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I primi due decenni, negli anni ‘50 e ‘60 il
Campionato del Mondo di Formula 1 era solo all'inizio, la punta di un
iceberg
se consideriamo tutte le gare disputate successivamente sotto
il Regolamento di Formula 1.
Il numero totale di corse non valide non
era variato dall’introduzione del campionato mondiale. Molte
gare celebri,
come i Gran Premi di Pau e di Siracusa, il BRDC
International Trophy di Silverstone, la Race of Champions di Brands
Hatch
e la citata Oulton Park Gold Cup, continuano a non far parte del
Campionato del Mondo, ma furono per molti anni
terreno di competizione
per molti piloti e scuderie di gran nome.
L'era di Clark
Il suo stile di guida si basava sulla sua velocità: non aveva una
particolare tattica di gara, otteneva spesso la pole position poi
partiva sempre molto forte ottenendo, già nel primo giro, un margine di
vantaggio sugli inseguitori, quindi se la macchina non aveva problemi
procedeva continuando a migliorare i tempi sul giro.
Era anche molto versatile riuscendo a portare al limite macchine
diverse adeguando la sua guida secondo il tipo di vettura, l'unica cosa
in cui non emergeva era nella bagarre con gli altri concorrenti.
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In campo motoristico si passò da potenze
specifiche dell’ordine dei 120 Hp/litro (1960) ai circa 150
Hp/litro del 1969, grazie all’adozione generalizzata della
distibuzione bialbero in testa ed alle testate plurivalvole (dapprima
tre per cilindro, poi quattro) ed il passaggio dai carburatori
all’iniezione indiretta (anche se la Ferrari
sperimentò l’iniezione diretta Bosch, poi
abbandonata a favore dell’indiretta Lucas). Il frazionamento,
all’inizio degli anni ‘60, era orientato su 6 o 8
cilindri, con la notevole eccezione del 4 cilindri boxer raffreddato ad
aria forzata della Porsche (derivato dal Volkswagen di serie!) e della
Ferrari, spesso (ma non sempre) fedele al 12 cilindri a V di varie
aperture, cui seguirono altri V-12 italiani (Maserati,), francesi
(Matra), inglesi (BRM e Weslake) e giapponesi (Honda). La B.R.M.
costruì nel 1967 un poderoso 16 cilindri ad H (due
unità di otto cilindri contrapposti e sovrapposti), che,
nonostante il successo al G.P. degli Stati Uniti sulla Lotus 43 di Jim
Clark, non ebbe seguito, in quanto troppo complesso e pesante.
La vera rivoluzione in campo motoristico fu la comparsa, nel 1966, del
motore Cosworth DFV (siglato Ford, che aveva finanziato il progetto).
Questo V8 a 90°, bialbero e quattro valvole per cilindro (la
sigla DFV sta infatti per: Double Four Valve), dotato di iniezione
indiretta Lucas, aveva inizialmente una potenza di 400 HP a 9750 g/m
per un peso di circa 140 kg. Fino a quel momento, il motore
più potente era stato il Ferrari V-12 con 36 valvole, che
sviluppava 360 HP a 11.000 g/m per un peso di 180 kg. Da queste cifre
risulta evidente come il Cosworth fosse una unità
globalmente più efficiente; infatti, dopo qualche problema
iniziale di messa a punto, che costò a Clark e alla Lotus il
titolo 1967, l’unità inglese dimostrò
una affidabilità invidiabile. Nelle sue diverse evoluzioni
fu usato in F.1 fino al 1994, sfiorando la potenza di 590 HP a 11000
g/m nella sua ultima versione di 3500 cc. Fu usato anche nelle gare di
durata (vittoria a Le Mans sulla Rondeau nel 1979) e, dotato di
turbocompressore, nelle gare della serie americana Cart, raggiungendo
una potenza di circa 900 HP con una cilindrata di 2750 cc.
Il Cosworth era stato concepito fin dall’inizio per svolgere
una funzione portante, cioè per potere assicurare il
collegamento fra telaio e retrotreno, permettendo così di
ancorare le sospensioni posteriori direttamente sulla scatola del
cambio. Questa importantissima caratteristica (già
brevettata dalla Lancia negli anni ‘30 per i motori
anteriori, ed introdotta dalla B.R.M. per il suo H16 del 1966)
portò alla realizzazione di telai monoscocca che terminavano
appena dietro le spalle del pilota, consentendo sostanziali risparmi di
peso. I costruttori che adottavano ancora telai di vecchia concezione,
cioè dotati di prolungamento posteriore per alloggiare il
motore ed ancorare le sospensioni (fra questi Ferrari, Matra, Cooper,
Honda) si trovarono tagliati fuori dalla zona alta delle classifiche.
Gli ultimi Campionati mondiali degli anni ‘60 furono infatti
vinti da monoposto motorizzate Cosworth: Lotus con Graham Hill nel
1968, Matra con Jackie Stewart nel 1969.
I 12 cilindri, sebbene favoriti su un piano teorico, non riuscirono a
contrastare l’egemonia degli 8 cilindri Ford, Repco e B.R.M.,
aggiudicandosi meno di dieci G.P. in quattro stagioni. La
complessità dei 12 cilindri, e la mancanza di sistemi di
accensione adeguati agli alti regimi che questi motori potevano
(teoricamente) raggiungere, ne penalizzarono le prestazioni. I primi
tentativi di accensione elettronica senza contatti (il Dinoplex della
Magneti Marelli ed il Ducellier francese montato sul Matra V-12) non
consentivano ai motori di superare gli 11.000 giri/minuto, rendendo la
potenza disponibile insufficiente a compensare l’handicap di
peso nei confronti del Cosworth, dotato di una ventina di cavalli in
meno, ma più leggero di 40 Kg.
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B R M
Cilindri 12 - Configurazione V
Cilindrata 2998cm3 - Potenza 400 cv
Giri motore: 10000/min - Peso: 163 Kg |
FERRARI 312 V12
Cilindri :12 - Configurazione: V 60°
Giri motore : 10000/min -
Cilindrata: 2989cm3 - Potenza: 410 cv
Peso: n.d. |
EAGLE
Cilindri: 12 - Configurazione:V
Cilindrata: 3000 cm3 - Potenza: 380 Cv
Giri Motore: 10000 / min
Peso: n.d. |
MATRA
Cilindri: 12 - Configurazione:V
Cilindrata: 3000 cm3 - Potenza: 395 Cv
Giri Motore: 10500 / min
Peso: n.d. |
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Motore - Ford Cosworth
Cilindri:8 - Configurazione: V 90°
Giri motore: 9750/min - Cilindrata: 2993 cm3
Potenza: 400 cv - Peso: 140 Kg |
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Vinceva tutto questo incredibile
motore ! |
A quel tempo ogni motore costava $ 12.000.
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HONDA RA 273 E
Cilindri:12 - Configurazione: V
Cilindrata:3000 cm3
Giri Motore - Peso - Potenza: n.d. |
BRABHAM - REPCO
Cilindri:8 - Configurazione: V
Cilindrata: 2995 cm3 - Potenza: 380 cv
Giri motore: 8700 / min
Peso: n.d. |
COVENTRY - CLIMAX 2.7 L4
Cilindri. 4 - Potenza: 345 cv
Configurazione. in linea
Cilindrata :2700 cm3
Giri Motore - Peso: n.d. |
COOPER - BRM
Cilindri 16 (8x2) - Configurazione- V 180°
Cilindrata: 2998 cm3
Giri motore:11500 - Potenza: 400 cv
Peso: n.d. |
DINOPLEX
Accensione Elettronica |
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Lorenzo Bandina - Ferrari 312/F1 1967
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Chris Amon - Ferrari 312/F1 1967
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I 12 cilindri, sebbene favoriti su un piano teorico, non riuscirono a
contrastare l’egemonia degli 8 cilindri Ford, Repco e B.R.M.,
aggiudicandosi meno di dieci G.P. in quattro stagioni.
La
complessità dei 12 cilindri, e la mancanza di sistemi di
accensione adeguati agli alti regimi che questi motori potevano
(teoricamente) raggiungere, ne penalizzarono le prestazioni.
I primi
tentativi di accensione elettronica senza contatti (il Dinoplex della
Magneti Marelli ed il Ducellier francese montato sul Matra V-12) non
consentivano ai motori di superare gli 11.000 giri/minuto, rendendo la
potenza disponibile insufficiente a compensare l’handicap di
peso nei confronti del Cosworth, dotato di una ventina di cavalli in
meno, ma più leggero di 40 Kg. |
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Gli anni ‘60 hanno marcato una vera
rivoluzione tecnica, chiamata “la rivoluzione degli
inglesi”. Nel 1957 John Cooper, titolare
dell’omonima marca, aveva introdotto la prima monoposto a
motore e trazione posteriori, mentre fino a quel momento le monoposto
avevano avuto motore anteriore e trazione posteriore. Il lapidario
commento di Enzo Ferrari a questa innovazione è passato alla
storia:
“I cavalli si mettono davanti al carro, e non
dietro”.
Nonostante lo scetticismo di Ferrari, le squadre inglesi dimostrarono
che la maggiore efficienza delle monoposto con motore e trazione
posteriore era vincente rispetto alle monoposto di vecchia concezione,
anche se (ed era il caso delle Ferrari e delle Maserati)
dotate di
motori molto più potenti. I principali vantaggi delle
monoposto a motore posteriore erano dovute al notevole affinamento
aerodinamico, al guadagno di peso dovuto alla soppressione del pesante
albero di trasmissione, ed alla ripartizione dei pesi
che permetteva un
migliore inserimento in curva.
Anche Ferrari passò quindi, a malincuore, alla trazione
posteriore, vincendo il Mondiale 1961 con Phil Hill. |
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Le
evoluzioni più importanti negli anni
‘60 in campo telaistico furono l’introduzione della
monoscocca al posto del telaio tubolare (Lotus 25 del 1962), dei freni
a disco, ed il generale allargamento sia delle carreggiate
delle monoposto che della sezione dei pneumatici. Anche in questo caso
la scuola inglese fu innovativa, mentre i costruttori italiani e
tedeschi si dimostrarono più conservatori insistendo sui
telai in tubi, o strutture miste costituite da una monoscocca e di un
traliccio in tubi a sostegno di motore e sospensioni posteriori. |
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Una volta di più, Enzo Ferrari si
ostinò ad essere fedele alla concezione
‘motoristica’ delle corse, pensando che un motore
potente
è la chiave di volta del successo. I fatti lo hanno
abbondantemente smentito, e le case inglesi, sebbene generalmente
motorizzate
da unità meno potenti di quelle italiane, si
aggiudicarono in quel decennio otto titoli, contro i due della Ferrari. |
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All’inizio del decennio le carreggiate e
la sezione dei pneumatici erano ancora strette, consentendo
l’uso di sospensioni simili
a quelle usate negli anni
‘50.
Erano in genere costutuite da triangoli sovrapposti, ammortizzatore
trasversale esterno, e barra antirollio |
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Con l’allargamento di carreggiate e
pneumatici, questo tipo di sospensione si dimostrò
insufficientemente rigido, soprattutto
alle sollecitazioni
longitudinali, richiedendo l’allargamento della base dei
triangoli, e poi, soprattutto per le sospensioni posteriori,
l’installazione di “puntoni di reazione”
per contrastare lo scuotimento longitudinale dell’insieme
ruota/sospensione. |
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La Fisica dice che alla velocità che si
raggiunge con una monoposto di F.1 si generano forze su di essa che
possono essere più che sufficienti a sollevarla, ovvero il
peso derivante dal carico aerodinamico è superiore al peso
della macchina tanto che, almeno in teoria, sarebbe possibile poter
camminare alla velocità massima sotto un soffitto.
Già dalla metà degli anni '60 si sono portati
avanti studi per consentire di andare più veloci facendo
restare la macchina incollata alla pista.
La McLaren, non da meno degli altri team, ha condotto questi studi in
principio in modo empirico ed successivamente in modo scientifico.
All'inizio vennero usate le gallerie del vento di istituti pubblici o
appartenenti alle agenzie aerospaziali poi si costruirono delle
proprie.
La McLaren fin dal suo primo progetto del 1964, la M1A, si avvalse
dello studio aerodinamico condotto in galleria del vento e
così spuntarono i primi spoiler.
Stesso discorso per la M2A, la progenitrice del primo modello per la
F.1, sulla quale fu provato un abbozzo di alettone posteriore.
L'importanza che assunsero questi componenti portò ad un
loro sviluppo esponenziale. Già nel 1969 la FIA
cominciò a prendere atto della pericolosità e
l'importanza di questi componenti e così cominciarono a
regolamentare il loro utilizzo. La prima strada percorsa per limitare
questa escalation fu di imporre la riduzione della loro altezza in
quanto le strutture sotto il carico a cui erano sottoposte potevano
facilmente collassare e trasformare una macchina in un aereo, come
detto prima.
Già da subito la loro presenza era diventata indispensabile
per l'equilibrio della macchina ed un improvviso distacco degli
alettoni avrebbe provocato effetti opposti a quelli per cui erano stati
creati.
Col passare degli anni i regolamenti tecnici sono stati sempre
più restrittivi e precisi ma come rovescio della medaglia si
è avuto che i progettisti hanno cercato sempre i buchi o i
minimi spiragli che i legislatori lasciavano liberi per posizionarci
delle strutture aerodinamiche che generassero carico deportante. |
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RUOTE, FRENI E PNEUMATICI |
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Fino a circa il 1962 le ruote delle F.1 erano
composte dal cerchio in alluminio e dai raggi che lo collegavano al
mozzo. Questo tipo di ruota, di derivazione motociclistica, era il
sinonimo della sportività anche per le Granturismo di serie
ad alte prestazioni (Alfa, Ferrari, Jaguar, ecc.), ed era generalmente
di grande diametro: 15 o 16 pollici. Le crescenti sollecitazioni in
curva mandarono in crisi questo tipo di ruota, troppo flessibile, con
le intuibili e negative conseguenze sulla stabilità e la
precisione di guida. Si passò quindi a ruote composte da due
semigusci di lamiera stampata saldati assieme, poi da cerchi in fusione
di lega leggera.
I freni, rigorosamente a tamburo fino a circa il 1957-58, furono poi
sostituiti da dischi metallici e pinze azionate meccanicamente prima, e
idraulicamente dal 1960 in poi.
I pneumatici, prodotti dalle maggiori case europee (Dunlop, Englebert,
Pirelli, Continental) erano a carcassa metallica diagonale, a spalla
alta, con camera d’aria e battistrada profondamente scolpito,
e generalmente gonfiati ad alta pressione (4-5 bar). Dimensioni a
parte, non differivano sostanzialmente dalla produzione per la grande
serie.
Nella seconda metà degli anni ‘60 gli pneumatici,
pur rimanendo del tipo a tele diagonali, si allargarono notevolmente;
lo spessore della scolpitura del battistrada si ridusse, e la pressione
di utilizzo si abbassò notevolmente.
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La rivoluzione del motore centrale
La
stagione 1960 vide Enzo Ferrari adottare il più collaudato
schema a motore anteriore, in base al principio "i cavalli stanno
davanti al carro, non dietro" , mentre Lotus e BRM introdussero le
macchine a motore centrale. Il team di Rob Walker passò al
telaio della Lotus 18. Moss portò la Lotus alla sua prima
vittoria in Formula 1 a Monaco, ma la sua stagione venne rovinata da un
incidente e Brabham conquistò
il suo secondo titolo con la
Cooper.
Mairesse al volande della ultima 246 a motore anteriore, Monza 1960.
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Il Mondiale 1960 è dominato dalle scuderie britanniche. Jack Brabham (Cooper T51 e T53-Coventry Climax, Cooper Car Company)
si laurea per il secondo anno consecutivo campione del mondo (43
punti), Bruce McLaren – compagno di scuderia del campione australiano –
conquista il 2° posto (34 punti, 37 senza scarti). La terza posizione è
occupata da Stirling Moss (19 punti), il quale si destreggia al volante
delle Cooper T51 e Lotus 18 (entrambe motorizzate Coventry-Climax)
gestite dal RRC Walker Racing Team. Il miglior pilota Ferrari è Phil Hill, 5°
in classifica generale (16 punti); l’ultimo punto iridato colto da Hill
in occasione del GP degli Stati Uniti (Riverside, 20 novembre 1960) è
frutto, tuttavia, del 6° posto acciuffato al volante della Cooper
T51-Coventry Climax dello Yeoman Credit Racing Team. La trasferta
americana, infatti, è disertata dalla Scuderia Ferrari. Il Costruttori è
vinto dalla Cooper-Climax (48 punti, 58 senza scarti), a precedere Lotus-Climax (34 punti, 37 senza scarti) e Ferrari (26 punti, 27 senza scarti). |
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La 246P condotta da Ginther, Monaco 1960.
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Frattanto, il 29 maggio 1960, in occasione del GP di Monaco, Richie Ginther porta al debutto in una gara mondiale la prima monoposto Ferrari a motore posteriore. Una svolta epocale. Si tratta della 246P,
ancora spinta dal V6 di 65° di 2417cc. Il pilota statunitense, però,
riesce ad ultimare solo 70 giri dei 100 previsti: verrà comunque
classificato al 6° posto.
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Zandvoort - Gran Premio d'Olanda 1960 7 giugno 1960
La gara è stata vinta da Jack Brabham su Cooper seguito da Innes Ireland su Cooper e da Graham Hill su BRM. |
A Monza, oltre a tre 246 per Mairesse, Ginther
e Hill, la Scuderia Ferrari schiera anche la 156P, affidandola a Von Trips.
Sebbene si tratti di una delle sette F2 ammesse al contestato GP
d’Italia, la 156P porta in grembo il cambiamento regolamentare atteso
per il 1961: essa, infatti, è spinta da una nuova versione del V6 di 65°
di 1500cc montato in posizione posteriore-centrale. Si tratta di un
deciso passo in avanti rispetto alla 246P, utile a sviluppare la
monoposto in chiave 1961, la vincente 156. Von Trips condurrà la vettura
al 5° posto. Lo stesso pilota tedesco, il 24 luglio 1960, aveva portato
al successo la nuova 156 F2 a motore posteriore: il palcoscenico era il
X Internationales Solituderennen, corsa riservata alle F2. |
Il Gran Premio degli Stati Uniti 1960 si è svolto domenica 20 novembre 1960 sul circuito di Riverside.
La gara è stata vinta da Stirling Moss su Lotus seguito
dal compagno di squadra Innes Ireland e da Bruce McLaren su Cooper.
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Seguendo l’esempio di John Cooper, anche Chapma
passò al motore collocato dietro le spalle del pilota
realizzando
la monoposto 18, che subito si dimostrò molto
competitiva.
Un esemplare fu acquistato dalla scuderia privata di Rob
Walker – proprietario di una famosa distilleria di wiskey
–
che l’affidò all’allora
giovane fuoriclasse inglese Stirling Moss.
Il quale, all’esordio con la monoposto di Chapman, vinse il
Gran Premio di Monaco dando così alla Lotus
il primo di 79
sucessi in Formula 1. |
Il Gran Premio di Francia 1962 si è svolto domenica 8 luglio 1962 sul circuito di Rouen.
La gara è stata vinta da Dan Gurney su Porsche, seguito da Tony Maggs su Cooper e da Richie Ginther su BRM.
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La rivoluzione del motore centrale rese obsolete altre potenziali
vetture dal progetto rivoluzionario. Un particolare sistema di trazione
che agiva in contemporanea sulle quattro ruote motrici denominato "4WD"
(four wheels drive) venne impiantato sulla Ferguson P99 a motore
anteriore fornito dalla Coventry Climax per la disputa del Gran Premio
di Gran Bretagna del 1961, vincendo inoltre la Oulton Park Gold Cup,
gara non valida per il campionato, ma era troppo pesante e complessa
per essere comparata alla nuova generazione delle vetture a motore
centrale.
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La Ferrari 156 F1 è stata la monoposto con cui la Scuderia Ferrari ha gareggiato in Formula 1 nel 1961 e nel 1962.
Nonostante due prototipi del 1960 (246 P e 156 F2), la 156 F1
è comunemente indicata come la prima Ferrari a motore posteriore.
1961 - Spa- Gran Premio del Belgio
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Nel 1961, nel tentativo di diminuire le velocità, per le
macchine di Formula 1 la cilindrata fu ridotta da 2.5 a 1.5 litri, non
sovralimentati (essenzialmente le allora vigenti regole per la Formula
2), una formula che rimarrà invariata nei successivi cinque
anni. Ferrari aveva iniziato la stagione con le collaudate vetture V6 a
65° di Formula 2 con motore centrale, schierando poi nel corso
della stagione un V6 a 120°. Questo segnò
l’inizio del dominio della Ferrari nella stagione 1961 quando
i team britannici furono sconfitti dalla maggior potenza del motore
italiano. Phil Hill divenne il primo pilota statunitense ad
aggiudicarsi il titolo mondiale.
I primi due decenni, negli anni ‘50 e ‘60 il
Campionato del Mondo di Formula 1 era solo all'inizio, la punta di un
iceberg se consideriamo tutte le gare disputate successivamente sotto
il Regolamento di Formula 1. Il numero totale di corse non valide non
era variato dall’introduzione del campionato mondiale. Molte
gare celebri, come i Gran Premi di Pau e di Siracusa, il BRDC
International Trophy di Silverstone, la Race of Champions di Brands
Hatch e la citata Oulton Park Gold Cup, continuano a non far parte del
Campionato del Mondo, ma furono per molti anni terreno di competizione
per molti piloti e scuderie di gran nome.
Nel 1962, la squadra Lotus mise in pista la Lotus
25 spinta dal nuovo motore della Coventry-Climax FWMV V8.
L’automobile era dotata di un telaio composto dalla
monoscocca in alluminio installato sul progetto tradizionale. Questo
rappresentò un notevole passo in avanti tecnologico dalla
introduzione del motore centrale, ma il loro inizio non fu
soddisfacente. Jim Clark finì secondo in quella stagione
lasciando il titolo a Graham Hill e la sua nuova BRM V8 con il motore
detto " a canne d'organo" in quanto gli scarichi erano 4 corti
terminali (per ciascuna bancata) similialle cane di un organo.
Il Gran Premio d'Italia 1964
fu l'ottava gara della stagione 1964 del Campionato mondiale di Formula
1, disputata il 6 settembre all'Autodromo nazionale di Monza. Divenne
l'ultima per Maurice Trintignant, dopo la sua carriera di 14 anni nella
Formula 1.Il pilota statunitense Phil Hill, dopo l'incendio nel Gran Premio precedente, fu sostituito da John Love di Rhodesia.La corsa vide la vittoria di John Surtees su Ferrari, seguito da Bruce McLaren su Cooper-Climax e da Lorenzo Bandini su FerrarI. |
Non appena la vettura e motore divennero affidabili, iniziò
l’era della Lotus e di Clark. Jim vinse il titolo per due
volte in tre anni, nel 1963 e nel 1965, l’unico caso nella
storia di un pilota che si aggiudica il campionato di f.1 e la 500
Miglia nello stesso anno. Per la 1964 la Lotus introdusse la nuova
Lotus 33 e la Ferrari fece un notevole sforzo finanziario e tecnologico
per vincere il titolo. La Ferrari provò tre motori
differenti durante la stagione — il già esistente
V6, il V8 ed il 12cilindri boxer — mentre la Lotus stava
lottando con i problemi di gioventù della nuova vettura. I
titoli andarono a John Surtees e alla Ferrari.
Il mondiale di Surtees
è passato alla storia, considerato che fu il solo pilota a
conquistare Campionati Mondiali nell’automobilismo e nel
motociclismo. Il Gran Premio del Messico del 1965 fu l’ultima
gara delle Formula 1 da 1.5 litri, e vide Richie Ginther dare alla
Honda la sua prima vittoria al termine di un’annata che,
sotto tanti aspetti, fu estremamente deludente per la debuttante
scuderia giapponese.
La stagione 1966 vide un "Ritorno di Potenza" in Formula 1, dato che
cambiarono le regole per i motori ancora una volta, ammettendo motori
di 3.0 litri aspirati, o 1.5 litri sovralimentati.
Il 1966 fu anno di
transizione per molte scuderie, che iniziarono la stagione con motori
1.5 litri che con l'aumento della corsa del pistone riuscivano a
raggiungere i 2.2 litri di cilindrata.
H16 BRM nella Lotus 43 del 1966
Il motore Boxer a cilindri contrapposti sono dei motori a combustione nei quali i cilindri
formano tra loro un angolo di 180°, rispetto al blocco motore.
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La Ferrari era grande favorita con una versione di 3 litri V12 derivato
da quello della vettura sport ampiamente testata, ma quei motori
soffrivano di un calo di potenza e le vetture erano pesanti; un V6
ingrandito mantenne qualche promessa ma Surtees lasciò la
squadra a metà stagione dopo una disputa con il team
manager. La Coventry-Climax, fornitrice principale di gran parte dei
competitori, si ritirò dal mondo dello sport lasciando
squadre come la Lotus in difficoltà con le versioni
allargate di quei motori obsoleti. La Cooper passò allo
sviluppo di un altro obsoleto Maserati V12 originariamente progettato
per la Maserati 250 F negli ultimi anni ’50, mentre la BRM
effettuò la scelta di progettare un pesante e complesso
motore H-16. Il grande vincitore fu Jack Brabham, di cui la squadra
omonima Brabham Racing Organisation aveva conquistato la vittoria nei
costruttori per due anni di fila con il V8 derivato della Repco e il
telaio semplice ed efficace. Con le due valvole per cilindro e non
più di 330 cavalli di potenza, il motore Repco era di gran
lunga meno potente della concorrenza tra i nuovi motori da 3 litri ma
diversamente dagli altri era leggero, sicuro e affidabile fin dalla
partenza delle nuove regole. Il 1966 fu l’anno di Jack
Brabham, l’unico a trionfare contemporaneamente sia come
pilota che come proprietario di scuderia, mentre nel 1967
toccò al suo compagno di squadra, il neozelandese Denny
Hulme, al quale Brabham affidò la seconda vettura del team.
La Ford poco dopo il debutto vittorioso ha
aperto la sua commercializzazione ad altre squadre, utilizzando il
binomio cambio Hewland e motore Ford-Cosworth.
A quel tempo ogni motore costava $ 12.000.
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Lotus 49 - Motore Ford Cosworth v8 |
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Su incarico della Ford e del proprietario della
Lotus Colin Chapman, nel 1966 Costin e Duckworth unirono due motori a
quattro cilindri FVA in un unico motore V8, creando il DFV (Double Four
Valve, ovvero "doppio quattro valvole") che sarebbe diventato
leggendario in Formula 1.
Vinse già alla sua prima gara, il Gran Premio d'Olanda,
montato sulla Lotus 49 di Jim Clark.
Dopo la tragica fine del campione scozzese nel 1968, durante una gara
di Formula 2 a Hockenheim, toccò a Graham Hill il ruolo di
prima guida della Lotus; l'inglese si aggiudicò il titolo
mondiale di F.1.
Nel 1968 le monoposto Lotus si presentarono sui campi di gara in una
insolita, per l'epoca, colorazione: il tradizionale "verde britannico
da corsa" – "British Racing Green" – era stato
sostituito dal giallo-oro e bianco del marchio di prodotti del tabacco
Gold Leaf, che finanziava la squadra. Iniziava l'era moderna degli
sponsor.
La 49 fu utilizzata anche nel 1969 da Hill al quale fu affiancato il
velocissimo austriaco Jochen Rindt; e ancora l'anno seguente quando, in
una delle corse dal finale più spettacolare nella storia dei
Gran Premi, Rindt vinse a Monte Carlo. Quell'anno, tuttavia, la nuova
monoposto Lotus era la rivoluzionaria 72: linea a cuneo, radiatori
dell'acqua laterali, freni entrobordo
A partire dal 1968 fu a disposizione di ogni costruttore che desiderava
acquistarlo. Questo diede vita alla F1 degli anni '70 in cui la gran
parte delle squadre costruiva la propria vettura intorno a un
Ford-Cosworth DFV e a un cambio Hewland (Enzo Ferrari li
definì per questo "assemblatori") avendo poi mano libera su
telaio e meccanica. Il risultato finale fu di 155 vittorie in Gran
Premi fino al 1983, oltre a due edizioni della 24 ore di Le Mans.
Negli anni, il DFV ha generato una serie di derivazioni che anche nel
nome portano il segno del motore originale: nel 1968 fu creato il DFW
per le Tasman Series da 2500cc, mentre nel 1975 con l'aggiunta di due
turbocompressori a una versione 2650 cc nacque il DFX utilizzato dalla
Indycar che sarebbe diventato il motore standard fino alla fine degli
anni ottanta spodestando l'Offenhauser; nel 1981 nacque il DFL per
vetture sport con cilindrata di 3300 cc e 3900 cc, e il DFV stesso si
trasformò in DFY nel 1982 per cercare di battere, senza
successo, i nuovi motori di F1 sovralimentati. Il DFY vinse una sola
volta, a Detroit con Michele Alboreto su Tyrrell nel 1983.
Mentre la Formula 1 si trasformava in una serie per soli motori
sovralimentati nel 1986, la nascita della Formula 3000 diede nuova
linfa al DFV che correva con un limitatore che limitava la potenza a
circa 400 cavalli contro i 500 originali. Questo formato della F3000
durò fino al 1992, mentre attualmente il DFV trova la sua
ragion d'essere nelle gare di Classic Formula 1.
Con l'abbandono da parte della F1 dei motori sovralimentati e il
ritorno agli aspirati, questa volta di 3500 cc, Cosworth
creò un nuovo modello sulla base del DFV, prima in una
versione intermedia nota come DFZ (1987) e poi nell'evoluzione finale
del DFR (1989) che continuò a essere utilizzato da squadre
minori sino al 1992. |
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Lotus 49: la monoposto che cambiò la F1
VIDEO
Gran Premio d'Olanda 1967
Il debutto della nuova Lotus 49 e del suo motore Ford Cosworth DFV V8 3 litri
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Mike
Costin e Keith Duckworth vennero chiamati in causa dai vertici Ford e
Lotus all’inizio del 1966 per lo sviluppo di un motore studiato
appositamente per correre in Formula 1. Una netta differenza con il
passato dove accadeva che la maggior parte
dei motori derivavano direttamente dalla serie.
Il loro compito era molto importante, perché sino a quel periodo i
costruttori di auto inglesi godevano di una certa supremazia nel campo
dello sviluppo telaistico e aerodinamico, mentre le case italiane, e
particolarmente la Ferrari, erano molto abili soprattutto nella
costruzione dei propulsori.
In un’epoca in cui le configurazioni aerodinamiche non erano esasperate come oggi, poter disporre di un motore potente
era basilare per poter lottare contro gli avversari, così lo scopo principale era quello
di riuscire almeno ad eguagliare la concorrenza.Il
propulsore era costruito totalmente in lega leggera d’alluminio, mentre
il suo peso era di 163 kg.La distribuzione era a quattro valvole per
cilindro, che venivano comandate da quattro alberi a camme in testa e
azionati da una cascata di ingranaggi.
La potenza erogata nella prima versione del 1967 era di circa 400
cv a 9.000 giri/min, mentre nelle ultime versioni del 1982-1983,
si arrivò ad incrementarla di circa 100 cv.Il
propulsore era costruito totalmente in lega leggera d’alluminio, mentre
il suo peso era di 163 kg. La distribuzione era a quattro valvole per
cilindro, che venivano comandate da quattro alberi a camme in testa e
azionati da una cascata di ingranaggi.
La potenza erogata nella prima versione del 1967 era di circa 400
cv a 9.000 giri/min, mentre nelle ultime versioni del 1982-1983,
si arrivò ad incrementarla di circa 100 cv.
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Nel 1967 la Lotus introdusse la Lotus 49, spinta
dal Ford-Cosworth DFV V8, motore che dominò la Formula 1
per
i successivi 15 anni.
Come il Repco, il Cosworth era leggero e compatto
ma era un autentico motore da corsa con l’uso di 4 valvole
per cilindro e testate bialbero e garantiva molta più
potenza. La Cosworth aveva puntato ai 400 cavalli di potenza che il
motore aveva addirittura dimostrato di superare nelle prime prove. Il
motore DFV era stato progettato per essere portante (una idea
pionieristica la ebbe la Lancia con il modello D50). Questo permise a
Chapman di progettare una monoscocca che terminava subito dopo il
sedile del pilota mentre la Brabham usava una struttura tubolare molto
classica che sosteneva motore, la scatola del cambio e le sospensioni
posteriori. Il neonato DFV soffrì di guasti frequenti dovuti
alle vibrazioni eccessive dell'albero motore, costringendo Keith
Duckworth a riprogettare molte parti e permettendo a Hulme di vincere
la corona mondiale piloti grazie a una maggiore
affidabilità.
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MOTORE PORTANTE
La Lotus 49
– progettata da Colin Chapman e Maurice Philippe – nasce
per partecipare alla stagione 1967. Il punto di forza di questa
monoposto è indubbiamente il motore: un 3.0 V8 Ford Cosworth da 420 CV (430 nel 1969 e 440 nel 1970) portante
collegato alla scocca. L’unità si rivela molto potente ma con
un’erogazione brusca, gestibile esclusivamente da piloti talentuosi. |
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La Ford poco dopo il debutto vittorioso ha aperto la sua commercializzazione ad altre squadre,
utilizzandoil binomio cambio Hewland
e motore Ford-Cosworth. |
Il 1967 vide anche risultati lusinghieri dal pilota rhodesiano John
Love con un Cooper-Climax da 2.7 litri a quattro cilindri; Love, che
era sui quarant’anni, anche se era visto come uno dei piloti
più forti del Sudafrica non era una stella, conducendo in
testa e piazzandosi secondo
nel Gran Premio del Sudafrica di
quell’anno.
La Cooper di Love era originariamente progettata
per le gare più brevi della Coppa Tasmania; per disputare un
Gran Premio di durata maggiore Love aggiunse due serbatoi di benzina
ausiliari. Sfortunatamente, quei serbatoi di benzina si guastarono e lo
costrinsero al rifornimento dopo aver condotto in testa gran parte
della gara.
John Love era il re incontrastato del campionato nazionale del
Sudafrica per vetture di Formula 1, disputato dal 1960 al 1975,
aggiudicandosi il titolo piloti sei volte negli anni ’60. Le
vetture da competizione per quella serie si erano ritirate dal
campionato mondiale anche se esisteva una dura selezione di macchine
costruite localmente o modificate. I piloti da competizione in quella
serie gareggiavano normalmente le gare locali e il campionato del
mondo, naturalmente solo qualche evento occasionale disputato in
Europa, anche se a quei livelli riuscivano a ottenere soltanto piccoli
successi.
Entro i tardi anni ‘60, le gare "d’oltremare" fuori
dall’Europa come il Gran Premio del Sudafrica costituivano
almeno un terzo dei campionati per ogni anno. Il culmine della stagione
rimaneva nel vecchio continente, fatte disputare sopra
l’emisfero nordico durante l’estate, mentre le gare
sotto il continente europeo cadevano usualmente all’inizio o
alla fine della stagione, un modello che si è protratto fino
ai nostri giorni. C’era inoltre un buon numero di gare non
valide per il titolo mondiale disputate fuori dall’Europa, e
il Gran Premio del Sudafrica, insieme alle gare in Australia, era
occasionalmente una di queste.
Per il 1968 la Lotus perse i diritti esclusivi
nell’uso della DFV. La McLaren costruì una vettura
potenziata con il DFV e nuove scuderie entrano in scena con Ken Tyrrell
fondatore di una sua propria, la Tyrrell usando le Matra-Ford con
l’ex pilota della BRM Jackie Stewart come prima guida. Clark
vinse la sua ultima gara nel primo giorno dell’anno,
all’apertura di quella stagione, il Gran Premio del Sudafrica
del 1968. Il 7 aprile 1968 il due volte campione del mondo rimase
ucciso a Hockenheim durante lo svolgimento di una gara della Formula 2
non valida per il campionato europeo di categoria. Quell’anno
vide inoltre due innovazioni significative. Il primo fu la
liberalizzazione delle sponsorizzazioni che la FIA decise di consentire
dopo il ritiro dei supporti alle scuderie. Ciascuna vettura poteva
apporre scritta e colorazione diversi.
ARRIVANO LE PRIME SPONSORIZZAZIONI |
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Il 1968 viene ricordato come la stagione
in cui morì Jim Clark. Ma nella storia della F1 il 68
è rilevante anche perchè
fanno per la prima volta
la loro comparsa gli sponsor. Aziende che non hanno nulla a che vedere
con il mondo delle corse
ma che rivoluzioneranno in brevissimo tempo,
l'immagine e l'essenza dello sport automobilistico.
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Nel maggio la Lotus, prima del
Gran Premio di Spagna si presentò a Jarama soppiantando il
tradizionale colore nazionale britannico verde nella livrea rossa, oro
e bianca della marca Gold Leaf della Imperial Tobacco. La seconda
innovazione fu l’introduzione degli alettoni che fino a quel
momento si erano visti soltanto sulle vetture di Endurance e della
serie CanAm della Chaparral. Colin Chapman iniziò ad
affilare le armi di gara con modesti ali anteriori e uno spoiler sulla
Lotus 49B di Graham Hill a Monaco. Brabham e Ferrari sono andati meglio
al Gran Premio del Belgio con ali di grande ampiezza montati su un vano
alto sopra il pilota. La Lotus rispose con ali anch’esse
grandi, collegate direttamente alla sospensione posteriore . Brabham e
Matra produssero un’ala anteriore montata e collegata alla
sospensione anteriore. Alla fine di quella stagione la maggior parte
delle vetture utilizzavano alettoni mobili con diversi sistemi di
controllo. Ci furono diversi tipi di alettoni, a forma di spunzoni, e
persino quelli sprofondati in entrambe le sospensioni. La Lotus si aggiudicò entrambi i titoli nel 1968 con Graham
Hill, con Stewart classificato secondo.
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La vettura Matra del 1968 fu la più innovativa per
l’uso strutturale dei serbatoi di benzina ispirati
all’aeronautica, ma la FIA decise di vietare tale tecnologia
per il 1970 . Per il 1969 la Matra prese la decisione radicale di
entrare come scuderia e costruire una nuova macchina usando la
struttura del serbatoio del team Tyrrell, nonostante questa soluzione
valesse per una singola stagione. La stagione 1969 partì con
vetture che usavano ali larghe e più sofisticate
dell’annata precedente. Quando la Lotus, al Gran Premio di
Spagna, ruppe il fissaggio degli spunzoni ai quali gli alettoni erano
fissati, la FIA constatò la loro grande
pericolosità e li vietò dalla gara successiva di
Monaco. Vennero reintrodotti nel seguito della stagione ma con
restrizioni in dimensioni e altezza, fissate direttamente al telaio in
una posizione solida e ben definita. La questione della sicurezza
cominciò a diventare importante in Formula 1 e il Gran
Premio del Belgio a Spa rischiò di non svolgersi a causa
della minaccia dei piloti di boicottare il circuito se non fossero
state aggiornate misure di sicurezza così come da loro
richiesto. Jackie Stewart vinse facilmente il titolo del 1969 con la
nuova Matra MS80, un successo spettacolare per un costruttore e una
squadra che erano entrati soltanto l’anno precedente in
Formula 1. Sarà questo il solo titolo vinto da un telaio
costruito in Francia, e bisognerà aspettare 36 anni per
vedere un altro costruttore francese conquistare il titolo.
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Il 1969
vide inoltre un breve ritorno di interesse nel sistema di trasmissione
sulle quattro ruote motrici, il four wheels drive, con il record di
quattro vetture equipaggiate con quel sistema schierate al Gran Premio
di Gran Bretagna. Johnny Servoz-Gavin fu il solo pilota che prese punti
con il 4WD, terminando in sesta posizione con la Matra MS84 al Gran
Premio del Canada, anche se la trasmissione alle ruote anteriori era
materialmente disconnessa. Gli pneumatici larghi e le forze che
spingevano la vettura verso il basso erano risultate migliori per
l’aumento del grip aerodinamico, e questa tecnologia venne
praticamente abbandonata. Jacky Ickx si piazzò al secondo
posto nel campionato su una Brabham diventata ancora competitiva dopo
l’abbandono dei motori Repco a favore di quelli DFV.
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Gran Premio d'Italia 1960
domenica 4 settembre 1960 -50 giri x 10.000 km - 500.000 km
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Prima
pole position per Phil HILL -32o pole position per Ferrari come
costruttore - 32o pole position per Ferrari come motore
Media : 223.048 km/h
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Gran Premio d'Italia 1960 - Wolfgang von Trips su Ferrari 246P/156
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Il Gran Premio d'Italia 1960 si è svolto domenica 4 settembre 1960 a Monza.
La stagione 1960 era stata frustrante per la Ferrari di Formula
1. Correndo con la obsoleta Dino 246, una vettura dotata di motore
anteriore, opposta alla tendenza progettuale che voleva oramai vetture
dotate di motore posteriore, che avevano mostrato maggiore
competitività, la Ferrari aveva ottenuto, fino ad allora, solo risultati
deludenti. A causa del boicottaggio della gara da parte delle scuderie
britanniche, il campionato era già stato deciso in favore di Jack Brabham
e la Ferrari non aveva ottenuto nessuna vittoria. Vedendo l'occasione
di poterla ottenere qui a Monza, gli organizzatori italiani decisero di
elevare ulteriormente l'unico vantaggio della Ferrari, la velocità in
rettilineo, decidendo di riutilizzare la pista combinata al circuito
ovale, detta anello di alta velocità e dotato di curve inclinate,
rendendo così ancora più veloce il circuito di Monza.
Citando la fragilità delle loro vetture e dei pericoli dovuti
all'anello ad alta velocità, i principali team ufficiali britannici
dell'epoca, Lotus, BRM e Cooper, decisero di boicottare l'evento, che
comportò la necessità di iscrivere alla corsa vetture di partecipanti
privati e auto di Formula 2.
La gara fu una corsa a fila indiana fra le Ferrari, con Ginther
che condusse dall'inizio e alla fine fu superato da Phil Hill. I due,
con il compagno di squadra Willy Mairesse, ottennero così un risultato
storico di 1º-2º-3º posto per la Ferrari. Il boicottaggio dei teams
inglesi permise anche alla Scuderia Castellotti di segnare i suoi unici
punti validi per il campionato del mondo con Giulio Cabianca grazie al
quarto posto ottenuto con la sua Cooper T51, arrivata a due giri dietro
Phil Hill e davanti alla quarta auto della Scuderia Ferrari, condotta da
Wolfgang von Trips.
Fu la prima vittoria per un pilota statunitense in un Gran Premio
da quando fu istituito il campionato di Formula Uno nel 1950, e
l'ultima di una vettura a motore anteriore in Formula Uno.
Nessuno dei piloti al via aveva ottenuto in precedenza una
vittoria in Formula 1; si tratta dell'unico Gran Premio nella storia di
questo sport in cui è avvenuto ciò, se si esclude il primo in assoluto,
il Gran Premio di Gran Bretagna 1950, e la 500 Miglia di Indianapolis 1950.
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La Ferrari affronta il 1960
ancora con la 256 F1: soltanto nel gran premio di Monaco debutta una vettura con
motore posteriore:
la 246 P F1, che arriva sesta con Richie Ginther. L'unica
vittoria arriva proprio a fine stagione: a Monza tre Ferrari concludono la gara
ai primi tre posti, rispettivamente con
Phil
Hill, Ginther e Willy Mairesse. Hill è il primo ferrarista
nella classifica Piloti (5°), mentre in quella Costruttori la Ferrari è terza.
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10 SETTEMBRE 1961: LA FERRARI E VON TRIPS
Con l'inizio degli anni 60 la Ferrari diventa
una Società per Azioni e vince anche il suo 1° titolo Costruttori: è il
1961,
e la Ferrari e i suoi piloti dominano la
scena, vincendo oltre al campionato Costruttori anche il campionato Piloti con
la 156 F1.
Cinque sono le vittorie (tre con Phil Hill, una ciascuna con
Wolfang Von Trips
e
Giancarlo Baghetti)
su otto gran premi disputati.
Il titolo se lo giocano il pilota tedesco e quello
americano a Monza: l'esito è tragico perchè la vettura di Von Trips vola fuori
pista,
causando la morte di 13 spettatori. Hill, ignaro della morte del suo
amico e compagno di squadra.
conquista gara e mondiale ma la sua gioia scompare
al rientro al box.
Gran Premio di Monaco 1962
domenica 3 giugno 1962 - 100 giri x 3.145 km - 314.500 km
Prima pole position per Jim CLARK - 6o pole position per Lotus
come costruttore - 17o pole position per Climax come motore
Media : 118.679 km/h
Tre Ferrari F1-156 "sharknose" (squalo) G.P di Monaco 1962.
In primo piano la n°40 di Willy Mairesse, a destra la n°38 di Lorenzo Bandini, seminascosta la n°36 di Phil Hill.
Le vetture termineranno la gara al 7°, 3° e 2° posto
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Bruxelles 1962 - Mairesse davanti a Moss
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Il 1962 è un
anno deludente per la Ferrari, condotto con una versione aggiornata della 156
F1.
I punti raccolti dalla squadra sono soltanto 18: il miglior risultato è il
2° posto di Hill a Montecarlo. Il campione uscente è soltanto 6° nella
classifica Piloti, che vede il suo omonimo inglese Graham vincere il primo dei
due titoli da lui conquistati. Fra i Costruttori, prima è la
BRM.
Nel 1963 la 156
F1-63 (una successiva evoluzione della 156 F1 di due anni prima), viene
schierata sia in questa stagione che in alcune gara della stagione successiva.
Un nuovo pilota,
John Surtees,
riporta la Ferrari al successo nel gran premio del Nurburgring, ma non basta a
battere la
Lotus di
Jim Clark. |
Nei primi tempi del Gran Premio, i team corse guidavano vetture
verniciate con i colori nazionali del loro paese. Il rosso identifica
tradizionalmente l'Italia nelle corse automobilistiche ed è sinonimo di
una sola squadra: la Ferrari. Benché anche alcuni team Ferrari privati
gareggiassero nei colori nazionali, il Rosso corsa era il
colore ufficiale della primissima Ferrari da Gran Premio, la 125 F1, e
da allora è stato utilizzato per tutte le vetture di Formula Uno della
Scuderia. O meglio, quasi tutte…
Nei primi anni '60, l'impero delle corse Ferrari era in piena
espansione. Particolare successo ebbe la 250 GTO del 1962, un'auto che
si aggiudicò molte vittorie. Come è noto, la sua storia è avvolta nel
mito. Per soddisfare i requisiti di gara era necessario costruire un
certo numero di vetture stradali. E quando i funzionari della FIA si
recarono a Maranello per contare il numero di vetture, leggenda vuole
che non ne erano state costruite abbastanza, un problema abilmente
dissimulato da una pausa caffè e da un gruppo di vetture trasferite
altrove a Maranello per essere contate due volte.
Che sia vero o no, le squadre concorrenti continuarono a lamentarsi
con la FIA. Nel 1964, la Ferrari aveva un'altra vettura pronta a
correre, la 250 LM e, con grande stupore della comunità automobilistica
mondiale, la FIA si rifiutò di omologarla. Enzo Ferrari si arrabbiò
molto e si infuriò ancora di più quando l'organo che gestiva lo sport
motoristico italiano, l'ACI, non appoggiò il suo team.
La reazione di Enzo fu immediata. Restituì la licenza di gara all'ACI e promise di non correre mai più in rosso corsa.
Mancavano solo due gare nella stagione di F1 del 1964 e, nella gara
successiva, la Ferrari mantenne la promessa. La tappa si svolse a
Watkins Glen, in Nord America, e il team non fu iscritto con il nome
Ferrari, ma come North American Racing Team, o NART.
La livrea indossata dalle 158 V8 era completamente nuova: un fondo
blu con un'ampia striscia bianca sulla parte superiore. I piloti,
l'inglese John Surtees e l'italiano Lorenzo Bandini, scesero in pista
come piloti NART, con un nuovo responsabile: Luigi Chinetti, importatore
Ferrari negli Stati Uniti, che aveva già ottenuto numerosi successi in
Nord America con vetture sportive Ferrari.
Surtees si classificò secondo al "The Glen". Tutto era pronto per una
resa dei conti nell'ultima gara della stagione in Messico - e con le
polemiche ancora in corso, la Ferrari gareggiò ancora una volta come
NART, in bianco e blu. Fu una gara davvero emozionante: Surtees lottò
duramente e si aggiudicò il secondo posto, ottenendo abbastanza punti
per vincere il Campionato del Mondo di Formula Uno.
Un'impresa che passò alla storia. Surtees era già Campione del Mondo
su due ruote, grazie al notevole successo ottenuto con le moto da corsa.
Diventò così l'unico pilota a conquistare il titolo iridato sia nel
Motomondiale che in Formula 1. Quello che spesso si dimentica, però, è
che Surtees è anche l'unico pilota Ferrari a diventare Campione del
Mondo su una vettura della Scuderia non verniciata di rosso.
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Monaco 1965. La 512 (o 1512) di Bandini (17) e la 158 di Surtees (18).
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La 158 F1 e la 512 F1 vengono utilizzate anche nella
stagione del 1965, avara di successi per la
Ferrari. I migliori risultati sono i secondi posti di Surtees ad East London e
di Bandini a Montecarlo all'inizio dell'anno. Peraltro, il cambio di regolamento
che sarebbe entrato in vigore all'inizio del 1966 (motori con cilindrata di 3000
cc aspirati e 1500 cc con compressore) orienta quasi tutte le energie sulla
vettura per la stagione successiva. La Lotus fa la doppietta , vincendo la Coppa
Costruttori e il titolo Piloti con Jim Clark.
Il 1966 segna il
ritorno al motore V12 ma si rivela difficile per la Ferrari. Surtees vince a Spa
ma non finisce la sua stagione a Maranello a causa di contrasti con Ferrari. Lo
stesso destino tocca alla Dunlop, che viene rimpiazzata dalla Firestone. La
squadra non partecipa a due gran premi (Gran Bretagna e Messico): la prima
rinuncia è dovuta ad uno sciopero, la seconda a ragioni tecniche. Nel bilancio
finale ci sono due vittorie: oltre a quella di Surtees c'è la doppietta di
Scarfiotti e Parkes a Monza.
Il 1967 è un
anno difficilissimo per la Ferrari.
La
stagione è segnata dal tragico incidente di Montecarlo, in cui
perde la vita Lorenzo Bandini.
Lorenzo Bandini sbaglia sulla sua Ferrari 312 durante
le prove libere del Gran Premio di Monaco 1967.
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Lorenzo Bandini percorreva a Montecarlo l'82° giro dei 100
previstiper il Gran Premio di Monaco di Formula 1.
Postosi all'inseguimento del battistrada Hulme già da metà gara
(con buon passo aveva nettamente ridotto il distacco), Bandini trovò sulla sua
strada i doppiati Pedro Rodriguez e Graham Hill.
Quest'ultimo, in particolare,
richiese uno sforzo notevole per essere superato da parte del pilota italiano.
Una volta riuscitoci, al fatidico 82° giro Bandini transitò alla chicane del
porto ad una velocità sensibilmente superiore all'usuale; sbandando, la sua
Ferrari urtò una colonnina di ormeggio, ricadendo sulla sede stradale già in
fiamme.
Queste richiesero diversi minuti per essere domate, e quando questo
avvenne fu notato il corpo in gran parte ustionato di Bandini nella carcassa
della sua auto: molti avevano creduto che fosse caduto in acqua, durante il
volo.
1967 - I migliori risultati
arrivano grazie al neozelandese Chris Amon, tre volte sul terzo gradino del
podio.
E' proprio un suo connazionale ad aggiudicarsi il titolo iridato.
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Monza - domenica 10 settembre 1967 - 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
31o pole position per Jim CLARK - 38o pole position per Lotus come costruttore
7o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 233.898 km/h
Jim Clark portato in trionfo dopo la gara di Monza 1967
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Il Gran Premio d'Italia 1967 fu una gara di Formula 1, disputatasi il 10 settembre 1967 sull'Autodromo Nazionale di Monza. Fu la nona prova del mondiale 1967 e vide l'ultima vittoria in carriera di John Surtees su Honda, seguito da Jack BrabhamJim Clark.
Al 13º giro Jim Clark, che era saldamente in testa al GP, buca una gomma
ed è costretto a ripartire con un giro di ritardo. Si sdoppia dai
battistrada, li raggiunge e li supera a poche tornate dalla fine.
All’ultimo giro è nettamente davanti a John Surtees e Brabham, unici
superstiti del gruppo di testa, ma a pochi chilometri dalla conclusione
rimane senza benzina e viene sfilato alla curva Ascari dai due
inseguitori, che vanno a giocarsi il successo in volata: vincerà
Surtees, mentre Clark arriva con oltre 20 secondi di distacco.
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Monza 1968
Altre
squadre seguono immediatamente la strada aperta dalla Casa di Maranello ma, a
seguito di un incidente
a Barcellona, che provoca la morte di tre spettatori, le
appendici aerodinamiche vengono vietate per poi essere
reintrodotte con maggiori
restrizioni regolamentari. La Ferrari vince una corsa, a Rouen, in Francia con
Jacky Ickx,
e ottiene quattro pole position. Il titolo va all'inglese
Graham Hill, alla guida di una Lotus.
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Il 1969 è il
peggiore anno della storia della Ferrari in Formula 1 (7 punti conquistati), con
una partecipazione al Campionato
spesso limitata ad un solo pilota per gara.
Sono soltanto tre i piazzamenti in zona punti, con il terzo posto
di Amon a
Zandvoort come miglior risultato.
E' comunque un anno fondamentale nella storia
dell'azienda: le vetture sono ricercatissime ma non riescono a
produrne a sufficienza
per soddisfare le richieste e contemporaneamente a
mantenere i propri programmi sul fronte agonistico.
In aiuto arriva la Fiat che
entra come socia paritaria lasciando al Drake la piena autonomia nella
conduzione dell'attività sportiva.
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Cooper Car Company è stato un team britannico di Formula 1, vincitore di 17 Gran Premi. La casa fu fondata da Charles Cooper e dal figlio John.
Il
suo più grande pilota fu Jack Brabham, che vinse il titolo
riservato ai conduttori nel 1959, ripetendosi anche l'anno dopo in
maniera ancor più netta. La Cooper fu anche Campione del Mondo
Costruttori nel 1959 e nel 1960. La scuderia britannica non riesce a
rimanere al vertice ed imbocca la strada del declino, che inizia con la
partenza di Brabham, intenzionato a creare una squadra con il suo nome.
Malgrado le dimensioni minuscole, la squadra cerca di mantenersi a
galla con giovani promesse quali Bruce McLaren e Pedro
Rodríguez. Emblematico il Gran Premio di Monaco 1962: la Cooper
si presenta con due piloti, due macchine e letteralmente due meccanici
ma riesce comunque a vincere la corsa.
Nel 1961 c'è un cambio di regolamento importante nella F.1: vengono
imposti motori da 1500 cm³ e questo fatto trova impreparati i
costruttori inglesi, fino all'ultimo contrari a questa modifica. Il
ritardo si ripercuote sullo sviluppo dei nuovi motori e nuovi telai e il
1961 viene così dominato dalla Ferrari di Von Trips e Phil Hill che
lasciano ai team inglesi poche soddisfazioni.
La Cooper T60 con la quale Bruce McLaren vinse il Gran Premio di Monaco 1962
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Nel 1962 Sempre con i Piloti Jack Brabham e Bruce McLaren e motori
coventri-climax Cooper partecipa alla stagione di F1 povera di
risultati: solo una vittoria a Montecarlo con Bruce McLaren. L'anno
viene dominato dalla BRM di Graham Hill, che vince il titolo, e dalla
Lotus di Jim Clark, secondo; alla fine dell'anno Jack Brabham lascia il
team per fondare la scuderia che prenderà il suo nome.
Nel
1966, con l'avvento del nuovo regolamento che sostituiva i vecchi
motori 1500 cm³ con i più grossi e potenti
3000 cm³ la Cooper si lega alla Maserati: è una mossa
sbagliata perché se da un lato arrivano due vittorie (una con
John Surtees nel 1966 e una con Rodriguez l'anno dopo) dall'altro
impedisce alla squadra di utilizzare il motore Ford-Cosworth, che dal
1967 inizia a dominare prepotentemente la scena.
L'ultimo anno di partecipazione è stato il 1969, in cui le
Cooper vennero prevalentemente affidate a piloti privati, con scarsi
risultati.
Nel 1966, con l'avvento del nuovo regolamento che sostituiva i vecchi
motori 1500 cm³ con i più grossi e potenti
3000 cm³ la Cooper si lega alla Maserati: è una mossa
sbagliata perché se da un lato arrivano due vittorie (una con
John Surtees nel 1966 e una con Rodriguez l'anno dopo) dall'altro
impedisce alla squadra di utilizzare il motore Ford-Cosworth, che dal
1967 inizia a dominare prepotentemente la scena.
Cooper-Maserati T86, 1967, Jochen Rindt
Cooper-Maserati T86, 1967, Jochen Rindt
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L'ultimo
anno di partecipazione è stato il 1969, in cui le Cooper vennero
prevalentemente affidate a piloti privati, con scarsi risultati. Un
solo gran premio per la Cooper: l'ultimo della sua lunga e importante
storia: il 27 GP di Monaco. Il 18 maggio, sul circuito monegasco, Vic
Elford porta la Cooper T86B Maserati al 7º posto in gara, a 2 giri
dal vincitore Graham Hill, dopo essere partito in 16ª posizione.
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L’epoca d’oro dei britannici
Nei 5 anni in cui fu in
vigore la Formula a 1.500 cm³ si registrò un solo grave incidente in gara,
che
fu però anche il più tragico di tutta la storia del mondiale: quello del G.P.
d'Italia del 1961,
in cui perse la vita il destinato campione del mondo,Wolfgang Von Trips, insieme a 14 spettatori.
In prova morirono il giovanissimo Ricardo Rodriguez e Carel Godin de Beaufor.
EVOLUZIONE NEL TEMPO - TECNOLOGIA LOTUS |
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Jim Clark - Colin Chapman |
Durante
gli anni '60 l'estremizzazione della ricerca della massima penetrazione
aerodinamica portò alla progettazione di macchine
sempre
più lunghe (anche a causa del motore posteriore), e sottili,
con la posizione del pilota sempre più sdraiata,
tanto da
rendere celebre la loro forma a "sigaro"
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Ma
nel '67 su molte vetture comparvero delle appendici che avrebbero
stravolto la forma delle monoposto negli anni a venire: le ali.
L'introduzione delle appendici alari, sfruttando la notevole spinta in
basso prodotta, permise di incrementare notevolmente le
velocità di percorrenza delle curve e il problema derivante
dalla notevole resistenza all'aria che tali appendici generavano venne
quasi subito superata introducendo gli alettoni mobili. Queste
appendici evolute venivano regolate direttamente dal pilota in corsa,
il quale, agendo su una leva, le inclinava prima della frenata per
rallentare più efficacemente, percorreva la curva
velocemente, sfruttando la maggior aderenza sull'asfalto e una volta
nel rettilineo posizionava l'ala in orizzontale, così da
minimizzare il freno aerodinamico e sfruttare appieno la potenza del
motore. Tuttavia lo scarso livello della tecnologia dell'epoca e anche
l'impossibilità di evitare guasti ad un così
delicato meccanismo, causarono numerosi tragici eventi, che culminarono
con un drammatico incidente nel GP di Spagna del '69, dove cedettero le
ali sulle Lotus di Rindt e Hill. Per la prima volta il potere sportivo
impose dei limiti sull'aerodinamica delle vetture imponendo delle ali
fisse.
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Gran Premio di Francia 1966
Reims - domenica 3 luglio 1966 - 48 giri x 8.302 km - 398.496 km
Prima pole position per Lorenzo BANDINI - 43o pole position per Ferrari come costruttore
43o pole position per Ferrari come motore
Media : 233.859 km/h
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Il Gran Premio di Francia 1966
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 3 luglio 1966 sul Circuito di
Reims. Fu la terza prova del mondiale 1966 e vide la vittoria di Jack Brabham su Brabham-Repco,
seguito da Mike Parkes e da Denny Hulme. Da segnalare che alla Ferrari,
Mike Parkes ha sostituito John Surtees che, dopo una clamorosa rottura
si è trasferito alla Cooper. Esordisce in gara la Lotus 43 cobn il nuovo motore 16 cilindri BRM
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John Surtees durante il Gran Premio del Messico del 1967
MONOSCOCCA - MOTORE PORTANTE - LOTUS 72 -
EFFETTO SUOLO |
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Durante questo periodo,
i pochi cavalli a disposizione portarono a sviluppare nuove soluzioni tecniche
nella costruzione dei telai,
mettendo in risalto il genio di Colin Chapman , valente
progettista e fondatore della Lotus , che ebbe un ruolo basilare
nella seconda
decade della F1:le sue idee hanno fatto scuola nell'evoluzione tecnica delle
auto da corsa.
I piloti anglofoni ed i
team inglesi dominarono il decennio. La Ferrari riuscì a spezzare questo dominio
nel 1961
con l’americano Phil Hill e nel 1964 con John Surtees .
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LA FORMULA 1 DI BRUCE MCLAREN
Bruce
Leslie McLaren nasce ad Auckland (Nuova Zelanda) e trascorse i suoi primi anni
nel mondo delle corse e dei motori ispirato dal padre. Concluse
gli studi universitari in ingegneria.
Nel '52, a
soli quindici anni, prende la licenza per pilotare e nel '57, dopo aver vinto il
trofeo "Un pilota per l'Europa", si trasferisce dalla Nuova Zelanda
all'Inghilterra ben deciso a sfondare come pilota. E' Jack Brabham che ne valorizza il talento, dandogli l'opportunità
di correre in F.2 nel 1958. Debuttò in F.1 nel GP di Germania del '58 (GP corso
insieme alle F.2). Nella massima categoria, l'anno dopo a Sebring
(USA), all'età di 22 anni, 3 mesi e 12 giorni, si impose per la prima volta con
la Cooper, restando il più giovane vincitore di GP di tutti i tempi fino al
2003.
Nel 1963, il pilota neozelandese Bruce
McLaren fondava una propria scuderia. Bruce, ingegnere prima che pilota, aveva
debuttato nelle corse già nel ’58 partecipando al Gran Premio di Germania di
Formula 1 con una Cooper di F2 giungendo 5°. La sua carriera come pilota iniziò
quindi con un risultato di tutto rispetto. L’anno seguente, e fino al 1965 corse
con la Cooper con la quale ottenne 3 vittorie e 3 giri veloci; nel 1960 (alla
sua seconda stagione completa in F1) giunse secondo nel mondiale, mentre nel
1962 fu terzo nella classifica finale. La sua
formazione universitaria, l’esperienza che aveva maturato in famiglia e nelle
competizioni, e la possibilità di formare una scuderia avvalendosi della
fornitura di telai e motori esistenti, crearono le premesse per la nascita
della
“Bruce McLaren Motor Racing”.
Il primo obiettivo
di questo giovane team fu quello di partecipare alla fortunata quanto
remunerativa serie Tasman e le innumerevoli gare per Sport-Prototipo che
arricchivano lo scenario automobilistico dell’epoca. Già da subito il team si
avvalse della collaborazione dell’avvocato Teddy Mayer che conferì alla squadra
fondi ed un’aria di organizzazione, competenza e credibilità che gli fruttarono
innumerevoli successi agonistici ed aziendali.
Primi successi, primi soldi, primi investimenti in progetti propri.
In un mondo delle corse popolato da tanti che volevano acquistare monoposto per
correre in proprio, Bruce e Teddy ebbero l’istinto quanto la fortuna di
appoggiarsi alla Elva-Trojan per la produzione dei propri modelli commerciali
per le corse, i quali portarono altri fondi in seno alla squadra.
La giovane azienda presto acquisì popolarità e
prestigio, tanto che marchi come Firestone e Ford si rivolsero ad essa per
sviluppare i propri prodotti. La Cooper, per la
quale correva ancora Bruce in F.1 stava per chiudere e, così come aveva fatto
Brabham, nasce tra mille difficoltà un team di F.1 che ebbe il suo battesimo in
occasione del Gran Premio di Monaco del 1966. L’esordio non fu brillante ma
presto, anche grazie a fornitori di materiali innovativi quali l’alluminio,
motori competitivi e soldi degli sponsor, la giovane squadra si pone
all’attenzione di tutti. |
La Fisica dice che alla velocità che si
raggiunge con una monoposto di F.1 si generano forze su di essa che
possono essere più che sufficienti a sollevarla, ovvero il
peso derivante dal carico aerodinamico è superiore al peso
della macchina tanto che, almeno in teoria, sarebbe possibile poter
camminare alla velocità massima sotto un soffitto. Già dalla metà degli anni '60 si sono portati
avanti studi per consentire di andare più veloci facendo
restare la macchina incollata alla pista. La McLaren, non da meno degli altri team, ha condotto questi studi in
principio in modo empirico ed successivamente in modo scientifico. All'inizio vennero usate le gallerie del vento di istituti pubblici o
appartenenti alle agenzie aerospaziali poi si costruirono delle
proprie.
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La McLaren fin dal suo primo progetto del 1964, la M1A, si avvalse
dello studio aerodinamico condotto in galleria del vento e
così spuntarono i primi spoiler. Stesso discorso per la M2A, la progenitrice del primo modello per la
F.1, sulla quale fu provato un abbozzo di alettone posteriore.
L'importanza che assunsero questi componenti portò ad un
loro sviluppo esponenziale. |
LE ALI
PER NON VOLARE. |
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Alla velocità che si
raggiunge con una monoposto di F.1 si generano forze su di essa che
possono essere più che sufficienti a sollevarla, ovvero il
peso
derivante dal carico aerodinamico è superiore al peso
della macchina tanto che, almeno in teoria, sarebbe possibile poter
camminare alla velocità massima
sotto un soffitto. Già dalla metà degli anni '60 si sono portati
avanti studi per consentire di andare più veloci facendo
restare
la macchina incollata alla pista.
La McLaren, non da meno degli altri team, ha condotto questi studi in
principio in modo empirico ed successivamente in modo scientifico.
All'inizio vennero usate le gallerie del vento di istituti pubblici o
appartenenti alle agenzie aerospaziali poi si costruirono delle
proprie.
IL DEBUTTO DELLA MCLAREN IN F1
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Dotata
di una monoscocca in mallite, era caratterizzata da una sbalorditiva
rigidità. I condotti della benzina e dell'olio passavano
all'esterno della carrozzeria ed aveva un serbatoio interno.
Sospensioni Anteriori classiche con ammortizzatori elicoidali interni,
al retrotreno un sistema a tiranti, freni Girling, ruote in magnesio da
13 o 15 pollici.
Motore - Traco-Ford 406, V8 di 3 litri, bialbero, 4
valvole per cilindro ad aste e bilancieri che sviluppava 304 CV a 8750 giri/min,
modificato dalla Traco Engineering in California. Derivava da un modello Indy
del 1964 siglato B8, di 4.2 litri. Serenissima M166, V8 di 90°,
2 valvole per cilindro, messo a disposizione dal Conte Volpi, proprietario della
Serenissima, era derivato dal modello di Alberto Massimino per le vetture sport
e sviluppato da Alf Francis: sviluppava 263 CV ed aveva scarichi laterali. Cambio ZF 5 DS 25, manuale a 4 rapporti.
Pneumatici
Firestone |
Il 22
maggio 1966 la McLaren fece il suo debutto al GP di Monaco. Bruce McLaren
correva in F1 dal 1958 con la Cooper. Il suo desiderio era però quello di
diventare costruttore e infatti nel 1965 le M1, le prime McLaren in assoluto,
furono scherate nelle competizioni nordamericane. Il salto in f1, che era il
sogno di Bruce McLaren, avvenne nel 1966. La stagione 1966 prevedeva una
sostanziale novità regolamentare che azzerava i valori in campo: dopo ben 5
stagioni in cui si erano usati motori da 1,5 litri, si passò ai tre litri.
MOTORE per l'esordio - il motore che fu montato per la
prima gara in F1 delle vetture McLaren, era il Cosworth Ford V8 vincitore della
500 miglia di Indianapolis. Ora, questo motore era completamente inadatto allo
scopo (correre un gp di F1).
Prima di tutto questo motore era
troppo grande e secondariamente, essendo un motore da Indy aveva un'erogazione
della potenza totalmente diversa da quella richiesta per le f1. Era
semplicemente inguidabile. Il punto era che ... non esistevano alternative e
Bruce McLaren decise di debuttare (come costruttore) con quel motore a Monaco.
La McLaren venne caricata, con il suo pesantissimo motore, su un carrello
trainato da una station wagon americana perchè McLaren non disponeva di altri
mezzi per portare in giro la vettura. Nonostante questo motore
improponibile Bruce, che era uno specialista di Monaco, ottiene la 10° posizione
in griglia ma in gara è costretto al ritiro.
TELAIO - Bruce McLaren decise di chiamare nel suo team Robin Herd, un
ING. aerospaziale che era stato coinvolto nel progetto del concorde. Il telaio
venne progettato secondo un'idea innovativa in Mallite, un materiale composito.
NUOVO MOTORE Il motore V8 per la formula Indy
adattato era completamente inadatto allo scopo di gareggiare in F1, come detto.
A questo punto alla McLaren tentano la carta del compatto motore "Serenissima"
progettato e costruito in .... Italia!
L'auto
(benedetta da un prete dopo l'uscita dalla fabbrica a Modena) con il nuovo
motore Serenissima andava meglio. Dopo il ritiro in Belgio arrivò il primo punto
mondiale in Inghilterra. Dalla seguente gara si
ritornò al V8 americano, modificato e reso finalmente adatto. Per la McLaren
arriva il 5° posto nel gp USA a Watkins Glen.
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Telaio monoscocca per la F.2 adattata per la F.1 aggiungendo serbatoi
laterali. La scocca era formata da tubi a sezione costante e pesava 421 Kg.
Aerodinamica Carrozzeria in alluminio.
Motore BRM, V8 a
90° da 2.1 litri, 2 valvole per cilindro, sviluppato per la serie Tasman, dalla
potenza di 280 CV.
Cambio Hewland FT 200, manuale a 5 rapporti,
cambio-trasmissione in blocco unico. Pneumatici Good Year |
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Nel
1967 vennero adottate due versioni. Il primo era un 2,1 litri BRM V8 montato
sull’ultraleggero telaio “M4A” derivato della Formula 2; l’altro una“M4B” che
permise a Bruce di arrivare 4° a Monaco l’anno dopo. Dal GP del Canada, invece,
Bruce McLaren ebbe a disposizione un BRM 3,0 litri montato sulla “M5A”.
La
stagione seguente, poi, arrivò il Cosworth DFV. E quello rimase per tanti anni a
venire.
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Telaio progettata per ospitare il motore BRM V12, interamente in
alluminio e più affusolata per poter ospitare un serbatoio più grande. Aveva un
abitacolo stretto, un telaio rigido ed il motore, ancorato in due punti, stava
subito dietro l'abitacolo. Erano previsti due serbatoi laterali ed un terzo
sopra le gambe del pilota.
Sospensioni Il portamozzo aveva la
particolarità di avere le biellette dello sterzo bullonate e non in unico pezzo.
I dischi dei freni di F.2 erano all'interno di ruote da 13 pollici.
Motore BRM V12 a 60°, bialbero, 2 valvole per cilindro che sviluppava
370 CV a 9.750 giri/min.
Cambio Hewland DG, manuale a 5 rapporti.
Pneumatici Good Year |
Il telaio monoscocca era composto da profilati in alluminio L72
Reynolds e da pannelli di magnesio rivettati. I fianchi contenevano due serbatoi
di benzina in plastica della capacità di 50 litri, un altro supplementare di 40
litri dietro il sedile e un altro sopra le gambe: in tutto 145 litri. Il
radiatore dell'acqua della Sek era posto all'anteriore mentre quello dell'olio
era piazzato proprio sopra il cambio.
Aerodinamica Carrozzeria di
fibra di vetro. Nel corso della stagione fu montato anche un alettone sopra il
motore. Sospensioni La sospensione anteriore era disegnata da
B.McLaren e derivava da quella della M6A con biellette superiori ed inferiori e
da doppi tiranti; al posteriore triangoli invertiti e doppi tiranti. Gli
ammortizzatori elicoidali erano della Koni e i supporti dei braccetti dello
sterzo erano bullonati come sulla M5A. I freni erano della Lookherd del diametro
di 26.6 cm, ventilati e all'interno di ruote di 38 cm.
Motore Il
motore era il Ford-Cosworth DFV S8 che sviluppava al minimo 408 CV a 9.200
giri/min.
Cambio Hewland FG 301, manuale a 5 rapporti con
differenziale Weismann. Pneumatici Good Year |
Il telaio era a fogli di alluminio, le barre antirollio erano tubolari
per guadagnare peso, i freni posteriori da 27.5 cm erano interni alla
carrozzeria e di conseguenza gli ammortizzatori elicoidali erano esterni.
La carrozzeria era dotata di un alettone proprio sopra il
motore.
Sospensioni Le ruote anteriori da 15 pollici erano
abbinate a dischi della Loockeed da 29.5 cm. Motore Ford-Cosworth
DFV S10 da 430 CV a 10.000 giri/min.
Cambio Hewland DG 300,
manuale a 5 rapporti. Pneumatici Good Year e Firestone |
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Telaio monoscocca di F.1 a quattro ruote motrici con motore portante.
Il motore era montato al contrario, ovvero con il cambio dietro l'abitacolo. La
trasmissione passava sotto le gambe del pilota in un abitacolo protratto in
avanti.
Aerodinamica L'alettone posteriore, vietato per
regolamento, fu integrato nella carrozzeria sopra il motore.
Sospensioni Le sospensioni anteriori come le posteriori erano simili:
doppio triangolo ed ammortizzatori elicoidali interni.
Motore
Ford-Cosworth DFV S9, V8 di 90°, potenza massima di 430 CV a 10.000 giri/min.
Cambio Hewland/ZF, manuale a 5 rapporti. Pneumatici
Good Year
Questo modello ebbe scarso successo a
causa della complessità meccanica, per l'elevato peso e per la difficoltà di
adattamento dei piloti ad un differente stile di guida. |
La McLaren Racing è
una delle più titolate scuderie della storia del campionatodi
Formula 1. Titoli vinti con i piloti Emerson Fittipaldi, James Hunt, Niki
Lauda, Alain Prost, Ayrton Senna, Mika Hakkinen, e Lewis
Hamilton.
In
passato, vetture McLaren hanno corso in altre categorie automobilistiche,
dominando completamente il campionato CanAm, tra il 1967 e il 1972 , con cinque campionati costruttori
consecutivi, ottenendo tre vittorie alla 500 Miglia di Indianapolis
negli anni settanta, e
vincendo la 24 ore di Le Mans nel 1995.
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Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1966
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Watkins Glen - domenica 2 ottobre 1966 - 108 giri x 3.701 km - 399.708 km
8o pole position per Jack BRABHAM - 5o pole position per Brabham come costruttore
3o pole position per Repco come motore
Media : 194.733 km/h
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Il
Gran Premio degli Stati Uniti 1966 fu una gara di Formula 1,
disputatasi il 2 ottobre 1966 sul Circuito di Watkins Glen. Fu l'ottava
prova
del mondiale 1966 e vide la vittoria di Jim Clark su Lotus-BRM, seguito da Jochen Rindt e da John Surtees.
Fu
l'unico successo per il pesante motore 16 cilindri BRM che verrà
abbandonato sia dalla Lotus che dalla BRM l'anno successivo.
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Auto: |
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Honda RA273 |
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Motore: |
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90º V12 |
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Maker: |
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Honda |
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Alesaggio x Corsa: |
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Anno: |
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1966 |
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Capacità: |
|
2.993 cc / 182,6 cu in |
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Classe: |
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Formula 1 |
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Energia: |
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400 CV / 298 KW a 10.000 giri / min |
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passo: |
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2390 mm
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Traccia: |
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Anteriore: 1460 mm Posteriore: 1440 mm |
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Gli appunti: |
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Peso: 743 kg |
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Il 24
settembre 1948 Honda ebbe l'intuizione geniale che cambiò le
sorti della sua industria: notò in Giappone la necessità
di una nuova motorizzazione e quindi, tenendo conto delle pessime
condizioni economiche della popolazione e della penuria di benzina dopo
la seconda guerra mondiale, ebbe l'idea di montare un semplice motore
di piccola cilindrata su un telaio di bicicletta. In questo modo aveva
creato un mezzo di trasporto semplice ed economico, l'ideale in quel
momento.La
società incominciò ben presto a variare la produzione,
introducendo via via numerosi altri modelli di ciclomotori e
motociclette andando anche alla conquista di altri mercati fin dagli
anni sessanta.Causa la lentezza delle altre aziende motociclistiche nello stare
al passo dei tempi e delle innovazioni tecnologiche, la società
nipponica ebbe vita facile nello spodestare nel cuore degli appassionati
motociclistici di tutto il mondo le fino allora più quotate aziende
costruttrici inglesi ed italiane,
diventando così, già negli anni settanta il maggior
costruttore al mondo di veicoli a due ruote. Da quel momento non perse
più questo primato che tutt'oggi mantiene.
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Il 10 settembre 1967 si disputò il 38° Gran Premio d’Italia di
Formula 1; la gara si svolse su 68 giri dei 5,75 km del circuito di
Monza.
Quel Gran Premio rimarrà nella storia per l’unica vittoria
dell’Honda nella Formula 1 3000cc e per la fantastica rimonta di Jim
Clark.
Questo lo svolgimento della gara.
La Honda
si ripresenta alla partenza di un Gran premio dopo aver saltato il Gran
Premio del Canada per avere il tempo di montare la nuova RA300; la
nuova monoposto è dotata di un telaio progettato dalla Lola
approntato presso il Team Surtees. La vettura presenta una stretta
rassomiglianza con la Lola che ha gareggiato ad Indianapolis,
tanto che i giornalisti la battezzano ironicamente
“Hondola”. La Ferrari, in piena crisi, è
presente con una sola monoposto affidata a Cris Amon.Al Gran Premio
partecipano anche Jacky Ickx alla guida di una Cooper di Formula 2 (a
quei tempi era consentito), Giancarlo Baghetti come terza guida della
Lotus e Ludovico Scarfiotti, il vincitore dell’edizione 1966 con
la Ferrari, in questa occasione alla guida di una Eagle-Weslake.
La
pole position va, come era ormai quasi una prassi, alla
Lotus-CosworthDFV di Jim Clark; affianco a lui partiranno Jack Brabham
su Brabham-Repco e Bruce McLaren su McLaren-BRM; in seconda fila Amon e
Dan Gurney con la Eagle-Weslake del suo team mentre Denny Hulme con la
seconda Brabham condivide la terza fila con Jackie Stewart su BRM e
Graham Hill sulla seconda Lotus .Allo start Brabham prende il comando ma al terzo giro Clark passa in
testa con Hill al secondo posto mentre Gurney si ritira per un guasto al
motore.Ma
la Lotus di Clark è costretta a rientrare ai box con una gomma a terra;
rientra con un giro e mezzo di ritardo e si lancia in una improbabile
rimonta. Nel frattempo Brabham e Hulme si alternano in testa alla corsa
fino a che Hulme è costretto al ritiro per problemi al motore. Clark
continua nella sua rincorsa fino a raggiungere Hill e Surtees; poi anche
Hill si ritira col motore rotto mentre Clark supera Surtees ed è
secondo. La rimonta di Clark si completa con il sorpasso a Brabham al
61° giro ed è primo; ha recuperato più di un giro a Monza! Ma purtroppo
al penultimo giro il motoredi Clark accusa problemi alla pompa del
carburante che lo rallentano ed è costretto ad arretrare fino al 3°
posto mentre Surtees supera Brabham in “zona Cesarini” portando la
“Hondola” alla vittoria con meno di una lunghezza di vantaggio su
Brabham.
Gran Premio d'Italia 1967 Parabolica
La
classifica finale vede quindi primo Surtees che precede di appena due
decimi Brabham;
terzo si piazza a poco più di 23 secondi Clark, l’eroe
della corsa.
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La Honda RA300 è una vettura monoposto da F1 prodotta dalla Honda Racing per la stagione 1967 del campionato del mondo.
Il motore utilizzato era lo stesso della precedente Honda RA273 mentre
il telaio era realizzato da Eric Broadley della Lola ed era ispirato
alla vettura realizzata per la 500 miglia di Indianapolis.
La vettura impressionò per le sue prestazioni e si
aggiudicò, guidata da John Surtees, il Gran Premio d'Italia. In
seguito però ottenne solo altri tre punti iridati quando con lo
stesso pilota giunse al 4º posto nel Gran Premio del Messico.
Nella stagione 1968 venne sostituita dalla RA301.
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L'impegno
nell'automobilismo ha preso il via già nel 1964, pochi anni dopo
l'ingresso stesso nella produzione di serie, e direttamente dalla
Formula 1 in cui la Honda ha gareggiato sino al 1968; il ritorno
è avvenuto nella stagione 2006 con una scuderia a proprio nome,
il Honda Racing F1 Team, dopo l'acquisto di tutte le quote
della British American Racing di cui era partner tecnologico.La Honda
ha ottenuti i suoi migliori risultati come fornitore di motori in F1
tra il 1983 e il 1992 e ancora, con meno fortuna, tra il 2000 e il
2005, quindi nella IndyCar Series di cui è attualmente fornitore
unico.
Verso la fine del 2008, sull'onda della crisi economica che ha colpito
tutti i settori e tutte le nazioni, Honda ha annunciato la sua
intenzione di uscire dal mondo delle corse automobilistiche, mettendo
in vendita la sua scuderia per 100 milioni di sterline. L'acquirente,
Ross Brawn fonda la Brawn GP che all'esordio nel GP Australia del 2009
ottiene una doppietta piazzando nell'ordine Button e Barrichello, e
dominerà la stagione vincendo sia il titolo costruttori, sia
quello piloti con la guida inglese.
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Fra i propulsori specificamente
realizzati per le corse automobilistiche figurano gli Honda Indy V8,
una serie di motori endotermici alternativi aspirati a ciclo otto e
quattro tempi da competizione, realizzati dal costruttore nipponico per
partecipare ai campionati automobilistici nordamericani delle serie IRL
ed Indycar.
La Honda è stata fornitore ufficiale dei motori della McLaren F1 dal 2014 al 2017
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La
BRM venne fondata nel 1947 da Raymond Mays e Peter Berthon in uno
stabilimento a Bourne, nel Lincolnshire. BRM sarebbe l’acronimo di
British Racing Motors. Mays aveva già esperienza nelle corse avendo
posseduto la ERA e avendo corso nelle gare in salita. Categoria alla
quale aveva dato anche il proprio contributo progettando svariate
vetture.
Inoltre, sempre con la ERA, Mays iniziò a lavorare in F1 già
nel 1950 fornendo vetture a Bob Gerard e Cuth Gerard.Al Gran Premio di
Gran Bretagna del 1951, la BRM debutta ufficialmente in Formula 1 e
correrà solamente due gare quell’anno.
La BRM P15 attira, però, molte
attenzioni. Sull’anteriore è di fatto montato un motore avveneristico:
un V16 con bacate da 135° sovralimentato da 1500 centimetri cubici e
capace di erogare oltre 600 Cv. Grazie a questo poderoso V16, Reg
Parnell giungerà 5° in Gran Bretagna ma sopratutto attirerà le
attenzioni di grandi piloti come Fangio e Gonzalez che svolgeranno un
test nel corso dell’inverno.In un primo momento la BRM concentra le
proprie energie più sulla F2 che sulla F1 considerando la prima
categoria più nelle corde del team rispetto alla seconda. Tuttavia,
Fangio e Gonzalez, correranno alcune gare non valide per il mondiale, ma
saranno costretti al ritiro a causa di un V16 potente e rivoluzionario
ma anche fragile. Nel frattempo subentra l’industriale Sir Alfred Owen
che rileva la BRM, ma manterrà il nome originale della scuderia.
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Dal 1956 la BRM comincia a correre
regolarmente in Formula 1. Alfred Owen ingaggia i promettenti Mike
Hawthorn e Peter Brooks e inizia a sviluppare la P25 equipaggiata da un
più classico motore a 4 cilindri. I primi veri risultati arrivano nel
1958 quando la BRM chiude 4° nel campionato costruttori davanti alla,
ormai, nobile decaduta Maserati e distante soli 13 punti dalla Cooper.
Nel 1959 arriva anche la prima vittoria con Jo Bonnier in Olanda e a
fine anno Flockhart vince a Snetterton una gara non valida per il
mondiale di Formula 1. Ora la BRM non è più una scuderia che corre
saltuariamente in F1, ma una solida realtà e una minaccia concreta per
tutti.
Nel 1960 arriva un giovane inglese, già
messosi in mostra in un’altra scuderia giovane ma in grande espansione
(Lotus): Graham Hill. La BRM abbandona progressivamente la P25 e
comincia a sviluppare la nuova P48. In una stagione dominata da Cooper e
Lotus, il trio composto da Bonnier, Gurney e Hill mette insieme solo 8,
di cui 4 presi in Olanda col podio di Hill, ed è sempre 4° nel
costruttori. Nonostante un’avvio promettente, la P48 si rivela una
vettura fragile e i risultati non sono molti. Nel 1961 la BRM prosegue
con la P48 ma inizia a sviluppare la nuova P57.
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La gloria arriva con Graham Hill
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Nel
1961 ad affiancare Hill arriva (anzi torna) Tony Brooks, ma i risultati
ancora sono scarsi.In Formula 1 le Ferrari dominano la stagione e alla
BRM non rimane che cogliere solo una vittoria, per di più col privato
Tony Marsh, al “Memorial Lewis-Evans” e la situazione interna al team è
sempre più difficile. Si Alfred Owen minaccia tutti, piloti compresi, di
chiudere la saracinesca della factory se non arriveranno risultati
concreti a partire dall’anno successivo.La nuova, e sviluppata, BRM P57
progettata da Tony Rudd inizia subito alla grande vincendo un paio di
gare fuori calendario e, una volta iniziato il mondiale, vince la prova
inaugurale in Olanda per poi replicarsi in Germania, Italia e Sud Africa
facendo suo il campionato all’ultima gara e vincendo il costruttori per
la prima volta nella storia della BRM. |
Il mondo della Formula 1 si accorge
della BRM. La casa di Bourne comincia a vendere telai anche a privati
concorrenti in F1
e non solo più a piloti occasionali in gare fuori
calendario. Scuderia Centro-Sud, Scuderia Filipinetti, BRP sono solo
alcune delle scuderie
che busseranno alla porta di Sir Alfred Owen per
acquistare un telaio. Dopo un 1962 trionfale, la BRM non riesce a
replicarsi nel 1963
anche se Hill vincerà aMontecarlo e a Watkins Glen. A
fine anno la BRM chiuderà seconda sia nel piloti (Hill)
che nel
costruttori dietro alla coppia-perfetta Clark-Lotus.
Il Gran Premio di Monaco 1963 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 26 maggio 1963 sul circuito di Monaco.
La gara fu vinta da Graham Hill alla guida di una BRM.
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Nel 1964, Hill vince ancora a Montecarlo
e Watkins Glen e il mondiale viene perso all’ultima gara in Messico
nella maniera che tutti sappiamo. L’anno dopo debutta un giovane
scozzese destinato a scrivere la storia della Formula 1 negli anni
seguenti: Jackie Stewart. Il giovane futuro Sir Jackie va subito
fortissimo e chiude secondo il campionato dietro a Hill secondo per il
terzo anno di fila. Senza la regola degli scarti la BRM avrebbe vinto il
campionato costruttori davanti anche alla Lotus del volante Jim Clark.
Il 1966 è l’anno dell’aumento delle
cilindrate da 1.5cc a 3.0cc. La BRM progetta l H16 come motore e la P83
come telaio. Un motore competitivo su un telaio che, però, si rivela fin
da subito carico di problemi. Hill non vince neanche una gara, mentre
Stewart vince a Montecarlo con la vecchia P261 che si rivelerà migliore
dlla P83 lungo tutto l’arco della stagione. |
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La BRM P261 è una monoposto di Formula 1, costruita dalla scuderia inglese BRM nel 1964, sostituendo la precedente P56.
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Il Gran Premio d'Olanda 1965 fu la sesta gara della stagione 1965 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 18 luglio sul Circuito di Zandvoort
La corsa vide la vittoria di Jim Clark su Lotus-Climax, seguito da Jackie Stewart su BRM e da Dan Gurney su Brabham-Climax
Gran Premio d'Olanda 1965 - Graham Hill 10 Jackie Stewart 12 - BRM P261
Come propulsore l'auto impiegava un P56 V8 da 210 cv di potenza, gestito
da un cambio manuale P62 a sei marce. Il telaio era una semi-monoscocca
in alluminio, e l'impianto frenante aveva quattro freni a disco
ventilati. Lo sospensioni erano a bracci oscillanti trasversali, molle
elicoidali entrobordo su ammortizzatori, barre stabilizzatrici
all'anteriore; bracci oscillanti trasversali invertiti, aste con doppi
puntoni, molle elicoidali, ammortizzatori e barre stabilizzatrici al
posteriore.
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La P261 fu affidata a Richie Ginther e Graham Hill,
che vinse il GP inaugurale a Montecarlo e ottenne anche il giro più
veloce. Ginther giunse secondo. Con un'altra vittoria e diversi podii,
la BRM fu seconda sia nel campionato piloti che in quello costruttori
dietro la Ferrari di John Surtees.
Nel 1965 Ginther fu sostituito
dal debuttante Jackie Stewart, il quale riuscì ad ottenere una
vittoria che però, sommata alle due di Hill, non fu sufficiente
a battere la Lotus 33 di Jim Clarke.
Nel 1966, suo ultimo anno, la P261 fu schierata sia in Formula 1 che nel Campionato Tsman, e vinse nuovamente al GP di Monaco.
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L’anno
successivo Hill lascia la BRM per accasarsi alla Lotus e viene
sostituito da Mike Spence con Stewart promosso al ruolo di prima guida.
Spence riesce ad andare a punti più volte, mentre Stewart deve
accontentarsi di soli 2 podi.
Ormai il team sembra ben lontano dai
trionfi di pochi anni prima e comincia a decadere come motorista.
La
Lotus, difatti, abbandona gli H16 per affidarsi ai neonati Ford DFV. Nel
1968 anche Stewart lascia la BRM e inizia a susseguirsi una girandola
di piloti e telai che fanno ben intuire lo stato di totale crisi in cui
la BRM si trova. Pedro Rodriguez porta a casa gli unici podi del team e
l’arrivo di Surtees e Oliver, ingaggiati con la speranza di risollevare
le sorti della squadra, non porterà alcun giovamento. |
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Nel 1970 l’unica (e una delle ultime)
gioie della BRM arriva dalla vittoria di Rodriguez a Spa dopo una gara
da leone e una resistenza straordinaria agli attacchi di uno scatenato
Amon nel finale. La P153 è una macchina veloce, grazie a V12 P142, ma
altamente fragile e Rodriguez racconterà che temeva più di rompere
qualcosa all’ultimo giro che subire un sorpasso da Amon in quanto il
motore gli garantiva una maggior velocità di punta e quindi riusciva a
prendere più margine prima delle staccate.
Nel 1971, la BRM da segnali di ripresa
vincendo in due occasioni, Austria e Italia, con Siffert (poi morto a
fine anno a Brands Hatch e unico deceduto alla guida di una BRM) e Gethi
nell’arrivo più “cardiopalmatico” della storia della F1: Monza 1971.
Nel 1972 la BRM firma un importante accordo con la Marlboro per una
sponsorizzazione che coprirà interamente le livree del team e andrà
rilevare una netta quota a Alfred Owen. Jean-Pierre Beltoise vince a
Montecarlo l’ultima gara della storia della BRM. Curioso il fatto che il
francese fosse alla guida della P160B , una versione aggiornata della
P160 ultima vera e gloriosa BRM.
La P180 non è affatto una vettura
competitiva e la BRM riuscirà a vendere le ultime P160 fino al 1974.
Economicamente, ormai il team di Bourne è allo sfascio. La Marlboro
abbandona ben presto la BRM per concentrarsi sulla crescente Mclaren e
le altre sponsorizzazioni a stento coprono il budget stagionale. Alfred
Owen muore a fine 1974 e nello stesso periodo il team entra in
liquidazione. Louis Stanley rileva le quote del team e annuncia il
ritorno in pompa magna dopo 2 anni ma ormai il danno è fatto. La BRM non
riesce a riprendersi e dopo un tentativo andato a vuoto di rietro, nel
1979, sparisce definitivamente dalla Formula 1.
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BRABHAM
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1965 Gran Premio di Monaco Denny Hulme 2 Brabham BT7 - Jack Brabham 1 Brabham BT11
Trent'anni: tanto è durata la storia della Brabham, che fece il suo
debutto nel '62 per volontà di «Black
Jack», iridato nel '59 e nel
'60 con
la Cooper. La squadra del campione australiano si affermò già dalla metà
degli anni Sessanta, per vivere una nuova stagione di
successi nei primi anni Ottanta, quando era però passata sotto il
controllo di Ecclestone. L'abbandono del team da parte di Piquet convinse
Bernie a concentrarsi sulla FOCA: due elementi che decretarono la fine
della squadra.
È il 1966 quando Jack Brabham, al volante di una monoposto che porta il
suo nome, conquista il campionato del mondo: un fatto unico nella storia
della F.1. Cioè che un pilota diventato costruttore abbia avuto la
soddisfazione di svettare nel mondiale con una propria vettura. Dopo aver
vinto due titoli di fila nel '59 e nel '60, infatti, Jack Brabham aveva
iniziato a pensare a una propria scuderia, anche perché i suoi rapporti
con la Cooper, scuderia che lo aveva lanciato, erano andati deteriorandosi
progressivamente. Così, nel '62, ai nastri di partenza del campionato del
mondo si presenta un nuovo team: quello della Brabham MRD (sigla che sta
per Motor Racing Developments), che fino al '65 utilizzerà motorizzazioni
Climax. Primo e storico progettista delle vetture, fino a quel '71 in cui
la squadra fu ceduta a Bernie Ecclestone, fu Ron Tauranac, australiano
come patron Brabham: ogni monoposto di questa prima era del team, portò
appunto la sigla BT (Brabham Tauranac).
Alla prima stagione
interlocutoria del '62 che vide come pilota solo lo stesso Jack Brabham,
seguì un biennio di crescita anche con l'apporto di un altro pilota: Dan
Gurney. E sarà proprio lo statunitense a regalare alla squadra la
prima
vittoria in campionato, nel Gran Premio di Francia del '64, ripetendosi in
Messico. Nella stagione successiva, nel team arriva anche Denis
Hulme, un
neozelandese destinato a vincere il mondiale '67 proprio al volante di una
Brabham. In questo 1965, oltre che in F.1, la Brabham si cimenta anche in
F.2, raccogliendo con patron Jack e con Denis Hulme una serie di successi
propiziati anche dalla motorizzazione Honda. L'era della formula 1.500 cc
finisce: nel '66 si passa a quella di 3 litri, e sarà proprio la Brabham a
interpretare al meglio i nuovi regolamenti, conquistando il titolo a fine
stagione. Titolo bissato, l'anno successivo da Denis Hulme.
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Curiosità - Jack Brabham sperimenta il cupolino |
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Zandvoort 1966: Jack Brabham, Brabham BT19 |
Jack Brabham |
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L'arrivo
di Ecclestone
Nei quattro anni successivi, la
Brabham vincerà però soltanto tre Gran Premi, acuendo una crisi
finanziaria che la porterà a essere venduta a Bernie Ecclestone. A
Ron Tauranac succedette come responsabile tecnico Ralph Bellamy, cui fece
seguito un giovanissimo ingegnere sudafricano destinato a riportare il
team al vertice della F.1: Gordon M. Sotto la sua guida, la quadra
crescerà sempre di più fino a conquistare un 2° e due 3° posti nel
mondiale costruttori nel '75, '78 e
'80. La stagione successiva è quella
del ritorno al successo pieno: Nelson Piquet
si aggiudica infatti il
titolo iridato battendo al termine di un estenuante duello la Williams di
Carlos Reutemann. L'anno successivo, con la scelta tecnica di sposare la
nuova motorizzazione turbo tramite un quattro cilindri realizzato dalla BMW, la squadra non può puntare in alto, vivendo la stagione come
interlocutoria. Il riscatto non si fa però attendere molto, visto che
nell'83 Nelson Piquet vince il campionato del mondo al volante della sua
Brabham-BMW turbo: fra l'altro, il brasiliano e la sua squadra hanno la
soddisfazione di svettare per primi nella nuova era della
turbocompressione. La potenza sviluppata dal propulsore bavarese arrivò a
superare i 1300 CV.
Dopo Piquet,
la fine
La rivoluzionaria Brabham con Ventilatore nel GP di Svwzia 1978
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Due anni dopo, la Brabham vinceva, sempre con Nelson Piquet, la
sua ultima gara iridata: curiosamente proprio in quel Gran Premio di
Francia che l'aveva vista vincere per la prima volta nel '64. Al termine
di questa stagione, infatti, l'asso brasiliano lasciava la scuderia per
passare alla Williams, allettato soprattutto dalla motorizzazione Honda:
una scelta che gli darà ragione, visto che l'anno successivo Piquet
conquistò il titolo. Per contro, la Brabham vive nell'86 un anno
terribile, non solo perché la nuova vettura messa in campo da Murray è
subito tacciata di essere troppo avveniristica oltre che pericolosa
dall'ambiente, ma perché sul circuito di Le Castellet, nel corso di alcuni
test privati, Elio De Angelis, approdato nel team con Riccardo Patrese
dopo il divorzio di Piquet, perde la vita in uno schianto terribile. Sotto
accusa è messa proprio la Brabham, oltre all'inefficienza dei mezzi di
soccorso. La stagione successiva è l'ultima di un team ormai allo sbando
dopo che Bernie Ecclestone ha deciso di disfarsene. Ma dopo un 1988 che
per la prima volta dopo decenni vede un campionato del mondo senza la
presenza della Brabham, ecco che nella stagione successiva la squadra si
ripresenta ai nastri di partenza grazie a una nuova società che ne ha
rilevato la gestione da Ecclestone. Si intuisce però subito che la squadra
ha il fiato corto: un fiato che terminerà del tutto nel '92, esattamente
col Gran Premio di Ungheria, quando Damon Hill riuscì faticosamente a
qualificare la sua Brabham da saldi di fine stagione. Anzi, da
fallimento. |
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In
Argentina fa il suo debutto la Lotus 18, la creatura ultra moderna di
Colin Chapman (questi due nomi, Lotus e Chapman, sono sinonimo di
leggenda in f1) il geniale costruttore inglese che a metà
anni '50 ha in parte contribuito alla realizzazione della Vanwall. Come
la fortissima Cooper, anche la Lotus monta un motore Climax in
posizione centrale.
La Lotus 18 è una monoposto rivoluzionaria (nella storia
della f1 la maggior parte delle rivoluzioni tecniche saranno introdotte
proprio dalla Lotus). Fatta propria la soluzione del motore centrale
proposta dalla Cooper, la vettura di Chapman ha un telaio tubolare e la
carrozzeria in materiale plastico. è bellissima e
leggerissima. La Lotus, praticamente, ha mediamente 45 kg di peso meno
delle altre e questa leggerezza le conferisce un rapporto peso/potenza
spaventososi!
A vincere il titolo mondiale costruttori, tuttavia, non è la
innovativa Lotus ma la Cooper che precede la Lotus 48 punti a 34.
Staccata invece la Scuderia Ferrari a quota 26 punti. Anche la lotta
per il campionato è affare per i piloti Cooper. A quota 43
punti in classifica abbiamo Brabham (che conquista il suo secondo
titolo dopo quello del 1959), secondo Bruce McLaren (colui che
sarà il leggendario fondatore del team McLaren) terzo Moss.
I primi due piloti della classifica iridata sono uomini della Cooper.
Moss, il terzo nella classifica iridata, è pilota di un team
privato il RRC Walker Racing Team che schiera nel corso della stagione
vetture acquistate da Lotus (in 4 situazioni diverse) e in una
occasione una Cooper.
A questo punto, dobbiamo dire che contro la nuova realtà
vincente della Cooper, ed in generale contro i team inglesi, inizia una
sorta di polemica portata avanti dalla Ferrari in particolare. Il fatto
è che la Ferrari accusa questi team di essere dei meri
assemblatori. Il punto, a mio avviso, è questo: se
(naturalmente escludendo discorsi legati a scorrettezze) un modello
funziona vuol dire che è un buon modello. Ora, saranno anche
dei garagisti, ma questi team inglesi hanno imposto la loro legge per
anni ed anni, non dar loro atto di questo è abbastanza
scorretto ed ingiusto, a mio avviso. Che poi a definire questi
inventori degli assemblatori ci vuola anche un pizzico di coraggio
visto il numero e l'importanza di novità da loro introdotte.
Se invece facciamo un discorso di "nobiltà di sangue" allora
è un altro discorso. Ferrari vantava effettivamente una
realtà industriale (non solo sportiva) ottima e le sue
vetture stradali sono dei gioielli, dei simboli. Tuttavia all'atto
pratico, questa nobiltà di sangue non fa andare le tue
vetture più forti in pista, pertanto non te ne fai nulla a
differenza dell'inventiva dei garagisti che fa andare le vetture
più forte (e abbiamo visto due belli esempi: il motore
centrale introdotto dai garagisti della Cooper mentre Ferrari insisteva
con l'idea che andasse collocato anteriormente; la Lotus 18 con
materiali tali da renderla leggera (questo è il primo passo
di una continua innovazione dei materiali che porterà la f1
ad essere sempre più leggere).
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Gran Premio di Germania 1961
Nürburgring - domenica 6 agosto 1961 - 15 giri x 22.810 km - 342.150 km
6o pole position per Phil HILL - 37o pole position per Ferrari come costruttore
37o pole position per Ferrari come motore
Media : 153.430 km/h
Il Gran Premio di Germania 1961 si è svolto domenica 6 agosto 1961 al Nürburgring.
La gara è stata vinta da Stirling Moss su Lotus seguito dai due piloti della Ferrari Wolfgang von Trips e Phil Hill.
Il vincitore Stirling Moss
Con
questa gara, che rappresentava il ritorno della Formula 1 in Germania
dopo un anno di assenza e anche la XXIa edizione del Gran Premio
d'Europa,
venne tagliato il traguardo dei 100 gran premi da quello inaugurale in
Gran Bretagna che diede il via al Campionato mondiale di Formula 1.
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1961 - Graham Hill precipita dalla pista durante il Gran Premio di Germania. |
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Dopo
una stagione fortunata per la Ferrari i team inglesi tornano al trionfo
nel mondiale di f1. La stagione del 1962 incorona infatti G. Hill e la
Brm campioni del mondo. Nella classifica iridata G. Hill (BRM) precede
Clark (uno dei più grandi piloti di ogni epoca), pilota
Lotus, e McLaren, su Cooper Climax. Il mondiale costruttori vede la BRM
precedere Lotus e Cooper. Tuttavia questa stagione deve essere
ricordata anche, o forse soprattutto, per il ritiro di un pilota di
grande talento: Stirling Moss. Un terribile incidente lo ha segnato in
modo irreparabile, con gravi danni alla vista e ai riflessi. Per la
Ferrari, che aveva dominato l'anno prima, le ragioni della crisi sono
collegate anche alla rivoluzione connessa al cambio della dirigenza in
fabbrica. è uno di quegli episodi strani che ogni tanto
condizionano lo svolgimento della f1. Otto dirigenti della Ferrari,
poco dopo la conquista del titolo del 1961 vengono licenziati; la
ragione è una loro lettera in cui chiedono che la moglie di
Ferrari non compia più ingerenze nel loro lavoro.
Così vengono promossi dei giovani, talentuosi ma senza
esperienza, tra i quali Forghieri. Ferrari continua a essere convinto
che lavorando unicamente sul motore si possa approntare la vettura per
competere per il mondiale. Gli inglesi, invece, sviluppano il telaio:
aereodinamica e distribuzione (e diminuzione) dei pesi. Cooper, Lotus e
BRM approntano telai più bassi, più filanti; il
frontale delle vetture è il punto focale di tutti gli studi.
Gli inglesi abbassano il posto di guida per abbassare il baricentro. Il
pilota, quasi sdraiato nella vettura, manovra il volante con la sola
forza delle mani invece che delle braccia. Ma la vera innovazione viene
introdotta (come quasi tutte le innovazioni della f1) dalla Lotus: la
Lotus 25 è la prima vettura monoscocca della storia della
f1.
Leggerissima e spinta dal motore Coventry-Climax a otto cilindri, la
Lotus 25 rivoluzione la f1 con la stessa forza con cui la Cooper aveva
saputo rivoluzionare la f1 qualche anno prima con l'introduzione del
motore centrale. Ferrari e la sua Scuderia si rivelano, per il momento,
come sorpassati: la loro filosofia, puntare solo e tutto sul motore,
non funziona. Saranno anche i più bravi a costruire i
propulsori ma è ormai evidente che la strada per far andare
più forte le formula 1 non sta tanto nel cercare un
propulsore potentissimo quanto nel lavorare sul telaio.
Logicamente il motore resta un elemente importante, ma la strada per
scrivere le vere rivoluzioni è chiaramente tracciata e
consiste, appunto, nel lavorare sul telaio e sulla distribuzione dei
pesi (ricordiamoci che la soluzione del motore centrale incideva
moltissimo sulla possibilità di allocare efficacemente il
peso). La Ferrari, dopo gli scarsi risultati del 1962, non
brillerà neppure nel 1963 e, a parte la parentesi del 1964
quando vince i due titoli, non sarà all'altezza neppure nel
1965. La Ferrari, per vincere il successivo titolo costruttori (dopo
quello del 1964) deve aspettare fino 1975! (Così anche per
il piloti con un'attesa che va dal 1964 al 1975). è evidente
che dietro questa scarsità di risultati c'è una
filosofia che non regge più il passo.
A vincere i mondiali, però, non sarà l'innovativa
Lotus ma la BRM.
Come la Ferrari, la BRM realizza tutto, motore compreso, e quello del
1962 è un 8V noto con il nome di «canne
d'organo», perché gli scarichi sono liberi:
quattro tubi per bancata rivolti verso l'alto, a somiglianza appunto di
un organo. Dopo la sinfonia suonata anche grazie a quel motore da Hill
nel 1962, la BRM non riuscirà più a ripetere
l'exploit di svettare nei mondiali piloti e costruttori.
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La
stagione 1963 parla decisamente inglese: nel mondiale costruttori le
prime tre posizioni sono occupate rispettivamente dalla Lotus (prima),
dalla BRM (seconda) e dalla Brabham (terza); nel mondiale piloti
è lo scozzese Clark (pilota Lotus) a dominare le scene, G.
Hill e Ginther (piloti BRM) occupano le due posizioni dietro a Clark
nella classifica iridata piloti. Dunque tre piloti di tre team inglesi
dominano il mondiale, segno che sono ormai i costruttori inglesi a
dettare la propria legge in F1.
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Dopo
la parentesi del 1964, in cui a vincere è la Ferrari che si
aggiudica il titolo costruttori e quello piloti con Surtees, i team
inglesi si ripropongono poderosamente nel 1965. A fine mondiale, Lotus,
BRM e Brabham occupano, nell'ordine, le prime tre posizioni del
mondiale costruttori. Clark, pilota Lotus, è campione del
mondo, i due piloti BRM, G. Hill e Stewart, sono secondi e terzi.
Clark, il vincitore del mondiale, ottiene in questa stagione anche il
successo nella 500 Miglia di Indianapolis: si tratta del coronamento di
un progetto di tre anni e che vale la pena di essere raccontato.
Dunque, tutto ha inizio quando qualche anno prima Dan Gurney ha
coinvolto Chapman nell'avventura della 500 miglia: una corsa attraente
non solo per il fascino e il prestigio, ma pure per i forti premi
economici in palio. L'allenza Lotus-Ford mette le basi per trasformare
in successo questo tentativo. Nel 1963 Dan Gurney non ha molta fortuna,
mentre Clark sfiora la vittoria. Nel 1964 Clark è costretto
al ritiro a causa delle sollecitazioni, indotte dall'eccessivo consumo
del pneumatico, che hanno fatto saltare la sospensione posteriore.
Finalmente nel 1965 Clark riesce a cogliere il successo.. e pensare che
non voleva partecipare, a causa della preoccupazione di sua madre per i
pericoli della mitica corsa sul catino di Indianapolis...
e in effetti appena finita la gara Clark corre a chiamare casa!
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Nel 1965 Clark bissò la vittoria del campionato del mondo con la Lotus 33, vinse la prima gara in Sud Africa, poi non partecipò al Gran Premio di Monaco per andare a Indianapolis, dove portò la Lotus 38 a vincere la 500 Miglia, prima volta di una vettura a motore posteriore,
poi riprese il campionato vincendo le cinque gare successive e
raggiungendo di nuovo il massimo dei punti realizzabili, tre mesi prima
della fine del campionato e con essi la matematica certezza della
vittoria finale. Tre di queste vittorie le ottenne precedendo il giovane
conterraneo Jackie Stewart,
un vertice mai più raggiunto dall'automobilismo scozzese. A oggi Clark è
l'unico pilota ad aver vinto il mondiale di F1 e la 500 Miglia di
Indianapolis nello stesso anno, la celebrità raggiunta era tale che il 9
luglio 1965 fu ritratto sulla copertina del settimanale statunitense Time.
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Clark, quando vince la gara di Indy del 1965, è
già al comando del mondiale di F1. La prima gara del 1965 va
in scena... a capodanno, in Sud Africa. Mentre Gurney e Clark sono in
trasferta negli USA, G. Hill entra nella storia ottenendo la terza
vittoria di fila a Montecarlo, un record. Quando Clark ritorna dalla
trasferta negli USA, inizia il dominio sportivo che lo
condurrà sul trono del mondo: vince a Spa, Clermond-Ferrand,
Silverstone, Zandvoort e Nurburgring. A Monza vince J. Stewart che
già nelle precedenti gare ha mostrato il suo talento. Le
ultime due gare si svolgono in America. L'eroe dei due mondi, Clark,
è tradito dal motore e non ottiene risultati da queste
ultime due gare: a Watkins Glen vince G. Hill, in Messico vince
l'americano Ginther che porta per la prima volta al successo una
vettura ed un motore giapponese, la Honda.
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Per
il 1966 è prevista per regolamento una nuova cilindrata per
il motore, come a volte accade quando i regolamenti mutano, alcuni team
vengono presi in contropiede. Tra i team che si trovano in ritardo la
Lotus ed un team giovanissimo che farà grandi cose negli
anni successivi, la McLaren. La McLaren per il suo esordio in f1 adatta
un motore che era stato realizzato per la 500 miglia di Indianapolis.
La Ferrari monta un 12 cilindri e parte tra le favorite per il titolo.
La coppia che correrà per la casa del Cavallino è
quella Surtees - Bandini. Il 1966 segna anche il ritorno in f1 della
Maserati, grande rivale della Ferrari, ma solo nel ruolo di fornitore
di motori della Cooper.
Jack Brabham si presenta nella doppia veste di pilota-costruttore. Come
fornitore di motori, Jack contatta la Repco una casa australiana di
accessori per auto e le commissiona un motore.
Alla Ferrari va in scena una situazione poco invidiabile, il campione
Suertees e il team sono in rotta a causa dei cattivi rapporti tra lo
stesso Surtees e il direttore sportivo della Scuderia. Le ragioni del
cattivo rapporto risiedono essenzialmente nella predilezione del DS per
Scarfiotti.
L'esito di questo conflitto è il licenziamento di Surtees
non al gp del Belgio come previsto (perchè il Ferrarista
vince), ma poco dopo.
Il 1966 è un anno cruciale anche per la sicurezza. Stewart,
dopo aver patito un terribile incidente di persona, a SPA, decide che
la f1 non può continuare su questa assurda via.
Naturalmente, non si possono eliminare i rischi connaturati al mestiere
di pilota, ma si possono fare molte cose per migliorare la sicurezza a
livello di auto e di tracciati ma anche come soccorsi.
La lotta per il mondiale, dopo il licenziamento di Surtees da parte
della Ferrari, è ristretta a Brabham e Bandini.
Oltre a Brabham, anche Dan Gurney è divenuto costruttore. La
sua Eagle Climax a Brands Hatch conquista la prima fila dello
schieramento. Oltre ai già citati Gurney e Brabham, anche un
altro pilota ricopre in questa stagione la doppia veste di
pilota-costruttore: si tratta di un pilota neo-zelandese, Bruce
McLaren. La McLaren debutta a Monaco quella stagione, come abbiamo
detto prima con un motore che è adattato dalla 500 miglia di
Indianapolis. Ma nessuno di questi piloti-costruttori otterà
ciò che Brabham ottiene in questa stagione 1966, ovvero il
doppio titolo mondiale. Brabham vince infatti il titolo piloti su una
auto costruita da lui e il titolo costruttori.
Oltre che grazie alla sua abilità alla guida e alla
qualità della sua vettura, Brabham si giova anche delle
lotte sindacali che in Italia mettono in grossa difficoltà
la Ferrari.
Classifica del mondiale piloti: 1Brabham; 2Surtees; 3Rindt -
Classifica del mondiale costruttori: 1Brabham; 2Ferrari; 3Cooper
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Abbiamo
visto come la stagione 1965 sia stata ricca di successi per Jim Clark.
Il 1966, a causa di una vettura non all'altezza, non ha visto Jim tra
gli assoluti protagonisti. Ricorderete, infatti, che il cambio di
cilindrata del motore imposto dal regolamento, prese in contropiede la
Lotus. Comunque, quel "geniaccio" di Chapman nel 1965 concluse un
accordo con una grandissima casa automobilistica, la Ford. In sostanza,
la Ford affida a due progettisti, Duckworth e Costin, la progettazione
del nuovo propulsore. Nasce il Ford - Cosworth (parola che è
la "fusione" dei due cognomi) a 8 cilindri, un motore incredibile, che
tra il 1967 e il 1983 vincerà ben 155 gp di f1.
Nel 1967 e solo per questa stagione, il mitico motore Ford - Cosworth
sarà a disposizione in esclusiva per la Lotus, dall'anno
dopo sarà a disposizione di chiunque voglia acquistarlo.
Parallelamente allo sviluppo del motore Ford, nasce pure la nuova
Lotus, il modello 49. Il progettista del modello 49 cerca,
intelligentemente, di sviluppare un'auto che esalti la potenza del
nuovo motore. E, come la Lotus ci ha abituato, per l'ennesima volta (!)
è il team di Chapman ad introdurre una novità. La
Lotus 49 è il primo bolide di f1 a proporre il motore come
parte della struttura portante della monoposto, infatti al motore sono
attaccate le sospensioni posteriori.
Lo sviluppo dell'auto è portato avanti quasi esclusivamente
da G. Hill. Da segnalare una novità nell'atteggiamento di
Clark. Jim aveva in passato sempre accettato con grande fiducia ogni
soluzione proposta da Chapman. Invece stavolta, dopo un cedimento alla
sospensione accusata dalla sua Lotus nelle prove del gp d'Olanda, Clark
pretende che si scopra la ragione del cedimento.
Sul fronte Ferrari, il team di Marenello, dopo l'addio di Surtees, ha
in Bandini la propria prima guida. Bandini è un pilota
tenace e regolare. A Monaco, la sua determinazione a vincere
è enorme e forse gli costa la vita. è, infatti,
forse a causa della sua generosa rimonta (sta inseguendo Hulme che
guida la gara) che Bandini, esausto, compie l'errore che gli costa la
vita: un terrificante incidente che si risolve in un terribile incendio
che lo uccide.
La lotus 49 è una gran macchina ed il motore Ford
è fantastico.. però questa forza non viene
espressa con costanza. La realtà è che il
potenziale è enorme ma ancora è necessario
mettere a punto la nuova "macchina". Hulme invece è molto
più costante. Gurney in Belgio porta al successo la sua
Eagle, team americano nel quale lavora anche un certo Jo Ramirez. Jo
definisce Dan Gurney un grandissimo pilota, uno dei più
grandi con cui abbia lavorato (detto da uno che ha lavorato con
Stewart, Fittipaldi, Senna, Prost, Hakkinen ecc...). Nella sua
autobiografia, Ramirez, racconta che prima del gp, Gurney l'aveva
portato a "spasso" per il tracciato di Spa e da quel sopralluogo aveva
compreso come Dan fosse assolutamente pronto per vincere.
Vincitori: GP SUDAFRICA (P. Rodriguez, Cooper); GP MONACO (Hulme,
Brabham); GP OLANDA (Clark, Lotus); GP BELGIO (Gurney, Eagle); GP
FRANCIA (Brabham, Brabham); GP GRAN BRETAGNA (Clark, Lotus); GP
GERMANIA (Hulme, Brabham); GP CANADA (Brabham, Brabham); GP ITALIA
(Surtees, Honda); USA (Clark, Lotus); GP MESSICO (Clark, Lotus).
La Brabham, vettura semplice e poco innovativa prevale, in definitiva,
con la sua costanza, contro l'incostanza della Lotus motorizzata
Ford-Cosworth che ancora deve mettere a punto il nuovo gioiello.
Il neozelandese Hulme pilota Brabham è campione del mondo
davanti al compagno di team Brabham. Solo terzo nella classifica del
mondiale è Clark, pilota Lotus. Il mondiale costruttori,
vede vincere la Brabham Repco, segue la Lotus Cosworth e quindi la
Cooper Maserati.
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Fondata
negli Anni Cinquanta dal geniale Colin Chapman, è stata probabilmente la Casa
costruttrice di monoposto più innovative. L'ultima di 79 vittorie nei Gran Premi
a Monaco nel 1987 con Senna. Jim Clark il pilota simbolo.
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Anthony Bruce Colin Chapman nasce a Richmond il 19 maggio 1928, si
laurea in ingegneria, diventa pilota della RAF per poi passare alla
Vauxhall: in questo periodo, il giovanissimo Chapman matura l'idea di
voler creare una propria vettura. Sogno che realizza nel '48 sulla base
di una vecchia Austin Seven: la vettura si chiama Lotus Mark 1. A
questo modello ne seguiranno altri con i quali lo stesso Chapman
partecipa a gare di club, finché, nel '54, viene creato il
Racing Team Lotus: la squadra che da lì a poco
comincerà a imporsi nell'agone internazionale. Sbocco
naturale per un geniaccio della meccanica quale era Colin Chapman
è ovviamente la F.1, e il debutto nella categoria regina
delle corse avviene nel GP di Montecarlo del 1958 con una evoluzione
della Lotus 12: i piloti sono Graham Hill e Cliff Allison, ma
è il 1960 l'anno del salto di qualità per la
scuderia britannica per due ragioni: le prime due vittorie iridate con
Moss a Montecarlo e Riverside, e l'arrivo in squadra di Jim Clark, il
profeta che farà diventare grande la Lotus. Il matrimonio
con l'asso scozzese dura fino al 7 aprile 1968, quando «Big
Jim» si schianta contro un albero a Hockenheim in una gara di
F.2. In otto stagioni di corse, Clark e la Lotus erano diventati un
binomio tanto vincente da permettere allo scozzese di accumulare ben 27
vittorie in 72 Gran Premi, oltre a due titoli iridati nel '63 e nel '65
e una 500 Miglia di Indianapolis, sempre nel '65. |
MAGGIO 1960
Seguendo l’esempio di John
Cooper, anche Chapman passò al motore collocato dietro le spalle del pilota
realizzando
la monoposto 18, che subito si dimostrò molto competitiva.
Un
esemplare fu acquistato dalla scuderia privata di Rob Walker – proprietario di
una famosa distilleria di wiskey –
che l’affidò all’allora giovane fuoriclasse
inglese Stirling Moss. Il quale, all’esordio con la monoposto di Chapman,
vinse il Gran Premio di Monaco dando così alla Lotus il primo di 79 sucessi in
Formula 1.
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SETTEMBRE 1961
Nel Gp di Monza, J.
Clark tampona violentemente la Ferrari di Von Trips.
Il pilota tedesco vola
in mezzo alla folla alla curva parabolica provocando la morte di 14 spettatori
ed il pilota tedesco.
La magistratura italiana mettono sotto inchiesta
Chapman e Clark.
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FEBBRAIO 1962
Nei test di Goodwood, con la Lotus T18 Climax, Moss e vittima di un
terribile incidente che pone fine alla sua carriera. |
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Lotus 25 Climax - Monoscocca |
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Negli anni 60 la F1 ebbe una grande trasformazione,
dai preistorici mezzi a motore anteriore, si passava a piccole e veloci
f1 a motore posteriore, rivoluzione portata da Cooper che
"scandalizzò" Enzo Ferrari.
Una delle innovazioni fu il telaio monoscocca nel 1962, un idea
derivata dall'aeronautica.
La monoscocca era una scocca portante che sostituiva la complessa
disposizione dei tubi usata fino ad allora x realizzare i telai delle
vetture. Con la monoscocca la carrozzeria era il telaio, e non
semplicemente un qualcosa avvitata su di essa.
Debutto nel 1962 in F1
con la Lotus 25 Climax. |
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Oltre a semplificare la struttura della macchina,
la Lotus 25 era tre volte + rigida del telaio in tubi della Lotus 24
dello stesso anno, in più la Lotus 25 pesava la
metà. Più il telaio è rigido
più è in grado di sostenere un carico elevato e
maggiore èprecisione con cui si può controllare
la sospensione.
Con un telaio più rigido e con i progressi nelle mescole
delle gomme, i pneumatici divennero sempre più larghi: la
loro dimensione nel 1960 era di 6,5 pollici x arrivare nel 1969 a 14
pollici, che di conseguenza aumentò la velocità e
stabilità in curva. |
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MONZA 1963 CLARK VINCE IL GP DI MONZA
(nella foto)
E SI LAUREA
CAMPIONE DEL MONDO. |
1963 - LA LOTUS VINCE IL SUO PRIMO TITOLO
COSTRUTTORI.
IN QUELL'ANNO CLARK VINCE 7 GP SU 10 ED UN
SECONDO POSTO. |
Il binomio Clark-Lotus nel 1963 risultò
imbattibile, grazie al talento sopraffino dello scozzese e alla
superiorità tecnica della "25", dovuta al competitivo ed
affidabile motore Climax e soprattutto al nuovo telaio monoscocca (di
uso comune in areonautica, ma innovativo per la F1), pensato da Colin
Chapman e fatto debuttare l'anno prima: il nome deriva dalle parole
"monos" e "coccum" (mono + coque, in inglese), e si riferisce alla
struttura finale, che assomiglia in larga parte ad un... guscio d'uovo.
Clark vinse in Belgio (Spa), Olanda (Zandvoort), Francia (Reims), Gran
Bretagna (Silverstone), Italia (Monza), Messico (Città del
Messico) e Sudafrrica (East London). E' il nuovo record di vittorie in
un anno, sette, che resterà imbattuto per un quarto di
secolo!
Curiosità legate al modello
Le superstizioni dei piloti sono notorie, e per questo modello di Lotus
"entra in vigore" quella di Jim Clark, che come auspicio
di vittoria
spesso voleva le ruote (o meglio, i cerchioni) colorate di giallo.
OTTOBRE 1963
Le innovative e geniali intuizioni di Chapman portarono
alla progettazione e costruzione di una della monoposto tecnicamente più
importanti
nella storia della Formula 1: la 25 del 1962 – letteralmente
disegnata attorno Jim Clark – che è stata la prima F.1
ad adottare il telaio
monoscocca. Nel 1963 l’asso scozzese, con la Lotus 25 equipaggiata col motore V8
Coventry Climax,
si aggiudicò 7 gran premi su 10, conquistando il titolo di
campione del mondo
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MAGGIO 1965
Il binomio Lotus-Clark riuscì anche l’impresa di
vincere la 500 Miglia di Indianapolis, stabilendo così la
prima affermazione nel leggendario ovale dell'Indiana di una monoposto,
la 38, a motore posteriore. |
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1965 Indianapolis 500 and Jim Clark
La leggenda dei team inglesi di F1 - Clark eroe dei due mondi
Dopo la parentesi del 1964, in cui a vincere
è la Ferrari che si aggiudica il titolo costruttori e quello
piloti con Surtees, i team garagisti
si ripropongono poderosamente nel
1965. A fine mondiale, Lotus, BRM e Brabham occupano, nell'ordine, le
prime tre posizioni
del mondiale costruttori. Clark, pilota Lotus,
è campione del mondo, i due piloti BRM, G. Hill e Stewart,
sono secondi e terzi.
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Clark, il vincitore del mondiale, ottiene in questa stagione anche il
successo nel 500 Miglia di Indianapolis: si tratta del coronamento di
un progetto di tre anni e che vale la pena di essere raccontato.
Dunque, tutto ha inizio quando qualche anno prima Gurney ha coinvolto
Chapman nell'avventura della 500 miglia: una corsa attraente non solo
per il fascino e il prestigio, ma pure per i forti premi economici in
palio. L'allenza Lotus-Ford mette le basi per trasformare in successo
questo tentativo.
Nel 1963 Gurney non ha molta fortuna, mentre Clark
sfiora la vittoria. Nel 1964 Clark è costretto al ritiro a
causa delle sollecitazioni, indotte dall'eccessivo consumo del
pneumatico, che hanno fatto saltare la sospensione posteriore.
Finalmente nel 1965 Clark riesce a cogliere il successo.. e pensare che
non voleva partecipare, a causa della preoccupazione di sua madre per i
pericoli della mitica corsa sul catino di Indianapolis... e in effetti
appena finita la gara Clark corre a chiamare casa! |
Clark, quando vince la gara di Indy del 1965, è
già al comando del mondiale di F1. La prima gara del 1965 va
in scena... a capodanno, in Sud Africa. Mentre Gurney e Clark sono in
trasferta negli USA, G. Hill entra nella storia ottenendo la terza
vittoria di fila a Montecarlo, un record. Quando Clark ritorna dalla
trasferta negli USA, inizia il dominio sportivo che lo
condurrà sul trono del mondo: vince a Spa, Clermond-Ferrand,
Silverstone, Zandvoort e Nurburgring. A Monza vince J. Stewart che
già nelle precedenti gare ha mostrato il suo talento. Le
ultime due gare si svolgono in America. L'eroe dei due mondi, Clark,
è tradito dal motore e non ottiene risultati da queste
ultime due gare: a Watkins Glen vince G. Hill, in Messico vince
l'americano Ginther che porta per la prima volta al successo una
vettura ed un motore giapponese, la Honda
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OTTOBRE 1965
Il Team di Chapman vince il suo secondo mondiale di F1
con J. Clark e la Lotus 33 Climax. |
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GIUGNO 1967
La Lotus sviluppò un'altra monoposto destinata a grandi
affermazioni: la 49 progettata per adottare il nuovo motore 3 litri V8
DFV realizzato dalla Cosworth degli ingegneri Mike Costin e Keith
Duckworth; dalle cui iniziali deriva appunto il nome Cosworth. La
vettura debuttò trionfalmente al Gran Premio di Olanda, a
Zandvoort, conquistando subito la vittoria con Clark. L'anno seguente
le monoposto Lotus si presentarono sui campi di gara in una insolita,
per l'epoca, colorazione: il tradizionale "verde britannico da corsa"
– "British Racing Green" – era stato sostituito dal
giallo-oro e bianco del marchio di prodotti del tabacco Gold Leaf, che
finanziava la squadra. Iniziava l'era moderna degli sponsor.
Il motore portante: Nelle formule minori la Lotus
aveva profondi rapporti con la ditta costruttrice di motori Cosworth ,
dove uno dei due soci che fondarono la ditta era era il progettista
Keith Cosvorth, che in passato era stato dipendente di C. Chapman.
Colin e Keith studiarono un Motore che fosse una parte portante della
struttura della vettura e aumentasse la rigidità del telaio,
Nel 1966 Chapman aveva già realizzato la Lotus 43 BRM a
motore portante, ma il motore BRM H16 era massiccio e pesante, il nuovo
motore doveva essere leggero, semplice e compatto, il contrario del
H16. Il Cosworth DFV V8 che ne derivò fu finanziato dalla
Ford, e ne uscì un capolavoro.
Il Ford-Coswort DFV V8 montato sulla Lorus 49 vinse al suo debutto al
GP d’Olanda nel 1967 con Clark. Vinse il suo primo mondiale
nel 1968 con la Lotus 49b Ford-Coswort DFV V8, con G. Hill.
Venduto in seguito ad altri Team è il motore di F1 che ha i
maggiori successi in assoluto, collezionando vittorie x 15 anni. |
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Jim Clark, il più
grande pilota del mondo, certamente uno dei piloti migliori di tutti i
tempi,
l'uomo considerato immortale....è morto all'istante! |
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APRILE 1968
Durante una gara di F2 a Hokenheim, muore J. Clark. Con una Lotus 48 |
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La Lotus sta alle corse automobilistiche
come i Beatles stanno alla musica pop: molto di ciò che oggi
si dà per scontato nel concepire una macchina o anche
semplicemente nel raccontare una gara è qualcosa che
è stato prodotto anni fa dal vulcanico fondatore della
scuderia, Colin Chapman. Lo sfruttamento dell'effetto suolo, gli
alettoni, le sospensioni attive, il telaio monoscocca, l'uso massiccio
della fibra di carbonio. E poi anche particolari apparentemente di
minore importanza, come il ricorso alle sponsorizzazioni "non
tecniche". Fino a tutti gli anni '60 le automobili portavano in pista i
colori nazionali: il rosso nel caso della Ferrari e delle altre auto
italiane, il verde scuro per le case inglesi e così via.
Fino a che Chapman, nel '68, non firmò un accordo milionario
con la Gold Leaf tabacchi e iniziò a schierare affascinanti
vetture rosse e dorate. Avrebbe tracciato una strada anche in questo,
come dimostrato dall'approdo in F1, tra gli altri,
di Marlboro, Rothmans, John Player Special e Gitanes. |
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OTTOBRE 1968
Dopo la tragica fine del campione scozzese, toccò a Graham
Hill il ruolo di prima guida della Lotus; l'inglese si
aggiudicò il titolo mondiale di F.1. La 49 fu utilizzata
anche nel 1969 da Hill al quale fu affiancato il velocissimo austriaco
Jochen Rindt.
Chapman vince il suo 3° titolo costruttori.
CRISI E SPERIMENTAZIONE
Il 1969 è un anno chiave nella storia della Formula 1 e il
team Lotus è in prima fila fra le squadre che sperimentano
nuove tecnologie, nuove soluzioni e drastiche virate nell'impostazione
costruttiva delle vetture da corsa. E' l'anno della ricerca spasmodica
di maggiore aderenza, una ricerca che approda prima agli alettoni
rialzati e separati dalla carrozzeria e sostenuti da esili sostegni sia
al posteriore che all'anteriore. Un duplice e quasi contemporaneo
incidente causato dal cedimento degli alettoni sulle Lotus 49 di Hill e
del compagno di squadra Jochen Rindt (Spagna '69) porta la federazione
a vietare queste grottesche appendici aerodinamiche e i costruttori,
Lotus in primis, cominciano a provare nuove soluzioni come la trazione
integrale. Nel corso della stagione John Miles tenta senza successo di
ottenere qualcosa di buono dalla Lotus 63 a quattro ruote motrici, ma a
fine campionato lo sviluppo della vettura viene interrotto.
L'evoluzione tecnica e l'aumento dimensionale degli pneumatici
ultra-ribassati e molto larghi al posteriore ha ormai risolto il
problema dell'aderenza e la Formula 1 4x4 finisce in archivio.
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Gli Inizi
Per apprezzare a pieno il ritorno delle monoposto
Lotus nel campionato F1 occorre conoscere le vicende agonistiche di una
squadra che segnato per oltre venti anni le fasi di sviluppo tecnico e
sperimentazione nel mondo della Formula 1, con trovate geniali,
soluzioni innovative e una serie di vetture spesso risultate vincenti.
Colin Chapman, giovane rivenditore di auto usate scopertosi nel 1948
appassionato di corse automobilistiche Trial nella campagna inglese e
costruttore di auto destinate a queste gare, si cimenta nei primi anni
Cinquanta nella realizzazione di monoposto di categorie minori e nel
1958 arriva la prima partecipazione a una gara iridata di Formula 1, il
GP di Monaco. La ricetta di Chapman per le sue monoposto è
semplice ed efficace al tempo stesso, un mix di scelte meccaniche
razionali, motore posteriore e costruzione leggera che diventa quasi un
marchio di fabbrica delle Lotus da corsa. |
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Lotus 18 1960 - Motore Climax |
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I primi anni di passano quasi in sordina per la
giovane scuderia inglese, senza fama e con le poche vittorie che
arrivano prima dalle scuderie private dove milita Stirling Moss (Monaco
1960 il primo successo) e poi da Innes Ireland, che nel GP USA '61
regala a Colin Chapman la prima vittoria per la scuderia Lotus. Nel
1962 c' la svolta della Lotus 25, costruita attorno alla corporaturA e
alle caratteristiche di guida di Jim Clark e in grado di creare un
connubio con il pilota scozzese che porta le prime grandi soddisfazioni
nel team di Chapman. Il /strong>1963 segna la conquista del
primo campionato del mondo di Formula 1, costruttori e piloti, con lo
stesso Clark. La magia si ripete nel 1965 con lo stesso pilota, su
Lotus 25 e Lotus 33, mentre il 1966 e il 1967 risultano un po' opachi
per la factory britannica. L'improvvisa scomparsa di Jim Clark porta la
squadra inglese ad appoggiarsi all'esperienza di Graham Hill che, sulla
Lotus 49 caratterizzata dall'affidabile motore Ford Cosworth e dalla
sponsorizzazione rosso/bianco/oro delle sigarette Gold Leaf, va a
vincere entrambi i titoli mondiali 1968. |
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Lotus 21 1961 - Motore Climax |
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Lotus 25 1963 - Motore Climax
Titolo Iridato
Progettista: Colin Chapman
Motore: Climax
Piloti: Jim Clark; Trevon Tailor; Pedro Rodriguez; Mike Spence
Campionati: Piloti e costruttori
Vittorie: 7 su 10 - Pole positon: 7 - GPV: 6 - Podio: 9 - Punti totali:
74
La prima monoscocca. Costruita nel 1962
"attorno" a Jim Clark che vi guidava sdraiato. Era formata da 2 travi
di lamiera scatolata collegate da tre ordinate, una anteriore una all'
ajtezza delle ginocchia del pilota e la terza alle sue spalle. Nelle 2
travi erano collocati i serbatoi. L'idea venne lavorando sulla trave
centrale della Elan che Chapmen scoprì rigidissima.
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Lotus 33 1965 - Motore Climax
Titolo Iridato - 1965
Progettista: Colin Chapman, Len Terry
Motore: Climax
Piloti: Jim Clark; Pedro Rodriguez; Mike Spence
Campionati: Piloti e costruttori
Vittorie:6 su 10 - Pole positon:6 - GPV:6 - Podio:7 - Punti totali: 64
Realizzata per la stagione 1965, la 33 vinse con Jim Clark alla prima gara che si tenne in Sudafrica.
Durante la stagione la Lotus 33 vinse altre quattro volte conquistando
così il secondo titolo. Clark non partecipò alla gara di Monaco, gara mai vinta da Clark, per correre alla 500 miglia di Indianapolis
dove arrivò primo.
Rispetto al motore della Lotus 25 il nuovo Climax aveva una potenza
massima di 215-220 hp contro i circa 200 della versione precedente. La
potenza maggiore venne ottenuta a scapito dell'affidabilità e Clark fu
costretto al ritiro tre volte durante la stagione 1965. Fortunatamente
per lui questi ritiri non compromisero la sua corsa al titolo. La 33
venne utilizzata anche con il motore Climax V8 dalla cilindrata portata
a 2 litri grazie ad un alesaggio superiore e venne utilizzata per le
prime gare della stagione 1966 fino a quando non venne preparata la Lotus 43 con il motore BRM da 3 litri.
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Lotus 43 1966 - Motore BRM |
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Lotus 49 1967 - Motore Ford
La prima formula 1 a motore portante.
Costruita nel 1967 attorno al nuovo motore Ford Cosworth v8,
farà il suo esordio vincendo con Clark a Zandvoord. Il
motore era parte integrante con il telaio che terminava subito alle
spalle del pilota. Sarà ancora vincente nel 1970 a Monaco,
dimostrandosi una delle monoposto più vincenti e longeve
della storia.
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Lotus 49B 1968 - Motore Ford
Titolo Iridato
Progettista: Colin Chapman, Maurice Philippe
Motore: Ford
Piloti: Graham Hill; Jim Clark; Jackie Olivier; Mario Andrett
Campionati:Piloti e costruttori
Vittorie:5 su 12 (4 col team ufficiale, 1 col team Walker)
Pole positon:4 - GPV:2 - Podio:8 - Punti totali:63
Nel testare la Lotus 49 Graham
Hill dichiarò che rispondeva bene ed era facile da guidare, ma che
trovava difficili da gestire gli improvvisi scatti di potenza del V8
Ford. Nonostante ciò Jim Clark riuscì a vincere la prima gara del
campionato a Zandvoort per il Gran Premio d'Olanda e altre tre gare con
facilità, ma presto l'inaffidabilità del propulsore DFV spense le sue
speranze di vittoria del titolo 1967. Graham Hill ebbe problemi alla
sua prima gara e Jim Clark venne tradito dalle candele d'accensione a Spa-Francorchamps
al Gran Premio del Belgio. I due sfortunati piloti dovettero
sperimentare ancora dei guasti al Gran Premio di Francia a Le Mans, nel
Bugatti Circuit perdendo la sfida con Jack Brabham. Ancora Jim Clark
esaurì il carburante a Monza
nel Gran Premio d'Italia. Ciononostante appariva chiaro ed evidente a
tutti che la nuova macchina della Lotus poteva essere molto competitiva e
le prime prove positive arrivarono non appena la Cosworth apportò delle
migliorie al propulsore.
Jim Clark vinse infatti la prima gara della stagione 1968 in Sudafrica e
le Tasman Series in Australia, ma perse tragicamente la vita poco tempo dopo ad Hockenheim in una gara di Formula 2. Graham Hill
lo sostituì come team leader e vinse il suo secondo titolo, dopo
essersi assicurato altre tre vittorie, inclusa la sua quarta vittoria in
carriera a Monaco.
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Fu l'incontro tra Chapman e Andy Granatelli, patron
della STP Oil, che cominciò l'avventura della LOTUS 56 a
turbina per la Formula Indy. con una turbina Pratt & Whitney di derivazione aeronautica fu
montato su un'apposito telaio Lotus siglato Mk56, La vettura era dotata
di pneumatici simmetrici a trazione integrale, il propulsore era
ridisegnato e adeguato ai regolamenti ma la Usac preoccupata dalla
escalation di competitività delle turbine, aveva infatti
emanato nuove norme assai penalizzanti rispetto a questo tipo di
soluzione.
I primi test a Indy della Lotus 56 non furono dei piu' felici difatti
un incidente causò la morte di uno dei piloti designati,
Mike Spence. che morì il 7 maggio 1968. Malgrado lo choc, il
team continuò lo sviluppo della vettura ottenendo risultati
sorprendenti.
la Lotus 56 con Joe Leonard si aggiudicò la pole position e
Graham Hill si piazzò al suo fianco, mentre il terzo pilota,
Art Pollard, si aggiudicò l'undicesimo posto in griglia. In
gara le tre Lotus non ottennero risultati: a nove giri dalla fine
Leonard era in testa ma accusò problemi all'alimentazione e
fu costretto al ritiro.
Stesso destino per Pollard e per Hill quest'ultimo si ritirò
a meta' gara. A fine stagione la Usac intervenne di nuovo penalizzando
ulteriormente le turbine e la Lotus 56 abbandonò il campo.
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Lorenzo Bandini
Il 1967 e la tragica fine
Il 1967 iniziò ottimamente per Bandini, che si impose in coppia con Chris Amon nella 24 ore di Daytona.
Il successo ottenuto, oltre a dare morale al pilota, gli garantì una
discreta popolarità oltreoceano, tanto che venne ventilata una sua
partecipazione alle prove della 500 miglia di Indianapolis. Ad aprile Bandini si impose poi nuovamente alla 1000 km di Monza, sempre in coppia con il neozelandese.
Il pilota romagnolo parve dunque aver reagito nel migliore dei
modi allo sfortunato biennio 1965-66 ed Enzo Ferrari gli affidò la prima
guida della rossa, sempre al fianco di Amon
La Ferrari scelse di non presentarsi al Gran Premio del Sudafrica ed esordì nel secondo appuntamento mondiale, a Monaco.
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Qualificatosi in seconda posizione alle spalle di Jack Brabham,
Bandini scattò bene al via e riuscì a prendere il comando. Di lì a poco
l'australiano si ritirò per un cedimento al motore e la sua macchina
lasciò una vasta chiazza d'olio sull'asfalto. Il gruppo degli
inseguitori, avvedendosi del problema, riuscì ad evitarla senza problemi
significativi, mentre al passaggio successivo Bandini (ignaro di tutto)
la prese in pieno e slittò, Denny Hulme e Jackie Stewart
lo sopravanzarono alla chicane e prima della curva del Tabaccaio.
Stewart poi dovette a sua volta ritirarsi e l'italiano iniziò a
recuperare terreno: al 61° dei 100 giri previsti fece segnare un
distacco di appena 7,6 secondi dal battistrada neozelandese.
A questo
punto la Ferrari numero 18 incontrò i doppiati Pedro
Rodríguez e Graham Hill: il primo si fece facilmente superare,
mentre il secondo (forse memore dei fatti del Gran Premio del Messico
1964) lo ostacolò per diverse tornate, facendo nuovamente
aumentare il distacco da Hulme.
Superata anche la Lotus, Bandini era tuttavia spossato: la sua guida si
fece meno precisa e nei giri seguenti il divario crebbe fino a 20
secondi. I meccanici Ferrari inoltre notarono che egli aveva smesso di
dare i convenzionali cenni d'assenso ai cartelli esposti ad ogni
passaggio sul traguardo.
All'82º giro si consumò la tragedia: Bandini s'immise nel settore del
lungomare a velocità nettamente superiore rispetto a quella canonica:
nell'approcciare la chicane
del porto sbagliò la traiettoria e il mozzo posteriore della sua
Ferrari colpì una bitta di ormeggio delle navi (non protetta e
nascosta da uno striscione pubblicitario della Shell). La vettura
divenne ingovernabile e in uscita della chicane si staccò da
terra, atterrando poi capovolta qualche centinaio di metri più
avanti e prendendo subito fuoco, complici le balle di fieno poste a
bordo pista.
I soccorsi furono lenti e caotici, anche perché i commissari e i
vigili del fuoco, vedendo gli striscioni strappati a bordo pista,
credettero inizialmente che il pilota fosse stato sbalzato fuori dalla
vettura e fosse finito in acqua (come accadde ad Alberto Ascari nel
1955): molti di loro si misero pertanto a scrutare le acque del porto.
Nel giro di qualche minuto, notando l'inconcludenza dei soccorritori e
intuendo la vera natura dell'incidente, il principe Juan Carlos di
Borbone e il pilota Giancarlo Baghetti, amici di Bandini, che stavano
seguendo la gara proprio in quel punto, scavalcarono le transenne e
richiamarono i pompieri verso la monoposto in fiamme. Per estinguere
l'incendio e raddrizzare l'auto ci vollero ulteriori tre minuti e
mezzo: fu solo allora che si scoprì che il pilota, ormai in
stato comatoso, era rimasto intrappolato all'interno della Ferrari.
Bandini venne estratto dal relitto e trasportato d'urgenza al nosocomio
di Monaco: gli venne diagnosticata una profonda ferita alla milza e
ustioni su oltre il 60% del corpo. Ogni tentativo dei medici di
salvargli la vita risultò però vano e il pilota
morì, dopo settanta ore di agonia e senza aver mai ripreso
conoscenza, il 10 maggio 1967.
Le indagini aperte dopo l'incidente fecero chiarezza sulle cause. Come
prima causa fu individuata la stanchezza di Bandini, intuibile dal
fatto che il cambio della vettura era stato trovato con ingranata la
quinta marcia (mentre all'ingresso della chicane
si dovrebbe usare la terza). Nondimeno gli inquirenti contestarono la
scarsa sicurezza e le deficienze organizzative del Gran Premio
monegasco: lungo il tracciato era infatti comune trovare lamiere
metalliche e bitte per l'ormeggio delle navi (sovente non protette e
dunque pericolosissime se colpite dalle monoposto in velocità), mentre
l'impiego di balle di fieno a scopo protettivo aveva la
controindicazione di facilitare lo sviluppo di roghi. Dal canto loro i
soccorritori, oltre che inconcludenti, erano sprovvisti di indumenti
ignifughi e dotati di estintori poco capienti, non potendo dunque far fronte a un incendio di vaste proporzioni
La morte di Bandini, pilota molto popolare a livello internazionale,
suscitò una vasta impressione e persino papa Paolo VI
pronunciò un pubblico messaggio di cordoglio l'11 maggio 1967:
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GIUGNO 1967
La Lotus sviluppò un'altra
monoposto destinata a grandi affermazioni: la 49 progettata per adottare il
nuovo motore 3 litri V8 DFV realizzato
dalla Cosworth degli ingegneri Mike
Costin e Keith Duckworth; dalle cui iniziali deriva appunto il nome Cosworth.
La
vettura debuttò trionfalmente al Gran Premio di Olanda, a Zandvoort,
conquistando subito la vittoria con Clark.
L'anno seguente le monoposto Lotus si
presentarono sui campi di gara in una insolita, per l'epoca, colorazione: il
tradizionale
"verde britannico da corsa" – "British Racing Green" – era stato
sostituito dal giallo-oro e bianco del marchio di prodotti del tabacco Gold
Leaf,
che finanziava la squadra. Iniziava l'era moderna degli
sponsor.
Un team entrato nella leggenda delle
corse, vuoi per i grandi successi ottenuti, vuoi per aver legato il suo
nome a quello di un'altra leggenda della F.1
quale Jim Clark, vuoi per
la figura carismatica e unica nel suo genere quale quella di Colin
Chapman: l'uomo che inventò, appunto, la Lotus.
Un nome
esotico, che l'ex pilota della Royal Air Force utilizzava per chiamare
affettuosamente sua moglie Hezel.
Nella terz'ultima gara dell'anno a Monza Jim Clark entrò
ufficialmente nella leggenda di questo sport. Dopo essere partito in
Pole position, lo scozzese ebbe un problema nei primi giri, che lo
costrinse a riparare ai box, perdendo un giro da tutti gli altri
piloti.Clark riuscì a riprendere la pista e si mise alla caccia di tutti
gli altri. A suon di tempi record, lo scozzese rimontò su tutti
recuperando un giro ai primi e arrivando in scia a Brabham e Surtees
a poche tornate dalla conclusione del gran premio. Proprio quando l'impresa sembrava alla portata del campione, un
calo di pressione della benzina lo costrinse a rallentare facendolo
scivolare al terzo posto.La gara fu vinta da Surtees, che conquistò la prima vittoria in
Formula 1 per la Honda, ma il calore del pubblico fu tutto per l'asso
della Lotus, capace di abbassare il record sul giro dell'anno prima
di ben 3 secondi e 9 decimi, e Clark a fine gara fu sollevato in
trionfo dalla folla italiana, mitigando in parte la delusione del
mancato successo. Lo scozzese concluse quindi la stagione al terzo posto assoluto con 41
punti, dieci in meno del vincitore del titolo Denny Hulme. L'annata
fu condita da altre 6 pole position e 5 giri più veloci.
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Nel
1967 la BP e la Esso, due tra i principali produttori di prodotti
petroliferi, si ritirano dalla Formula 1 mentre la Firestone,
produttrice americana di pneumatici non è più
disposta a fornire pneumatici a titolo gratuito.
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Il Gran Premio del Sud Africa 1968
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 1º gennaio 1968 sul
Circuito di Kyalami.
Fu la prima prova del mondiale 1968 e vide
l'ultima vittoria in carriera di Jim Clark alla sua ultima gara in
Formula 1
su Lotus-Ford, seguito da Graham Hill e da Jochen Rind
Kyalami - lunedì 1 gennaio 1968 - 80 giri x 4.104 km - 328.320 km
33o pole position per Jim CLARK - 41o pole position per Lotus come costruttore
10o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 181.059 km/h
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ARRIVANO LE PRIME SPONSORIZZAZIONI
Brands
Hatch, Gran Premio d'Inghilterra 1968.Vicino alla ruota anteriore
sinistra della Lotus, il grande giornalista Denis Jenkinson.
La stagione del 1968 è appena iniziata e
già viene scossa alle fondamenta dalla morte della sua
stella di maggior spicco,
Jimmy Clark, durante una gara minore di
Formula 2. Clark aveva vinto la prima corsa della stagione contro
Graham Hill in Sud Africa.
La Ford-Cosworth DFV V8 che aveva chiuso la
stagione precedente lasciando grandi promesse, avrebbe dominato la
Formula 1
per i successivi 14 anni. Ma il cambiamento più
grande arriverà da un'altra parte, e precisamente
dall'industria del tabacco.
L'introduzione delle sponsorizzazioni da
parte delle industrie del tabacco avrebbe avuto dei risvolti i cui
effetti sono tangibili ancor oggi.
Il piccolo mondo della Formula 1 e
dei Gran Premi non sarebbe mai più stato lo stesso..
Nel
1967 la BP e la Esso, due tra i principali produttori di prodotti
petroliferi, si ritirano dalla Formula 1 mentre la Firestone,
produttrice americana di pneumatici non è più
disposta a fornire pneumatici a titolo gratuito.
Per il 1968 la Lotus perse i diritti esclusivi
nell’uso della DFV. La McLaren costruì una vettura
potenziata con il DFV e nuove scuderie entrano in scena con Ken Tyrrell
fondatore di una sua propria, la Tyrrell usando le Matra-Ford con
l’ex pilota della BRM Jackie Stewart come prima guida. Clark
vinse la sua ultima gara nel primo giorno dell’anno,
all’apertura di quella stagione, il Gran Premio del Sudafrica
del 1968.
Il 7 aprile 1968 il due volte campione del mondo rimase
ucciso a Hockenheim durante lo svolgimento di una gara della Formula 2
non valida per il campionato europeo di categoria. Quell’anno
vide inoltre due innovazioni significative. Il primo fu la
liberalizzazione delle sponsorizzazioni che la FIA decise di consentire
dopo il ritiro dei supporti alle scuderie. Ciascuna vettura poteva
apporre scritta e colorazione diversi. Nel maggio la Lotus, prima del
Gran Premio di Spagna si presentò a Jarama soppiantando il
tradizionale colore nazionale britannico verde nella livrea rossa, oro
e bianca della marca Gold Leaf della Imperial Tobacco. La seconda
innovazione fu l’introduzione degli alettoni che fino a quel
momento si erano visti soltanto sulle vetture di Endurance e della
serie CanAm della Chaparral. Colin Chapman iniziò ad
affilare le armi di gara con modesti ali anteriori e uno spoiler sulla
Lotus 49B di Graham Hill a Monaco. Brabham e Ferrari sono andati meglio
al Gran Premio del Belgio con ali di grande ampiezza montati su un vano
alto sopra il pilota. La Lotus rispose con ali anch’esse
grandi, collegate direttamente alla sospensione posteriore . Brabham e
Matra produssero un’ala anteriore montata e collegata alla
sospensione anteriore. Alla fine di quella stagione la maggior parte
delle vetture utilizzavano alettoni mobili con diversi sistemi di
controllo. Ci furono diversi tipi di alettoni, a forma di spunzoni, e
persino quelli sprofondati in entrambe le sospensioni. La Lotus si aggiudicò entrambi i titoli nel 1968 con Graham
Hill, con Stewart classificato secondo.
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La vettura Matra del 1968 fu la più innovativa per
l’uso strutturale dei serbatoi di benzina ispirati
all’aeronautica, ma la FIA decise di vietare tale tecnologia
per il 1970 . Per il 1969 la Matra prese la decisione radicale di
entrare come scuderia e costruire una nuova macchina usando la
struttura del serbatoio del team Tyrrell, nonostante questa soluzione
valesse per una singola stagione. La stagione 1969 partì con
vetture che usavano ali larghe e più sofisticate
dell’annata precedente. Quando la Lotus, al Gran Premio di
Spagna, ruppe il fissaggio degli spunzoni ai quali gli alettoni erano
fissati, la FIA constatò la loro grande
pericolosità e li vietò dalla gara successiva di
Monaco. Vennero reintrodotti nel seguito della stagione ma con
restrizioni in dimensioni e altezza, fissate direttamente al telaio in
una posizione solida e ben definita. La questione della sicurezza
cominciò a diventare importante in Formula 1 e il Gran
Premio del Belgio a Spa rischiò di non svolgersi a causa
della minaccia dei piloti di boicottare il circuito se non fossero
state aggiornate misure di sicurezza così come da loro
richiesto. Jackie Stewart vinse facilmente il titolo del 1969 con la
nuova Matra MS80, un successo spettacolare per un costruttore e una
squadra che erano entrati soltanto l’anno precedente in
Formula 1. Sarà questo il solo titolo vinto da un telaio
costruito in Francia, e bisognerà aspettare 36 anni per
vedere un altro costruttore francese conquistare il titolo. Il 1969
vide inoltre un breve ritorno di interesse nel sistema di trasmissione
sulle quattro ruote motrici, il four wheels drive, con il record di
quattro vetture equipaggiate con quel sistema schierate al Gran Premio
di Gran Bretagna. Johnny Servoz-Gavin fu il solo pilota che prese punti
con il 4WD, terminando in sesta posizione con la Matra MS84 al Gran
Premio del Canada, anche se la trasmissione alle ruote anteriori era
materialmente disconnessa. Gli pneumatici larghi e le forze che
spingevano la vettura verso il basso erano risultate migliori per
l’aumento del grip aerodinamico, e questa tecnologia venne
praticamente abbandonata. Jacky Ickx si piazzò al secondo
posto nel campionato su una Brabham diventata ancora competitiva dopo
l’abbandono dei motori Repco a favore di quelli DFV. |
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Se vi domandate chi abbia portato gli sponsor in F1, beh, ora avete la
risposta:
Colin Chapman, ovviamente.
Nel 1968 la sua squadra si chama
Gold Leaf Team Lotus e la 49 non ha più i colori nazionali, ma quelli
rosso-oro
dello sponsor ‘tabaccaio’. Colori che saranno poi sostituiti
dal nero-oro di un altro marchio, la cui livrea resta forse
la più
accattivante e famosa dell’intera storia della F1.
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I PRIMI ALETTONI
Già dalla metà degli anni '60 si sono portati
avanti studi per consentire di andare più veloci
facendo
restare la macchina incollata alla pista.
Dopo avere introdotto il telaio monscocca con la
Lotus 25 motorizzata Climax, per la prima volta viene introdotto un
telaio monoscocca con motore portante
(un Ford Cosworth DFV)
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Nel 1968, a Monaco, la Lotus 49 apparve con una nuova tinta composta da
rosso, bianco panna e oro, i colori delle sigarette Gold Leaf: era il
segno che il business pubblicitario stava cominciando ad assumere sempre
più importanza in questo sport.
Graham
Hill è stato il primo a vincere il mondiale col DFV, nel
’68 sempre con la Lotus, mentre Keke Rosberg con la Williams,
è stato l’ultimo ad ottenere il mondiale con questo motore nel 1982.
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La McLaren fin dal suo primo progetto del 1964, la M1A, si avvalse
dello studio aerodinamico condotto in galleria del vento
e
così spuntarono i primi spoiler.
Stesso discorso per la M2A, la progenitrice del primo modello per la
F.1, sulla quale fu provato un abbozzo di alettone posteriore.
L'importanza che assunsero questi componenti portò ad un
loro sviluppo esponenziale.
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Già nel 1969 la FIA
cominciò a prendere atto della pericolosità e
l'importanza di questi componenti e così cominciarono a
regolamentare il loro utilizzo. La prima strada percorsa per limitare
questa escalation fu di imporre la riduzione della loro altezza in
quanto le strutture sotto il carico a cui erano sottoposte potevano
facilmente collassare e trasformare una macchina in un aereo, come
detto prima.
Già da subito la loro presenza era diventata indispensabile
per l'equilibrio della macchina ed un improvviso distacco degli
alettoni avrebbe provocato effetti opposti a quelli per cui erano stati
creati.
Col passare degli anni i regolamenti tecnici sono stati sempre
più restrittivi e precisi ma come rovescio della medaglia si
è avuto che i progettisti hanno cercato sempre i buchi o i
minimi spiragli che i legislatori lasciavano liberi per posizionarci
delle strutture aerodinamiche che generassero carico deportante. |
...e dopo
Brabham e Stewart staccata dell'Angulo
Il Gran Premio di Spagna 1969, XV Gran Premio de España
di Formula 1 e seconda gara del campionato di Formula 1 del 1969, si
è disputato il 4 maggio sul Circuito del Montjuïc ed
è stato vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford Cosworth.
La gara sarà caratterizzata da un proliferare di alettoni sempre più
grandi sulle vetture. Il cedimento dei supporti dell'alettone posteriore
sulle due Lotus di Hill e Rindt, nello stesso punto porterà la
Commissione sportiva internazionale a intervenire con un repentino
cambio di regolamento a partire dalla seconda giornata di prove del
successivo Gran Premio di Monaco.
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Jim Clark, Lotus 48 Ford. Hockenheim, 7 aprile1968
Monica Vitti sul podio con Jim Clark |
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Il 1968 doveva
essere l'anno di Jim Clark, l'eroe dei due mondi, come lo abbiamo definito dopo
che Jim aveva saputo vincere sia in F1 che nella 500 miglia di Indianapolis. La
prima gara del mondiale di F1 del 1968 è stata monopolizzata da Clark. Quella a
Kyalami è l'ultima vittoria in F1 per Clark che perderà la vita nel corso di una
successiva gara di F2 ad Hockeinheim. Tra la prima gara di F1 ed il resto della
stagione vi era una lunga sosta durante la quale, piloti e team di f1
partecipavano alle gare di F2. Chapman non era sul circuito di Hockenhein quel 7
aprile 1968. Venne avvisato via telefono della morte di Clark e ne rimase
sconvolto. Clark, che aveva subito una foratura che gli aveva fatto perdere il
controllo dell'auto e causato l'incidente mortale, era qualcosa di più che un
semplice pilota per Chapman e la Lotus. I due, Chapman e Clark, erano un binomio
straordinario. Clark era una sorta di guida per l'intero team Lotus ed il
rapporto che legava Chapman e Clark andava oltre il professionale ma coinvolgeva
aspetti emotivi: si potrebbe dire che i due erano quasi come fratelli, che tra i
due ci fosse un reciproco affetto.
La morte del suo pupillo, come
detto, sconvolse Chapman che in parte si riprese, ma che probabilmente non
superò
mai del tutto quella perdita.
Anche il resto del mondo visse la
perdita di Clark con enorme dolore. Se ne andava un pilota molto amato: amato in
Inghilterra e in Scozia, ma anche negli USA dove aveva vinto la corsa più
prestigiosa.
A questo punto il team Lotus
si ritrova privo del suo pilota di punta che come sappiamo era il punto di
riferimento del team insieme a Chapman che, distrutto per quanto avvenuto, non
può essere neppure lui in quel frangente una guida per il team. Tutto lo sforzo
di tenere in piedi la squadra passa così sulle spalle di G. Hill. Hill nel corso
della sua carriera arriverà ad annoverare due titoli mondiali e 5 affermazioni a
Montecarlo (record battuto da Senna, ma su una Montecarlo meno insidiosa di
quella che vide le imprese di Hill).
G. Hill è non solo il pilota di
punta della Lotus nel 1968, ma svolge un importante lavoro di motivazione degli
uomini, dei meccanici. Lo dimostra particolarmente in Spagna, nel corso della
seconda gara del mondiale, quando svolge un lavoro
di motivazione dell'intero
team, un lavoro che Chapman non può svolgere dal momento che egli è rimasto in
Inghilterra distrutto per quanto avvenuto a Clark.
Al termine della stagione, G. Hill
conquista il mondiale piloti davanti a Stewart (pilota della Matra Cosworth) e
Hulme (pilota McLaren). Nel mondiale costruttori dietro alla Lotus si posiziona
la McLaren che precede la Matra.
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Graham Hill e la Lotus 49 di Formula uno Campione del Mondo 1968
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Il Gran Premio di Francia 1968
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 7 luglio 1968 sul Circuito di
Rouen. Fu la sesta prova del mondiale 1968 e vide la vittoria di Jacky
Ickx su Ferrari, seguito da John Surtees e da Jackie Stewart.
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Rouen-les-Essarts - domenica 7 luglio 1968 - 60 giri x 6.542 km - 392.520 km
Prima pole position per Jochen RINDT - 8o pole position per Brabham come costruttore
6o pole position per Repco come motore
Media : 202.853 km/h
Schlesser accettò nel 1968 l'invito della Honda di guidare la sperimentale RA302 al Gran Premio di Francia disputato sul circuito di Rouen.
La vettura era costruita con telaio in magnesio, materiale estremamente
infiammabile e la prima guida John Surtees la considerò troppo
pericolosa al punto di rifiutarsi di portarla in gara.
Schlesser invece accettò, ma rimase coinvolto in un incidente
all'inizio del terzo giro schiantandosi con la sua vettura alla curva Six Fréres
e morì nel furioso incendio che ne scaturì, alimentato
dal pieno di carburante e dalla struttura in magnesio del telaio.
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La gara venne funestata da un incidente mortale che coinvolse il pilota
francese Jo Schlesser, perito nell'incendio della sua Honda
dopo uno
schianto contro le barriere d protezione. |
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Quinta
gara del campionato di Formula 1 del 1969, si è svolto il 6
luglio sul Circuito di Clermont-Ferrand ed è stato vinto da
Jackie Stewart su Matra-Ford
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Monaco - domenica 18 maggio 1969 - 80 giri x 3.145 km - 251.600 km
Prima pole position per Jackie STEWART - Prima pole position per Matra come costruttore
17o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 133.830 km/h
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14ª
e ultima vittoria per Graham Hill - 1° pole position per Jackie
Stewart - 1° podio per Piers Courage - 36º e ultimo podio per
G.Hill |
Il Gran Premio di Monaco 1969, XXVII Grand Prix Automobile de Monaco di Formula 1 e terza gara del campionato di Formula 1 del 1969,
si è disputato il 18 maggio sul circuito di Montecarlo ed è stato vinto da Graham Hill su Lotus-Ford Cosworth,
ultima vittoria in carriera per il pilota britannico.
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Il Gran Premio del Sudafrica 1969, III Grand Prix of South Africa di Formula 1 e prima gara del campionato di Formula 1 del 1969,
si è disputato il 1º marzo sul circuito di Kyalami ed è stato vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford Cosworth.
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1969 July 19th - Jackie Stewart Wins The British Grand Prix.
Nürburgring - domenica 3 agosto 1969 - 14 giri x 22.835 km - 319.690 km
2o pole position per Jacky ICKX - 11o pole position per Brabham come costruttore
21o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 177.897 km/h
Jackie Stewart con la Matra-Cosworth al Nürburgring nel 1969.
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Il
1969 fu l'anno della consacrazione. Sempre con le Matra di Ken Tyrrell,
Stewart mostrò una superiorità schiacciante in più
di un'occasione. Vinse con due giri di vantaggio in Spagna, con
più di un minuto in Francia e con più di un giro a
Silverstone. Vinse poi in Sud Africa, Olanda e Italia e si laureò così campione del mondo e, fino al titolo di Alonso
del 2005, rimase l'unico pilota ad aver vinto il mondiale per un
marchio francese. Ed è tuttora l'unico ad aver vinto il mondiale su una
vettura interamente costruita in Francia il quanto il team Renault dal 2002 ha sede in Inghilterra. |
Jackie Stewart
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Il telaio monoscocca della Matra MS80 venne disegnato dal progettista della Matra Bernard Boyer, e al suo interno vi fu inserito il propulsore 8 cilindri Ford Cosworth DFV.
Tale propulsore veniva gestito da un cambio a cinque marce Hewland. Il
corpo vettura inglobava nei lati i serbatoi del carburante, allargando
di molto l'auto.
La vettura, nella stagione 1969, venne pilotata da Jackie Stewart, mentre il team veniva gestito da Ken Tyrrell. Con quest'auto, il pilota inglese riuscì a vincere i gran premi di Gran Bretagna, di Spagna, d'Olanda, di Francia e d'Italia, conquistando in questo modo sia il titolo costruttori che quello piloti.
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1960. L'ing.Brabham domina.......
ancora
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1961 - In pista la Ferrari
156.... è subito trionfo
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1962 - Graham Hill, capostipite
della riscossa inglese
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1963 - Dominio Jim Clark
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1964 - Trionfa Surtees... il
figlio del vento
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1965 - Clark-Chapman, la
strana...(e vincente) coppia
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1966 - Black-Jack sorprende tutti
con la "sua" Brabham
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1967 -
L'innafidabilità della Lotus condanna Clark
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1968 - Addio Jim...
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1969 - Dopo Clark il titolo
mondiale parla scozzese
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Campioni del Mondo Anni 60
Jack Brabham - Phil Hill - Graham Hill - Jim Clark - John Surtees
Dennis Hulme - Jackie Stewart
1960 - Cooper Climax T51/ 53
Jack BRABHAM
La stagione 1960 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è, nella storia della categoria, l'11ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 3ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 7 febbraio ed è terminata il 20 novembre, dopo 10 gare. I
titoli mondiali sono
andati per il secondo anno consecutivo a Jack Brabham e alla Cooper.
Per
l'ultima volta tra le prove mondiali si annovera anche la 500 Miglia di
Indianapolis che
dal 1961 non farà più parte del
campionato.
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L'ing.Brabham domina.......
ancora
- 1960 -
1960. L'ing.Brabham domina.......
ancora
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato
il : |
02
Apr 1926 |
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Dal - al :
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1955 - 1970
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G.P. iniziati
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123 |
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Vittorie
: |
14 |
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Podio :
|
31 |
Pole
- Positions : |
13 |
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Prima
fila : |
38 |
Giri
veloci : |
12 |
|
Mondiali
: |
1959
- 1960 - 1966 |
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La vittoria del campionato del mondo ha messo in
luce le capacità e le prestazioni di un giovane poco
conosciuto, come Jack Brabham... in realtà la vittoria del
pilota australiano non è "piovuta" dal cielo... Jack correva
da diversi anni in F1 aveva avuto modo farsi una discreta esperienza;
ma più di tutto l'abilità di Black Jack si
rivelava completamente fuori dalle piste; prima di essere un
velocissimo pilota è soprattutto un valido
ingegnere.....molteplici sono le conoscenze di cui Jack si avvale,
è in grado di analizzare i comportamenti del mezzo in un
modo estremamente dettagliato, e con altrettanta
meticolosità contribuisce allo sviluppo della vettura. Una
figura come la sua è determinante nel successo della
scuderia Cooper.
Si comincia con il Gp d'Argentina, sullo schieramento fa il proprio
debutto la Lotus18, una vettura che presenta interessanti soluzioni, il
progetto è stato firmato da un certo Colin Chapman...
quest'uomo negli anni avvenire introdurrà nella formula uno
tecnologie sempre più innovative e bizzarre, la sua
preparazione, il suo intuito..... il suo genio faranno di lui uno dei
migliori progettisti che il mondo delle corse abbia mai conosciuto.
Tornando alla cronaca del Gran Premio, questo si concluderà
così come si era conclusa l'ultima gara della passata
stagione; Bruce Mclaren taglierà per primo il traguardo,
dopo una gara condotta sino al 41° giro da Stirling Moss che
per l'occasione ha deciso di guidare proprio una delle creature di
Chapman. Nel successivo Gp, quello di Monaco Moss ripete una
prestazione impeccabile, questa volta non c'è cedimento che
tenga, l'inglese ritorna sul gradino più alto del podio.
Dopo la pausa di indianapolis è la volta del Gp d'Olanda, la
gara è dominata dall'inizio alla fine dal campione del mondo
in carica, Brabham dopo essersi imposto nelle prove, passa al comando
della gara e ci resta sino alla bandiera a scacchi. Analogo esito
avrà il Gran Premio del Belgio.... ma in quel maledettissimo
week-end nessuno si accorgerà della vittoria
dell'australiano, quei giorni a Spa si consuma l'ennesima tragedia:
In prova, poco prima della curva di Burnenville, la
Lotus di Moss perde una ruota a causa di un cedimento meccanico,
all'inglese non resta che stringere a se il volante e sperare nella
buona sorte; l'impatto è tremendo, Stirling viene
catapultato fuori della vettura, perde conoscenza, le sue condizioni
sono estremamente precarie.... ma per un miracolo l'inglese
sopravviverà, seppure acciaccato, dopo un anno di duri
sacrifici tornerà in pista.
In gara, la sorte sarà meno benevole, prima
toccherà all'emergente Chris Bristow, sullo stesso punto in
cui ventiquattr'ore prima si è verificato l'incidente di
Moss, Chris perde il controllo della vettura, viene sbalzato fuori...
il suo corpo si schiantà sulla recinsione limitrofa al
circuito.......... la violenza dell'impatto è tale da
provocare la "decapitazione" del pilota...... la mostruosità
di quest'incidente scandalizzerà il mondo delle corse.... in
F1 la sicurezza è inesistente!!! La gara, comunque, non si ferma e cinque giri dopo un secondo incidente
costa la vita a Alan Stacey pilota ufficiale lotus. |
Il Gran Premio di Francia 1960 si è svolto domenica 3 luglio 1960 sul circuito di Reims.
La gara è stata vinta da Jack Brabham seguito da Olivier Gendebien e da Bruce McLaren, tutti al volante di una Cooper.
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Al traguardo giungerà per primo Jack Brabham, ma nella
giornata più nera che la F1 abbia mai vissuto non
c'è davvero spazio per i festeggiamenti.
Le tre gare successive al Gp del Belgio, avranno come vincitore,
ancora, Black Jack; l'assenza di Moss spiana la strada verso il
successo di Brabham. Stirlgin Moss parteciperà solo all'ultimo Gp, per la prima
volta svoltosi negli Stati Uniti in Florida sul circuito di Sebring;
l'inglese tornadopo quasi una stagione di assenza sul gradino
più alto del podio... ma ormai è tutto inutile.
Jack Brabham si è laureato per la seconda volta consecutiva
campione del mondo. |
Il Gran Premio di Gran Bretagna 1960 si è svolto domenica 16 luglio 1960 sul circuito di Silverstone.
La gara è stata vinta da Jack Brabham seguito dai due piloti della Lotus John Surtees e Innes Ireland.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: VINCENDO LA PRIMA CORSA,
MCLAREN DIVENTA COSÌ IL PIÙ GIOVANE PILOTA IN TESTA AL CAMPIONATO PILOTI
ALL'ETÀ DI 22 ANNI E 161 GIORNI.
NEL
GRAN PREMIO DI MONACO SI REALIZZA LA PRIMA DI TANTE VITTORIE DELLA LOTUS,
STIRLING MOSS E IL MOTORE CLIMAX SONO IMPECCABILI E INFLIGGONO AL QUINTO E AL
SESTO CLASSIFICATO (CHE NON SI ERANO RITIRATI) DISTACCHI RECORD: 17 E 30 GIRI.
LA
COOPER-CLIMAX È LA PRIMA CASA A DIVENTARE CAMPIONE COSTRUTTORI E CAMPIONE
PILOTI E COSTRUTTORI NELLO STESSO ANNO, STANDO IN TESTA ALLE CLASSIFICHE
DALL'INIZIO ALLA FINE, A PARI CON NESSUNO.
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1961 - Ferrari 156
Phil HILL
Il campionato mondiale piloti di Formula 1 (in inglese Formula One World Drivers' Championship, abbreviato WDC) viene attribuito ufficialmente dalla Federazione Internazionale dell'Automobile
ed è determinato da un particolare sistema di punteggio,
che nel corso
degli anni è variato, basato sui risultati ottenuti in ogni Gran Premio.
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In pista la Ferrari
156.... è subito trionfo
- 1961 -
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
20 Apr
1927 |
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Dal - al :
|
1958 - 1966
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G.P. iniziati
|
47 |
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Vittorie
: |
3 |
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Podio :
|
16 |
Pole -
Positions : |
6 |
|
Prima fila
: |
9 |
Giri veloci
: |
6 |
|
Mondiali
: |
1961 |
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1961 - In pista la Ferrari
156.... è subito trionfo
La 156 F1, portata alla gloria da Phill Hill bel 1961
In casa Ferrari la nuova stagione si preannuncia
all'insegna dell'innovazione; la precedente stagione aveva messo in
luce evidenti carenze tecniche della vettura, la Ferrari si era
rivelata poco competitiva e presentava evidenti lacune rispetto alla
concorrenza. Per il 1961 Enzo Ferrari affida il progetto del nuovo
modello all'ing. Carlo Chiti il quale realizza una delle più
belle creature mai uscite dalla fabbrica di Maranello, il modello
prende il nome di Ferrari 156, per la prima volta il motore trova posto
nella zona posteriore del telaio, l'aerodinamica dai profili molto
accattivanti rende la vettura simile ad uno squalo; l'anima del nuovo
modello Ferrari è un motore a sei cilindri da 1500 cc,
motore agile, veloce è estremamente leggero. |
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La stagione ha inizio sull'affascinante circuito di Montecarlo i piloti
schierati dal Drake sono il conte Von Trips, l'americano Philip Hill ed
il belga Gendebien, ad aggiudicarsi, però, il Gran Premio
sarà l'esperto Striling Moss, in questa gara l'inglese
esprime tutta la sua abilità.. guida da leone.. è
sicuramente il miglior pilota in circolazione... alle spalle dell'asso
inglese giungono le Ferrari; seppure abbiano agguantato "solo" il
secondo posto è evidente che le vetture italiane sono di
gran lunga le migliori, la vittoria di Moss è stata dovuta
principalmente all'abilità del pilota inglese non certamente
alle caratteristiche della sua lotus..... nei prossimi Gp anche
Striling non potrà far nulla per impedire le cavalcate delle
rosse.
Nelle due gare successive, infatti, a vincere sono le Ferrari prima con
Von Trips seguito da Philip Hill e poi a posizioni invertite.
Quindici giorni dopo in Francia l'esordio su una Ferrari, non
ufficiale, di un giovane italiano: Giancarlo Baghetti, la sua presenza
in F1 è stata fortemente voluta dalla Fisa (ente corse
italiano) la quale usufruendo di vecchi modelli d'auto messi a
disposizione da Enzo Ferrari ha messo su una sorta di scuola di
pilotaggio; il miglior "allievo" è risultato essere proprio
Baghetti; l'italiano ha una guida precisa e costante alla Ascari.....
in gara la sua abilità non passerà in secondo
piano... ansi al termine di una gara ricca di sorpassi e duelli
sarà proprio Giancarlo a tagliare per primo il traguardo.
Per la prima volta un pilota al debutto si aggiudica la vittoria... il
Drake è entusiasta della nuova promessa italiana.
Sul Circuito di Silverstone e quello del Nurbugring a salire sul
gradino più alto del podio saranno ancora piloti Ferrari.
Quando mancano appena due gare alla fine della stagione il leader della
classifica mondiale è il conte Von Trips, seguito a distanza
dal compagno di squadra Philip Hill. |
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La penultima gara della stagione si corre in Italia
sul circuito di Monza, è qui che si consuma per l'ennesima
volta un disastroso incidente ad esserne protagonista questa volta
è proprio il leder del mondiale; alla staccata della curva
Parabolica, verso il termine del secondo giro... la tragedia. Von Trips
è tallonato dal giovane Jim Clark, all'insaputa di
quest'ultimo il ferrarista si sposta di pochi millimetri per impostare
meglio la curva successiva; la lotus di Clark e la Ferrari del tedesco
si toccano, il contatto provoca un improvvisa ed imprevedibile
impennata della Ferrari 156 che scavalca le reti di protezioni e
finisce sul pubblico.... il bilancio è pesantissimo
più di una decina sono i morti... i feriti non si contano
nemmeno; il corpo del giovane Von Trips giace ormai privo di vita sul
prato del circuito di Monza per lui l'impatto è stato
fatale...........
Il Gp sarà vinto da Philp Hill che si
aggiudicherà il titolo del campione del mondo con una gara
d'anticipo...... ma al suo arrivo l'americano è accolto da
uomini dall'espressione buie e sull'orlo delle lacrime.
Anche quest' anno la formula uno è costata la vita a diversi
uomini; è intollerabile che questo avvenga, è
intollerabile che eventi sportivi abbiano esiti così
tragici....se l'automobilismo vuole andare avanti occorrono seri
interventi per impedire nuovi disastrosi episodi.
La famiglia del conte Von Trips è distrutta, alla memoria
del figlio, ormai scomparso, mettono su una piccola pista nella
cittadina di Kerpen. Affidano l'impianto al giovane Rolf Schumacher fra
poco meno di dieci anni padre del più celebre Micheal. |
Il 1961 fu il primo anno della formula da 1,5 litri ed era dominato da una squadra Ferrari ben preparata.
Solo Stirling Moss, in una Lotus superata, è stato in grado di battere
le Ferrari su due piste in cui le sue abilità compensavano il vantaggio
della Ferrari. I piloti di Cooper, Brabham e Mclaren, hanno potuto gestire solo un undicesimo e ottavo rispettivamente.
Nel 1962 Brabham era partito per formare la sua squadra e le altre
squadre britanniche, Lotus e BRM, ora avevano catturato la squadra di
Surbiton, con la Graham Hill del BRM che rivendicava il World Driver's Championship, Lotus Clinton's Lotus 2nd. La gloria di Formula 1 di Cooper era ormai saldamente in passato. Due anni dopo Charles Cooper era morto e un anno dopo la squadra di Formula 1 vendette.
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Phil Hill dopo la tragedia di von Trips.
Phil Hill conquistò nel 1961 il quinto titolo mondiale
piloti per i colori della Ferrari al termine di una
stagione dominata dalle vetture del cavallino rampante. Fu il primo
statunitense ad aggiudicarsi l'iride ma la sua gioia fu offuscata dalla morte
del suo diretto avversario compagno di squadra Von Trips a Monza nella
gara che si rivelò decisiva per l'assegnazione del campionato.
In quell'anno la Formula 1 cambiò radicalmente il suo regolamento. Le
vetture aspirate infatti passarono da un massimo di cilindrata di 2500 cc a 1500
cc: questa formula sarebbe durata fino a tutto il 1965. La Ferrari si dimostrò la
vettura più abile ad affrontare il cambio di cilindrata, ma nel primo Gran
Premio della stagione, quello di Montecarlo, i portacolori di Maranello furono
battuti dalla Lotus-Climax di Stirling Moss, il più grande tra i piloti
che non hanno mai vinto il campionato del mondo.
Le rosse di Richie Ginther, Phil Hill e Von Trips si piazzarono
nell'ordine alle spalle dell'asso inglese, ma dalla gara successiva a Zandvoort
la musica cominciò a cambiare. Von Trips trionfò davanti a Hill, poi a
Spa la Ferrari calò un clamoroso poker: Hill primo, Von Trips secondo, Ginther
terzo e Gendebien quarto! A Reims i tre piloti ufficiali si ritirarono ma l'esordiente
Giancarlo Baghetti salvò l'onore del cavallino portandosi a casa un clamoroso
successo tenendo a bada in volata un pilota esperto come Gurney sulla Porsche.
Altro en-plein in Gran Bretagna (Von Trips primo, Hill secondo e Ginther
terzo), poi sul Nürburgring, altro circuito dove il pilota contava più della
macchina, seconda vittoria di Moss davanti a Von Trips, Hill e al giovane
compagno di squadra Jim Clark.
E venne il giorno di Monza. Von Trips ci arriva con quattro punti di
vantaggio su Hill e parte in pole position sulla griglia del Gran Premio
d'Italia. Al secondo giro, in prossimità della parabolica, la vettura di
Clark aggancia quella del ferrarista tedesco che vola sul terrapieno
e investe in pieno gli spettatori, uccidendone 14 e ferendone molti
altri. Von Trips muore sul colpo, Hill vince gara e titolo mondiale
e la Ferrari diserta in segno di lutto l'ultima prova della stagione,
quella statunitense a Watkins Glen. Si conclude così un'annata nella quale la
casa di Maranello ha dominato le marche inglesi come forse mai nella
storia della Formula 1.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: CON LA SERIE DI 5 POLE
POSITION CONSECUTIVE SU 8 CORSE PHILIP HILL STABILISCE IL PRIMATO RELATIVO AL
CAMPIONATO (62,5% DELLE POLE CONSECUTIVE POSSIBILI) E DIVENTA IL PRIMO CAMPIONE
DEL MONDO DI FORMULA 1 DEGLI STATI UNITI (E DEL NORDAMERICA). VON TRIPS DIVENTA
INVECE IL PRIMO PILOTA TEDESCO VINCITORE DI UN GRAN PREMIO.
NEL
GRAN PREMIO D'OLANDA NON SI RITIRA NESSUN PILOTA E NESSUNO DEI 15 PILOTI IN GARA
SI DEVE FERMARE AI BOX ED È UN RECORD MAI PIÙ BATTUTO.
PER
LA FERRARI È LA SECONDA DOPPIETTA MONDIALE (L'ALTRA NEL 1952), LA PRIMA VOLTA
CHE VINCE ENTRAMBI I TITOLI (DAL 1958, CIOÈ DA QUANDO ESISTE IL TITOLO
COSTRUTTORI) E LA QUINTA VOLTA CHE VINCE IL TITOLO PILOTI CONFERMANDOSI LA
SQUADRA DA BATTERE.
DA
QUEST'ANNO IL VINCITORE DI UN GRAN PREMIO GUADAGNA 9 PUNTI INVECE DI 8, MA IL
CAMBIAMENTO È VALIDO SOLO PER I PILOTI, INFATTI NEL CAMPIONATO COSTRUTTORI
CONTINUANO AD ESSERE ASSEGNATI 8 PUNTI ALLA VETTURA VINCITRICE.
NEL
GRAN PREMIO DI FRANCIA DEBUTTA E VINCE GIANCARLO BAGHETTI SU FERRARI, PER APPENA
UN DECIMO DI SECONDO, E DIVENTA COSÌ IL TERZO PILOTA AD AVER VINTO AL DEBUTTO
IN FORMULA 1 (OLTRE A FARINA E PARSONS ENTRAMBI NEL 1950).
IL
CAMPIONATO REALIZZA I PIÙ BASSI RECORD PER QUANTO RIGUARDA LA DURATA, IL NUMERO
DI GIRI E DI KM PERCORSI IN TOTALE: CIÒ È DOVUTO SOPRATTUTTO AL FATTO CHE LA
CORSA DI INDIANAPOLIS (3 ORE E MEZZO DI DURATA, 200 GIRI E 800 KM) NON FA PIÙ
PARTE DEL CAMPIONATO DI FORMULA 1. PROPRIO A QUESTO RIGUARDO BISOGNA REGISTRARE
UN ALTRO TENTATIVO DI PILOTA DELLA SERIE AMERICANA CHE CERCA DI FARE FORTUNA
ANCHE IN FORMULA 1: QUESTA VOLTA SI TRATTA DI LLOYD RUBY CHE CORRE CON UNA
LOTUS-CLIMAX RITIRANDOSI.
NEL
GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI DEBUTTA PETER RYAN SU LOTUS-CLIMAX, PILOTA
CANADESE, CHE DIVENTA IL PIÙ GIOVANE PILOTA DI FORMULA 1, ALL'ETÀ DI 19 ANNI E
120 GIORNI, E IL PIÙ GIOVANE PILOTA AD AVER LASCIATO LA FORMULA 1. DOPO AVER
TERMINATO LA CORSA AL NONO POSTO NON NE DISPUTERÀ ALTRE NELLA SERIE.
AL
TERMINE DELLA CARRIERA GIUNGE ANCHE STIRLING MOSS MA SOLO PERCHÉ NELLE PROVE
INVERNALI HA UN GRAVE INCIDENTE CON UNA LOTUS CHE GLI IMPEDISCE DI PROSEGUIRE.
PROPRIO MOSS È PROTAGONISTA DI UN EPISODIO CURIOSO. IN GRAN BRETAGNA LA SUA
LOTUS-CLIMAX HA DEI PROBLEMI E SI DEVE RITIRARE. MOSS TORNA AI BOX E LA SQUADRA
FERMA FAIRMAN PER FAR SALIRE MOSS E FARGLI CONTINUARE LA CORSA. L'UNICO
PARTICOLARE È CHE FAIRMAN NON È COMPAGNO DI SQUADRA DI MOSS, INFATTI GUIDA LA
DEBUTTANTE FERGUSON-CLIMAX (A QUATTRO RUOTE STERZANTI) ED INFATTI LA DIREZIONE
SQUALIFICA MOSS AL TERMINE DELLA CORSA, IL QUALE ERA COMUNQUE FUORI DALLA ZONA
PUNTI E NON NE AVREBBE AD OGNI MODO PRESI PER VIA DELLA REGOLA DEL 1958 CHE NON
ASSEGNAVA PUNTI ALLE VETTURE CONDIVISE.
A
SEGUITO DEL GRAVE INCIDENTE VERIFICATOSI A MONZA, LA CONFORMAZIONE DELLA PISTA
VIENE MODIFICATA E NON SARANNO PIÙ UTILIZZATE LE DUE CURVE PARABOLICHE. TALE
TIPO DI CURVA CONTINUERÀ AD ESISTERE NEL SOLO CIRCUITO DEL NÜRBURGRING NELLA
VERSIONE LUNGA. LA FEDERAZIONE DECIDE INOLTRE DI VIETARE LA PARTECIPAZIONE A
VETTURE CARENATE, QUESTO ANCHE PER DISTINGUERE BENE IL CAMPIONATO DI FORMULA 1 A
RUOTE SCOPERTE DA QUELLO SPORT-PROTOTIPI CON VETTURE A RUOTE COPERTE, TUTTAVIA
SOLO LA MERCEDES NEL 1954-55 AVEVA UTILIZZATO QUESTA SOLUZIONE TECNICA.
SEMPRE
A MONZA, PER LA PRIMA VOLTA LO SCHIERAMENTO DI PARTENZA VIENE FATTO CON DUE
VETTURE IN UNA FILA, MENTRE NELLA STESSA ANNATA CI SONO CIRCUITI CON FILE DA 3
POSTI OPPURE DA 4! |
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1962 - BRM P57
Graham HILL
La stagione 1962 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è, nella storia della categoria,
la 13ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 5ª ad assegnare il Campionato Costruttori
e alla scuderia . È iniziata il 20 maggio ed è terminata
il 29 dicembre, dopo 9 gare.
I titoli mondiali sono andati al pilota Graham HillBRM.
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- 1962 -
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il : |
15 Feb 1929 |
|
Dal - al :
|
1958 - 1975
|
Morto : |
29 Nov 1975 |
|
Presenze
:
|
177 |
|
|
|
|
|
Anni : |
46 09 14 |
|
G.P.
iniziati
|
175 |
|
Vittorie : |
14 |
|
Podio
:
|
36 |
Pole - Positions : |
13 |
|
Prima fila : |
42 |
Giri veloci : |
10 |
|
Mondiali : |
1962 - 1968 |
|
|
|
Car: |
|
BRM P56 |
|
Engine: |
|
900 V8 |
|
Maker: |
|
BRM |
|
Bore X Stroke: |
|
68.5 X 50.8 mm |
|
Year: |
|
1962 |
|
Capacity: |
|
1,498 CC |
|
Class: |
|
Formula 1 |
|
Power: |
|
188 bhp at
10,250 rpm |
|
Wheelbase: |
|
89.8 in |
|
Track: |
|
52.5 / 52.2 |
|
Notes: |
|
Total weight 1,091.3 lbs |
- See more at: http://www.grandprixhistory.org/brmp56.htm#sthash.xrR8hl71.dpuf
1962 - Graham Hill, capostipite
della riscossa inglese
Graham Hill all'età di 33 anni, dopo sei anni di corse e
solo nove anni dopo aver conseguito la patente,
diventa il pilota
più popolare d'Inghilterra.
Aveva cominciato facendo il meccanico e guadagnando 1 sterlina al
giorno.
|
|
Auto: BRM P56 Motore: 90 0 V8 Maker: BRM Alesaggio x Corsa: 68,5 x 50,8 mm Anno: 1962 Capacità: 1.498 CC Classe: Formula 1 Energia: 188 CV a 10.250 giri al minuto passo: 89,8 in Traccia: 52.5 / 52.2 Gli appunti: Peso totale 1,091.3 libbre-
See more at:
https://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&prev=search&rurl=translate.google.it&sl=en&sp=nmt4&u=http://www.grandprixhistory.org/brmp56.htm&usg=ALkJrhjA9r1m2YWw8ae2ajovCa4qFFKjbA#sthash.AL4CK3cy.dpuf
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IL DOMINIO DEGLI IGLESI
|
|
|
La Ferrari vince il Campionato del Mondo nel 1961,
ma già l'anno dopo per la scuderia italiana le cose cambiano
radicalmente. La stagione del 1962 vede infatti la Ferrari subire un
abbandono di massa da parte di tecnici ed ingegneri, compresi il capo
ingegnere e il team manager della scuderia, la causa, com'è
nella tradizione Ferrari, sono i problemi di politica interna. Per la
stagione '62 vengono così recuperate, per affrontare le
compagini inglesi e tedesche sempre più competitive, le
stesse auto dell'anno precedente. Il primo pilota é Phil
Hill, mentre il resto della squadra è composto da Willy
Mairesse, Ricardo Rodriguez, Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini. Le
speranze tedesche sono riposte solo sulla Porsche.Queste, guidate dal
pilota americano Dan Gurney e dal famoso corridore svedese Jo Bonnier,
utilizzano motori a otto cilindri in linea, raffredati ad aria e
montati su telai tubolari molto evoluti. Alla Lotus, Innes Ireland
viene rimpiazzato senza tante cerimonie da Trevor Taylor per fare
coppia con Jimmy Clark, il nuovo pupillo di Colin. Chapman progetta per
lui, il modello 25 usando un telaio monoscocca che fa risultare il
posto di guida molto simile ad una vasca da bagno. Questo modello tiene
conto di due dei principali fattori nella progettazione di un telaio:
la solidità e la leggerezza.
La stagione 1962 si per annuncia come un naturale
proseguimento della precedente stagione; la ferrari possiede la
migliore monoposto ed un buon pilota e l' unico in grado di poter
ostacolare la squadra di Maranello è l' inglese Moss, ormai
ristabilitosi completamente.... invece... la stagione che si appresta
ad incominciare, avrà dei nuovissimi protagonisti e
offrirà diverse delusioni.
Le ragioni di ciò sono da ricercare nell' autunno del'61:
Il grande Moss, infatti durante una gara di un campionato minore
è protagonista dell'ennessimo terribile incidente, ancora
una volta le condizioni fisiche del pilota inglese sono estremamente
preoccupanti, questa volta si teme davvero il peggio....... Invece,
dopo un lunga ed estenuante riabilitazione. Stirling torna su una
vettura da corsa, compie diversi giri, al suo rientro ai box scuote la
testa... tutti presumono trattasi di un problema tecnico, e invece
no.... l'inglese non è più quello di una volta,
la riabilitazione è stata efficace per ristabilire l'uomo..
non il pilota, Moss non riesce più a guidare come sapeva.
Pochi giorni prima dell'inizio della stagione '62 è
ufficiale: Stirling Moss si ritira per sempre dalle corse, da allora
entrerà nella leggenda come il miglior pilota "senza corona"
(infatti non ha mai vinto un mondiale) che la F1 abbia mai conosciuto. |
Il Gran Premio d'Olanda 1962 si è svolto domenica 20 maggio 1962 sul circuito di Zandvoort.
La gara è stata vinta da Graham Hill su BRM
(prima vittoria in carriera del pilota britannico), seguito da Trevor Taylor su Lotus e da Phil Hill su Ferrari.
|
Si comincia dal Gp d'Olanda, quì la scuderia di Maranello si
presenta con uno staff completamente nuovo, otto responsabili del
reparto corse sono stati rimpiazzati da altrettanti giovani ingegneri,
cosa è successo??? perchè Enzo Ferrari ha
licenziato i suoi migliori uomini.... tutt'ora le motivazioni di quei
licenziamenti non sono perfettamente chiare, si suppone siano avvenuti
a seguito di una lettera presentata dagli stessi nei confronti del ing.
Ferrari; la lettera in questione definiva la presenza della moglie del
drake, Laura, ai box intollerante e fuori luogo.... si chiedeva,
pertanto, una risoluzione al problema. Enzo Ferrari, in seguito a
questo "affronto" decise di adottare soluzioni, alquanto, drastiche:
licenziò gli otto uomini che sottoscrissero la lettera in
questione. Le conseguenze di questo gesto, ovviamente, compromisero
completamente il nuovo mondiale, la vettura che i neoassunti riuscirono
a mettere in sesto non era per nulla competitiva. Per la Ferrari questa
sarà una delle peggiori stagioni.
Ad imporsi così, già dalla prima gara, furono
"altre" scuderie, quali Lotus, Cooper, BRM e Lola; la prima guidata da
Jim Clark e progettata da Chapman, si presentava con un telaio molto
particolare, costituito da una trave centrale allo scopo di assicurare
a tempo stesso una migliore penetrazione aerodinamica ed una migliore
tenuta di strada.... si trattava di un concetto primitivo di
monoscocca, dagli anni avvenire sino ai giorni nostri tutte le vetture
si avalleranno del medesimo concetto!!!
A vincere la prima gara, fu però un'altro inglese Graham
Hill al volante di una BRM P56 con motore Coventry-Climax. Quindici
giorni dopo ad imporsi sul Gp di Montecarlo sarà invece il
sempre più convincente Bruce Mc-laren al volante di una
Cooper,
progettata in parte, dal pilota stesso.
|
|
In Belgio a salire sul gradino più alto
del podio è un'altro pilota, Jim Clark sul circuito di Spa
l'inglese ha letteralmente dominato, così dopo due Gp
sfortunati anche il pilota Lotus si propone come possibile pretendente
al titolo di campione del mondo, in una stagione estremamente
equilibrata.
La quarta gara stagionale, successiva al Gp del Belgio, è
vinta da un' altro pilota (è la prima volta nella storia che
le prime quattro gare sono vinte da quattro diversi piloti), si tratta
di Dan Gurney su Porsche, in un Gp ad "eliminazione" Dan ha avuto una
straordinaria costanza che lo porta a tagliare per primo il traguardo.
In inghilterra sul circuito di Aintree è ancora Clark a
vincere, il pilota Lotus riduce così ad un solo punto lo
svantaggio nei confronti di Graham Hill, leader della classifica
mondiale. Il pilota BRM, allunga nuovamente il suo vantaggio, proprio
nel successivo Gran Premio, quello di Germania: dove trionfa senza
troppe difficoltà, facilitato dal prematuro ritiro, per
motivi tecnici, di Jim Clark. Anche sul circuito di Monza è
Hill a vincere, ma questa volta Clark gli è subito dietro. |
Il Gran Premio di Germania 1962 si è svolto domenica 5 agosto 1962 al Nürburgring.
La gara è stata vinta da Graham Hill su BRM, seguito da John Surtees su Lola e da Dan Gurney su Porsche.
Il Gran Premio d'Italia 1962 si è svolto domenica 16 settembre 1962 all'Autodromo Nazionale di Monza.
La gara è stata vinta da Graham Hill su BRM, seguito dal
compagno di squadra Richie Ginther e da Bruce McLaren su Cooper
|
Quando mancano due Gran Premi alla fine del mondiale è
matematico che solo Clark e Hill possono ambire al titolo mondiale. La
stagione, dunque, si concluderà all'insegna del duello
Clark-Hill.
Il primo avrà la meglio sul penultimo circuito del mondiale;
l'ultimo gp vedrà saldamente al comando per 59 giri lo
stesso Clark, ma una nuvola nera negli specchietti della sua vettura lo
obbligherà al ritiro, così a vincere la gara e ad
aggiudicarsi il titolo mondiale per la prima volta sarà
Graham Hill; pilota non velocissimo ma estremamente costante e dotato
di un intelligenza fuori dal comune; ha cominciato la sua carriera come
meccanico nella scuderia di Chapman; lo stesso Chapman gli permise di
provare una sua vettura e ne rimase piacevolmente sorpreso..... aveva
stoffa.
Hill passo alla BRM tre anni prima poichè riteneva troppo
pericolose per l'incolumità del pilota le soluzioni adottate
dalle vetture Lotus. |
CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA GRAN BRETAGNA FA IL PRIMO
EN-PLEIN MONDIALE (PILOTA-VETTURA-MOTORE SONO BRITANNICI). IN PRECEDENZA SOLO
L'ITALIA ERA RIUSCITA NELL'IMPRESA (MA MANCAVA IL TITOLO COSTRUTTORI), INOLTRE
LA BRM E LA VANWALL SONO LE UNICHE DUE SQUADRE INGLESI AD AVER VINTO TITOLI
MONDIALI UTILIZZANDO MOTORI DI PROPRIA CONCEZIONE.
NEL
GRAN PREMIO DI FRANCIA VINCE DAN GURNEY CON LA PORSCHE-PORSCHE DOPPIANDO TUTTI,
VENDICANDOSI COSÌ DELLA SCONFITTA DELL'ANNO PRECEDENTE PER UN DECIMO DI SECONDO
ED È LA PRIMA E UNICA VITTORIA DELLA SQUADRA PORSCHE IN FORMULA 1.
NEL
GRAN PREMIO DI GERMANIA DISPUTATO TUTTO SOTTO LA PIOGGIA GRAHAM HILL REALIZZA IL
GPV IMPIEGANDO BEN 10 MINUTI 12 SECONDI E 2 DECIMI E DIVENTA COSÌ IL GPV CON IL
TEMPO PIÙ LUNGO.
IL
PUNTEGGIO VIENE MODIFICATO ANCHE NEL CAMPIONATO COSTRUTTORI E DIVENTA COSÌ
IDENTICO A QUELLO PILOTI, 9 PUNTI ANCHE ALLA VETTURA CHE VINCE IL GRAN PREMIO.
NEL
GRAN PREMIO D'ITALIA PER LA PRIMA VOLTA IL CRONOMETRAGGIO È PIÙ PRECISO
DURANTE LE PROVE DI QUALIFICAZIONE (CENTESIMI) PIUTTOSTO CHE IN GARA (DECIMI).
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1963 - Lotus Climax 25
Jim CLARK
La stagione 1963 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 fu, nella storia della categoria,
la 14ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 6ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
Iniziò il 26 maggio e terminò il 28 dicembre, dopo 10 gare.
Al termine della stagione risultarono vincitori Jim Clark e il Team Lotus, entrambi
alla loro prima affermazione mondiale.
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Dominio Jim Clark
- 1963 -
|
Gran Bretagna (Kilmany, Scozia)
|
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il : |
04 Mar 1936 |
|
Dal - al :
|
1960 - 1968
|
Morto : |
07 Apr 1968 |
|
Presenze
:
|
73 |
Anni : |
32 01 03 |
|
G.P.
iniziati
|
72 |
|
Vittorie : |
25 |
|
Podio
:
|
32 |
Pole - Positions : |
23 |
|
Prima fila : |
48 |
Giri veloci : |
28 |
|
Mondiali : |
1963 - 1965 |
|
|
1963 - Dominio Jim Clark
|
|
La stagione 1963 sarà letteralmente
dominata da Jim Clark; il pilota inglese, sempre al volante di una
Lotus, aveva già dimostrato di meritare il titolo il
precedente anno, ma a causa della poca affidabilità della
sua Lotus si era ritrovato "a piedi" diverse volte; l'incostanza
tecnica della sua vettura e la straordinaria determinazione di Graham
Hill avevano fatto di quest'ultimo il campione del mondo 62.
Clark e Hill, gli antipodi della personalità umana, il primo
cordiale e brillante in privato taciturno alla presenza di estranei;
tutto il contrario di Graham, che davanti a una folta platea o con un
microfono in mano è un vero gentleman. Jim pur non avendo
l'estro di Hill è un uomo semplice e buono fatto di poche
parole e solidi principi, i suoi meccanici lo adorano, la folla di
tutto il mondo impazzisce per lui.
La Lotus 25 progettata dall'abile Chapman nell'anno 1963 è
davvero un'altra cosa, la vettura oltre ad essere competitiva si
dimostra estremamente affidabile..... al volante di un gioiello del
genere Clark ha, davvero vita, facile. |
Si comincia a Montecarlo, sul tracciato cittadino
Clark guadagna quasi da subito la testa della gara, il cedimento di una
sospensione decreteranno l'ennesimo (ed ultimo) ritiro di Clark e la
consueta vittoria del campione del mondo in carica Graham Hill.
Nelle quattro gare che seguiranno Jim Clark farà il vuoto,
è incredibile maledettamente veloce, estremamente preciso e
paurosamente costante; laddove gli altri piloti, compreso lo stesso
Hill, arrivano dopo una lunga preparazione, Clark arriva con l'istinto.
Ha talento, è diverso dai normali piloti, le sue attitudini
e la sua caratteristiche sono fuori dal comune... è lui a
dover raccogliere l'eredità lasciata da Fangio e Moss..
è lui...... il migliore del momento!!!
In Germania, si rivede, invece la Ferrari che dopo una stagione penosa
comincia a ristabilirsi e a pensare in grande; alla guida del bolide
rosso è Surtess, subito dietro c'è il solito
Clark.
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Il Gran Premio del Messico 1963 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 3 novembre 1963 sul circuito Magdalena Mixhuca
di Città del Messico. La gara fu vinta da Jim Clark, alla guida di una Lotus - Climax.
|
|
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MONZA 1963 CLARK VINCE IL GP DI MONZA
E SI LAUREA
CAMPIONE DEL MONDO.
|
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1963 - LA LOTUS VINCE IL SUO PRIMO TITOLO
COSTRUTTORI. |
Quindici giorni dopo in Italia il pilota della Lotus ritorna ad essere
primo, alla conclusione di una gara che lo ha visto in testa
dall'inizio alla fine. Gli ultimi tre gran premi della stagione saranno vinti, uno da Graham
Hill e gli altri due dal solito Clark che dopo aver vinto sette gare
sulle dieci disputate si laurea "a pieni voti" campione del mondo 1963.
Il binomio Chapman Clark - comincia così a raccogliere i
frutti di una lunga e difficile preparazione che da adesso in poi
riserverà all'indissolubile binomio inglese grandi
soddisfazioni... |
Il Gran Premio del Sudafrica 1963 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 28 dicembre 1963
sul Prince George Circuit di East London.
La gara, ultima del Campionato 1963, fu vinta da Jim Clark, alla guida di una Lotus - Climax.
|
CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: CLARK REALIZZA NUMEROSI
RECORD RIGUARDANTI I GIRI IN TESTA PERCORSI IN UN ANNO RELATIVI AL CAMPIONATO
(71,469%), LE VOLTE A PODIO RELATIVE AL CAMPIONATO (90%) E PUNTI CONSECUTIVI
(94) CHE GLI APPARTENGONO TUTTORA.
LAUREANDOSI
CAMPIONE DEL MONDO, JAMES CLARK, DIVENTA IL TERZO PILOTA BRITANNICO A
RAGGIUNGERE TALE RISULTATO. LA GRAN BRETAGNA DIVENTA QUINDI DAL 1963 IN POI LA
NAZIONE CON IL MAGGIOR NUMERO DI PILOTI CAMPIONI DEL MONDO.
SI
VERIFICA L'ULTIMA PARTECIPAZIONE IN FORMULA 1 DI UNO DEI PILOTI CHE AVEVA CORSO
AD INDIANAPOLIS NEGLI ANNI IN CUI VALEVA PER LA FORMULA 1 STESSA: RODGER WARD
CHE, DOPO IL TENTATIVO DEL 1959 CON UNA PROPRIA VETTURA E MOTORE, DECIDE DI
AFFIDARSI AD UNA VETTURA COSTRUITA APPOSITAMENTE PER LA FORMULA 1, LA LOTUS CON
IL MOTORE BRM. PERCORRE PIÙ KM DEL TENTATIVO DEL 1959 MA SI RITIRA UGUALMENTE.
JAMES
CLARK, INVECE, PARTECIPA ALLA 500 MIGLIA DI INDIANAPOLIS TERMINANDO SECONDO,
VITTIMA DI UN'INGIUSTIZIA. A POCHI GIRI DALLA FINE LA VETTURA DI RUFUS PARNELLI
JONES, IN TESTA ALLA CORSA, COMINCIA A PERDERE OLIO RENDENDO LA PISTA SCIVOLOSA
E PERICOLOSISSIMA. CLARK SECONDO, GIÀ MOLTO VICINO, NON PUÒ TENTARE IL
SORPASSO PER VIA DELLE PRECARIE CONDIZIONI DI ADERENZA DELLA PISTA.
|
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1964 - Ferrari 158
John SURTEES
La stagione 1964 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 15ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 7ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 10 maggio e terminata il 25 ottobre, dopo 10 gare.
Il titolo dei piloti è andato per la prima volta a John Surtees
e il titolo costruttori
per la seconda volta alla Ferrari
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Trionfa Surtees... il
figlio del vento
|
Gran Bretagna (Tatsfield, Surrey)
Anagrafica
|
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Attività in F.1
|
Nato il
: |
11 Feb
1934 |
|
Dal - al :
|
1960 - 1972
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
111 |
|
Vittorie
: |
6 |
|
Podio :
|
24 |
Pole -
Positions : |
8 |
|
Prima fila
: |
21 |
Giri veloci
: |
11 |
|
Mondiali
: |
1964 |
|
1964 - Trionfa Surtees... il
figlio del vento
Domenica 10 Maggio, sul lungomare di Montecarlo,
Jim Clark, perte dalla pole position, la quattordicesima della
carriera. Al suo fianco c'è Jack Brabham sulla sempre
più competitiva monoposto che porta il suo nome. In seconda
fila sono allineati Graham Hill con la prima BRM monoscocca e la
Ferrari di John Surtees sulla quale è stato montato il nuovo
motore a otto cilindri.
L' enorme classe di Clark emerge in tutta la
sua magnificenza nelle prime fasi della gara, quando sulla sua Lotus si
stacca la barra posteriore stabilizzatrice. Jim è in testa
dalla partenza e ha già accumulato un discreto vantaggio
sugli inseguitori. Ma la sua vettura accusa un comportamento anomalo ;
Jimmy deve sfoderare il proprio talento per riuscire a tenere in pista
la monoposto in una pista come quella del Principato di Monaco. Clark,
riesce, comunque ad adattarsi a qualsiasi situazione con naturalezza
estrema e al 27° passaggio stabilisce addirittura il tempo
più veloce sul giro. La magia della guida di Clark continua
per altri nove giri, fino a quando la barra posteriore si sposta in una
posizione pericolosa. Chapman se ne accorge e richiama ai box il suo
pilota. I meccanici la staccano completamente e lo scozzese torna in
pista. Vince così Graham Hill; Clark viene classificato al
quarto posto, la stessa pozione che occuperà Hill al termine
del successivo Gran Premi di Olanda, che Clark vince da dominatore
doppiando tutti.
A Spa è ancora Clark a trionfare. IL 28 Giugno si svolge il Gran Premio dell'Automobile CLub di Francia
che rende finalmente giustizia alla classe ed alla tenacia di Dan
Gurney. Per trenta giri Clark conduce la gara davanti a Gurney. E' un
bel duello, con i due piloti che, a turno, guadagnano l'uno nei
confronti dell'altro in un esaltante botta e risposta. Il padre di
Clark rivelerà anni dopo che Dan è stato l'unico
pilota temuto veramente dal figlio Jimmy.
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Il Gran Premio di Germania 1964 fu la sesta gara della stagione 1964 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 2 agosto
al Nürburgring.
La corsa vide la vittoria di John Surtees su Ferrari, seguito da Graham Hill su BRM e da
Lorenzo Bandini su Ferrari.
Durante le prove, alla curva Bergwerk, avvenne l'incidente che portò alla morte del pilota olandese Carel Godin de Beaufort.
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Al Nurburgring, ai primi d'Agosto, la musica cambia. Mentre Clark si
ritira all'ottavo giro, John Surtees, già il più
veloce nelle prove, va a cogliere un meritato successo. Alle sue spalle
conclude Grahm Hill che, complice il ritiro di Clark, si porta
nuovamente al comando della classifica iridata. Ma nella lotta per il
titolo mondiale entra ora in gioco anche Surtees. Il ferrarista nelle
ultime due gare è esaltante: terzo tempo in Inghilterra,
pole e vittoria in Germania. La Ferrari tornata ai vertici sta
spingendo sempre più in alto.
Domenica 6 Settembre, è in calendario la terz'ultima prova
del campionato del mondo 64. E Surtess non delude: nelle prove
è il più veloce; i suoi diretti avversari nella
corsa al titolo strappano soltanto il terzo ed il quarto miglior tempo.
Il mese decisivo è ottobre, che vede la
disputa di due gare: Il gran premio degli Stati Uniti a Watkins Glen e
quello del Messico. Per la Ferrari che ha portato a termine una
rincorsa non solo sportiva ma anche tecnica nei confronti delle squadre
inglesi il momento non potrebbe essere migliore, e invece la scuderia
di Maranello è in subbuglio. Il drake è ai ferri
corti con l'autroità sportiva italiana; e così le
monoposto schierate negli ultimi due GP non sono dipinte nella classica
livrea rossa dell'Italia motoristica, bensì nell'insolita
tenuta bianca e blu degli USA........ rosse o bianco-blu le Ferrari
restano veloci ed affidabili: Surtees compie tuttavia un errore.
Sbaglia a cambiare, la vetture resta qualche secondo senza alcuna
marcia inserita e finisce fuoripista, il pilota inglese riesce tuttavia
a controllarla e a rimetterla sull'asfalto. Ma perde una ventina di
secondi, troppi per poter pensare di riacciuffare Grahm Hill, che va a
vincere. Nonostante il ritiro di Clark e l'errore di Surtees, Watkin
Glen non ha risolto la lotta per il titolo mondiale. Il 10° GP
sarà dunque decisivo.
Alla partenza Jim Clark va subito all'attacco; in una curva veloce Hill
si accosta a Bandini all'esterno, il ferrarista resiste... le due
macchine si urtano la BRM va in testacoda ed esce di strada, il pilota
inglese è costretto a rientrare ai box. La rincorsa al
titolo 64 di Graham Hill si ferma qui anche se il pilota di Londra
continua giungerà al traguardo solo undicesimo e con Bandini
sarà polemica. Surtees arranca mentre Clark conduce in
perfetta solitutdine; ma a dieci giri dal termine la Lotus numero uno
inizia a perdere velocità, Dan Gurney passa la Lotus e si
porta in testa, al successivo passaggio il box Ferrari chiede a Lorenzo
di scambiare la propria posizione con John. Clark sta perdendo terreno
ma perchè Surtees diventi campione del mondo è
necessario che metta insieme più punti possibili. Bandini
rispetta gli ordini e lascia passare John. Dan Gurney completa l'ultimo
giro, si aspetta Clark, che è transitato il giro precedente
ad andatura ridotta, ma pur sempre in seconda posizione... ma il
destino dispone altrimenti, mentre si aspetta la lotus verde e gialla
di Jimmy, ecco comparire la ferrari bianca e blu di Surtees
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Il Gran Premio d'Italia 1964
fu l'ottava gara della stagione 1964 del Campionato mondiale di Formula
1, disputata il 6 settembre all'Autodromo nazionale di Monza. Divenne
l'ultima per Maurice Trintignant, dopo la sua carriera di 14 anni nella
Formula 1.
Il pilota statunitense Phil Hill, dopo l'incendio nel Gran Premio precedente, fu sostituito da John Love di Rhodesia.
La corsa vide la vittoria di John Surtees su Ferrari, seguito da Bruce McLaren su Cooper-Climax e da Lorenzo Bandini su Ferrari.
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Con il successo John Surtees entra nella storia del motorismo.
L'inglese è infatti il primo (e fino ad oggi unico) uomo ed
essere diventato campione del mondo sia nelle quattro quanto nelle due
ruote.
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La stagione 1964 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 15ª ad assegnare il Campionato Piloti
e la 7ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 10 maggio e terminata il 25 ottobre, dopo 10 gare.
Il titolo dei piloti è andato per la prima volta a John
Surtees e il titolo costruttori per la seconda volta alla Ferrari.
Ferrari 158
Mauro Forghieri e John Surtees con la Ferrari 158 vincitrice del campionato mondiale di F1 del 1964
Nel
1964 John Surtees, già sette volte
campione del mondo di
motociclismo, conquistò anche il titolo iridato di Formula 1 al
volante della
Ferrari. Fu il sesto mondiale piloti vinto dalla casa di Maranello, al
termine
di una delle stagioni più appassionanti della storia. Si
comincia con il Gran Premio di Montecarlo dove trionfa Graham Hill
(BRM), uno
dei re del Principato. Jim Clark (Lotus-Climax), campione del mondo
uscente,
viene attardato da noie al cambio quando è in testa e deve accontentarsi del
quarto posto, mentre Surtees si ritira.
Lo scozzese e il ferrarista arrivano primo e secondo a Zandvoort con Hill
quarto, Clark ripete il successo a Spa quando soffia la vittoria alla Brabham di
Dan Gurney rimasta senza benzina all'ultimo giro. Hill è quinto.
A Rouen l'unico dei tre ad andare a punti è proprio il "baffo
volante", secondo dietro a Gurney, a Brands Hatch Surtees, dopo due ritiri
consecutivi, si piazza alle spalle dei due dominatori della prima metà
stagione. Clark vince per una manciata di secondi su Hill.
A questo punto l'ex motociclista, che ha un ritardo in classifica di 20
lunghezze da Clark e di 16 da Hill, comincia una miracolosa rimonta, mentre lo
scozzese inizia una serie nera di cinque abbandoni di fila che comprometteranno
le sue chances di riconquista del titolo.Sul Nürburgring Surtees fa il bis dell'anno precedente battendo Hill, in
Austria trionfa il suo compagno di squadra Lorenzo Bandini. A Monza l'inglese
della Ferrari torna alla vittoria, Hill lo fa a Watkins Glen dopo due ritiri
consecutivi proprio davanti a Surtees.
Si arriva alla gara decisiva in Messico. Hill è al comando con 39
punti, Surtees ne ha 34 e Clark 30. Lo scozzese e l'inglese
della BRM prendono la testa, a questo punto Clark è campione per maggior
numero di vittorie perché Surtees è quinto, dietro a Gurney e Bandini. A tre
giri dalla fine Clark comincia a rallentare per noie al motore e all'ultima
tornata dovrà ritirarsi ma verrà ugualmente classificato quinto. Il
campione adesso è Hill, ma quando mancano due giri si ferma
anch'egli lungo il percorso. Gurney è in testa seguito da Bandini che rallenta
moltissimo per lasciar passare Surtees e permettergli di conquistare quei
sei punti che lo laureano, inaspettatamente, campione del mondo.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: SURTEES DIVENTA IL PRIMO ED
UNICO CAMPIONE DEL MONDO DELLE DUE E DELLE QUATTRO RUOTE, INFATTI ERA GIÀ STATO
CAMPIONE DEL MONDO NEL MOTOMONDIALE PER PARECCHI ANNI. NON È INVECE L'UNICO CHE
SI È CIMENTATO IN ENTRAMBE LE CATEGORIE; DA RICORDARE PAGANI CHE HA VINTO IL
MOTOMONDIALE NEL 1949 E NEL 1950 ERA IN FORMULA 1 E HAILWOOD, CHE HA VINTO
ANCH'EGLI PER PARECCHI ANNI NELLE MOTO E HA POI DEBUTTATO IN FORMULA 1 NEL 1963.
IL
PILOTA INGLESE SURTEES PER VIA DEL PARTICOLARE MODO IN CUI HA VINTO IL TITOLO
RESTERÀ PER SEMPRE L'UNICO PILOTA A VINCERE IL TITOLO NON ANDANDO MAI IN TESTA
ALLA CLASSIFICA (NEMMENO DOPO L'ULTIMA CORSA DI CAMPIONATO). NEGLI ANNI
PRECEDENTI E NEI SUCCESSIVI INFATTI NON RIUSCÌ MAI A PORTARSI IN TESTA.
CONSIDERANDO LA CLASSIFICA IN BASE AI PUNTI VALIDI E NON EFFETTIVI, LA FERRARI
REALIZZA QUI IL RECORD RELATIVO ALLA VITTORIA NEL MONDIALE COSTRUTTORI COL
MINIMO SCARTO SUL SECONDO, SOLO 3 PUNTI LA DIVIDONO DALLA BRM. INOLTRE LA
FERRARI VINCE PER LA SESTA VOLTA IL TITOLO PILOTI ALLONTANANDOSI SEMPRE PIÙ
DALLE ALTRE SQUADRE FERME A QUOTA DUE (ALFA ROMEO, COOPER, MASERATI E MERCEDES).
NEL CAMPIONATO COSTRUTTORI RAGGIUNGE INVECE LA VETTA CON DUE TITOLI, CIOÈ LA
COOPER.
SI
VERIFICA L'ULTIMO CASO DI SCAMBIO DI VETTURE IN UNA GARA. AVVIENE AL GRAN PREMIO
DEGLI STATI UNITI E PROTAGONISTI SONO JAMES CLARK E MIKE SPENCE CON LE LORO
LOTUS-CLIMAX. ERA SUCCESSO CHE CLARK AVEVA AVUTO DEI PROBLEMI QUANDO ERA IN
TESTA ALLA CORSA, LA SQUADRA ALLORA DECISE DI FAR FERMARE SPENCE E CLARK SALITO
SULLA VETTURA DEL COMPAGNO GIUNSE SETTIMO. DA RICORDARE CHE COMUNQUE È DAL 1958
CHE I PILOTI CHE DIVIDEVANO L'ABITACOLO NON PRENDEVANO PUNTI. QUESTO PER
DIFFERENZIARSI BENE DAL MONDIALE SPORT-PROTOTIPI CHE PREVEDEVA UN EQUIPAGGIO DI
DUE-TRE PILOTI A VETTURA. LA MANOVRA DI CLARK ERA MOTIVATA DAL FATTO CHE
GIUNGENDO EVENTUALMENTE PRIMO AVREBBE ALMENO TOLTO PUNTI AGLI ALTRI. |
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1965 - Lotus 33
Jim CLARK
La stagione 1965 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 16 a ad assegnare il Campionato Piloti e l'8 a ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 1º gennaio e terminata il 24 ottobre, dopo 10
gare.
Il titolo piloti è andato a Jim Clark e il titolo
costruttori alla Lotus.
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Clark-Chapman, la
strana...(e vincente) coppia
- 1965 -
|
Anagrafica
|
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Attività in F.1
|
Nato il : |
04 Mar 1936 |
|
Dal - al :
|
1960 - 1968
|
Morto : |
07 Apr 1968 |
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Presenze
:
|
73 |
Anni : |
32 01 03 |
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G.P.
iniziati
|
72 |
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Vittorie : |
25 |
|
Podio
:
|
32 |
Pole - Positions : |
23 |
|
Prima fila : |
48 |
Giri veloci : |
28 |
|
Mondiali : |
1963 - 1965 |
|
|
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1965 - Clark-Chapman, la
strana...(e vincente) coppia
Il Gran Premio d'Olanda 1965
fu la sesta gara della stagione 1965 del Campionato mondiale di Formula
1, disputata il 18 luglio sul Circuito di Zandvoort. La corsa vide la
vittoria di Jim Clark su Lotus-Climax, seguito da Jackie Stewart su BRM
e da Dan Gurney su Brabham-Climax.
|
|
|
La prima gara della stagione, il GP del Sud-Africa
è stato spostato da ultima gara in campionato a prima: Clark
vince senza problemi, in testa dalla partenza all'arrivo la Lotus 33
è la degna erede del modello 25.
Il 30 maggio, cinque mesi dopo la gara di apertura, il GP di Monaco
apre la parte europea della stagione. Clark non c'è, sta
gareggiando ad Indianapolis; Graham Hill coglie, al volante della sua
BRM, la terza affermazione consecutiva sul circuito del principato:
Hill vince partendo dalla posizione al palo, ma in gara, dopo essere
stato al comando nelle fasi iniziali, per evitare un concorrente in
difficoltà, la prima guida BRM perde oltre mezzo minuto.
Scivola in quinta posizione, ma con una rimonta favolosa torna al
comando poco dopo metà corsa. Nell'ambiente c'è
già chi lo considera il re, indiscusso, di Montecarlo.
Il 13 giugno, Jim Clark freschissimo vincitore
della 500 miglia di Indianapolis, affronta sul circuito di Spa la
seconda gara della sua stagione.
La vittoria ne GP del Beglio
sarà per Jimmy la quarta di fila.
Spa, Clermond-Ferrand, Silverstone, Zandvoort e Nurburging: cinque
vittorie equivalgono a 45 punti. Sommati ai nove della vittoria in SUd
Africa, Jim Clark il 1° Agosto ne ha 54. E' il punteggio
più alto che un pilota puo conseguire in una stagione in cui
il regolamento del campionato prescrive che non possano conteggiare
più di sei risultati.
E' evidente che tanto Chapman quanto Clark avrebbero avuto successo in
F1 anche se le loro strade non si fossero mai incontrate. Ma
è fuori discussione che i due si completino; Clark crede
ciecamente in Chapman, nelle sue cognizioni tecniche e nel suo
giudiuzio. La loro relazione è tale che per tutta la durata
del loro rapporto Clark non affrontera mai il discorso dell'ingaggio.
Jimmy non metterà mai in discussione il fatto che la
stagione successiva, anno dopo anno, egli guiderà per
Chapman.....
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Il Gran Premio del Belgio 1965 fu la terza gara della stagione 1965 del Campionato mondiale di Formula 1, disputata il 13 giugno
sul Circuito di Spa-Francorchamps.
La corsa vide la vittoria di Jim Clark su Lotus-Climax, seguito da Jackie Stewart su BRM e Bruce McLaren su Cooper-Climax.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA LOTUS CONQUISTA IL SUO
SECONDO TITOLO COSTRUTTORI RAGGIUNGENDO IN VETTA LA COOPER E LA FERRARI, E ANCHE
PER QUANTO RIGUARDA I TITOLI PILOTI E COSTRUTTORI VINTI NELLO STESSO ANNO; DUE
CLASSIFICHE NELLE QUALI INVECE IL MOTORE CLIMAX PRIMEGGIA AVENDO VINTO IL
PROPRIO QUARTO TITOLO PILOTI, COSTRUTTORI ED ENTRAMBI NEGLI STESSI ANNI.
CLARK
VINCE MATEMATICAMENTE IL TITOLO MONDIALE CON TRE GARE D'ANTICIPO MA È LA DATA
IL FATTO CURIOSO, È IL 1° AGOSTO E NESSUN ALTRO PILOTA DIVENTERÀ CAMPIONE COSÌ
PRESTO NEL CALENDARIO. INVECE IL PILOTA DIVENTATO CAMPIONE PIÙ TARDI DI TUTTI
RIMANE GRAHAM HILL NEL 1962 IL 29 DICEMBRE.
TORNA
A GAREGGIARE ANCORA L'ALFA ROMEO, MA SEMPRE IN VESTE DI VETTURA PRIVATA NEL SOLO
GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA CON IL PILOTA SUDAFRICANO PETER DE KLERK.
IL
GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA VIENE DISPUTATO IL 1 GENNAIO MENTRE LE PROVE SONO
DISPUTATE NEL DICEMBRE DEL 1964! CASO UNICO INSIEME AL GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA
EDIZIONE 1968.
SEMPRE
IN SUDAFRICA, AUMENTA IL NUMERO DI MOTORI FORD PRESENTI: ORA VIENE UTILIZZATO
DAI PILOTI PRIVATI DI LOTUS, BRABHAM E COOPER, COMUNQUE NON PIAZZANDOSI ANCORA
IN ZONA PUNTI.
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1966 - Brabham BT19 /20 Repco
Jack BRABHAM
La stagione 1966 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 17ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 9ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 22 maggio e terminata il 23 ottobre, dopo 9 gare.
Il titolo dei piloti
andò a Jack Brabham, Campione del Mondo per
la terza volta in carriera;
il titolo costruttori fu vinto dal team del
pilota australiano, la Brabham.
|
Black-Jack sorprende tutti
con la "sua" Brabham
- 1966 -
|
Il Gran Premio di Francia 1966
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 3 luglio 1966 sul Circuito di
Reims. Fu la terza prova del mondiale 1966 e vide la vittoria di Jack Brabham su Brabham-Repco, seguito da Mike Parkes e da Denny Hulme.
Da segnalare che alla Ferrari,
Mike Parkes ha sostituito John Surtees che, dopo una clamorosa rottura
si è trasferito alla Cooper.
Esordisce in gara la Lotus 43 cobn il nuovo motore 16 cilindri BRM
|
|
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato
il : |
02
Apr 1926 |
|
Dal - al :
|
1955 - 1970
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
123 |
|
Vittorie
: |
14 |
|
Podio :
|
31 |
Pole
- Positions : |
13 |
|
Prima
fila : |
38 |
Giri
veloci : |
12 |
|
Mondiali
: |
1959
- 1960 - 1966 |
|
|
|
|
Auto: |
|
Brabham-Repco |
|
Motore: |
|
V-8 Oldsmobile |
|
Maker: |
|
Brabham |
|
Alesaggio x Corsa: |
|
88.9 X 60.3 mm |
|
Anno: |
|
1966 |
|
Capacità: |
|
2.996 CC |
|
Classe: |
|
Formula 1 |
|
Energia: |
|
315 CV a 7.800 giri al minuto |
|
passo: |
|
91 in |
|
Traccia: |
|
56 in |
|
Gli appunti: |
|
Totale peso 1.259 lb Ruote: Originariamente 13 nella nella parte
anteriore e posteriore sono stati aggiornati a 8x15 nella parte
anteriore e nella parte posteriore 10x15 |
- See more at:
https://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&prev=search&rurl=translate.google.it&sl=en&sp=nmt4&u=http://www.grandprixhistory.org/brab.htm&usg=ALkJrhhdKMo761Gm01g_HonB5lYuauOvZQ#sthash.NiBLP23t.dpuf
1966 - Black-Jack sorprende tutti
con la "sua" Brabham
La nuova formula che prescrive a partire dal 1966
in 3000 centimetri cubici la cilindrata massima dei motori trova
impreparate una buona metà delle squadre di F1.
La Ferrari monta un dodici cilindri di tre litri a nuova concezione.
Dodici è il numero perfetto dei cilindri in casa Ferrari e
la scuderia di Modena gode naturalmente dei favori dei pronostici. I
suoi piloti per la nuova stagione sono John Surtees, il campione del
mondo 1964, e il sempre più collaudato Lorenzo Bandini.
La soluzione più vistosa è elaborata dalla BRM,
insieme alla Lotus, la squadra inglese è quella che nei
primi mesi del 66 accusa il maggiore ritardo. Il capo progettista Ruud
rispolvera così una soluzione tecnica originale anche se non
nuova. Avendo a disposizione un motore da 1,5 litri di cilindrata,
cioé la metà di quanto consente il nuovo
regolamento, Rudd non fa altro che unire due motori. Un motore: 1500
cc; due motori 3000 cc, nasce così il sedici cilindri BRM -
otto cilindri più otto - un ibrido che fonde due motori di
1500 cc di cilindrata, sovrapposti e uniti. |
|
Il 12 giugno è in programma il GP del Belgio a Spa. E' la
seconda prova del campionato del mondo 1966. Tre settimane prima il
mondiale ha fatto il propio debutto sulle strade del Principato di
Monaco.
La vittoria è andata a Jacky Stewart su BRM. Il Gran
premio del Belgio 1966 è tuttavia importante per un episodio
decisamente "singolare nel suo genere": Sullo schieramento di partenza
non piove, ma tutti i piloti sanno come le condizioni atmosferiche
possano variare su un circuito lungo come quello di Spa, che per alcuni
chilometri si addentra nel fitto del bosco delle Ardenne.
Il diluvio
aspetta i piloti nella parte del tracciato chiamata Malmedy. Sull'acqua
la Cooper a motore Maserati di Bonnier si gira e trascina fuori strada
la Lotus di Spance, il compagno di squadra di Clark. Poco
più avanti altre due macchine finiscono fuori pista. Sono la
Brabham di Hulme e una seconda Cooper-Maserati di Jo Siffert, i due
piloti finiscono la loro corsa fuori pista. Hill all'entrata della
curva Masta perde aderenza; il campione inglese incoccia in un vero e
propio torrente che taglia trasversalmente la sede stradale. Non puo'
fare nulla per evitarlo e lo investe con la propria BRM. La vettura del
pilota londinese scavalca il ciglio della strada, finendo in una
piccola scarpata e concludendo la propria corsa contro un masso di
cemento.
|
|
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Graham Hill non subisce alcuna ferita, sta per uscire dalla sua BRM
quando, poco oltre, vede la vettura del suo compagno di squadra:
Stewart ha finito la sua corsa non distante; ma la situazione appare
subito più grave... nella caduta giù per la
stessa scarpata in cui è terminata la corsa di Hill, la BRM
del pilota scozzese ha subito danni più gravi rispetto alla
vettura gemella. Il serbatoio si è rotto e la benzina sta
uscendo; Jacky appare dolorante e impossibilitato a lasciare il posto
di guida. Graham Hill tenta invano di estrarlo; nella stessa scarpata
è finita anche una terza BRM, portata in corsa da Bondurant,
benchè sanguinante da un labbro e dolorante per la rovinosa
uscita di strada, il francese intuisce subito la gravità
dell'incidente di Stewart e si affretta a dare una mano a Hill..... ma
niente da fare.
Mentre Bondurant rimane con Stewart, Hill va a cercare aiuto. In quel
punto del tracciato di Spa non ci sono commissari di pista e non
c'è alcun medico. Graham trova uno spettatore in possesso di
una chiave inglese con cui riesce a svitare il volante della BRM e a
far uscire finalmente Stewart. Ma scongiurato il pericolo di un
incendio I due soccorritori si trovano a dover far fronte a un
emergenza senza alcun conforto medico. Stewart è dolorante
in varie parti del corpo, segno che deve aver subito diverse fratture.
Hill e Bondurant lo sollevano e lo portano nell'abitazione
più vicina, una specie di fattoria. Lo spogliano degli
indumenti da corsa, fradici di benzina, mentre stanno compiendo
l'operazione nella stanza entrano due suore che non intuendo la
gravità della situazione, restano perplesse alla vista di
due uomini che ne spogliano un terzo. I soccorsi non arrivano. Graham
Hill prende il telefono e riesce a mettersi in contatto con la
direzione di gara, l'ambulanza arriva dopo oltre venti minuti, ma
l'odissea del giovane pilota scozzese non è finita:
l'ambulanza si mette in marcia diretta verso la cittadina di Verviers,
ma ad un certo punto perde la scorta che le è stata
assegnata; l'autista non sa come giungere a destinazione,
sarà solo dopo un ulteriore perdita di tempo che Stewart
riuscirà a raggiungere l'ospedale, dove gli verrano
somministrate le prime cure.
E' naturalmente una situazione insostenibile!!!! Jacky decide
così di impegnarsi in prima persona affinchè le
gare diventino uno sport più sicuro: tanto per chi le
pratica quanto per chi vi assiste. |
Il Gran Premio di Francia 1966
fu una gara di Formula 1, disputatasi il 3 luglio 1966 sul Circuito di
Reims. Fu la terza prova del mondiale 1966 e vide la vittoria di Jack
Brabham su Brabham-Repco, seguito da Mike Parkes e da Denny Hulme.
Da segnalare che alla Ferrari, Mike Parkes ha sostituito John Surtees
che, dopo una clamorosa rottura si è trasferito alla Cooper.
Esordisce in gara la Lotus 43 cobn il nuovo motore 16 cilindri BRM
|
Dopo Reims Brabham precede Bandini di soli due
punti. Il pilota-costruttore australiano domina la gara di Brands Hatch
sin dalle prove in cui stabilisce con facilità il miglior
tempo; la Brabham-Repco è una vettura semplice ma solida e
veloce. In occasione del successivo GP d'Olanda Brabham vince la terza
gara consecutiva dopo una grande corsa di Jim Clark, rimasto in testa
alla gara fino al 76° dei 90 giri previsti. Ormai Brabham
è irraggiungibile in testa alla classifica con
più del doppio dei punti del suo più vicino
rivale.
Così Jack Brabham si trova con il titolo di campione del
mondo a portata di mano. Nessuno avrebbe scommesso sull'ormai vecchio
pilota diventato costruttore, e invece già alla terza gara
della stagione Black Jack ha portato al successo la sua creatura.
Al Nurburging, nel corso del primo lunghissimo giro, Brabham sfila ad
uno ad uno i suoi più temibili rivali. E quando le monoposto
passano per la prima volta sul rettilineo del traguardo il pilota
australiano è già davanti a tutti. |
Il Gran Premio di Gran Bretagna 1966 fu una gara di Formula 1, disputatasi il 16 luglio 1966 sul Circuito di Brands Hatch.
Fu la quarta prova del mondiale 1966 e vide la vittoria di Jack Brabham
su Brabham-Repco, seguito da Denny Hulme e da Graham Hill.
Al gran premio non parteciparono le Ferrari.
Il Gran Premio di Germania 1966 fu una gara di Formula 1, disputatasi il 7 agosto 1966 sul Nürburgring.
Fu la sesta prova del mondiale 1966e vide la vittoria di Jack Brabham
su Brabham-Repco, seguito da John Surtees e da Jochen Rindt.
Il Gran premio è funestato dal grave incuidente di John Taylor,
che morirà circa un mese più tardi a causa delle ustioni procuratesi
dall'incendio susseguente all'urto della sua Brabham con la Matra
Formula 2 di Jacky Ickx (per rimpinguare la griglia di partenza
erano state ammesse, fuori classifica, anche delle vetture di Formula 2, mostrati in giallo nelle tabelle sottostanti).
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E' Monza ad incoronarlo campione del mondo per la terza volta, sei anni
dopo il secondo titolo.
CURIOSITÀ DELL'ANNATA: JACK BRABHAM VINCE IL SUO TERZO TITOLO MONDIALE ED È IL
PRIMO PILOTA A RAGGIUNGERE TALE RISULTATO DOPO FANGIO. QUESTO TITOLO È PERÒ IL
PRIMO ED UNICO VINTO DA UN PILOTA AL VOLANTE DI UNA VETTURA DI SUA COSTRUZIONE.
LA
STAGIONE 1966 RIMANE L'ULTIMA DISPUTATA CON MENO DI 10 GARE IRIDATE. LA FORMULA
1 DALL'ANNO SUCCESSIVO COMINCIA AD ESPANDERSI.
IL
MOTORE BRM A 16 CILINDRI USATO DALLA STESSA BRM E DALLA LOTUS RAPPRESENTA IL
MOTORE COL MAGGIOR NUMERO DI CILINDRI. TALE CONFIGURAZIONE DI MOTORE ERA STATA
UTILIZZATA INOLTRE SEMPRE DAL MOTORE BRM MONTATO SULLA BRM NEL 1951 NELLA
VERSIONE TURBO, MENTRE NELLA VERSIONE ASPIRATO ANCORA SULLA BRM DAL 1966 AL 1968
E SULLA LOTUS DAL 1966 AL 1967 MA VENNE ABBANDONATO PERCHÉ CONSUMAVA TROPPA
BENZINA E ANCHE PERCHÉ TROPPO POCO AFFIDABILE.
LE
PRIME DUE PRESENZE DI PHILIP HILL RAPPRESENTANO UN CASO ANALOGO A QUELLO DI DE
GRAFFENRIED NEL 54, IN QUANTO A MONACO E IN BELGIO, CORRE FUORI CLASSIFICA. CIÒ
È DOVUTO AL FATTO CHE EGLI CORRE CON UNA CINEPRESA MONTATA SULLA VETTURA PER
GIRARE DAL VIVO ALCUNE SCENE DEL FILM "GRAND PRIX". NEL GRAN PREMIO DI
MONACO CON UNA LOTUS-CLIMAX DISPUTA SOLO LE PROVE, QUALIFICANDOSI MA RINUNCIANDO
A PARTIRE, MENTRE IN BELGIO CON UNA MCLAREN-FORD COSTRUITA APPOSITAMENTE
PARTECIPA FINO AL RITIRO. ALTRE RIPRESE VERRANNO EFFETTUATE ANCHE CON L'AUSILIO
DI ALTRE VETTURE MA SOLO IN TEST PRIVATI. NEL GRAN PREMIO DEL BELGIO SI VERIFICA
COSÌ L'ULTIMO CASO DI UN PILOTA PARTECIPANTE CON UNA VETTURA DI FORMULA 1
CORRISPONDENTE AL REGOLAMENTO, MA FUORI CLASSIFICA. |
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1967 - Brabham BT 24
Denny HULME
La stagione 1967 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 18ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 10ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 2 gennaio e terminata il 22 ottobre, dopo 11 gare.
Il titolo dei piloti andò a Denny Hulme, mentre la Brabham si
aggiudicò il titolo costruttori
per il secondo anno consecutivo.
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L'innafidabilità della Lotus condanna Clark
- 1967 -
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Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il : |
18 Giu 1936 |
|
Dal - al :
|
1965 - 1974
|
Morto : |
04 Ott 1992 |
|
Presenze
:
|
112 |
Anni : |
56 03 16 |
|
G.P.
iniziati
|
112 |
|
Vittorie : |
8 |
|
Podio
:
|
33 |
Pole - Positions : |
1 |
|
Prima fila : |
23 |
Giri veloci : |
8 |
|
Mondiali : |
1967 |
|
1967 - L'innafidabilità della Lotus condanna Clark
Denny
Hulme si trova così in testa alla classifica del campionato del
mondo in virtù della vittoria a Montecarlo e del quarto posto in
Sudafrica a gennaio. Se la Lotus 49 di Clark tenesse fede alle promesse
della gara in Olanda Hulme rientrerebbe presto nei ranghi della
classifica. Invece propio la totale mancanza di affidabilità
della Lotus 49 è la principale complice nella scalata
verso il
titolo mondiale del grintoso pilota neozelandese.
La
Lotus 49 non delude Clark in Inghilterra, al via il più veloce
è Hill, che va in testa e ci resta per due terzi di gara, il
motore lo tradisce quando mancano 15 giri alla fine; al comando passa
Clark che salirà sul gradino più alto del podio seguito
da Hulme.
Al Nurburgring, il 6 agosto, Hulme torna alla vittoria, la
Lotus infatti si rivela essere ancora una volta inaffidabile,
appiedando Clark a soli quattro giri dalla partenza. Denny passa in
testa e sul traguardo precede il propio compagno e campione del mondo
in carica, nonchè titolare della squadra per la quale corre.
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Il Gran Premio di Germania 1967 fu una gara di Formula 1, disputatasi il 6 agosto 1967 sul Nürburgring.
Fu la settima prova del mondiale 1967 e vide la vittoria di Denny Hulme su Brabham-Repco, seguito da Jack Brabham e da Chris Amon.
Per la prima volta dopo 50 Gran Premi, nessun pilota di nazionalità britannica finisce a podio;
l'ultima volta era accaduto al Gran Premio di Francia 1962.
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Jack
Brabham vince il successivo GP in Canada, per la prima volta inserito
nel calendario mondiale, ma Hulme si difende bene dal ritorno del suo
caposquadra e termina la corsa al secondo posto. Il solito Jack
avvicina, ulteriormente, il compagno di squadra approfittando di una
sua battuta d'arresto a Monza.
Ma
è al GP del Messico che i due compagni-rivali del team Brabham
si giocano il titolo 1967: In prova nessuno dei due brilla, Brabham
stabilisce il quinto miglior tempo, Hulme il sesto; in gara non
c'è battaglia. Brabham passa presto in seconda posizione alle
spalle della Lotus di Clark. Hulme si accoda, due punti di scarto non
sono sufficienti a Brabham per superare in classifica il compagno.
Questo Hulme lo sa bene, per cui si accontenta di rimanere in attesa e
studiare le mosse dell'australiano. L'ordine della corsa non cambia
fino alla bandiera a scacchi. |
Gran Premio del Canada 1967
Jim Clark guida il plotone davanti a G. Hill, Stewart , Hulme , Gurney .
|
Denny
Hume è il nuovo campione del mondo, il primo neozelandese. Ha
solo 30 anni, ma i pochi capelli ed i lineamenti marcati lo fanno
sembrare più vecchio dello stesso Brabham, che ha 11 anni in
più. Hulme ha costruito il propio successo con estrema
regolarità e ha beneficiato della solidità della vettura
a disposizione. |
CURIOSITÀ DELL'ANNATA: DENIS HULME DIVENTA IL PRIMO CAMPIONE DEL MONDO
NEOZELANDESE, INOLTRE LA BRABHAM RAGGIUNGE COOPER, FERRARI E LOTUS PER QUANTO
RIGUARDA I TITOLI COSTRUTTORI E QUELLI PILOTI E COSTRUTTORI VINTI NEGLI STESSI
ANNI.
LA
DOPPIETTA FATTA AD INIZIO STAGIONE DALLA COOPER COSTITUISCE UN FATTO RARO IN
QUANTO REALIZZATA CON MOTORI DIVERSI (SOLO IN UN ALTRO PAIO DI OCCASIONI SI
VERIFICHERÀ), INOLTRE È L'UNICO CASO IN CUI UNA SQUADRA FA LA DOPPIETTA ALLA
PRIMA GARA E NON VINCE NESSUN TITOLO NELLA STAGIONE STESSA. QUELLA VITTORIA
RIMANE INOLTRE L'ULTIMA DELLA COOPER E ANCHE DEL MOTORE MASERATI IN FORMULA 1.
AL CONTRARIO IL PILOTA MESSICANO PEDRO RODRIGUEZ (FRATELLO DI RICARDO RODRIGUEZ)
DIVENTA IL PRIMO ED UNICO PILOTA DI TALE NAZIONALITÀ A VINCERE UN GRAN PREMIO.
JOHN
LOVE PIAZZANDOSI SECONDO REALIZZA IL MIGLIOR RISULTATO, IN ASSOLUTO, PER UN
PILOTA PRIVATO IN FORMULA 1.
NEL
GRAN PREMIO DI GRAN BRETAGNA E NEL GRAN PREMIO DI GERMANIA SULLE PISTE
RISPETTIVAMENTE DI SILVERSTONE E NÜRBURGRING PER L'ULTIMA VOLTA LA GRIGLIA DI
PARTENZA VIENE DIVISA PER QUATTRO. DALL'ANNO SUCCESSIVO IL QUARTO POSTO IN PROVA
SIGNIFICHERÀ, IN QUALUNQUE CIRCUITO, PARTIRE DALLA SECONDA FILA.
DEBUTTA,
CON UNA VETTURA DI FORMULA 2, IL PILOTA BRIAN HART, IL QUALE QUALCHE ANNO PIÙ
TARDI DIVENTERÀ IL PRIMO ED UNICO PILOTA-FONDATORE DI UN MOTORE DI FORMULA 1.
C'ERANO GIÀ STATI QUATTRO PRECEDENTI NELLA STORIA: ASTON, LOOF, REVENTLOW E DE
TOMASO, MA TUTTI AVEVANO FONDATO UNA SQUADRA CHE SI AUTOCOSTRUIVA ANCHE I
MOTORI, HART INVECE È L'UNICO CHE COSTITUIRÀ UN NUOVO MOTORE, MA SENZA NESSUNA
SQUADRA. |
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1968 - Lotus 49B
Graham Hill
La stagione 1968 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 19ª ad assegnare il Campionato Piloti e l'11ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 1º gennaio e terminata il 3 novembre dopo 12
gare.
Il titolo dei piloti andò a Graham Hill, mentre la Lotus si aggiudicò il titolo costruttori.
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Addio Jim...
- 1968 -
|
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il : |
15 Feb 1929 |
|
Dal - al :
|
1958 - 1975
|
Morto : |
29 Nov 1975 |
|
Presenze
:
|
177 |
Anni : |
46 09 14 |
|
G.P.
iniziati
|
175 |
|
Vittorie : |
14 |
|
Podio
:
|
36 |
Pole - Positions : |
13 |
|
Prima fila : |
42 |
Giri veloci : |
10 |
|
Mondiali : |
1962 - 1968 |
|
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Hockenheim - 7 Aprile 1968 |
Jim Clark, il più
grande pilota del mondo, certamente uno
dei piloti migliori di tutti i
tempi, l'uomo considerato immortale.... è morto all'istante! |
|
A kyalami Jim Clark ha iniziato la stagione come
meglio non potrebbe: partito dalla pole position ha vinto la terza gara
consecutiva, considerando le ultime due della stagione precedente.
Dopo il Sud-africa, Jimmy parte per l'Australia e la Nuova Zelanda dove
partecipa, con il resto del mondo della F1, alle gare della Tasmania
Cup. Ne vince quattro prima di tornare in Europa dove, in attesa della
ripresa del mondiale F1, sta per iniziare il campionato F2.
Domenica 31 Marzo Clark è in terra spagnola a Barcellona;
sul circuito del Montjuich prende parte alla gara di F2, la settimana
successiva è a Hockenheim.. Chapman non c'è....
A Hockenheim la prima domenica di Aprile del 68 è una
giornata fredda. Le prove non sono andate particolarmente bene per
Clark; la sua Lotus accusa un non perfetto funzionamento del
propulsore, ha stabilito soltanto il settimo miglior tempo ed alla
partenza perde altre posizioni. Jimmy non ha chiaramente nessuna voglia
di dare battaglia.
.....L'incidente avviene al quinto giro: Clark transita sulla linea del
traguardo e si lancia sul primo lunghissimo rettilineo. Nel momento di
impostare la curva sulla destra, a metà circa del
rettilineo, la sua Lotus ha uno scarto nella direzione opposta. Jim
corregge il comportamento della monoposto, la vettura ha un'altro
scarto fulmineo, questa volta sulla destra; Clark cerca per la seconda
volta di correggere la traiettoria della Lotus, che accusa il terzo
scarto, ancora sulla sinistra. La lotus si trova al limite della sede
stradale. Clark lanciato a oltre 220 Km/h non riesce più a
controllarla, la monoposto lascia l'asfalto e finisce sull'erba dove
non è più possibile mantenere il controllo. A
velocità folle si avvia verso gli alberi, davanti ai quali,
in quel tratto del percorso, non ci sono protezioni......ai primi
soccorritori si presenta uno spettacolo agghiacciante: la vettura
è spezzata in due, la scocca è piegata come fosse
una banana, è stato l'urto ad oltre 200 all'ora contro un
albero a ridurla così, il blocco del cambio e il motore sono
da tutt'altra parte. Resti della Lotus sono sparsi nel bosco per un
raggio di una ventina di metri; ad un'altezza di circa cinque metri da
terra, sul tronco di un albero c'è un ammaccatura molto
pronunciata.... è il punto esatto in cui il casco di Jim
Clark ha battuto contro l'albero al termine del terribile volo. I
medici che sono arrivati sul luogo dell'incidente constatano presto che
per Clark non c'è più nulla da fare...... il suo
cuore batte ancora ma Jimmy è clinicamente morto, l'impatto
con l'albero è stato fatale.
Jim Clark, il più grande pilota del mondo, certamente uno
dei piloti migliori di tutti i tempi, l'uomo considerato immortale....
è morto all'istante!
La causa dell'incidente è stata una foratura... una banale
foratura alla gomma posteriore destra che su un circuito veloce come
Hockenheim ha avuto una conseguenza agghiacciante.
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E’
l’unico pilota nella storia a conquistare l’ambito tris:
Campione
Mondiale F.1, 24 ore di Le Mans e 500 Miglia di Indianapolis
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Monaco '58 - Graham Hill al debutto con la Lotus-Climax 12 |
Graham Hill era stato interessato inizialmente al motociclismo, ma nel 1954 notò una pubblicità dell'Universal Motor Racing Club a Brands Hatch, che offriva la possibilità di girare in circuito per cinque scellini. Fece così il suo debutto in una Cooper 500
di Formula 3, e da quel momento in poi si dedicò alle corse
automobilistiche. Hill entrò nella Lotus come meccanico, ma
arrivò rapidamente al posto di guida. La Lotus correva in
Formula 1 e questo permise a Graham di debuttare al Gran Premio di
Monaco 1958, dove si ritirò per la rottura di un semiasse. Nel
1960 passò alla BRM, con cui vinse il titolo mondiale nel 1962.
Hill fece anche parte della cosiddetta "invasione inglese" di piloti e
vetture alla 500 Miglia di Indianapolis a metà degli anni
Sessanta, vincendo nel 1966 con una Lola-Ford.
Nel 1967,
tornato alla Lotus, Hill contribuì allo sviluppo della Lotus 49,
spinta dal nuovo motore Cosworth V8. Dopo la morte dei suoi compagni di
squadra, Clark e Spence, all'inizio del 1968, Graham prese le redini
della squadra, vincendo il suo secondo titolo. In quel periodo, la
Lotus aveva fama di vettura fragile e pericolosa, specialmente con i
nuovi dispositivi aerodinamici, che causarono incidenti molto simili a
Hill e Jochen Rindt nel corso del Gran Premio di Spagna 1969. Un
incidente al GP statunitense di quello stesso anno
gli provocò fratture alle gambe, interrompendo la sua carriera.
Dopo essersi ristabilito, Hill continuò a correre in Formula 1
per alcuni anni, senza però ottenere gli stessi successi. Colin
Chapman riteneva che Hill fosse ormai a fine carriera e lo
sistemò per il 1970 nella squadra di Rob Walker, fornendo anche, come parte dell'accordo, una delle nuove vetture modello 72.
Al primo
Gran Premio in Sudafrica, Hill arrivò sorprendentemente sesto,
un ottimo piazzamento dato che ancora aveva bisogno di una stampella
per camminare. Ottenne poi un ottimo quarto posto in Spagna e un quinto
a Monaco. Dopo questo discreto inizio, la Lotus 49 cominciò a
essere inadeguata ed anche la Lotus 72 promessa da Chapman non venne
consegnata al team di Walker fino a Monza, dove però nessuna
Lotus gareggiò dopo la scomparsa di Rindt. Hill passò
quindi alla Brabham per il 1971-1972: la sua ultima vittoria in Formula
1 arrivò all'International Trophy di Silverstone, nel 1971, gara
non valida per il campionato, con la Brabham BT34. La squadra era
comunque in crisi, dopo il ritiro di Jack Brabham e la vendita a Bernie
Ecclestone da parte di Ron Tauranac; Hill non riuscì a
sistemarsi.
Pur
concentrandosi sulla Formula 1, mantenne una presenza anche nelle corse
per vetture Sport, comprese due partecipazioni a Le Mans, con una
Rover-BRM
a turbina. Con il declino della sua carriera in Formula 1, entrò
a far parte della squadra Matra di vetture Sport, vincendo la24 Ore di
Le Mans nel 1972,insieme a Henri Pescarolo. Questa vittoria
completò la cosiddetta "Tripla Corona" dell'automobilismo, in
entrambe le definizioni che ne vengono date (vittoria alla 500 miglia di Indianapolis,
alla 24 Ore di Le Mans e al Gran Premio di Monaco, oppure alla 500
Miglia di Indianapolis, alla 24 Ore di Le Mans e nel Campionato mondiale
di Formula 1). In entrambi i casi, Hill è ancora l'unica persona ad
aver ottenuto queste vittorie.
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Il piccolo Damon Hill trascorre una giornata con il papà Graham....
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I due titoli mondiali
Nato nel 1929 ad Hampstead, un sobborgo
di Londra, appassionato di corse e motori entra in Lotus come meccanico.
Inizia la sua carriera di pilota con le vetture di Colin Chapman, ma
poi corre per sette anni alla BRM e torna alla Lotus nel 1967 al fianco
di Jim Clark.
Dopo il primo titolo mondiale del 1962,
ritorna campione del mondo nel 1968, alla guida della Lotus 49. Jim
Clark muore ad inizio stagione sul tracciato di Hockenheim, tocca a
Graham Hill, suo scudiero, prendere in mano le redini della squadra e
concretizzare le potenzialità della monoposto britannica e del DFV
Cosworth. La grande esperienza del pilota britannico ha la meglio su
tutti gli avversari ed a fine anno conquista nuovamente l’ambito titolo.
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Il Gran Premio degli Stati Uniti 1963 è stato un Gran Premio di Formula 1 disputato il 6 ottobre 1963 sul Circuito di Watkins Glen.
La gara fu vinta da Graham Hill, alla guida di una BRM.
Gran Premio degli Stati Uniti 1964fu
la nona gara della stagione 1964 del Campionato mondiale di Formula
1, disputata il 4 ottobre sul circuito Watkins Glen International.Il
pilota principale della Cooper-Climax statunitense Phil Hill, che non
aveva partecipatoalla gara precedente (fu sostituito dal pilota di
riserva), ritornò al volante.La corsa vide la vittoria di Graham
Hill su BRM, seguito da John Surtees su Ferrari e da Jo Siffert su
Brabham-BRM.
Il Gran Premio degli Stati Uniti 1965
fu la nona gara della stagione 1965 del Campionato mondiale di Formula
1, disputata il 3 ottobre sul Circuito di Watkins Glen. La corsa vide
la vittoria di Graham Hill su BRM, seguito dai piloti Brabham-Climax
Dan Gurney e Jack Brabham.
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La vittoria ad Indy
Nel 1966 ben 225.000 spettatori
accalcano le tribune di Indianapolis, la vittoria di Clark della
precedente edizione ha richiamato tantissimo pubblico che accorre sugli
spalti per vedere se l’asso scozzese riesce a ripetere l’impresa. Graham
Hill è attirato dalla corsa americana e dai premi in denaro, si iscrive
al volante di una Lola-Ford. La corsa è molto movimentata nelle
posizioni di testa, i protagonisti sono tutti piloti inglesi, oltre a
Hill ci sono Clark e Stewarth anche lui al volante di una vettura
realizzata da Eric Broadley. Stewarth, a lungo terzo, ha dei problemi al
suo motore e scende in sesta posizione, ma per la vittoria si verifica
un episodio curioso: sia Hill che Clark si credono vincitori allo
scadere dei 200 giri ed entrambi entrano nella Victory Lane per ritirare
il Borg Warner Trophy. In realtà la vittoria è di Graham Hill, il team
Lotus aveva commesso un errore nel conteggio dei giri e Colin Chapman
ritirò immediatamente il reclamo lasciando alla Lola T90 la prima
vittoria ad Indianapolis. |
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Dopo la vittoria nel catino dell’Indiana
la carriera di Graham Hill continua con altri successi, in 17 anni
disputa 176 G.P., il record di presenze fino ad allora, vincendone 14.
E’ suo il primato di vittorie a Montecarlo, cinque in totale, uguagliato
da Senna negli anni 90. Il pilota inglese è stato uno dei principali
attori del circus della F.1 negli anni ’60, e spesso viene ricordato,
oltre che per i suoi famosi baffi anche per il humor tipicamente
inglese. Eclettico, era facile incontrarlo nei box con la moglie Bette
che gli teneva i tempi, o a qualche party tra piloti, soprattutto dove
c’era da divertirsi. Nel 1964, dopo l’incidente tra la sua vettura e la
Ferrari di Lorenzo Bandini nel G.P. del Messico, che consentì a Surtees
di vincere il mondiale, facendolo perdere a Hill, regalò per natale
all’italiano un corso di guida, con un biglietto di prendere almeno la
patente per corrispondenza, un gesto spiritoso e simpatico che dimostra
la signorilità e la goliardia nell’ambiente di allora delle corse, ben
diverso dell’attuale fatto di reclami e spie. |
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I due anni successivi lo vedono
ancora in lotta per il titolo ma questi ultimi anni in BRM sono segnati da una
grande quantità di problemi meccanici.
Nel 1967 torna alla Lotus e si forma un
super team con lui ed il due volte Campione del Mondo Jimmy
Clark.
Il 1968 è l'anno della tragica morte di Clark ad Hockenheim, Graham Hill
vince i due successivi gran premi
e diventa Campione del Mondo di Formula 1.
Gli anni
successivi non sono felici per Hill e vengono ricordati soprattutto per la sua
ultima vittoria, quella di Monaco nel 1969.
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Questa è la sua quinta vittoria a Montecarlo, un record che non sarebbe stato sorpassato fino al 1993 quando Ayrton
Senna conquista la sua sesta vittoria sul circuito monegasco.A Watkins Glen rimane coinvolto
in un terribile incidente che lo vede costretto su di una sedia a rotelle.
Dopo
essersi rimesso dalle sue ferite ricomincia a correre ma senza ulteriori
successi. Fonda una sua scuderia, la Embassy, ma non ha successo.
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La vittoria a Le Mans
Graham Hill è stato anche l’unico pilota
ad aver vinto, oltre Indianapolis e l’alloro mondiale, anche la 24 Ore
di Le Mans, nel 1972 in coppia con Henry Pescarolo alla guida della
Matra MS670. Quell’anno Lagardere, il patron della Matra, chiamò
l’inglese a far coppia con Henry Pescarolo. Per tutti era solo un pilota
a fine carriera, demotivato, che correva solo per soldi, ed invece,
ancora una volta, la grande professionalità di Graham Hill ha avuto la
meglio.
Per
vincere nella maratona francese servono grandi doti, motivazione,
rispetto per la meccanica e la coppia Hill-Pescarolo conquistano
l’ambito trofeo sbaragliando tutti i pronostici che li davano solo per
comprimari. Per ora Graham Hill è stato l’unico a riuscire in questa
impresa, e nessuno sembra in grado di eguagliare questo primato in
un’era dove i piloti sono sempre più specializzati nelle varie
categorie.
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Il Team Hill
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Dopo l’avventura con il Team Gold Leaf
Lotus, passò al team privato di Rob Walker, sempre con la Lotus. Nel
1971 e ’72 corse con il Team Brabham per poi gareggiare con un proprio
team e le vetture Lola. Nella stagione 1975 fece debuttare una vettura
di sua costruzione (denominata GH1), anche se derivata da il modello
Lola T370 al Gran Premio del Sud Africa con Rolf Stommelen. Nel
successivo Gran Premio di Spagna corsero François Migault e Rolf
Stommelen. Proprio quando il pilota tedesco era in testa la perdita
dell’alettone provocò la sua uscita di pista con l’uccisione di quattro
spettatori. Nel Gran Premio di Monaco Graham Hill tenterà di
qualificarsi ma senza fortuna.
Sostituito Stommelen con Tony Brise la scuderia riuscì ad ottenere i
suoi primi punti al Gran Premio di Svezia con Brise, sesto. L’incidente
aereo in cui perirà Graham Hill, assieme a Tom Brise, il 29 novembre del
1975 mentre stavano rientrando da una sessione di test al Castellet,
determinerà la chiusura della scuderia. Hill stesso era alla guida del
suo aereo, un Piper Aztec, a causa della nebbia andò ad urtare durante
l’atterraggio contro un albero sulla pista di Elstree. Oltre ai due
piloti morirono il progettista Andy Smallman ed alcuni tecnici e
meccanic
|
Nel 1975, alla bella età di 46 anni, disputa i primi due gran
premi e poi annuncia il ritiro.Affiderà la vettura al suo pupillo,
Tony
Brise, che però morirà con lui quando cade l’aereo che stava pilotando. Era
il 29 novembre 1975 e il mondo non vedrà
più il
famoso casco con le strisce bianche fino a quando, nel 1992, suo figlio Damon
riporta
in Formula 1 questa famosa icona
rendendogli onore vincendo anche lui il
mondiale nell'anno 1996.
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CURIOSITÀ DELL'ANNATA: LA LOTUS VINCE IL SUO TERZO TITOLO PILOTI, IL TERZO
COSTRUTTORI E PER LA TERZA VOLTA LI VINCE ENTRAMBI NELLO STESSO ANNO E, PER
QUANTO RIGUARDA GLI ULTIMI DUE DATI, REALIZZA UN RECORD. IL MOTORE FORD È
INVECE AI PRIMI DUE TITOLI MONDIALI, PREDECESSORI DI UNA LUNGA SERIE. PROPRIO
VINCENDO IN FORMULA 1, IL MOTORE FORD REALIZZA PER PRIMO IL VERO E PROPRIO
GRANDE SLAM AUTOMOBILISTICO, CON LA VITTORIA NELLA 500 MIGLIA DI INDIANAPOLIS
NEL 1965 CON LA LOTUS DI CLARK, LA VITTORIA NELLA 24 ORE DI LE MANS NEL 1966 CON
UNA PROPRIA VETTURA E LA COPPIA NEOZELANDESE BRUCE MCLAREN E CHRISTOPHER AMON E
IL TITOLO COSTRUTTORI DI FORMULA 1, APPUNTO, CON LA LOTUS DI GRAHAM HILL, CLARK,
SIFFERT E OLIVER.
CON
IL TITOLO MONDIALE DI GRAHAM HILL, LA GRAN BRETAGNA SUPERA L'ARGENTINA PER
NUMERO TOTALE DI MONDIALI PILOTI VINTI. ANCORA OGGI È LARGAMENTE IN TESTA A
QUESTA SPECIALE CLASSIFICA.
L'INCIDENTE
MORTALE DI CUI È VITTIMA SCHLESSER COSTITUISCE UN TRISTE RECORD. IL PILOTA
FRANCESE È INFATTI IL PIÙ VECCHIO PILOTA MORTO IN FORMULA 1, ALL'ETÀ DI 40
ANNI E 50 GIORNI.
IL
CAMPIONATO SI ARTICOLA SU 12 PROVE, È DAL 1958 CHE NON VENIVA SUPERATO IL
RECORD DI 11 GARE VALIDE. QUESTO È UN ALTRO SEGNO CHE LA SERIE È IN VIA DI
ESPANSIONE.
SI
VERIFICA UNA SINGOLARE CIRCOSTANZA: UNA SQUADRA CORRE ED OTTIENE PUNTI
UTILIZZANDO DUE MOTORI DIVERSI. ACCADE ALLA MATRA CON I MOTORI FORD E MATRA E
ALLA MCLAREN CON I MOTORI FORD E BRM. GENERALMENTE CIÒ ERA DOVUTO AL FATTO CHE
CORREVANO ANCHE VETTURE PRIVATE, MAGARI DI ANNATE PRECEDENTI CON MOTORI
ORIGINALI. DIVERSO IL CASO DELLA MATRA, LA QUALE IN FORMA UFFICIALE CORREVA CON
I MOTORI MATRA, MENTRE LA SQUADRA PER COSÌ DIRE PRIVATA, CHE OTTENEVA RISULTATI
DI GRAN LUNGA MIGLIORI DELL'UFFICIALE, CORREVA CON MOTORI FORD ED ERA GESTITA DA
KEN TYRRELL.
LA
PRATICA DELLE SQUADRE PRIVATE SCOMPARVE ALLA FINE DEGLI ANNI 70, MENTRE IL FATTO
DI CORRERE CON DUE MOTORI DIVERSI, MAGARI ANCHE NELLA STESSA CORSA, CONTINUÒ A
PROTRARSI NEL TEMPO E CAPITA ANCORA OGGI, ANCHE SE IL FENOMENO SI È
DRASTICAMENTE RIDOTTO. DOPO IL 1968 BISOGNERÀ ASPETTARE IL 1982 PRIMA CHE
UN'ALTRA SQUADRA REALIZZI PUNTI CON PIÙ DI UN MOTORE IN UN'ANNATA E SI TRATTERÀ
DELLA BRABHAM CON I MOTORI FORD E BMW.
LA
POLE POSITION REALIZZATA DA JACKY ICKX IN GERMANIA È RECORD PER QUANTO RIGUARDA
IL DISTACCO DAL SECONDO (TRA L'ALTRO COMPAGNO DI SQUADRA), BEN 10 SECONDI E 9
DECIMI! CIÒ È DOVUTO AL FATTO CHE IL CIRCUITO ERA MOLTO LUNGO, ICKX STAVA
SPERIMENTANDO PER LA PRIMA VOLTA GLI ALETTONI E VOLENDO SI POTREBBE AGGIUNGERE
CHE ICKX, PILOTA CHE CORREVA ANCHE NEL CAMPIONATO SPORT, CONOSCEVA PERFETTAMENTE
LA PISTA. ANCHE FANGIO NEL 1957 AVEVA RIFILATO 10 SECONDI E 1 DECIMO A STIRLING
MOSS SECONDO SUL CIRCUITO DI PESCARA (IL PIÙ LUNGO DELLA STORIA). IN ENTRAMBI I
CASI, LA STREPITOSA POLE POSITION NON FU SEGUITA, NÉ DALLA VITTORIA, NÉ DAL
GPV. ADDIRITTURA NESSUNO DEI DUE RIUSCÌ A PERCORRERE NEANCHE IL PRIMO GIRO IN
TESTA, VANIFICANDO COSÌ IL PRODIGIOSO VANTAGGIO! |
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1969 - Matra MS80
Jackie STEWART
La stagione 1969 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia
della categoria, la 20ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 12ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 1º gennaio e terminata il 3 novembre dopo 11
gare. Il titolo dei piloti
andò a Jackie Stewart, mentre la
Matra si aggiudicò il titolo costruttori.
|
Dopo Clark il titolo
mondiale parla scozzese
- 1969 -
|
Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato
il : |
11
Giu 1939 |
|
Dal - al :
|
1965 - 1973
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
99 |
|
Vittorie
: |
27 |
|
Podio :
|
43 |
Pole
- Positions : |
17 |
|
Prima
fila : |
42 |
Giri
veloci : |
15 |
|
Mondiali
: |
1969-1971-1973 |
|
1969 - Dopo Clark il titolo
mondiale parla scozzese
La splendida stagione di Graham Hill non finisce
con il 31 dicembre 1968. La primavera successiva, infatti, nella
suggestiva cornice di Montecarlo, l'"ambasciatore" dello sport dei
motori vince per la quinta volta il gran premio di Monaco: Hill si
porta in testa al GP di Monaco del 1969 al 23° giro, quando il
semiasse della Matra motorizzata Ford-Coswoath di Jacky Stewart,
partito dalla pole position, cede di schianto. Per significativo ed
esaltante che sia, il gp di Monaco è tuttavia solo una
parentesi in una stagione completamente dominata da Jacky Stewart. Alla
vigilia di Montecarlo lo scozzese è già infatti
il leader incontrastato della classifica mondiale in virtù
dei 18 punti delle vittorie riportate nelle prime due gare della
stagione.
Monaco segna una battuta d'arresto nella cavalcata di Stewart verso il
titolo mondiale, cavalcata che riprende puntualmente nel successivo
gran premio d'Olanda. Dal 21 giugno al 3 agosto, Jacky Stewart
costruisce la scalata al suo primo titolo mondiale. La sua Matra-Ford
è raramente la più veloce in prova, ma in gara il
binomio Stewart-Matra è imprendibile. Merito della grande
armonia che regna in squadra e di migliaia di chilometri che lo
scozzese, la vettura ed il motore hanno percorso nei mesi invernali.
Stewart è un perfezionista che non vuole lasciare nulla al
caso. E' convinto che una scrupolosa preparazione sia il modo migliore
per iniziare la scalata al titolo. E' in questo suo atteggiamento che
emerge l'estrema professionalità di Jacky,un talento forse
non naturale come nel caso di CLark ma altrettanto vicino alla
perfezione. Ancora qualche mese e Stewart, in virtù della
meticolosita con cui prepara se stesso e la propria vettura,
sarà noto come "Mister 101 percento".
Olanda, Francia, Silverstone: tre gare tre vittorie. A Zandvoort e a
Clermond-Ferrant, Jacky corre due gare di testa. In Inghilterra ha la
meglio dopo un bellissimo duello con la Lotus di un Jochen Rindt in
grande crescita. Na alle sue spalle non c'è una concorrenza
compatta: in Olanda si classificano al secondo e al terzo posto Siffert
e Amon, in Francia Beltoise e Ickx, in Inghilterra Ickx e Mclaren. |
Il Gran Premio d'Olanda 1969, XVIII Grote Prijs van Nederland di Formula 1 e quarta gara del campionato di Formula 1 del 1969,
si è svolto il 21 giugno sul circuito di Zandvoort ed
è stato vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford Cosworth.
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Il Gran Premio di Francia 1969, LV Grand Prix de France e quinta gara del campionato di Formula 1 del 1969, si è svolto il 6 luglio
sul Circuito di Clermont-Ferrand ed è stato vinto da Jackie Stewart su Matra-Ford Cosworth.
Il Gran Premio di Gran Bretagna 1969, XXII RAC British Grand Prix
e sesta gara del campionato di Formula 1 del 1969, si è svolto
il 19 luglio sul circuito di Silverstone ed è stato vinto da
Jackie Stewart su Matra-Ford Cosworth.
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E' Monza ad assegnare il titolo di campione del
mondo 1969 a Jacky Stewart: Il 7 Settembre lo scozzese passa per primo
sotto alla bandiera a scacchi. All'inizio dell'ultimo giro, Stewart
è terzo in coda alla Lotus di Rindt e alla Matra di
Belotise. Alla curva grande dopo il lunghissimo rettilineo dei box ha
inizio un ultimo giro mozzafiato in cui i tre piloti si superano a
vicenda. Ma alla fine è lo scozzese di Tyrell a precedere
sul traguardo Rindt e Belotise nell'ordine.
Jacky Stewart è campione del mondo con tre gare di anticipo
rispetto al calendario. Il dominio di Stewart richiama alla mente le
grandi stagioni di una altro scozzese. Agli sportivi di tutto il mondo
rimane il rimpianto per essere stati privati di un duello tutto
scozzese come quello che avrebbero potuto inscenare Jacky Stewart e Jim
Clark. |
Storia dei fornitori di gomme
1960/1969: il primo monogomma e l'arrivo di Goodyear
Al via dell'undicesima stagione di Formula 1 ci sono solo due gommisti,
ma considerato che uno di questi è Firestone, di fatto è come se ce ne
fosse solo uno, ovvero Dunlop. Gli americani chiudono nel 1960 la loro
prima "esperienza", se così si può chiamare, con 11 Indianapolis vinte
da fornitore unico della corsa nel catino. Nel 1961 la Formula 1 è
monopolizzata per la prima volta da un solo produttore di pneumatici:
Dunlop resta il fornitore unico per tre stagioni aprendo la prima era
monogomma. Nel 1964 e 1965, quando l'americana Goodyear fa il suo
ingresso nel Mondiale (la sua sarà la presenza più lunga di sempre, 35
anni consecutivi), Dunlop domina comunque la scena. Bisogna attendere il
1966, quando Firestone ritorna in pista per la sua prima vera
esperienza in Formuila 1, per vedere il dominio britannico in
crisi. Questo è l'anno in cui si ha un primo importante cambio
regolamentare. I motori passano da 1.5 e 3 litri di cilindrata e le
gomme, soprattutto al posteriore, iniziano ad allargarsi a vista
d'occhio; tendenza, questa, che aumenta ancora quando sul finire del
decennio appaiono i primi alettoni, che conferiscono maggior carico
sulle ruote. Goodyear, Firestone e Dunlop chiudono insieme gli anni '60
spartendosi le vittorie nei Gran Premi in modo tutto sommato
equilibrato.
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CURIOSITÀ DELL'ANNATA: LA MATRA DIVENTA LA PRIMA ED UNICA VETTURA FRANCESE A
VINCERE TITOLI MONDIALI IN FORMULA 1. LA GESTIONE DELLA VETTURA È PERÒ
AFFIDATA AD UNA STRUTTURA... INGLESE (QUELLA DI KEN TYRRELL CHE NEL 1970 DECIDERÀ
DI AUTOCOSTRUIRSI LE VETTURE).
NEL
GRAN PREMIO DI SPAGNA JACKIE STEWART VINCE DOPPIANDO TUTTI. LA PARTICOLARITÀ
PERÒ È CHE LA CORSA FU COSTELLATA DI RITIRI DOVUTI A ESPERIMENTI CON ALETTONI
MOBILI, TROPPO FRAGILI, E COSÌ IL DISTACCO DAL SECONDO CLASSIFICATO, BRUCE
MCLAREN, È DI BEN DUE GIRI, ED È UN DISTACCO RECORD EGUAGLIATO SOLO UN'ALTRA
VOLTA NEL 1995.
LA
VITTORIA DI GRAHAM HILL AL GRAN PREMIO DI MONACO RISULTA ESSERE LA SUA QUINTA
PERSONALE IN QUELLA GARA (E ANCHE SUL CIRCUITO DI MONTECARLO) E PER L'EPOCA
COSTITUISCE UN RECORD, BATTUTO SOLO DA SENNA NEL 1993.
IL
MOTORE FORD DOMINA LETTERALMENTE L'ANNATA: DELLE 11 PROVE IN CALENDARIO NE VINCE
11, REALIZZA 11 POLE POSITION E 11 GPV E PERCORRE 770 GIRI IN TESTA SUGLI 807
TOTALI DELL'ANNATA (PERCENTUALE DEL 95,415%).
SI
DISPUTA IN GERMANIA L'ULTIMA CORSA DI FORMULA 1 CON AL VIA VETTURE DI FORMULA 2.
DALL'ANNO SUCCESSIVO LE VETTURE DI FORMULA 2 NON SARANNO PIÙ AMMESSE, NEMMENO
CON CLASSIFICA SEPARATA. LA DECISIONE VIENE PRESA NON TANTO PER L'INCIDENTE
MORTALE DI MITTER, MA PERCHÈ GIÀ DAL 1967 VENIVA DISPUTATO UN CAMPIONATO
EUROPEO DI FORMULA 2, CON GARE RISERVATE A TALI VETTURE.
ALCUNE
SQUADRE INTRAPRENDONO LA STRADA DELLE VETTURE A QUATTRO RUOTE STERZANTI. GIÀ
NEL 1961 LA FERGUSON AVEVA DEBUTTATO CON UNA VETTURA DI QUESTO TIPO, SENZA
OTTENERE RISULTATI. ORA CI PROVA SOPRATTUTTO LA LOTUS E LA MATRA. IL MIGLIOR
RISULTATO DELLA LOTUS 63-FORD È UN 10° POSTO DI JOHN MILES NEL GRAN PREMIO DI
GRAN BRETAGNA, MENTRE LA MATRA MS84-FORD DI SERVOZ-GAVIN OTTIENE UN BUON 6°
POSTO NEL GRAN PREMIO DEL CANADA. ANCHE LA MCLAREN COSTRUISCE UNA VETTURA A
QUATTRO RUOTE STERZANTI, LA M9A-FORD, MA VIENE UTILIZZATA SOLO NEL GRAN PREMIO
DI GRAN BRETAGNA DA DEREK BELL, PERALTRO RITIRANDOSI. IN SOSTANZA L'IDEA È
BUONA MA I VANTAGGI NON VENGONO GIUDICATI SUFFICIENTI E I PROGETTI VERRANNO
ABBANDONATI.
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Campionato
Mondiale
Piloti |
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Campionato
Mondiale
Costruttori |
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1960
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Jack Brabham
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Cooper
T43
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MOTORI
Climax
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1961
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Phil Hill
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Ferrari
158 F1 |
Ferrari |
1962
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Graham Hill
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BRM
P57 |
BRM |
1963
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Jim Clark
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otus
25 |
Climax |
1964
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John Surtees
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Ferrari
158 F1 |
Ferrari |
1965
|
Jim Clark
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Lotus
33 |
Climax |
1966
|
Jack Brabham
|
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|
Brabham
BT20 |
Repco |
1967
|
Denny Hulme
|
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Brabham
BT24 |
Repco |
1968
|
Graham Hill
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Lotus
49B |
Ford |
1969
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Jackie Stewart
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Matra
MS84 |
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PERSONAGGI MITO
Accadeva nell'anno...
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- 1960 -
LUGLIO
Dopo violenti scontri di piazza cede in Italia il governo Tambroni
OTTOBRE
La Nigeria proclama l'indipendenza dalla Gran Bretagna
NOVEMBRE
John F. Kennedy è eletto presidente degli Stati Uniti
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- 1961 -
APRILE
Il russo Gagarin è il primo uomo a viaggiare nello spazio
AGOSTO
Inizia la costruzione del muro di Berlino
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- 1962 -
AGOSTO
Marilyn Monroe viene trovata morta nel suo letto. All 'età
di trentasei anni.
I Beatles ottengono un grande successo con il loro primo singolo "Love
me Do"
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- 1963 -
GIUGNO
Muore papa Giovanni XXIII; gli succede al soglio pontificio Paolo VI
NOVEMBRE
Viene assassinato a Dallas, in Texas, il presidente degli Stati Uniti,
John F. Kennedy
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- 1964 -
FEBBRAIO
Esplode la "Beatelmania" negli USA quando il gruppo inglese arriva a
New York
MAGGIO
Muore a 74 anni Nehru, primo ministro dell'India
AGOSTO
Muore a Yalta in Crimea, il segretario del partito comunista italiano:
Palmiro Togliatti
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- 1965 -
GENNAIO
Muore Winsto Churchill
FEBBRAIO
Il presidente degli USA, Lyndon Johnson, ordina alle forze aeree di
iniziare a bombardare
obiettivi militari in Vietnam
OTTOBRE
Viene inaugurata la Post Tower di Londra, che diviene l'edificio
più alto della città
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- 1966 -
LUGLIO
L'Inghilterra vince la coppa del mondo di calcio, nello stadio di
Wembley
vincendo sulla Germania Ovest
NOVEMBRE
Una disastrosa alluvione colpisce Firenze, con gravissimi danni
per il
patrimonio storico e artistico della città
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- 1967 -
GENNAIO
Nel lago Coniston muore Donald Campbell, che stava tentando di battere
il record mondiale di velocità sull'acqua
DICEMBRE
Viene presentato in Francia, il prototipo dell'aereo supersonico
Concorde
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- 1968 -
APRILE
E' assassinato a Memphis Martin Luther King, difensore dei diritti
civili
negli Stati Uniti
AGOSTO
Dopo la "Primavera di Praga" le truppe sovietiche invadono la
Cecoslovacchia
NOVEMBRE
Il repubblicano Nixon è eletto presidente degli Stati Uniti
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- 1969 -
LUGLIO
L'astronauta statunitense Armstron è il primo uomo a mettere
piede sulla luna
SETTEMBRE
Un gruppo di ufficiali guidati da Gheddafi prende il potere in Libia
DICEMBRE
Esplode una bomba nella sede della Banca dell'Agricoltura in piazza
fontana
a Milano, sedici morti e decine di feriti
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