e anche il manto
stradale fu realizzato in modo assai scadente. Altre invece dovettero essere
addirittura demolite e ricostruite. I lavori comunque terminarono a fine agosto
1955, giusto in tempo per consentire la disputa del classico Gran Premio
d'Italia di Formula uno. Quell'edizione, la prima disputata sul nuovo circuito
di 10 Km, fu considerata da alcuni giornalisti un vero e proprio azzardo: a
poche settimane dal tragico incidente di Le Mans in cui moririono più di 80
persone, molti considerarono l'anello ad alta velocità pericoloso sia per i
piloti che per gli spettatori. La corsa prese comunque il via regolarmente e il
successo di pubblico fu enorme: oltre 150.000 spettatori invasero l'autodromo
per assistere all'evento. Vinse Juan Manuel Fangio davanti a Taruffi e
Castellotti favorito comunque dal boicottaggio delle squadre inglesi che non
parteciparono al Gran Premio. L'anno successivo la griglia di partenza fu più
nutrita, 25 i piloti iscritti.
1955
I team inglesi
questa volta si iscrissero alla gara dopo aver accuratamente preparato per
giorni le loro vetture che dovevano sopportare le alte sollecitazioni provocate
dal velocissimo circuito brianzolo. La corsa iridata del 1956 fu vinta da
Stirling Moss su Maserati davanti a Juan Manuel Fangio e la sua Lancia-Ferrari.
Nel 1957 la pista sopraelevata vide protagoniste per la prima volta le vetture
americane di Indianapolis per la prima edizione della 500 miglia di Monza.
Questa gara fu riservata alle vetture americane e alle Formula uno europee,
tutta da correre sull'anello ad alta velocità in senso antiorario; la corsa fu
denominata "Monzanapolis - Race of two world". La cosa cominciò a prendere forma
quando l'ing. Bacciagaluppi, presidente dell'Automobil Club di Milano, invitò
Duane Carter, direttore di gara americano, a Monza. Bacciagaluppi sognava da
tempo uno scontro tra le potenti vetture d'oltreoceano e la crema dell'industria
europea; la sopraelevata poteva essere il teatro di questa sfida. Carter fu
entusiasta dell'idea e programmò l'evento per il giugno 1957.
In aprile Pat O'Connor, stella americana, andò a Monza
per un primo test di gomme; non riscontrò particolari problemi e corse per 226
miglia a una media di 163,4 mph (261 kmh). Il mese successivo O'Connor fece la
pole position ad Indianapolis a solo 144 mph; Monza sarebbe diventata la corsa
più veloce del mondo. La prima edizione della 500 miglia di Monza fu però
praticamente disertata dagli europei, probabilmente a corto di preparazione per
una corsa così inusuale e veloce. Molte comunque le stelle americane, oltre a
Jimmy Bryan parteciparono anche O'Connor, Eddie Sachs, Troy Ruttman, Johnnie
Parsons, Bob Veith e Tony Bettenhausen. La pole position fu di quest'ultimo a
una media incredibile per quei tempi, ben 177 mph (283 Kmh). Per la prima
edizione della corsa, a causa soprattutto della mancanza dei piloti europei, ci
furono soltanto 20.000 spettatori. La corsa fu comunque entusiasmante, con
duelli ruota a ruota sino ad allora sconosciuti al pubblico europeo. La gara fu
vinta da Jimmy Bryan che si aggiudicò ben due delle tre manche disputate.
L'edizione della corsa 1958 fu invece completamente differente soprattutto per
una consistente presenza di macchine e piloti europei: Ferrari e Maserati
realizzarono delle auto appositamente per l'evento, mentre piloti come Stirling
Moss, Mike Hawthorn, Luigi Musso e Phil Hill decisero mesi prima di non perdere
l'evento.
Anche il grande Juan Manuel Fangio prese
parte alla gara qualificando la sua roadster Dean Van Lines al terzo posto. Gli
spettatori questa volta accorsero in decine di migliaia, attirati dalla sfida
tra Musso e Jimmy Bryan, tra Stirling Moss e Jim Rathmann. La pole position fu
dell'impavido Luigi Musso che portò la sua Ferrari con motore di 4,1 litri a una
media di 174 mph. Musso guidò la corsa anche nei primi giri combattendo
duramente con Jim Rathmann, Bryan e Ruttman ma ben presto la sua acerba Ferrari
cominciò a dargli seri problemi. Hill, il primo pilota americano a vincere un
mondiale, ricorda molto bene quella corsa: "Mi trovavo in una strana situazione
perché ero americano ma facevo parte di una squadra europea. La corsa mi piacque
abbastanza anche se guidare era tutto sommato più semplice rispetto a circuiti
classici come Spa. Il caldo però era terribile e le sollecitazioni inferte dalla
pista erano veramente tante. La corsa fu decisamente ottima per i veri piloti
americani e le loro vetture, decisamente più resistenti delle nostre.
Partenza GP Italia 1958: in foto Tony Brooks (Vanwall #28), Mike
Hawthorn (Ferrari 14) e Stuart Lewis-Evans (Vanwall 30)
1957/1958
1. Jimmy Bryan - 2. Pat O'Connor - 3. Andy Linden
Monza, 1957, Jimmy Bryan e Troy Ruttman in prima fila. Johnnie Parsons e John Lawrenc nella seconda fila. Jack Fairman in quinta posizione.
UN "CATINO" ALL'ITALIANA
La Kurtis 500 G con motore Offenhauser dell'americano Andy Linden ai box
di Monza per la 500 Miglia del 1957 dove arriverà terzo.
Nel 1957 la pista sopraelevata vide protagoniste per la prima volta le vetture
americane di Indianapolis per la prima edizionedella 500 miglia di Monza.
Questa gara fu riservata alle vetture americane e alle Formula uno europee,
tutta da correre sull'anello ad alta velocità in senso antiorario; la corsa fu
denominata "Monzanapolis - Race of two world".
La cosa cominciò a prendere forma
quando l'ing. Bacciagaluppi, presidente dell'Automobil Club di Milano, invitò
Duane Carter, direttore di garaamericano, a Monza. Bacciagaluppi sognava da
tempo uno scontro tra le potenti vetture d'oltreoceano e la crema dell'industria
europea; la sopraelevata poteva essere il teatro di questa sfida. Carter fu
entusiasta dell'idea e programmò l'evento per il giugno 1957. In aprile Pat
O'Connor, stella americana, andò a Monza per un primo test di gomme; non
riscontrò particolari problemi e corse per 226 miglia a una media di 163,4 mph
(261 kmh). Il mese successivo O'Connor fece la pole position ad Indianapolis a
solo 144 mph; Monza sarebbe diventata la corsa più veloce del mondo.
La prima
edizione della 500 miglia di Monza fu però praticamente disertata dagli europei,
probabilmente a corto di preparazione per una corsa così inusuale e veloce.
Molte comunque le stelle americane, oltre a Jimmy Bryan parteciparono anche
O'Connor, Eddie Sachs,Troy Ruttman, Johnnie Parsons, Bob Veith e Tony
Bettenhausen. La pole position fu di quest'ultimo a una media incredibile per
quei tempi, ben 177 mph (283 Kmh).
Per la prima edizione della corsa, a causa
soprattutto della mancanza dei piloti europei, ci furono soltanto 20.000
spettatori.
La corsa fu comunque entusiasmante, con duelli ruota a ruota sino ad
allora sconosciuti al pubblico europeo.
La gara fu vinta da Jimmy Bryan che si
aggiudicò ben due delle tre manche disputate.
La 500 Miglia di Monza organizzata dall’Aci con lo United States Auto
Club nel 1958: si corre all’americana, da destra a sinistra.
L'edizione della corsa 1958 fu
invece completamente differente soprattutto per una consistente presenza di
macchine e piloti europei: Ferrari e Maserati realizzarono delle auto
appositamente per l'evento, mentre piloti come Stirling Moss, Mike Hawthorn,
Luigi Musso e Phil Hill decisero mesi prima di non perdere l'evento. Anche il
grande Juan Manuel Fangio prese parte alla gara qualificando la sua roadster
Dean Van Lines al terzo posto.
Gli spettatori questa volta accorsero in decine
di migliaia, attirati dalla sfida tra Musso e Jimmy Bryan, tra Stirling Moss
e
Jim Rathmann. La pole position fu dell'impavido Luigi Musso che portò la sua
Ferrari con motore di 4,1 litri a una media di 174 mph. Musso guidò la corsa
anche nei primi giri combattendo duramente con Jim Rathmann, Bryan e Ruttman ma
ben presto la sua acerba Ferrari cominciò a dargli seri problemi. Hill, il primo
pilota americano a vincere un mondiale, ricorda molto bene quella corsa: "Mi
trovavo in una strana situazione perché ero americano ma facevo parte di una
squadra europea.
La corsa mi piacque abbastanza anche se guidare era tutto
sommato più semplice rispetto a circuiti classici come Spa. Il caldo però era
terribile e le sollecitazioni inferte dalla pista erano veramente tante. La
corsa fu decisamente ottima per i veri piloti americani e le loro vetture,
decisamente più resistenti delle nostre.
La stagione 1960 era stata frustrante per la Ferrari di Formula
1. Correndo con la obsoleta Dino 246, una vettura dotata di motore
anteriore, opposta alla tendenza progettuale che voleva oramai vetture
dotate di motore posteriore, che avevano mostrato maggiore competività,
la Ferrari aveva ottenuto, fino ad allora, solo risultati deludenti. Il
campionato era già stato deciso in favore di Jack Brabham e la Ferrari
non aveva ottenuto nessuna vittoria. Vedendo l'occasione di poterla
ottenere qui a Monza, gli organizzatori italiani decisero di elevare
ulteriormente l'unico vantaggio della Ferrari, la velocità in
rettilineo, decidendo di riutilizzare la pista combinata al circuito
ovale, detta anello di alta velocità e dotato di curve inclinate,
rendendo così ancora più veloce il circuito di Monza.
Citando la fragilità delle loro vetture e dei pericoli dovuti
all'anello ad alta velocità, i principali team ufficiali britannici
dell'epoca, Lotus, BRM e Cooper, decisero di boicottare l'evento, che
comportò la necessità di iscrivere alla corsa vetture di partecipanti
privati e auto di Formula 2.
La gara fu una corsa a fila indiana fra le Ferrari, con Ginther
che condusse dall'inizio e alla fine fu superato da Phil Hill. I due,
con il compagno di squadra Willy Mairesse, ottennero così un risultato
storico di 1º-2º-3º posto per la Ferrari. Il boicottaggio dei teams
inglesi permise anche alla Scuderia Castellotti di segnare i suoi unici
punti validi per il campionato del mondo con Giulio Cabianca grazie al
quarto posto ottenuto con la sua Cooper T51, arrivata a due giri dietro
Phil Hill e davanti alla quarta auto della Scuderia Ferrari, condotta da
Wolfgang von Trips.
Fu la prima vittoria per un pilota americano in un Gran Premio da
quando fu istituito il campionato di Formula Uno nel 1950, e l'ultima
di una vettura a motore anteriore in Formula Uno.
Nessuno dei piloti al via aveva ottenuto in precedenza una
vittoria in Formula 1; si tratta dell'unico Gran Premio nella storia di
questo sport in cui è avvenuto ciò, se si esclude il primo in assoluto,
il Gran Premio di Gran Bretagna 1950, e la 500 Miglia di Indianapolis 1950.
1961 Wolfgang Von Trips
Nurburgring 1961
Monaco 1961
Monza 1961
10 settembre 1961, durante il 32esimo GP d'Italia
avviene l'incidente mortale di Wolfgang Von Trips, pilota Ferrari
La tragedia di Monza nel 1961
Al
secondo giro Wolfgang von Trips, nel percorrere il rettilineo verso la
curva parabolica, entrò in collisione con la Lotus di Jim Clark:
le due vetture finirono nella via di fuga esterna alla pista, ma mentre
la vettura inglese riuscì a smorzare la forza d'inerzia contro
il terrapieno laterale e a fermarsi nell'erba senza troppi danni, la
Ferrari del tedesco decollò roteando su sé stessa,
andando a sbattere contro la rete di protezione, dietro la quale erano
assiepate decine di spettatori. La macchina poi rimbalzò
all'indietro, carambolando in mezzo alla pista, mentre il pilota venne
sbalzato fuori dall'abitacolo, ricadendo a un centinaio di metri di
distanza. I soccorritori intervennero abbastanza rapidamente, ma Von
Trips era morto sul colpo, insieme a 14 spettatori; decine furono anche
i feriti, che vennero smistati negli ospedali più vicini. La
corsa non venne tuttavia interrotta e fu vinta da Phil Hill, che si
laureò così matematicamente campione del mondo.
Da quassù si godeva sicuramente di un'ottima vista sulle curve del Gp di
Monza
Il pilota inglese John Surtees con il patron della Ferrari Enzo Ferrari al GP di Monza.
Surtees ha vinto un mondiale con la Ferrari nel 1964
Un'immagine della corsa del 1964 all'autodromo di Monza
Gran Premio d'Italia 1964 ottava
gara della stagione 1964 del Campionato mondiale di Formula 1,
disputata il 6 settembre all'Autodromo nazionale di Monza.
Divenne
l'ultima per Maurice Trintignant,dopo la sua carriera di 14 anni nella
Formula 1.
Il pilota statunitense Phil Hill, dopo l'incendio nel Gran Premio precedente, fu sostituito da John Love di Rhodesia.
La corsa vide la vittoria di John Surtees su Ferrari, seguito da Bruce McLaren su Cooper-Climax
e da Lorenzo Bandini su Ferrari.
Gare
disputate sull'Anello di Alta Velocità - Autodromo Nazionale
di Monza
1955
Gran
Premio d'Italia di Formula Uno
1956
Gran
Premio d'Italia di Formula Uno
IV° Gran Premio Supercortemaggiore - Sport fino a 2000 cc.
1957
500
Miglia di Monza - Vetture di Formula Uno e Formula Indianapolis
1958
500
Miglia di Monza - Vetture di Formula Uno e Formula Indianapolis
1959
Coppa
Sant'Ambreus Sport e GT
1960
II°
Trofeo Ascari - 12 Ore per Vetture Turismo
Gran Premio d'Italia di Formula Uno
1961
III°
Trofeo Ascari - 12 Ore per Vetture Turismo
Gran Premio d'Italia di Formula Uno
II° Trofeo Mario della Favera - Raduno Porsche
1964
III°
Trofeo Bettoia - Vetture Sport
1965
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche
1966
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche
1967
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche
1968
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche
1969
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche
Venne organizzato dall’intraprendente direttore
dell’ impianto ing. Giuseppe Bacciagaluppi una corsa unica
nella storia di Monza: la 500 miglia svoltasi solo
sull’anello di alta velocità, gara aperta alle
vetture di Formula Indianapolis, rendendo all’epoca con la
media di 284,916 km/h il circuito di Monza il più veloce del
mondo.
1959 - Per la migliore utilizzazione del circuito, a seguito del
crescente successo di adesioni alla formula addestrativa junior venne
realizzato un raccordo di pista collegante a nord il rettifilo delle
tribune con quello centrale; detto raccordo
“Junior”, ad andamento sinuoso, era un tracciato
che in origine misurava 2.385 metri. Per facilitare il transito nella
zona nord dell’area dell’Autodromo venne costruito
nel 1960 il sottopasso BP.
1961/1963 - Fu attuato un importante piano di opere di sicurezza che
interessavano l’intero circuito combinato di 10 chilometri e
comportavano sistemi di protezione in reti rinforzate e
“guardrail” accuratamente progettati e realizzati.
Nel 1962 venne costruito, su richiesta della Federazione Italiana
Autoveicoli d’Epoca, un padiglione situato dietro il recinto
delle rimesse e destinato ad accogliere autoveicoli e motoveicoli. Si
tratta di una costruzione moderna ed architettonicamente originale, con
pianta a forma di rombo e copertura costituita da due volte a vela a
pianta triangolare unite su uno dei lati; le volte, a struttura in
laterizio armato, sono sostenute da sei arconi perimetrali in cemento
armato. Le quattro facciate esterne sono interamente chiuse da vetrate
su intelaiatura in alluminio anodizzato. La struttura di copertura, di
notevole impegno costruttivo, è stata realizzata mediante
giustapposizione di parti (spicchi e cupole delle volte) fabbricati
prima e posate in seguito con gru. Il padiglione occupa
un’area di 850 metri quadrati ed ospitò numerosi
modelli normali e da competizione, tra i quali alcuni pezzi rari, per
il museo dell’Autodromo oggi scomparso. Nel 1963 fu
interamente ricostruita la zona dei box con l’abbattimento
del fabbricato esistente che ospitava ventiquattro box di rifornimento
e ventidue di rappresentanza. Le opere compresero la realizzazione di
una corsia di servizio protetta da antistante muretto, la ricostruzione
in posizione più arretrata di trenta box di rifornimento e
di altri otto con funzioni tecniche, mentre per la direzione gara fu
costruito un edificio a tre piani, con relativi servizi.
Da sempre i tifosi trovano un modo per invadere l'autodromo e assistere alle
gare
Parabolica '65
Clark, Stewart, Hill & Gurney
Nel 1965, al volante della BRM, Jackie Stewart ottiene il primo successo in carriera .
NELLA TANA DEL LUPO
1965
Per la prima volta la Ford sbarcava in Italia a sfidare la Ferrari: non
era riuscita a comprarla, dunque decise di batterla. L'arma? La veloce "GT40".
Tracciato "lungo", 100 giri, 70.000 spettatori, 7 milioni di montepremi.che il
Cavallino non si fece scappare.
Alla "Parabolica" la fine del pilota svizzero
Tommy Spychiger.
Lorenzo Bandini
C'erano anche gli americani, in quella primavera del 1965. E avevano accettato
di sfidare i Prototipi "rossi" proprio a Monza. I campionati 1965 per le vetture
GT e i Prototipi si erano aperti con due vittorie americane in terra americana:
la 2000 km di Daytona (Ken Miles-Lloyd Ruby su Ford "GT40") e la 12 Ore di
Sebring (Jim Hall-Hap Sharp su Chaparral).
Per la 1000 km di Monza del 25 aprile ci sarebbero state le Ford "GT40" e le
Shelby "Cobra Daytona Coupé" nella categoria GT. Ferrari era della partita con quattro vetture
ufficiali (tre "P2"e la nuova Dino "166 P") e due Prototipidelle
scuderie "assistite". La griglia si riempiva poi con le "GTO" e le "LM"
private, le Alfa Romeo e qualche Porsche e Iso "Grifo". Lo
spettacolo era assicurato da premi per 6.970.000 lire e 100 giri sul percorso completo.
Partenza lanciata attorno alle 14.10 e il fondo "traditore" delle
sopraelevate fece subito vittime illustri nelle file Ferrari:
la "330 P" di
Piper-Bonnier si fermò ai box con il pneumatico posteriore sinistro distrutto.
Consumo eccessivo dei pneumatici anche per la "P2" di Surtees. Giancarlo
Baghetti distrusse il motore della Dino numero 53. Grande partenza di Herbert
Müller con la "365 P" Scuderia Filipinetti, che teneva agevolmente la seconda
posizione. Dopo la sosta per il rifornimento saliva il giovane svizzero
Tommy Spychiger, che morì in un tragico incidente.
Si continuò, come se nulla
fosse accaduto, anche se le due auto della Filipinetti vennero ritirate in segno
di lutto.
Le "GT40" non riuscirono mai a inserirsi nella processione rossa: Mc
Laren-Ruby, attardati da ripetuti problemi alla frizione, non risalirono oltre
la terza posizione. Quando era ormai quasi buio, arrivarono in 17.
Vinsero in
4.56'8" Parkes-Guichet su Ferrari "275 P2" alla media di 202,611 km/h.
Surtees-Scarfiotti su Ferrari "330 P2" chiusero secondi, a quasi due minuti. La
Ferrari aveva vinto la prima vera battaglia contro la Ford.
25 aprile 1965: la Ferrari inaugura la 1000 Km di Monza
Pochi minuti prima delle ore 14 del 25 aprile 1965 ha inizio le storia
della 1000 Km di Monza. Il tracciato scelto è quello completo: pista
stradale con anello di alta velocità, rallentato da una variante
all’ingresso della seconda curva sopraelevata. Le vetture schierate sul
rettilineo pronte per la partenza sono 34, capeggiate dalla Ferrari 275
P2 di Mike Parkes, in coppia con Jean Guichet, autore del miglior tempo
nelle prove.
Guichet mentre sta superando la 330P
di Bonnier
La prima edizione della 1000 Km di Monza si è conclusa con un trionfo
della Ferrari, che ha vinto la prima vera sfida con il colosso di
Detroit, ed inizia la rincorsa al titolo mondiale. A far da contorno
alle rosse di Maranello un pubblico degno di un gran premio. Le uniche
critiche riscontrate riguardano il percorso, in pratica l’anello di alta
velocità giudicato troppo pericoloso per il fondo irregolare e le alte
velocità raggiunte.
Monza è per tutti il tempio
della velocità.
Gran Premio d'Italia 1967 Da quando Hockenheim è stato modificato, Monza è
l’unico vero circuito
sul quale è possibile
osservare le auto di Formula 1 viaggiare veramente al limite.
Tre chicane spezzano il ritmo che altrimenti sarebbe insostenibile: la
prima curva, modificata nel 2000, è molto stretta
e precede
l’allungo per la Variante della Roggia, altra frenata critica
dove, sempre nel 2000, si verificò l’incidente
che
costò la vita ad un volontario della CEA. Molto tecnica
è la Ascari che si affronta prima di lanciarsi
verso la
parabolica, storica caratteristica della pista brianzola. Proprio a causa della presenza delle chicane,
le squadre sono vincolate
a bilanciare correttamente le sospensioni per consentire ai piloti di
“prendere”
i cordoli senza accusare colpi alla
vettura. Per il resto, invece, è d’obbligo un
carico minimo agli alettoni,
per sfruttare in pieno le accelerazioni
sui rettilinei.
Il Gran Premio d’Italia è ormai da anni riservato
al mese di settembre
e quindi spesso dà una svolta alla
corsa ai Titoli Mondiale Piloti e Costruttori.
1967 Pitlane di Monza - F1 tempo di glamour.
F1 – GP Italia 1967, Clark memorabile ma vince Surtees
La migliore gara mai corsa dal mitico pilota della Lotus
La Signora Margherita Freddi Bandini vedova da qualche mese vieneinvitata alla premiazione del Gran Premio d'Italia vinto da John Surtees.
Jim Clark in trionfo a Monza dopo l'arrivo del Gran Premio(Clark era in testa rimase senza benzina all'ultimo giro.)
Jochen Rindt - Monza 1967
Nel 1967 dopo la morte di Bandini nell'incidente al Gran Premio di Montecarlo,la Ferrari continuò la stagione con una sola vettura,con i Gran Premidel Nurburgring, del Canada, il Gran Premio d'Italia, Stati Uniti e del Messico.
Il Gran Premio d'Italia 1967 - Nona prova del mondiale 1967 e vide l'ultima vittoria in carriera
di John Surtees su Honda, seguito da Jack Brabham e da Jim Clark.
Monza '68 - La 312 di Amon rimane senza freni e vola nel bosco a Lesmo 1
Nona prova del mondiale 1968 - Vittoria di Denny Hulme su McLaren-Ford, seguito da Johnny Servoz-Gavin e da Jacky Ickx
Appassionati di automobilismo appollaiati su un cartellone pubblicitario
1969: Gianni Agnelli in visita ai box di Monza
Gran Premio d'Italia 7 Settembre 1969, Monza Bruce McLaren (McLaren-Ford)
Fotofinish: Jackie Stewart e Jochen Rindt !
Gran Premio d'Italia 7 settembre 1969, vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford.
Raccontare e “scegliere” tra i tanti Gran Premi, i cinque più simbolici
non è certo semplice.
Da sempre Monza offre opportunità per passare alla
storia o per scrivere la storia, questa particolare classifica, non in
ordine
di importanza ma di cronologia, si rifà alle varie edizioni del
Gran Premio d’Italia (disputato a Monza) che rimarrano
a lungo negli
annali della F1 dai primi anni fino alla storia recente.
1. Monza 1953, l’ultima di Ascari Campione delMondo
Il Gran Premio di Monza è considerato da molti l’ultima passerella di
Alberto Ascari prima di laurearsi ufficialmente Campione del Mondo.
L’italiano, infatti, conquistò di fatto il mondiale alla fine del Gp
precedente, il Gp di Svizzera. Nonostante Ascari e la Ferrari avessero
già il titolo in mano, fu una gara di lotta tra la due padrone di casa,
Ferrari e Maserati. Ferrari schierò ben sei auto tante quante la casa
del tridente. Giri e giri di cambiamenti al vertice continui tra i tre
iridati Ascari, Fangio e Farina. Il tutto si decise all’ultima curva
dell’ultimo giro dove Ascari perse aderenza per la troppa velocità e
volò fuori pista, l’Italiano venne preso in pieno da una Maserati, un
groviglio che mise fuori anche Farina, finito fuori pista per evitare il
drammatico incidente. Solo Fangio uscì indenne e vinse. Una edizione
drammatica e ricca di colpi di scena, edizione storica per la
Ferrari che, nonostante l’incidente, laureò Alberto Ascari Campione del
Mondo ufficialmente per la seconda volta in carriera.
2. Monza 1979, il mondiale del sudafricano Scheckter Il 9 settembre del 1979, è una data che verrà a lungo ricordata
dai tutti i Ferraristi presenti e non. Un Gran Premio spettacolore da
inzio a fine che laureò il sudafricano appena arrivato a Maranello, Jody
Scheckter, Campione del Mondo proprio a Monza davanti ad un pubblico
eccezionale. Una gara partita subito bene per Jody che prese il comando
seguito da Arnoux e dal fidato compagno Gilles Villeneuve. Proprio il
canadese si rivelò la chiave per la conquista del mondiale. Una gara
fatta tutta in protezione di Scheckter, l’aviatore, come lo chiamavano a
quei tempi, a lungo chiuse ogni varco agli avversari che arrivavano da
dietro. Nel finale di gara poi, Villeneuve pur essendo ancora in lotta,
non attaccò Jody che raggiunse il traguardo senza problemi vincendo Gran
Premio e Mondiale. La Ferrari collezionò una storica doppietta a Monza
che portò a Maranello anche il titolo costruttori. Un mondiale quello
del 1979 che rimase a lungo l’ultimo prima del miracolo Schumacher
21anni dopo a Suzuka.
3. Monza 1996, buona la prima per il giovane Michael Schumacher Da ben otto anni la Ferrari non vinceva più a Monza nel Gp di
casa, 17 anni fa, la prima volta di Michael Schumacher davanti al
pubblico italiano. Uno spettacolo di tifosi, colori e cavalini rampanti
sotto al podio.
Il tedesco ormai ritirato dalle corse, ricorderà a lungo quell’edizione
1996, non è da tutti riportare la vittoria a Monza dopo otto anni per di
più alla prima stagione in Rosso. Una delle tante soddisfazioni
che Kaiser Schumi si tolse.
Una partenza caotica mise alle corde Villeneuve, Coulthard, Mika
Hakkinen e Damon Hill, tutti fuori per contatti con le barriere di gomme
presenti ad ogni chicane. Solo Villeneuve e Hakkinen ripartirono ma la
gara era ormai compromessa. Alesi dunque si trovò solo al comando
seguito da Schumacher rimontato al secondo posto dopo la pessima
partenza. Trenta giri di fuoco per i due, il sorpasso del tedesco si
materiallizò soltanto grazie ad una strategia perfetta da parte del
muretto. Con due giri record, Michael riuscì ad entrare ed uscire dalla
pit lane nettamente davanti allla Benetton di Alesi. Schumi amministrò
fino alla fine arrivando al traguardo primo con diciotto secondi sul
francese. Festa grande sotto al podio dove alcuni tifosi Ferrari
apriprono l’ormai famoso Cuore Rosso.
5. Monza 2008, la prima volta di Sebastian Vettel Forse predestinato o graziato dal destino, Sebastian Vettel
vinse per la prima volta in carriera in una Monza bagnata datata 2008 a
bordo della sorprendete Toro Rosso. Un weekend che resta ancora oggi il
migliore di sempre per il team di Faenza, una favola iniziata dal sabato
pomeriggio con una pole fenomenale che nessuno si sarebbe mai
aspettato.
La gara si presentò bagnata con vetture partite dietro la Safety Car.
Vettel chiuse tutte le porte a Kovalainen secondo con la McLaren, una
lotta che andò avanti per molti giri. Nelle retrovie si scatenò Lewis
Hamilton a bordo dell’altra McLaren, l’inglese a lungo lottò con Kimi
Raikkonen fino al sorpasso che arrivo dopo una lunga lotta staccata dopo
staccata. Vettel intanto continuò a dominare con giri record e ritmo
impressionante per una modesta Toro Rosso abituata ad altre posizioni.
Al termine dei 53 giri pesantissimi per la concentrazione dei piloti,
Sebastian Vettel tagliò il traguardo primo davanti a Kovalainen e Kubica
ancora sul podio di Monza. Una vittoria che forse funzionò come
trampolino di lancio per le successive stagioni in Red Bull. Da quella
Monza 2008 sono passati ormai cinque anni e tre mondiali.
1970
Jochen Rindt conclude
il primo giro in 1’40”78, il secondo in 1’27”59, poi 1’27”24 e ancora 1’26”75.
Inizia il quinto giro. Sono le 15,25, la lotus 72 si avvicina alla parabolica,
ad alcuni pare ondeggiare, forse è una normale manovra ma poi punta decisamente
a sinistra verso il guard-rail.
Alle sue spalle c'è Denny Hulme con la McLaren
che così ricorda ciò che vide:
"La
vettura andò leggermente a destra, poi a sinistra e poi di nuovo a destra...dopo
si spostò bruscamente a sinistra e stava iniziando un testa-coda quando urtò
il guard-rail".
“Dopo il mondiale mi ritiro”
aveva detto Rindt.
Il momento del tragico impatto
Jochen Rindt
Nasce in Germania nel 1942 da genitori austriaci e tedeschi che morirono durante
un bombardamento nel 1943.Visse a Graz, in Austria, con i nonni.La
passione per le corse, iniziò nel 1962. Gareggiò con una non
competitiva Formula Junior Cooper nel 1963 e fu molto sorpreso
quando la Ford gli propose di guidare una Brabham - Cosworth F.2
nel 1964.Si fece notare in due gare, a Mallory Park, dove
giunse secondo, e a Crystal Palace, dove vinse.Per questi
risultati, la Cooper gli chiese di affiancare Bruce McLaren nel
campionato di F.1 del 1965.
Le Cooper non erano competitive
quell'anno e gli consentirono solo un quarto e un sesto posto nei G.P. di Germania
e U.S.A..Lo stile di Rindt era particolare, apparentemente
remissivo ma, in realtà, veloce e redditizio.Corse la 1000 Km del
Nuerburgring con una Porsche in coppia con Bonnier e finì terzo,
vince la 24 ore di Le Mans, corre nel campionato NART con una Ferrari
insieme a Masten Gregory, infine con la Ford.Continua anche a correre in
F.2 ed ottiene ottimi risultati tanto da diventare un eroe nazionale.
Le stagioni in F.1 con la Cooper furono deludenti a causa della scarsa
competitività della vettura.Le soddisfazioni arrivano dalla F.2.nel 1967
vinse nove gare.Ebbe anche un pauroso incidente nel tentativo di
qualificare una Eagle ad Indianapolis.
Nel 1968, Jochen, divenne il numero due
alla Brabham Repco V-8, ormai giunta alla fine della sua la vita competitiva.Sembrava
che Rindt, sbagliasse sempre vettura e molti si chiedevano se mai avrebbe
vinto un G.P..Fra questi c'era Denis Jenkinson, giornalista celebre, che dichiarò
che, se Rindt avesse vinto un Gran Premio, si sarebbe tagliato la sua
celebre barba.Jenkinson avrebbe dovuto onorare presto il suo impegno.
Alla fine dell'anno Rindt firma col team Lotus e,come compagno, ha
Graham Hill. Il suo primo anno fu segnato per un brutto incidente durante
il G.P. di Spagna.Ne uscì con una mascella rotta e una commozione
celebrale.Fortunatamente si ristabilisce presto, ma risente di qualche
problema alla vista e all'equilibrio per qualche tempo.A Watkins Glen Rindt
vince il suo primo G.P. e Jenkinson, si taglia la barba!!. La felicità
venne guastata dal grave incidente occorso a G. Hill che si frattura le
gambe.
Nel 1970
è il pilota di punta della Lotus che progetta la rivoluzionaria e, in
seguito, leggendaria "72".Non viene però utilizzata
nelle prime gare ma anche il modello 49c, risulta competitivo e consente a
Rindt di conquistare una vittoria a Monaco dopo una rimonta leggendaria
ai danni del "vecchio" Brabham.Una gara fantastica con sorpasso
all'ultimo giro.Il nuovo modello debutta in Olanda e consente a Rindt di
vincere altre quattro gare e di ipotecare il titolo mondiale.Durante
il G.P. d'Olanda, muore il suo Amico Courage e molti sono convinti
che si ritirerà a fine stagione.Arriva al G.P. d'Italia con un
consistente vantaggio in classifica e voleva chiudere il campionato
proprio in questa gara.Durante le qualificazioni del Sabato, la
Lotus 72 impazzisce alla fine del lungo rettilineo prima della
parabolica.La vettura si disintegra contro il guard-rail e Jochen muore
sul colpo.
La perdita di Jochen, alla vigilia della conquista del titolo,
sconvolse il mondo delle corse.Jacky Ickx aveva ancora la
possibilità di superare i punti totali di Rindt ma la vittoria di Emerson Fittipaldi,
su Lotus 72, al G.P. di U.S.A., assicurò il titolo allo sfortunato pilota
austriaco.Karl Jochen Rindt diventa campione mondiale postumo.
Si
noti come l'avantreno sia stato completamente strappato e quanto
devastanti si presentino i danni della Lotus. Un commissario esamina il
punto d'impatto, qui sottolineato da una freccia. I piloti pretesero i
guard-rail su tutti i circuiti ma ci si accorse che potevano
rappresentare un pericolo in più, se non ben allestiti.
Viene
naturale il confronto con la maggiore robustezza delle vetture di oggi e una considerazione positiva
sui grandi progressi fatti per rendere le corse più sicure, anche
se Rindt e molti altri suoi colleghi purtroppo non ne hanno potuto beneficiare.
I resti della macchina di Rindt a Monza
"E' troppa questa
fortuna. Comincio un poco a preoccuparmi perché potrebbe non continuare."
MONZA 1970
Qualifiche
1
Jacky Ickx
Ferrari
Scuderia Ferrari SpA SEFAC
1:24.14
2
Pedro Rodríguez
BRM
Yardley Team BRM
1:24.36
+0.22
3
Clay Regazzoni
Ferrari
Scuderia Ferrari SpA SEFAC
1:24.39
+0.25
1970 Italian Grand Prix, Autodromo Nazionale Monza N°. 2: Jacky Ickx (BEL) (Scuderia Ferrari), Ferrari 312B - Ferrari 001 3.0 Flat-12 N°. 10: Pedro Rodríguez (MEX) (Yardley Team BRM), BRM P153 - BRM 3.0 V12
Il
giorno della corsa il belga della Ferrari bruciò il plotone
delle vetture partendo come un razzo dalla sua pole position:
si disse che aveva imparato ad interpretare le incertezze del direttore
di corsa Restelli che quando cominciò ad abbassare la bandiera del via,
ebbe un esitazione che rallentò il gruppo tranne il belga che
astutamente era gia partito.Autorevolmente in testa il belga, la media oraria che teneva
era vicina ai 233km/h, venne fermato da un problema tecnico alla sua
frizione, lasciando a disputarsi la vittoria Hulme, Beltoise, Stewart e
Regazzoni che, con staccate impressionanti alla curva
parabolica, teneva viva la speranza di potersi aggiudicare il Gran
Premio sul circuito di Monza.
Al 57 giro la svolta: un ennesima staccata alla parabolica del
trentunenne svizzero, portò il neoacquisto della Ferrari a superare in
un sol colpo Hulme e Stewart e s’involò in testa.
194º GP del Mondiale di Formula 1
Per il gioco delle scie i tre marciarono quasi attaccati e,
complici dei doppiati, Regazzoni cominciò a zig zagare per impedire a
Stewart di prendere la scia e sfruttarla per sorpassarlo. Si
proseguì così fino al traguardo, dove una folla in tripudio salutò la
vittoria del ticinese e l’arrabbiatura di Stewart che si lamentò
parecchio per l’ostruzionismo marcato del pilota della Ferrari.
1971
Monza è ancora il tempio delle scie e delle medie
vertiginose, le chicane non esistevano ancora. In una gara velocissima,
si giocano la vittoria in cinque. E' l'arrivo in volata più
affollato della storia con cinque vetture nello spazio di mezzo
secondo!! La vittoria va alla BRM di Ginther che si aggiudica l'unico
successo della carriera.Secondo è Peterson (March) a 0"01,
terzo Cevert (Tyrrell) a 0"09, quarto Hailwood (Surtees) a 0"18, quinto
Ganley (BRM) a 0"61.La media sulla distanza è, a tutt'oggi,
la più alta mai fatta registrare in un G.P. di F.1: 242,615
Km./h!!
Monza, tempio dei motori e della velocità. L’autodromo Bianzolo, nella sua
configurazione classica, era formato da quattro lunghi rettilinei, collegati da
due curve velocissime, ledue di Lesmo e la Parabolica. Queste
caratteristiche, unite agli sviluppi motoristici ed aerodinamici avvenuti dalla
seconda metà degli anni ’60, portarono a GP tirati fino all’ultimo, in virtù
dell’effetto scia.
La più famosa edizione fu quella del 1971.
La Formula 1 arriva a Monza con Jackye Stewart campione del mondo,
dopo che Peterson in Austria solo ottavo era uscito dalla lotta per il titolo.
Poco l’entusiasmo dei ferraristi, visto che anche Jackie Icks dopo il GP
d’Austria era fuori ormai dalla lotta e in più la Lotus è assente per evitare
possibili azioni giudiziarie dovute alla morte durante le prove dell’anno
precedente di Jochen Rindt. La vettura anglosassone era comunque presente in
forma privata con la avveniristica quanto poco fortunata Lotus 56B a turbina
Pratt & Whitney iscritta per Emerson Fittipaldi. Insomma le premesse non
sono delle migliori.
Non sarà così. Alla fine della sessione la pole è di Amon con 1’22”40
affiancato da Ickx. Alla partenza Ragazzoni probabilmente anticipando lo start
balza al comando dalla quarta fila tra il delirio del pubblico,- All’ottavo giro
Stewart prende il comando, ma lo cede il giro successivo a Ragazzoni che a sua
volta lo cede a Peterson, la media della gara è incredibile: 239,888Km/h.
5 settembre 1971, XLII Gran Premio d’Italia: a quaranta anni di distanza
ricordiamo la vittoria
di Peter Ghetin su BRM con una incredibile volata…
Siamo al 15° giro e in testa ci sono le due Tyrrell, seguite a ruota dalla
March di Peterson, da Ragazzoni, da Hailwood e da Ganley. Alcuni dei
protagonisti sono costretti al ritiro: Icks per il cedimento di un giunto della
trasmissione, Stewart per rottura del motore e, subito dopo, Ragazzoni, per lo
stesso problema di Icks. Nel frattempo Peterson, Cévert e Hailwood riescono a
staccare di 5 secondi gli inseguitori Siffert, Ganley e Amon.
Al 24° passaggio
il gruppo degli inseguitori si ricongiunge e al passaggio successivo è Hailwood
a transitare al comando. Siamo a metà gara, la media sale a 241,794Km/h e
Siffert su BRM prende il comando al 28° giro, ma due giri dopo gli si blocca il
cambio in quarta marcia. La corsa continua con Peterson Cévert e Hailwood che si
alternano al comando finché non è Amon ha prendere il comando al 37° giro, ma
quando sembra in grado di staccare gli avversari la solita sfortuna del pilota
neozelandese colpisce ancora: al 47° giro inizia ad avere un problema ad una
gomma e deve rallentare, subito dopo perde la visiera del casco dovendo
rinunciare a qualunque velleità di vittoria. Questo era Amon...
Intanto comincia la rimonta di Peter Gethin che si ricongiunge al quartetto
al comando composto da Peterson, Cévert, Hailwood, e Ganley, ci prova Ronnie ha
staccare i rivali ma senza successo, ormai è chiaro che si arriverà alla volata
finale.
Siamo alla fine: il giro 53 e il 54 vedono Gethin al comando, ma all’ultimo
giro è Peterson a guidare il gruppo.
I cinque
piloti arrivano così all’uscita della curva Ascari e
Cévert sferra il suo attacco e si porta al comando.
L’intenzione di Cévert è di impostare la Parabolica
all’esterno e stringere poi al centro, la manovra del
francese sorprende Peterson che si trova ad entrare in curva per primo
all’interno, ma farà il gioco di Peter Gethin. Gethin
riesce a superare Hailwood sul rettilineo e si trova in condizione
ideale per prendere la scia di Peterson anticipando Cévert
costretto a percorrere la Parabolica all’esterno. Al termine
della curva Gethin esce dalla scia della March di Peterson sfruttando
tutta la potenza del suo 12 cilindri BRM. Le vetture arrivano compatte
al traguardo:
Gethin alza il braccio
in segno di vittoria
ma ci sarà bisogno del fotofinish per stabililire il
vincitore.
Il responso fu che Gethin aveva preceduto Peterson di 1/100 di
secondo, Cèvert di 9/100 di sec. Hailwood di 18/100 e Ganley di 61/100
La prima fila era composta da due vetture con motori a dodici cilindri,
vale a dire la Ferrari 312B2 di Jacky Ickx e la Matra MS120D
di Chris Amon. Dietro di essi si erano
qualificati Jackie
Stewart, Clay Regazzoni, Emerson Fittipaldi e Denis Hulme, mentre Henri
Pescarolo e
Derek Bell non riuscirono a
qualificarsi poiché la griglia di partenza era limitata a sole
25 vetture.
Monza -
Il brasiliano Emerson Fittipaldi vincendo il Gran Premio, si
laureò per la prima volta campione del mondo nel 1972
è Lauda
Monza
settembre 1973 - Tre anni dopo, a Monza, sempre in
Parabolica, un altro Austriaco, Niki Lauda, sfiora la tragedia: al 34°
giro
di gara, la BRM di Lauda scarta improvvisamente a sinistra appena
entrata nella zona di frenaggio, ed urta violentemente la barriera.
Lauda è più fortunato di Rindt, il guar-rail è
stato raddoppiato e la BRM rimbalza verso l'area di sicurezza,
sfasciandosi ma lasciando indenne il pilota.
1972/1973
- Per ridurre le alte velocità vennero realizzate alcune
“chicanes” che poi furono trasformate in vere e
proprie varianti. Nuove misure di sicurezza s’imponevano nel
frattempo in relazione al progressivo aumento delle prestazioni delle
vetture. Ciò era dovuto, oltre all’accresciuta
potenza dei motori, all’adozione di pneumatici di grande
sezione con mescola ad alto coefficiente di aderenza e battistrada
liscio6, nonché a dispositivi aerodinamici sempre
più efficienti in curva. Le condizioni generali di
equilibrio che ne scaturivano in gara avevano determinato a Monza
competizioni sempre più accese e pericolose, con
raggruppamenti di numerose vetture nelle posizioni di testa e le
vetture stesse si erano fatte d’altra parte sempre
più leggere e più fragili. Furono quindi
realizzate due “chicanes” che avevano lo scopo di
ridurre la velocità all’entrata delle curve
più rapide del tracciato, la curva Grande e la curva del
Vialone. Nel 1973 venne costruita una nuova tribuna a Lesmo, con
struttura in ferro e muratura, in sostituzione della tribunetta
installata nel 1948, distrutta poi nel 1995 con i cambiamenti per le
vie di fuga.
Monza '74
Gran Premio d'Italia 1975 tredicesima prova della stagione 1975 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 7 settembre 1975 sul Circuito di Monza. La gara è stata vinta dallo svizzero Clay Regazzoni su Ferrari;
per il vincitore si trattò del terzo successo in carriera, oltre ad
aver colto tale successo due giorni dopo il suo 36º compleanno. Ha
preceduto sul traguardo il brasiliano Emerson Fittipaldi su McLaren-Ford Cosworth e l'austriaco Niki Lauda anch'egli su Ferrari.
Col
terzo posto Lauda si aggiudicò per la prima volta il campionato
mondiale piloti, titolo che mancava a Maranello da undici anni
dopo John Surtees; mentre la Ferrari, grazie alla vittoria di Regazzoni, ottenne per la terza volta la Coppa Costruttori.
Nella
prima giornata di prove il tempo migliore venne ancora una volta
stabilito da Niki Lauda, che ottenne 1'32"82, seguito dal compagno di
scuderia, Clay Regazzoni con 1'33"11. Molto indietro gli avversari:
terzo fu il tempo di Carlos Reutemann su Brabham-Ford Cosworth in
1'33"99. Emerson Fittipaldi venne penalizzato dalla rottura del motore
durante le libere della mattina, ove aveva fatto segnare il tempo
migliore.
Anche al sabato la Ferrari confermò la propria prevalenza, ottenendo la pole position
con Lauda, accompagnato in prima fila da Regazzoni. Per l'austriaco fu
l'ottava partenza al palo della stagione col tempo di 1'32"24. In
seconda fila si classificò Emerson Fittipaldi, assieme a Jody Scheckter.
L'unico pilota che ancora poteva impensierire Lauda per la conquista
del titolo, Carlos Reutemann, chiuse solo settimo.
L'argentino fu anche
autore di un'uscita di pista, che provocò l'insabbiamento della vettura
in una via di fuga.
La notte, sulla zona, vi fu un forte temporale che mise in difficoltà
le scuderie nelle ricerca degli assetti, tanto che i piloti ottennero
la possibilità di effettuare due giri di ricognizione, anziché uno solo.
Bob Evans della BRM fu costretto al ritiro durante questa ricognizione per un problema elettrico.
Al via Clay Regazzoni prese la testa della corsa, seguito da Niki
Lauda, poi Jody Scheckter, Jochen Mass, Carlos Reutemann, Emerson
Fittipaldi, James Hunt e Tony Brise. L'atteso Vittorio Brambilla fu
invece quasi subito costretto al ritiro per il guasto della frizione.
Nel corso del primo giro Mass passò Scheckter, prima di essere
ripassato dal sudafricano alla Parabolica.
Nel secondo giro, alla chicane i due arrivarono vicini,
Scheckter fu costretto a finire della via di fuga mentre Mass fece
sbattere la sua McLaren sul cordolo, rovinandone le sospensioni. Il
tedesco fu costretto al ritiro poche centinaia di metri dopo. Scheckter
rientrò in pista, ma colpì la vettura del sopraggiungente
Tony Brise, che fu costretto al ritiro per la rottura delle
sospensioni; Mario Andretti, nel tentativo di evitare la Tyrrell di
Scheckter fu autore di un'uscita di pista che lo costrinse, a sua
volta, all'abbandono.
Scheckter riprese così la pista ma a velocità molto ridotta, cosa che
costrinse tutti i piloti che arrivavano dalle posizioni di rincalzo a
fermarsi, in pratica, sul tracciato. Ora, dietro ai due della Ferrari,
si trovavano Carlos Reutemann, Emerson Fittipaldi e James Hunt. Nel
corso dello stesso giro si ritirò anche Peterson, che era quinto, per la
rottura del motore
Le posizioni di vertice rimase inalterate sino al decimo giro, in cui Patrick Depailler
passò James Hunt, installandosi al quinto posto. Tre giri dopo fu
Fittipaldi a conquistare una posizione, passando Reutemann. La rimonta
di Depailler s'interruppe al giro 16, quando, nel tentativo di passare
Reutemann, andò lungo alla chicane, prendendo due posizioni a favore di Hunt e Tom Pryce.
Al giro 27 Pryce passò Hunt. Ora dietro al duo della Ferrari, si
trovavano Fittipaldi, Reutemann, Pryce, Hunt e Depailler. La Shadow-Ford Cosworth
di Pryce ruppe poco dopo uno scarico, cosa che andò a incidere
negativamente sulle prestazioni della monoposto, tanto che venne
ripassato da Hunt al giro 37.
Emerson Fittipaldi si avvicinò fortemente a Niki Lauda, anche grazie a
un piccolo problema agli ammortizzatori sulla vettura dell'austriaco.
Al giro 46 il brasiliano della McLaren
passò l'austriaco, conquistando il secondo posto. La vittoria venne
conquistata (per la terza volta nel mondiale) da Regazzoni, che solo due
settimane prima si era imposto nel Gran Premio di Svizzera,
non valido per il campionato. Col terzo posto Lauda si aggiudicò per la
prima volta il campionato piloti, mentre la Ferrari vinse quello per i
costruttori.
Gran premio d'Italia 1978
Nel corso della fatale stagione 1978, il talento di Ronnie Peterson
venne imbrigliato da un contratto ‘capestro’ che lo costrinse al ruolo
di seconda guida. Per questo sottoscrisse un contratto con la McLaren in
cui, finalmente, l’anno successivo avrebbe potuto avere un ruolo più
adeguato.
I primi istanti dell'incidente in cui perse la
vita Ronnie Peterson a Monza nel 1978
Rimase però vittima di un incidente occorsogli subito dopo la partenza del Gran Premio d’Italia 1978 a Monza
nel quale rimasero coinvolte diverse vetture, tra cui quelle di
Riccardo Patrese, James Hunt, Clay Regazzoni e Vittorio Brambilla,
causato dall’accensione troppo anticipata del semaforo verde. Si
schiantò al muretto del collegamento con la pista junior e la sua auto prese fuoco. Venne estratto dalla vettura incidentata ancora vivo e cosciente,
ma con gravissime fratture alle gambe, fu colpito in ospedale da
embolia lipidica e morì il giorno seguente. Non è stato mai chiarito se
fu proprio l’embolia a causare la morte o l’imperizia dei medici
nell’eliminarla (si disse che, nel tentativo di asportarla, causarono
una gravissima emorragia che avrebbe condotto alle fatali
complicazioni). In quell’incidente, anche Vittorio Brambilla rimase
ferito, rimanendo in coma per alcuni giorni.
Vittorio Brambilla e Jody Scheckter - Monza '79
Il
Gran Premio d'Italia 1979 è stata la tredicesima prova della
stagione 1979 del Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa
domenica 9 settembre 1979 sul Circuito di Monza. La gara è stata vinta dal sudafricano Jody Scheckter su Ferrari; per il vincitore si trattò del decimo
ed ultimo successo in carriera.Ha preceduto sul traguardo il canadese
Gilles Villeneuve anch'egli su Ferrari e lo svizzero Clay Regazzoni su
Williams-Ford Cosworth. In forza di questi risultati
Jody Scheckter si laureò per la prima, e unica, volta campione del
mondo piloti e la Scuderia Ferrari si aggiudicò per la sesta voltala
Coppa Costruttori.
La Scuderia Ferrari annunciò
che René Arnoux, al momento in forza alla Renault, avrebbe fatto coppia
con Patrick Tambay per la stagione 1983. La scuderia italiana si
riservò di fare correre una terza vettura, nel caso in cui Didier
Pironi, infortunatosi nel corso delle prove del Gran Premio di Germania,
avesse potuto tornare a competere. Inoltre venne prospettato anche
l'ingaggio di un pilota di riserva, al fine di coprire eventuali
indisponibilità dei piloti titolari. La casa italiana, infine, svelò
come la sua volontà di ingaggiare Michele Alboreto era stata bloccata
dal contratto che legava il pilota milanese alla Tyrrell.
La Techniques d'Avant Garde,
società lussemburghese di proprietà dell'uomo d'affari Mansour Ojjeh,
annunciò la realizzazione di un nuovo propulsore turbo, in
collaborazione con la Porsche, che sarebbe stato utilizzato, per la
stagione 1983, dalla McLaren.[2]
In occasione del gran premio
vi fu un incontro a Monza tra i responsabili di Alfa Romeo, FIAT e
Renault, in merito al futuro del campionato. Intanto, Jean-Marie
Balestre, presidente della FISA
annunciò che il consiglio esecutivo del 12 ottobre avrebbe appoggiato
una proposta firmata da 29 piloti in merito al regolamento tecnico.
Gran Premio d'Italia 1983
Il Gran Premio d'Italia 1983
è stata la tredicesima prova della stagione 1983 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 11 settembre 1983 sul
Circuito di Monza.
La gara è stata vinta dal brasiliano Nelson Piquet su
Brabham-BMW; per il vincitore si trattò del nono successo nel
mondiale. Ha preceduto sul traguardo il francese René Arnoux su
Ferrari e lo statunitense Eddie Cheever su Renault.
La McLaren portò la
nuova vettura a motore TAG Porsche anche a John Watson; la RAM utilizzò
per la prima volta, sulla sua unica monoposto, il propulsore Ford
Cosworth DFY. Molte modifiche vennero proposte dalla Brabham: sul motore
BMW
venne montato il nuovo turbo KKK; vennero modificati anche pistoni e
turbine; venne testato anche un nuovo sistema di raffreddamento. Venne
messa in dubbio però la regolarità del carburante utilizzato dal team
britannico; da un'analisi effettuata al Gran Premio di Gran Bretagna, e
ripetuta a Monza, esso risultava oltre i limiti di ottani consentiti.
Anche il sistema di raffreddamento della Ferrari venne rivisto,
così come vennero migliorate le sospensioni anteriori. Anche la
Renault presentò una monoposto fortemente rivisitata per Alain
Prost. Altre modifiche furono presentate dalla Tyrrell.
Sulla Williams del francese Jacques Laffite vennero testati dei nuovi pneumatici radiali della Goodyear.
Al termine del warm up, Alain Prost decise di affrontare la
gara col muletto, che gli aveva consentito di essere il più rapido nelle
libere della domenica mattina. Riccardo
Patrese mantenne il comando della gara al via, seguito da Nelson
Piquet, che aveva passato le due Ferrari. Anche Eddie Cheever fu autore
di un'ottima partenza, che lo portò quinto. Seguivano De Cesaris, Prost e
De Angelis.
Nelle retrovie la due Toleman Keke Rosberg, al fine di
evitare Bruno Giacomelli, dovette portare la sua vettura oltre la linea
bianca che delimitava la pistaTambay venne passato nel secondo giro da Arnoux, e venne attaccato da
Cheever, il giro dopo. Il sopraggiungente De Cesaris mancò la
frenata, colpendo l'auto del francese..
Il pilota dell'Alfa Romeo
terminò la gara nella via di fuga, mentre sia Tambay, che Alain
Prost, che aveva sfiorato la collisione con De Cesaris, poterono
proseguire il gran premio. Chi, invece, fu costretto ad abbandonare, fu
Riccardo Patrese, che si trovò col motore fuori uso. Nelson
Piquet si trovò così al comando, seguito da René
Arnoux, Eddie Cheever, Patrick Tambay e Alain Prost.
Al
quinto giro si ritirò anche Mauro Baldi, mentre era settimo. La
classifica, almeno nelle prime posizioni, rimase invariata fino
all'undicesimo passaggio, quando Elio De Angelis
passò Prost, che subiva degli pneumatici deteriorati dalla manovra che
il francese aveva fatto per evitare l'incidente con De Cesaris.
Tre giri dopo il pilota romano passò anche Tambay, anche lui
limitato, da un problema al motore. Il ferrarista, al giro 23, sbagliò
una manovra di doppiaggio, e terminò nella via di fuga, senza però
essere costretto al ritiro. Non ne approfittò però Prost, che rimase
alle spalle del connazionale. Al giro 25 sia Cheever che De Angelis
effettuarono il loro rifornimento. Un giro dopo toccò ad Arnoux e Prost.
Il pilota della Renault aveva però rotto una turbina del suo turbo: decise così di ritirarsi il giro seguente. La gara era sempre comandata da
Nelson Piquet, che precedeva Arnoux, Cheever, Tambay, De Angelis e
Bruno Giacomelli. Cheever tentò un sorpasso, senza successo, alla prima
chicane su Arnoux, mentre Piquet entrò ai box per la sua sosta..
Purtroppo
Niki Lauda, che aveva appena rifornito, si fermò proprio sulla
piazzola della Brabham: i meccanici della scuderia britannica, con
l'aiuto dello stesso Bernie Ecclestone, spinsero la vettura
dell'austriaco, che poté ripartire e consentire a Piquet di
effettuare il rifornimento.
Piquet rimase in
testa al gran premio, riducendo però la pressione
del suo turbo, per evitare avarie nella parte finale della gara; questo
permise ad Arnoux e Cheever (che continuavano a duellare vicini) di
avvicinarsi al brasiliano. La lotta tra il ferrarista e il pilota
Renault si chetò nei giri seguenti, in quanto Eddie Cheever perse l'uso
della quarta marcia. Anche Elio De Angelis scontava problemi al cambio.
Nelson Piquet
conquistò la sua seconda vittoria in stagione, davanti a
René Arnoux ed Eddie Cheever. Elio De Angelis conquistò i
primi punti della stagione, mentre Nigel Mansell cedette la settima
posizione a Giacomelli, alla Parabolica, impaurito dai tifosi che stavano già cominciando a invadere la pista per i festeggiamenti del dopo gara.
Nella
prima giornata di prove ufficiali il più rapido fu Patrick Tambay, su
Ferrari,
in 1'29"275 (media 233,884 km/h), nuovo record del tracciato, tempo
ottenuto dopo tre giri dall'inizio delle prove. Secondo chiuse Nelson
Piquet, staccato di circa mezzo secondo, mentre terzo era Alain Prost.
L'altro ferrarista, Mario Andretti,
chiuse col sesto tempo, non avendo potuto sfruttare le gomme migliori
nel giro rapido. L'italoamericano si piazzò davanti al leader della
classifica iridata, Keke Rosberg.
Al sabato, dopo pochi minuti dall'inizio delle qualifiche, Nelson Piquet strappò a Tambay la pole
provvisoria, con 1'28"508. Il francese riusciva poi a migliorare il suo
tempo del venerdì, ma senza battere quello del pilota della
Brabham. Fu, invece, l'altro pilota della Ferrari, Mario Andretti
a essere capace a fare meglio del brasiliano, con 1'28"473.
L'italoamericano conquistava così la sua diciottesima, e ultima,
pole position nel mondiale di
F1. La precedente risaliva al Gran Premio degli Stati Uniti
d'America-Est 1978, ottenuta con la Lotus. La seconda fila fu completata
dai due compagni di scuderia di Andretti e Piquet, ovvero Tambay e
Patrese. Keke Rosberg chiuse settimo, il migliore dei piloti con una
vettura non dotata di motore turbo. L'Alfa Romeo
testò il modello 182T, a motore sovralimentato, ma a causa di alcuni
problemi tecnici preferì, per la gara, proseguire con la vettura spinta
dal più tradizionale motore V12.
Monza 1985 - Ayrton firma la pole, ma in gara la sua Lotus si
rivela molto meno veloce.
1982/1988
–
Le principale opere furono: il nuovo podio per la
premiazione (1982); l’ampliamento del paddock con
l’aggiunta di 3.500 m² (1983); la sostituzione e
copertura di tutte le tribune del rettilineo centrale ai lati della
tribuna d’onore per un totale di 8.943 posti (1983-85);
rafforzamento delle barriere invalicabili per evitare
l’invasione della pista prima del termine della gara (1985);
la modifica del raccordo junior con l’estensione delle zone
di sicurezza in entrata e in uscita; la costruzione di un nuovo
fabbricato del campeggio per l’accettazione, gli uffici e lo
spaccio; la ripavimentazione dei 20.000 m² del paddock, di cui
3.500 rivestiti con mattonelle ecologiche (1986); il rifacimento della
copertura della tribuna di Lesmo, crollata dopo
un’eccezionale nevicata (1987); la sostituzione delle
tribunette della curva sud con una nuova tribuna coperta capace di
2.500 posti (1988); la sostituzione di tutte le reti frenanti con
barriere di pneumatici e la triplicazione di circa 3.000 metri di
guard-rail a notevole
miglioramento delle protezioni di pista (1988-89).
La doppietta Ferrari all’arrivo del GP d’Italia 1988
1989
- Si è potuto finalmente dare il via all’opera
principale, cioè il nuovo complesso box, dopo una lunga e
defatigante trattativa con i Comuni di Monza e di Milano (proprietari
del Parco) e con la Regione Lombardia per ottenere le necessarie
autorizzazioni. L’ampliamento dei box e il potenziamento
delle strutture per la stampa erano da tempo richieste sia dalla FIA
sia dalla FOCA che, alla loro realizzazione, avevano condizionato lo
svolgimento del Gran Premio d’Italia all’Autodromo
di Monza. Il nuovo complesso box occupa all’incirca il fronte
impegnato dai box precedenti e si sviluppa per una lunghezza di 196,30
metri, una larghezza di circa 12,90 metri e per un’altezza
complessiva di due piani fuori terra. L’immagine è
quella di una costruzione ad alta tecnologia e di notevole leggerezza
visiva. L’inclinazione della parete totalmente vetrata sul
fronte pista assolve a tre importanti funzioni: evitare la riflessione
della luce solare sulla pista e quindi l’abbagliamento dei
piloti, diminuire la trasmissione del calore all’interno,
permettere una più agevole visibilità della
corsia box dove sostano le vetture.
Una delle prime volte in cui il piccolo Lapo ha messo il naso sopra una pista, iniziato dal nonno.
Tale parete insonorizzata garantisce un abbattimento del livello di
rumorosità di 40 db. A servizio del complesso box sono state
installate, parzialmente in locali sotterranei, nuove centrali
tecnologiche dimensionate per servire anche altre utenze
dell’Autodromo (uffici, direzione gara, ristorante). Esse
provvedono alla produzione e distribuzione dell’acqua calda e
refrigerata per gli impianti di climatizzazione della sala stampa e
degli uffici di rappresentanza e di ospitalità, e
dell’acqua calda per i servizi dell’edificio e per
le docce dei meccanici. L’acqua viene riscaldata sfruttando
processi di recupero di calore dai gruppi frigoriferi e dal compressore
d’aria, installato per alimentare la rete di aria compressa a
servizio dei 48 box. Insieme alle strutture, sono stati potenziati o
sostituiti anche altri impianti tecnologici e ne sono stati installati
dei nuovi. Tra questi, assai importante è il sistema
integrato per la rilevazione, l’elaborazione e la
trasmissione di dati, nonché per il controllo a distanza
dell’impianto televisivo a circuito chiuso e per il
collegamento dei telefoni di pista, con rinnovamento delle relative
apparecchiatura.
Il Gran Premio d'Italia 1991
La gara è stata vinta da Nigel Mansell su Williams.
Alla
partenza Senna scatta bene, mantenendo la testa della corsa davanti a
Mansell, Berger, Patrese ed Alesi. Moreno si ritira già dopo due
giri in seguito ad un'uscita di pista.
In testa alla corsa Patrese comincia a rimontare, sopravanzando
Berger e Mansell e portandosi alle spalle di Senna, che supera al 26º
giro alla curva Ascari, conquistando la testa della corsa. Tuttavia
l'italiano è costretto al ritiro dopo solo un passaggio, tradito dal
cambio della sua Williams. Nel frattempo Mansell si avvicina a Senna,
cominciando a pressarlo; lo sorpassa al 34º passaggio, prendendo il
comando della corsa. Senna entra allora ai box per un cambio gomme;
torna in pista in quinta posizione, superando poi in sequenza Schumacher, Berger e Prost
e riportandosi al secondo posto. Non può però insidiare Mansell, che
conquista la vittoria davanti a Senna, Prost, Berger, Schumacher e
Piquet.
Gran Premio d'Italia 1993
Il Gran Premio d'Italia 1993 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 12 settembre 1993 all'Autodromo Nazionale di Monza.
La gara è stata vinta da Damon Hill su Williams.
Il volo di Fittipaldi a Monza
La gara si svolse in condizioni di tempo soleggiato davanti a 60.000 spettatori.
Al via Prost mantenne la testa della corsa, seguito da Alesi che
sopravanzò Hill. L'inglese ingaggiò un duello con Senna
per la terza piazza, ma alla prima chicane la McLaren toccò la
Williams e la macchina del brasiliano si alzò da terra,
ricadendo pesantemente; entrambi poterono ripartire ma si trovarono in
nona e decima posizione.
Nella seconda metà
della griglia alcune vetture si scontrarono tra loro: si ritirano
Suzuki, Warwick, Barrichello, Apicella e Lehto,
mentre Alliot e Fittipaldi dovettero tornare ai box per riparare le
proprie vetture. Prost cominciò subito ad allungare sugli
avversari; al quarto giro Schumacher passò Alesi alla Variante
Ascari e conquistò la seconda piazza. Al passaggio successivo
Hill, in rimonta, superò Berger installandosi al quarto posto e
al decimo giro passò pure Alesi. Intanto, Senna aveva problemi
ai freni e arrivò a ruote bloccate alla seconda variante,
tamponando Brundle e causando il ritiro di entrambi.
Poco dopo anche Berger fu costretto al ritiro per un guasto al sistema di sospensioni attive mentre si trovava in quinta piazza.
Al 21º giro fu imitato da Schumacher, costretto a fermarsi per la
rottura del motore. A questo punto la classifica vedeva Prost, seguito
da Hill, Alesi, Patrese, Wendlinger e Martini nelle prime sei
posizioni. Per oltre venti giri le posizioni rimasero invariate ad
esclusione del sesto posto, occupato da Michael Andretti, che stava
effettuando una lunga rimonta dopo che un testacoda ad inizio gara lo
aveva fatto precipitare in fondo al gruppo.
Prost, a partire dal
quarantesimo giro cominciò a rallentare, perdendo via via il
vantaggio di circa diciotto secondi che aveva accumulato su Hill, che
lo raggiunse nell'ultima fase di gara. A cinque tornate dal termine
infine, Prost ruppe il motore, lasciando via libera al compagno di
squadra che conquistò così la terza vittoria consecutiva
davanti ad Alesi, Andretti, Wendlinger, Patrese e Comas.
Per lo statunitense, al suo primo podio, fu l'ultima gara della
stagione e della carriera: la McLaren decise infatti di sostituirlo con
Mika Häkkinen. Proprio al traguardo, ci fu uno spettacolare
incidente tra Pierluigi Martini e Christian Fittipaldi entrambi su
Minardi: mentre Martini mantenne il controllo del mezzo, la vettura del
secondo (che stava tentando un sorpasso al photofinish) si capovolse in
aria riatterrando sulle quattro ruote e tagliando quindi il traguardo
per inerzia dietro al compagno.
1994/1995
- La pista di Monza è stata nuovamente oggetto di alcuni
interventi finalizzati al suo adeguamento agli standard di sicurezza
richiesti dalla FIA. Le modifiche, che non hanno comunque mutato la
fisionomia del tracciato, sono iniziate nell’estate del 1994
con il cambiamento del disegno della seconda curva di Lesmo.
Più numerosi i lavori eseguiti prima del Gran Premio
d’Italia del ‘95 in vari punti della pista. La
curva Grande è stata spostata verso l’interno di
una decina di metri al fine di guadagnare spazio al suo esterno, spazio
che ora ha raggiunto la considerevole profondità, nel punto
di massima criticità, di 118 metri tra pista e guard-rail.
La variante della Roggia non ha subito modifiche ma è stata
anticipata di circa 50 metri in modo da posizionarla in un punto con
margini laterali più ampi. L’intero tratto delle
due curve di Lesmo, dall’ingresso della prima
all’uscita della seconda è stato arretrato verso
l’interno pista di una quindicina di metri per incrementare
lo spazio di fuga. Dopo tutti gli “spostamenti” lo
sviluppo totale del circuito è diminuito di 30 metri
rispetto ai 5.800 di prima.
Gli altri lavori compiuti nell’estate del 1995 hanno
riguardato la costruzione di un nuovo centro medico, ampliato,
modernizzato e dislocato in una posizione più razionale,
facilmente raggiungibile anche dai box; accanto ad esso è
stato creato un eliporto di soccorso. I lavori, nel loro complesso,
sono costati circa 5,5 miliardi di lire, a carico della SIAS. Le
innovazioni hanno purtroppo comportato per scelta
l’abbattimento di 185 alberi e ciò ha scatenato in
alcuni ambienti accese polemiche che si sono comunque presto esaurite
dato che per ogni albero tagliato (anche malato o di scarso interesse
botanico) è stata prevista la messa a dimora di tre alberi
per un totale di 555 in altre zone dell’area
dell’Autodromo. Questa operazione è stata compiuta
dopo che una speciale commissione tecnica formata da rappresentanti
della Regione Lombardia, dei Comuni di Milano e Monza, della
Soprintendenza regionale ai monumenti e del Consorzio della Valle del
Lambro ha portato a termine lo studio idrogeologico della zona per mettere
ordine nel patrimonio arboreo.
Jean Alesi e Gerhard Berger, GP Italia 1994
Subito
dopo la partenza, alla prima curva, Irvine ritardò troppo la
frenata andando a toccare il retrotreno della Lotus di Herbert, che
andò in testacoda. A seguito di questo contatto, andò
fuori pista Panis, si girò anche Coulthard ed altre vetture
rimasero ferme in mezzo alla pista. La direzione decise di sospendere
la gara e di farla ripartire.
La seconda partenza fu regolare e nei primi 13 giri dominò la gara Jean Alesi
che guadagnò più di dieci secondi sugli inseguitori. Al giro 14 il
pilota francese della Ferrari rientrò ai box per il primo pit-stop, ma
al momento della ripartenza dalla piazzola ci fu un guasto alla
trasmissione della sua Ferrari che lo costrinse al ritiro.
Dunque la gara proseguì con Berger in prima posizione e le due Williams di Hill e Coulthard
subito dietro. Tuttavia, poco dopo, anche Berger perse la leadership in
un pit-stop, stavolta, troppo lento: nella ripartenza dalla piazzola
dei box, il pilota austriaco fu ostacolato da una Ligier, anch'essa
rientrante ai box. Il pilota Ferrari, dunque, perse la posizione a
vantaggio delle Williams.
A questo punto sembrò fatta per una doppietta della squadra di Grove,
ma, proprio all'ultima curva prima della bandiera a scacchi, Coulthard fu costretto al ritiro per mancanza di benzina.
Così la gara si concluse con la vittoria di Damon Hill, in seconda posizione Berger e in terza Hakkinen.
1997
- I posti a sedere dislocati in varie tribune sono stati portati da
circa 45 mila a quasi 51 mila, mentre il padiglione che ospitava il
museo delle auto storiche è stato destinato ad altri usi.
2001 – L’Autodromo riceve finalmente il via libero
nel tardo mese di luglio per gli ulteriori lavori di ammodernamento del
complesso dei box9, potendo cosi completarlo e realizzare nuovi edifici
in sostituzione dei vecchi per le stesse destinazioni d’uso.
Il neo di questa operazione rimane l’allargamento del
“paddock” a scapito del sempre apprezzato villaggio
dell’Autodromo, un opera a scala umana rimasta nel tempo
immutata e parte integrale dell’identità nazionale
ed internazionale dell’Autodromo di Monza, come lo era
soprattutto il simbolo di Monza-Autodromo l’ingresso
monumentale alla pista del 1938/1939. Intanto poco prima la direzione
aveva ultimato i lavori della nuova prima variante, voluta dalla
associazione dei piloti di Formula Uno, cambiando un aspetto della
pista molto apprezzato per l’alto valore spettacolare che
offriva.
Jarno Trulli - Monza 1997
Rubens Barrichello taglia vittorioso il traguardo del Gp d'Italia del 2002 davanti al compagno di squadra Michael Schumacher
Panoramica del nuovo podio del circuito di Monza, montato nel 2002. A
inaugurarlo la vittoria di Barrichello su Ferrari
e il secondo posto di
Schumacher
In ogni gara, ad ogni curva, da tenere gli occhi chiusi e le dita incrociate fino all'ultima bandiera a scacchi.
2003, anno del penultimo mondiale di Schumi, e di tante novità in Formula Uno.
Anno
di Raikkonen che battaglia da campione con Michael, anno dei primi
guizzi di Alonso, anno di stravolgimenti tecnici e regolamentari.
Anno
della F2003GA, la monoposto che,
pur facendosi attendere per 3 gare, ha
regalato l'ennesimo sogno a Maranello, caricandosi di gioie,
dolori, suspense, duelli, pioggia, ghiaia...e passione, tanta,
tantissima.
Perché la
vettura dedicata a Giovanni Agnelli, scomparso proprio a Gennaio di
quell'anno, vince e soprattutto combatte, in un anno dove in molti
urlavano contro la "Formula Noia"dovuti ai trionfi Ferrari.
Monza: “l’ultima” di Schumy
Autodromo nazionale di Monza, 10 settembre 2006. Ultima vittoria di Michael
Schumacher sul circuito brianzolo, penultima in carriera, una grande vittoria
con un finale agrodolce, dhe in fondo immaginavano tutti ma al quale nessuno credeva.
A fine corsa in conferenza
stampa Michael annuncia il suo ritiro. Il caso vuole che Kimi
Raikkonen sul podio è al suo fianco:
è colui che
Schumy ha indicato come suo successore. La scena è
bella. Schumy sorride e abbraccia Kimi. E' un ideale passaggio di consegne.
La gara vede il ritiro di Fernando Alonso su Renault a 10 giri dalla fine per
l’esplosione del motore.
Nel campionato mondiale, Schumy approfitta del ritiro
per guadagnare 10 punti sull’asturiano e portarsi a -2.
Nel mondiale
costruttori,a Ferrari compie il sorpasso sulla Renault, e si porta prima
nel mondiale. Il campionato
dopo Monza si riapre, ma il finale purtroppo non
sarà come tutti i tifosi della Ferrari si auguravano.
Ma rimane il mito e una
giornata indimenticabile nel cuore di tutti
Gran Premio d'Italia
Il Gran Premio Santander d'Italia 2010 si è corso domenica 12 settembre 2010 sul Circuito di Monza.Ha
visto Fernando Alonso ottenere il primo hat trick stagionale (pole,
vittoria e giro più veloce), seguito da Jenson Button e Felipe
Massa. Dietro di loro sono giunti a punti Sebastian Vettel, Nico
Rosberg, Mark Webber, Nico Hulkenberg, Robert Kubica, Michael Schumacher e Rubens Barrichello.
Fernando
Alonso vince il Gran Premio d’Italia 2010.
Il pilota spagnolo è riuscito a
trionfare sul circuito di Monza grazie ad un ottimo lavoro dei meccanici
della Ferrari.
L'evento ha visto una grande partecipazione del pubblico, con oltre
120 000 tifosi presenti sul tracciato brianzolo
in tutto il fine
settimana, oltre a vari vip presenti ai box, tra cui Hugh Grant, Fabio Capello ed Eric Clapton.
Gran Premio d'Italia 2018
Il Gran Premio d'Italia 2018
è stata la quattordicesima prova del campionato mondiale di
Formula 1 2018. La gara, svoltasi domenica 2 settembre sul circuito di
Monza, è stata vinta dal britannico Lewis Hamilton
su Mercedes, al sessantottesimo successo nel mondiale; Hamilton ha
preceduto sotto la bandiera a scacchi il finlandese Kimi
Räikkönen su Ferrari e l'altro finlandese, suo compagno di
squadra, Valtteri Bottas.
Kimi Räikkönen e Lewis Hamilton seguono Valtteri Bottas alla prima variante.
L'olandese
Max Verstappen su Red Bull Racing-TAG Heuer, giunto terzo al traguardo,
è penalizzato di cinque secondi sul tempo di gara per un
contatto avvenuto con Valtteri Bottas nelle fasi finali della gara,
scalando al quinto posto.
Per Kimi Räikkönen si tratta del centesimo podio in gare valide per il Campionato mondiale di Formula 1.
All'inizio della sessione di prove si è verificato un grosso incidente per Marcus Ericsson, col pilota della Sauber, che alla curva 1 (Variante del Rettifilo),
non ha potuto chiudere il DRS. La vettura ha sbandato verso sinistra,
colpendo le barriere, per poi saltare in aria e cappottarsi. Il pilota è
rimasto incolume, e può proseguire a competere nel weekend La vettura dello svedese dev'essere ricostruita nella notte. Viene anche sostituita la power unit: ciò comporta la penalizzazione in griglia per il pilota.
Il vincitore Lewis Hamilton alla Curva Parabolica durante
la seconda sessione di prove libere.
Sebastian Vettel, autore di un testacoda durante
la seconda sessione di prove libere.
Per questa gara la Pirelli, fornitrice unica degli pneumatici, porta gomme di mescola medium, soft e supersoft.
Due
sono le zone in cui è ammesso l'utilizzo del Drag Reduction
System: la prima sul rettifilo dei box, con punto di determinazione del
distacco fra piloti stabilito prima della curva 11 (Curva Parabolica), e la seconda sul rettilineo prima della Variante Ascari, con detection point posto prima della curva 7 (seconda Curva di Lesmo).
Questa seconda sezione è allungata, rispetto all'edizione 2017.
La Federazione ha deciso di rivedere le zone di attivazione del DRS,
per cinque degli ultimi otto gran premi della stagione.
La
McLaren decide di sostituire il telaio sulla vettura di Fernando
Alonso, che ha subito un grande incidente nella precedente gara del
Belgio. Anche Alonso è ancora dolorante, ma partecipa comunque
alla gara.
La Red Bull Racing ha a disposizione due motori nuovi per la
gara: sulla vettura di Daniel Ricciardo è montato un motore Renault-TAG
Heuer Spec C (il pilota è penalizzato sulla griglia di partenza), mentre per Max Verst
Contrariamente a quello che si può pensare vista la conformazione del circuito di Monza non basta avere la vettura più veloce degli altri per aggiudicarsi il GP d'Italia (disputatosi nel 1980 a Imola). L'elenco dei cinque piloti più vincenti nella
corsa tricolore è composto infatti da driver noti per possedere qualità
fondamentali sul tracciato lombardo: riflessi pronti, rapidità di
ragionamento e, soprattutto, tanto coraggio.
Campioni del calibro di Jack Brabham e Mika Häkkinen non sono mai stati in grado di tagliare per primi il traguardo mentre altri meno titolati (qualche esempio? Ronnie Peterson e Stirling Moss) hanno più volte compiuto questa impresa in terra italiana.
1° Michael Schumacher (Germania)
Nato il 3 gennaio 1969 a Hürth (Germania).
PALMARES
AL GP D'ITALIA: 16 GP disputati (1991-1993, 1995-1998, 2000-2006, 2010,
2011), 3 scuderie (Benetton, Ferrari, Mercedes), 5 vittorie (1996,
1998, 2000, 2003, 2006), 8 podi, 3 pole position, 2 migliori giri.
2° Nelson Piquet (Brasile)
Nato il 17 agosto 1952 a Rio de Janeiro (Brasile).
PALMARES
AL GP D'ITALIA: 14 GP disputati (1978-1991), 5 scuderie (McLaren,
Brabham, Williams, Lotus, Benetton), 4 vittorie (1980, 1983, 1986,
1987), 5 podi, 2 pole position, 1 miglior giro.
3° Juan Manuel Fangio (Argentina)
Nato il 24 giugno 1911 a Balcarce (Argentina) e morto il 17 luglio 1995 a Buenos Aires (Argentina).
PALMARES
AL GP D'ITALIA: 7 GP disputati (1950, 1951, 1953-1957), 4 scuderie
(Alfa Romeo, Maserati, Mercedes, Ferrari), 3 vittorie (1953-1955), 5
podi, 5 pole position, 2 migliori giri.
4° Rubens Barrichello (Brasile)
Nato il 23 maggio 1972 a San Paolo (Brasile).
PALMARES
AL GP D'ITALIA: 19 GP disputati (1993-2011), 6 scuderie (Jordan,
Stewart, Ferrari, Honda, Brawn GP, Williams), 3 vittorie (2002, 2004,
2009), 5 podi, 1 pole position, 2 migliori giri.
5° Alain Prost (Francia)
Nato il 24 febbraio 1955 a Lorette (Francia).
PALMARES
AL GP D'ITALIA: 13 GP disputati (1980-1991, 1993), 4 scuderie (McLaren,
Renault, Ferrari, Williams), 3 vittorie (1981, 1985, 1989), 5 podi, 1
pole position, 1 miglior giro.
Formula 1 nel Tempo.....
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Tempio della velocità
Formula 1 nel Tempo...
Dopo la guerra torna la voglia di raccontare Monza....
Gran Premio d'Italia - 1950
domenica 3 settembre 1950 80 giri x 6.300 km - 504.000 km
Il Gran Premio d'Italia 1950 si è svolto sul circuito di Monza sulla distanza di 80 giri,
per un totale di 504,000 km (80 giri per 6,300 km)
Resoconto
L'attesa
per questo XXI Gran Premio d'Italia, che è anche la settima ed
ultima prova del 1º anno di Formula 1, è tanta, sia
perché ognuno dei 3F (Farina, Fangio, Fagioli) può ancora
vincere il titolo iridato, sia perché, fino all'ultimo momento,
è in dubbio la partecipazione della Ferrari, che solo in
extremis iscrive due vetture affidandole rispettivamente ad Alberto
Ascari e a Dorino Serafini, ex pilota di motociclismo.
Avviene,
così, il debutto ufficiale della Ferrari 375, che, spinta da un
motore 12 cilindri a V di 60° di 4.500 cm³ (il massimo
consentito per i motori aspirati), sviluppa, in questa prima versione,
una potenza di 330 cavalli, a 7.000 giri/minuto, con un peso di
850 kg, ed un rapporto peso/potenza di 2,57 kg/CV. Il
serbatoio carburante è di 195 litri, con un consumo stimato di
circa 2,5 km/litro.
Anche l'Alfa Romeo
approfitta di questa vetrina milanese per fare debuttare, con Fangio e
Farina alla guida, la 159, erede naturale della 158, della quale ricalca
l'impostazione generale, ma dalla quale si differenzia per il
miglioramento dell'impianto frenante e della trasmissione, e,
soprattutto, per l'adozione del ponte De Dion,
che era stato abbandonato 3 anni dopo l'uscita del 1° modello. La
potenza sale a 425 CV a 9.300 giri/minuto (sarà il motore di 1.500 cm³
più potente mai costruito nella storia dell'automobilismo), e, con un
peso di soli 710 kg, fa scendere il rapporto peso/potenza ad uno
stupefacente 1,67 kg/CV. La capacità dei serbatoi è portata a 300 litri.
Unica nota dolente di questa macchina, che sembra destinata a
stracciare tutti gli avversari, il consumo abnorme, calcolato in circa
0,580 km/litro, tanto che, nel corso della stagione successiva, alcune
vetture saranno dotate di un serbatoio aggiuntivo posto sul fianco del
motore.
A favore delle Alfa Romeo giocano la potenza, la leggerezza, e l'affidabilità,
ma la Ferrari dimostra subito tutto il suo valore, e, nelle prove
ufficiose, nonostante condizioni meteorologiche sfavorevoli, Ascari
migliora di tre decimi di secondo il record sul giro, ad oltre 190 km/h
di media. Chi pensava che le Ferrari potessero prevalere solo in virtù
dei loro più bassi consumi, che garantivano una sosta in meno ai box per
i rifornimenti, deve ricredersi.
Al via della gara, il più veloce è Farina, seguito da Fangio e
Sanesi, mentre Ascari appare in difficoltà, ma, al primo passaggio sulla
linea del traguardo, il giovane pilota milanese è già secondo, seguito
da Fangio, Sanesi, Taruffi e Fagioli. Procedendo di conserva, i due
piloti di testa aumentano, giro dopo giro, il loro vantaggio su tutti
gli altri, e, al 15º giro, Ascari passa in testa, tra l'entusiasmo della
folla. Ma la gioia dura poco, e, dopo solo un giro, il ferrarista è
costretto a fermarsi lungo la pista, per la rottura di un cuscinetto del ponte, dando via libera a Farina, che, tornato al comando, non lo lascerà più fino alla fine.
Al
24º giro anche Fangio è costretto ai box, per la rottura
del radiatore dell'acqua, ma il pilota argentino non si rassegna, e,
poco dopo, torna in pista con l'Alfa Romeo 158 di Taruffi, tra i fischi
di disapprovazione del pubblico, ma ricorrendo ad una precisa
disposizione regolamentare, che permette un simile gioco di squadra.
Poco dopo anche Serafini, alla guida della seconda Ferrari, ed in
quarta posizione alle spalle di Fagioli, si ferma ai box, e, al suo
posto, dopo la sostituzione delle gomme, riparte Ascari, fra le
acclamazioni del pubblico. La situazione, adesso, è la seguente:
1° Farina, 2° Fangio, 3° Fagioli, 4° Ascari. Ma le
sorprese non sono finite, e Fangio è costretto a fermarsi
definitivamente al 35º giro, per problemi al motore, dando
così l'addio ai suoi sogni di conquistare il titolo mondiale,
mentre Ascari continua la sua rincorsa a Fagioli, sperando di
conquistare almeno il 2º posto, ciò che si verifica
puntualmente, quando il pilota dell'Alfa Romeo, al 52º giro,
è costretto a fermarsi ai box per il rifornimento. Anche Farina,
successivamente, è costretto a fermarsi per rifornire, ma il suo
vantaggio è tale da mantenere fino in fondo la prima posizione,
che gli vale il titolo mondiale. A Fangio la magra consolazione del
giro più veloce.
3a vittoria per Giuseppe FARINA
1o Gran Premio per Piero TARUFFI
1o e unico podio per Dorino SERAFINI
6a vittoria per Alfa Romeo
Gran Premio d'Italia - 1951
domenica 16 settembre 1951 80 giri x 6.300 km - 504.000 km
IL Gran Premio d'Italia 1951si è svolto ad una settimana
di distanza dal GP delle Nazioni di motociclismo che aveva occupato il
circuito nella seconda domenica di settembre, data abituale per questa
gara di Formula 1. La gara fu vinta da Alberto Ascari su Ferrari,
davanti al compagno di squadra José Froilán
González; per la scuderia del cavallino si trattò inoltre
della prima doppietta nella sua storia, oltre al primo successo sul
circuito brianzolo
Resoconto
Dopo due vittorie della Ferrari nelle gare di Campionato, Juan-Manuel Fangio
torna a vincere a Bari per l'Alfa Romeo preannunciando una grande sfida
a Monza tra le 2 scuderie italiane. Alfa Romeo si presenta con Fangio,
Nino Farina, Felice Bonetto e Toulo de Graffenried mentre Ferrari porta
sette vetture tra cui sono presenti Alberto Ascari, Luigi Villoresi,
José Froilán González, Piero Taruffi e Chico
Landi. Oltre alle consuete Talbot-Lago sono presente la BRM, OSCA e
Simca-Gordini.
La prima fila vede Fangio e Farina insieme ad Ascari e González
mentre Villoresi, Taruffi, Bonetto e Reg Parnell finiscono in seconda
fila. Le due BRM non partiranno per problemi alle loro vetture.
Alla partenza Fangio va in testa ma dopo pochi giri deve lasciar
passare Ascari. Ma l'argentino non molla e torna al comando poco prima
del cambio gomme.
Farina e de Graffenried si ritirano presto ma Farina torna in gara con
la vettura di Bonetto. Questo lascia González in seconda piazza. Fangio
prova a riprendere le due Ferrari ma il suo motore
va in fumo e Farina riesce ad arrivare terzo, passando Villoresi. La
sua Alfa è molto veloce ma il poco carburante lo costringe a fare 3 pit
stop.
Il risultato di Monza costringe tutti ad attendere l'ultima gara in Spagna per sapere chi sarà il Campione del Mondo.
5o e ultimo migliore giro per Giuseppe FARINA
2a vittoria per Alberto ASCARI
1o podio per Felice BONETTO
Gran Premio d'Italia - 1952
domenica 7 settembre 1952 80 giri x 6.300 km - 504.000 km
Il
Gran Premio d'Italia 1952 fu l'ottava ed ultima gara della stagione
1952 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 7 settembre
all'Autodromo Nazionale di Monza. La manifestazione vide la vittoria di
Alberto Ascari su Ferrari, seguito da José Froilán
González su Maserati e Luigi Villoresi, su Ferrari. Ascari e González firmarono il giro più veloce in gara a 2'06.1.
1o migliore giro per Jose-Froilan GONZALEZ
1o migliore giro per Maserati
8a vittoria per Alberto ASCARI
Gran Premio d'Italia - 1953
domenica 13 settembre 1953 80 giri x 6.300 km - 504.000 km
Partenza del Gran premio: in prima fila da sinistra a destra Ascari, Fangio e Farina.
La manifestazione vide la vittoria di Juan Manuel Fangio su
Maserati, seguito dai ferraristi Nino Farina e Luigi Villoresi
Gara
La prima parte della gara vede una emozionante lotta a quattro tra
Fangio, Ascari, Farina e Marimon. La gara è ricordata
soprattutto per il rocambolesco finale: all'ultimo giro comanda Ascari,
davanti a Farina e Fangio, ma all'ultima curva il pilota milanese
commette un errore finendo in testacoda; Farina per evitarlo esce di
pista, riuscendo comunque a recuperare e a chiudere la gara in seconda
posizione. Fangio ottiene così un'insperata vittoria, la prima
per lui dal Gran Premio di Spagna 1951 e la prima in assoluto per la
Maserati in Formula 1.
7a vittoria per Juan Manuel FANGIO
8o e ultimo podio per Luigi VILLORESI
10o migliore giro per Juan Manuel FANGIO
1o Gran Premio per Luigi MUSSO
1a vittoria per Maserati
10o podio per Maserati
Gran Premio d'Italia - 1954
domenica 5 settembre 1954 80 giri x 6.300 km - 504.000 km
Un momento della corsa: la Ferrari di Ascari insegue la Mercedes carenata di Fangio.
La manifestazione vide la vittoria di Juan Manuel Fangio su Mercedes,
seguito dai ferraristi Mike Hawthorn e José Froilán
González,
che sostituì durante la gara l'italiano Umberto
Maglioli.
Aspetti sportivi
.Pochi giorni prima della gara venne reso noto che Villoresi vi avrebbe partecipato alla guida di una Maserati,
dietro concessione della Lancia con cui era sotto contratto.
13a vittoria per Juan Manuel FANGIO
6o e ultimo migliore giro per Jose-Froilan GONZALEZ
1o podio per Umberto MAGLIOLI
4a vittoria per Mercedes
Gran Premio d'Italia - 1955
domenica 11 settembre 1955 50 giri x 10.000 km - 500.000 km
Gran Premio d'Italia 1955.
La manifestazione vide la vittoria di Juan Manuel Fangio su Mercedes,
seguito dal compagno di squadra Piero Taruffi
e da Eugenio Castellotti
su Ferrari.
Piero Taruffi - Monza 1955
La cronaca
Per questa
edizione si decise di cambiare il layout della pista. Le curve di
porfido furono eliminate e sostituite da una sola curva a destra con
raggio crescente a cui fu dato il nome di Parabolica. Inoltre venne
costruito un nuovo anello ad alta velocità. Il 26 luglio la
Lancia che aveva deciso per il ritiro dalle competizioni a seguito
della morte di Alberto Ascari, aveva ceduto tutto il materiale residuo
alla Scuderia Ferrari. Quest'ultima decise quindi di portare a Monza
quattro Lancia D50, una delle quali con funzioni di muletto: le tre
unità da gara sono affidate ad Eugenio Castellotti, a Nino
Farina ed a Luigi Villoresi. Oltre a queste, la scuderia iscrisse anche
tre Ferrari 625.
Il responso delle prove assegnò un margine notevole alle
Mercedes-Benz, che segnarono i migliori tempi con Juan Manuel Fangio
(già matematicamente Campione del Mondo 1955 e poleman della
gara), Stirling Moss e Karl Kling. Dal canto loro, le D50 si
comportarono onorevolmente: Castellotti segnò il quarto tempo,
Farina il quinto, Villoresi l'ottavo. La migliore tra le Ferrari 4
cilindri del tipo 625 si classificò appena dodicesima, con
Umberto Maglioli. Le D50 però, che in questa occasione
adottavano le gomme Englebert utilizzate dalla Ferrari ma che fino ad
allora avevano sempre montato gomme Pirelli, furono vittime di
molteplici dechappaggi; la Ferrari poteva soltanto utilizzare gli
pneumatici contrattualmente previsti, per cui si finì con
l'optare per il ritiro delle D50 dalla corsa, per evitare qualsiasi
rischio.
Eugenio Castellotti, comunque, prese il via utilizzando una
Ferrari 625, un muletto con cui aveva partecipato ad una parte delle
prove, ponendosi al 4º posto dello schieramento e sfruttando così la
prestazione ottenuta con la D50 (una mossa consentita dal regolamento in
vigore).
Il Gran Premio, che quell'anno si corse lungo il circuito completo di
km 10 comprendente l'anello di alta velocità appena ultimato, fu
dominato dalla Mercedes di Juan Manuel Fangio, che partiva dalla pole
position e non abbandonò più la posizione di testa fino
al termine della galoppata di 50 giri per 500 chilometri. La Mercedes
(che metteva in lizza le vetture del tipo carenato) faceva corsa a
sé e Piero Taruffi, dopo i ritiri di Moss e di Kling, ottenne un
bel secondo posto; terzo Castellotti con la Ferrari 625.
5o e ultimo podio per Piero TARUFFI
17a vittoria per Juan Manuel FANGIO
9a vittoria per Mercedes
Gran Premio d'Italia - 1956
domenica 2 settembre 1956 50 giri x 10.000 km - 500.000 km
Il Gran Premio d'Italia 1956 fu l'ottava gara della stagione 1956 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 2 settembre
sull'Autodromo Nazionale Monza.
La corsa vide la vittoria di Stirling Moss su Maserati, seguito dalla coppia Peter Collins-Juan Manuel Fangio e da Ron Flockhart
3a vittoria per Stirling MOSS
1o e unico podio per Ron FLOCKHART
1o Gran Premio per Jo BONNIER
18o e ultimo Gran Premio per Piero TARUFFI
25a pole position per Ferrari
1o e unico podio per Connaught
5a vittoria per Maserati
1o e unico podio per Alta
Gran Premio d'Italia - 1957
domenica 8 settembre 1957 87 giri x 5.750 km - 500.250 km
Gran Premio d'Italia 1957
La corsa vide la vittoria di Stirling Moss su Vanwall, seguito da Juan
Manuel Fangio su Maserati e da Wolfgang von Trips su Ferrari.
Si registrò anche l'unica presenza nel mondiale per la 250F TD,
dotata del nuovo motore V12, condotta da Jean Behra, che,
dopo una quinta posizione nello schieramento di partenza, non riuscì a completare la gara.
6a vittoria per Stirling MOSS
1a pole position per Stuart LEWIS-EVANS
1o podio per Wolfgang von TRIPS
35o e ultimo podio per Juan Manuel FANGIO
1o migliore giro per Tony BROOKS
37o e ultimo podio per Maserati
3a vittoria per Vanwall
Gran Premio d'Italia - 1958
domenica 7 settembre 1958 70 giri x 5.750 km - 402.500 km
1958 - Il circuito di Monza visitato dai turisti
Gran Premio d'Italia 1958
La corsa vide la vittoria di Tony Brooks su Vanwall, seguito dalle Ferrari di Mike Hawthorn e Phil Hill.
La stagione 1958 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 9ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 1ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 19 gennaio e terminata il 19 ottobre, dopo 11
gare. Il titolo mondiale piloti è andato per la prima volta al
britannico Mike Hawthorn, mentre il Titolo Costruttori è stato
conquistato dalla Vanwall.
Il
pilota della Kurtis Kraft Pat O'Connor, i piloti della scuderia Ferrari
Luigi Musso e Peter Collins e il pilota della Vanwall Stuart
Lewis-Evans sono deceduti durante questo campionato.
4a vittoria per Tony BROOKS
1o podio per Phil HILL
1o migliore giro per Phil HILL
8a vittoria per Vanwall
7a e ultima pole position per Vanwall
Gran Premio d'Italia - 1959
domenica 13 settembre 1959 72 giri x 5.750 km - 414.000 km
Gran Premio d'Italia 1959
La corsa vide la vittoria di Stirling Moss su Cooper-Climax, seguito da Phil Hill su Ferrari e Jack Brabham su Cooper-Climax.
Con il primo e terzo posto in gara la Cooper-Climax si laureò Campione
del Mondo Costruttori
con un Gran Premio d'anticipo sul termine della
stagione.
.
12a vittoria per Stirling MOSS
10a pole position per Stirling MOSS
6a vittoria per Climax
Gran Premio d'Italia - 1960
domenica 4 settembre 1960 50 giri x 10.000 km - 500.000 km
Gran Premio d'Italia 1960
La stagione 1960 era stata frustrante per la Ferrari di Formula 1.
Correndo con la obsoleta Dino 246, una vettura dotata di motore
anteriore, opposta alla tendenza progettuale che voleva oramai vetture
dotate di motore posteriore, che avevano mostrato maggiore competività,
la Ferrari aveva ottenuto, fino ad allora, solo risultati deludenti. Il
campionato era già stato deciso in favore di Jack Brabham e la Ferrari
non aveva ottenuto nessuna vittoria. Vedendo l'occasione di poterla
ottenere qui a Monza, gli organizzatori italiani decisero di elevare
ulteriormente l'unico vantaggio della Ferrari, la velocità in
rettilineo, decidendo di riutilizzare la pista combinata al circuito
ovale, detta anello di alta velocità e dotato di curve inclinate,
rendendo cosi ancora più veloce il circuito di Monza.
Citando la fragilità delle loro vetture e dei pericoli dovuti
all'anello ad alta velocità, i principali team ufficiali britannici
dell'epoca, Lotus, BRM e Cooper, decisero di boicottare l'evento, che
comportò la necessità di iscrivere alla corsa vetture di partecipanti
privati e auto di Formula 2.
La gara fu una corsa a fila indiana fra le Ferrari, con Ginther
che condusse dall'inizio e alla fine fu superato da Phil Hill. I due,
con il compagno di squadra Willy Mairesse, ottennero cosi un risultato
storico di 1º-2º-3º posto per la Ferrari. Il boicottaggio dei teams
inglesi permise anche alla Scuderia Castellotti di segnare i suoi unici
punti validi per il campionato del mondo con Giulio Cabianca grazie al
quarto posto ottenuto con la sua Cooper T51, arrivata a due giri dietro
Phil Hill e davanti alla quarta auto della Scuderia Ferrari, condotta da
Wolfgang von Trips.
Fu la prima vittoria per un pilota americano in un Gran Premio da
quando fu istituito il campionato di Formula Uno nel 1950, e l'ultima
di una vettura a motore anteriore in Formula Uno.
Nessuno dei piloti al via aveva ottenuto in precedenza una
vittoria in Formula 1; si tratta dell'unico Gran Premio nella storia di
questo sport in cui è avvenuto ciò, se si esclude il primo in assoluto,
il Gran Premio di Gran Bretagna 1950, e la 500 Miglia di Indianapolis 1950.
1a vittoria per Phil HILL
1a pole position per Phil HILL
1o e unico podio per Willy MAIRESSE
1o podio per Richie GINTHER
30a vittoria per Ferrari
30o migliore giro per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1961
domenica 10 settembre 1961 43 giri x 10.000 km - 430.000 km
Gran Premio d'Italia 1961
La gara fu vinta da Phil Hill su Ferrari, che segnò la sua
ultima vittoria in carriera oltre a laurearsi campione del mondo,
seguito da Dan Gurney su Porsche e da Bruce McLaren su Cooper-Climax
Dopo il Gran
Premio di Germania disputato al Nürburgring il 6 agosto, la lotta
per il titolo mondiale era ormai ristretta ai due ferraristi Wolfgang Von Trips (leader della classifica con 33 punti) e Phil Hill, distanziato di quattro lunghezze dal tedesco.
Nelle qualifiche
di Monza fu Von Trips a conquistare la pole position, girando in
2'46"3. Il messicano Ricardo Rodríguez, all'età di 19
anni e 208 giorni, diventa il più giovane pilota ad esordire in
Formula 1, record poi battuto da Mike Thackwell al Gran Premio d'Olanda
1980, e, qualificandosi al secondo posto, il più giovane pilota
a partire in prima fila, record rimasto imbattuto fino al Gran Premio
del Belgio 2016, quando fu migliorato da Max Verstappen. Al via fu
però Phil Hill a prendere il comando della corsa, che
riuscirà poi a tenere per gran parte della gara, alternandosi
con Richie Ginther fino a che quest'ultimo non dovette ritirarsi per un
guasto al motore.
Al secondo giro
Wolfgang von Trips, nel percorrere il rettilineo verso la Curva
Parabolica, entrò in collisione con la Lotus di Jim Clark: le
due vetture finirono nella via di fuga esterna alla pista, ma mentre la
vettura inglese riuscì a smorzare la forza d'inerzia contro il
terrapieno laterale e a fermarsi nell'erba senza troppi danni, la
Ferrari del tedesco decollò roteando su sé stessa,
andando a sbattere contro la rete di protezione, dietro la quale erano
assiepate decine di spettatori. La macchina poi rimbalzò
all'indietro, carambolando in mezzo alla pista, mentre il pilota venne
sbalzato fuori dall'abitacolo, ricadendo a un centinaio di metri di
distanza. I soccorritori intervennero abbastanza rapidamente, ma Von
Trips era morto sul colpo, insieme a 14 spettatori; decine furono anche
i feriti, che vennero smistati negli ospedali più vicini.La
corsa non venne tuttavia interrotta e fu vinta da Phil Hill, che si
laureò così matematicamente campione del mondo. Ma dopo
questa corsa così drammatica gli organizzatori del gp decisero
che ormai l'anello era diventato troppo pericoloso per le vetture di F1
e quindi a partire dal 1962 il gp si spostò stabilmente sulla
sola pista stradale.
1a e unica pole position per Wolfgang von TRIPS
1o e unico migliore giro per Giancarlo BAGHETTI
27o e ultimo Gran Premio per Wolfgang von TRIPS
3a e ultima vittoria per Phil HILL
35a vittoria per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1962
domenica 16 settembre 1962 86 giri x 5.750 km - 494.500 km
Gran Premio d'Italia 1962
La gara è stata vinta da Graham Hill su BRM, seguito dal
compagno di squadra Richie Ginther e da Bruce McLaren su Cooper.
Dopo il disastro della passata edizione, il gran premio si spostò sulla
sola pista stradale,
escludendo quindi l'anello ad alta velocità
considerato troppo pericoloso.
3a vittoria per Graham HILL
4a vittoria per BRM
20a pole position per Climax
Gran Premio d'Italia - 1963
domenica 8 settembre 1963 86 giri x 5.750 km - 494.500 km
Gran Premio d'Italia 1963
. La gara fu vinta da Jim Clark, alla guida di una Lotus - Climax;
questo risultato consegnò al pilota scozzese e alla sua scuderia
rispettivamente il Titolo Piloti e il Titolo Costruttori, con ben tre
gare d'anticipo sulla fine del Campionato
Prima della gara
La Ferrari sostituì Willy Mairesse, gravemente infortunatosi
durante il Gran Premio di Germania, con Lorenzo Bandini, che aveva
già disputato alcuni Gran Premi per la Scuderia Centro Sud. La
Lotus sostituì Trevor Taylor, vittima di un grave incidente
durante il Gran Premio del Mediterraneo, non valido per il Mondiale, con Mike Spence.
Gara
Amon non prese parte alla gara dopo essersi infortunato in un incidente durante il warm up.
Al via Hill prese la testa della corsa, davanti a Surtees e Clark; nel
corso del quarto passaggio il pilota della BRM fu sopravanzato da
entrambi i rivali, che cominciarono a contendersi la prima posizione e
lo distanziarono. Al 17º giro Surtees fu costretto al ritiro da
problemi al motore. Clark prese quindi il comando, ma fu raggiunto da
Gurney e Hill.I tre si contesero la vittoria per gran parte della gara,
scambiandosi più volte le posizioni, ma dopo 49 tornate Hill
rallentò per via di problemi alla frizione, scivolando nelle
retrovie e dovendo poi abbandonare la gara.
Al 63º giro anche Gurney ebbe dei problemi meccanici e Clark
poté così permettersi di amministrare la gara, tagliando
il traguardo in prima posizione. Secondo si piazzò Ginther,
unico pilota a pieni giri, mentre McLaren conquistò il gradino
più basso del podio. Ireland (ritiratosi a due tornate dal
termine per un guasto al motore), Brabham e Maggs chiusero a punti..
8a vittoria per Jim CLARK
10o migliore giro per Jim CLARK
13a vittoria per Lotus
20o podio per BRM
27a vittoria per Climax
Gran Premio d'Italia - 1964
domenica 6 settembre 1964 78 giri x 5.750 km - 448.500 km
Gran Premio d'Italia 1964
Divenne l'ultima per Maurice Trintignant, dopo la sua carriera di 14 anni nella Formula 1.
Il pilota statunitense Phil Hill, dopo l'incendio nel Gran Premio precedente, fu sostituito da John Love di Rhodesia.
La corsa vide la vittoria di John Surtees su Ferrari, seguito da Bruce McLaren su Cooper-Climax e da Lorenzo Bandini su Ferrari.
Gara
Parteciparono i primi 20 piloti secondo il risultato delle qualifiche.
Maurice Trintignant (21º) partì al posto di Jean-Claude Rudaz che
abbandonò alla partenza.
3a vittoria per John SURTEES
10o podio per John SURTEES
50o Gran Premio per Bruce McLAREN
81o e ultimo Gran Premio per Maurice TRINTIGNANT
39a vittoria per Ferrari
40o migliore giro per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1965
domenica 12 settembre 1965 76 giri x 5.750 km - 437.000 km
Gran Premio d'Italia 1965
La corsa vide la prima vittoria in carriera per Jackie Stewart su BRM,
seguito dal compagno di squadra Graham Hill
e da Dan Gurney su
Brabham-Climax.
1a vittoria per Jackie STEWART
50o Gran Premio per Jim CLARK
11a vittoria per BRM
Gran Premio d'Italia - 1966
domenica 4 settembre 1966 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
Gran Premio d'Italia 1966
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 4 settembre 1966 sull'Autodromo Nazionale di Monza.
Fu la settima prova del mondiale 1966
e vide la vittoria di Ludovico
Scarfiotti su Ferrari, seguito da Mike Parkes e da Denny Hulme.
Fu l'unico
gran premio della stagione dove la Scuderia Ferrari ottenne una
doppietta, la quale mancava da cinque anni; l'ultima, infatti, fu
quella ottenuta da Wolfgang von Trips e Phil Hill al Gran Premio di
Gran Bretagna 1961, anche se in questa occasione si trattò
più di una tripletta considerato il terzo posto di Richie
Ginther. Inoltre, la Ferrari ritorna alla vittoria dopo due anni,
l'ultima volta è stata sempre a Monza nel 1964
È un gran premio importante per le novità tecniche. Esordisce la
BRM P83 con motore 16 cilindri. Motore utilizzato anche da Jim Clark
sulla Lotus. Il motore pesante e fragile costringe al ritiro le tre
vetture che lo montano.
A quasi un anno dal successo nell'ultimo Gran premio del 1965
rientra anche la Honda con la nuova RA273, affidata a Richie Ghinter. La
Eagle si presenta con una nuova vettura per il suo pilota/costruttore,
Dan Gurney. Monta un nuovo motore 12 cilindri realizzato in Inghilterra
dalla Weslake.
1a e unica vittoria per Ludovico SCARFIOTTI
2o e ultimo podio per Mike PARKES
50o Gran Premio per Richie GINTHER
Gran Premio d'Italia - 1967
domenica 10 settembre 1967 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
Gran Premio d'Italia 1967
Fu la nona prova del mondiale 1967 e vide l'ultima vittoria in carriera di John Surtees su Honda, seguito da Jack Brabham e da Jim Clark.
Gara
Al 13º giro Jim Clark, che era saldamente in testa al GP, buca una gomma
ed è costretto a ripartire con un giro di ritardo. Si sdoppia dai
battistrada, li raggiunge e li supera a poche tornate dalla fine.
All’ultimo giro è nettamente davanti a John Surtees e Brabham, unici
superstiti del gruppo di testa, ma a pochi chilometri dalla conclusione
rimane senza benzina e viene sfilato alla curva Ascari dai due
inseguitori, che vanno a giocarsi il successo in volata: vincerà
Surtees, mentre Clark arriva con oltre 20 secondi di distacco.
.
6a e ultima vittoria per John SURTEES
1o Gran Premio per Jacky ICKX
21o e ultimo Gran Premio per Giancarlo BAGHETTI
2a vittoria per Honda
20o podio per Repco
Gran Premio d'Italia - 1968
domenica 8 settembre 1968 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
Gran Premio d'Italia 1968
Fu la nona prova del mondiale 1968 e vide la vittoria di Denny Hulme su
McLaren-Ford, seguito da Johnny Servoz-Gavin e da Jacky Ickx
3a vittoria per Denny HULME
8a e ultima pole position per John SURTEES
1o e unico podio per Johnny SERVOZ-GAVIN
1o e unico migliore giro per Jackie OLIVER
2a vittoria per McLaren
1a pole position per Honda
160o podio per Ferrari
12a vittoria per Ford Cosworth
18o e ultimo Gran Premio per Weslake
Gran Premio d'Italia - 1969
domenica 7 settembre 1969 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
Gran Premio d'Italia 1969 XL Gran Premio d'Italia e ottava gara del campionato di Formula 1 del 1969, si è svolto il 7 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford.
11a vittoria per Jackie STEWART
9a e ultima vittoria per Matra
60o podio per Lotus
10o migliore giro per Matra
23a vittoria per Ford Cosworth
Gran Premio d'Italia - 1970
domenica 6 settembre 1970 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
Gran Premio d'Italia 1970 XLI Gran Premio d'Italia e decima gara del campionato di Formula 1 del 1970, si è svolto il 6 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Clay Regazzoni su Ferrari, prima vittoria in
carriera del pilota svizzero.
Durante le prove ufficiali del sabato
perì in un incidente il pilota austriaco Jochen Rindt, che in
quell'anno si sarebbe laureato
campione del mondo postumo, l'unico
della storia della Formula 1.
.
1a vittoria per Clay REGAZZONI
Gran Premio d'Italia - 1971
domenica 5 settembre 1971 55 giri x 5.750 km - 316.250 km
Emerson Fittipaldi a Monza su Lotus turbina 56B
La Lotus 56 è stata la prima ed unica vettura di Formula 1 ad utilizzare un motore a turbina alimentato a kerosene,
portata in pista dalla casa automobilistica Lotus Cars nel 1971 non
ottenne però notevoli successi e il progetto fu abbandonato
nello stesso anno. La Pratt & Whitney fornisce una turbina ST6B-70
in grado di erogare una potenza regolabile tra i 450 e 500 CV
abbinata ad un sistema di trasmissione Ferguson che consente la
trazione sulle quattro ruote.
Questo sistema sfrutta una scatola di trasmissione centrale a catena
Morse, situata dietro il sedile del pilota, che riceve il moto dalla
turbina e assicura la trazione alle quattro ruote tramite due alberi di
trasmissione e due differenziali.
Il rapporto di trasmissione tra l'asse anteriore e quello posteriore
era ripartito con un valore di 50/50 che venne successivamente
modificato con un rapporto di 45/55.
Gran Premio d'Italia 1971
XLII Gran Premio d'Italia e nona gara del campionato di Formula 1 del 1971, si è svolto il 5 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Peter Gethin su BRM. Fu l'ultimo gran premio disputato sul circuito senza chicane e anche
viste le enormi velocità che le vetture raggiunsero in questa edizione,
dall'anno successivo furono introdotte 2 chicane per rallentare le
vetture nelle 2 curve più pericolose del tracciato, ovvero la curva
grande e la ascari.
1a e unica vittoria per Peter GETHIN
1o e unico podio per Peter GETHIN
1o e unico migliore giro per Henri PESCAROLO
16a vittoria per BRM
17a vittoria per BRM
1a pole position per Matra
Gran Premio d'Italia - 1972
domenica 10 settembre 1972 55 giri x 5.775 km - 317.625 km
Gran Premio d'Italia 1972, XLIII Gran Premio d'Italia e decima gara del campionato di Formula 1 del 1972, si è svolto il 10 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Emerson Fittipaldi su Lotus-Ford Cosworth
Qualifiche
La prima fila era composta da due vetture con motori a dodici cilindri,
vale a dire la Ferrari 312B2 di Jacky Ickx e la Matra MS120D di Chris
Amon. Dietro di essi si erano qualificati Jackie Stewart, Clay
Regazzoni, Emerson Fittipaldi e Denis Hulme, mentre Henri Pescarolo e
Derek Bell non riuscirono a qualificarsi poiché la griglia di partenza
era limitata a sole 25 vetture.
Dopo la precedente edizione, passata
agli annali della Formula 1 per l'arrivo in volata di quattro vetture
nello spazio di soli 18 centesimi di secondo, corsa a più di
240 km/h di media, per questa edizione furono create due chicane
per rallentare i concorrenti e aumentare la sicurezza. La prima fu
realizzata all'altezza della biforcazione tra il tracciato stradale e l'anello di Alta Velocità
e consisteva in un varco di una decina di metri nel guard-rail che
separa le due sezioni del circuito, in quel punto adiacenti: i piloti
percorrevano il larghissimo rettilineo di partenza/arrivo mantenendosi
sul lato destro (vicino al muretto box, come per imboccare l'"anello di
Alta Velocità"), per poi attraversare il varco e portarsi sul lato
sinistro e dirigersi verso la "Curva grande".
Alla partenza, però, tale chicane non veniva utilizzata, coi
concorrenti che prendevano il via mantenendo il lato sinistro dell'ampia
sede stradale
La seconda chicane fu invece costruita all'altezza della "curva
del Vialone", che immetteva sul rettilineo opposto ai box: una sezione
di asfalto lunga poche decine di metri fu realizzata all'interno della
curva preesistente, all'altezza del "punto di corda", coi piloti
costretti a rallentare molto per poter affrontare il primo secco
sinistra-destra e poi ritornare sul vecchio asfalto con un meno brusco
destra-sinistra
La Lotus temeva ancora di incorrere in problemi legali sul
territorio italiano, in seguito all'incidente mortale di Jochen Rindt
nel 1970, e pertanto non schierò come team "ufficiale" la vettura di
Emerson Fittipaldi, ancora in corsa per il titolo mondiale, ma la
iscrisse sotto le insegne della squadra "World Wide Racing", come fatto già l'anno precedente.
La Scuderia Ferrari schierò una
terza vettura per Mario Andretti, mentre la Surtees portò
quattro auto, dal momento che al fondatore del team John Surtees si
aggiunsero altri tre piloti, Tim Schenken, Mike Hailwood e Andrea De
Adamich, per quello che sarebbe stato il suo ultimo Gran Premio. La
Tecno schierò per la prima volta due veicoli per Nanni Galli e
Derek Bell, che in precedenza si erano alternati nell'abitacolo della
singola vettura disponibile.
6a vittoria per Emerson FITTIPALDI
13a e ultima pole position per Jacky ICKX
1o podio per Mike HAILWOOD
14o e ultimo migliore giro per Jacky ICKX
111o e ultimo Gran Premio per John SURTEES
47a vittoria per Lotus
1o podio per Surtees
80o podio per Lotus
49a vittoria per Ford Cosworth
60a pole position per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1973
domenica 9 settembre 1973 55 giri x 5.775 km - 317.625 km
Gran Premio d'Italia 1973
XLIV Gran Premio d'Italia e tredicesima gara del campionato di Formula 1 del 1973, si è svolto il 9 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Ronnie Peterson su Lotus-Ford Cosworth.
3a vittoria per Ronnie PETERSON
15o e ultimo migliore giro per Jackie STEWART
53a vittoria per Lotus
10o migliore giro per Tyrrell
64a vittoria per Ford Cosworth
170o podio per Ford Cosworth
Gran Premio d'Italia - 1974
domenica 8 settembre 1974 52 giri x 5.780 km - 300.560 km
Gran Premio d'Italia 1974
, XLV Gran Premio d'Italia e tredicesima gara del campionato di Formula 1 del 1974, si è svolto l'8 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Ronnie Peterson su Lotus-Ford. Cosworth.
Dopo le critiche dei piloti fu migliorata la chicane della curva Ascari, che fu resa più veloce e meno stretta.
.
7a vittoria per Ronnie PETERSON
57a vittoria per Lotus
40o podio per Tyrrell
100o podio per Lotus
76a vittoria per Ford Cosworth
70a pole position per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1975
domenica 7 settembre 1975 52 giri x 5.780 km - 300.560 km
Gran Premio d'Italia 1975
La gara è stata vinta dallo svizzero Clay Regazzoni su Ferrari;
per il vincitore si trattò del terzo successo in carriera,
oltre ad
aver colto tale successo due giorni dopo il suo 36º compleanno.
Aspetti tecnici
L'Hesketh
fece esordire nel mondiale, dopo aver usato nel Gran Premio di
Svizzera, non titolato, il modello 308C, guidato dal solo James Hunt. A
causa della velocità del circuito venne prospettata l'ipotesi
per cui il Gran Premio si sarebbe potuto disputare sul Circuito di
Imola, oppure che questa potesse comunque essere l'ultima presenza della Formula 1 sul circuito monzese. Nel calendario per il 1976, pubblicato nel weekend
della corsa, venne però confermata la tenuta del Gran Premio
d'Italia a Monza, con la possibilità che il passaggio in Romagna
avvenisse dal 1977..
Resoconto
Nella prima
giornata di prove il tempo migliore venne ancora una volta stabilito da
Niki Lauda, che ottenne 1'32"82, seguito dal compagno di scuderia, Clay
Regazzoni con 1'33"11. Molto indietro gli avversari: terzo fu il tempo
di Carlos Reutemann su Brabham-Ford Cosworth in 1'33"99. Emerson
Fittipaldi venne penalizzato dalla rottura del motore durante le libere
della mattina, ove aveva fatto segnare il tempo migliore.
Anche al sabato la Ferrari confermò la propria prevalenza, ottenendo la pole position
con Lauda, accompagnato in prima fila da Regazzoni. Per l'austriaco fu
l'ottava partenza al palo della stagione col tempo di 1'32"24. In
seconda fila si classificò Emerson Fittipaldi, assieme a Jody Scheckter.
L'unico pilota che ancora poteva impensierire Lauda per la conquista
del titolo, Carlos Reutemann, chiuse solo settimo. L'argentino fu anche
autore di un'uscita di pista, che provocò l'insabbiamento della vettura
in una via di fuga..
3a vittoria per Clay REGAZZONI
10o migliore giro per Clay REGAZZONI
57a vittoria per Ferrari
70o migliore giro per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1976
domenica 12 settembre 1976 52 giri x 5.800 km - 301.600 km
Gran Premio d'Italia 1976
La gara è stata vinta dallo svedese Ronnie Peterson su
March-Ford Cosworth;
per il vincitore si trattò dell'ottavo
successo nel mondiale.
Apetti tecnici
La pista venne leggermente modificata rispetto all'edizione precedente: venne ridisegnata la prima chicane (variante Goodyear).
Vi era un doppio destra-sinistra che rallentava maggiormente le
vetture. Alcuni piloti, tra cui Jacques Laffite e Clay Regazzoni,
criticarono la modifica, temendo che la nuova conformazione della pista
favorisse gli imbottigliamenti delle vetture al via. Fu anche inserita
una nuova chicane chiamata "Variante della Roggia" per rallentare le
vetture nell'affrontare la prima di Lesmo.
Per
adeguarsi meglio alle importanti frenate del circuito sulla Brabham di
Pace vennero utilizzati nuovi freni con guarnizioni di carbonio sia per
le pastiglie che per i dischi; sulla Tyrrell, il progettista Frank
Gardner modificò la geometria posteriore della macchina di
Scheckter e allungò di circa 150 millimetri il passo di quella
di Depailler.
Resoconto
La prima giornata di prove venne rovinata dalla pioggia che batté sul
circuito. Molti piloti furono autori di pericolosi testacoda, senza
però che ciò comportasse delle conseguenze fisiche per loro. Tra questi
anche Clay Regazzoni e James Hunt ebbero degli incidenti. Il ticinese finì nella sabbia nella variante prima della prima Curva di Lesmo,
venendo di fatto avvolto dalla reti di protezioni poste nella via di
fuga, tanto che dovettero intervenire i commissari per liberarlo dalla
monoposto.
Il
miglior tempo venne fatto segnare da Hans-Joachim Stuck su March in
2'02"79, davanti a Ronnie Peterson e Jacky Ickx. La settimana
precedente Laffite aveva ottenuto, su pista asciutta, 1'42"57. Al
termine delle prove i commissari di gara squalificarono, per
irregolarità tecniche, la Lotus di Mario Andretti, la March di
Peterson, l'Ensign di Ickx, la Wolf Williams di Arturo Merzario e la
Ferrari di Regazzoni. Per tutte la motivazione era dovuta alla
violazione sull'altezza delle prese d'aria sulla vettura, mentre sulla
Ferrari lo sbalzo dell'alettone posteriore venne misurato un
millimentro più alto di quanto consentito. L'atteso Lauda chiuse
in 2'35"25, col diciannovesimo tempo.
Il giorno seguente, col sole, fu Jacques Laffite a strappare la pole, la prima per lui e per la Ligier. Per il motorista, la Matra, si trattò della terza pole,
la prima dal Gran Premio di Francia 1972, con Chris Amon. Il francese
precedette di soli tre centesimi Jody Scheckter su Tyrrell, e di 18
Carlos Pace su Brabham. Lauda chiuse quinto, tra l'altro il migliore
dei piloti della Scuderia Ferrari. Laffite fece segnare 1'41"35, un
tempo di quasi nove secondi più alto di quanto fatto dal poleman del 1975, Niki Lauda.
Hunt, il più diretto rivale dell'austriaco nella corsa
all'iride, si classificò nono, e lamentò un eccesso di
sovrasterzo.
Al termine delle prove dei tecnici della Snam-Agip prelevarono
dei campioni benzina per controllare che rispondessero ai criteri del
regolamento. Vi erano state delle polemiche all'indomani del Gran Premio d'Austria, vinto da John Watson,
in merito all'utilizzo di carburanti non legali da parte di alcune
scuderie britanniche, tra cui proprio la Penske e la McLaren.
Secondo il regolamento sportivo in vigore in Italia
la benzina non poteva superare i 101 ottani: vennero trovati irregolari
proprio i carburanti di Penske (109 ottani) e McLaren (101,75). I
responsabili di questi team
si difesero affermando che la benzina era regolare, essendo stata
acquistata nel Regno Unito e sottolineando come a effettuare i
controlli fossero dei tecnici dell'Agip, fornitrice della Ferrari.
Si decise perciò di cancellare i tempi della seconda sessione, al
termine della quale erano stati effettuati i riscontri. Watson, Hunt e
Mass si ritrovarono perciò in graduatoria con i tempi, molto alti, della
sessione piovosa del venerdì e perciò non qualificati, anzi con tempi
superiori al 110%, rispetto al tempo del poleman, e quindi non ripescabili. Vennero così recuperati Brett Lunger, Arturo Merzario e Otto Stuppacher.
Stuppacher aveva però già abbandonato il circuito convinto di non
essersi qualificato, Merzario non prese parte alla gara così come Guy Edwards, per un problema sulla sua Hesketh.
Ciò fece riammettere, anche se in fondo allo schieramento, Watson e il
duo della McLaren, perché il limite del 110% non venne applicato in
quanto la sessione del venerdì era avvenuta sotto la pioggia.
8a vittoria per Ronnie PETERSON
1a pole position per Jacques LAFFITE
100o Gran Premio per Jacky ICKX
3a e ultima vittoria per March
1a pole position per Ligier
93a vittoria per Ford Cosworth
Gran Premio d'Italia - 1977
domenica 11 settembre 1977 52 giri x 5.800 km - 301.600 km
Gran Premio d'Italia 1977.
La gara è stata vinta dallo statunitense Mario Andretti, su
Lotus-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò del sesto
successo nel mondiale.
Andretti ha preceduto sul traguardo l'austriaco
Niki Lauda su Ferrari e l'australiano Alan Jones su Shadow -Ford-Cosworth.
Resoconto
Nelle prove del venerdì (condizionate anche da un vento teso)
il miglior tempo assoluto fu di Niki Lauda, ottenuto nell'ultimo
tentativo della sessione mattutina, in 1'38"97. L'austriaco della
Ferrari precedette il compagno di scuderia Carlos Reutemann, poi John Watson
e Mario Andretti. Jacques Laffite subì lo scoppio di un
pneumatico che lo condusse a un'uscita di pista. Vi furono dei problemi
anche sulla Brabham di Hans-Joachim Stuck, tanto che il tedesco
utilizzò la vettura assegnata inizialmente a Giorgio Francia,
che così fu relegato all'ultima posizione, a causa del poco
tempo a disposizione per far segnare un tempo valido. Nella sessione
pomeridiana solo Andretti e Hunt riuscirono a migliorare i propri tempi
del mattino.[9] Non prese parte alle prove Arturo Merzario: il pilota si ritirò per protesta vista l'assenza di un box per la sua scuderia e per il trattamento che la Goodyear, fornitrice degli pneumatici, riservava ai team privati. La casa statunitense forniva infatti tre mescole diverse ai team legati alla FOCA e solo due agli altri. Anche Loris
Kessel non completò le prove, dopo pochi giri, a causa della
scarsa competitività della sua Apollon e di un incidente, decise
di ritirarsi
Al termine delle prove vi fu una riunione dei piloti in merito
alla situazione del traffico in pista durante le qualifiche, visto
l'alto numero di piloti iscritti. Non si erano registrati particolari
problemi con un numero medio di vetture in pista che oscillava tra le 16
e le 18 unità, con una punta massima di 24 vetture.
Al sabato ben dieci piloti furono capaci di abbassare il tempo limite stabilito da Lauda al venerdì. Il poleman
fu James Hunt su McLaren che conquistò così la
tredicesima partenza al palo nel mondiale. In prima fila si
qualificò Carlos Reutemann, mentre la seconda fila fu ottenuta
da Jody Scheckter e Mario Andretti. Lauda chiuse quinto, a circa mezzo
secondo da Hunt; a far compagnia a Lauda in terza fila vi fu Riccardo
Patrese su Shadow.
Lauda venne penalizzato da un'uscita di pista durante le prove libere
del sabato mattino, che fece danneggiare la sua vettura, rompendo una
sospensione. Andretti invece terminò il carburante negli ultimi minuti e
non fu capace di tornare ai box
per l'ultimo tentativo. Un incidente più serio toccò a
Patrick Tambay, sempre nelle libere: la sua Ensign finì contro
il guardrail alla Seconda di Lesmo,
la vettura effettuò dei testacoda e terminò con le ruote verso l'alto,
tanto che il casco del pilota toccò terra. Non vi furono conseguenze per
il pilota.
A seguito dell'incidente di Tambay vennero sospese le prove libere; la
Ferrari chiese di posticipare le prove ufficiali di qualche minuto per
recuperare il tempo perduto per il prolungarsi delle libere, ma tale
posticipo non venne concesso.
A Giorgio Francia, che al venerdì aveva potuto provare solo per
4 giri, non venne concesso di effettuare nessun giro dalla Brabham, in
quanto la scuderia britannica preferì salvaguardare la sua
vettura quale muletto per Hans-Joachim Stuck.
6a vittoria per Mario ANDRETTI
63a vittoria per Lotus
7o e ultimo podio per Shadow
105a vittoria per Ford Cosworth
Gran Premio d'Italia - 1978
domenica 10 settembre 1978 40 giri x 5.800 km - 232.000 km
Gran Premio d'Italia 1978
Il Gran Premio d'Italia 1978
è stata la quattordicesima prova della stagione 1978 del
Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 10
settembre 1978 sul Circuito di Monza.
La gara è stata vinta dall'austriaco Niki Lauda su Brabham-Alfa
Romeo; per il vincitore si trattò del diciassettesimo successo
nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il britannico John Watson,
anch'egli su Brabham-Alfa Romeo, e l'argentino Carlos Reutemann su
Ferrari. Lo statunitense Mario Andretti su Lotus-Ford Cosworth e il
canadese Gilles Villeneuve su Ferrari, giunti sul traguardo,
rispettivamente, primo e secondo, vennero penalizzati di un minuto per
partenza anticipata, venendo così retrocessi al sesto e settimo
posto della graduatoria.
La
partenza del gran premio venne funestata da un grave incidente che
coinvolse diversi piloti, costringendo a un'interruzione della gara e a
una seconda partenza; a seguito delle ferite riportate, lo svedese
Ronnie Peterson, della Lotus, perì il giorno seguente al gran
premio, presso l'Ospedale Niguarda di Milano. In conseguenza di questo
decesso Mario Andretti si laureò matematicamente campione del
mondo di Formula 1 per la stagione 1978, per l'unica volta nella
carriera, in considerazione del fatto che Peterson era rimasto l'unico
pilota che poteva ancora superarlo nella classifica del mondiale piloti.
Aspetti tecnici
La Wolf ripresentò il modello WR5. La BS Fabrications
fornì a Nelson Piquet una McLaren M23: questo fu l'ultimo gran
premio valido per il mondiale al quale prese parte questo modello, nato
nel 1973; esso fu il più vincente della storia del mondiale di
F1, con ben 16 successi (e 4 in gare non valide per il campionato), e i
titoli piloti di Emerson Fittipaldi, nel 1974, e di James Hunt, nel
1976.
17a vittoria per Niki LAUDA
10o e ultimo migliore giro per Mario ANDRETTI
50o Gran Premio per Alan JONES
123o e ultimo Gran Premio per Ronnie PETERSON
20a vittoria per Brabham
12a e ultima vittoria per Alfa Romeo
Gran Premio d'Italia - 1979
domenica 9 settembre 1979 50 giri x 5.800 km - 290.000 km
Gran Premio d'Italia 1979
La gara è stata vinta dal sudafricano Jody Scheckter su Ferrari;
per il vincitore si trattò del decimo ed ultimo successo in
carriera.
Ha preceduto sul traguardo il canadese Gilles Villeneuve
anch'egli su Ferrari e lo svizzero Clay Regazzoni su
Williams-FordCosworth.
Nella prima
giornata di prove ufficiali il più rapido fu René Arnoux
su Renault, che chiuse in 1'34"70, tempo di ben tre secondi e un decimo
più basso di quello fatto segnare da Mario Andretti nel 1978, e
di quasi un secondo e mezzo inferiore a quello di Gilles Villeneuve
(1'36"1), ottenuto nelle prove effettuate la settimana precedente il
gran premio. Il francese precedette Alan Jones di due decimi. Terzo,
molto vicino a Jones, chiuse Villeneuve. Il leader della classifica
mondiale, Jody Scheckter, chiuse col quinto tempo, mentre Jacques
Laffite, suo principale inseguitore, era solo decimo. Le Ferrari
riscontrarono però un degrado eccessivo delle "minigonne" dovuto
all'asfalto particolarmente abrasivo del circuito. Héctor
Rebaque, che faceva debuttare la sua vettura, non poté prendere
parte alle prove per un problema di messa a punto.
Al sabato Arnoux
venne battuto dal compagno di scuderia Jean-Pierre Jabouille che chiuse
in 1'34"580, ottenendo così la quarta pole position nel
mondiale. Arnoux completò la prima fila tutta per la Renault.
Jody Scheckter conquistò il terzo tempo, precedendo Jones di
meno di un decimo. Gli altri due piloti di Ferrari e Williams,
Villeneuve e Regazzoni, ottennero la terza fila. Jacques Laffite fu
settimo. Arnoux ruppe un motore, mentre Jabouille uscì all'Ascari
e distrusse parzialmente la sua vettura, tanto da dover utilizzare il
muletto per la gara. Elio De Angelis ruppe un semisasse sulla sua Shadow e fu costretto a utilizzare la vettura del suo compagno di scuderia Jan Lammers.
De Angelis ottenne l'ultimo tempo valido per partecipare al gran
premio, anche se inizialmente, tale tempo era stato attribuito al suo
compagno di scuderia.
Apetti tecnici
Venne ampliata la zona dei parcheggi sul retro del paddock e
vennero costruiti nuovi box. La corsia dei box stessa venne ampliata a
11 metri di larghezza, contro i 9 precedenti. Sul rettilineo di
partenza, onde evitare possibili imbottigliamenti al via, come accaduto
nel tragico Gran Premio d'Italia 1978,
dovuti al taglio da parte dei piloti della linea bianca che delimitava
il tracciato, vennero inseriti nell'asfalto dei piccoli coni di gomma.
Nel regolamento della gara venne anche stabilito che chi avesse superato
la linea sarebbe stato penalizzato di un minuto. Vennero poi ampliate
parti della pista, come la prima chicane, e molte vie di fuga, sia alla Curva Grande che alle Lesmo.
Nei punti più pericolosi vennero anche sistemate della barriere fatte
con gli pneumatici, per meglio assorbire gli eventuali impatti delle
vetture contro il guardrail. Vennero infine abbattute delle piante alla Ascari per garantire maggiore visibilità e la stessa banchina venne arretrata.
Le
modifiche al tracciato vennero giudicate positivamente dai piloti: Clay
Regazzoni, nel corso di alcuni test della Goodyear effettuati a
metà agosto, affermò che la pista risultava più
aperta e paddock e box più adeguati. Il ticinese, come Alan
Jones, sollevò perplessità solo sull'altezza dei cordoli
alla Seconda di Lesmo.
La Wolf utilizzò il modello WR8,
mentre la Brabham presentò ancora delle vetture motorizzate
dall'Alfa Romeo. Il pilota messicano Héctor Rebaque, che fino a
quel momento aveva utilizzato per la sua scuderia una Lotus 79, fece
esordire la vettura che portava il suo nome, la Rebaque HR100,
costruita con l'appoggio della Penske. La Ferrari fornì a
entrambi i piloti sia la vecchia che la nuova versione della 312 T4.
10a e ultima vittoria per Jody SCHECKTER
33o e ultimo podio per Jody SCHECKTER
15o e ultimo migliore giro per Clay REGAZZONI
10o podio per Williams
78a vittoria per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1980
domenica 14 settembre 1980 60 giri x 5.000 km - 300.000 km
Il Gran Premio d'Italia 1980 dodicesima
prova della stagione 1980 del Campionato mondiale di Formula 1. Si
corse domenica 14 settembre 1980 sul Circuito di Imola.
La gara fu vinta dal brasiliano Nelson Piquet su Brabham-Ford Cosworth;
per il vincitore si trattò del terzo successo nel mondiale.
Precedette sul traguardo l'australiano Alan Jones e l'argentino Carlos
Reutemann, entrambi su Williams-Ford Cosworth. Grazie a questi
risultati la Williams si aggiudicò matematicamente, e per la
prima volta, il Campionato mondiale costruttori di Formula 1.
Fu l'unico Gran Premio d'Italia, valido per il campionato mondiale di Formula 1, a non disputarsi sull'Autodromo Nazionale di Monza. Il Gran Premio d'Italia venne premiato, per la seconda volta consecutiva, col Race Promoters' Trophy, quale gran premio meglio organizzato nella stagione. L'anno precedente però la gara si era svolta, come detto, a Monza.
Aspetti tecnici
Per
la prima, e per ora unica, volta il Gran Premio d'Italia, in una sua
edizione valida per il campionato mondiale di F1 non si disputò
sul tradizionale Autodromo Nazionale di Monza,
ma si spostò sul Circuito di Imola, all'epoca dedicato al solo
Dino Ferrari. La gara italiana era stata ospitata, prima
dell'istituzione del campionato mondiale, anche sui circuiti di
Montichiari (nel 1921, prima edizione), poi sul Circuito di Montenero
di Livorno (1937) e, nel secondo dopoguerra, anche a Milano (1947) e
Torino (1948). Dal 1949 era rimasto in sede fissa a Monza.
Il
tracciato di Imola aveva già ospitato due gran premi di Formula
1, non validi però per il mondiale. Il primo il 21 aprile1963, denominato Gran Premio d'Imola,
e vinto da Jim Clark su Lotus-Climax; il secondo il 16 settembre 1979,
il Gran Premio Dino Ferrari, che aveva visto il successo di Niki Lauda
su Brabham-Alfa Romeo.
Imola
avrebbe dovuto ospitare già nel 1979 la gara, in base a un
accordo, firmato il 26 ottobre 1978, tra l'Automobile Club di Bologna e
Bernie Ecclestone, capo della FOCA, per la disputa di un Gran Premio
sul circuito, per tre stagioni. L'annuncio venne criticato dall'ACI,
che si considerava l'unico soggetto intitolato per chiudere un tale
accordo, così come dalla Commissione Sportiva Internazionale,
unico ente predisposto per l'omologazione dei circuiti.[8] Ecclestone giustificò la scelta, che avrebbe eliminato il Circuito di Monza
dal calendario, non essendo previsti due Gran Premi in Italia, con la
scarsa qualità delle strutture del tracciato brianzolo e dalla
mancata progettazione dei lavori richiesti.
Dopo una lunga diatriba, che vedeva da un lato l'Automobile Club Italiano
e dall'altro Bernie Ecclestone, il 13 aprile 1979 vi fu un accordo per
tenere il Gran Premio d'Italia 1979 a Monza e svolgere una gara fuori
campionato a Imola, che a sua volta, avrebbe ospitato il Gran Premio
nazionale nel 1980.
In agosto venne raggiunto l'accordo definitivo tra la FOCA e gli
organizzatori di Imola per lo svolgimento del Gran Premio non valido per
il campionato, da tenersi la settimana successiva a quello d'Italia.
Per attrezzare il circuito in maniera adeguata vennero spesi 2 miliardi e mezzo di lire:
vennero rifatti interamente i box e la palazzina dei servizi. Vennero
sistemati più di 20.000 pneumatici come barriera di protezione. Il
circuito poteva ospitare 28.000 spettatori seduti nelle tribune, più
altri 90.000 in piedi, sui prati lungo la pista. La pista era lunga
esattamente 5 chilometri, comprendeva 9 curve a destra e 12 a sinistra, e
andava affrontata in senso antiorario. La somma delle parti in
rettilineo arrivava a 3.450 metri.
L'Alfa
Romeo prospettò l'esordio per una nuova monoposto, la 180,
esordio che però non si concretizzò per i ritardi
nell'approntamento della vettura. La Ferrari testò, senza
però portare in gara, la 126 C,
vettura equipaggiata col motore turbo. La vettura si presentava con una
linea alquanto diversa dalla sola altra vettura turbo del mondiale,
ovvero la Renault RE20. Il telaio risultava più stretto e con un
motore a 120°, di non grandi dimensioni. Anche l'Osella
presentò una nuova versione della sua monoposto, più
leggera e con un telaio più stretto.
3a vittoria per Nelson PIQUET
74o e ultimo Gran Premio per Vittorio BRAMBILLA
23a vittoria per Brabham
10o migliore giro per Williams
134a vittoria per Ford Cosworth
Gran Premio d'Italia - 1981
domenica 13 settembre 1981 52 giri x 5.800 km - 301.600 km
Gran Premio d'Italia 1981
La gara è stata vinta dal francese Alain Prost su Renault; per
il vincitore si trattò del terzo successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo l'australiano Alan Jones e l'argentino Carlos
Reutemann, entrambi su Williams-Ford Cosworth.
Nella prima
giornata di prove il tempo fu soleggiato, a differenza dei giorni
precedenti. La Renault confermò la sua superiorità sul
giro singolo, con René Arnoux, autore del miglior tempo in
1'34"042 (nuovo record del tracciato a oltre 222 km/h di media),
che precedette il compagno di scuderia, Alain Prost, di quattro decimi.
Carlos Reutemann, terzo a più di un secondo da Arnoux, si poneva
davanti ai tempi di Nelson Piquet e di Gilles Villeneuve. L'altro
ferrarista Didier Pironi uscì di pista ad alta velocità
alla Seconda di Lesmo, senza riportare però conseguenze fisiche.
Al sabato Arnoux fu capace di migliorare il suo tempo, abbassandolo a 1'33"467, conquistando così la sesta pole
consecutiva per la Renault, la settima per un pilota francese. A
sorpresa però la prima fila non fu tutta della casa francese ma
Carlos Reutemann su Williams strappò la seconda piazza a Prost,
che chiuse terzo, davanti all'altro francese Jacques Laffite. Nelson
Piquet, leader del mondiale a pari punti con Reutemann, fu sesto,
preceduto anche da Alan Jones. Jones, durante le prove, ruppe anche un
propulsore. Le Ferrari furono penalizzata da problemi tecnici e scesero
in classifica. Si qualificò per la prima volta una Toleman,
quella di Brian Henton, che così portò all'esordio in
gara anche il motore Hart.
Alla sera, rientrando presso l'hotel, Jean-Pierre Jarier alla guida di
una vettura privata, investì e uccise un ciclista
quattordicenne, all'altezza di Arcore. Il pilota, che subì delle
escoriazioni, e fu interrogato dalla polizia, partecipò
regolarmente al gran premio, non essendo emerse, da una prima indagine,
violazioni al codice della strada.
Aspetti tecnici
La Brabham
rinviò l'esordio con la vettura motorizzata col BMW turbo,
annunciata in precedenza. Anche l'Alfa Romeo rinunciò a
presentare la vettura dotata di motore turbo, che era stata presentata
in luglio.
L'Osella testò durante la settimana precedente al gran premio un
nuovo modello, che però non venne portato in gara.
Aspetti sportivi
Il Gran Premio d'Italia tornò nella sua tradizionale sede dell'Autodromo Nazionale di Monza, dopo che l'edizione 1980 si era corsa a Imola.
Si
prospettò l'impiego alla Fittipaldi di Johnny Cecotto, pilota
venezuelano, che aveva vinto due titoli nel motomondiale e che era da
poco passato all'automobilismo. Cecotto avrebbe dovuto prendere il
posto di Keke Rosberg, vicino al passaggio all'ATS. L'Alfa Romeo
iscrisse una terza vettura per Mauro Baldi, che però non prese
parte all'evento.
Il campione del mondo in carica Alan Jones soffriva per una slogatura a un pollice, rimediata in un rissa di pochi giorni prima.
Fu l'ultima presenza a una gara nel mondiale di F1 per il pilota
riminese Siegfried Stohr che, dal gran premio seguente, venne
sostituito all'Arrows da Jacques Villeneuve, fratello di Gilles.
6o e ultimo migliore giro per Carlos REUTEMANN
3a vittoria per Alain PROST
7a vittoria motore Renault
Gran Premio d'Italia - 1982
domenica 12 settembre 1982 52 giri x 5.800 km - 301.600 km
Le Tribune occasionali della Sopraelevata
Gran Premio d'Italia 1982
La gara è stata vinta dal francese René Arnoux su
Renault; per il vincitore si trattò del quarto successo nel
mondiale.
Ha preceduto sul traguardo il connazionale Patrick Tambay e
lo statunitense Mario Andretti, entrambi su Ferrari.
Nella prima
giornata di prove ufficiali il più rapido fu Patrick Tambay, su
Ferrari, in 1'29"275 (media 233,884 km/h), nuovo record del
tracciato, tempo ottenuto dopo tre giri dall'inizio delle prove.
Secondo chiuse Nelson Piquet, staccato di circa mezzo secondo, mentre
terzo era Alain Prost. L'altro ferrarista, Mario Andretti, chiuse col
sesto tempo, non avendo potuto sfruttare le gomme migliori nel giro
rapido. L'italoamericano si piazzò davanti al leader della
classifica iridata, Keke Rosberg.Al sabato, dopo pochi minuti
dall'inizio delle qualifiche, Nelson Piquet strappò a Tambay la pole
provvisoria, con 1'28"508. Il francese riusciva poi a migliorare il suo
tempo del venerdì, ma senza battere quello del pilota della
Brabham. Fu, invece, l'altro pilota della Ferrari, Mario Andretti a
essere capace a fare meglio del brasiliano, con 1'28"473.
L'italoamericano conquistava così la sua diciottesima, e ultima,
pole position
nel mondiale di F1. La precedente risaliva al Gran Premio degli Stati
Uniti d'America-Est 1978, ottenuta con la Lotus. La seconda fila fu
completata dai due compagni di scuderia di Andretti e Piquet, ovvero
Tambay e Patrese. Keke Rosberg chiuse settimo, il migliore dei piloti
con una vettura non dotata di motore turbo. L'Alfa Romeo testò
il modello 182T, a motore sovralimentato, ma a causa di alcuni problemi
tecnici preferì, per la gara, proseguire con la vettura spinta
dal più tradizionale motore V12.
Aspetti tecnici
L'Alfa Romeo
testò, ai primi di settembre, una vettura dotata di motore turbo
presso il Circuito del Balocco con Giorgio Francia al volant L'Alfa
Romeo 182T disponeva di un propulsore che sprigionava una potenza
stimata fino ai 700 cv, e venne, successivamente, testata anche sul tracciato di Monza nella settimana precedente a quella del gran premio, ma il suo impiego in gara era considerato poco probabile.
L'Arrows
affidò a Mauro Baldi una A5, mentre Marc Surer utilizzò
nuovamente un modello A4. La Toleman portò all'esordio la TG183, che venne guidata da Derek Warwick. La March tornò ad impiegare pneumatici della Pirelli, abbandonando le Avon.
4a vittoria per René ARNOUX
18a e ultima pole position per Mario ANDRETTI
19o e ultimo podio per Mario ANDRETTI
50o Gran Premio per Keke ROSBERG
300o Gran Premio per Lotus
11a vittoria per Renault
Gran Premio d'Italia - 1983
domenica 11 settembre 1983 52 giri x 5.800 km - 301.600 km
Gran Premio d'Italia 1983
.
La gara è stata vinta dal brasiliano Nelson Piquet su
Brabham-BMW; per il vincitore si trattò del nono successo nel
mondiale.
Ha preceduto sul traguardo il francese René Arnoux su
Ferrari e lo statunitense Eddie Cheever su Renault.
Nella prima
giornata di prove ufficiali ben 50.000 spettatori accorsero sul
circuito brianzolo. Con un clima caldo ma nuvoloso, le due Brabham di
Nelson Piquet e di Riccardo Patrese furono le due monoposto più
rapide, con Piquet che staccò di soli 51 millesimi il padovano.
Staccato di 5 decimi dal brasiliano chiuse invece René Arnoux,
che precedette il compagno di scuderia Patrick Tambay. I due piloti
della Renault, Eddie Cheever e Alain Prost chiusero invece solo sesto e
settimo, preceduti anche da Andrea De Cesaris. Il francese subì
dei problemi al motore. La veloce pista favorì decisamente le
monoposto che montavano motori turbo: il primo dei piloti, con a
disposizione motori aspirati, fu Keke Rosberg, solo sedicesimo,
staccato di oltre sei secondi. Al sabato la situazione di classifica si ribaltò: Patrese colse la sua seconda pole position
nel mondiale di F1, mentre anche di due portacolori della Ferrari,
Tambay e Arnoux, furono capaci di sopravanzare Piquet. Il brasiliano
ruppe il motore da qualifica, montato sulla sua vettura. Tentò, negli
ultimi istanti della sessione, di utilizzare la vettura di Patrese, ma
senza riuscire a far segnare un tempo valido. Migliorò anche Prost, che
chiuse quinto, precedendo De Cesaris e Cheever. Patrese fu il primo
italiano a cogliere la pole position,
nel gran premio di casa, dal 1953, quando la partenza al palo era stata
conquistata da Alberto Ascari. Tra i non qualificati vi fu Jacques
Laffite, la cui ultima mancata qualifica risaliva al Gran Premio di
Monaco.
Aspetti Tecnici
La McLaren
portò la nuova vettura a motore TAG Porsche anche a John Watson;
la RAM utilizzò per la prima volta, sulla sua unica monoposto,
il propulsore Ford Cosworth DFY. Molte modifiche vennero proposte dalla
Brabham: sul motore BMW venne montato il nuovo turbo KKK; vennero
modificati anche pistoni e turbine; venne testato anche un nuovo
sistema di raffreddamento. Venne messa in dubbio però la
regolarità del carburante utilizzato dal team britannico; da
un'analisi effettuata al Gran Premio di Gran Bretagna, e ripetuta a
Monza, esso risultava oltre i limiti di ottani consentiti.
Anche il
sistema di raffreddamento della Ferrari venne rivisto, così come
vennero migliorate le sospensioni anteriori. Anche la Renault
presentò una monoposto fortemente rivisitata per Alain Prost.
Altre modifiche furono presentate dalla Tyrrell.
Sulla Williams del francese Jacques Laffite vennero testati dei nuovi pneumatici radiali della Goodyear.
9a vittoria per Nelson PIQUET
30a vittoria per la Brabham
3a vittoria per BMW
Gran Premio d'Italia - 1984
domenica 9 settembre 1984 51 giri x 5.800 km - 295.800 km
Gran Premio d'Italia 1984
. Svoltosi il 9 settembre sul Circuito di Monza, è stato vinto da Niki Lauda su McLaren-TAG,
seguito da Michele Alboreto e Riccardo Patrese.
Nella prima
sessione del venerdì Elio De Angelis ottenne il miglior tempo,
precedendo Nelson Piquet e Teo Fabi. Il pilota romano realizzò
anche il record del circuito, venendo poi applaudito dal pubblico Le
prove, svoltesi inizialmente su pista bagnata, andata via via
asciugandosi,
hanno visto anche le Alfa Romeo mostrare una maggiore
competitività, con Patrese classificatosi tra i primi dieci. I
due candidati al titolo, Lauda e Prost, invece, non forzarono le loro
vetture, limitandosi a classificarsi settimo e quinto, con l'austriaco
scontento, però, del rendimento del motore. Davanti a Prost si
classificò Alboreto, vittima di vari
guasti, che lo costrinsero ad utilizzare la monoposto di riserva. Al
sabato, poi, Piquet riuscì ad ottenere la miglior prestazione,
abbassando ulteriormente il record del circuito e portandosi in pole
position. Dietro al brasiliano si classificò Prost, seguito da
De Angelis e da Lauda. Brusco il peggioramento dei piloti Ferrari, con
Alboreto arretrato all'undicesimo posto e Arnoux quattordicesimo. Il
francese, al termine della sessione di qualifica, dichiarò alla
stampa di non riuscire a capire il comportamento della vettura e di non
contare troppo su eventuali progressi la domenica. Per la prima volta
dal 1951 le Alfa Romeo si classificarono davanti alle Ferrari.
Aspetti tecnici
Per
l'appuntamento in terra brianzola, la Ferrari presentò
un'evoluzione della 126 C4, nota come versione M2, caratterizzata da
pance laterali allungate e da modifiche alla presa d'aria del motore.
La monoposto venne, però, utilizzato solamente nelle prove,
mentre in gara si preferì utilizzare il modello precedente,
più affidabile. Anche la Ligier mise a disposizione di Andrea De
Cesaris una nuova vettura, mentre l'Alfa Romeo utilizzò una
nuova carrozzeria e una nuova sospensione anteriore.
La Lotus mise a disposizione di Elio De Angelis
una vettura con cambio nuovo, con un carter più robusto, un
migliore circuito di lubrificazione e elementi del pignone Hewland.
24a vittoria per Niki LAUDA
10o podio per Riccardo PATRESE
150o Gran Premio per Jacques LAFFITE
40a vittoria per McLaren
26o e ultimo podio per Alfa Romeo
10a vittoria per TAG Porsche
10a pole position per BMW
40o e ultimo podio per Alfa Romeo
Gran Premio d'Italia - 1985
domenica 8 settembre 1985 51 giri x 5.800 km - 295.800 km
Gran Premio d'Italia 1985
Ha visto la vittoria la
vittoria del leader del mondiale Alain Prost, seguito da Nelson Piquet
e da Ayrton Senna.
È stato l'ultimo Gran Premio che ha visto il
vincitore cingere la corona d'alloro.
21a vittoria per Alain PROST
100o Gran Premio per Elio De ANGELIS
48a vittoria per McLaren
120o podio per McLaren
20o migliore giro per Williams
18a vittoria per TAG Porsche
40a pole position per Renault
20o podio per BMW
Gran Premio d'Italia - 1986
domenica 7 settembre 1986 51 giri x 5.800 km - 295.800 km
Gran Premio d'Italia 1986,
LVII Gran Premio d'Italia e tredicesima gara del campionato di Formula 1 del 1986, si è svolto il 7 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Nelson Piquet su Williams-Honda.
17a vittoria per Nelson PIQUET
3a e ultima pole position per Teo FABI
1o migliore giro per Teo FABI
30a vittoria per Williams
15a vittoria per Honda
Gran Premio d'Italia - 1987
domenica 6 settembre 1987 50 giri x 5.800 km - 290.000 km
Gran Premio d'Italia 1987
è stato il 447º Gran Premio di Formula 1 della storia, corso il 6 settembre 1987 all'Autodromo Nazionale di Monza.
Fu l'undicesima gara del Campionato Mondiale di Formula 1 1987 ed è stato vinto da Nelson Piquet.
Pre-gara
Il Gran
Premio d'Italia vide il debutto della nuova scuderia Coloni, con il
pilota Nicola Larini. Inoltre, la Osella schierò Franco Forini
come secondo pilota ad affiancare Alex Caffi.
La Honda annunciò di non voler più motorizzare le monoposto Williams nel 1988. L'azienda giapponese rese noto poi di aver firmato un contratto per motorizzare le monoposto McLaren.
La corsa
La prima fila fu
tutta Williams: Piquet conquistò la pole position davanti al
compagno Mansell e a Gerhard Berger, fra le prime posizioni per il
terzo Gran Premio consecutivo. Ayrton Senna (Lotus) si dovette
accontentare della quarta posizione davanti a Boutsen, Prost, Alboreto
e Fabi.
Alla partenza Mansell ebbe lo scatto migliore ma poco dopo
sbagliò a cambiare marcia, lasciando a Piquet la leadership.
Più dietro, Senna sbagliò la partenza, girando sesto alla
prima curva dietro, in ordine di posizione, a Berger, Boutsen e Prost.
Al secondo giro Berger e Mansell cominciarono un duello che si concluse
in un lieve contatto, che fece però guadagnare la seconda
posizione a Boutsen e retrocedere in quarta l'inglese. L'ordine rimase
invariato fino al 17º giro, quando Mansell passò prima il
ferrarista e poi Boutsen, riprendendosi la seconda posizione.I cambi
gomme di metà gara rimescolarono le carte, con Senna in testa;
questo lasciò presagire una gara simile a Monaco o Detroit,
con dominio del brasiliano, in quanto tutte le vetture in gara avevano
optato per una strategia con un solo pit-stop. Le due Williams erano
seconda e terza, rispettivamente con Nelson Piquet e Nigel Mansell,
davanti a Thierry Boutsen e Gerhard Berger. Senna dominò fino al
43º giro, quando, durante l'azione di doppiaggio di Piercarlo
Ghinzani, uscì di pista alla curva Parabolica. Quando
riuscì a riprendere la pista, Piquet era passato in prima
posizione. Senna tentò di recuperare la posizione ma ben presto
soffrì di un calo di prestazioni degli pneumatici, e alla fine
il connazionale della Williams poté vincere agevolmente con 2
secondi di vantaggio. Il gradino più basso del podio venne
occupato da Nigel Mansell, che chiuse davanti al ferrarista Gerhard
Berger, a Thierry Boutsen e a Stefan Johansson..
20a vittoria per Nelson PIQUET
100o Gran Premio per Michele ALBORETO
38a vittoria per Williams
70o migliore giro per Lotus
25a vittoria per Honda
Gran Premio d'Italia - 1988
domenica 11 settembre 1988 51 giri x 5.800 km - 295.800 km
Gran Premio d'Italia 1988 Fu la dodicesima prova del mondiale 1988 e vide la vittoria di Gerhard
Berger su Ferrari,
seguito da Michele Alboreto e da Eddie Cheever
Qualifiche
Senna conquistò la decima pole position stagionale, battendo di
tre decimi il suo compagno di squadra Prost; dietro alle due McLaren si
qualificarono
le due Ferrari di Berger e Alboreto, seguite dalle due Arrows di Cheever e Warwick..
Gara
Al via Senna
mantenne il comando davanti a Prost, Berger e Alboreto; non ci furono
variazioni importanti fino al 35º passaggio, quando il francese si
dovette ritirare per un problema al motore. Senna sembrava ormai avere
la vittoria in pugno quando, a causa di un'incomprensione, entrò
in collisione con Schlesser, che stava doppiando a due giri dal termine
della gara. Il ritiro del brasiliano permise così a Berger e
Alboreto di conquistare una doppietta per la Ferrari, a meno di un mese
dalla morte di Enzo Ferrari. Terzo e quarto si piazzarono Cheever e
Warwick, seguiti sul traguardo da Capelli e Boutsen. .
39a vittoria per Alain PROST
10o podio per Thierry BOUTSEN
79a vittoria per McLaren
100o Gran Premio per Lola
51a vittoria per Honda
Gran Premio d'Italia - 1989
domenica 10 settembre 1989 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Gran Premio d'Italia 1989
. La manifestazione vide la vittoria di Alain Prost su McLaren - Honda, seguito da Gerhard Berger su Ferrari
e da Thierry Boutsen su Williams - Renault.
Qualifiche
Senna
dominò le qualifiche, infliggendo un distacco di oltre un
secondo al più vicino inseguitore, Berger; alle spalle
dell'austriaco si piazzarono, nell'ordine, Mansell, Prost, Patrese,
Boutsen, Alliot e Nannini.
Gara
Al via Senna mantenne il comando davanti a Berger, Mansell e Prost.
L'ordine rimase invariato fino al 21º passaggio, quando il francese
sopravanzò il pilota della Ferrari; non vi furono altri cambiamenti fino
al 42º giro, quando Prost ebbe la meglio anche su Berger. Senna
sembrava comunque avere la vittoria in pugno, ma a nove tornate dal
termine il motore della sua McLaren si ruppe; Prost conquistò così una
vittoria molto importante per il campionato, portando a venti i punti di
vantaggio sul compagno - rivale. Secondo giunse Berger, seguito da Boutsen, Patrese, Alesi e Brundle.
39a vittoria per Alain PROST
10o podio per Thierry BOUTSEN
79a vittoria per McLaren
100o Gran Premio per Lola
51a vittoria per Honda
Gran Premio d'Italia - 1990
domenica 9 settembre 1990 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Lo spettacolare incidente di Derek Warwick durante il primo giro
Monza Gran Premio 1990 - Warwick, perse il controllo della vettura all'uscita della
curva Parabolica ad oltre 250 km/h e andò a picchiare violentemente
contro il guard-rail; dopo l'impatto, la macchina strisciò capovolta per
parecchie centinaia di metri sull'asfalto, evitata per miracolo dalle
vetture che seguivano, ma l'energia fu dissipata in modo graduale e il
pilota inglese rimase totalmente incolume. Anzi, uscito da quel che
restava della propria monoposto, si mise a correre nella pit-lane per
salire sulla vettura di riserva, tra lo stupore generale, prendendo
parte così alla ripartenza della corsa, interrotta subito dopo
l'incidente.
Gran Premio d'Italia 1990
La gara è stata vinta da Ayrton Senna su McLaren.
26a vittoria per Ayrton SENNA
20o podio per Gerhard BERGER
50o Gran Premio per Pierluigi MARTINI
86a vittoria per McLaren
58a vittoria per Honda
60a pole position per Honda
50o migliore giro per Honda
150o Gran Premio per Honda
Gran Premio d'Italia - 1991
domenica 8 settembre 1991 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Gran Premio d'Italia 1991
La gara è stata vinta da Nigel Mansell su Williams
Prima della gara
Dopo aver impressionato alla guida di una Jordan nel Gran Premio del Belgio, Michael Schumacher viene ingaggiato dalla Benetton-Ford dove sostituisce Roberto Moreno.
Il brasiliano nei gironi precedenti la gara, apre una vertenza legale
con il team ottenendo il sequestro della vettura. A seguito di un
accordo tra le parti, la situazione venne sbloccata e el brasiliano
passa a sua volta alla Jordan con un accordo per due gare.
Johnny Herbert, di nuovo impegnato nel Campionato di Formula 3000 giapponese, è sostituito da Michael Bartels, come già accaduto in Germania e in Ungheria.
Resoconto
Alla partenza Senna scatta bene, mantenendo la testa della corsa davanti a Mansell, Berger, Patrese ed Alesi. Moreno
si ritira già dopo due giri in seguito ad un'uscita di pista.In
testa alla corsa Patrese comincia a rimontare, sopravanzando Berger e
Mansell e portandosi alle spalle di Senna, che supera al 26º giro
alla curva Ascari, conquistando la testa della corsa. Tuttavia
l'italiano è costretto al ritiro dopo solo un passaggio, tradito
dal cambio della sua Williams. Nel frattempo Mansell si avvicina a
Senna, cominciando a pressarlo; lo sorpassa al 34º passaggio,
prendendo il comando della corsa. Senna entra allora ai box per un
cambio gomme; torna in pista in quinta posizione, superando poi in
sequenzaSchumacher, Berger e Prost
e riportandosi al secondo posto. Non può però insidiare Mansell, che
conquista la vittoria davanti a Senna, Prost, Berger, Schumacher e
Piquet.
20a vittoria per Nigel MANSELL
200o Gran Premio per Nelson PIQUET
49a vittoria per Williams
220o podio per McLaren
29a vittoria per Renault
70a pole position per Honda
Gran Premio d'Italia - 1992
domenica 13 settembre 1992 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Il podio finale, con Senna vincitore davanti a Brundle e Schumacher.
Gran Premio d'Italia 1992
. La gara è stata vinta da Ayrton Senna su
McLarenMartin Brundle su Benetton e da Michael Schumacher su Benetton.
Al via
Mansell mantiene la testa della corsa, guadagnando immediatamente un
enorme vantaggio sugli inseguitori; l'inglese rallenta poi
improvvisamente, facendo passare il compagno di squadra Patrese.
Mansell tallona l'italiano fino al 36º giro, quando si deve
ritirare per un problema idraulico. Patrese sembra avere la vittoria in
pugno, nonostante Senna stia rimontando su di lui, fino a quando a
quattro tornate dal termine è costretto a rallentare per via di
un problema idraulico simile a quello capitato al compagno di squadra.
Senna conquista così la vittoria davanti a Brundle, Schumacher,
Berger, Patrese e De Cesaris. Per la prima volta dal 1974 entrambe le
Ferrari si ritirano nel Gran Premio d'Italia.
36a vittoria per Ayrton SENNA
150o Gran Premio per Thierry BOUTSEN
98a vittoria per McLaren
70a vittoria per Honda
70a pole position per Renault
Gran Premio d'Italia - 1993
domenica 12 settembre 1993 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Gran Premio d'Italia 1993
La gara è stata vinta da Damon Hill su Williams
Aspetti sportivi
La Lotus sostituì Alessandro Zanardi,
feritosi gravemente durante le prove del Gran Premio del Belgio con
Pedro Lamy. Anche la Jordan operò un cambio tra le sue file: il
belga Thierry Boutsen decise di ritirarsi dalla Formula 1 amareggiato
dalla sempre minor importanza ricoperta dal pilota a scapito della
vettura e venne rimpiazzato da Marco Apicella.
Nella settimana precedente al Gran Premio, Michael Schumacher ufficializzò il rinnovo del contratto con la Benetton
anche per la stagione seguente, rivelando di aver fatto inserire una
clausola in cui stabiliva di non voler come seconda guida né
Ayrton Senna né Nigel Mansell, onde evitare episodi di
competizione interna.
Venne confermata anche la fusione tra Scuderia Italia e Minardi in
vista del 1994. La nuova scuderia avrebbe avuto il reparto corse a
Faenza e la sede legale a Brescia.
Sempre alla
volta della gara vi fu l'ufficializzazione dell'abbandono del marchio
Camel al termine della stagione. La Williams firmò quindi un
contratto con la Rothmans del valore di 45 miliardi di lire, mentre la Benetton si accordò con la Mild Seven, che avrebbe versato nelle casse del team una cifra tra i 70 e gli 80 miliardi in due anni.
Resoconto
Nella prima
sessione di prove ufficiali, disputatasi al venerdì, il
più veloce fu Alain Prost che girò in 1:22.163,
precedendo di poco più di un decimo il compagno di squadra Damon
Hill. Il protagonista della giornata fu, però, Jean Alesi, che
scatenò l'entusiasmo dei tifosi della Ferrari dopo che si era
issato in testa alla graduatoria per alcuni minuti nella parte finale
delle qualifiche.Il francese affermò che la sua prestazione era
dovuta al grande lavoro effettuato la settimana precedente nei test sul
tracciato monzese e di temere un recupero degli altri piloti nella
giornata di sabato. Quarto tempo per Senna, abile nello sfruttare
l'ultimo giro a sua disposizione per superare Gerhard Berger, ma
staccato di oltre un secondo da Prost e di circa sette decimi da Alesi.
Proprio l'austriaco, in difficoltà con l'assetto della sua
vettura, era sofferente a causa di un'infezione alla cartilagine del
gomito sinistro.
Anche al sabato le
Williams confermarono la loro supremazia occupando le prime due
posizioni. Dopo una prima fase delle qualifiche in cui nessun pilota
fece segnare un tempo cronometrato di rilievo, Hill scese in pista
facendo registrare un 1:21.727, ottenendo la pole position provvisoria.
Poco dopo, però, Prost girò in 1:21.179 e si
piazzò così in testa, posizione in cui rimase fino al
termine della sessione, conquistando così la dodicesima pole
position stagionale davanti al compagno di squadra. I due piloti della
Williams costruirono il loro vantaggio in particolar modo nel terzo
settore, in cui riuscivano a guadagnare quasi mezzo secondo nei
confronti dei rivali. Terzo si confermò Alesi, seguito da Senna,
Schumacher e Berger. Proprio i due piloti Ferrari furono protagonisti
di un incidente al termine della sessione: dopo l'esposizione della
bandiera a scacchi per segnalare la fine delle qualifiche Alesi stava
salutando il pubblico procedendo lentamente, quando alle sue spalle
arrivò Berger che, non avvedutosi della bandiera a scacchi,
giungeva a forte velocità. Il francese si spostò dalla
traiettoria, ma la medesima manovra venne fatta pure dall'austriaco
che, per evitare di colpire Alesi, andò a sbattere contro le
protezioni. Berger riportò contusioni a un braccio e a una
caviglia, ma riuscì comunque a prendere parte alla gara e anche
la macchina, seppur danneggiata poteva essere riparata in tempo. I
commissari però punirono il suo comportamento, giudicato
pericoloso, con un ammonimento ufficiale. A chiudere la prima parte
dello schieramento vi erano Johnny Herbert, Aguri Suzuki, Michael
Andretti e Riccardo Patrese.
3a vittoria per Damon HILL
1o e unico podio per Michael ANDRETTI
71a vittoria per Williams
51a vittoria per Renault
Gran Premio d'Italia - 1994
domenica 11 settembre 1994 53 giri x 5.800 km - 307.400 km
Gran Premio d'Italia 1994
Fu la dodicesima prova del mondiale 1994 e vide la vittoria di Damon
Hill su Williams, seguìto da Berger su Ferrari e da Hakkinen su
Mclaren
Qualifiche
Le qualifiche furono caratterizzate dalla conquista della prima fila
da parte delle Ferrari, palesemente avvantaggiate, sui rettilinei del
circuito di Monza, dalla potenza del motore V12.
In particolare Alesi riuscì ad aggiudicarsi la pole position per la prima volta in carriera.
Da segnalare il quarto posto conquistato da Johnny Herbert, alla guida
di una Lotus più competitiva del solito, e le posizioni delle
due Benetton (decimo Jos Verstappen e ventesimo JJ Lehto), che
sorpresero in negativo, dato il primo posto momentaneo nella classifica
costruttori della squadra inglese.
Gara
Subito dopo la
partenza, alla prima curva, Irvine ritardò troppo la frenata
andando a toccare il retrotreno della Lotus di Herbert, che andò
in testacoda. A seguito di questo contatto, andò fuori pista
Panis, si girò anche Coulthard
ed altre vetture rimasero ferme in mezzo alla pista.
La direzione decise di sospendere la gara e di farla ripartire.La
seconda partenza fu regolare e nei primi 13 giri dominò la
garaJean Alesi che guadagnò più di dieci secondi sugli
inseguitori. Al giro 14 il pilota francese della Ferrari rientrò
ai box per il primo pit-stop, ma al momento della ripartenza dalla
piazzola ci fu un guasto alla trasmissione della sua Ferrari che lo
costrinse al ritiro.Dunque la gara proseguì con Berger in prima
posizione e le due Williams di Hill e Coulthard subito dietro.
Tuttavia, poco dopo, anche Berger perse la leadership in un pit-stop,
stavolta, troppo lento: nella ripartenza dalla piazzola dei box, il
pilota austriaco fu ostacolato da una Ligier, anch'essa rientrante ai
box. Il pilota Ferrari, dunque, perse la posizione a vantaggio delle
Williams.A questo punto sembrò fatta per una doppietta della
squadra di Grove, ma, proprio all'ultima curva prima della bandiera a
scacchi, Coulthard fu costretto al ritiro per mancanza di benzina.
Così la gara si concluse con la vittoria di Damon Hill, in
seconda posizione Berger e in terza Hakkinen.
7a vittoria per Damon HILL
1a pole position per Jean ALESI
75a vittoria per Williams
55a vittoria per Renault
Gran Premio d'Italia - 1995
domenica 10 settembre 1995 53 giri x 5.770 km - 305.810 km
Gran Premio d'Italia 1995
Fu la dodicesima prova del mondiale 1995 e vide la vittoria di Johnny
Herbert su Benetton-Renault,
seguito da Mika Häkkinen e da
Heinz-Harald Frentzen.
Gara
Durante il giro di ricognizione, il poleman Coulthard va largo alla
curva Ascari e finisce nella sabbia: riuscirà a riprendere la gara, ma
dovrà partire in ultima posizione. Al via, Schumacher è primo e tiene la
posizione su Berger e Alesi, che ha passato Hill. Ma all’uscita
dell’Ascari c’è molta sabbia lasciata dalla Williams e le vetture di
Papis, Montermini, Lamy e Moreno vanno in testacoda. La direzione corsa
sospende la gara all’inizio del secondo giro, proprio mentre Berger
aveva superato Schumacher: la procedura di partenza si dovrà ripetere e
Coulthard può riprendere la sua prima posizione.
Si riparte e stavolta lo scozzese scatta bene e mantiene il comando.
Berger passa Schumacher, che sta davanti a Hill, Herbert e Alesi. Il
francese però supera Herbert alla Parabolica e si attacca ad Hill;
Herbert, nei giri successivi, viene scavalcato anche da Barrichello e
Hakkinen. Coulthard cerca di scappare, ma i quattro alle sue spalle
riescono a non far aumentare troppo il gap: Berger è vicino, mentre il
terzetto Hill-Schumacher-Alesi è a un secondo e mezzo dall'austriaco. Al
13° giro Coulthard perde il posteriore alla Roggia e finisce nella
ghiaia: riuscirà a tornare in pista in sesta posizione, ma la sua
monoposto è troppo danneggiata ed è costretto al ritiro.
Passa quindi in testa Berger, che spinge per aumentare il
distacco dalla coppia composta da Hill e Schumacher: alla 22esima
tornata, il suo vantaggio è di circa 4 secondi. Il giro successivo,
tuttavia, i due grandi rivali della stagione precedente sono costretti
ad abbandonare la corsa: mentre sta doppiando la Footwork di Inoue alla
Biassono, Hill ritarda la frenata e tampona Schumacher, ponendo fine
alla gara di entrambi. Adesso a completare il podio, oltre all'austriaco
della Ferrari, ci sono il suo compagno di squadra Alesi e Barrichello.
Comincia il valzer dei pit stop: Berger è il primo a fermarsi e la sua
sosta, durata 16 secondi, lo pone in lotta con Irvine e Blundell, che lo
passano. Alesi rientra ai box un giro dopo e riesce a rientrare in
pista davanti all'altra "rossa". Herbert, che fino a quel momento
viaggiava in quinta posizione, ritarda il pit stop e grazie a questa
mossa scavalca Hakkinen e Barrichello.
Ora Alesi è primo, davanti a Berger, Herbert, Hakkinen, alla Jordan
di Barrichello e alla Sauber di Frentzen. Alla seconda di Lesmo c’è un
brutto incidente per la Minardi di Badoer, che va a sbattere contro il
guard rail: fortunatamente, non ci sarà nessuna conseguenza per il
pilota. La probabile doppietta Ferrari sfuma al 33esimo giro, a causa di
uno dei ritiri più strani della Formula 1: dall’alettone posteriore
della macchina Alesi si stacca la telecamera, che va a sbattere sulla
sospensione anteriore sinistra della vettura di Berger, tranciandola.
Mentre l'austriaco è costretto al ritiro, la Jordan di Irvine sale in
zona punti; l'irlandese però si fermerà 7 tornate più tardi per la
rottura del motore, sorte condivisa anche dal compagno di squadra
Barrichello tre giri dopo.
Alesi amministra la prima posizione alla luce dei suoi 7 secondi
di vantaggio su Herbert, che ha messo tra sè e Hakkinen un gap di tutta
sicurezza. Quando mancano 10 giri dalla fine si nota del fumo uscire
dalla gomma posteriore destra della Ferrari di Alesi: due giri dopo il
francese deve rientrare ai box, dove scoprirà che un cuscinetto è andato
in fiamme. Vince quindi il "sopravvissuto" Herbert, che conquista il
secondo gran premio della sua carriera; alle sue spalle giunge Hakkinen,
che regala il primo podio del 1995 alla McLaren; terzo è Frentzen, al
primo podio in carriera. Chiudono la zona punti Blundell, Salo e
Bouillon, che negli ultimi giri dà vita a un duello con Papis per
ottenere l'ultimo piazzamento a punti.
2a vittoria per Johnny HERBERT
1o podio per Heinz-Harald FRENTZEN
23a vittoria per Benetton
1o podio per Sauber
69a vittoria per Renault
Gran Premio d'Italia - 1996
domenica 8 settembre 1996 53 giri x 5.770 km - 305.810 km
Gran Premio d'Italia 1996
La gara è stata vinta da Michael Schumacher su Ferrari, dopo
otto anni dall'ultima vittoria del team di Maranello sul tracciato
italiano,
seguito da Jean Alesi, Mika Häkkinen, Martin Brundle,
Rubens Barrichello e Pedro Diniz.
Aspetti sportivi
Poco prima dell'inizio del week end monzese venne reso noto da Frank Williams che Damon Hill,
primo nella classifica piloti e candidato alla vittoria del titolo
mondiale, non avrebbe più corso per la scuderia inglese l'anno seguente,
sostituito da Heinz-Harald Frentzen]
Il motivo sarebbe stato una richiesta di aumento di stipendi da parte
del pilota britannico. Dal canto suo Hill si disse molto deluso del
trattamento ricevuto, visto che il suo stipendio negli anni precedenti
era stato di molto inferiore ad altri piloti del circus Michael
Schumacher approfittò della situazione per lanciare piccole
frecciatine al rivale inglese,[5] ma dichiarò anche che difficilmente avrebbe potuto lottare per la vittoria della gara.
Resoconto
Al via né Hill né Villeneuve
scattano bene; il canadese riesce comunque ad affiancare il compagno di
squadra, che però lo spinge verso l'esterno, costringendolo a
passare sull'erba. Ne approfitta Alesi che, partito benissimo dalla
sesta posizione in griglia, infila l'inglese alla prima curva,
portandosi in testa. La leadership del francese dura però solo
mezzo giro, perché Hill lo sopravanza già alla seconda
curva di Lesmo; poco più indietro sorpassa Villeneuve,
portandosi in terza posizione.Häkkinen. Nel corso del secondo
passaggio il canadese colpisce le barriere di pneumatici della seconda
chicane, piegando una sospensione sulla sua vettura; alcune gomme
rimbalzano in pista e Coulthard ne colpisce una, dovendosi ritirare con
lo sterzo della sua McLaren rotto. Villeneuve prosegue, ma la sua gara
è compromessa e il canadese scivola lentamente indietro in
classifica. Al quarto giro anche Alesi colpisce la pila di pneumatici
della seconda chicane; il francese continua senza danni, ma
Häkkinen colpisce una gomma rimbalzata in pista, dovendosi fermare
ai box per cambiare il musetto della sua McLaren e tornando in gara
nelle retrovie.Due tornate più tardi anche Hill tocca le
barriere di gomme, stavolta alla prima chicane; la Williams
dell'inglese va in testacoda e Hill è costretto al ritiro. Passa
così in testa Alesi, seguito da Schumacher; il tedesco recupera
velocemente lo svantaggio, cominciando poi a tallonare il rivale senza
riuscire a superarlo, vista anche la migliore velocità di punta
del pilota francese.
La situazione rimane stabile fino al 30º passaggio, quando Alesi
rifornisce; Schumacher spinge al massimo, facendo segnare il giro
più veloce in gara, e quando effettua il suo pit stop due
tornate più tardi esce dalla pit lane nettamente davanti alla
Benetton del francese. Il tedesco si limita poi a gestire il vantaggio,
conquistando la seconda vittoria consecutiva nonché la terza nel
mondiale; Alesi si accontenta del secondo posto, precedendo sul
traguardo Häkkinen (autore nel finale di una grande
rimonta),Brundle, Barrichello e Diniz.
Villeneuve, con la vettura danneggiata, viene doppiato e non riesce a
far meglio del settimo posto, piazzamento che gli impedisce
d'approfittare del ritiro del compagno di squadra per ridurre lo
svantaggio in campionato.
22a vittoria per Michael SCHUMACHER
108a vittoria per Ferrari
120a pole position per Renault
Gran Premio d'Italia - 1997
domenica 7 settembre 1997 53 giri x 5.770 km - 305.810 km
Gran Premio d'Italia 1997
si è disputato il 7
settembre 1997 a Monza ed ha visto la vittoria di David Coulthard,
seguito da Jean Alesi
(autore della pole position) e Heinz-Harald
Frentzen.
La domenica mattina si svolge il warm up ,della durata di 30 minuti.
Durante questa sessione il poleman Alesi va a sbattere alla prima curva,
danneggiando il retrotreno, che però viene riparato in tempo dal team
Benetton
Aspetti sportivi
Per
la gara davanti al proprio pubblico la Ferrari portò diverse
novità tecniche; anzitutto il nuovo telaio leggero, già
utilizzato da Schumacher nelle corse precedenti venne messo a
disposizione pure di Irvine. Inoltre venne messo a disposizione un
serbatoio più capiente in modo che, se lo avessero voluto, i
piloti avrebbero potuto scegliere la strategia a una sosta e il nuovo
motore 046/2, lungamente testato a Fiorano..
Gara
Al via Alesi
scatta bene, mantenendo il comando della corsa davanti a Frentzen;
parte ancora meglio Coulthard, che si porta in terza posizione
sopravanzando il compagno di squadra Häkkinen, Villeneuve e
Fisichella. Al termine del primo passaggio Alesi precede Frentzen,
Coulthard, Fisichella, Villeneuve, Häkkinen, Michael Schumacher,
Berger, Irvine, Herbert, Ralf Schumacher e Trulli. Per ben ventisette
tornate le posizioni rimangono invariate; gli unici avvenimenti degni
di nota sono i ritiri di Diniz, Katayama e Verstappen, rispettivamente
al quarto, ottavo e dodicesimo giro.I piloti procedono in un gruppo
piuttosto compatto fino alla prima ed unica serie di pit stop prevista,
che viene aperta dai piloti della Williams attorno al 27º
passaggio. Alesi e Coulthard, portatosi in seconda posizione grazie
alla sosta di Frentzen, rientrano ai box contemporaneamente: i
meccanici della McLaren sono più veloci di quelli della Benetton
(7"8 contro 8"7 per cambio gomme e rifornimento) e permettono al pilota
scozzese di sopravanzare il rivale, portandosi al comando. Al termine
della prima serie di pit stop, Coulthard conduce davanti ad Alesi,
Frentzen, Häkkinen, Fisichella, Villeneuve e Michael Schumacher.
Nel corso della 37a tornata, sulla McLaren di
Häkkinen si fora una gomma ed il pilota finlandese è costretto
nuovamente ai box. Rientrato in pista quattordicesimo, il pilota della
McLaren comincia una grande rimonta, facendo segnare più volte il giro
più veloce in gara, ma al termine sarà solo nono. Un giro più tardi,
Ralf Schumacher affianca e passa Herbert; alla staccata della prima
variante, però, il pilota tedesco si sposta verso destra, colpendo la
Sauber del rivale e spedendola fuoripista ad oltre trecento all'ora: la
monoposto dell'inglese termina la sua corsa schiantandosi contro una
pila di pneumatici, ma fortunatamente Herbert esce illeso
dall'incidente. Non ci sono altri colpi di scena e Coulthard coglie la
seconda vittoria stagionale davanti ad Alesi, Frentzen, Fisichella,
Villeneuve e Michael Schumacher.
3a vittoria per David COULTHARD
2a e ultima pole position per Jean ALESI
30o podio per Jean ALESI
1o migliore giro per Mika HAKKINEN
106a vittoria per McLaren
11a vittoria per Mercedes
Gran Premio d'Italia - 1998
domenica 13 settembre 1998 53 giri x 5.770 km - 305.810 km
Gran Premio d'Italia 1998
Disputatosi il 13 settembre sull'Autodromo Nazionale Monza,
ha visto la vittoria di Michael Schumacher su Ferrari, seguito da Eddie
Irvine
e da Ralf Schumacher; per la prima volta, la Formula 1 ha visto
due fratelli sul podio a fine gara.
Qualifiche
La mattina del sabato un diluvio si abbatte sulla pista e, come era
già successo a Zeltweg, le McLaren vanno in crisi. Per la gioia del
pubblico italiano, Michael Schumacher piazza la Ferrari in pole position,
appaiato in prima fila dal campione del mondo uscente Villeneuve il
quale riesce a portare la Williams al suo miglior piazzamento stagionale
in qualifica; i portacolori McLaren, Häkkinen e Coulthard, devono
accontentarsi della seconda fila. Seguono in griglia Irvine, Ralf
Schumacher, Wurz, Alesi e a sorpresa le outsider Prost di Panis e Trulli, in evidenza sul tracciato brianzolo.
Gara
Quando si spegne il semaforo le due vetture in prima fila fanno
pattinare le gomme, mentre da dietro le due McLaren partono come missili
e si presentano in testa alla prima curva davanti ad Irvine con
Villeneuve e Schumacher solo quarto e quinto. Alla variante della Roggia
subito Schumacher infila Villeneuve mentre dietro Damon Hill partito
con un modesto carico di benzina comincia la sua rimonta superando
Frentzen.
Le McLaren di Häkkinen e Coulthard conducono con Irvine che fa
passare Schumacher, ma il vantaggio non decolla. Hill continua la
rimonta e passa in serie Trulli, Fisichella, Wurz ed Alesi arrivando
all'ottavo posto. Häkkinen non ce la fa a reggere il ritmo e fa
passare lo scozzese, il quale prende subito il largo. All'11º giro
Hill infila anche il compagno di team Ralf Schumacher mentre Diniz
è il primo ritirato per un testacoda. Herbert vola fuori dalla
Lesmo: scoprirà poi che sotto la pedaliera un meccanico aveva
dimenticato una tronchese! Mentre Panis si ferma ai box per problemi di
vibrazioni, Hill infila anche Villeneuve e subito dopo si ferma ai box
per il primo pit-stop. Coulthard conduce davanti ad Häkkinen,
Schumacher, Irvine, Villeneuve, Ralf Schumacher, Alesi e il duo
Benetton Wurz-Fisichella. La leadership dello scozzese finisce al
17º giro con l'esplosione del motore Mercedes. Häkkinen
sfilando la vettura gemella esita forse un po' troppo: il tedesco
prontamente lo attacca e lo passa. Panis si ritira per problemi di
vibrazioni che stanno colpendo anche il compagno di Team Trulli che
è costretto a rallentare.Al 24º giro si ritira Wurz, subito
dopo Irvine esce largo alla seconda di Lesmo e rischia di uscire ma
l'irlandese è bravo a controllare la Ferrari. Al 31º giro
Schumacher si ferma ai box con Häkkinen che torna in testa ma tre
giri dopo sarà il suo turno. Dopo le fermate ai box Schumacher
conduce davanti ad Häkkinen, Irvine, Villeneuve, Ralf Schumacher,
Alesi ed Hill. Villeneuve va in testacoda alla seconda di Lesmo e si
ritira mentre Häkkinen con un secondo treno di gomme più
efficaci comincia ad avvicinarsi a Schumacher. Al 45°, mentre si
ritira Verstappen, Mika Häkkinen centra il giro più veloce
ormai è solo a 2" da Schumacher. Il giro seguente arrivando alla
staccata della Roggia scopre di essere rimasto senza freni: compie uno
spaventoso testacoda, evita per miracolo i Guard Rail e rimane in mezzo
alla pista con il motore acceso e riesce a ripartire. Il finlandese
senza freni non solo da via libera a Schumacher ma comincia a girare su
tempi molto alti: ne approfittano gli inseguitori, prima Irvine che lo
scavalca al 49º giro poi Ralf Schumacher due giri dopo.Ci va
vicino anche Alesi ma Häkkinen riesce a chiudere quarto.
Schumacher vince il Gran premio d'Italia fra il tripudio dei tifosi
davanti all'altra Ferrari di Irvine, il fratello Ralf è terzo,
Häkkinen quarto poi Alesi ed Hill. Adesso i due rivali sono in
parità: 80 punti a testa per un finale di stagione
straordinario. Dietro i due Coulthard ha 48 punti, poi Irvine 38
precede Villeneuve 20, e Wurz raggiunto da Hill a 17.La Ferrari
accorcia le distanze anche in classifica costruttori: con 118 punti
è a solo 10 lunghezze dalla McLaren-Mercedes. Dietro rilevante
la rimonta Jordan: per la terza volta in stagione con entrambi i piloti
a punti con 31 punti tutti conquistati nelle ultime sei gare è
ormai ad un passo dalla Williams a 33 e la Benetton 31, con
quest'ultima che non va a punti da 5 Gran Premi.
33a vittoria per Michael SCHUMACHER
119a vittoria per Ferrari
Gran Premio d'Italia - 1999
domenica 12 settembre 1999 53 giri x 5.770 km - 305.810 km
Gran Premio d'Italia 1999 . La gara fu vinta da Heinz-Harald Frentzen su Jordan,
mentre il secondo e il terzo furono ottenuti rispettivamente da Ralf
Schumacher e Mika Salo.
Aspetti tecnici
La McLaren
presentò nuove prese d'aria dei freni utilizzando una bocca di ingresso
più grande ed aggiungendone una seconda per favorire il raffreddamento
delle pinze dei freni]
Inoltre confermò l'utilizzo della scocca e della nuova
sospensione posteriore già utilizzate durante il Gran Premio del
Belgio. La Ferrari, invece, non portò novità tecniche
rilevanti, limitandosi a confermare la configurazione aerodinamica
utilizzata durante i test sul tracciato brianzolo avvenuti la settimana
precedente. Venne comunque provato un'evoluzione del motore e furono
svolte molte prove per migliorare il sistema di sospensioni
controattive senza conseguire buoni risultati. Pure la Williams non
presentò modifiche rilevanti alle proprie monoposto, limitandosi
ad aggiungere un flap alla parte anteriore della vettura. Nuovo invece
l'alettone posteriore presentato dalla Jordan, riconoscibile per
l'aggiunta di due paratie laterali ai lati e per la forma scavata nella
parte centrale Pure la Benetton presentò un nuovo alettone anteriore, molto simile a quello utilizzato dalla Ferrari.
Molto meno
rilevanti le modifiche apportate dagli altri team che corsero con la
stessa configurazione che avevano utilizzato ad Hockenheim, con la
Stewart che presentò flap differenti nell'avantreno rispetto a
quelli utilizzati nelle corse precedenti e la Sauber che tornò ad utilizzare lo stesso alettone anteriore dell'anno precedente.
Mika Salo con la sua Ferrari F399 durante i test svoltisi la settimana precedente il Gran Premio.
Resoconto
Al via
Häkkinen mantenne la testa della corsa, mentre alle sue spalle
scattarono bene entrambi i piloti della Williams, con Zanardi
che si portò in seconda posizione e Ralf Schumacher che
sopravanzò Coulthard, partito male. Buona anche la partenza di Pedro Diniz
che riuscì a recuperare quattro posizioni e di Wurz, portatosi
undicesimo. Più in difficoltà Panis ed Herbert che, per
evitare collisioni con altri piloti, alla prima variante rallentarono
vistosamente perdendo diverse posizioni. Nel corso della prima tornata
Frentzen riuscì a superare Zanardi, recuperando il secondo
posto, mentre Coulthard venne superato anche da Salo, scivolando in
sesta posizione. Häkkinen riuscì immediatamente ad imporre
un buon ritmo gara guadagnando un margine via via più
consistente sugli inseguitori, mentre lo scozzese non riusciva a
sorpassare il ferrarista. Contemporaneamente, nelle retrovie,
Gené venne costretto al ritiro a causa di un contatto con De la
Rosa, con il pilota della Arrows costretto ad una lunga sosta ai box per cercare di ovviare a un danno riportato nell'urto alla sospensione anteriore destra.[ Nel passaggio seguente si ritirarono anche Fisichella
e Diniz, usciti entrambi di pista, mentre nelle posizioni di testa
Häkkinen e Frentzen continuavano ad aumentare il loro vantaggio nei
confronti degli inseguitori.
Nel corso dell'undicesimo passaggio, Barrichello
riuscì a passare Coulthard ritardando la frenata alla prima Variante,
entrando così in zona punti. Durante la medesima tornata Wurz, superato
da Panis, fu costretto al ritiro per la rottura del cambio. Proprio il francese della Prost
fu il primo a fermarsi ai box per il rifornimento, visto che la sua
squadra aveva pianificato una strategia a due soste, contrariamente a
tutte le altre.
Nel frattempo Zanardi, la cui vettura aveva subito danni nel fondo
piatto a causa di un passaggio su un cordolo, cedette la sua posizione,
come da accordo con la scuderia stabilito prima della gara,[
al compagno di squadra, perdendo man mano terreno nei confronti dei
primi. Barrichello, intanto, stava continuando la sua rimonta, superando
prima Salo al 19º giro e lo stesso Zanardi al 26º passaggio. Nel corso
della tornata successiva anche Salo ebbe la meglio sul pilota bolognese.
Intanto Takagi sbagliò la frenata alla prima variante e colpì la Minardi di Luca Badoer
causando il ritiro del pilota italiano. Il pilota giapponese riuscì a
continuare la sua corsa, ma dopo alcune tornate fu costretto ad
abbandonare la corsa per un testacoda.
Al
trentesimo passaggio Häkkinen, in testa con otto secondi di
vantaggio su Frentzen, sbagliò la scalata alla prima variante
inserendo la prima anziché la seconda: la vettura del finlandese
partì in testacoda, arrestandosi nella via di fuga. Il pilota
della McLaren fu costretto al ritiro e, dopo essere uscito dalla
monoposto, si accucciò dietro alle barriere, mettendosi a
piangere. Questo gesto venne inquadrato dalle telecamere e mandato in
onda in mondovisione, contribuendo ad incrinare l'immagine di uomo di ghiaccio
attribuitagli in precedenza. Passò così al comando Frentzen, seguito da
Schumacher e Salo, mentre Barrichello entrò ai box per rifornire. Le
successive soste non cambiarono le posizioni, se non per il fatto che Irvine
riuscì a passare Zanardi, in difficoltà con la propria vettura. Negli
ultimi giri Ralf Schumacher fece segnare il giro più veloce, ma non
riuscì ad avvicinare la Jordan
di Frentzen in testa alla gara. Il tedesco tagliò quindi per primo il
traguardo, cogliendo la sua seconda vittoria stagionale. Terzo giunse
Salo, seguito da Barrichello, Coulthard e Irvine; grazie al punto del
sesto posto il pilota della Ferrari raggiunse Häkkinen in testa alla
classifica piloti. Fuori dalla zona punti conclusero Zanardi, Villeneuve, Alesi, Hill e Panis.
3a e ultima vittoria per Heinz-Harald FRENTZEN
2o e ultimo podio per Mika SALO
1o migliore giro per Ralf SCHUMACHER
3a vittoria per Jordan
4a e ultima vittoria per Mugen Honda
3o e ultimo podio per Supertec
1o e unico migliore giro per Supertec
Gran Premio d'Italia - 2000
domenica 10 settembre 2000 53 giri x 5.793 km - 307.029 km
Gran Premio d'Italia 2000
1. Michael Schumacher su Ferrari.- 2. Mika Hakkinen su McLaren Mercedes - 3. Ralf Schumacher su Williams BMW
Resoconto
Alla partenza, Barrichello fece slittare le ruote e fu passato dalle
due McLaren e da Trulli. Più indietro, Salo e Irvine si scontrarono,
coinvolgendo nell'incidente anche Diniz. Il nordirlandese si ritirò,
mentre i due piloti della Sauber continuarono la propria gara, pur
subendo danni alle proprie vetture
Poco più avanti, alla variante della Roggia, Barrichello cercò di
sopravanzare Trulli, ma fu centrato da Frentzen, che sbagliò
completamente la frenata e diede il via ad una carambola paurosa, che
coinvolse anche Coulthard e de la Rosa, la cui vettura toccò le ruote
posteriori della BAR di Zonta, decollò, si cappottò più volte centrando
anche la Jaguar di Herbert, a sua volta costretto al ritiro. I piloti
coinvolti nell'incidente non riportarono ferite fisiche importanti, ma
un commissario di gara, Paolo Gislimberti, fu colpito al torace ed al
volto da una ruota e da un pezzo di sospensione staccatisi dalla Jordan
di Frentzen. Trasportato rapidamente in ospedale, morì poco dopo.
La direzione gara mandò in pista la safety car, che rimase davanti
alle vetture per ben dieci giri per permettere la pulizia della pista ed
i soccorsi a Gislimberti. Poco prima della ripartenza della corsa,
Michael Schumacher cominciò ad effettuare brusche accelerazioni e
frenate. Ne fece le spese Button, che, colto di sorpresa, fu costretto
ad uscire di pista per non tamponare Fisichella, che lo precedeva,
rischiando di investire alcuni commissari e dovendosi poi ritirare.
Quando la vettura di sicurezza uscì di scena, Michael Schumacher
conduceva davanti ad Häkkinen, Villeneuve, Ralf Schumacher, Fisichella,
Wurz e Verstappen. Il ferrarista aumentò senza particolari difficoltà il
proprio vantaggio sul rivale, potendo quindi controllare agevolmente la
gara. Alle spalle del duo di testa Villeneuve fu costretto al ritiro al
14º passaggio per la rottura del cambio della sua BAR; si scatenò
quindi la lotta per la terza posizione, animata soprattutto da
Verstappen e da Zonta, le cui vetture erano dotate di un'ottima velocità
di punta. Il brasiliano, inoltre, era partito con una strana strategia a
due soste nel tentativo di rimediare a delle qualifiche non esaltanti, e
si rese protagonista di una lunga serie di sorpassi.
Dopo le soste ai box Michael Schumacher continuò ad amministrare
il proprio vantaggio su Häkkinen, autore del giro più veloce in gara ma
mai in grado di impensierire il rivale. Più indietro Ralf Schumacher
ebbe la meglio sui suoi diretti avversari nella lotta per il terzo
gradino del podio. Fisichella sembrò in grado di conquistare la quarta
posizione, ma un problema alla frizione nel corso del suo pit stop gli
fece perdere un giro; quarto concluse quindi Verstappen, seguito da
Wurz, che conquistò così i primi punti della stagione, e da Zonta. In
Campionato, Schumacher e la Ferrari si riavvicinarono ad Häkkinen ed
alla McLaren, portandosi rispettivamente a meno due punti e a meno
quattro. La Benetton conquistò i primi punti dal Gran Premio del Canada,
rimanendo però molto lontana dalla Williams, saldamente al terzo posto.
La Arrows, grazie al quarto posto di Verstappen, superò la Sauber alla
settima posizione in classifica.
41a vittoria per Michael SCHUMACHER
80o podio per Michael SCHUMACHER
20o migliore giro per Mika HAKKINEN
132a vittoria per Ferrari
200o Gran Premio per Honda
F1 – GP Italia, cinque edizioni memorabili
Dalla vittoria all'ultimo giro di Surtees nel 1967 alla doppietta Ferrari del 2002
Nel corso della sua storia il GP d’Italia di F1 ha regalato un mare di emozioni agli appassionati del Circus. Il circuito di Monza,
da sempre uno dei più veloci del Mondiale, è stato testimone di numerose corse ricche di emozioni.
Scopriamo insieme cinque edizioni memorabili.
1° 1971
1° Peter Gethin (BRM) 2° Ronnie Peterson (March) + 00.01 sec 3° François Cevert (Tyrrell) + 00.09 sec
Il Gran Premio con il margine di distacco più contenuto tra il primo e
il secondo classificato (un centesimo!) è anche quello in cui la Tyrrell conquista il primo Mondiale Costruttori della sua storia nonché l’ultimo senza chicane disputato a Monza.
Il titolo Piloti già assegnato nella gara precedente consente ai driver
meno noti di mettersi in mostra e favorisce numerosi colpi di scena.
Chris Amon ottiene la pole ma Clay Regazzoni (partito dalla quarta fila) passa direttamente al comando, rimpiazzato al quarto giro da Ronnie Peterson. Dopo una breve parentesi comandata da Jackie Stewart (all’8° tornata) e Regazzoni (9° giro) Stewart torna a conquistare la vetta e la cede a François Cevert al 15°, un giro prima di ritirarsi per problemi al motore.
Peterson balza in prima posizione al 17° giro, Regazzoni è costretto
al ritiro poco dopo e tra il 23° e il 28° giro si alternano al comando
Cevert, Peterson, Mike Hailwood e Jo Siffert. Cevert, Peterson e Hailwood (con una breve fiammata di Amon) continuano a battagliare fino al 51° giro quando Peter Gethin si frappone fra i due litiganti Peterson e Cevert tagliando per primo il traguardo.
Una gara incredibile con i primi quattro piloti al traguardo racchiusi in soli quattro decimi. La vittoria di Jackie Stewart al volante della Matra consente al pilota britannico e alla scuderia transalpina di ottenere il Mondiale Piloti e quello Costruttori.
3° 1967
1° John Surtees (Honda) 2° Jack Brabham (Brabham) + 00.2 sec 3° Jim Clark (Lotus) + 23.1 sec
Una delle corse migliori mai disputate da Jim Clark: parte
dalla pole position e mentre è in testa alla gara fora e riparte dai box
con un giro e mezzo di svantaggio dal primo classificato. Una
strepitosa rimonta gli permette di tornare in vetta alla gara al 61°
giro ma un problema di pescaggio della benzina all’ultimo giro lo fa
rallentare. La vittoria va a John Surtees, che supera sul filo di lana Jack Brabham.
4° 2002
1° Rubens Barrichello (Ferrari) 2° Michael Schumacher (Ferrari) + 00.255 sec 3° Eddie Irvine (Jaguar) + 52.579 sec
L’ultimo podio della storia della Jaguar coincide con una delle più grandi manifestazioni di forza da parte della Ferrari. All’inizio, però, è un dominio Williams: Juan-Pablo Montoya, dopo aver conquistato la pole position, viene beffato dal compagno Ralf Schumacher,
a cui viene però intimato dai responsabili del team di cedergli
nuovamente la posizione al quarto giro per paura di eventuali sanzioni
dovute ad un taglio di chicane effettuato subito dopo lo start.
A Ralf esplode il motore al quinto giro e nella stessa tornata Rubens Barrichello supera Montoya e comincia ad imporre un ritmo indiavolato alla corsa, seguito dal compagno Michael Schumacher.
Il tedesco ottiene la prima posizione al 20° giro ma la cede nuovamente
al 29° giro al brasiliano, che porta la monoposto fino al traguardo. Lo
scarto così ridotto tra i due piloti non è dovuto ad un duello ma ad un
arrivo in parata…
L’ultima vittoria di Jody Scheckter in F1 consente alla
scuderia di Maranello di conquistare nella stessa giornata (e sul
circuito di casa) il Mondiale Piloti e quello destinato ai Costruttori.
La Renault monopolizza la prima fila della griglia con Jean-Pierre Jabouille e Renè Arnoux
ma è Scheckter a balzare immediatamente al comando. Al secondo giro il
pilota sudafricano viene superato da Arnoux, che mantiene la testa della
corsa fino al 13° giro, fino a quando cioè il turbo del suo propulsore
cede.
Scheckter e Gilles Villeneuve volano e l’unico che può contrastarli – Jacques Laffite
(terzo fino a quel momento) – rompe il motore al 42° giro. Come nel
2002 anche in questo caso l’arrivo è in parata ma non simboleggia la
superiorità di un team quanto piuttosto la festa di due amici finalmente
vincenti.
F1 – GP Italia – I tre momenti più tristi
Wolfgang von Trips – 10 settembre 1961
Il più grave incidente della storia della F1: dopo uno scontro al primo giro con Jim Clark all’altezza della Parabolica vola letteralmente con la sua Ferrari
contro le tribune uccidendo 15 spettatori. Con un terzo posto nella
prova lombarda il pilota tedesco sarebbe diventato matematicamente
Campione del Mondo con una gara d’anticipo.
Jochen Rindt – 5 settembre 1970
Ci lascia durante le qualifiche del sabato, quando a causa di un guasto meccanico perde il controllo della sua Lotus. L’impatto nei pressi della Parabolica,
non molto violento, viene amplificato dalla presenza di una buca
scavata dai tifosi per entrare in pista alla fine del GP. Quando lo
pneumatico si infila nell’avvallamento provoca una brusca rotazione
della vettura. Nonostante l’incidente fatale diventa Campione del Mondo:
nessuno dei suoi rivali riesce (meglio così) a superarlo in classifica
nelle ultime quattro gare della stagione.
Ronnie Peterson – 11 settembre 1978
L’accensione anticipata del semaforo verde (quando le vetture in coda
non sono ancora posizionate in griglia) provoca un ingorgo mostruoso
alla fine del rettilineo di partenza. L’incidente multiplo viene causato (involontariamente) da James Hunt: Ronnie si schianta contro un muretto e la sua monoposto prende fuoco. Viene estratto vivo dalla sua Lotus ma il giorno seguente in ospedale viene colpito da embolia lipidica.