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 - Ayrton Senna
















Enzo Ferrari, nasce a Modena il 18 febbraio del 1898, in una gelida e nevosa giornata che costringerà
la madre Adalgisa a denunciare il lieto evento all’ufficio dello stato civile con due giorni di ritardo. Il padre Alfredo,
uomo della media borghesia emiliana, dirige un’officina di carpenteria metallica che lavora
prevalentemente per conto delle Ferrovie dello Stato.

Al 1903 risale il primo e fatidico incontro di Ferrari con l’automobile, che segneràl’inizio di un lungo e granitico idillio,
 destinato a entrare nella storia.

In quell’anno il padre acquista una scintillante De Dion Bouton 3 cv e per il giovane discendente è amore a prima vista!
Nella rimessa di famiglia a quella deliziosa auto faranno seguito una Marchard bicilindrica e una Diatto tre litri torpedo.


Once upon a time in the west
Dmitri Shostakovich - Waltz N° 2



"Ho dedicato la mia vita all'automobile, una conquista di libertà per l'uomo"




LA GRANDE STORIA
 FERRARI


"La mia vita è stata un ansimante cammino.
Non tornerei indietro. Non mi piace più questo mondo dove la violenza ha preso il posto della ragione.
 Intravedo uno smisurato penitenziario che ha in noi i suoi reclusi. L'egoismo ci condiziona, allontanandoci spesso dal prossimo,
 costringendoci a contare sulle nostre sole possibilità ".

ENZO FERRARI.


"Pensa ed agisci da vincente.
Così molto probabilmente raggiungerai il tuo obiettivo."

Enzo Ferrari





Nasce una leggenda

1898
Enzo Anselmo Ferrari nasce alla periferia di Modena il 18 febbraio 1898 ma, a causa della neve, i suoi genitori ne registrano la nascita
 soltanto due giorni più tardi. Suo padre possedeva un'officina di carpenteria metallica, che occupava circa 30 dipendenti impegnati
 nella costruzione di ponti e tettoie per le ferrovie dello stato.



Museo casa Enzo Ferrari

Il museo casa Enzo Ferrari, noto anche con l'acronimo MEF, è un museo di Modena dedicato alla vita e al lavoro
di Enzo Ferrari, il fondatore della casa automobilistica Ferrari.

Panoramica della struttura, con la casa natale di Enzo Ferrari (a sinistra) e il moderno museo (a destra).

Ingresso del Museo Enzo Ferrari

L'interno del museo
Il museo è stato inaugurato il 10 marzo 2012 a opera della Fondazione casa di Enzo Ferrari-Museo, ideatrice del progetto. Tale fondazione era nata nel 2003 per volontà di comune, provincia e camera di commercio di Modena, Automobile Club d'Italia e Ferrari, con la finalità di creare uno spazio dedicato alla promozione e al recupero della storia dell'automobilismo modenese.

Enzo scopre la sua passione per le corse

Felice Nazzaro

1908
All'età di 10 anni Enzo viene portato dal padre, insieme al fratello Alfredo, ad assistere ad una corsa automobilistica sul circuito di Bologna,
sulla via Emilia. La gara viene vinta da Felice Nazzaro (Vincenzo Lancia realizzò il giro più veloce)

ed il giovane Enzo ne rimane fortemente impressionato.


1914
Enzo inizia la sua attività di istruttore alla scuola tornitori dell'officina dei pompieri di Modena,
 dopo aver interrotto forzatamente gli studi alla terza tecnica.



Anni difficili

1916
Una doppia tragedia colpisce la famiglia nel 1916: la morte del padre e del fratello.

1917
Richiamato alle armi durante la prima guerra mondiale, viene assegnato al III Artiglieria da Montagna, distaccamento della Val Seriana.
Una malattia grave lo costringe ad essere sottoposto a due operazioni e ad essere, quindi, congedato a fine ostilità.




1918
Una volta ristabilito e congedato, Enzo cerca un lavoro alla Fiat ma, con suo enorme disappunto, non c'erano posti vacanti.
La passione per l'automobile lo spingeva ad entrare nel settore anche se il paese era ancora in una sorta di stato di guerra:
 la circolazione del traffico privato era ancora proibita e ciò bloccava il mercato. Alla fine del 1918 trova occupazione a Torino
 in qualità di collaudatore di automobili, presso un'azienda che trasformava camion leggeri in telai
che venivano successivamente assemblati dalla carrozzeria Italo-Argentina con sede a Milano.
Il 24 dicembre le restrizioni sul traffico vennero annullate, permettendo all'industria automobilistica di espandersi.


1919 - Targa Florio: un giovane Enzo Ferrari su una CMN



1919. ENZO FERRARI con il meccanico Nino Beretta alla sua prima Targa Florio sulla milanese
C.M.N. Costruzioni Meccaniche Nazionali...

... eccolo alla partenza, purtroppo concluderà la gara fuori tempo massimo attardato da guasti meccanici.

1919

Il lavoro di Enzo consisteva nel guidare i camion, ridotti ad un semplice telaio dotato di motore, fino a Milano, dove venivano carrozzati.
Nella città lombarda, trova un nuovo posto alla CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali) come collaudatore e, successivamente, pilota da corsa.
 Esordisce in gara nel 1919 nella corsa in salita Parma-Poggio di Berceto, arrivando quarto nella categoria tre litri alla guida
di una 4 cilindri, 2.3 litri, CMN 15/20. Nello stesso anno, il 23 novembre, partecipa alla Targa Florio dove non ebbe altrettanto successo:
 un problema al serbatoio della benzina gli fece, infatti, perdere oltre quaranta minuti.




Da pilota ad imprenditore: nasce la Scuderia Ferrari

1920


Un "velocissimo passaggio", come scrivono i cronisti dell'epoca, proprio
di Enzo Ferrari nella discesa del Giogo.

Nel 1920, dopo una serie di gare in cui ebbe alterna fortuna alla guida di una Isotta Fraschini 100/110 IM Corsa,
 Enzo arriva secondo assoluto alla Targa Florio alla guida di un'Alfa Romeo, 6 litri, 4 cilindri, tipo 40/60. Inizia, così,
una collaborazione con la casa del Biscione che durerà vent'anni e lo porterà a ricoprire incarichi di collaudatore, pilota,
collaboratore commerciale e, infine, direttore del reparto Alfa-Corse fino al novembre 1939.


1921
Come pilota ufficiale dell'Alfa, Ferrari prende parte a diverse corse, con alcuni risultati positivi, come il 5° posto alla Targa Florio,
 in maggio, ed il 2° posto al Circuito del Mugello, in luglio. In quell'anno riporta anche il suo primo vero incidente:
alla vigilia del Grand Prix di Brescia, categoria Gentlemen, a settembre, esce di strada per evitare una mandria di mucche
 che stava attraversando il tracciato della corsa.





Monza, 1923. Da sinistra, l’ing. Rimini, XY, il senatore Nicola Romeo, l’ing. Fucito, Merosi ed Enzo Ferrari.


Monza, 1923. Campari, Bazzi, Ferrari, Ascari, Sivocci.



1923
Ferrari vince il primo Circuito del Savio, occasione in cui incontra il Conte Baracca padre del famoso asso dell'Aviazione Italiana, Francesco Baracca. In seguito conoscerà anche la Contessa Baracca, dalla quale riceverà una foto con dedicae l'invito ad utilizzare il "Cavallino" come portafortuna sulle sue vetture. Foto storica del 1924 di Enzo Ferrari e l’Arena di Verona
Il simbolo del “cavallino rampante”, appartenente all’aviatore Francesco Baracca e ceduto,
nel 1923, come portafortuna al pilota automobilistico Enzo Ferrari, viene utilizzato
per la prima volta dal futuro fondatore della Ferrari SpA.


Coppa Acerbo.Da Ferrari al mito.

Coppa Acerbo. Da Ferrari al mito.


1924
Nel 1924 Enzo Ferrari ottiene il primo riconoscimento ufficiale dallo Stato, ricevendo la carica di Cavaliere per meriti sportivi, diventando,
 poi, nel 1925, Cavaliere Ufficiale; la sua passione per il giornalismo lo porta a diventare uno dei fondatori,

a Bologna, del "Corriere dello Sport".


Tra il 1925 e il 1927, Ferrari non corre.
Quando ricomincia, trova rivali ancora più duri, come Tazio Nuvolari e Achille  Varzi.
Nello stesso anno, riceve il titolo di Commendatore, come riconoscimento per i servizi resi al Paese in campo sportivo.

1927
Ferrari riceve il titolo di Commendatore, come riconoscimento per i servizi resi al Paese in campo sportivo. Nello stesso anno,
 il 5 giugno, vince il Circuito di Modena con l'Alfa Romeo 6C1500 SS.


1928
Il 20 maggio Enzo vince il 2° Circuito di Modena, sempre al volante di un'Alfa Romeo 6C 1500.


LA FONDAZIONE DELLA SCUDERIA



Nel 1929 fonda a Modena la "Scuderia Ferrari", società sportiva che aveva come scopo quello di far correre i propri           soci. Questo segna l'inizio di un'intensa attività agonistica che porterà alla creazione di una squadra ufficiale;
       la Scuderia gareggiava sia con auto, soprattutto Alfa Romeo, sia con moto; col tempo diverrà una filiale                            tecnico-agonistica dell'Alfa Romeo, alla quale si sostituirà nel 1933 nella gestione dell'attività sportiva.



Un'istantanea dal grande fascino. Ritrae Enzo Ferrari con la sua Alfa Romeo al passaggio dal Sasso di Castro. Ferrari, ormai prossimoad abbandonare le competizioni come pilota per diventare Direttore Sportivo dell'Alfa Romeo, terminerà ottavo, precedendo Tazio Nuvolari ed in un certo senso completando la débacle della Casa automobilistica milanese che, grande favorita della vigilia, si trovò a raccogliere solo piazzamenti di rincalzo oltre al terzo posto di Enrico Benini.


La palazzina della Scuderia Ferrari a Modena in viale Ciro Menotti 11, 1929.


Alfa Romeo: prima direttore sportivo e poi brusca rottura

La Scuderia Ferrari
Nel 1929 Enzo Ferrari venne richiamato a Milano per fondare una squadra corse collegata all’Alfa Romeo,
destinata a diventare celebrecome Scuderia Ferrari.

Nell'autunno 1929 Enzo Ferrari aveva ottenuto una preliminare promessa di partecipazione, dalla Pirelli e dall'Alfa Romeo, a una eventuale squadra corse. L'idea di Ferrari era quella di creare una struttura esterna alle due aziende che le sollevasse dagli oneri e dai costi organizzativi, trasferendoli sui gentleman-driver desiderosi di competere, e sugli organizzatori dei vari circuiti, disposti a pagare sostanziosi ingaggi pur di avere piloti celebri che attirassero il pubblico. Le prime adesioni furono quelle dei fratelli Alfredo e Augusto Caniato, gentleman-driver ferraresi ai quali Enzo Ferrari aveva appena venduto un'Alfa Romeo 6C 1500 Corsa, disposti a sborsare una sostanziosa porzione del capitale necessario.
Palazzo Ghisilardi Fava, dove fu decisa la fondazione della Scuderia.

L'occasione per completare la cordata di finanziatori si presentò il 12 ottobre, nel corso delle celebrazioni per il record mondiale di velocità conquistato a Cremona da Baconin Borzacchini su Maserati Tipo V4. Per festeggiare il primato della casa felsinea, il podestà Leandro Arpinati e l'Automobile Club avevano organizzata una cena di gala, nella Casa del Fascio di Bologna, alla quale erano invitati piloti, personalità della politica e dello sport, oltre a facoltosi appassionati. Fu al termine di quella cena che a Enzo Ferrari e Alfredo Caniato si aggiunse Mario Tadini, facoltoso pilota bolognese. Caniato e Tadini si assunsero le spese di gestione, e la fondazione della scuderia venne decisa in quella sera.

Per i dettagli dell'accordo fu incaricato l'avvocato Enzo Levi, padre del più noto Arrigo, che riuscì a comporre gli oneri, le esigenze e gli obiettivi delle varie parti in una bozza di atto costituente, poi formalizzato il 16 novembre dal notaio Alberto Della Fontana e omologato dal tribunale di Modena il 29 novembre 1929. Veniva così fondata ufficialmente la Società Anonima Scuderia Ferrari, con sede a Modena in Via Trento e Trieste, per la durata prevista di due anni, dal 16 novembre 1929 al 16 novembre 1931, con il dichiarato scopo di "compera di automobili da corsa di marca Alfa Romeo e partecipazione colle stesse alle Corse incluse nel calendario nazionale sportivo e nel calendario della Associazione Nazionale Automobil Clubs". La neonata squadra automobilistica si legò quindi all'Alfa Romeo, che divenne fornitrice del team modenese, soprattutto perché, così facendo, aveva la possibilità di partecipare a più gare e di aumentare la popolarità del proprio marchio, sopportando minori spese.

Il 15 gennaio 1930 si riunì per la prima volta il consiglio di amministrazione della S.A. Scuderia Ferrari nelle persone di Alfredo Coniato, Enzo Ferrari e Mario Tadini. La riunione ebbe luogo a Bologna in via Montegrappa 6 nei locali dell'Agenzia Alfa Romeo. In tale data la situazione della società era la seguente:

  • Presidente: Mario Tandini
  • Consigliere Delegato - Direttore: Enzo Ferrari
  • Capitale sociale: 200 000 lire
  • Numero azioni: 200
  • Azionariato: Alfredo e Augusto Caniato e Mario Tandini (130 azioni per 130 000 lire), Enzo Ferrari (50 azioni per 50 000 lire), S.A. Alfa Romeo (10 azioni per 10 000 lire), Ferruccio Testi (5 azioni per 5 000 lire), S.A. Pirelli (5 azioni per 5 000 lire).

L'esordio

Un'Alfa Romeo 8C 35 del 1935, marchiata sul cofano motore
con il simbolo della Scuderia Ferrari.
La squadra esordì alla IV Mille Miglia, il 26 marzo 1930, mettendo in campo tre Alfa Romeo 6C 1750 condotte da Luigi Scarfiotti, Eugenio Siena e Mario Tadini, ma nessuno dei tre piloti raggiunse il traguardo. L'anno seguente Enzo Ferrari riuscì a creare la propria squadra corse ufficiale, che comprendeva anche piloti del calibro di Tazio Nuvolari e Luigi Fagioli, e che colse negli anni seguenti importanti risultati, tra cui vittorie alla Targa Florio e alla 24 Ore di Le Mans, esordendo quindi anche nelle competizioni internazionali. Nel 1933, però, l'Alfa Romeo si ritirò dalle competizioni e cedette le sue vetture a Ferrari.
Visti gli ottimi risultati conseguiti dalla S.A. Scuderia Ferrari, l'Alfa Romeo cominciò a pianificare il ritorno ufficiale alle competizioni. Dopo avere raggiunto un accordo con l'Alfa, il 30 dicembre 1937, la S.A. Scuderia Ferrari venne liquidata ed Enzo Ferrari venne assunto come direttore sportivo della neonata Alfa Corse. A causa però di numerosi contrasti e divergenze d'opinione con i vertici dell'azienda, l'avventura durò molto poco e già nel 1939 il Drake ruppe i rapporti con l'Alfa Romeo e fondò a Modena nuovamente una propria impresa, la Auto Avio Costruzioni, che dopo alcuni anni e scaduti i termini del contratto con la casa milanese (che gli impediva di realizzare vetture sportive), subito si dedicò alla creazione di queste ultime. Quattro anni più tardi gli stabilimenti della Auto Avio Costruzioni vennero trasferiti a Maranello.



1930 Trieste-Opicina. La prima corsa della Ferrari.

Questo segna l'inizio di un'intensa attività agonistica che porterà alla creazione di una squadra ufficiale; la Scuderia gareggiava
sia con auto, soprattutto Alfa Romeo, sia con moto; col tempo diverrà una filiale tecnico-agonistica
dell'Alfa Romeo, alla quale si sostituirà nel 1933 nella gestione dell'attività sportiva.

Lo stand della Scuderia Ferrari alla Fiera di Bologna del 1932


Ferrari gestiva lo sviluppo delle vetture Alfa, e costruì un team di oltre 40 piloti, tra cui Antonio Ascari,
Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari.

La sede della Scuderia con davanti una 6C 1750 con a bordo i meccanici Bucci e Valisi, Modena 1931.


1931
E' l'anno dell'ultima corsa come pilota. Al circuito delle Tre Province, il 9 agosto del 1931, Ferrari arriva secondo,
alla guida di un'Alfa Romeo 8C 2300 MM, dietro Nuvolari.


Enzo Ferrari, su Alfa Romeo 8C 2300 MM Enzo Ferrari a Monza

 La vicina nascita di Alfredo (Dino, 19 gennaio 1932) e i sempre maggiori impegni come direttore della Scuderia
 lo portano a decidere di ritirarsi dalle corse.



Solo nel 1932 apparve il marchio SF. Le prime macchine a sfoggiare questo scudetto furono Alfa Romeo alla 24 Ore di Spa dove il 9e 10 luglio 1932 tre AR 8c 2300 MM arrivarono al primo, secondo e terzo posto.
La crisi economica nel 1933 portò l’Alfa Romeo a ritirarsi fino al 1937. Fu così che per buona parte degli anni trenta le Alfa Romeo corsero con la scudetto del cavallino rampante, fino al 1938 momento in cui fu ricostituito il reparto speciale Alfa Corse, diretto per due anni da Enzo Ferrari stesso, ma con le insegne ufficiali della casa milanese.

1932 Alfa Romeo P3 Monoposto (Tipo B)

Scuderia Ferrari P3s
Questo segna l'inizio di un'intensa attività agonistica che porterà alla creazione di una squadra ufficiale; la Scuderia gareggiava sia con auto, soprattutto Alfa Romeo, sia con moto; col tempo diverrà una filiale tecnico-agonistica dell'Alfa Romeo, alla qualesi sostituirà nel 1933 nella gestione dell'attività sportiva.
Ferrari da pilota diventa coordinatore, organizzatore, "agitatore di uomini", come lui stesso si definirà, ruoli in cui si distingue.L'Alfa Romeo ingaggia Ferrari e la sua scuderia, per aumentare il numero dei piloti amatori che corrono con le Alfa. Ma in breve tempo Ferrari mette in piedi una propria squadra corse, a dir poco formidabile: vi fanno parte Campari, Nuvolari, Varzi, Arcangeli, Borzacchini, Fagioli, Chiron e, in un secondo tempo, Brivio, Moli, Tadini, Pintacuda, Trossi. Nel 1932, per la prima volta, le vetture della sua Scuderia si fregiano dello stemma del Cavallino rampante donato dai genitoridi Francesco Baracca.Nel 1933 l'Alfa Romeo si ritira ufficialmente dalle corse e Ferrari diventa il direttore dell'attività sportiva della Casa milanese. Per la prima volta nella sua vita realizza anche alcune vetture da corsa.






Mille Miglia 1933, la prima vittoria della “Scuderia Ferrari”

La scuderia modenese, che fa correre le Alfa Romeo, ottiene il primo successo nella Mille Miglia




Trossi, Ferrari, i meccanici Bonini e Vallisi per le prime prove della P3 aerodinamica
di Guy Moll; autostrada Milano-Como, 1934.




Nel 1935, la potente Alfa Bimotore, prima vettura sviluppata autonomamente a Modena ed equipaggiata con due motori a otto cilindri
 del Biscione per complessivi sei litri di cilindrata, con Tazio Nuvolari conquista due primati internazionali di velocità.
L'Alfa Bimotore non riesce ad ottenere dei grandi successi nelle corse, soprattutto a causa del peso elevato.


Carlo Pintacuda , "l'ungherese", ascolta con attenzione la reprimenda di Enzo Ferrari, nonostante stia per vincere la 1000 Miglia del 1935. Seduto, si fa per dire dato che la loro Alfa era una monoposto adattata, al suo fianco il marchese
 Alessandro Lotteringhi Marchese Della Stufa.


Il Gran Premio d'Ungheria del 1936


Raymond Sommer a Spa-Francorchamps, GP Belgio '37, con l'Alfa Romeo 12C-36 della Scuderia Ferrari, quinto.
 Tornante dell'Anciénne Douanne, quello che esisteva prima dell'Eau-Rouge.



Ugo Gobbato, Ferrari, Pintacuda e Brivio al Portello, 1937.


1937


L'Alfetta 158: un primato tutto italiano


158, come tanti numeri di progetto nel mondo dell’auto, non è un numero progressivo. Le prime due cifre significano 1500cc.
 L’8 sta per otto cilindri. L’Alfa Romeo 158 è la vettura più longeva del mondo delle corse.


Gioachino Colombo a Modena progetta un nuovo motore un 12 cilindri a V di 1.5 litri con compressore che sarà alla base
della storia della Ferrari.
La Scuderia Ferrari costruisce l'Alfa Romeo 158 "Alfetta" che dominerà nelle competizioni internazionali.


1938

Nel 1938, però, per problemi finanziari: l' 80% delle azioni della Scuderia Ferrari passano all'Alfa Romeo, 
che ha deciso di tornare a correre ufficialmente.
Nel 1938 la Scuderia Ferrari viene chiusa e Enzo Ferrari diventa direttore dell'Alfa-Corse.
Enzo si trasferisce a Milano per dirigere la neonata Alfa Corse.

Nel novembre 1938 a causa dei dissapori con il tecnico Wifredo Ricart, Enzo Ferrari lascia l'Alfa Romeo, con un'ottima liquidazione 
con l'accordo di non poter usare il nome Ferrari associato alle corse e alle macchine da corsa per almeno quattro anni e torna a Modena.


Ferrari non abbandona, però, il mondo delle corse, ma ha già un'idea di come aggirare le restrizioni imposte dall' Alfa
e si lancia in una nuova avventura.
Da quel giorno, battere le Alfa Romeo con le vetture da lui costruite diviene il suo obiettivo.

L'emblema della Scuderia Ferrari apparve per la prima volta nel 1929 su tutte le pubblicazioni,
e insegne e le carte ufficiali della Società, ma non sulle vetture, che erano dell'Alfa Romeo ene riportavano il simbolo sportivo, un quadrifoglio verde in un triangolo bianco.
1939

Il 6 settembre 1939 Enzo Ferrari lascia l'Alfa Romeo, vincolato dalla clausola di non usare il nome Ferrari associato alle corse e alle macchine da corsa per almeno quattro anni. Da quel giorno, battere l’Alfa Romeo con una vettura da lui costruita diviene il suo obiettivo.
Il 13 settembre fonda l’Auto Avio Costruzioni a Modena in Viale Trento Trieste, la stessa sede della ex Scuderia Ferrari.


La Prima di Enzo Ferrari


NARDI DANESE "1500"E LA SUA OMBRA (FERRARI)



La Nardi-Danese del 1947, 1500 cm3, 8 cilindri: apparentemente una macchina come tante altre, nate dall’ingegno di uomini che hanno dedicato anima e corpo all’automobilismo sportivo. Ma questa vettura, in realtà, sotto il cofano cela qualcosa di più di un semplice motore. L’otto cilindri in linea che spinge la Nardi-Danese a 200 chilometri all’ ora ricorda quello dell’Auto Avio Costruzioni «815», la prima vettura costruita da Enzo Ferrari. Una somiglianza che, come vedremo, va al di là di una semplice coincidenza.


Nardi-Danese «Marco»

                                   Avio Costruzioni «815»

La macchina non è una novità assoluta. Nel libro sull’Auto Avio Costruzioni «815» di Franco Varisco, «L’anteprima Ferrari», pubblicato nell’ aprile 1990, si fa cenno, nelle ultime pagine, a una certa Nardi-Danese 1500 del 1947 che possedeva la particolarità di avere un motore quasi identico a quello della «815». Ma sull’origine e sulla storia della Nardi-Danese «Marco» - si chiamava così presumibilmente dal nome di colui che l'aveva commissionata, un certo Marco Crespi, pilota romano - si può fare, per ora, soltanto qualche ipotesi. Enrico Nardi ed Enzo Ferrari erano legati da un rapporto di stretta collaborazione. Per il Commendatore, Nardi era più di un semplice collaudatore: lo interpellava su questioni tecniche, meccaniche e a volte anche gestionali. I due, tuttavia, erano accomunati anche da un carattere piuttosto difficile. Per questa ragione, Nardi e Ferrari decisero un bel momento di seguire ognuno la propria strada. Enrico Nardi tornò a Torino e, assieme al romano Renato Danese, fondò nel 1947 la ND, Nardi-Danese appunto. Già in quel' anno Nardi cominciò a lavorare ad alcuni progetti, fra i quali quello della 1500 a 8 cilindri del nostro servizio.

Nardi-Danese «Marco»

Tra le particolarità di questa vettura, oltre al telaio a traliccio di tubi, vi erano le sospensioni anteriori a ruote indipendenti con parallelogrammi e molloni cilindrici e quelle posteriori a semicantilever, ovvero dotate di una molla a balestra a quarto di ellisse le cui estremità erano collegate una al telaio, l’altra all’assale, accoppiate a una barra di torsione. Una soluzione, questa, che permetteva di contenere la lunghezza del telaio e di ridurre il peso delle masse non sospese.
Sulle riviste automobilistiche dell’epoca vennero pubblicate le sue realizzazioni. Tra l’altro, venne specificato che la ND sembrava volersi specializzare nella costruzione di «originali telai a traliccio sui quali montare i più diversi tipi di motore, a seconda delle richieste della clientela».


Nardi-Danese «Marco»

A questo punto bisogna fare un passo indietro, a quando le prime vetture di Ferrari debuttarono in corsa al 1° Gran Premio di Brescia delle Mille Miglia del 28 aprile 1940. I due esemplari di «815» vennero affidati uno ad Alberto Ascari e Giovanni Minozzi, l’altro al marchese Lotario Rangoni Machiavelli ed Enrico Nardi. Questa fu la prima e unica apparizione delle «815» prima della guerra.
Al termine del conflitto, quando nel 1947 si riprese l’attività agonistica, soltanto una delle due «815» continuò a correre: quella di Alberto Ascari, che era stata acquistata dal pilota milanese Enrico Beltrachini.
Della vettura del marchese Rangoni Machiavelli, invece, nessuna traccia. Oggi si sa che venne distrutta da un demolitore: Rolando Rangoni Machiavelli, fratello di Lotario, ricorda di aver inviato la vettura dallo sfasciacarrozze, anche se non esiste alcun documento ufficiale che comprovi 1’ avvenuta demolizione. Questi fatti sono confermati anche da un industriale bolognese, Domenico Gentili, che affermò di aver scovato, nei primi mesi del 1958 da un demolitore nei pressi di Bergamo, una vettura sportiva che, secondo il parere dello stesso Enzo Ferrari, risultò essere proprio l’altra «815». Quando Gentili ritornò dal demolitore, purtroppo, la macchina era già stata ridotta a un ammasso di ferraglia irrecuperabile.
Nel 1947, sulla linea di partenza delle prime gare si ritrovò dunque la «815» ex Alberto Ascari. Vi era anche la Ferrari «125», la prima a portare il nome del Commendatore. Ogni tanto appariva anche una vettura nuova, una Nardi-Danese appunto.
La Nardi-Danese «Marco» era equipaggiata con un motore a 8 cilindri in linea di 1496 cm3 i cui valori di alesaggio e corsa erano rispettivamente di 63 e 60 millimetri. Esattamente quelli dell’ Auto Avio Costruzioni «815» di Enzo Ferrari del 1940.
Ecco l’interrogativo: da dove proveniva quel propulsore? Da un progetto originale di Enrico Nardi o da quella Auto Avio «815» che il torinese aveva portato al debutto in gara insieme al marchese Rangoni Machiavelli? Oppure si trattava di un motore di scorta costruito da Enzo Ferrari?
Quest’ultima ipotesi venne più volte smentita dallo stesso Ferrari che sostenne sempre di aver allestito solo due esemplari di «815»: di una terza vettura o di un terzo motore 1500 a 8 cilindri fu sempre negata l’esistenza.
La tesi che attribuisce allo stesso Enrico Nardi la realizzazione ex novo del propulsore della ND «Marco» si scontra con l’oggettiva difficoltà di approntare macchine completamente nuove nell’immediato dopoguerra.

                                   Nardi-Danese «Marco»

                                  Avio Costruzioni «815»

Potrebbe dunque trattarsi dello stesso 8 cilindri 1500, rivisto nei collettori di aspirazione e in altri piccoli particolari (Nardi era specializzato in queste modifiche), che equipaggiava la «815» del marchese Lotario Rangoni Machiavelli. Niente di certo, naturalmente, ma alcuni piccoli indizi fanno ritenere che sia comunque un motore «made in Modena». Il fatto stesso che la macchina del marchese Machiavelli non disputò che una sola competizione prima di sparire definitivamente dalle corse, per esempio. Oppure, come abbiamo detto poch’ anzi, il fatto che le cronache del tempo riferirono che Nardi era impegnato a progettare soprattutto telai, non motori. Ma soprattutto la risposta che Enzo Ferrari diede il 6 febbraio 1975 alla lettera di un certo Francesco Rossini di Torino: «Egregio sig. Rossini, ho la Sua del 2 febbraio. Ritengo che il motore in suo possesso sia senz’altro del tipo 815, primo motore Ferrari del 1939. Purtroppo non esiste alcun ricambio. Non si tratta di due motori 4 cilindri ma di un unico basamento con teste separate. Le spedisco a parte un mio libro che, tra l’altro, le chiarisce le origini di questa vettura. Cordiali saluti, Ferrari». Alla fine del 1975 Rossini vendette il motore, per la somma di 800.000 lire, a Giulio Dubbini che dal 1971 era proprietario della Nardi-Danese «Marco».
Non sappiamo, tuttavia, come Enrico Nardi si fosse impossessato dell’8 cilindri 1500: potrebbe averlo avuto, a titolo di liquidazione, dallo stesso Enzo Ferrari oppure potrebbe averlo ricevuto dalla famiglia del marchese Lotario Rangoni Machiavelli.
Nella parentesi temporale che va dall’inizio della guerra al 1975, dunque, non vi sono per il momento tracce che possano portare alla risoluzione definitiva del caso della ND «Marco». Ogni ipotesi è plausibile e nulla può essere escluso a priori. Quello che appare logicamente più credibile è che la NardiDanese 8 cilindri 1500 possa essere ritenuta ragionevolmente un’evoluzione della «815». Del resto, oggi appare chiaro che Enzo Ferrari ripose maggior fiducia sulla configurazione meccanica a dodici cilindri. Probabilmente Enrico Nardi credeva in quel piccob 8 cilindri, magari abbinato a un telaio migliore di quello sul quale era montato in origine. Una conferma verrebbe dal fatto che Nardi, sulla base del 1500, assemblò, con lo stesso schema costruttivo, anche un 2 litri che, negli anni Cinquanta, prese il posto del 1500 sulla ND «Marco».





Aforismi e frasi di Enzo Ferrari
"La cultura di un uomo non si misura da quello che ha studiato
ma dall'esperienza che ha avuto"


Il secondo è il primo dei perdenti
La migliore Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima
Le mie auto non fumano
 
[In seguito all'offerta della Marlboro di sponsorizzare le vetture Ferrari in F1]
Quando le mie macchine vincono solcando il traguardo, mi assale
 un grande orgoglio  nell'essere italiano.
Non fare mai del bene se non sei preparato all'ingratitudine

Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere
Ci sono due modi classici di morire: di fame e di indigestione.
Mi ritengo peggiore degli altri, ma non so quanti siano migliori di me
I motori sono come le donne, bisogna saperli toccare nelle parti più sensibili


La guerra interrompe le competizioni ma nel 1947 nasce la prima Ferrari

1940
Nel quartier generale della vecchia Scuderia inizia la costruzione di due auto per la Mille Miglia, l'ultima prima della guerra;
alle vetture 1500 cc viene dato il nome di 815 e a condurle saranno il giovane Alberto Ascari
ed il Marchese Lotario Rangoni Machiavelli di Modena.

La 815 è la prima vettura costruita da Enzo Ferrari



Ferrari 815 Sport

La vettura viene carrozzata dalla Touring, il motore è un otto cilindri in linea di 1.5 litri (da cui 815) con 72 cavalli.

Molte parti, come per esempio le testate, sono di origine Fiat. La progettazione è di Alberto Massimino.

II 28 aprile 1940, a Brescia, Alberto Ascari (figlio del famoso pilota Antonio), in coppia con Giovanni Minozzi, e il marchese Lotario Rangoni Machiavelli,
in coppia con Enrico Nardi, prendono il via alla Mille Miglia.


Nessuno delle due autovetture con i rispettivi equipaggi giunge al traguardo, ma a questo punto la storia di Ferrari come costruttore è cominciata.

1943
Nel 1943 Ferrari trasferisce l'attività da Modena a Maranello e comincia a produrre macchine utensili, soprattutto rettificatrici
, su licenza di una ditta tedesca, che portano, com'è successo per le Auto Avio 815, il marchio del Cavallino rampante.


I dipendenti passano da 40 ai 160 di Maranello.

1944
L'officina viene bombardata nel 1944 e subito ricostruita.

1945
Nel 1945, anno in cui inizia la progettazione completa della prima vettura "Ferrari". Il progetto è ambizioso: usare un motore 12 cilindri a V
di appena 1500 cc - un tipo di propulsore che avrebbe segnato l'intera storia della marca - per una vettura dai molteplici usi:
gare sport e di Formula ma anche stradale.



Circa un'anno dopo, nel 1946, arriva a Modena Giuseppe Busso, tecnico che sviluppa i disegni di Colombo.
Così il 26 settembre 1946 viene messo in moto per la prima volta, al banco di prova, il nuovo motore Ferrari.
Dopo circa 6 mesi una Ferrari è pronta a muoversi su strada, che si chiama 125S, una Sport due posti con una potenza di 100 CV.

In dicembre Ferrari distribuisce alla stampa i primi dati e disegni della sua nuova vettura.





Ferrari 125 S

1947

Enzo Ferarri (a destra) chino sulla Ferrari 125S



Al Circuito di Piacenza, I'11 maggio 1947, Franco Cortese la porta al debutto, ma dopo una gara brillante si deve ritirare
per problemi all'alimentazione

"Incoraggiante sconfitta", la definirà Ferrari.
Due settimane dopo, il 25 maggio, al Gran Premio Roma lo stesso Cortese conquista la prima vittoria su una vettura
targata Ferrari.

Il primo marchio sul cofano di una Ferrari apparve sulla 125 di Franco Cortese nel giorno del debutto della Casa di Maranello in gara, sul circuito
di Piacenza l'11 maggio 1947.

Disegnato dall'Ufficio Tecnico della Ferrari e realizzato dalle Ditte Castelli e Gerosa di Milano e Cristiglio di Bologna, rimase inalterato fino al 1950
.

Nel 1948 Busso torna all'Alfa e Colombo arriva alla Ferrari: la sostituzione consente l'evoluzione del progetto e la nascita,
 sempre intorno al motore V 12, di nuove auto tecnicamente sempre raffinate e sempre più potenti.

L'anno successivo nel 1949, arriva anche la prima Ferrari stradale, la 166 Inter, ancora molto imparentata con i modelli da competizione.
 Da questo momento il destino di Enzo Ferrari è legato a quello della sua fabbrica e delle sue auto.

Ferrari prende d'assalto il mondo delle corse mondiali

1951
Dopo aver vinto la 24 Ore di Le Mans, già nel 1949, una Ferrari è Campione del Mondo con Alberto Ascari.
 Il titolo sarà riconquistato anche nel '52.



Enzo Ferrari con_Battista Farina e la Ferrari 250 MM nel '52
In seguito alla vittoria della 250 S alla Mille Miglia del 1952, la Ferrari presentò al Salone dell'automobile di Parigi dello stesso anno un telaio più convenzionale, rispetto a quello del modello citato, su cui doveva essere costruita la nuova versione della 250. Il modello fu chiamato “250 MM” in onore alla vittoria nella celebre corsa e venne presentato completo al Salone dell'automobile di Ginevra del 1953. Ne furono preparate due versioni: una berlinetta opera di Pininfarina, ed una barchetta disegnata da Giovanni Michelotti e prodotta da Vignale. Della prima ne vennero realizzati diciotto esemplari, della seconda tredici.

La 250 MM era in sostanza un aggiornamento della 250 S ed i miglioramenti più importanti furono incentrati sul motore, sulle sospensioni e sul cambio. Nel complesso queste evoluzioni resero il modello più maneggevole rispetto alle vetture antenate.

La versione più famosa fu la berlinetta di Pininfarina che lasciò, tra l'altro, anche un segno indelebile nel design automobilistico. Questa vettura era comunque allineata agli standard stilistici dell'epoca, ma possedeva dei segni distintivi che la caratterizzavano, come una piccola griglia montata sul frontale, una coda compatta ed un grande lunotto panoramico. La versione di Vignale possedeva invece fari anteriori incassati e prese d’aria laterali che diventarono una costante nelle Ferrari degli anni cinquanta.

Il passo della 250 MM era più lungo rispetto a quello della 250 S, più precisamente 2400 mm contro 2250 mm. Il peso variava invece dai 900 kg della berlinetta agli 850 kg della barchetta.

Il motore V12 da 240 CV e la trasmissione non ebbero però successo; il primo, dopo essere stato installato sulle vetture di serie, fu presto abbandonato, mentre la seconda non era molto affidabile. Il propulsore fu sostituito nel 1953 da un quattro cilindri in linea che venne montato sulla 625 TF e sulla 735 S.


1955

  Umberto Maglioli portò al successo la Ferrari 750 Monza. Dotata di un motore a quattro cilindri in linea, 3000 cc di cilindrata e capacedi 250 CV, progettato da Aurelio Lampredi e carrozzata da Scaglietti, la "750 Monza" non fu una frale Ferrari migliori.

 Difficile da guidare, nervosa, era stata la macchina con la quale pochi giorni prima Alberto Ascari, aall'Autodromo di Monza, aveva avuto l'incidente che gli era costato la vita.
Purtroppo altri piloti di grande valore, fra cui Louis Rosier perderanno la vita al volante di questo Cavallino troppo facile ad imbizzarrirsi.




Juan Manuel Fangio e Enzo Ferrari - Monza, 1956


Il 30 giugno il figlio di Enzo, Dino, muore di distrofia muscolare; Ferrari aveva coinvolto fino all'ultimo suo figlio nella decisione di realizzare
un nuovo motore 1500 cc, e la scelta finale cade su di un motore di 6 cilindri a V che debutta cinque mesi dopo la morte di Dino; da allora,
tutti i motori Ferrari 6 cilindri a V saranno conosciuti come "Dino".



Ferrari è ora un marchio famoso in tutto il mondo e Fiat entra nella società.



La Ferrari affronta la stagione 1960 ancora con la 256 F1


Nel maggio 1960 Martino Severi provò a Modena con la Ferrari 246P.
 È stata la prima vettura di F1 a motore centrale della Ferrari. Sia Enzo Ferrari che Carlo Chiti
stanno guardando la sessione di test.
L'unica vittoria arriva proprio alla fine della stagione: a Monza tre Ferrari concludono la gara ai primi tre posti, rispettivamente con i due americani Phil Hill e Richie Ginther ed il belga Willy Mairesse. Hill è il primo ferrarista nella classifica Piloti (5°) mentre in quella Costruttori la Ferrari è terza.

Tuttavia il fatto più interessante è che nel Gran Premio di Monaco debutta una vettura con motore posteriore - la 246 P F1- prima Ferrari di questo tipo, che arriva sesta con Richie Ginther. La strada era ormai indicata dalle vetture inglesi ed anche Enzo Ferrari a malincuore aveva accettato che i cavalli andassero dietro al carro e non più davanti. Questa vettura progettata dalla squadra dell’ingegner Carlo Chiti era impostata bene, tanto è vero che è servita di base per la successiva versione 156 F2 dello stesso anno e per la 156 F1 del 1961.


  • V6
    Motore
  • Motore
  • 2417.33 cm3
    Cilindrata Totale
  • 5 rapporti +RM
    Cambio
  • 452 kg
    Peso


1960 - La Ferrari si trasforma in Società per Azioni. Nello stesso anno, l'Università di Bologna conferisce a Enzo Ferrari la Laurea honoris causa in Ingegneria meccanica. 1962 - Enzo Ferrari viene premiato dalle Nazioni Unite con il Premio Hammarskjöld.

1963
Nel 1963 viene costruito a Maranello, sotto il suo patrocinio, l'Istituto professionale per l'industria e l'artigianato
dedicato ad Alfredo Ferrari che ancora oggi fornisce tecnici specializzati all'azienda.

1965
Enzo Ferrari riceve il Premio Columbus.

1969
Ferrari è ormai consapevole che lo sviluppo dell'attività industriale richiede un socio potente nel settore
e stipula un accordo con il gruppo Fiat per la cessione del 50% dei titoli azionari Ferrari.

1970
Enzo Ferrari viene premiato con la medaglia d'oro dalla Scuola italiana di Arte e Cultura.

Investimenti significativi nelle linee di produzione. Viene costruito il Circuito di Fiorano.

1971
Viene decisa, su precisa volontà di Enzo Ferrari, la costruzione della pista di Fiorano; la sua realizzazione si conclude in appena sette mesi.

 
La F40: la sua ultima macchina


1979
Ferrari riceve da Pertini il titolo
di "Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana".
1987 - Viene costruita la F40, ultima vettura realizzata
 sotto la gestione di Enzo Ferrari.

1988

L'Università di Modena gli conferisce la Laurea honoris causa.

Enzo Ferrari, quando il 14 agosto 1988, a novant'anni, muore, è già un mito.

Piero Ferrari
Piero Ferrari Ufficio di Enzo Ferrari
La sua vita è una lunga cavalcata vincente, che lo porta a conquistare successo, fama, denari e vittorie.
Le sue granturismo diventano le auto più desiderate e contese del mondo.
La sua personalità e le non comuni doti di condottiero lo fanno diventare un gigante della storia dell'automobile.




La storia di un secolo che ha fatto sognare un paese.....L'Italia


Piero Ferrari «Ve lo racconto io, mio padre Enzo Ferrari»


Il carattere forte. Il rapporto con i piloti. E, soprattutto, il privato: dal dolore per la malattia di Dino fino all'amore per i nipoti.
Il vero eroe di Maranello visto da chi l'ha conosciuto bene.

Papà mi diceva sempre: Piero, mi raccomando, mai diventare amico dei piloti. Quella è gente strana. E poi...». E poi ci lasciano
 le penne, vero signor Ferrari? «Vero, purtroppo. Una sola volta sono andato contro questo consiglio di mio padre.

Che sia chiaro, altro che consiglio: come spesso accadeva, era una specie di diktat. Finii per essere molto amico di Lorenzo Bandini.
 Nel 1967, a Monte-Carlo, patatrac». Sì, patatrac, diciamo così. Bandini muore carbonizzato.
 Il grande Enzo, l'Ingegnere, il mito, o semplicemente il papà, aveva nuovamente ragione.



Piero Ferrari si abbandona a questa confidenza mentre insieme con la figlia Antonella, nella «casetta rossa» di Fiorano tanto amata
 dal Drake, guarda in anteprima per Panorama la fiction intitolata Ferrari (riquadro qui a fianco).
 Nel film, il rapporto fra il fondatore delle rosse e i suoi piloti è cruciale. Parecchi minuti sono dedicati alle sensazioni e,
perché no, alle responsabilità del costruttore, ogni volta che si verificava un incidente. «Lui si chiudeva in se stesso:
“Adesso basta, smetto”» ricorda Piero.
«Puntuale, la passione riprendeva il sopravvento. L'unica difesa era il distacco dai piloti».
 Anche con Gilles Villeneuve? «Beh, Gilles non era certo un terzo figlio. A mio padre quel ragazzo piaceva perché era uno
 che riusciva a spremere il meglio pure da un trattore. Semmai, era un nuovo Tazio Nuvolari»


Ci sono tante corse, tante vittorie, nello sceneggiato. Si mostra un uomo sicuro di sé, delle sue idee, smanioso di arrivare al successo.
 Ma affiora anche la figura di un Ferrari colpito da terribili sofferenze, specie nel privato. Qui Piero si mostra persino coraggioso:
 «Non è mica facile vedere messa in scena la propria vita».
E via, con le confessioni più intime. «Ho saputo di avere un fratello,
 Dino, solo alla sua morte, nell'estate 1956. Avevo 11 anni. Ero in macchina, di dietro, e fingevo di dormire. Mia madre era al volante
 e parlava con un'amica: “Hai visto, il povero Dino?”. Ho ascoltato e capito tutto. D'altronde, non posso nemmeno dire che fosse un padre assente: magari poco, ma lo vedevo ogni giorno.

Allora immaginavo semplicemente che fosse molto impegnato». Le cose, poi, sono cambiate. Fino a quando papà Enzo, nel 1969,
 in occasione della vendita della metà delle azioni alla Fiat, non intestò a Piero il 10 per cento dell'azienda e gli ritagliò un posto
in consiglio d'amministrazione (oggi è vicepresidente).
«Come padre era esigente e protettivo. Ricordo la fermezza con cui mi fece
 passare il pensiero di correre». Nella fiction, distrutto per la malattia di Dino, sembra addirittura volere tentare il suicidio.

«In realtà non ci pensò mai, anche se sosteneva che il migliore modo per morire fosse quello di schiantarsi a 200 all'ora».
 No, in realtà morì a 90 anni, il 14 agosto 1988, dopo avere provato l'emozione di diventare bisnonno e di prendere in braccio il piccolo Enzo junior.



IL CAVALLINO RAMPANTE originariamente era di colore rosso, con la coda all’ingiù, quando era l’emblema personale 
del Maggiore Francesco Baracca, romagnolo, asso dell’aviazione
della prima guerra mondiale, dipinto sulle fiancate dei suoi velivoli, tratto dallo stemma 
del II° Reggimento Piemonte Reale Cavalleria del quale faceva parte.
La leggenda narra che il cavallino divenne di colore nero dopo la morte di Baracca, per volere
dei compagni di squadriglia, in segno di lutto.

Il Maggiore Francesco Baracca davanti al suo biplano

L’asso dell’aviazione Francesco Baracca.
Vola con il Nieuport 17, con lo SPAD VII, con lo SPAD XIII. 
Su tutti i suoi velivoli dipinge 
il Cavallino rampante
stemma del 2° Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”.

Il 17.06.1923 Enzo Ferrari incontrò la contessa Paolina, madre di Francesco Baracca al circuito
di Savio vicino a Ravenna, la quale gli donò il simbolo del figlio quale portafortuna.




L’Alfa Romeo permise a Enzo Ferrari di usare per la prima volta il simbolo del cavallino rampante, quale emblema della scuderia, solo nel 1932 alla 24 ore di Spa in Belgio, dove una Alfa Romeo della Scuderia Ferrari vinse.

ll cavallino nero, con la coda modificata all’insù da Enzo Ferrari, su campo giallo, il colore di Modena, sormontato dal tricolore, connota il marchio della produzione automobilistica Ferrari.

Lo scudetto con le inziali SF (Scuderia Ferrari) distingue da sempre le auto gestite dalla scuderia 
di Maranello.

Meno conosciuto è il fatto che anche la Ducati utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico
a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61.
Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati Fabio Taglioni, ideatore della distribuzione desmodromica, 
che era nato a Lugo di Romagna come Baracca.

Il cavallino apparve per la prima volta quale marchio sul confano di una Ferrari, la 125 di Franco Cortese, nel giorno del debutto
sul circuito di Piacenza l’11 maggio 1947.

Il marchio era stato disegnato dall’Ufficio Tecnico della Ferrari e realizzato dalle aziende 
Castelli e Gerosa di Milano e Cristiglio di Bologna sulla base del bozzetto donato dalla contessa
Paolina Baracca a Enzo Ferrari.

Per distinguere le vetture ufficiali da quelle dei clienti, nel 1952 Ferrari decise di ripristinare lo scudetto della Scuderia Ferrari 
che esordì il 16 marzo sulle Ferrari 500 F2 iscritte al Gran Premio di Siracusa di Ascari, Taruffi, Farina, Villoresi che sancì 
un altro trionfo con i primi tre posti occupati da Ascari, Taruffi e Farina.


Il cavallino applicato sulla maschera del radiatore apparve nel 1959, prodotto da Cerrato di Torino per le Ferrari disegnate da Pininfarina, mentre quello prodotto dall’incisore Incerti, ritagliato da lastre di ottone di 3 mm, pantografato e cromato,
veniva applicato alle vetture della carozzeria Scaglietti.

Dal 1953 al 1961 Pininfarina montava sulle Ferrari un marchio con due bandiere incrociate riproducente le iniziali dei nomi Ferrari e Farina secondo l’alfabeto marinaro, una con rombo rosso in campo bianco che richiama la lettera F poi sostituita con la lettera P 
da rettangolo bianco in campo blu quando il nome Farina diventò Pinfarina.




Il cavallino rampante, l'insegna di Francesco Baracca passata alla Ferrari e di nuovo ad un aereo (F104) con questa livrea speciale commemorativa. Pista di Fiorano, Maranello, settembre 2006.

Grazie al gemellaggio stretto tra lo Stormo e la Ferrari, entrambi portatori del glorioso stemma, un velivolo F104 Starfighter troneggia davanti alla palazzina degli uffici all’interno del Circuito di Fiorano. Dipinto di colore rosso, porta i numeri 4–27: il primo ad indicare l’appartenenza al 4° Stormoe il secondo a ricordare il numero di gara di Gilles Villeneuve.
Galleria Fotografica

La Famiglia Ferrari



Un giovanissimo Enzo Ferrari



Enzo Ferrari alla Parma-Poggio di Berceto



Enzo Ferrari pilota




Dino e Enzo Ferrari



Autodromo di Monza



Enzo Ferrari in conferenza stampa




Alberto Ascari -  Enzo Ferrari



Enzo e Piero Ferrari
Patto della Concordia del 1981




Enzo e Alfredo Ferrari


Enzo e la moglie Laura Garello


Ferrari e il meccanico Conti
alla Targa Florio del 1920


Tazio Nuvolari incontra Enzo Ferrari


Honoris Causa a Bologna


Il Commendatore alla guida


Cooper, Chapman, Ferrari e Von Hanstein


Ferrari nel suo ufficio


La cena in fabbrica
per il 90° compleanno - 1988



Enzo Ferrari con Blitz,
 soprannominato "professore"

 Ferrari Dottore in Fisica - 1988




L’Ingegnere, il Commendatore, Drake, Grande Vecchio (meno rispettosamente, anche senza aggettivo, come lo chiamava Niki Lauda). Erano i soprannomi di Enzo Ferrari, nato nel 1898: classe di ferro come Sandro Pertini, i “ragazzi terribili” che hanno fatto un pezzo importante della storia d’Italia (molti dietro le trincee della Prima guerra mondiale). Riparte il Campionato mondiale di Formula 1, si vuole ricordare attraverso persone e fatti anche curiosi e forse meno conosciuti. Un elenco non completo, ma che speriamo possa regalare qualche suggestione in più a chi sa già qualcosa del costruttore modenese e della sua storia. Ferrari muore nel 1988, ma le auto che portano il suo nome fanno sognare ancora oggi. In strada, veri gioielli di meccanica e design italiani, alla portata di pochi; e in pista, dove la Scuderia porta avanti una tradizione fatta di dedizione assoluta alla causa della competizione. Ferrari significa infatti corse, ma soprattutto Formula 1: è l’unica scuderia ad aver partecipato a tutti i campionati. Certo, lo spirito artigiano dei vecchi tempi ha lasciato il posto all’alta tecnologia, e il team è ormai una multinazionale di professionisti in mano alla Fiat, ma il cavallino e il colore rosso (retaggio di un’epoca in cui a ciascuna nazione corrispondeva un colore) continuano a evocare passioni e ricordi.
A come Ascari: Il primo grande campione della Formula 1. Milanese, comincia con le moto (come Nuvolari, Surtees… fino agli anni ’70 lo scambio tra due e quattro ruote era frequente), passando alle auto nel 1940. Con la Ferrari vinse due titoli nel 1952 e nel 1953, affermandosi in 11 delle 14 gare disputate.
Nel 1955 vince anche la Mille Miglia con una Lancia. Muore il 26 maggio 1955 in un incidente sul circuito di Monza, mentre prova una Ferrari.
C come Cavallino rampante: E’ il logo Ferrari , col cavallino che campeggia su fondo giallo, con in basso le lettere S F (Scuderia Ferrari). Il cavallino era il simbolo del pilota di aerei della Prima guerra mondiale Francesco Baracca, conquistato abbattendo un aereo tedesco nemico che proveniva da Stoccarda (e il cavallo rampante era il simbolo della città). Fu la madre di Baracca a donarlo a Ferrari, dicendogli che gli avrebbe portato fortuna. Ferrari accettò, e aggiunse un fondo giallo come il colore della sua città natale, Modena. E la prima corsa in cui lo utilizzò sulle sue vetture (24 ore di Spa del 1932) la Ferrari vin
C come Controversie: Ferrari era un conservatore, ed era duro da convincere su alcune innovazioni. Così fu per i freni: solo dopo molte insistenze si converte ai dischi, fino al 1960 sosteneva che bastavano quelli a tamburo. Fu lo stesso per la trazione, che doveva essere solo anteriore: “I buoi tirano il carro, non lo spingono”, diceva. Salvo convincersi vedendo che le sue monoposto di Formula 1 non vincevano più…
G come Giornalisti: Un rapporto controverso e tempestoso, quello tra l’Ingegnere e la stampa. Con un certo sarcasmo, Ferrari arrivò a definire i giornalisti che osavano criticare le prestazioni delle Rosse “ingegneri del lunedì”.
Restano celebri le conferenze stampa annuali, durante le quali blandiva o bacchettava i giornalisti, ai quali era capace anche di riservare qualche dispettuccio: ad esempio, presentare le nuove monoposto di lunedì, quando “certi” settimanali specializzati (e scomodi) erano già in stampa. Costringendoli così a bucare l’evento.
I come Italiani: Dopo la morte di Lorenzo Bandini (1967) Ferrari aveva pensato di non prendere più piloti italiani, troppe polemiche e discussioni e poi ne avrebbero sofferto delle madri italiane. Secondo un’altra versione, il motivo era che secondo lui gli italiani avrebbero passato più tempo a chiacchierare coi giornalisti (ancora loro) che in pista. In realtà di piloti italiani ce ne furono anche dopo il ‘67, ma dovettero passare molti anni prima di rivedere un pilota ufficiale di casa nostra su una Rossa: il compianto Michele Alboreto, che sfiorò il titolo nel 1985. Negli anni ’90 fu il turno di Ivan Capelli, ma quella era una Ferrari disastrosa; oggi Capelli commenta i Gran Premi per la Rai.
L come Lauda: Una delle scommesse vincenti del Drake, che amava dimostrare come fossero le sue auto a rendere vincenti i piloti. L’austriaco Niki Lauda, in effetti, era semisconosciuto quando arrivò nel 1973 a Maranello. Poi però vinse due mondiali nel 1975 e nel 1977. Nel 1976, sulla pista del Nurburgring, durante il Gran Premio di Germania, ebbe un grave incidente che gli procurò ustioni al viso e ai polmoni, lasciandolo sfigurato per sempre. Incredibilmente, dopo due mesi era di nuovo in pista ma non riuscì a difendere il suo titolo, che andò all'inglese James Hunt, su McLaren. Nel 1984 tornerà (per soldi) e vincerà con la McLaren il terzo titolo mondiale, staccando di solo mezzo punto il compagno di squadra Alain Prost.
M come Montezemolo (Luca Cordero di): Inutile perdersi in dettagli biografici, qui basta ricordare che è stato il protagonista di due periodi storici per la Ferrari in Formula 1. Prima come responsabile della squadrea corse dal 1973 al 1977, l’era di Lauda e di tante vittorie dopo anni di magre. Ma soprattutto dal 1991 a oggi, riuscendo da presidente a ricostruire una squadra che non vinceva più dal 1979 (campione del mondo con Jody Scheckter).
Insieme al francese Jean Todt (direttore sportivo), al progettista Rory Byrne e allo ‘stratega’ Ross Brawn ma soprattutto a Michael Schumacher ha creato un team persino monotono in alcuni anni, per la facilità con cui vinceva gare e campionati ridicolizzando costruttori come Honda, Mercedes, Ford, Toyota, Bmw...  Il pubblico italiano però gradiva.
N come Numeri: Ci limitiamo alla Formula 1 ma la lista dei successi sarebbe molto più lunga, tra prototipi e gare di durata (Le Mans su tutte), Mille Miglia, Gran turismo e addirittura rally. Dunque: titoli mondiali piloti e costruttori, centinaia di vittorie, pole position,
giri più veloci, partenze. E la storia continua.
P come Parabola (del campione): Oltre che costruttore, Enzo Ferrari era un arguto teorico delle corse. Secondo la famosa parabola i piloti erano buoni finché non mettevano su famiglia, e allora s’imborghesivano, diventavano (inconsciamente) più prudenti e quindi più lenti. In pratica, diceva, ogni figlio nato significa un secondo in più al giro. Parole che oggi fanno sorridere, ma questo era un o dei criteri con cui Ferrari sceglieva (o scartava) i piloti.
P come Polemiche: Dopo la morte del pilota romano Luigi Musso a Reims nel Gran Premio di Francia (1958), Ferrari riceve un violento attacco da Civiltà Cattolica, rivista dei gesuiti che lo accusa di essere un moderno Saturno che divora i propri figli. Ferrari pensò anche di smettere con le corse. Ma dopo un suo colloquio con padre Azzolini, autore dell’articolo,
Civiltà Cattolica “scagiona” Ferrari: la responsabilità, dice, è degli organizzatori. Una bella vittoria, questa.
S come Schumacher: Il tedesco volante, il cannibale, sette volte campione del mondo (cinque con la Ferrari, e tanti saluti a Fangio, Prost, Lauda, Senna e… Alonso?). Nessuno ha mai vinto tanto con la Ferrari, però chissà se Michael sarebbe riuscito a convivere col Drake, convinto che la macchina fosse più importante del pilota.
Un po’ troppo ingombrante, forse.
E poi Schumi è la confutazione vivente della famosa parabola del campione: pure con due figli continuava a essere il più veloce. Ma ora ha smesso, ci sarà spazio pure per gli altri…
V come Villeneuve: Il più amato, non solo dai tifosi ma anche dallo stesso Commendatore. Il canadese volante Gilles Villeneuve è un’altra delle scommesse vinte di Ferrari, a dispetto della critica che dopo i primi incidenti lo vedeva né più ne meno come uno “sfasciacarrozze”, chiedendo al suo posto un italiano (e all’epoca, fine anni ’70, ce n’erano di buoni: Patrese, De Angelis, Cheever…). Ha vinto poco (solo sei Gran Premi) ma i tifosi erano con lui, perché attaccava sempre e non si arrendeva mai. Celebre tra gli altri un GP di Francia del ’79, sorpassi e controsorpassi col francese della Renault Arnoux negli ultimi due giri. Accostato a Nuvolari per il suo stile di guida “garibaldino”, muore l'8 maggio 1982 a Zolder in un terribile incidente durante le prove del Gran Premio del Belgio. Aveva appena 30 anni, e Ferrari, un duro poco incline ai sentimentalismi, scrisse: “Io gli volevo bene”
V come Valentino Rossi: Chissà cosa ne avrebbe pensato l’Ingegnere: il pluricampione delle moto che passa alla Ferrari per comporre un dream team con Schumacher. Non se ne è fatto nulla, però a un certo punto sembrava possibile. Valentino aveva fatto molti test sulla pista privata di Fiorano, e i tempi erano piuttosto buoni. Peccato per gli appassionati, comunque di questa liaison tra Rossi e Ferrari resta una bella sponsorizzazione Fiat sulla carena della Yamaha Moto Gp.


La testimonianza del Drake
"Ho dedicato la mia vita all'automobile, una conquista di libertà per l'uomo" Non c'è campionato o gara prestigiosa in cui la Ferrari non abbia corso, vinto o perso: F.1, F.2, Europeo della Montagna, Mondiale Marche, Le Mans, Daytona, Sebring, Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia, IMSA, Carrera Panamericana

"Lei trova nelle nostre macchine qualcosa di diverso, non dico sempre in meglio, no, ma c'è qualcosa di diverso. Perchè? Perchè c'è il rapporto intellettivo dell'uomo"
"Ricordo che nel 1912 vidi una fotografia, su La Stampa Illustrata, che si pubblicava allora a Torino, di Raffaele Di Palma, mi sembrava avesse vinto in quell'epoca la 500 Miglia di Indianapolis; mi dissi: questo è un italiano. Perchè un giorno non potrei anch'io essere un pilota d'automobile? E tutti gli atti sono stati una conseguenza di questo sogno dell'adolescenza"
"L'ambizione? Io non oserei dire che il mio è stato un progetto ambizioso. Lo sarà diventato. Io penso che si possa parlare di coerenza. Io da ragazzo, essendo nato in un'officina, ho pensato l'automobile, l'ho sempre amata, ho sempre detto un giorno: arriverò anch'io a farmi una macchina mia" "Non ho avuto la possibilità di studiare, mi sono fermato a quella che una volta era la terza tecnica che oggi equivale alla terza dell'obbligo, però nella vita mi sono sempre contornato di persone molto colte, capaci e soprattutto pervase dal desiderio di avere successo"
Perchè diventò costruttore? "Semplicemente perchè io sono stato licenziato dall'ALFA Romeo"
"Io mi sono ricordato alla prima impressione che ebbi nel 1919 di una vettura americana che aveva corso ad Indianapolis e che era la Packard 12 cilindri; da quel momento ho sposato il motore 12 cilindri e non ho più divorziato"
"Quando io sono venuto a Maranello, in quel momento ho pensato alla manodopera perchè avrei potuto trovare degli ottimi contadini ma non meccanici; ecco perchè nel 1942 io ho impiantato la scuola professionale. Nel 1946 è nato il 12 cilindri 1500 cc quindi tutto il resto è una derivazione del modello originario" "Non ricordo niente che valga più della prima vittoria, non c'è niente. Per me, la vittoria più importante è quella che debbo ancora conseguire" "E' ovvio che la macchina bisogna prima sognarla per poi chiedere ai propri collaboratori se si sentono in grado di realizzarla, se condividono il sogno di chi vuole ottenere successo"
"Amare l'automobile era la prima qualità, la prima dote che io dovevo scoprire nel mio interlocutore prima di assumerlo. A me rimaneva un compito; quello di agitare dei problemi e di provocare delle riunioni e assistere zitto ai contrastanti pareri dei miei collaboratori, con modesto potere di sintesi di cui ho sempre disposto, prendere delle decisioni"
"Il rapporto macchina e pilota è molto semplice. Io ho sempre pensato che potesse fissato in una percentuale, in media del 50 per cento si merito al pilota e 50 merito al costruttore, alla macchina. Ora stiamo vivendo un periodo nel quale intravediamo uno spostamento di questa percentuale di merito alla macchina con le nuove costruzioni, cioè l'affidabiltà del mezzo sta prendendo una preponderenza sulle capacità del pilota"
"Von Karajan un giorno mi disse e mi scrisse: ascoltando il vostro 12 cilindri scaturisce un'armonia che nessun maestro saprà mai interpretarla"
"La competizione si va evolvendo ed evolvendo, cosa diventa? Diventa sempre più uno spettacolo e ogni spettacolo ha le sue esigenze. Io credo che oggi ci sia l'elemento interesse che domina molte decisioni, una volta c'era la passione pura"







 
La storia di un secolo che ha fatto sognare un paese.....L'Italia

            




Enzo Ferrari, Niki Lauda e Mauro Forghieri, test sul circuito di Fiorano  il 15 febbraio 1976.
Una apparizione molto rara di Enzo Ferrari, durante i test della nuva Ferrari 312T2


Mike Hawthom Ferrari 553 Gp Spagna 1954 Ferrari 330 P4 - Bandini Amon
Lorenzo Bandini Ferrari 312 Monaco 1967 Enzo Ferrari Monza
1966  Gp Italia
Ferrari 312 PB Luigi Musso al Gp Italia 1957 Ferrari Enzo Ferrari con Carlo Chiti Monza Gp Ungheria 1936 Box Scuderia Ferrari (Alfa Romeo Nuvolari)

 Film Enzo Ferrari
Spettacolare, misterioso, commovente

Un misterioso giornalista riesce a penetrare nell'ufficio di Enzo Ferrari. Inaspettatamente Ferrari non lo caccia via ma gli concede un'intervista-confessione che ripercorre l'intera esistenza di un uomo che ha avuto tutto dalla vita, anche se a costo di profonde sofferenze.
Dall'infanzia all'incontro con Nuvolari alla nascita del Cavallino Rampante, l'epica della meccanica e della velocità si intreccia alla vita privata di un uomo controverso.

LOUIS ARMSTRONG ~ When You`re Smilin`~

Enzo Ferrari (Sergio Castellitto) - Gli Anni di Gilles Villeneuve


Non c'è campionato o gara prestigiosa in cui la Ferrari non abbia corso, vinto o perso: F.1, F.2, Europeo della Montagna, Mondiale Marche, Le Mans, Daytona, Sebring, Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia, IMSA, Carrera Panamericana.


Galleria Fotografica
 
Film Enzo Ferrari
















Link: Film - Enzo Ferrari


Scritta Ferrari per esteso: mercato USA


Enzo Ferrari con Gilles Villeneuve


Froilan Gonzalez
 Ferrari 375 F1 1951
Imola 1980 Villeneuve  Gp Italia Gp Italia 1977  Lauda Ferrari Gp San Marino Imola 1982 Ferrari 126 C2 Pironi Villeneuve
Gp Italia 1975 start Ferrari Gp Italia 1968 Gilles Villeneuve a Fiorano Mike Hawthom  Gp1958 Monaco
Targa Florio 1958 Luigi Musso
e Olivier Gendebien
Ferrari 250 TR 
Niki Lauda Ferrari  Targa Florio 1966 Bisarca Ferrari (Fiat 643N  ancora privo
di colori ufficiali)
GP  Germania 1957 Griglia




“Villeneuve con il suo temperamento, conquistò subito le folle e ben presto diventò... Gilles!
C'è chi lo ha definito "aviatore" e chi lo valutava svitato, ma con la sua generosità, con il suo ardimento, con la capacità "distruttiva"
che aveva nel pilotare le macchine macinando semiassi, cambi di velocità, frizioni, freni, ci insegnava cosa bisognava fare
 perché un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato di necessità.
E' stato campione di combattività e ha regalato, ha aggiunto tanta notorietà alla Ferrari.
Io gli volevo bene...”



Maranello 1983. Enzo Ferrari con il presidente Alfa Romeo Ettore Massacesi.



Monza 1960
Enzo Ferrari, Von Trips, Umberto Maglioli, P.Hill e Carlo Chiti






 
Campioni della Ferrari
       


Alberto Ascari

Signore del volante
Figlio di un pilota – il padre Antonio era rimasto vittima di un incidente a Monthlèry quando Alberto aveva 7 anni - , Alberto Ascari viene attirato dalla carriera di pilota. 
Dopo aver gareggiato in moto, con la Bianchi dal 1937, guida la madre delle Ferrari, la T815, nella Mille Miglia del 1940. Dopo il conflitto, il milanese riprende con la Cisitalia, poi con la Maseratti. A fine ’49 viene chiamato alla Ferrari insieme con Villoresi. 
Due vittorie nel ’51, al Nuerburgring e a Monza, sulla 375F1 V12. E nelle due stagioni successive il milanese domina il Mondiale, conquistando il titolo. Nel ’52 vince tutte le gare di F1 cui partecipa [ 6] e nel ’53 ottiene 5 primi posti su 9 prove. 
All’ apice del successo, pilota raffinato che si esprime al massimo quando è in testa, passa alla Lancia che però non è competitiva. Stagione frustrante: Alberto – detto Ciccio- corre in 5 Gp con Maserati e Ferrari e infine con la Lancia. Nel 1955, con la D50 V8, Ascari si ritira in Argentina e a Montecarlo è protagonista di un incidente spettacolare finendo nelle acque del porto. 

Si salva, riportando solo ferite al volto. Quattro giorni dopo va a Monza e chiede di provare la Ferrari dell’amico-allievo Castellotti. Esce di pista, muore. Una tragedia che lascia molti interrogativi


 SCHEDA PILOTA

Alberto Ascari: nato a Milano il 13 luglio 1918 (morto a Monza il 26 maggio 1955)
Vittorie con la Ferrari: 13 
Pole Position: 13



Piero Taruffi

L’uomo dell’ultima mille miglia
Pilota, tecnico, progettista, giornalista: Piero Taruffi è un personaggio eclettico. Comincia a correre in auto a 17 anni, vincendo una gara di regolarità, la Roma-Viterbo con una Fiat 501S. 
Si laurea in ingegneria, poi diventa motociclista, si cimenta in strada e in pista, diventa anche specialista dei record di velocità. Entra a fare parte della Scuderia Ferrari nel 1949 e nel 1950 gareggia sia con l’Alfa Romeo sia con le vetture di 

 

Maranello. In F1 disputa due stagioni a tempo pieno (1951-’52), con qualche presenza nelle due successive. Su 18 gare, ne vince una, il Gran Premio di Svizzera a Bremgarten del 1952, il suo anno migliore, al volante della 500. Taruffi ha forse miglior fortuna nelle gare stradali. Il pilota romano si aggiudica la Carrera Panamericana in coppia con Luigi Chinetti nel ’51 e ottiene diversi piazzamenti. 
Con la Lancia conquista la Targa Florio nel 1954. Guidando la Maserati trionfa nella 1000 Km del Nuerburgring insieme con Moss, Shell e Behra. Taruffi ha un chiodo fisso, quello di vincere la Mille Miglia. “Se ci riesco-dice alla moglie Isabella-lascio le corse”. 

Fa centro al tredicesimo tentativo, nel 1957, a 51 anni, sostituendo Musso, sulla Ferrari 315 S. E mantiene la parola. Quella fu anche l’ultima edizione della celebre corsa. 


 SCHEDA PILOTA

Piero Taruffi: nato a Albone Laziale (Roma) il 12 ottobre 1906, (morto il 12 gennaio 1988)
Vittorie con la Ferrari:
1
Pole Position:
0



Mike Hawthorn

Nel nome della Regina
Primo inglese a conquistare un casco iridato, Mike Hawthorn ha una storia straordinaria e movimentata , costellata anche da gravi infortuni. Hawthorn, figlio di un garagista , non è un vero professionista, ma un grande appassionato. 
Vorrebbe guidare una vettura “British” ma capisce che solo la Scuderia gli può dare la possibilità di vincere nei Gp. A Ferrari piace e con Maranello disputa 39 corse, alternando le sue presenze in team britannici, fra il 1953 e il ’58.
Guida la 500 F2, la 625 4, la 553/555 4, la Dino 246 V6. Gareggia nella Mille Miglia, nella 24 Ore di Le Mans. Ha un incidente con una Cooper-Bristol nel circuito di Modena che lo costringe ad una lunga inattività, si capotta a Siracusa riportando ustioni e ferite. 
Passa un momento terribile nel 1955 quando viene accusato di aver innescato la tragedia di Le Mans ( con la Mercedes di Levegh che piomba sulla folla) deviando di colpo per entrare ai box. L’inglese, tuttavia, è un combattente, non si arrende, continua.

Torna alla Ferrari, di cui apprezza la professionalità, e conquista il Mondiale ’58. Colpito dalla scomparsa dell’amico Collins nel GP di Germania, annuncia il suo ritiro a fine stagione. Ma nel gennaio successivo ha un banale incidente stradale: muore finendo con la sua Jaguar contro un albero. 

 SCHEDA PILOTA

John Michael Hawthorn: nato a Mexborough (Inghilterra) il 10 aprile 1929, morto il 22 gennaio 1959 a Guilford-by-pass
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position:
4


Wolfgang Von Trips

Amaro destino a Monza 
Pilota di nobile famiglia, eccelle in tutti gli sport. Non sa nulla di meccanica ma sopperisce con la classe: un giorno arriva ai box e un tecnico gli dice che la barra antirollio delle sospensioni della sua vettura è rotta. 
Lui guarda il roll-bar posto sopra l’abitacolo e risponde: “Davvero?”. Tuttavia è molto veloce. Il 1961 può essere l’anno del titolo mondiale in Formula 1. Vince in Olanda e Gran Bretagna e si presenta a Monza per la consacrazione. 

Ma lo attende un destino crudele.
Dopo aver conquistato la pole position, il tedesco non parte bene: per assicurarsi l’affidabilità dei motori, la Ferrari monta rapporti lunghi. Jim Clark con la Lotus si infila tra le Ferrari in testa. 
Al secondo giro, in frenata alla curva Parabolica, la 156 del tedesco sbanda e viene violentemente tamponata dalla vettura dello scozzese. Clark, seppure sotto choc, è indenne. Von Trips, invece, viene sbalzato dall’abitacolo e muore sul colpo. Il bolide piomba tra la folla ed è una strage con 14 vittime, una delle maggiori della storia dell’automobile. 

Racconta Enzo Ferrari:”Questo ragazzo mi fu particolarmente caro, era un giovane di grande nobiltà d’animo. E quella giornata che doveva essere premio all’ardimento, alle vittorie, ai successi e al lavoro di tutti, ci portò la più cruda, dolorosa, amarezza”. 


 SCHEDA PILOTA

Wolfgang Von Trips: nato a Horrem (Germania) il 4 maggio 1928, morto a Monza il 19 settembre 1961
Vittorie con la Ferrari:
2
Pole Position:
1



Lorenzo Bandini

Campione senza fortuna 

Figlio di un commerciante, Lorenzo Bandini rimane orfano a 9 anni. Affascinato dalla meccanica, appena può va a Milano. Lavora in un garage: il proprietario gli fa da padre e lo aiuta a coltivare la passione delle corse finanziandolo per l’acquisto di una Fiat 8V 
Conosce anche l’amore frequentando la figlia del suo datore di lavoro, Margherita, che diverrà sua moglie. Bandini si impegna nella Formula Junior, vince molto. Nell’aprile del ’61 esordisce in F1 a Pau, gara non titolata Mimmo Dei, patron della Scuderia Centro Sud, crede in lui e lo manda a fare esperienza in Australia. Al ritorno, Enzo Ferrari lo convoca a Maranello. Nel ’64 a Zeltweg coglie la sua prima e unica vittoria iridata con le monoposto.
Nel ’64 a Zeltweg coglie la sua prima e unica vittoria iridata con le monoposto. Nel ’67 guida con Amon la prima delle tre Ferrari che dominano la 24 Ore di Daytona. Si impone anche nella 1000Km di Monza. Arriva caricato a Montecarlo. E’ prima guida Ferrari. Hulme comanda la gara, l’italiano 2°, è attaccato dall’ex ferrarista Surtees, passato alla Honda. 

Resiste a fatica, poi all’82° giro taglia la chicane, tocca con la ruota posteriore destra uno steccato, rimbalza, s’infila sulla sinistra nelle balle di paglia poste per impedire alle macchine di finire nelle acque del porto. La vettura si rovescia e, squarciata da una ringhiera, prende fuoco. Bandini muore 70 ore dopo 

   

 SCHEDA PILOTA

Lorenzo Bandini: nato a Berce (Libia) il 21 dicembre 1935, morto a Montecarlo il 10 maggio 1967
Vittorie con la Ferrari:
1
Pole Position:
1



Lodovico Scarfiotti

Bravo su ogni vettura 

Parkes e Scarfiotti. E’ stata una coppia ideale per le corse a lunga distanza. Un binomio che ha dato dimostrazioni di forza e di volontà di vincere. Uno completava l’altro. 
L’inglese, ormai modenese, con le sue abitudini italiane innestate sulla determinazione albionica; il marchigiano di Torino con la sua esuberanza di giovanotto apparentemente senza problemi nella vita.
"Irruente oltre misura, avrebbe corso con qualsiasi tipo di macchina, in qualsiasi momento, su qualsiasi pista". Così Ferrari ricorda Scarfiotti. Ragazzo di ottima famiglia, comincia a vincere con le vetture turismo e si impone due volte nell’Europeo della Montagna.
Nei prototipi si fa valere: vince la 1000Km del Nurburgring con Vaccarella; Sebring e Le Mans con Surtees. Ma sogna soprattutto quella F1 che Maranello gli concede con parsimonia. Disputa in tutto 8 corse.

Trionfa nel GP di italia a monza del 1966, primo italiano dopo Ascari. Poi prova con la Eagle e la Cooper. Capisce tuttavia che le ruote scoperte sono la via giusta. Accetta la proposta della Porsche per guidare i prototipi (1968). Ed è secondo a Brands Hatch. Ma in giugno in Germania, nelle prove della corsa in salita di rossfeld per l’Europeo della Montagna, esce di strada. Sbalzato dalla vettura, batte la testa contro una roccia e muore. 

 

 SCHEDA PILOTA

Lodovico Scarfiotti: nato a Torino il 18 ottobre 1933, morto a Rossfeld (Germania) l’8 giugno 1968 
Vittorie con la Ferrari:
4
Pole Position:
4



Clay Regazzoni

Fascino e grinta al volante 

Viveur, danseur, tennista, calciatore e, a tempo perso, pilota. Clay Regazzoni, il brillante, intramontabile Clay, ospite d’onore ideale per le più disparate manifestazioni alla moda. “Lo contattai nel 1969. 
L’anno dopo vinse un memorabile GP d’Italia. Poi si affinò come stile e temperamento, che era fra i più audaci fino a diventare un ottimo professionista. Gli avversari lo hanno sempre rispettato”:così Ferrari lo giudicò.
L’esordio è burrascoso: in F2 viene squalificato a Monza per un sorpasso proibito (erano esposte le bandiere gialle per un incidente) e quindi è coinvolto nella fatale collisione Chris Lambert a Zandvoort.Ne esce tuttavia assolto. Corre con la Tecno. Infine passa a Maranello.
In due riprese disputa 77 gare. Alterna momenti favolosi a periodi meno positivi, ma è sempre combattivo. E’ lui a proporre l’ingaggio di Lauda, poi ne soffre la concorrenza. Lascia la Ferrari nel 1976 dopo aver vinto ancora a Long Beach (Usa Ovest). Prosegue l’attività per tre stagioni piene (1° con la Williams a Silverstone) e proprio a Long Beach, il 30 marzo ’80, con la Ensign piomba sulla Brabham di Zunino ferma sul circuito. L’urto gli provoca lesioni alla spina dorsale. 

E’ costretto sulla sedia a rotelle ma continua a correre (nel ’97 va al raid Panama-Alaska) e si batte a favore degli handicappati. 


 SCHEDA PILOTA

Clay Regazzoni: nato a Mendriso (Svizzera) il 5 settembre 1939 
Vittorie con la Ferrari:
4
Pole Position:
4



Niki Lauda

Solo Schumi ha vinto di più in Ferrari 


E’ il pilota che vince, dopo Schumacher, più gare con la Ferrari in F1. E con due titoli mondiali pareggia i conti con Ascari. Dopo una serie di corse con vetture turismo e formule minori, Lauda riesce a ottenere un prestito da una banca e approda in F2. Prestazioni non troppo brillanti, con una monoposto poco competitiva. Ma la strada è aperta: March e BRM per una stagione, poi la Ferrari.
Arriva nel 1974 e si dimostra subito concreto, applicandosi con impegno. E’ anche un ottimo collaudatore. Vince due corse. L’anno dopo domina il Mondiale con cinque affermazioni. Può ripetersi nel ’76 ma il 1° agosto esce di pista al Nuerburgring: un incidente terribile, 
Merzario lo salva dalle fiamme. L’austriaco recupera in modo fulmineo: il volto reca i segni del fuoco, ma lui in 40 giorni è pronto e, a fine stagione, lotta per il titolo. Ma in Giappone, prova decisiva, piove, la visibilità è scarsa e Niki preferisce tornare al box: il titolo va a Hunt. Lauda ha la rivincita nel ’77: si riprende il Mondiale, ma lascia la Ferrari, con cui ha un rapporto di odio-amore, e passa in Brabham. 

Vince a tavolino il GP d’Italia ’78 (Villeneuve e Andretti penalizzati). Abbandona le corse per due anni e crea una compagnia aerea, l’Air Lauda. Torna con la McLaren, è campione ’84. Dopo essere stato collaboratore della Ferrari, oggi lavora per la Mercedes. 

 SCHEDA PILOTA

Niki Lauda: nato a Vienna (Austria) il 22 febbraio 1949 
Vittorie con la Ferrari:
15
Pole Position:
23


Gilles Villeneuve

L’acrobata delle piste 

Gilles Villeneuve: uno dei piloti più amati dai tifosi e dallo stesso Enzo Ferrari che lo paragonava a Nuvolari. Con Maranello vince solo sei corse, ma resta nella storia come uno dei campioni più spettacolari e coraggiosi, eroe di imprese impossibili, acrobata delle piste. Inizia a 17 anni con le motoslitte in Canada, diventando uno dei migliori specialisti. 

Nel 1976 conquista il titolo nordamericano di Formula Atlantic.Il 16 luglio ’77 debutta in Formula 1 con la McLaren, ma il 21 settembre è già a Maranello con un contratto firmato. Il 9 ottobre corre a Mosport il GP del Canada e il giorno 23 nel circuito del Fuji, in Giappone, ha un terribile incidente, volando tra la folla dopo una collisione con la Tyrrell di Peterson. Lo chiamano “l’aviatore”. Nel 1978 primo sucesso in F1, in casa, a Montreal, nel 1979 è secondo nel Mondiale di Scheckter, 
dopo essersi affermato tre volte. Nei due campionati che seguono la Ferrari non va, ma Gilles trionfa a Montecarlo e in Spagna. L’82 potrebbe essere l’anno del titolo. Ma Villeneuve, dopo una polemica con Pironi a Imola [accusa il compagno di avergli sottratto la vittoria], l’8 maggio a Zolder [Belgio] tampona in prova la March di Mass. Sbalzato dall’abitacolo, si spegne in ospedale, lasciando la moglie e due bimbi, Melanie e Jacques. 
 

 SCHEDA PILOTA

Villeneuve: nato a Chambly (Quebec) il 18 gennaio 1950 
(morto a Zolder nelle prove del GP del Belgio l’8 maggio 1982) 
Vittorie con la Ferrari:
6
Pole Position:
2



Didier Pironi

L’uomo che sfidò il turbo 

Un pilota che si è costruito a poco a poco e che fa tesoro di tutte le esperienze. Famiglia di origine italiana (viene dal Friuli), Pironi sale con costanza tutti i gradini che portano in F1. 
Il successo nel GP di Montecarlo di F3 lo fa approdare alla Tyrrell. Didier conquista punti in quattro delle sue prime sei gare in F1. nello stesso anno, il 1978, si aggiudica in coppia con Jaussaud la 24 Ore di Le Mans con la Renault.
Passa alla Ligier nel 1980 e vince il suo primo GP in Belgio. Diventa molto veloce, ottiene alcune pole position e nessuno si meraviglia se nel 1981 Enzo Ferrari lo affianca a Gilles Villeneuve. Sono gli anni del turbo: la 126CK è nuova. 
Il canadese si adatta meglio e la porta al successo due volte. Arriva il 1982 con tante speranze per Maranello. Pironi vince a Imola superando Villeneuve all’ultimo giro e innesca una lite con il compagno di squadra che lo accusa di non aver rispettato i patti e gli ordini del box. Quindici giorni dopo Villeneuve è vittima del tragico incidente di Zolder. Didier si aggiudica il GP d’Olanda e va in testa al mondiale, ma a Hockenheim, nella pioggia, urta la Renault di Prost e si rompe le gambe. 

E’ costretto al ritiro. Uomo sportivissimo, si dà all’offshore con uno scafo di sua progettazione: muore in mare in un incidente.


 

 SCHEDA PILOTA

Didier Pironi: nato a Villecresnes (Francia) il 26 marzo 1952, morto il 23 luglio 1987 nel Canale della Manica in un incidente di offshore
Vittorie con la Ferrari:
2
Pole Position:
2



Michele Alboreto

Pilota di bello stile 
Michele Alboreto è un giovane magazziniere che ama le corse. E talora i sogni si realizzano: con l’aiuto di amici debutta in F3 nel 1979 e nell’80 è già campione europeo. 
Nel 1981 ragginge la Minardi in F2 e vince a Misano. Tyrrell gli fa firmare un contratto triennale. Michele lo ripaga aggiudicandosi due gare “impossibili” a Las Vegas e a Detroit nel 1982 e nel 1983: batte con una vettura a motore aspirato i rivali sulle ben più potenti “turbo”.
"Sono note le mie simpatie per Michele Alboreto. E’ un giovane che guida tanto bene, pochi errori. E’ veloce, di bello stile: doti che mi rammentano Von Trips, al quale Alboreto somiglia anche nel tratto educato e serio.Oggi ha la certezza che è tra i migliori in F1”. 
Così scrive Enzo Ferrari in un suo libro. Logico che dalla stagione ’84 il milanese salga su una rossa, primo italiano dopo Merzario, a 11 anni di distanza. Alboreto conferma il suo valore vincendo in Belgio, e l’anno dopo lotta a lungo per il titolo. E’ costretto a cedere per i continui problemi di affidabilità della 156-85.

La sua parabola alla Ferrari si conclude nell’87. Poi corre per diverse squadre ma senza risultati all’altezza delle sue capacità. Lui non si scoraggia, continua a guidare, sino a vincere nel ’97 la 24 Ore di Le Mans con una Porsche. 

 SCHEDA PILOTA

Michele Alboreto: nato a nato a Milano il 23 dicembre 1956
Vittorie con la Ferrari: 3
Pole Position: 2



Nigel Mansell

Il leone delle mille imprese 

Il pilota dalle grandi contraddizioni con qualità del purosangue. Nigel Mansell è uno dei protagonisti della F1 per oltre un decennio. Comincia con un atto di fiducia nei propri mezzi: per correre si vende la casa. 
Poi entra nelle grazie di Chapmann. Quattro stagioni alla Lotus, cinque con la Williams, due con la Ferrari, per tornare alla Williams dove nel 1992 diventa finalmente campione del mondo. Litiga con il costruttore inglese, emigra negli Usa dove conquista la Formula Indy.
Torna, si aggiudica ancora una gara in Australia, poi disputa due corse nel ’95 alla guida della McLaren e si ritira. In mezzo tutta una serie di episodi, incidenti, guai, errori, imprese. I più clamorosi: firma per Ferrari e resta alla Williams. 
Passa alla scuderia di Maranello, annuncia che lascia l’attività e passa nuovamente nel team inglese. E perde due Mondiali già vinti. Il primo nel 1986: sbaglia una marcia al via in Messico e buca un pneumatico mentre è avviato al successo in Australia. Il secondo, l’anno dopo, quando si infortuna a Suzuka in prova e lascia il titolo a Piquet. Finalmente diventa il numero uno nel ’92 coronando il ritorno alla Williams. 

In Ferrari vive due stagioni un po’ da leone e in parte da pecora, ma lascia un ricordo indelebile, dimostrandosi il più mediterraneo dei piloti britannici. 


 SCHEDA PILOTA

Nigel Mansell: nato a Upton on Severn (Inghilterra) l’ 8 agosto 1953 
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position:
3



Jean Alesi

5 anni di passione e tormenti 

Carattere focoso, grande temperamento, combattivo e sempre molto corretto in pista. Jean Alesi non nasconde le origini siciliane della sua famiglia. Il padre ha una carrozzeria nel Sud della Francia, 
il ragazzo lavora sulle vetture, le smonta, le ricostruisce. Corre in moto, ma ama l’automobilismo. Il debutto nel 1983 lo lancia verso un titolo nazionale di F3. nel 1989 arriva a quello intercontinentale della F3000.Il talent scout Tyrrell chiama Alesi in F1 nella stessa stagione e Jean lo ricambia accumulando 8 punti in otto gare. Nel ’90 a Phoenix (Usa Ovest) è in testa al GP, Senna lo supera e il francese lo ripassa con un guizzo. Poi il brasiliano fa valere la sua classe e la competitività della McLaren: è primo, ma Alesi sale sul podio al secondo posto. E piace a tutti.
Questa impresa gli vale l’ingaggio da parte della Ferrari che lo affianca ad Alain Prost. In poco tempo Alesi diventa l’idolo dei tifosi di Maranello per il suo coraggio e per il modo di guidare sempre spettacolare. 

Sono cinque anni di passione e di tormenti. Le vetture non sempre sono all’altezza delle attese dei piloti, in qualche occasione c’è anche un po’ di sfortuna. Alesi scalpita, vuole vincere almeno una gara: il colpo gli riesce nel GP del Canada nell’ultima stagione a Maranello. 

 SCHEDA PILOTA

Jean Alesi: nato a Avignone (Francia) l’ 11 giugno 1964 
Vittorie con la Ferrari:
1
Pole Position:
1




Froilan Gonzales

Gonzàles, e la Ferrari spicca il volo
E' il pilota della prima vittoria della Ferrari nel Mondiale di F1. Grosso, massiccio, pesante più di 100 Kg, era soprannominato “il toro della Pampa”. Uno sportivo nato. Corre prima in moto, poi con vetture di produzione. Nel 1950 si diverte e si affina con una Maserati che gli ha trovato Fangio. Gonzalez raggiunge l’amico in Europa e partecipa al primo Mondiale di F1 con scarsa fortuna. E’ secondo nel Gran Premio di Albi, non valido per il campionato. Nella primavera 1951 viene chiamato da Enzo Ferrari per sostituire Taruffi, ammalato. Per Gonzalez è una stagione straordinaria: vince a Silverstone, è sempre sul podio e conquista il terzo posto nel campionato. Si lascia attirare dalla Maserati e per due anni continua a piazzarsi fra i migliori. Torna a Maranello nel 1954, imponendosi nuovamente in Inghilterra, diventa vice-campione alle spalle di Fangio. E’ primo anche nella famosa 24 Ore di Le Mans in coppia con Trintignant e nelle prove non iridate di Bari, Bordeaux e del Portogallo.  

Gonzalez torna in patria dedicandosi alle corse locali. Partecipa ai Grandi Premi d’Argentina del 1957 con la Lancia-Ferrari D 50 e del ’58 con la Ferrari Dino 246. Ferrari diceva di lui:”Un pilota che in gara ha un comportamento alterno ma che è coraggioso, volitivo e generoso”  

 

 


 SCHEDA PILOTA

Froilan Gonzales: nato a Arrecifas (Argentina)

Vittorie con la Ferrari: 2
Pole Position: 3




Juan Manuel Fangio

Il campionissimo indecifrabile
Figlio di emigranti italiani, Juan Manuel Fangio è il pilota che ha vinto più Mondiali di F1: 5. Debutta nel 1940 vincendo il Gp del Norte con una Chevrolet. 
Poi arriva in Europa dove diventa il “maestro”, un campione gentile e un po’ misterioso, con 24 successi su 51 gare mondiali disputate.Anche Enzo Ferrari, profondo conoscitore e agitatore di uomini, non riesce a interpretare a fondo questo pilota. 
Ammette:”Fangio rimane per me un personaggio indecifrabile.Fugge al mio sguardo, risponde a monosillabi. La sua statura agonistica invece è indiscutibile. Possiede una visione della corsa decisamente superiore e un equilibrio, una intelligenza e una sicurezza nella condotta di gara singolari”. 
In effetti , l’argentino non dimostra mai particolari sentimenti nei confronti dei costruttori che lo fanno vincere e correre. Salta da una squadra all’altra a seconda delle migliori opportunità che gli si presentano. Per la Ferrari gareggia in F1 nel 1956 aggiudicandosi il quarto titolo mondiale, dopo quello vinto con l’Alfa Romeo [1951] e due con la 

Mercedes [1954-55] e prima dell’ultimo,

 il quinto, ottenuto con la Maserati [1957]. Porta al successo la Lancia-Ferrari D50, conquistando tre vittorie, una delle quali, in Argentina, con l’aiuto di Musso. Altre due gare nel’57 [Argentina e Francia], poi l’addio. 

 SCHEDA PILOTA

Juan Manuel Fangio: nato a Balcarce (Argentina) il 24 giugno 1911, morto a Buenos Aires il 17 luglio 1995
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position: 5



Phill Hill

Il mondiale a stelle e strisce. 
Il primo di tre americani (insieme con Dan Guerney e Richie Ginther) approdati a Maranello. Enzo Ferrari lo definì così:” Un ragazzo solido ed emotivo che veniva dalle vetture sport e che in California aveva avuto una buona esperienza di meccanico. 
Non era un pilota di classe eccelsa, ma era sicuro e redditizio soprattutto sui circuiti ad alta velocità”. Corre per la Ferrari lungo l’arco di dieci anni e vince molto, diventando campione del mondo nel 1961. 
E’ l’unico sinora ad aggiudicarsi due volte, consecutivamente, il Gran Premio d’Italia a Monza con le vetture del Cavallino Rampante. Hill è un grande specialista delle vetture a ruote coperte, ma sogna la la Formula 1. 
E nel 1961, alla sua quarta stagione con le monoposto italiane (mentre nello stesso anno trionfa con i prototipi anche nella 12 Ore di Sebring e a Le Mans) conquista il titolo mondiale. Due successi e quattro piazzamenti sul podio. Hill vorrebbe ripetersi l’anno successivo, ma la Ferrari perde poco a poco la sua competitività. 

L’americano partecipa alla scissione dei tecnici di Maranello e decide di guidare nel 1963 con l’ATS. Scelta sbagliata che compromette la sua carriera in Formula 1. Termina l’attività nei prototipi nel 1966 cogliendo ancora due affermazioni con la Chaparral nella 1000Km del Nuerburgring e a Laguna Seca.

  

 SCHEDA PILOTA

Phill Hill: nato a Miami (Stati Uniti) il 20 aprile 1927
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position:
6



Giancarlo Baghetti

Corridore gentiluomo 
Pilota e gentiluomo. Stabilisce, unico con Nino Farina, un record che non si può battere: vincere al debutto nel Mondiale di F1. A dire il vero, Baghetti non è alla sua prima affermazione. 
Prima del sucesso di Reims si è imposto nelle corse di Siracusa e Napoli, non valide per il titolo. Di famiglia benestante, Giancarlo si avvia alle corse ventiduene con un’Alfa Romeo nel 1956. 
Passa di vittoria in vittoria, dalle gare in salita alle prove di regolarità, sino a piazzarsi secondo nella Mille Miglia. La svolta arriva nel 1959. Nella Formula Junior si aggiudica la Coppa Fisa, battendo tutti i migliori italiani fra i quali Bandini. Questo successo gli offre la possibilità di guidare una Ferrari della Federazione messa a disposizione dal costruttore modenese. Si allena a lungo e inizia il ’61 con un 2° posto a Sebring dietro a P.Hill nei prototipi. Poi irrompe in Formula 1, nelle corse nazionali, frequentate però da piloti come Gurney, Bonnier, Brabham, Clark. Vince due volte, in Sicilia e in Campania. E si ripete con il GP di Reims. Sembra avviato a una carriera brillantissima ma incappa in un ’62 nero della Ferrari. Passa all’ATS senza risultati e per lui comincia il declino. Si ritira nel ’68, ma continua a frequentare il mondo dei motori come apprezzato fotografo e giornalista. Muore per un tumore a 60 anni 

   

 SCHEDA PILOTA

Giancarlo Baghetti: nato a Milano il 25 dicembre 1934, morto il 27 novembre 1995
Vittorie con la Ferrari:
1
Pole Position:
0



John Surtees

Asso in moto e in automobile 

Corridore, tecnico, costruttore: John Surtees è l’unico pilota al mondo ad aver conquistato titoli mondiali in moto (7 con la MV-Agusta) e in F1. Corre dal 1951 al ’72. un personaggio a volte spigoloso, ma capace di dare ottimi contributi alla squadra, soprattutto nella messa a punto dei telai. 
Debutta in auto alla corte di due talent-scout, Tyrrell e Chapman. Trova da ridire con il fondatore della Lotus che non lo utilizza a tempo pieno. 

Parte per un’avventura con team minori, riesce a farli conoscere.
Maranello gli fa un’offerta e l’ex centauro accetta, ponendo fine a un periodo difficile nel 1963, aggiudicandosi il GP di Germania e quello del Mediterraneo (non valido per il campionato). L’anno dopo conquista il casco iridato: parte delmerito va a Bandini che lo aiuta in Messico obbedendo agli ordini di scuderia.
Surtees ha anche un incidente terribile guidando nel marzo ’65 una Lola T70 a Mosport. Le sue condizioni restano gravi per qualche giorno, però recupera e in un paio di mesi è di nuovo in pista. Anche con Ferrari ha un rapporto difficile, concluso con una rottura di contratto improvvisa dopo le prime due gare 1966. “Poteva essere-racconta Ferrari-campione per la seconda volta. Ma avava atteggiamenti polemici nei confronti di Bandini, di Dragoni e dei tecnici del reparto corse”

 

 SCHEDA PILOTA

John Surtees: nato a Tatsfield l'11 febbraio 1934
Vittorie con la Ferrari:
4
Pole Position:
4



Jacky Ickx

Il Re del Bagnato 

Ragazzo prodigio dell’automobilismo, imbattibile sul bagnato. Ma anche Jacky Ickx, belga, figlio di un noto giornalista sportivo, in 14 campionati di F1 non riesce a vincere un titolo. 
Partecipa a 116 gare, con 8 primi posti e 13 pole position, correndo per nove diverse scuderie dal 1966 al ’79. A 21 anni, dopo una serie di successi nel campionato turismo, è chiamato da Ken Tyrell a partecipare al Gp di Germania.
Poi una stagione di transizione e l’approdo in Ferrari. Dice il costruttore:”Ickx, un connubio di ardimento e di calcolo”. Alla sua quinta corsa con la 312/68 domina a Rouen il Gp di Francia. E’ –a 22 anni- il più giovane vincitore di sempre, insieme all’americano Troy Ruttman e a Bruce McLaren.
Ickx accetta un’offerta della Brabham per il ’69, ma torna a Maranello per quattro stagioni consecutive. Jacky lotta subito per il titolo, però trova un ostacolo insormontabile nello sfortunato Jpochen Rindt. L’austriaco, dopo aver vinto cinque gare con la Lotus, muore in prova a Monza. 

 Il titolo gli viene assegnato alla memoria. Al belga sono tuttavia legate memorabili affermazioni con le vetture Sport: cinque Le Mans, Daytona, Sebring, Brands Hatch, Osterreich Ring e Watkins Glen solo nel 1972.Continua poi l’attività fino ai giorni nostri partecipando ai raid africani. 
 

 SCHEDA PILOTA

Jacky Ickx: nato Ixelles (Belgio) l’ 1 gennaio 1945 
Vittorie con la Ferrari:
6
Pole Position:
11



Mario Andretti

L’emigrante dei due mondi 

Coraggioso e generoso, serio professionista è Mario Andretti, istriano d’origine, idolo d’America. Salito anche alla gloria di Indianapolis. 
Per anni fu impossibile averlo in esclusiva perché guadagnava cifre astronomiche negli Usa. “A lui ho subito pensato nel 1977 come pilota del dopo Lauda , ma con molto rammarico per entrambi non si riuscì a trovare un accordo.
E’ diventato diventato campione del mondo non su una Ferrari e questo dispiace a me , quanto a lui e ai tanti suoi sostenitori”, scrive Enzo Ferrari. Emigrante con la famiglia negli Usa, inizia a correre con il fratello gemello Aldo. E vince tutto, campionati e la prestigiosa Indy 500. 
A portarlo in F1 è la Lotus, però Mario continua a frequentare circuiti americani. Tanto è vero che quando lo chiama Ferrari, per due stagioni , non scende in pista in tutte le prove del Mondiale di F1. Ma “Piedone”, così era soprannominato dai tifosi, lascia subito l’impronta, vincendo la prima gara cui partecipa, il Gp del Sud Africa nel 1971. 

Nel’72 si aggiudica quattro prove con le vetture Sport. Nel’78 è campione del mondo con la Lotus. Torna a guidare una monoposto di Maranello nel difficile 1982: pole position a Monza, poi è terzo. 
 

 SCHEDA PILOTA

Mario Andretti: nato a Montona (Trieste) il 28 febbraio 1940 
Vittorie con la Ferrari:
1
Pole Position:
1



Carlos Reutemann

Il pilota “tormentoso e tormentato”  

Lo chiamano “il gaucho triste”. Carlos Reutemann appare come uno dei piloti più enigmatici degli anni ’70. Velocissimo, dotato di classe naturale, l’argentino stupisce tutti perché non riesce a conquistare un titolo mondiale. 
Inizia l’attività con vetture turismo e diventa ben presto il più promettente corridore sudamericano nella Temporada di F2. I successi gli consenrono di essere scelto dall’Automobile Club che lo sponsorizza per una stagione in Europa con la Brabham.
Quando Ecclestone acquista la scuderia inglese, blocca Reutemann dal 1972. Con lo stesso team Carlos conquista tre successi nel ’74 e uno l’anno seguente. 
Dopo un campionato di transizione, il pilota firma un accordo con Enzo Ferrari che lo definirà poi “tormentoso e tormentato”. Nel 1977 trova un ostacolo insormontabile nel compagno di squadra Lauda. Quando l’austriaco lascia Maranello, Reutemann potrebbe aggiudicarsi il Mondiale ’78 (tre vittorie) ma patisce la concorrenza interna dell’emergente Villeneuve e la lotta con le Lotus di Andretti e Peterson. 

Può ancora vincere il titolo nell’81 alla Williams ma lo perde all’ultima gara con una prestazione opaca. Abbandona le corse e si dà alla politica. 

 

 SCHEDA PILOTA

Carlos Reutemann: nato a Santa Fè (Argentina) il 12 aprile 1942 
Vittorie con la Ferrari: 5
Pole Position:
2



Jody Scheckter

Il sudafricano che mandò Monza in delirio 

Irruente al debutto in F1, Jody Scheckter diventa con il passare del tempo uno dei piloti più affidabili e costanti della sua generazione. Il sudafricano inizia con i kart a 12 anni. Determinato, ha un obiettivo: correre in Europa. 
La fortuna lo accompagna. Con una Formula Ford, vince un concorso titolato “Driver to Europe”, una specie di borsa di studio che consente ai giovani di fare un anno di esperienza in Inghilterra. Si mette subito in evidenza.
La McLaren gli offre il debutto in F1. il 1973 è per Scheckter un anno a due facce: si aggiudica il campionato in Formula 5000 negli Usa e in cinque GP ne combina di tutti i colori, innescando fra l’altro a Silverstone una paurosa carambola che mette fuori uso nove vetture.
Il coraggio di Jody incuriosisce Tyrrell che lo ingaggia. Due vittorie e terzo posto nel mondiale. Un successo nella stagione 1975. Un altro nel ’76, con una vettura a sei ruote. Il sudafricano accetta anche la sfida del costruttore Walter Wolf. Con la vettura del magnate vince la prima corsa e si aggiudica anche i GP di Montecarlo e del Canada.

Nel 1979 arriva a Maranello e con l’aiuto di Villeneuve conquista il titolo a Monza. L’anno dopo è un fiasco. Si ritira e mette in piedi un’industria di tecnologia per la sicurezza. Ora è multimilardario 

 SCHEDA PILOTA

Jody Scheckter: nato a East London (Sud Africa) il 22 agosto 1950 
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position:
1



Renè Arnoux

"Quelle “sportellate” con Villeneuve 

Nel 1983, ormai famoso anche per un duello ruota a ruota con Villeneuve a Digione (lui con la Renault e il canadese con la Ferrari tengono con il fiato sospeso milioni di spettatori davanti alla TV), 
Arnoux arriva alla Ferrari accanto al connazionale Tambay. Il piccolo Renè viene dalla gavetta. Coltiva la sua passione per le automobili da corsa lavorando come garzone d’officina a Torino dal preparatore Conrero.
Nel ’72 si iscrive alla scuola di pilotaggio Elf e comincia subito a vincere a mani basse. Fra l’altro conquista due titoli dell’Europeo di Formula Renault. Il debutto in F1 avviene in sordina perché la Martini-Ford che guida non è competitiva.
Ma la Renault non si lascia scappare il suo pilota. Dal 1979, per quattro anni, il francese si conferma fra i corridori più veloci, vincendo quattro corse. Due stagioni a Maranello sono dolci-amare per Arnoux. Conquista le simpatie dei tecnici e dei meccanici e disputa alcune prove favolose. Ottiene anche tre affermazioni nella prima stagione: Montreal, Hockenheim e Zandwoort. Contribuisce al successo della Ferrari nella classifica costruttori. 

A Dallas parte ultimo, arriva 2°. Agli inizi dell’85, appare demotivato: Ferrari lo induce ad accettare la separazione consensuale. Corre sino al 1989 in Ligier. 

 

 SCHEDA PILOTA

Renè Arnoux: nato a Pontcharra (Francia) il 4 luglio 1948
Vittorie con la Ferrari:
3
Pole Position:
4



Gerhard Berger

96 corse con il cavallino: un primato 

Gerhard Berger è il pilota che, in assoluto, ha corso di più con la Ferrari in F1. in due riprese (1987-89 e 1993-95) ha disputato 96 gare. Corridore affidabile, molto veloce, l’austriaco in due occasioni 
ha posto fine a un lungo periodo di assenza delle vetture di Maranello dal gradino più alto del podio. Nel finale della stagione ’87 quando si aggiudicò i GP del Giappone e d’Australia (l’ultimo successo risaliva a quello di Germania ’85) e nel ’94 quando trionfò ad Hockenheim (dopo quasi quattro anni).
Nel suo albo d’oro anche uno splendido successo nel GP d’Italia a Monza (1988). Berger, a differenza della maggioranza dei piloti delle generazioni attuali, non comincia con i Kart, ma con il Trofeo Alfasprint nel 1981. 
Passa alle ruote scoperte e, dopo un breve tirocinio in F3, grazie anche alle buone relazioni con la Bmw, debutta in F1 con l’Ats. Passa alla Arrows e poi alla Benetton, squadra nella quale si aggiudica la sua prima vittoria in Messico con una monoposto che monta gomme Pirelli. I buoni risultati gli portano un contratto con la Ferrari. 

Ha un calo nel 1989, anno in cui è protagonista di un terribile incidente a Imola: un pizzico di fortuna e il pronto intervento dei soccorritori limitano i danni. Tre stagioni in McLaren con Senna e poi ancora Benetton. Sempre fra i migliori.
 

 SCHEDA PILOTA

Gerhard Berger:  nato a Woergl (Austria) il 27 agosto 1959 

Vittorie con la Ferrari: 5
Pole Position:
7



Alain Prost

Record di vittorie in F1 

Il professore. Vince quattro titoli mondiali, secondo solo a Fangio. Detiene il primato delle vittorie in F1: ne accumula 51 in 13 anni di attività. Nel suo albo d’oro ci sono 2712 giri in testa per 12.616 km. 
Alla Ferrari giunge nel 1990 dopo aver conquistato tre caschi iridati, nel pieno della maturità agonistica. Trova una vettura molto competitiva e una squadra altamente professionale. Nella stessa stagione, pur senza mai volare in pole position, ottiene cinque primi posti. Alla seconda gara si aggiudica il GP del Brasile. 
E inizia l’ennesimo serrato duello con Senna. Prost ha come compagno nella Scuderia il coriaceo Mansell, che non si piega ai giochi di squadra. E in Portogallo, nel momento cruciale della stagione, l’inglese, che parte “al palo”, stringe contro il muretto dei box il francese. Mansell va a vincere ma Senna soffia il secondo posto a Prost, portando via punti preziosi. Quando si arriva all’ultima prova, in Giappone, il brasiliano, bruciato da Alain al via, provoca volontariamente una collisione.

Entrambi finiscono fuori pista e Ayrton ha il mondiale in tasca. 
L’anno dopo la Ferrari non è più così competitiva. Prost sparla di Maranello ed è lasciato libero alla penultima corsa. Abbandona e rientra nel ’93 per aggiudicarsi il titolo con la Williams. 
 

 SCHEDA PILOTA

Alain Prost: nato a Lorette-St.Chamond (Francia) il 24 febbraio 1955 
Vittorie con la Ferrari:
5
Pole Position:
0



Eddie Irvine

L’irlandese senza paura 

Il debutto di Eddie Irvine in F1 è contrassegnato da un episodio che tutti ricordano. Alla prima gara, a Suzuka, in Giappone, si piazza al sesto posto e conquista il suo primo punto. 
Ma in corsa si esibisce in sorpassi azzardati, non ha timori reverenziali neppure nei confronti di Damon Hill e Ayrton Senna. Pur essendo staccato di un giro, supera all’esterno il brasiliano per sdoppiarsi, e lo manda su tutte le furie.
Senna vince ma alla fine va ai box dell’irlandese e l’episodio si conclude con una lite. Irvine non si impressiona: ha un carattere solido, è un pilota disincantato che pensa in concreto. Il padre, commerciante di automobili, lo spinge alle corse. 
Nel 1983, a 18 anni, Eddie è in Formula Ford, quattro stagioni dopo è campione britannico. Diventa un giramondo dei motori. Dalla F3000 (con due stagioni in Giappone) alla 24 Ore di Le Mans, dove con una Toyota stabilisce un record sul giro. Il costruttore Jordan diventa il suo trampolino di lancio e Irvine, pur con una vettura non molto competitiva, fa ancora vedere doti di combattente. 

Nel 1996 raggiunge la Ferrari per fare la spalla a Schumacher. Il suo compito è preciso e l’irlandese lo svolge con diligenza. Prende punti per la Scuderia, sale diverse volte sul podio, lavora nei test. Una garanzia. E’ nel 1999 che conquista la sua prima vittoria, sul circuito di Melbourne in Australia. Dopo l’incidente di Schumacher a Silverstone le speranze mondiali della Ferrari ricadono su di lui. Vincerà altre 3 gare (Germania, Austria e Malesia) e salirà molte volte sul podio, ciò non basterà per portalo alla conquista del casco iridato ma i suoi successi saranno decisivi per la conquista del campionato marche da parte della Scuderia di Maranello. Dal 2000 è alla Jaguar-Ford. 
 

 SCHEDA PILOTA

Eddie Irvine: nato a Newtownards (Irlanda del nord) il 10 novembre 1965 
Vittorie con la Ferrari:
4
Pole Position:
0

 

Progettisti Ferrari
VITTORIO JANO (Torino 1891- Torino 1965)
Dopo avere dimostrato al mondo le sue qualità di progettista con i successi della P2 da Grand Prix, Vittorio Jano si dedicò al compito di applicare la sua esclusiva ricetta anche alle vetture stradali. Per opera sua nacque nel 1927 la prima 6C 1500 di serie, che rappresentò un distacco netto sia dalle tradizioni della Casa (la sua cilindrata era la metà di quella della precedente RL), sia dalla pratica corrente delle rivali, le quali ottenevano prestazioni elevate da vetture di cilindrata cospicua (2 litri a 6 cilindri) e consideravano le vetture di piccola cilindrata niente più che modeste utilitarie. In un’epoca in cui i telai erano pesanti longheroni d’acciaio e le carrozzerie venivano costruite a mano su massicci scheletri artigianali, la 6C 1500, che non superava 1100 Kg, costituiva un’assoluta eccezione.
Nonostante la cilindrata contenuta in 1487 centimetri cubici (alesaggio e corsa 62 x 82 mm) e la distribuzione con un solo albero a camme in testa, il motore della 6C 1500 erogava nella sua prima versione 44 cavalli a 4200 giri al minuto, una potenza unitaria significativa per raggiungere la quale Jano aveva applicato soluzioni e tecnologie sperimentate nelle competizioni.
L’impronta sportiva di questo telaio a passo lungo e il prestigio della Casa che aveva vinto il campionato mondiale del 1925, fecero della 6C 1500 un immediato successo .
Il 6 cilindri in linea di Jano era un motore raffinato, fatto apposta per essere sviluppato in senso sportivo e già nella seconda serie fu montata una testata con doppio albero a camme il cui disegno derivava da quello delle vetture da competizione. La sua potenza saliva così a 54 cavalli e il motore Alfa Romeo acquisiva una caratteristica tecnica che sarebbe diventata un tratto distintivo della Casa. Nel 1927 la 6C debuttò in campo sportivo e grazie alla leggerezza e alle qualità stradali della versione Sport, seconda serie a passo corto (1928), raggiunse subito traguardi importanti.
In vista della seconda Mille Miglia, sempre nel 1928, fu realizzata una versione speciale della 6C 1500, la Super Sport, in sole 25 unità (con e senza compressore) che montavano il motore 6 cilindri ad alimentazione atmosferica in versione più spinta per una potenza di 60 cavalli anziché 54, mentre l’eventuale installazione di un compressore volumetrico tipo Roots innalzava la potenza a 76 cavalli. L’edizione del 1928 della corsa bresciana vide il trionfo della 6C 1500 Super Sport con compressore e carrozzeria Spider Zagato, guidata da Campari e Ramponi, alla quale seguì una serie di vittorie nelle maggiori competizioni della categoria Sport tra il 1928 ed il 1929.

Della Super Sport fu anche costruita una versione con motore a testata fissa, per esasperare ancora di più le prestazioni che arrivavano così a ben 84 cavalli a 5000 giri.
Questa auto non fu solo il primo banco di prova della perizia progettuale di Jano applicata alle vetture stradali, ma fu anche l’auto con la quale l’Alfa Romeo, ancora in bilico tra i problemi politici del primo dopo-guerra e la tentazione di chiudere il settore automobilistico, assunse la dimensione del Costruttore di pregio.
Ma la 6C, autentico capolavoro di meccanica compatta, affermò anche con autorità, il concetto che una vettura di cilindrata contenuta non doveva essere considerata più una semplice “vetturetta” di second’ordine.
La creatura di Jano, che combinava sofisticazione progettuale, raffinatezza di ogni componente, leggerezza e compattezza, risultò vincente anche se, inevitabilmente piuttosto costosa, fattore che impedì alti numeri di vendite. Ma è con questo modello che l’Alfa iniziò a diventare una leggenda.
Tra il 1927 ed il 1929 furono costruite 1064 6C 1500, nelle versioni Normale, Sport e Super Sport.
E’ da notare che in anni successivi furono prodotte altre vetture denominate 6C 1500 , che erano in realtà una derivazione della 1750 e non una prosecuzione della 6C 1500 originale. - Fonti: Alfa Romeo Sport Collection


GIUSEPPE BUSSO (Torino 1913 - Milano 2006)
Giuseppe Busso, nato a Torino nel 1913, consegue in quella città il diploma di perito industriale.
Dopo il servizio militare, nel 1937 viene assunto alla Fiat come calcolatore dell’Ufficio tecnico motori aviazione (UTMA), da dove più tardi passa all’ufficio tecnico autoveicoli ferroviari sperimentali (UTAFS).
All’inizio di gennaio 1939, passa all’Alfa Romeo sempre come calcolatore, ma svolge lavoro di particolarista per i progetti di vetture da corsa.
Dipende direttamente dall’ing. Orazio Satta Puliga, col quale instaura un’importante amicizia.
Dal 1939 al 1946, lavora al Servizio studi speciali, che fa capo a Wifredo Ricart e, con l’aiuto di Satta, che lo assiste fornendogli pubblicazioni e dispense del Politecnico, completa la preparazione tecnica e teorica. Diviene, a pieno titolo, progettista e si occupa particolarmente di compressori e di turbine per motori d aviazione.
Indicato da Gioacchino Colombo, viene assunto come capo ufficio tecnico della nascente Ferrari, all’inizio del giugno 1946. Posizione dalla quale si dimetterà alla fine del 1947, passando le consegne ai subentrati Colombo e Lampredi.
Richiamato da Satta, rientra all’Alfa Romeo nel gennaio 1948 e, da allora al 1977, ha avuto la responsabilità della progettazione della meccanica di tutte le vetture prodotte
al Portello e ad Arese: dalla 1900 e la Giulietta degli anni Cinquanta sino all’Alfa 6 nelle versioni berlina e coupé con motore a iniezione.
Svolge questo incarico per poco meno di trent’anni, raggiungendo nel tempo le seguenti qualifiche ufficiali: caposervizio nel 1952, dirigente nel 1954, vicedirettore nel 1966, direttore nel 1969, vicedirettore centrale nel 1972, condirettore centrale nel 1973, carica che ha tenuto fino al 1977, anno del suo congedo dall’Alfa Romeo.


Comunicato Alfa Romeo
La notte del 3 gennaio 2006, nella sua casa di Arese, vicino agli stabilimenti che ha tanto amato, ci ha lasciato Giuseppe Busso.
Assunto in Alfa Romeo nel 1939, dal ‘48 al ‘77 è stato responsabile della progettazione di tutti gli organi meccanici delle vetture prodotte al Portello e ad Arese, comprese quelle da corsa, che tanta gloria hanno portato all’Alfa Romeo sulle strade e sui circuiti di tutto il mondo.
Legato alla figura di Orazio Satta Puliga, Giuseppe Busso, definito il padre dei motori V6, appone indissolubilmente la sua firma sotto progetti e modelli indimenticabili che vanno dagli anni Cinquanta, con la 1900 ,la Alfetta,la Giulietta, fino ad arrivare agli anni Settanta con l’Alfa 6, passando per prototipi come la “Tipo 103″ del 1959.
 Le sue memorie sono contenute nel libro (da lui tanto desiderato) intitolato “Nel cuore dell’Alfa”, uscito da poco tempo in libreria e che siamo orgogliosi di aver voluto pubblicare fintanto che il sg.Busso è stato in vita.
Oltre che nel nostro ricordo, Giuseppe Busso continua a vivere nel cuore delle nostre Alfa Romeo, nel rombo del motore, voce instancabile sopra l’asfalto di chi, come Giuseppe Busso, ha fatto grande l’Alfa Romeo.


GIOACCHINO COLOMBO (Legnano 1903 - Milano 1987)
Gioacchino Colombo nasce a Legnano il 9 gennaio 1903. Giovane quattordicenne, va a lavorare come disegnatore meccanico dove acquisisce una grande esperienza nel campo dei motori diesel e delle turbine a vapore. Per sottolineare la sua grande preparazione tecnica da autodidatta ricordiamo come Enzo Ferrari parla a lungo di Colombo come diplomato in qualche scuola svizzera di ingegneria.




              Motore Alfetta 159  evoluzione della 158 e con ponte De Dion 

E' l'8 cilindri in linea biblocco in lega leggera, modificato nel 1951sulla base dell'analogo motore che equipaggiava la famosa Alfetta 158. All'ingegner Gioacchino Colombo, progettista dell'Alfetta, venne affidato il compito di incrementare la potenza in vista della stagione agonistica. Il risultato al banco ebbe del miracoloso: 425 cavalli a 9300 giri al minuto, e il tutto con una cilindrata di appena 1479cc.

Era nata la 1500 da corsa più potente mai progettata. I risultati non si fecero attendere: la nuova 159 con i piloti Fangio, Farina e Fagioli vinse 5 GP e Fangio si aggiudicò il suo primo titolo mondiale. Questo 8 cilindri aveva due valvole per cilindro, due alberi a camme in testa, un carburatore a triplo corpo invertito e montava 2 compressori dell'Alfa.



ALBERTO MASSIMINO ( Torino 1895 – Modena 1975)

L'Ingegnere Alberto Massimino - Massimino con una Maserati


1948: Juan Manuel Fangio su Maserati 4clt/48
 sul belvedere di Ospedalett

Inizia la sua carriera in Fiat nel 1924 in forza all'Ufficio Costruzioni Speciali dove sviluppa la Fiat Gran Premio 806/504 di 1500cc. 12 cilindri. Lavora con Giocchino Colombo alla Scuderia Ferrari nel 1938/39 collaborando al progetto della "Alfetta" 158.
Nel 1940 progetta per Enzo Ferrari l'Auto Avio Costruzioni 815. Nel 1945 passando alla Maserati come dirigente dell'ufficio tecnico, firma i progetti della 4CLT/48-F.1, della 4CLT/49-F.1, della A6GCM, e della A6GCS. Lasciata la Maserati, cominciò ad esercitare consulenze tecniche come libero professionista. Nel 1954 progettò il telaio e le sospensioni della Ermini 357, collaborò inoltre con il costruttore fiorentino alla definizione finale dei disegni del motore Ermini "doppiaccenzione".



CARLO CHITI (Pistoia 1924 – Milano 1994)

Laureato in ingegneria aeronautica all'Università di Pisa entrò ben presto a far parte dei ranghi progettistici dell'Alfa Romeo dove,
dal 1952, fu assegnato al reparto corse.


Nel 1957 Enzo Ferrari lo chiamò a sostituire l'ingegner Fraschetti nel progetto della Ferrari 156 F1, una delle prime vetture a dotarsi del motore posteriore. Chiti resterà in Ferrari fino al 1961 quando, assieme ad altri progettisti e dirigenti tra cui Giotto Bizzarrini, migrerà all'ATS restandovi fino al 1964. Durante il periodo di permanenza alla Ferrari, i motori e le vetture progettati da Chiti vinceranno ben due titoli mondiali di F1, nel 1958 con Mike Hawthorn e nel 1961 con Phil Hill.

Nel 1966 torna all'Alfa Romeo dove viene nominato Direttore Generale dell'Autodelta, la scuderia da competizione della casa milanese.
Con essa seguirà il ritorno dell'Alfa Romeo in F1 e dirigerà il reparto corse fino al 1985 quando, assieme ad altri progettisti, fonderà la Motori Moderni, che rifornirà principalmente il team Minardi.
Tra le vetture progettate interamente da Carlo Chiti è da ricordare, oltre la Ferrari 156 F1 già citata, anche l’Alfa 33 Sport.

L' ingegner Carlo Chiti, nella foto qui sotto, è stato uno dei grandi personaggi del mondo delle corse automobilistiche. Indubbiamente grande nel progettare motori, simpatico ma a volte stravagante nel rapporto con i giornalisti, gran mangiatore. Era un uomo di molte parole, che non fossero però di critica ai suoi motori Alfa Romeo: i quali non avevano mai un difetto, figuriamoci. Un giorno, dopo un Gp d' Inghilterra, a Silverstone (si era nel 1978), tirò fuori un collega da una cabina telefonica della sala stampa che stava dettando il pezzo imputando il ritiro della Brabham Alfa Romeo alla rottura del propulsore. «Chi glielo ha detto? Non è vero, lei è un bugiardo», urlò prendendo per la collottola il povero giornalista. Chiti non era un fuscello, era alto quasi due metri e pesava 120 chili. Il collega, romano, modificò l' articolo. Ma il motore si era rotto davvero.



Nel 1982, il 23 maggio, si stava correndo il Gp di Montecarlo.
 Le vicissitudini della corsa avevano messo fuori Prost e Riccardo Patrese (Brabham Bmw) conduceva davanti ad Andrea De Cesaris (Alfa Romeo)

Dal cielo cade una pioggerella leggera. A tre giri dalla fine, Patrese si gira alla curva del Loews, Pironi va in testa ma resta senza benzina sotto il tunnel. Patrese viene aiutato e torna in pista, ma De Cesaris con l' Alfa gli è davanti. All' ultimo giro avviene il fattaccio. L' ingegner Chiti si sporge dal box, il cuore gli batte a mille, aspetta che gli passi davanti il suo pilota. Gli inviati di Rai1 e Rai2 gli urlano saltellando: «Ingegnere, l' Alfa ha vinto», mentre le macchine rombano sul traguardo. Chiti rosso in volto, si gira e dice stravolto: «Ah sì, abbiamo vinto? E allora come mai Patrese è passato per primo?». Arrivò la notizia: De Cesaris si era fermato nel corso del giro finale col motore ammutolito. Rotto? Chiti non accettò il verdetto, figuriamoci, un motore dell' Alfa! Dopo un paio d' ore arrivò in sala stampa e dette la propria versione: «De Cesaris ha rotto una molla valvola». E dopo un istante aggiunse: «Meno male, le molle valvola ci arrivano da una ditta tedesca». 

Dopo quel Gp, Carlo Chiti campò altri 12 anni, fino ai ' 70. Progettando motori che, ovviamente, non si rompevano mai.



MAURO FORGHIERI (Modena 1935)
MAURO FORGHIERI RACCONTA LA SUA VITA IN ROSSO

“Modena Terra di Motori” incontra Forghieri in un talk show in cui verrà presentato il volume che raccoglie le avventurose confessioni di un uomo con la Ferrari nella testa e nel cuore per tutta la vita. L'ingegnere che ha diretto per quasi 25 anni il Reparto Corse della Ferrari si racconta nel libro, edito da Giunti Editore,
“Mauro Forghieri. 30 anni di Ferrari e oltre”


L’ingegnere ha affidato alla penna di Daniele Buzzonetti, direttore di “Sport Auto” e “Sport Moto”, i ricordi, le gioie e le sfuriate al vertice del Reparto Corse Ferrari del Cavallino: ne è nata la prima autobiografia sportiva “Mauro Forghieri, 30 anni di Ferrari e oltre” (Giunti Editore). Qui il progettista e responsabile del Reparto Corse di Maranello dal 1961 al 1987 dà voce ai ricordi di una vita nel mondo dell’automobilismo unica e impareggiabile, premiata da 4 titoli mondiali Piloti, 7 titoli Costruttori, 9 Campionati Mondiali per vetture Sport GT e oltre 70 prototipi e monoposto che portano la sua firma.

                Ferrari 156 F1-1961                                                                                                                      1964 -    Ferrari 1       TitoMondiale Costruttori e Piloti                                                                                           Titolo Mondiale Costruttori 
La Ferrari 158 è stata la monoposto con cui la Scuderia Ferrari ha corso nel Campionato mondiale di Formula 1
 tra il 1964 e il 1965con il pilota britannico John Surtees


Il libro ripercorre in 240 pagine la storia dell’ingegnere che ha fatto grande la Ferrari, del giovane che più di trent’anni fa è stato messo a capo di tutta la progettazione delle vetture da competizione del Cavallino: una storia d’impegno e di dedizione, ma soprattutto una vicenda umana vissuta a fianco di Enzo Ferrari, John Surtees, Lorenzo Bandini, Niki Lauda, Clay Ragazzoni, Gilles Villeneuve, Jim Clark, Ayrton Senna – solo per citarne alcuni – antagonisti in gara, ma spesso vicini e partecipi nel segno della passione per la velocità, la tecnologia, il rischio estremo e il coraggio.

Un volume che apre dunque uno squarcio sulla Ferrari, sulla realtà della fabbrica e sulle stagioni che hanno fatto la storia, narrate dall’ingegnere conosciuto in tutto il mondo. Oltre ai 23 capitoli riservati al testo, una ricca appendice (curata da Leonardo Acerbi) è dedicata ai risultati agonistici ottenuti dalla Ferrari e un’altra ai ricordi fotografici. Il libro si arricchisce di un contributo di Giovanni Perfetti, direttore della Galleria Ferrari a Maranello e di un’intervista rilasciata da Franco Gozzi, storico addetto stampa e direttore sportivo, uomo di fiducia di Enzo Ferrari per oltre 40 anni.


HARVEY POSTLETHWAITE (Londra 1944 - 1999)
Postlethwaite arrivò in Formula 1 con la scuderia Hesketh, ed fu incaricato di progettare la vettura per il team inglese. Già nel primo anno ottenne buoni risultati, con il team che conquistò tre podi. L'anno successivo riuscì ulteriormente a migliorare le prestazioni della vettura con la conquista di una vittoria al Gp d'Olanda 1975. L'anno successivo Postlethwaite passò alla Wolf, che debuttò nel '77. Proprio alla Wolf il progettista inglese ottenne molto successo, tanto che nel primo anno di attività del team Jody Scheckter, pilota della scuderia, giunse secondo in classifica piloti, mentre la squadra agel 1978 le prestazguantò il quarto posto in classifica costruttori. Nioni calarono e Scheckter non riuscì a vincere nessuna gara, mentre la scuderia arrivò quinta nei costruttori. Nel 1979, poi il team anglo-canadese non ottenne punti e chiuse i battenti a fine stagione, Postlethwaite passò nel team di Fittipaldi, la Copersucar, in cui produsse la F8. Nel 1981 alla Ferrari, dopo la disastrosa stagione 1980, si valutò che il punto debole della macchina era il telaio, quindi si puntò su un tecnico di scuola britannica e la scelta cadde su Postlethwaite, che entrò in servizio a Maranello il 15 giugno[. Postlethwaite partecipò alle progettazioni della 126 C2 e della 126 C3 che portarono alla conquista dei titoli costruttori 1982-1983.
Harvey Postlethwaite - Postlethwaite e Claudio Lombardi

Nonostante gli sforzi, però il progettista inglese negli anni successivi non riuscì a fornire alla scuderia di Maranel (ad eccezione del 1985) vetture in grado di combattere per il titolo contro le ben più agguerrite McLaren e Williams. Poi nel 198lo7 venne sostituito da John Barnard e passò in Tyrrell, scuderia in crisi. Ottenne comunque qualche buon risultato culminato nel 1990 a Phoenix, dove Jean Alesi riuscì a battersi con la Mclaren di Ayrton Senna, terminando poi secondo la gara con la 018. L'impresa viene poi ripetuta, sempre dal pilota francese a Monaco, con la 019, progettata da Postlethwaite, prima vettura con muso allungato e molto resistente dal punto di vista strutturale. Nel 1991 venne contattato dalla Sauber in cui ottenne l'incarico di direttore tecnico. Dopo un breve periodo in Ferrari nel 1992 e nel '93, nel 1994 tornò alla Tyrrell e nel 1999, a causa della vendita del team passò alla BAR. Progettò la Dallara-Honda nel 1999, vettura creata per testare il motore in vista dell'ingresso come fornitore del costruttore giapponese. La vettura, per quanto molto veloce, non corse mai perche la Honda decise di non impegnarsi con un team proprio.
Postlethwaite morirà lo stesso anno, a causa di un attacco cardiaco, mentre assisteva ad alcuni test di F1 in Spagna.



JOHN EDWARD BARNARD ( Wembley 1948)
John Barnard - Barnard con Alboreto e Berger

John Barnard (Wembley, 4 maggio 1946) è un progettista britannico.

Ha lavorato per varie scuderie importanti di Formula 1 tra le quali McLaren, Ferrari e Benetton. I migliori risultati li ha ottenuti con la prima squadra, con le vittorie di Niki Lauda nel mondiale 1984 e Alain Prost nei mondiali 1985 e 1986. A Maranello, le sue vetture non otterranno vittorie nei mondiali ma diverse vittorie in singoli GP come la vittoria di Nigel Mansell in Ungheria nel 1989, dopo che questi era partito dalla dodicesima piazza, o la vittoria al debutto, sempre ad opera del pilota inglese, della sua Ferrari con cambio semiautomatico, allora totalmente nuovo. Dal 2003 è attivo anche in Moto Gp collaborando con il Team KR.



GUSTAV BRUNNER (Graz (A) 1950)

Gustav Brunner (Graz, 12 settembre 1950) è un ingegnere e designer austriaco di Formula uno.

Arrivato in Formula 1 nel 1983 lavorò inizialmente per il team ATS, disegnando due auto per la squadra, la D6 (1983) e la D7 (1984) prima di abbandonare in seguito ad una serie di litigi con il titolare Hans Gunther Schmidt.

Lavorò alla Arrows e alla Ferrari dove collaborò anche al progetto di una vettura per il campionato CART. Lasciò la scuderia di Maranello nel 1988 a causa dell'arrivo di John Barnard e passò alla Rial di Gunther Schmidt, dove disegnò la famosa "Ferrari blu" (chiamata così per la somiglianza con la F1-87). Presto lasciò la squadra per diventare Direttore tecnico del team Zakspeed.


Gustav Brunner - Ferrari - Gustav Brunner - Toyota
Quando la squadra si ritirò alla fine della stagione 1989, passò alla Leyton House, rimanendo anche nel passaggio alla March Engineering. Durante questo periodo, è ricordato soprattutto per aver scavalcato il muretto della corsia dei box per correre sulla pista dove Ivan Capelli aveva conquistato un secondo posto nel Gran Premio di Francia 1990 al Paul Ricard.

Con il ritiro della March Engineering passò alla Minardi nel 1993, progettando l'ottimo telaio M193, prima di trasferirsi alla Ricerca & Sviluppo del team Ferrari, per poi ritornare alla Minardi come Direttore Tecnico nel 1997.

Dopo tre stagioni consecutive in cui si guadagnò il plauso per i suoi telai innovativi e per l'efficienza della gestione economica, venne strappato dalla Toyota per diventare Direttore Tecnico del loro team di Formula 1. Ha lasciato la casa nipponica alla fine del 2005.



    ENRIQUE SCALABRONI (Cordoba 1949)

Hector Enrique Scalabroni
(nato Alta Gracia, Córdoba, Argentina, ottobre 1949) è un disegnatore argentino auto da corsa, direttore tecnico e capo squadra corse. E' stato impiegato da Dallara, Williams, Ferrari, Lotus, e Peugeot Sport tra il 1985 e il 2002, prima di creare la sua propria F3000
 e GP2 del team nel 2003, BCn Competicion, che durò fino alla fine del 2008.


RORY BYRNE ( Pretoria 1944 )

Rory Byrne si è diplomato con il massimo dei voti presso la Queens High School di Johannesburg nel 1960; nel 1964 si è laureato in Scienze (con specializzazione in chimica industriale e matematica) presso la Withwatersrand University, sempre a Johannesburg.

Rory Byrne - Michael Schumacher e Rory Byrne

Nel 1996 Byrne decise di lasciare temporaneamente il mondo della Formula 1, per poi essere chiamato dalla Scuderia Ferrari nel 1997[insieme con Ross Brawn. Prima di essere chiamato dalla Ferrari, Byrne aveva progettato di aprire una scuola di sub in Thailandia[.

La sua prima Ferrari è la  F300, che conquista sei vittorie con Schumacher. Successivamente la  F 399 permette di conquistare il Campionato Costruttori. Le successive  F2000 e F2001 conquistano entrambi i titoli, così come la  F2002, la F2003-GA  e la F2004.

Byrne ha ufficialmente lasciato il ruolo di capo progettista Ferrari nel 2004 (gli è succeduto l'italiano Aldo Costa), tuttavia ha mantenuto il ruolo di consulente tecnico per la scuderia. L'accoppiata Byrne/progettista - Brawn/direttore tecnico ha coinciso con uno dei periodi più vincenti della storia Ferrari: sei titoli consecutivi nel Campionato Costruttori e cinque titoli piloti con Michael Schumacher.



   ALDO COSTA (Parma 1961)

Aldo Costa (Parma, 5 giugno 1961) è un ingegnere italiano, responsabile del progetto e dello sviluppo della Mercedes GP. È stato direttore tecnico della Scuderia Ferrari Formula 1 dal 1 gennaio 2008 al 24 maggio 2011.

Lauratosi presso l'Università di Bologna in Ingegneria meccanica, ha iniziato la carriera in F1 come capo progettista della Minardi nel 1988. Nella scuderia faentina Costa ha rivestito diversi incarichi: ingegnere addetto ai calcoli strutturali fino al 1989, responsabile del progetto della vettura fino al 1991 e direttore tecnico.

Approda in Ferrari nel 1995 e il suo primo incarico è quello di sviluppare il progetto della versione GT-Le Mans della F50. Nel 1996 diventa responsabile della progettazione autotelaio nell'ambito della Gestione Sportiva e nel 1998 viene nominato assistente del capo progettista Rory Byrne, al quale è succeduto nel 2004. Nel 2006 è stato nominato capo della Direzione Autotelaio; dal 1 gennaio 2008 è divenuto il nuovo direttore tecnico della casa di Maranello: ha mantenuto l'incarico fino al 24 maggio 2011.

Il 30 settembre 2011 il team Mercedes GP annuncia l'arrivo di Costa nel ruolo di Direttore dell'Ingegneria. Sarà responsabile della Progettazione e Sviluppo e inizierà a lavorare con la scuderia tedesca dal 1 dicembre.




Cronologia della scuderia Ferrari

Esordio del pilota Enzo Ferrari

Enzo Ferrari, 21 anni, esordisce come pilota con un quarto posto nella Parma-Berceto.


Enzo Ferrari premiato dal conte Baracca

• Enzo Ferrari vince in coppia con Giulio Ramponi il 1° Circuito Automobilistico del Savio (6 giri di 44,533 chilometri nei dintorni di Ravenna). Durante la premiazione viene presentato all’ospite d’onore, il conte Enrico Baracca, padre di Francesco, asso dell’aviazione della prima guerra mondiale solito dipingere sulla fiancata dei suoi aerei un cavallino rampante. Molte fonti sostengono che fu in quell’occasione che la contessa Paolina Baracca propose a Ferrari l’adozione del cavallino rampante, vari testi riportano che l’idea nacque in un’imprecisato incontro successivo a quella data. [leggi la storia del cavallino rampante]

Fondata a Modena la “Scuderia Ferrari”

Enzo Ferrari, pilota, rappresentante Alfa Romeo per l’Emila e le Marche, fonda a Modena la società anonima “Scuderia Ferrari”: l’idea è di fornire macchine e assistenza ai clienti Alfa Romeo che vogliano cimentarsi nelle corse.

Nuvolari dà la prima vittoria alla Ferrari

• La scuderia Ferrari ottiene la prima vittoria: Tazio Nuvolari si impone nella Trieste-Opicina.


Il cavallino rampante sulla Ferrari

• Durante la 24 Ore di Spa-Francorchamps, le vetture della scuderia Ferrari sfoggiano un cavallino rampante, stemma adotatto in omaggio a Francesco Baracca, asso dell’aviazione durante la prima guerra mondiale. [leggi la storia del cavallino rampante]


Nuvolari (Alfa-Ferrari) trionfa nella Coppa Vanderbilt

Tazio Nuvolari vince al volante di un’Alfa Romeo della Scuderia Ferrari la Coppa Vanderbilt, sorta di campionato del mondo piloti: 
il sindaco di New York Fiorello La Guardia lo premia con un assegno di 32mila dollari.


L’Alfa Romeo licenzia Ferrari

• L’Alfa Romeo licenzia Enzo Ferrari, dal 1938 direttore dell’attività agonistica.


Corre la prima Ferrari

• A Piacenza debutta in una corsa la prima vettura costruita da Enzo Ferrari, ex direttore dell’attività agonistica Alfa Romeo si chiama 125 Sport,
al volante Franco Cortese.


Prima vittoria Ferrari (Gp di Roma)

Franco Cortese vince il Gp di Roma, primo successo di una vettura costruita da Enzo Ferrari, ex direttore dell’attività agonistica Alfa Romeo.


Tragedia al Gp d’Italia, 5 morti

• Tragico incidente al Gran Premio d’Italia, disputato sul circuito di Modena: per evitare la Ferrari di Franco Cortese, la Delage 3000 di Giovanni Bracco
esce di pista uccidendo cinque spettatori.


Alla Ferrari di Biondetti la XXXII Targa Florio

Clemente Biondetti e Igor Troubetzkoy vincono su Ferrari la XXXII edizione della Targa Florio (8° Giro di Sicilia).


Alla Ferrari di Biondetti la XV Mille Miglia

• La Ferrari di Clemente Biondetti e Giuseppe Navone vince la XV edizione della Mille Miglia.


Alla Ferrari la XXXIII Targa Florio

Clemente Biondetti e Aldo Benedetti vincono su Ferrari la XXXIII edizione della Targa Florio (9° Giro di Sicilia).


La Ferrari di Biondetti vince la XVI Mille Miglia

• La Ferrari di Clemente Biondetti e Ettore Salani vince la XV edizione della Mille Miglia.


La Ferrari di Chinetti vince la 24 Ore di Le Mans

• La Ferrari di Luigi Chinetti e del barone Selsdon vince la diciassettesima 24 Ore di Le Mans.


La Ferrari di Marzotto vince la XVII Mille Miglia

• La Ferrari di Giannino Marzotto e Marco Crosara vince la XVII edizione della Mille Miglia.


Debutto Ferrari in Formula 1

• A Monte Carlo, seconda prova del neonato campionato del mondo, la Ferrari debutta in Formula 1: Alberto Ascari chiude al secondo posto, 
battuto solo dall’argentino Juan Manuel Fangio (Alfa Romeo), Raymond Sommer è quarto, Luigi Villoresi si ritira al 63° giro.


La Ferrari di Villoresi vince la XVIII Mille Miglia

• La Ferrari di Luigi Villoresi e Pasquale Cassani vince la XVIII edizione della Mille Miglia.


Prima vittoria Ferrari in F1

• A Silverstone l’argentino José Froilan Gonzalez vince il Gp di Gran Bretagna, primo successo di una Ferrari in Formula 1: al secondo posto
si piazza un altro argentino, Juan Manuel Fangio (Alfa Romeo), al terzo un altro ferrarista, Luigi Villoresi.


La Ferrari di Bracco vince la XIX Mille Miglia

• La Ferrari di Giovanni Bracco e Alfonso Rolfo vince la XIX edizione della Mille Miglia.


Ascari campione del mondo di F1

Alberto Ascari, pilota della Ferrari, vince a Monza il Gran Premio d’Italia e con 36 punti conquista il titolo mondiale di Formula 1. Tutte le prime quattro posizioni della classifica finale sono occupate da piloti del cavallino rampante: secondo è Giuseppe Farina (24), terzo Piero Taruffi (22), quarto lo svizzero Rudi Fischer (10,  parimerito col britannico Mike Hawthorn, Cooper-Bristol). Nell’ultima prova il neo campione del mondo ha preceduto l’argentino Jose Froilan Gonzalez (Maserati) e Luigi Villoresi, altro pilota della Ferrari.


Tragedia in Formula 1: 12 morti

• Tragedia nella prima prova del mondiale di Formula 1: a Buenos Aires, 31° giro del Gp d’Argentina, la Ferrari di Nino Farina esce di pista per evitare un bambino che attraversa la pista e piomba tra la folla uccidendo dieci persone, altre due perdono la vita travolte da un’autoambulanza giunta ad alta velocità. La gara si chiude con una doppietta Ferrari: primo Alberto Ascari, secondo Luigi Villoresi.


La Ferrari di Marzotto vince la XX Mille Miglia

• La Ferrari di Giannino Marzotto e Marco Crosara vince la XX edizione della Mille Miglia.


F1: bis iridato del ferrarista Ascari

Alberto Ascari, pilota della Ferrari, vince sul circuito di Bremgarten il Gran Premio della Svizzera (suo anche il girò più veloce) e conquista matematicamente il titolo mondiale di F1, bissando la vittoria del 1952: due prove alla fine (Italia e Spagna*) su un totale di dieci**, regolamento che considera solo i quattro migliori piazzamenti 
(8, 6, 4, 3, 2 punti dal primo al quinto più un punto per il giro più veloce), già vittorioso in Argentina (Buenos Aires), Olanda (Zandvoort), Belgio (Spa-Francorchamps)
e Gran Bretagna (Silverstone), il fuoriclasse del cavallino rampante è ormai per gli avversari irraggiungibile.  

* Il Gp di Spagna, ultima prova del Mondiale in programma il 27 ottobre 1953, fu cancellato causa «il ritiro dalle corse della Ferrari» ed in genere non è citato negli annuari (ma fu determinante per stabilire il momento della vittoria matematica del titolo).
** Alla 500 miglia di Indianapolis, seconda prova del mondiale, non parteciparono piloti europei, motivo per cui alcuni annuari della Formula 1 non la considerano.   

La Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans

• La Ferrari di José Froilán González e Maurice Trintignant vince la ventiduesima 24 Ore di Le Mans.


La Ferrari di Castellotti vince la XXIII edizione della Mille Miglia

Eugenio Castellotti vince su Ferrari la XXIII edizione della Mille Miglia precedendo altri due piloti della scuderia di Maranello, Peter Collins e Luigi Musso.


Ferrari: Collins regala a Fangio il titolo di F1

• A Monza si corre il Gp d’Italia, ultima prova del mondiale di Formula 1 il cui epilogo passerà alla storia: il ferrarista Juan Manuel Fangio, in testa alla classifica a punti, è fermato dalla rottura di una gomma mentre si trova al secondo posto dietro al rivale Stirling Moss (Maserati). L’abbandono dell’argentino darebbe con molta probabilità il titolo al giovane compagno di squadra Peter Collins, che è salito dalla terza alla seconda posizione: ai box per un rifornimento, l’inglese decide però di cedere la sua vettura allo sfortunato Fangio, di cui è grande ammiratore (è 20 anni più giovane), i due alla fine si dividono i 6 punti del secondo posto, Fangio ariva a 30 e conquista il suo quarto titolo (terzo consecutivo), il primo su Ferrari (che arriva a 3 con i due di Ascari) dopo quelli del 1951 (Alfa Romeo), 1954 (Maserati, Mercedes Benz), 1955 (Mercedes Benz). La classifica finale sancisce il secondo posto di Moss (27 punti) e il terzo di Collins (25 punti, senza il suo nobile gesto sarebbero stati 28 contro i 27 dei rivali).


Tragico schianto, muore Castellotti (Ferrari)

Eugenio Castellotti, 26 anni, pilota della Ferrari, muore sul circuito di Modena schiantandosi su un muretto durante le prove della nuova Ferrari 801.


La Ferrari di Taruffi vince la Mille Miglia

• Piero Taruffi vince su Ferrari la XXIV edizione della Mille Miglia precedendo altri due piloti della scuderia di Maranello, Wolfgang Von Trips e Olivier Gendebien.


La Ferrari di Musso vince la Targa Florio

Luigi Musso e Olivier Gendebien vinco su Ferrari la XLII edizione della Targa Florio (Piccolo circuito delle Madonie).


La Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans

• La Ferrari di Phil Hill e Olivier Gendebien vince la ventiseiesima 24 Ore di Le Mans.


Tragedia in F1, muore il ferrarista Musso

Luigi Musso, pilota della Ferrari, muore a Reims per un incidente durante il Gran Premio di Francia, sesta prova del Mondiale di Formula 1: all’inseguimento del leader Mike Hawthorn, suo compagno di squadra, perde il controllo della vettura. Avrebbe compiuto 34 anni il 28 luglio.


Nuova tragedia in F1, muore il ferrarista Collins

• Peter Collins, ventiseienne pilota inglese della Ferrari, muore sul circuito del Nürburgring per un incidente durante il Gran Premio di Germania, ottava prova del mondiale di Formula 1.


F1, titolo al ferrarista Hawthorn

• Grazie al secondo posto nel Gran Premio del Marocco, ultima prova del mondiale di Formula 1, il ferrarista Mike Hawthorn conquista il titolo piloti con un solo punto di vantaggio (42-41) su Stirling Moss (Cooper-Climax Vanwall) vincitore sul circuito di Ain-Diab. La scuderia di Maranello deve accontentarsi del secondo posto nella neonata classifica costruttori, vinta dalla Vanwall (48-40). Mondiale già funestato dagli incidenti che sono costati la vita ai ferraristi Luigi Musso e Peter Collins, l’ultima prova non fa eccezione: finiscono all’ospedale di Casablanca l’inglese Stuart Lewis-Evans (ridotto a una torcia umana, è in gravissime condizioni) [1], il belga Olivier Gendebien, il francese François Picard e l’inglese Tom Bridger (gli ultimi due al primo gran premio) [2]. [1] Morì in un ospedale di Luton il 25 ottobre 1958. [2] Fu per entrambi anche l’ultimo gran premio.


Muore il ferrarista Hawthorn, campione del mondo di F1

• L’inglese Mike Hawthorn, 29 anni, campione del mondo in carica di Formula 1 (titolo conquistato al volante di una Ferrari il 19 ottobre 1958) muore per un incidente sull’autostrada A3, nei pressi di Guildford.


Alla Ferrari la 24 Ore di Le Mans

• Olivier Gendebien e Paul Frère vincono su Ferrari al ventottesima 24 Ore di Le Mans.


Alla Ferrari la XLV Targa Florio

• Wolfgang Von Trips e Olivier Gendebien vincono su Ferrari la XLV edizione della Targa Florio (Piccolo circuito delle Madonie).


Alla Ferrari la 24 Ore di Le Mans

• Phil Hill e Olivier Gendebier vincono su Ferrari la ventinovesima 24 Ore di Le Mans, per la scuderia di Maranello si tratta del secondo successo consecutivo.


Sciagurato epilogo del mondiale di F1: 12 morti

• Il Gran Premio d’Italia di Monza, settima e penultima prova del mondiale di Formula 1, finisce in tragedia: Wolgang Von Trips, trentatreenne pilota tedesco della Ferrari cui sarebbe bastato un terzo posto per vincere matematicamente il titolo piloti, muore insieme a 11 spettatori per le conseguenze di un fuoripista al terzo giro, quando viene tamponato all’altezza della curva parabolica dalla Lotus Climax dello scozzese Jim Clark (20 i feriti, quattro in prognosi riservata). Gara che prosegue fino alla fine con il resto del pubblico ignaro dell’accaduto, la vittoria va al britannico Phil Hill, altro pilota della Ferrari che in questo modo vince matematicamente il titolo piloti, mentre la scuderia di Maranello conquista per la prima volta il trofeo assegnato ai costruttori. Questi gli spettatori che hanno perso la vita nella sciagura: i milanesi Mario Brambilla, 49 anni, e Luigi Fassi, 47; i valdostani Augusto Camillo Valleise (25) e Franca Duguet (22); i vercellesi Laura Zorzi (22) e Paolo Peranzoni (28, morto all’ospedale di Monza); il comasco Luigi Motta (29); l’altoatesino Aldino Albertin (25, all’ospedale di Desio); l’alessandrina Giuseppina Lenti (45); lo svizzero Franz Walwogel (55); una Dina sui 20-30 anni riconosciuta dal parroco di Arnaz (Aosta) che non è però riuscito a ricordarne il cognome. Tra i feriti, sono in prognosi riservata l’alessandrino Luigi Freschi (62), l’aostano Rinaldo Giraud (19), il milanese Roberto Brambilla (6, figlio di Mario), la svizzera Rosemarie Bajman (31).


Salgono a 15 le vittime della tragedia di Monza

• Sale a 15 vittime il bilancio della sciagura che ha funestato il Gran Premio d’Italia di Formula 1 corso a Monza il 10 settembre: muoiono l’aostano Rinaldo Giraud (19 anni), l’alessandrino Luigi Freschi (62), il milanese Roberto Brambilla (6). L’aostana morta sul colpo (il cranio completamente scoperchiato) inizialmente indicata come Dina dal parroco di Arnaz (Aosta) è stata identificata in Claudina Polognoli (29).


Doppietta Ferrari alla XLVI Targa Florio

• Willy Mairesse, Ricardo Rodriguez e Olivier Gendebien vincono su Ferrari la XLVI edizione della Targa Florio (Piccolo circuito delle Madonie), al secondo posto Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini, anche loro su Ferrari.


24 Ore di Le Mans, la Ferrari fa tris

• Phil Hill e Olivier Gendebien vincono per il secondo anno consecutivo la 24 Ore di Le Mans, per la scuderia di Maranello (e per Gendebien) è il terzo successo di fila.


Le Mans, la Ferrari fa poker con Bandini-Scarfiotti

Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti vincono su Ferrari la trentunesima edizione della 24 Ore di Le Mans, per la scuderia di Maranello si tratta del quarto successo consecutivo.



Le Mans, la Ferrari fa cinquina con Vaccarella

• La Ferrari di Nino Vaccarella e Jean Guichet vince la trentaduesima edizione della 24 Ore di Le Mans, quinto successo consecutivo della scuderia di Maranello.
Al terzo posto un altro equipaggio del cavallino rampante, quello composto da John Surtees e Lorenzo Bandini.



A Surtees (Ferrari) il titolo della Formula 1

• Grazie al secondo posto nel Gp del Messico, decima e ultima prova del campionato di Formula 1, John Surtees vince il titolo mondiale, il sesto conquistato da un pilota della Ferrari. Partito con un distacco di sette punti da Graham Hill (Brm, 41-34), a due giri dalla fine il pilota del cavallino pare spacciato: fuori per la rottura del motore Jim Clark (Lotus Climax), il rivale passa al comando. Al penultimo giro avviene il “miracolo”: Hill è costretto al ritiro, Surtees, che si trova al terzo posto, approfitta del via libera del compagno di scuderia Lorenzo Bandini e sale al secondo (dietro allo statunitense Dan Gurney, Brabham-Climax): con i 6 punti così conquistati, il ferrarista raggiunque quota 40 e sorpassa Hill, che per il gioco degli scarti (si considerano solo i sei migliori piazzamenti) scende a 39. Sorpasso in extremis anche nella classifica costruttori, con la Ferrari che conquista il titolo battendo la Brm (45-42).


Bandini e Vaccarella (Ferrari) vincono la Targa Florio

Lorenzo Bandini e Nino Vaccarella vincono su Ferrari la XLIX edizione della Targa Florio (Piccolo circuito delle Madonie).


Le Mans, continua il dominio Ferrari

• Per il sesto anno consecutivo una Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans: al primo posto si piazzano Masten Gregory e Jochen Rindt (che gareggiano però per il North American Racing Team), seguono altre due vetture di Maranello (Pierre Dumay-Gustave Gosselin, Willy Mairesse-Jean Blaton).


Trionfo di Scarfiotti (Ferrari) a Monza

• Il ferrarista Ludovico Scarfiotti vince a Monza il Gp d’Italia, settima prova del mondiale di Formula 1: l’ultimo italiano a vincere sul circuito di casa era stato Alberto Ascari il 7 settembre del 1952. Il trionfo della scuderia di Maranello è completato dal secondo posto di Mike Parkes.


F1, Bandini in fin di vita

Lorenzo Bandini, pilota della Ferrari, è vittima di un incidente durante il Gp di Montecarlo, seconda prova del campionato del mondo di Formula 1: all’81° giro, mentre si trova in seconda posizione dietro il neozelandese Denis Hulme (Brabham-Repco), dopo aver urtato una barriera di protezione la sua vettura si capovolge e prende fuoco alla chicane del porto. Trasportato al centro ospedaliero “Principessa Grace”, il popolare campione, nato il 21 dicembre 1935 nell’allora Libia italiana, è sottoposto a un intervento chirurgico di sei ore: il professor Charles Louis Chatelain gli pratica una tracheotomia e gli asporta la milza spappolata, il corpo è per oltre due terzi coperto di ustioni, ha parecchie costole fratturate, lesioni polmonari dovute al fatto che per tre minuti almeno, avvolto dalle fiamme, ha respirato ga incandescenti. Dopo l’intervento, Chatelain dichiara: «Abbiamo fatto quanto era possibile per salvarlo. Adesso non ci resta che seguire la sua lotta. Le prossime 48 ore saranno decisive».


Bandini muore dopo 70 ore di agonia

Lorenzo Bandini, trentunenne pilota della Ferrari, muore dopo 70 ore di agonia all’ospedale “Principessa Grace” di Monaco per le conseguenze di un incidente durante il Gp di Montecarlo del 7 maggio. In mattinata le sue condizioni parevano lievemente migliorate (si diceva che in 3-4 giorni i familiari avrebbero potuto visitarlo), poi, alle 15.30, un collasso cardiaco lo ha stroncato. Straziante il momento in cui il direttore sportivo della Ferrari Franco Lini ha dato la tragica notizia alla moglie Margherita, cui nelle ultime ore era stata data qualche speranza: «No, non è vero! Non ci credo! Lorenzo non è morto! È tutto uno scherzo».


Merzario e Munari (Ferrari) vincono la Targa Florio

Arturo Merzario e Sandro Munari vincono su Ferrari la LVI edizione della Targa Florio (Piccolo Circuito delle Madonie).


F1, Lauda ridà il titolo alla Ferrari

• Con il terzo posto nel Gp d’Italia, l’austriaco Niki Lauda conquista matematicamente con una gara d’anticipo il titolo di campione del mondo della Formula 1, impresa che i piloti della Ferrari inseguivano dal 1964. A Monza la gara è vinta da un altro pilota della scuderia di Maranello, lo svizzero Clay Regazzoni, che precede il brasiliano Emerson Fittipaldi (McLaren-Ford), secondo nella classifica del mondiale. Per appena mezzo punto, la Ferrari vince matematicamente anche il titolo costruttori: 63,5 contro i 54 della Brabham-Ford, che al massimo ne potrebbe recuperare 9 nell’ultima prova, il Gp degli Stati Uniti in programma a Watkins Glen il 5 ottobre. Tra gli artefici del ritorno al successo delle rosse, Luca Cordero di Montezemolo, assistente di Enzo Ferrari, e l’ingegner Mauro Forghieri.


Drammatico incidente di Lauda

• Niki Lauda, pilota austriaco della Ferrari, è protagonista di un drammatico incidente al Gp di Germania: sul circuito del Nürburgring, il campione del mondo della Formula 1 va in testa coda all’ingresso della curva che segue la salita di Adenau, la vettura urta violentemente contro la rete di protezione, rimbalza nel mezzo della pista e, urtata dalla Surtees-Ford di Brett Lunger, prende fuoco per poi essere spinta oltre un terrapieno dalle Hesketh-Ford di Guy Edwards e Harald Ertl. Mentre Ertl cerca di spegnere le fiamme che hanno avvolto la Ferrari con l’estintore di un commissario di gara, sopraggiunge Arturo Merzario, che sceso dalla sua Wolf-Williams-Ford si precipita ad estrarre dall’abitacolo Lauda. L’austriaco, che è rimasto imprigionato nelle fiamme per una cinquantina di secondi, viene trasportato all’ospedale di Adenau, poi trasferito in quello di Mannheim, dove alle 22.10 perde conoscenza ed entra in coma: ustioni di primo e terzo grado al volto, alle orecchie, al gomito ed alla mano sinistra, una frattura allo zigomo sinistro, una lieve contusione al torace con difficoltà respiratorie e commozione cerebrale, si teme che possa perdere un polmone. Al momento pare improbabile possa ritornare in pista per difendere il titolo, la cui riconcquista pareva certa: dopo 10 delle 16 prove in programma, Lauda guida la classifica con 58 punti, seguito a 44 da James Hunt (McLaren-Ford) e a 35 da Jody Scheckter (Tyrrell-Ford).


Lauda torna in pista: 3° a Monza

• A neanche un mese e mezzo dal terribile incidente del Nürburgring, il ferrarista Niki Lauda torna in pista a Monza e conquista il quarto posto nel Gp d’Italia, vinto dallo svedese Ronnie Petterson (McLaren-Ford) davanti allo svizzero Clay Regazzoni (Ferrari). Stravolto dalla fatica, appena tagliato il traguardo il pilota austriaco confida: «Mi sono divertito. Sto bene, non sono stanco, non ero nervoso. Un po’ di emozione alla partenza, un cambio sbagliato all’inizio, è tutto qui. Mai sentito dolore». Tre prove ancora da disputare, il campione del mondo ha un vantaggio di 17 punti (64-47) sull’inglese James Hunt (McLaren), uscito di pista al dodicesimo giro.


F1: Lauda tallonato da Hunt

• James Hunt (McLaren) vince sul circuito di Watkins Glen il Gran Premio degli Stati Uniti di F1 e, quando manca una sola gara, riduce a tre punti il distacco dal ferrarista Niki Lauda, che chiude la gara al terzo posto. In attesa dell’ultima sfida, il 24 ottobre in Giappone sulla pista del Fuji, la Ferrari è già certa della conquista del titolo costruttori: gli 11 punti di vantaggio sulla McLaren (81-70) non possono più essere recuperati.


F1: beffato Lauda, titolo ad Hunt

• Al termine del Gp del Giappone di Formula 1, il ferrarista Niki Lauda manca il bis iridato, battuto di un solo punto (69-68) dall’inglese James Hunt (McLaren). Circuito del Fuji allagato da un diluvio, i piloti si accordano per fare un paio di giri e poi fermarsi dichiarando la pista impraticabile, l’austriaco del Cavallino tiene fede alla parola mentre gli altri, vedendo che le condizioni del tempo migliorano, proseguono: la gara è vinta dallo statunitense Mario Andretti (Lotus-Ford) davanti al francese Patrick Depailler (Tyrrell-Ford) e ad Hunt, che conquista così i decisivi quattro punti («This is my lucky day», questo è il mio giorno fortunato, è il suo commento a fine gara). Conclusione tra molte polemiche, i colleghi di Lauda mostrano comprensione ma non gli risparmiano le critiche. Commenta Jacques Laffite, pilota francese della Ligier Matra: «Hunt oggi è stato molto bravo, ha lottato fino all’ultimo ed ha perciò meritatamente vinto il titolo. Lauda, invece, ha rinunciato a difendere il titolo, e staserà penso che si mangerà le dita. Se non se la sente di correre in situazioni difficili, non può aspirare ad essere il campione». Prima del terribile incidente del 1° agosto sulla pista del Nürburgring (10ª delle 16 prove) che l’ha costretto a saltare i Gp di Austria e Olanda, Lauda aveva su Hunt un enorme vantaggio di 35 punti (la vittoria ne vale 9), dopo il ritorno in pista a Monza (13ª) ne aveva ancora 17 (64-47).


F1 Monza: Ferrari campione, Lauda quasi, muore uno spettatore

• Mario Andretti (Lotus-Ford) vince a Monza il Gran Premio d’Italia di Formula 1, il ferrarista Niki Lauda, secondo, è praticamente campione del mondo: 27 punti di vantaggio su Jody Scheckter (Wolf Ford) quando mancano tre gare alla fine, giene manca uno per avere la certezza matematica (ammesso che il rivale sudafricano riesca a vincere i Gp di Usa, Canada e Giappone), traguardo già tagliato della scuderia di Maranello nella classifica costruttori. Poche ore prima della partenza, alle 11 di mattina, il quattordicenne Giuseppe Bonalumi è morto (fronte trafitta da un chiodo) e altri 23 spettatori sono rimasti feriti per il crollo di un cartellone pubblicitario situato in posizione dominante sulla “chicane” (vista privilegiata sul rettilineo di arrivo, dalle 6 di mattina vi si erano arrampicate decine di persone).


Lauda lascia la Ferrari e va alla Brabham

• Con una conferenza stampa tenuta all’Holiday Inn di Roma, Niki Lauda, a un passo dal titolo di campione del mondo di F1 (a tre gare dalla fine ha 27 punti di vantaggio sul sudafricano Jody Scheckter, la vittoria ne vale 9) annuncia che nel 1978 correrà su una Brabham-Alfa Romeo, team “Parmalat Racing” gestito da Bernie Ecclestone. Il pilota austriaco, già campione del mondo nel 1975 con la scuderia di Maranello, evita di replicare al patron Enzo Ferrari che gli ha dato del traditore, e spiega: «Ferrari ha fatto tanto per il nostro sport, può dirmi quello che vuole e io non mi offendo. Può darmi anche dello stupido, ma per me è lo stesso. Continuerò a stimarlo. Forghieri, del quale è stato detto che io volevo cacciarlo, è un genio che ha fatto molto per la squadra di Maranello. Certo ha un carattere difficile e andar d’accordo con lui non è la cosa più semplice. Il vero problema non era questo. Era la conduzione manageriale della squadra. Con Montezemolo le cose andavano nel migliore dei modi; poi è arrivato Audetto, una persona del mestiere, preparato, e si andava bene. Quest’anno, con Nosetto, c’è stata molta confusione. Un esempio. Quanto è successo a Monza in occasione del recente Gran Premio d’Italia (11 settembre, ndr) può rendere l’idea di che tipo fosse: prima della corsa, che per me era la più importante della stagione, ho chiesto a Nosetto se Reutemann era dalla mia parte o se dovevo considerarlo un avversario. Nosetto mi ha confermato che Reutemann mi avrebbe aiutato. In gara, però, sono riuscito a passarlo solo quando ha avuto problemi alla macchina. Dopo il Gran Premio, in un’intervista alla radio austriaca, Nosetto ha affermato che alla Ferrari non ci sono preme guide, ma che i piloti possono fare la loro corsa. Se me lo diceva prima, io mi sarei adattato a considerare Reutemann come qualsiasi altro avversario». Secondo indiscrezioni, Lauda incasserà 350.000 dollari dalla Parmalat, 270.000 dall’Alfa Romeo (indirettamente tramite sconti sulla revisione dei motori montati dalla Brabham, che gli girerebbe quei soldi), 80.000 dalla Goodyear, 100.000 tra Marlboro e Romerquelle (acqua minerale) per un totale di 800.000 dollari (700 milioni di lire).


F1, Lauda (Ferrari) di nuovo campione del mondo

• Niki Lauda, quarto nel Gp degli Stati Uniti disputato sul circuito di Watkins Glen, vince matematicamente con due gare d’anticipo il campionato del mondo di Formula 1, titolo già conquistato nel 1975 e mancato per un solo punto nel 1977 causa il drammatico incidente al Nürburgring dell’1 agosto («questo titolo mi rende felice due volte più del primo e voi immaginate il perché»). Si sa già che l’austriaco non difenderà il titolo con la Ferrari ma con la Brabham-Alfa Romeo del team Parmalat-Racing.


Lauda pianta la Ferrari con due Gp d’anticipo

• Niki Lauda, da cinque giorni campione del mondo della Formula 1, rinuncia a correre gli ultimi due gran premi della stagione (Canada, 9 ottobre, e Giappone, 23). La Ferrari diffonde un comunicato redatto dall’ing. Roberto Nosetto: «Questa mattina alle 7 Niki Lauda ci ha telefonato per informarci che, dopo aver riflettuto per tutta la notte, aveva deciso di non prendere parte alla corsa. La motivazione è stata che lui, quale campione del mondo, non si sentiva in condizioni tali da poter vincere. Nessuna riserva egli ha fatto nei confronti della preparazione tecnica della vetture. Lauda è a conoscenza che due nuovi motori e due meccanici erano tempestivamente giunti dall’Italia per assisterlo come sempre fatto in passato. Inoltre, nel caso che la macchina di Lauda in prova non avesse soddisfatto, Villeneuve non sarebbe partito per consentire al campione del mondo di onorare il suo recente titolo anche di fronte agli sportivi del Canada. La Ferrari si è limitata a prendere atto di questa immotivata rinuncia, e partecipa al Gran Premio del Canada con Reutemann e Villeneuve». Lauda ha annunciato che correrà il Mondiale 1978 al volante di una Brabham-Alfa Romeo.


F1, trionfo di Scheckter (Ferrari) a Monza. Titolo mondiale in anticipo

• Jody Scheckter, pilota sudafricano della Ferrari, vince a Monza il Gran Premio d’Italia e conquista con due prove d’anticipo il titolo mondiale di Formula 1. A completare il trionfo della Ferrari il secondo posto del canadese Gilles Villeneuve e la certezza matematica della vittoria anche del titolo costruttori.


Tragico incidente in F1, muore Villeneuve

• Gilles Villeneuve, trentaduenne pilota canadese della Ferrari, muore per un incidente durante le prove del Gp del Belgio sul circuito di Zolder: nel tentativo di sorpassare all’interno la March-Ford del tedesco Jochen Mass, ne tocca la ruota posteriore destra con la ruota anteriore sinistra, la vettura si impenna e ricade pesantemente per poi carambolare più volte. Il corpo di Villeneuve vola via e cade su un paletto di sostegno del recinto di protezione: condizioni apparse subito gravissime per il distacco tra la prima e la seconda vertebra cervicale e l’arresto cardiaco, alle 21.12, dopo sette ore di agonia, ne viene annunciata la morte.

F1, terribile incidente di Pironi

• Didier Pironi, pilota francese della Ferrari che guida la classifica del campionato del mondo di Formula 1, è protagonista di un terribile incidente durante le prove del Gp di Germania sul circuito di Hockenheim: urtata in velocità la ruota posteriore destra della Renault turbo del connazionale Alain Prost, vola con la sua Ferrari schiantandosi contro il guard-rail. Estratto dalla lamiere dopo mezz’ora, ne esce con un trauma cranico, le gambe e il braccio sinistro fratturati. Sottoposto a un delicato intervento per evitare l’amputazione del piede destro, al termine dell’operazione il dottor Betzler, della clinica universitaria di Hiedelberg, confida: «Forse il signor Pironi potrà riprendere a camminare». La sua carriera sembra invece finita. L’8 maggio sul circuito di Zolder, durante le prove del Gran Premio del Belgio, un analogo incidente era costato al vita a un altro pilota della Ferrari, il canadese Gilles Villeneuve. L’ex campione del mondo (ed ex ferrarista) Niki Lauda commenta: «Non credo che Pironi abbia commesso degli errori e sono convinto che non ci sia stato alcun problema per la pista bagnata. Il guaio vero sta nelle macchine, nei regolamenti di questa Formula 1. Noi chiediamo dei cambiamenti, delle nuove regole, ma nessuno ci ascolta, non si cambia mai. Dopo un incidente tutti si sorprendono, tutti fanno atto di pentimento, ma alla fine i risultati sono sempre gli stessi. Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di quanto sia pericoloso correre con queste vetture che sono quasi degli aeroplani». Elio De Angelis (Lotus Ford) se la prende anche col collega: «Fossi stato nei panni di Pironi non avrei certamente forzato al massimo, ma sarei andato calmo. Il campionato mondiale è una cosa molto importante per noi piloti, ma credo che la vita valga qualcosa di più».

F1, la Ferrari si consola col titolo costruttori

• A Las Vegas termina il mondiale di Formula 1: l’ultimo Gp va a Michele Alboreto (Tyrrell-Ford), il titolo piloti al finlandese Keke Rosberg (Williams Ford), la Ferrari termina un terribile campionato che ha visto la morte di Gilles Villeneuve e la fine della carriera di Didier Pironi vincendo il titolo costruttori (Mario Andretti, unico pilota del Cavallino in gara, non arriva al traguardo, Patrick Tambay, vittima del riacutizzarsi di un malanno cervicale, neanche parte).


F1, René Arnoux lascia il titolo a Piquet

• Sul circuito di Kyalami termina il mondiale di Formula 1: René Arnoux, pilota francese della Ferrari, abbandona la corsa al 4° giro (problemi al motore) e lascia il titolo al brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Bmw), che grazie al terzo posto nel Gp del Sudafrica (primo il compagno di squadra Riccardo Patrese, secondo Andrea De Cesaris su Alfa Romeo) sorpassa in extremis il francese Alain Prost (Brabham, fermato al 5°giro da problemi al turbo chiude staccato di due punti, 59-57). Per il secondo anno consecutivo, la scuderia di Maranello si consola con il titolo costruttori, l’ottavo della sua storia.


Muore Enzo Ferrari

• A Modena muore Enzo Ferrari, 90 anni, fondatore dell’omonima casa automobilistica. Per sua stessa volontà, la notizia verrà diffusa solo dopo il funerale del 15 agosto.


Montezemolo nuovo presidente della Ferrari

• Luca Cordero di Montezemolo è il nuovo presidente della Ferrari: 44 anni, già assistente di Enzo Ferrari dal 1973 al 1977, subentra a Piero Fusaro, che da le dimissioni nel corso di in consiglio di amministrazione straordinario alla presenza di Cesare Romiti.


La Ferrari annuncia l’ingaggio di Schumacher

• Dal 1979 a caccia del titolo mondiale piloti, la Ferrari «comunica di aver raggiunto un accordo di collaborazione tecnico agonistica con il pilota Michael Schumacher per le stagioni sportive 1996 e 1997»: contratto biennale, il ventiseienne tedesco, campione in carica attualmente alla Benetton, dovrebbe incassare (le cifre non sono ufficiali) circa 35 miliardi di lire per stagione.


Delusione Schumacher (Ferrari), titolo a Villeneuve jr.

• Michael Schumacher, pilota della Ferrari che alla partenza dell’ultima gara guidava la classifica piloti con un punto di vantaggio sul canadese Jacques Villeneuve (Williams-Renault), non riesce a riportare a Maranello il titolo inseguito dal 1979: bruciato in partenza il rivale che partiva dalla pole position, il tedesco è ancora in testa dopo i due pit-stop. Vista la configurazione tortuosa del circuito di Jerez (Gp d’Europa), l’alfiere del Cavallino pare avviato verso il suo terzo titolo, ma al 47° giro è sorpreso all’interno dal figlio dell’indimenticato Gilles e finisce fuori pista per la scorretta manovra con cui cerca di stringerlo. Villeneuve, terzo all’arrivo, conquista il titolo vanamente inseguito dal padre (morto in pista su una Ferrari l’8 maggio 1982), per Schumacher si annuncia l’esclusione dalla classifica mondiale. Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, commenta: «Perdere un Mondiale importantissimo a meno di mezz’ora dalla fine, dopo aver dominato la corsa, è durissima. L’avevo detto che questa gara sarebbe stata una lotteria. Davvero non ci eravamo mai illusi di aver già vinto».


Schumacher ko, niente titolo alla Ferrari

• Saranno almeno 20 gli anni della Ferrari senza titolo piloti: Michael Schumacher non riesce a rimontare nell’ultima gara i 4 punti che lo separano dal rivale Mika Hakkinen (McLaren-Mercedes). Schierato in pole position, il tedesco è costretto a partire dall’ultima posizione causa lo spegnimento del motore e si ritira al 31° giro per l’esplosione di una gomma. Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, commenta: «L’ultima gara è stata una lotteria nella quale non è uscito il nostro numero, ma abbiamo lottato al limite del possibile. Pur con questo finale è stato un anno magnifico».


F1, Schumacher si rompe una gamba a Silverstone

• Il ferrarista Michael Schumacher si rompe la gamba destra in un incidente sulla pista di Silverstone durante il Gp di Gran Bretagna, ottava prova del mondiale di Formula: partito male dalla prima fila, alla prima curva il tedesco è quarto dietro il compagno di squadra Eddie Irvine e le due McLaren, alla prima staccata si getta all’interno a ruote bloccate ma la sua vettura non curva e si infila dentro le barriere. La gara è vinta da David Coulthard (McLaren-Mercedes) davanti a Irvine. La classifica piloti vede al comando il campione in carica Mika Hakkinen (McLaren-Mercedes) con 40 punti, seguito a 32 da Irvine e Schumacher.


Torna Schumacher, doppietta Ferrari (ma c’è la squalifica)

• Eddie Irvine vince il Gp della Malesia davanti al compagno di squadra Michael Schumacher, tornato in pista dopo l’incidente dell’11 luglio a Silverstone (frattura alla gamba destra) e balza in testa al mondiale piloti, 70 punti contro i 66 del finlandese Mika Hakkinen. Due ore dopo il termine della gara le due vetture della scuderia di Maranello vengono però squalificate: il tecnico della Fia Joe Bauer ha riscontrato un’irregolarità nei deflettori delle Ferrari (sono un centimetro più corti di quanto previsto dal regolamento). Hakkinen sale a 72 punti contro i 60 di Irvine ed è matematicamente campione del mondo (secondo successo consecutivo), tutte le speranze della Ferrari sono affidate al ricorso contro la decisione della Fia.


Accolto il ricorso Ferrari, Irvine torna in testa

• A Parigi il tribunale della Federazione Internazionale automobilistica accoglie il ricorso della Ferrari contro la squalifica nel Gp della Malesia del 17 ottobre: i deflettori laterali non erano irregolari, vengono confermati il successo di Irvine e il secondo posto di Schumacher, l’irlandese torna al comando della classifica e il 31 ottobre si presenterà al via dell’ultima gara del Mondiale, il Gp del Giappone, con 4 punti di vantaggio su Hakkinen; nel Mondiale Costruttori, la Ferrari ha un identico vantaggio sulla McLaren. Grande festa a Maranello, il presidente Luca Cordero di Montezemolo dichiara: «È la dimostrazione che la Ferrari è pulita».


Irvine ko, La Ferrari si consola col titolo costruttori

• A vent’anni dal trionfo di Jody Scheckter, la Ferrari manca ancora una volta la conquista del titolo piloti di Formula 1. Per la terza volta consecutiva tutto si decide all’ultima prova, stavolta sul circuito di Suzuka: l’irlandese Eddie Irvine, partito con un vantaggio in classifica di 4 punti, finisce terzo ed è scavalcato (76-74) dal finlandese Mika Hakkinen (McLaren-Mercedes), vincitore del Gp del Giappone davanti all’altro ferrarista Michael Schumacher. La scuderia di Maranello si consola con la vittoria del titolo costruttori, titolo inseguito dal 1983: batte 128-124 la MacLaren e raggiunge la Williams a quota 9 successi.


Trionfa Schumacher, Ferrari campione dopo 21 anni

• Michael Schumacher vince sul circuito di Suzuka il Gp del Giappone e dopo 21 anni ridà alla Ferrari il titolo mondiale piloti. Emozionato fino alla lacrime, alla fine della gara il tedesco dichiara in italiano «Tre volte grazie ai tifosi, questo terzo titolo vale più di tutti gli altri». Gianni Agnelli, primo tifoso della Ferrari, confida. «Ho ripensato all’ingegner Ferrari e mi sono commosso». Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, rivela: «A 13 giri dalla fine l’Avvocato mi ha telefonato e mi ha detto: Luca, è fatta! E io: non ancora, Avvocato, non ancora...».


Alla Ferrari anche il titolo costruttori

• Dopo il titolo piloti conquistato da Michael Schumacher l’8 ottobre, la Ferrari vince anche quello dei costruttori: sul circuito di Sepang il tedesco vince il Gp della Malesia, il compagno di squadra Rubens Barrichello arriva terzo, i due piloti della McLaren si devono accontentare del 2° (David Coulthard) e 4° posto (Mika Hakkinen). Risultato finale: 108-89.


Schumacher e la Ferrari di nuovo campioni

• Michael Schumacher, pilota della Ferrari, vince sul circuito dell’Hungaroring il Gp d’Ungheria e con quattro gare d’anticipo conquista il secondo titolo mondiale consecutivo. Il trionfo della scuderia di Maranello è completato dal secondo posto di Rubens Barrichello e dalla certezza matematica della vittoria anche nella classifica costruttori.


Schumacher fa tris

• Vincitore del Gp di Francia sul circuito di Magny Cours, il ferrarista Michael Schumacher vince con ben sei gare d’anticipo il terzo titolo mondiale consecutivo.


Alla Ferrari anche il titolo costruttori

• Grazie a una doppietta nel Gp d’Ungheria, Rubens Barrichello davanti a Michael Schumacher, la Ferrari conquista con quattro gare d’anticipo il titolo costruttori di Formula 1, il quarto consecutivo.


Schumacher fa poker, la Ferrari cinquina

• Ottavo nel Gran Premio del Giappone, il ferrarista Michael Schumacher conquista il quarto titolo di Formula 1 consecutivo (il sesto totale), precedendo di appena 2 punti (93-91) il finlandese Kimi Raikkonen (McLaren-Mercedese), secondo dietro l’altro ferrarista Rubens Barrichello sul circuito di Suzuka. La scuderia di Maranello vince per il quinto anno consecutivo il titolo costruttori, 158 punti contro i 144 della Williams-Bmw.


Sesto titolo consecutivo della Ferrari

• Grazie a una doppietta nel Gp d’Ungheria, Michael Schumacher davanti a Rubens Barrichello, con cinque gare d’anticipo la Ferrari conquista per il sesto anno consecutivo il titolo mondiale costruttori.


Schumacher fa cinquina

• Secondo nel Gp del Belgio dietro a Kimi Raikkonen (McLaren-Mercedes), il ferrarista Michael Schumacher vince 

per il quinto anno consecutivo il mondiale di Formula 1.


La Ferrari riconquista il titolo costruttori

• Grazie a una doppietta nel Gp del Belgio, primo Kimi Raikkonen e secondo Felipe Massa, la Ferrari conquista matematicamente il titolo mondiale costruttori, lasciato nelle ultime due stagioni alla Renault dopo sei vittorie consecutive: il 13 settembre a Parigi il Consiglio Mondiale ha escluso dalla classifica la capolista McLaren, colpevole di aver tratto vantaggio dalle informazioni segrete rubate da Nigel Stepney, ex coordinatore dei meccanici Ferrari. La classifica piloti è invece ancora dominata dai due alfieri della scuderia anglo-tedesca, risparmiati dalla giustizia sportiva: quando restano da disputare tre gare, è in testa l’inglese Lewis Hamilton (97 punti) davanti al compagno di squadra e campione in carica Fernando Alonso (95), terzo Raikkonen (84).


Miracolo di Raikkonen, alla Ferrari anche il titolo piloti

• Dopo due anni dominati da Fernando Alonso su Renault, Kimi Raikkonen ridà alla Ferrari il titolo mondiale di Formula 1: vincitore nel Gp del Brasile, il finlandese scavalca in extremis il britannico Lewis Hamilton e lo stesso Alonso (McLaren-Mercedes), che alla vigilia dell’ultima prova lo precedevano in classifica di 7 e 3 punti (107, 103, 100) e alla fine lo seguono appaiati (110-109).


Delusione Ferrari, Hamilton beffa Massa

• Il brasiliano Felipe Massa vince su Ferrari il Gp del Brasile ma manca per un solo punto il titolo mondiale piloti: la corsa si decide all’ultima curva quando il britannico Lewis Hamilton (McLaren-Mercedes) riesce a superare il tedesco Timo Glock (Toyota), che inseguito dagli inferociti tifosi di Massa tenta di giustificarsi: «Ho provato a tenere duro e a resistere, ma non c’è stato niente da fare». La Ferrari si consola con la conquista del titolo costruttori.


Beffato Alonso (Ferrari), titolo a Vettel

• Solo terzo nel Gp di Abu Dhabi, ultima prova del mondiale di Formula 1, il ferrarista Fernando Alonso viene superato in classifica dal tedesco Sebastian Vettel, che grazie al successo di giornata lo precede di appena 4 punti (256-252) e vince il titolo piloti.


Niente da fare per Alonso, il titolo è di Vettel

• Sulla pista di Interlagos si chiude il mondiale di Formula 1: per il terzo anno consecutivo il titolo è vinto dal tedesco Sebastian Vettel su Red Bull-Renault, cui basta il 6° posto nel Gp del Brasile vinto dall’inglese Jenson Button (McLaren-Mercedes). Il ferrarista Fernando Alonso, secondo al traguardo, è secondo anche nella classifica finale, staccato diappena tre punti (281-278): lo spagnolo ha vinto i Gp di Malesia (a Sepang il 25 marzo), Europa (a Valencia il 24 giugno), Germania (ad Hockenheim il 22 luglio) ed è stato in testa alla classifica fino al Gp di Corea del 14 ottobre. La Red Bull-Renault vince anche il titolo costruttori (460 punti contro i 400 della Ferrari).


Foto Album di Enzo Ferrari

Mauro Forghieri -  Gilles Villeneuve - Marco Piccinini - Enzo Ferrari - Jody Scheckter



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BORZACCHINI

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