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Ronnie Peterson - Lotus 72 e Clay Regazzoni - Ferrari 312B3 - 1974 Gran Premio di Monaco
La Tyrrell P34 a 6 ruote rappresentò una delle innovazioni
più radicali nella storia della F1.
Per
la stagione 1970 la Tyrrell chiese alla Matra di usare i loro V12, ma
alla fine si decise di mantenere i Cosworth[. La Matra era diventata
una filiale della Chrysler e la Tyrrell derivava molto dei relativi
innesti dalla Ford e dalla Elf (associata con la Renault) la
collaborazione terminò. Ken Tyrrell acquistò il
motore 701 della March come soluzione provvisoria in vista di
sviluppare la nuova vettura per la stagione successiva. La nuova Lotus
72 a cuneo era una macchina molto innovatrice, caratterizzata dalla
flessibilità delle sospensioni, barra del fascio di
torsione, radiatori montati, freni anteriori interni e l’ala
posteriore sporgente. I problemi originari della 72 erano dovuti alle
sospensioni, ma una volta risolti la vettura dimostrò la sua
superiorità e la nuova prima guida della Lotus,
l’austriaco Jochen Rindt, dominò il campionato
prima di morire a Monza a causa dell’improvvisa rottura
dell’albero del freno prima di affrontare la Parabolica
durante la sessione di qualifiche. Fu l’unico a conquistare
il titolo postumo per la Lotus. Il 1970 vide l’introduzione
delle gomme slick dalla Goodyear.
Strutture modificabil anteriori degli anni 70
Lotus 72 1970 - Motore Ford
Titolo Iridato |
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Progettista: Colin Chapman, Maurice Philippe
Motore: Ford
Piloti: Jochen Rindt; Emerson Fittipaldi; John Miles; Reine Wisel; Alex
Soles Roing
Campionati:Piloti e costruttori
Vittorie: 6 su 13 - Pole positon:3 - GPV:1 - Podio: 7 - Punti totali:63
Secondo molti la Lotus 72 è la formula uno del secolo, una
tappa fondamentale nell'evoluzione tecnica delle auto da competizione.
Già le cifre parlano chiaro, non solo è la
più vittoriosa ma anche la più longeva tra tutte
le Formula 1 della storia, avvicinata solo dalla 49 e dalla Mc Laren
M23 che, non a caso, ne rappresentava il perfezionamento. Sei stagioni
quasi complete, sempre su livelli quanto meno dignitosi di
competitività, rappresentano un record inavvicinabile, anche
perché in quegli anni i budget limitati costringevano i
costruttori a sfruttare al massimo le qualità delle vetture
migliori.
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Ciò che rende unica questa formula uno,
progettata attorno al leggendario motore Cosworth DFV, è la sua architettura
costruttiva.La Lotus 72 è infatti la sintesi e la sublimazione di quanto di
meglio fosse stato concepito nei decenni precedenti, come per esempio il
telaio
monoscocca, l'adozione del motore centrale posteriore con
funzione portante e più in generale la filosofia tutta inglese della
semplicità e leggerezza che ne faranno il punto di riferimento
dell'automobilismo moderno.
Nel contempo questa leggendaria monoposto
racchiudeva innovazioni importanti , come le sospensioni a
barre di torsione e l'adozione dei freni entrobordo.
La novità
più appariscente è però la
dislocazione laterale dei radiatori per l'acqua, che permisero ai
progettisti di conferire al modello il caratteristico
profilo a cuneo. Si aprono così definitivamente le porte alla ricerca
aerodinamica raffinata, che d'ora in avanti diventerà uno dei temi dominanti. |
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Nata nel 1969 dal genio di Colin Chapman
e Maurice Philippe, venne presentata nel 1970, suscitando subito
grande interesse ma anche qualche dubbio. L'estrema pulizia e semplicità
delle sospensioni, e quel braccetto per il freno, lasciavano perplessi
sulla solidità del sistema. Subito però si sospetta che quel cuneo possa
essere un'arma imbattibile. Dice Stewart:
"Siamo sinceri, se sarà molto, molto veloce, io
non potrò farci nulla". Sarà buon profeta.
Alla fine degli anni sessanta molti progettisti si erano concentrati
nello sviluppo di F1 a trazione integrale. Anche Chapman e Philippe si
erano cimentati su questa strada con la 63 ma i risultati non furono
soddisfacenti. Con la 72 si tentò di ottenere gli stessi risultati di
una vettura che avesse minime variazioni di assetto ma che mantenesse le
caratteristiche di semplicità e sensibilità di guida di una vettura con
trazione su 2 ruote.
Così ricorda Maurice Philippe:
" L'uso di radiatori laterali che consentisse una
parte frontale continua e liscia era una mossa ovvia,anche se la loro
area doveva essere maggiore rispetto a quella di uno unico anteriore.
Freni entrobordo erano un'altra mossa ovvia per dare un basso peso non
sospeso e sollevare la sospensione da coppie frenanti. Inoltre le
sospensioni erano progettate per ridurre al massimo il rollio e l'
"affondabilità" di muso in frenata."
Gli ultimi due obiettivi non vengono però raggiunti e i primi
passi della 72 sono difficili. la vettura è poco maneggevole e in curva
tende a sollevare la ruota interna. Si cerca di ovviare togliendo
l'anti-beccheggio Di ritorno dal Gran Premio del Sud Africa, Rindt la
prova a Snetterton ma la messa a punto è problematica, tanto che, dopo
averla portata all' esordio in Spagna, il pilota austriaco le preferisce
la 49, con la quale vince a Monaco.
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L'immagine frontale evidenzia le ampie prese d'
aria triangolari " NACA" per il raffreddamento dei
freni che scompariranno nelle successive versioni.
A sinistra -
Uno dei problemi cui si trovarono di fronte i tecnici, fu quello dello
smaltimento del calore accumulato dai dischi anteriori entrobordo. In tale
posizione il loro raffreddamento risultava meno efficiente rispetto a
quanto si otteneva con soluzioni tradizionali. Durante una sosta , si nota
come si cerchi di ovviare con un ventilatore studiato appositamente.
Proprio Il cedimento di un braccetto del freno, sarà riconosciuta
come la causa del tragico incidente di Rindt, probabilmente legato all'
eccessiva temperatura.
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Dal disegno schematico della versione "D"
(con modifiche nelle sospensioni posteriori) e dalle fotografie,
risalta chiaramente la raffinata pulizia dell'avantreno con la
sospensione a barra di torsione, che faceva apparire "dinosauri"
le altre monoposto. Si noti la barra che collega alla ruota il
disco del freno entrobordo. I bracci erano in acciaio legato al
cromo-molibdeno.
Il concetto seguito era quello del
progressivo indurimento della sospensione durante la fase di
compressione.
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Proprio a Jarama si erano manifestati i primi
problemi ai freni legati al difficile smaltimento del calore. Durante
le prove del Gran Premio di Spagna cede il materiale isolante che circonda i
dischi anteriori provocando l'allentamento di sei bulloni di un lato, che
poi si tranciano. Dopo un testacoda Rindt si era arrestato con un solo freno
anteriore integro.
Nelle prove del Gran premio d' Olanda Rindt, dopo aver provato la versione
"C" opta per la "B", priva del sistema antibeccheggio che tendeva a
irrigidire la sospensione e a rendere insensibile lo sterzo, già di per sé
molto leggero.
Con questa nuova soluzione, che diventerà la scelta definitiva, Rindt
vince a Zandvoort il 21 giugno1970. A questa seguiranno le vittorie
importanti di Clermont-Ferrand, dopo il ritiro di Ickx e Beltoise, di Brands
Hatch, beffando ancora una volta Brabham all'ultimo giro (e con il sospetto
di avere l'alettone posteriore più alto del consentito) e infine a
Hockenheim, dopo uno splendido duello con la Ferrari di Ickx.
Il 5 settembre, a Monza, la marcia di Jochen Rindt si arresta
tragicamente. Durante le prove del sabato, alle ore 15.25 la Lotus 72 dell'
Austriaco esce improvvisamente di pista all' imbocco della Parabolica
schiantandosi contro il Guard-rail. L'inchiesta sull' incidente,
avviata immediatamente dalla procura, identificherà la probabile causa nella
rottura del braccetto del freno anteriore.
La morte di Rindt, oltre a scatenare le solite polemiche sui pericoli delle
corse, pone anche seri dubbi sull' affidabilità della "filiforme" Lotus 72
Lo stesso Chapman viene messo sotto accusa dai tecnici e dalla stampa
per l' ardita filosofia costruttiva che da sempre lo contraddistingue. Tutto
l' ambiente, pur ammirandolo ritiene ormai poco sicure le sue creazioni.
Helen, moglie di Stewart, rivelerà dopo il ritiro del marito dalle
competizioni, di non aver mai fatto pressioni su Jackie perchè smettesse di
correre ma di avergli solo chiesto di non guidare mai una Lotus. La
cattiva fama delle vetture inglesi è ingenerosa ma sicuramente la ricerca
dell' estrema semplicità e leggerezza ha pericolosamente spinto più
volte Colin Chapman verso i limiti estremi.
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Sopra - Rindt porta
all'esordio la 72 in Spagna sul circuito di Jarama. Qualificatosi con
l'8° tempo, si ritirerà al 10° giro per noie all'accensione.
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Sopra - un' immagine della
prima vittoria della 72
a Zandvoort con Rindt che vincerà davanti a
Stewart, alla media di 181,777 Kmh. |
A destra - Emerson Fittipaldi
alla sua quarta corsa in F1 vince il suo primo gran premio a Watkins
Glen consegnando idealmente a Rindt il titolo mondiale, il primo alloro
della Lotus 72.
Il giovane brasiliano aveva esordito in F1 nel GP di Gran Bretagna a
Brands Hatch con una Lotus 49 quando aveva solo 24 anni.
Nel successivo Gran premio a Hockenheim arriveranno i primi punti
mondiali, classificandosi quarto con una 72.
La sua carriera è solo all’inizio ma tutti scommettono sul suo futuro da
campione e il Brasiliano terrà fede alle promesse. |
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A destra - Reine Wisel a
Kyalami con la Lotus 72 versione C.
Si può notare la scomparsa delle prese d’aria per i freni.
Il 1971 si concluderà senza vittorie per la scuderia di Chapman ma non
dovrà attendere troppo a lungo. L'anno successivo la 72 tornerà a
vincere, dimostrandosi la monoposto più avanzata.
Anche nel 1971 la Lotus 72 resta comunque il punto di riferimento
tecnico per i nuovi progetti che si susseguono in formula uno. |
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Il 1971 è per la 72 un anno di
transizione. Dopo la scomparsa di Rindt, Chapman punta sul giovanissimo
Fittipaldi, ancora acerbo ma destinato a maturare rapidamente. La Lotus 72 è
sicuramente competitiva ma i tecnici sono distratti dal progetto della 56 B
azionata dal motore a turbina Pratt & Whithney , che verrà presto abbandonato
dopo alcune fugaci apparizioni e un ottavo posto a Monza con Fittipaldi come
miglior risultato. In questa occasione Chapman non venne in Italia, perché
incriminato dalla magistratura per l' incidente che aveva causato la morte di
Rindt e il team ufficiale Lotus non s' iscrisse alla corsa. La vettura a
turbina corse così con i colori giallo-neri del team World Wide Racing.
Dopo un 1971 senza vittorie arriva il pronto riscatto nel 1972, quando Emerson
Fittipaldi diventa, a 24 anni, il più giovane campione del mondo della storia.
Cinque saranno alla fine i GP vinti dal Brasiliano che esalta il suo paese
fino al delirio.
Compare la nuova livrea nero-oro della John Player Special, destinata a
diventare "un’icona" della formula uno, sponsor fedele della Lotus per molte
stagioni.
Quella che vince il titolo del 1972 è la "D" che aveva esordito a Montecarlo
nel'71. Philippe e Chapman avevano operato un passo indietro nello schema
delle sospensioni posteriori.
Infatti, i doppi trapezi vengono sostituiti con un semplice piccolo braccio
superiore, due biellette inferiori e due puntoni. Tali interventi erano stati
dettati da strane e non chiarite anomalie che si erano manifestate e ad esse
si giunse per tentativi, correggendo la variazione di curvatura della
convergenza.
Sopra - Fittipaldi alla Parabolica durante il Gran Premio
d'Italia del 1972. Sull' alettone si notano i 4 marchi JPS
corrispondenti ad altrettante vittorie. Al termine della corsa se ne
dovrà aggiungere un quinto, oltre al primo titolo mondiale del
Brasiliano, il secondo per la Lotus 72.
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A destra - Ancora una bella
immagine di Fittipaldi a Monza durante il GP d’Italia del 1972 nel
giorno in cui conquista il suo primo titolo mondiale.Qui sta affrontando
la prima chicane sul rettilineo dei box, introdotta proprio quell’anno,
con la variante Ascari, per eliminare il gioco delle scie che
caratterizzava le corse a Monza. Dopo il ritiro di Stewart, che in
partenza aveva rotto la frizione e al 46° di Ickx, che il
brasiliano tallonava da vicino, Fittipaldi vincerà indisturbato, proprio
con il telaio n° 5 che lui stesso aveva sbattuto a Monza nel 1970 e
inviato in Italia per sostituire il 6 e 7 danneggiati in un incidente
della bisarca che li trasportava. |
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Con il modello "D" Fittipaldi comincia
trionfalmente anche la stagione 1973 vincendo in Argentina e Brasile. Per
Chapman sarà un’ annata di grandi vittorie ma alla fine conquisterà solo la
coppa costruttori, mentre il titolo di campione del mondo finirà nelle mani di
Jackie Stewart. Ben sette saranno i gran premi vinti dalla Lotus nel 1973,
quattro dei quali con Ronnie Peterson. Considerato il campione del
futuro, Colin Chapman punta decisamente su di lui per la stagione 1974, quando
Fittipaldi preferisce firmare per la Mc Laren diretta da Teddy Mayer.
A destra - Ronnie Peterson
con la 72 E. Inseguito da Fittipaldi, Revson e Cevert, attacca la
variante Ascari nel Gran Premio d’ Italia del 1973. Vincerà la corsa
davanti al compagno di squadra che così "abdica" a favore di Stewart,
giunto quarto grazie a una storica rimonta, cui fu costretto per una
foratura nei primi giri che gli aveva fatto perdere un minuto ai box.
Chapman, per “punire” il brasiliano che non aveva ancora firmato il
contratto, non ordina a Peterson di cedergli il primo posto. come nel
precedente gran premio in Austria, di fatto consegnando il titolo a
Jackie Stewart con due corse di anticipo. La stampa criticherà Chapman
per i suoi "cattivi" calcoli. |
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A sinistra - Emerson
Fittipaldi sulla esse in salita di Watkins Glen nel 1973, la sua ultima
corsa con la 72. Si chiude così il suo rapporto con la Lotus proprio là
dove aveva ottenuto la sua prima vittoria.
Per il campione brasiliano si
preparava una stagione esaltante alla Mc Laren dove vincerà il secondo
titolo mondiale con la M 23 ma la sua immagine rimarrà legata
soprattutto alla livrea nero-oro della JPS e alle linee filanti della
Lotus 72. |
Alla fine del 1973 si ritiene che la 72 abbia
ormai terminato il suo ciclo e Chapman cerca di proporre una nuova strada con
la 76, battezzata ufficialmente JPS/9 in ossequio allo sponsor, dotata di una
rivoluzionaria frizione manuale, comandata da un pulsante posizionato sul
cambio che attiva un servocomando idraulico. Il progetto si dimostra
fallimentare, tanto che si deve ritornare alla vecchia 72, la quale dimostrerà
ancora un buon livello di competitività con la versione "E" disegnata da
Ralph
Bellamy e Martin Ogilvie,che aveva esordito nella Corsa dei Campioni del 1973
e dimostratasi vincente nel corso di tutta quella stagione. In questa
evoluzione si era intervenuti più che altro per adattare la 72 ai nuovi
regolamenti del 1973 e a ciò provvide anche Martin Wade. La 72 E appare
leggermente più affusolata ed è più pesante per rispettare i nuovi limiti
regolamentari. Diversi l' alettone posteriore e la presa d'aria a periscopio e
nuovo il serbatoio dell'olio. Nel 1974 arrivano 3 vittorie con Ronnie
Peterson: a Monaco dopo una fantastica rimonta, a Digione, con una corsa
imperiosa e infine a Monza, dopo il mesto ritiro delle Ferrari. Questa sarà
l’ultima vittoria della 72. Ormai incalzano le nuove “stelle”, in particolare
la McLaren M23, sua erede tecnica.
A destra
- Ronnie Peterson ottiene a Montecarlo una splendida vittoria con la 72
in una corsa tutta di rimonta dopo un testacoda nelle fasi iniziali.
Qui precede la Tyrrell di Jody Scheckter che arriverà secondo, a
quasi 30 secondi dallo Svedese.
Sopra - Una Lotus rossa, quella del team Gunston condotta a Kyalami nel
1975 da Guy Tunmer, tra Reutemann e Scheckter che lo stanno doppiando.
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A destra -
A Monaco nel 1974 Jacki Ickx con la ‘72’ tallona
Fittipaldi. Il pilota belga, passato dalla Ferrari alla Lotus con molte
speranze, vincerà solo la “Corsa dei Campioni” a Brands Hatch,
precedendo proprio Niki Lauda che lo aveva sostituito alla Ferrari.
Sopra - Peterson insegue la Brabham di
Reuteman nel GP d’Italia del 1974. Sarà l’ultima vittoria della Lotus
72, cinque stagioni dopo il primo trionfo.Si noti il numero 1 che
contraddistingue la vettura di Peterson. Infatti a partire dal '74 si
decise di adottare la numerazione fissa delle formula uno. Essendosi
ritirato il cam- pione del mondo Jackie Stewart, i numeri vennero
distribuiti in base alla classifica della coppa costruttori del 1973
vinta appunto dalla Lotus.
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Sopra - Ronnie Peterson vince
da dominatore il gran premio di Farncia del 1974, disputatosi per la
prima volta sul breve circuito di Digione.
La "nonna" trionfa ancora una
volta
ma siamo ormai al canto del cigno per la 72
A Monza l' ultimo
acuto.
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Nel 1975 appare chiaro che la Lotus 72
non può più essere competitiva. Si cerca di rivitalizzarla varando la
versione F, con modifiche alle sospensioni posteriori ma il miglior
risultato sarà un quarto posto a Montecarlo. L’ultima corsa sarà il
GP degli USA a Watkins Glen. Per la Lotus si chiude un’epoca di successi e
si apre un periodo di crisi tecnica che finirà solo con l’avvento della 78
che inaugura "l’era wing car".
A destra - L' ultima corsa
della 72 a Watkins Glen nel GP degli Stati Uniti 1975.
Qui Peterson
insegue la March di Brambilla e la Hesketh di Hunt, precedendo la
McLaren di Mass. Peterson giungerà quinto a 50” dal vincitore Lauda, un
risultato ammirevole per una vettura concepita sei stagioni prima e che
pareva aver chiuso il suo ciclo alla fine del 1973, quando si pensava di
mettere in vendita tutte le 72 e il materiale di ricambio.
Ma come
spesso accade anche la "roba" vecchia può tornare utile e la Lotus 72
resta un gioiello ineguagliato nella storia della formula uno.
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Le principali tappe nell'evoluzione della Lotus 72.
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LOTUS 72 C
Oltre all’anti-dive, già tolto nella ‘B’,
in questa versione si era rinunciato all’anti-squat nel
retro-treno.
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LOTUS 72 D
Qui nella veste aerodinamica del 1972.Chapman e
Philippe ne avevano modificato le sospensioni posteriori.
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LOTUS 72 E
Qualche ritocco aerodinamico la si dota di
una carrozzeria deformabile e di un nuovo serbatoio dell' olio.
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Le Lotus progenitrici della 72 che hanno segnato la storia della formula uno.
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LOTUS 25
La prima monoscocca. Costruita nel 1962 "attorno" a Jim Clark che
vi guidava sdraiato. Era formata da 2 travi di lamiera scatolata
collegate da tre ordinate, una anteriore una all' ajtezza delle
ginocchia del pilota e la terza alle sue spalle. Nelle 2 travi erano
collocati i serbatoi. L'idea venne lavorando sulla trave centrale della
Elan che Chapmen scoprì rigidissima. |
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LOTUS 49
La prima formula 1 a motore portante. Costruita nel 1967
attorno al nuovo motore Ford Cosworth v8, farà il suo esordio vincendo
con Clark a Zandvoord. Il motore era parte integrante con il telaio che
terminava subito alle spalle del pilota. Sarà ancora vincente nel 1970 a
Monaco, dimostrandosi una delle monoposto più vincenti e longeve della
storia. |
...e quelle che le hanno inutilmente conteso lo scettro.
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LOTUS 56 B
Dotata di un motore a turbina
venne utilizzata solo sui circuiti più veloci ma senza risultati
apprezzabili. Il progetto venne presto accantonato.
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LOTUS 76 - JPS
/ 9
Presentata nella stagione 1974, venne accolta con scalpore per le
innovazioni che racchiudeva, in particolare una inedita
frizione manuale. Risulterà un fallimento.
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GLI ANNI JPS
La carriera della Lotus 72, prolungata in maniera
innaturale a causa dei problemi che affliggono la sostituta Lotus 76,
arriva ad estendersi fino al 1974 e al 1975, anni in cui la snella e
ormai anacronistica monoposto nera con sponsor John Player Special
arriva a raggranellare ancora qualche vittoria grazie al talentuoso e
velocissimo Ronnie Peterson. Jackie Ickx si limita a raccogliere
qualche punto, comunque non sufficiente ai fini del mondiale
costruttori. Per il 1976 Colin Chapman si affida a Mario Andretti, a
Gunnar Nilsson e alla Lotus 77, ma l'unica vittoria arriva solo
nell'ultima prova stagionale. Il 1977 è molto più
carico di promesse e aspettative, con Andretti che si adatta
velocemente alla nuova Lotus 78 a effetto suolo, dotata di minigonne e
in grado di vincere 5 GP. Ma è l'anno della Ferrari e di
Niki Lauda, che assieme a Jody Scheckter porta a Maranello entrambe le
coppe. La consacrazione del pilota italo-americano arriva
però nel 1978, quando sull'imbattibile Lotus 79 Mario
Andretti conquista 6 gran premi e regala alla squadra inglese gli
ultimi trofei mondiali, incluso quello costruttori con le 2 vittorie
dello sfortunato Peterson. |
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Lotus 77 1976 - Motore Ford |
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Lotus 78 1977 - Motore Ford
Effetto Suolo |
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Lotus 79 1978 - Motore Ford
Titolo Iridato |
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Progettista:Geoff Aldridge, Martin Ogilvie, (Colin
Chapman)
Motore: Ford
Piloti: Mario Andretti, Ronnie Peterson, Jean Pierre Jarier
Campionati: Piloti e costruttori
Vittorie: 8 su 16 - Pole positon:12 - GPV:6 - Podio:14 - Punti
totali:115 |
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Lotus 80 1979 - Motore Ford |
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LOTUS MK80
Nel 1979, da campione del mondo, Colin Chapman tentò di
estremizzare il concetto di “effetto suolo”.
Tutti i costruttori attendevano con timore l’esordio in pista
della “80”che come evoluzione del modello
“79”,
vettura che aveva dominato il campionato 1978
con M. Andretti
e R. Peterson, metteva paura.
Non fu facile per Chapman “partorire” la nuova
vettura.
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Dato che tutti gli altri team avevono capito il concetto del
“tubo venturi” e la sua efficacia tanto che Tyrrell
presentò la sua Tyrrell-009 copiando spudoratamente la Lotus
79,
e quando presentarono la Brabham-bt49 Chapman
esclamò:” ma è la mia Lotus 80
!”per Colin non fu solo una battuta e prese seri
provvedimenti allontanando 5 dei suoi meccanici, allora ci fu una vera
e propria fuga di notizie. Effettivamente in Inghilterra si diceva
anche che quelli della Brabham siano riusciti a fotografare il modello
in scala durante le oltre 600 ore di prove in galleria del vento.
Infatti se a prima vista le due macchine sembrano esteticamente uguali,
bisogna anche conoscere le ragioni tecniche di una forma. La Lotus 80
era una vettura ben curata in ogni suo particolare, un gran pezzo di
ingegneria e di design.
Si racconta che Colin, prima che fu presentata la vettura, era seccato
verso un certo tipo di giornalismo troppo superficiale e scandalistico
disse: “ possibile che io impieghi 600 ore di galleria del
vento per arrivare a trovare certe forme della macchina e non faccio a
tempo a togliere il telone per mostrarla la prima volta che trovo
già dei giornalisti disposti alla critica”.
La Lotus 80 Cosworth utilizzava minigonne lungo tutto il perimetro
della vettura, non solo nei cassoni laterali come tutte le altre
monoposto.
|
La parte terminale della “80” disponeva di
minigonne scorrevoli curve, che non riuscivano a funzionare in maniera
ottimale.
In galleria del vento la Lotus 80 offriva eccezionali valori di
aderenza ma in pista non vi era bilanciamento tra il ridotto carico
anteriore, e l’eccessivo carico posteriore.
Fin dai primi test la “80” presentava un
incorreggibile sottosterzo causato dallo squilibrio carico aerodinamico
, ed inoltre l’eccessivo carico sviluppato
dall’effetto suole mandava in crisi le sospensioni. Reutemann
non ha mai creduto alla Lotus 80, venne usata solo da Mario Andretti in
5 GP rispettivamente Spagna, dove si piazzò 3° al
traguardo, Belgio, Francia, Montecarlo e Gran Bretagnia
dopodiché abbandonata la “80” e si
ritornò al modello” 79”
RIASSUNTO
STATISTICO GENERALE 1970-1975
|
CORSE DI CAMPIONATO
|
CORSE COMPLESSIVE
|
GV
|
PP
|
VINTE
|
RGAREE |
TELAIO
|
GARE
|
VINTE
|
PP
|
GV
|
-
|
-
|
-
|
4
|
R1
|
5
|
-
|
-
|
-
|
-
|
3
|
4
|
6
|
R2
|
8
|
4
|
3
|
-
|
-
|
-
|
-
|
14
|
R3
|
19
|
-
|
-
|
1
|
-
|
-
|
-
|
3
|
R4
|
4
|
-
|
-
|
-
|
-
|
1
|
4
|
41
|
R5
|
55
|
8
|
5
|
4
|
1
|
7
|
4
|
21
|
R6
|
32
|
4
|
7
|
2
|
5
|
3
|
5
|
22
|
R7
|
25
|
6
|
6
|
7
|
3
|
3
|
3
|
21
|
R8
|
22
|
3
|
3
|
4
|
-
|
-
|
-
|
11
|
R9
|
13
|
-
|
-
|
-
|
9
|
17
|
20
|
150
|
TOTALE
|
183
|
25
|
24
|
18
|
-
|
1
|
4
|
19
|
R5 ORIGIN
|
31
|
7
|
5
|
3
|
-
|
-
|
-
|
22
|
R5 NUOVO
|
24
|
1
|
-
|
1
|
|
La March 701 del 1970 fu un'auto fortemente innovativa sotto l'aspetto aerodinamico,
ma penalizzata da un peso eccessivo.
|
Formula 1 anni '70
Dopo la morte di Rindt la scuderia Lotus ebbe una stagione 1971
alquanto interlocutoria con i suoi due nuovi e inesperti piloti,
Emerson Fittipaldi and Reine Wisell. La squadra spese gran parte del
tempo sperimentando una vettura potenziata da un motore a gas turbina e
ancora con il sistema di trasmissione sulle quattro ruote motrici. Dopo
il ritiro di Jack Brabham, il suo vecchio team – la Brabham
Racing Organisation – andò incontro a un rapido
declino. Usando il proprio telaio largamente ispirato a quello della
Matra MS80 ma più convenzionale, la Tyrrell e Jackie Stewart
raggiungono facilmente il successo in entrambi i campionati.
Con un telaio perfezionato sulla 72, adesso colorato di nero e oro per
una nuova sponsorizzazione, la John Player Special, la Lotus
conquistò il titolo nella stagione 1972 con la sopresa
ventiseienne del pilota brasiliano Emerson Fittipaldi che divenne il
campione del mondo più giovane, stabilendo un record battuto
solamente 33 anni dopo. Stewart si piazzò al secondo posto
in classifica, ma la sua stagione venne compromessa da
un’ulcera allo stomaco.
Nella stagione 1973, i due piloti della Lotus, Fittipaldi and Ronnie
Peterson gareggiarono contro la Tyrrell di Stewart supportata da
François Cevert. In quell’annata Stewart vinse il
titolo piloti, ma durante la gara finale della stagione, il Gran Premio
degli Stati Uniti a Watkins Glen, Cevert cozzò durante le
qualifiche del sabato nella nota esses rimanendo ucciso
all’istante. Stewart e la Tyrrell si ritirarono dalla gara
consegnando di fatto il titolo costruttori alla Lotus. Alla fine della
stagione Stewart rese pubblica la decisione di ritirarsi, una decisione
presa già prima di quel Gran Premio.
La McLaren terminò la stagione 1973 con tre vittorie e
diverse pole position, completando il recupero dalla morte del suo
fondatore. La personale interpretazione della McLaren sulla concezione
del telaio della Lotus 72, la M23 venne considerata il miglior progetto
messo in campo. Fittipaldi colse l’occasione di lasciare la
Lotus per la McLaren che gli offrì il posto migliore dopo
che Chapman si era rifiutato di concederlo.
La stagione 1974 vedeva favoriti nelle previsioni la McLaren e
Fittipaldi, ma era un risultato chiuso prima del previsto. La Ferrari
si riprese dalla misera stagione 1973 con le sue prime vere vetture a
monoscocca, la 312 B3 potenziata flat-12 e guidata dal giovane
austriaco Niki Lauda e l’esperto pilota italo-svizzero Clay
Regazzoni. Malgrado il guasto della nuova Lotus 76, Peterson
è riuscito a vincere gare con la 72 vecchia di quattro anni.
Il pilota argentino della Brabham Carlos Reutemann fu altrettanto abile
a vincere con la nuova BT44 e il giovane talento sudafricano Jody
Scheckter finì molte corse a punti, inclusa la vittoria nel
Gran Premio di Svezia ad Anderstorp con la M23 somigliante alla Tyrrell
007. La stagione e le speranze di Lauda si incrinarono dopo un
incidente al primo giro del Gran Premio di Germania. Soltanto
l’ultima corsa della stagione decise il titolo piloti tra Fittipaldi, Regazzoni e Scheckter.
In quest’annata le innovazioni vennero introdotte dalle Lotus
49 e 72 che cambiarono il disegno della macchina. Il motore
completamente sollecitato e sospensioni variabili flessibili erano ora
la norma, la maggior parte delle vetture avevano la carrozzeria a forma
di cuneo e le prese d’aria erano piazzate sopra le teste dei
piloti. La principale innovazione di questo periodo venne introdotta
nel 1975, quando è comparsa la Ferrari 312T con la scatola
del cambio trasversale per distribuire meglio il peso della vettura. Le
rosse vinsero tre titoli costruttori consecutivi nel 1975, 1976, e nel
1977. Lauda conquistò con relativa facilità il
suo primo titolo piloti nel 1975. La più grande sorpresa
della stagione fu la piccola scuderia Hesketh che vinse il Gran Premio
d’Olanda con James Hunt. Malgrado schierasse soltanto una
macchina rifiutando qualsiasi sponsorizzazione il team finì
al 4° posto nella classifica costruttori. L’anno vide
inoltre Lella Lombardi conquistare mezzo punto terminando al 6°
posto nel Gran Premio di Spagna in una gara funestata dalla morte di
quattro spettatori centrati in pieno dalla Lola di Rolf Stommelen e
quindi interrotta. Fu l’unica donna a prendere punti in un Gran Premio di
Formula 1.
Questo
periodo viene inoltre ricordato per la presenza di diversi team privati
che formarono una delle più enormi, variopinte e competitive
griglie nella storia dell’automobilismo. Il basso costo del
motore Ford-Cosworth DFV incoraggiò molti neofiti a
debuttare nella Formula costruendo un proprio telaio, con diversi gradi
di variazione in termini di successo. Oltre alla già citata
Hesketh, Ensign, Penske, e Theodore entrarono e uscirono in poco tempo
senza destare poco più di un'impressione. La Penske in
particolare, prima scuderia statunitense a vincere un Gran Premio,
nella fattispecie quello di Austria del 1976 con John Watson, in
seguito troverà maggiore gloria nella categoria americana
NASCAR. Altri team, come la Shadow, Wolf, e la Arrows, che fu
l’ultima tra questi a lasciare la categoria, archiviarono
molti più successi, gareggiando da pari a pari con le scuderie più di nome.
Per il 1976, Emerson Fittipaldi, insieme al fratello Wilson,
anch’esso pilota, prese la sorprendente decisione di fondare
una scuderia propria con il decisivo sostegno finanziario delle
Compagnie dello Zucchero del Brasile, che pretese il cambio di
denominazione – da Fittipaldi Automotive a Copersucar
– e la livrea della vettura con i colori nazionali e la
bandiera brasiliana. James Hunt, appena venne a conoscenza del futuro
della Hesketh, compromesso dalla mancanza di uno sponsor (Lord Hesketh
ha tentato di ottenere maggiori finanziamenti, stabilito che Hunt era
in grado di lottare per il titolo, ma non poteva più
permettersi di finanziarie la scuderia soltanto con le sue risorse
personali), firmò un contratto con la McLaren. Nel 1976 il
secondo titolo successivo per Lauda sembrava inevitabile, fino al suo
arresto improvviso sotto la pioggia nell’incidente occorso al
Bergwerk durante il secondo giro dell’ultimo Gran Premio di
Germania corso al vecchio Nürburgring, riportando gravi
ustioni. Gli erano state impartite le estreme unzioni, ma
incredibilmente si riprese e guidò la Ferrari sei settimane
più tardi nel Gran Premio d’Italia. Perse il
campionato per un solo punto su James Hunt nella gara finale, disputata
in condizioni impossibili sotto una pioggia battente al Fuji nella
prima edizione del Gran Premio del Giappone quando dopo aver percorso
appena un giro lasciò la sua vettura parcheggiata nei box,
dichiarando che il rischio era troppo grande e rifiutandosi di
gareggiare in quelle condizioni estreme.
L’innovazione più radicale del 1976 venne dalla
Tyrrell P34 equipaggiata con 6 ruote. La P34 era una buona macchina,
spesso terminava le gare terza o quarta e vincendo inoltre il Gran
Premio di Svezia, ma non era superiore alle migliori vetture a 4 ruote.
Il 1976 vide la scuderia Lotus adottare le spazzole di montaggio o
pannelli esterni in plastica sotto la assai poco competitiva 77;
McLaren e Brabham sperimentarono con dighe e divisori nel tentativo di
diminuire l’area di bassa pressione sotto
l’automobile, ma non trovarono effetti significativi sulle
prestazioni; nei fatti nessuno era a conoscenza delle vere intenzioni
di Chapman.
Le polemiche seguite alla gara del Fuji danneggiarono le relazioni tra
Lauda ed Enzo Ferrari. Il pilota austriaco divenne ufficialmente la
seconda guida della scuderia, mentre Carlos Reutemann era il leader.
Lauda firmò un contratto con la Brabham alla fine della
stagione 1977, dopo aver constatato che Enzo Ferrari rifiutava di
dargli una vettura per la fine della stagione. Il suo secondo titolo
era basato principalmente su regolarità e
affidabilità. Malgrado i conflitti con il proprietario e lo
status di seconda guida, Lauda godeva di grande rispetto nel team
Ferrari che lo mise sempre in condizione di dare il meglio dalla sua
vettura. Nei fatti era un’annata tra le più
competitive di sempre ma nessun altro rivale del pilota austriaco
emerse a tentare di togliere punti per la conquista dei due titoli.
A
sorpresa, la nuova scuderia Wolf, nata dalle ceneri della Frank
Williams Racing Cars e la Hesketh, vinse all’esordio assoluto
nel Gran Premio di Argentina – unica scuderia, fino a oggi, a
riuscire nell’impresa – stabilendo inoltre un
connubio eccellente con Jody Scheckter che finì secondo dietro a Niki Lauda.
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Il 1977 vide anche due innovazioni tecniche radicali destinate a
cambiare il futuro della Formula 1. Lo scopo degli esperimenti della
Lotus effettuati nel 1976 venne rivelato con la Lotus 78, che
introdusse l’effetto suolo per la prima volta nella massima
serie, usando i profili alari sigillati a terra facendo scorrere i
pannelli esterni. Generava un improvviso aumento delle forze al suolo
diminuendo drasticamente improvvisi malfunzionamenti. La Lotus 78,
guidata da Mario Andretti e Gunnar Nilsson vinse cinque Gran Premi nel
1977. La Renault rivelò il secondo quando la loro RS01 ha
fatto la prima apparizione potenziata da un motore turbo da 1.5 litri,
derivato dalle loro vetture nella categoria sport. Anche se i motori
sovralimentati avevano avuto un certo successo negli anni ’50
e i regolamenti che ammettevano i motori turbocompressi erano esistiti
per 11 anni, nessuna scuderia di Formula 1 ne costruì una,
ritenendo che il consumo di combustibile e il ritardo di spinta
negherebbe la sua potenza superiore. L’ingegnere motoristico
Bernard Dudot, che aveva osservato i motori della Offenhauser usati
nella serie statunitense Indycar, spinse per questa scelta.
L’entrata della Renault significò anche
l’acquisto degli pneumatici radiali in Formula 1, forniti
dalla Michelin.
La Goodyear, che godeva del monopolio prima
dell’entrata della Michelin, usava ancora la gomma progettata
con pieghe trasversali per le gare. La Goodyear vide questa entrata
della casa francese come una seria minaccia e fece uno sforzo notevole
nella ricerca e sviluppo per le proprie gomme sulla parte radiale.
La
stagione 1977 per la Tyrrell fu disastrosa perché la
Goodyear era troppo occupata a fornire i quattro piccoli pneumatici
anteriori richiesti dalla P34. Senza uno sviluppo continuo, gli
pneumatici persero gradualmente di competitività e il
concetto della vettura a sei ruote venne abbandonato prima del loro
bando definitivo decretato dalla Federazione nel 1982.
L'IMPORTANZA DELL'EFFETTO SUOLO SUI MOTORI TURBO.
Per la stagione 1978 le nuove Lotus 79 hanno effettuato il
più radicale e maturo uso del concetto di effetto suolo.
Molte altre scuderie cominciarono a sperimentare con le tecnologie, ma
la Lotus ebbe un inizio folgorante e
l’italo–americano Mario Andretti vinse il
Campionato, diventando il primo pilota a vincere contemporaneamente la
serie americana Indycar (progenitrice della Indy Racing League) e il
titolo di Formula 1. Negli anni '60 aveva vinto inoltre la Daytona 500
della serie NASCAR e la 500 Miglia. La Brabham superò di
gran lunga la Lotus nel concetto del generare forze verso il basso con
la Brabham BT46B "a ventilatore", un revival del concetto di "sucker
car" usato da Jim Hall sulla sua Chaparral nella serie CanAm otto anni
prima. La vettura approfittò di una scappatoia nel
Regolamento e naturalmente la scuderia, guidata da Bernie Ecclestone
che era stato nominato Presidente della Formula One Constructors
Association (FOCA), ritirò la vettura prima che scattasse il
divieto ufficiale della Federazione dopo aver vinto la sua unica gara
con Niki Lauda nel Gran Premio di Svezia. Più avanti nella
stagione, Ronnie Peterson cozzò contro le barriere subito
dopo la partenza del primo giro a Monza del Gran Premio
d’Italia e la sua Lotus bruciava tra le fiamme. Venne tirato
fuori dalla vettura e la prognosi medica fu inizialmente buona, ma lo
svedese morì il giorno seguente a causa di
un’improvvisa embolia. Esplosero immediatamente le accuse tra
piloti, Riccardo Patrese venne boicottato dal resto del gruppo e
preferì non prendere parte al Gran Premio successivo, mentre
Hunt annunciò il ritiro nella stagione seguente, dopo il
Gran Premio di Montecarlo. Il Circuito di Anderstorp, che vide vincere
due tra le più radicali e in un certo senso stravaganti
vetture di Formula 1 della storia, non vedrà più
disputare un Gran Premio per il bando decretato dal governo svedese.
Per il 1979 la Ligier, la risorta scuderia Williams e la sorpresa
Ferrari, malgrado l’handicap del Flat-12 che ostruiva le
gallerie aerodinamiche, produsse progetti di ali per le vetture che
erano più efficaci di quelle della Lotus 79. Questo fatto
obbligò la Lotus a introdurre frettolosamente la nuova 80
che andava un passo avanti il concetto di effetto suolo (era inteso
originariamente per funzionare senza le ali, soltanto con i piedini
laterali – sidepods – a effetto suolo) e non ha mai
dimostrato di essere competitiva. La Renault insisteva col motore
turbo, malgrado i frequenti guasti che gli provocarono il soprannome di
"Little Yellow Teapot" (Piccola Teiera Gialla), e vinse finalmente la
prima gara sul circuito di Digione nel Gran Premio di Francia con la
RS10 che riusciva a conciliare la potenza del motore turbo e
l’aerodinamica dell’effetto suolo. |
Il 1970 vide l’introduzione
delle gomme slick dalla Goodyear.
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Hethel, 1970 - Presentazione della Lotus 72
Jochen Rindt , Herbie Blash, Colin Chapman, Bob Dance
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Secondo molti la Lotus 72 è la formula
uno del secolo, una tappa fondamentale nell'evoluzione tecnica delle
auto da competizione. Già le cifre parlano chiaro, non solo
è la più vittoriosa ma anche la più
longeva tra tutte le Formula 1 della storia, avvicinata solo dalla 49 e
dalla Mc Laren M23 che, non a caso, ne rappresentava il
perfezionamento. Sei stagioni quasi complete, sempre su livelli quanto
meno dignitosi di competitività, rappresentano un record
inavvicinabile, anche perché in quegli anni i budget
limitati costringevano i costruttori a sfruttare al massimo le
qualità delle vetture migliori.
Ciò che però rende unica questa formula uno,
progettata attorno al leggendario motore Cosworth DFV, è la
sua architettura costruttiva. La Lotus 72 è infatti la
sintesi e la sublimazione di quanto di meglio fosse stato concepito nei
decenni precedenti, come per esempio il telaio monoscocca, l'adozione
del motore centrale posteriore con funzione portante e più
in generale la filosofia tutta inglese della semplicità e
leggerezza che ne faranno il punto di riferimento dell'automobilismo
moderno. Nel contempo questa leggendaria monoposto racchiudeva
innovazioni importanti , come le sospensioni a barre di torsione e
l'adozione dei freni entrobordo. La novità più
appariscente è però la dislocazione laterale dei
radiatori per l'acqua, che permisero ai progettisti di conferire al
modello il caratteristico profilo a cuneo. Si aprono così
definitivamente le porte alla ricerca aerodinamica raffinata, che d'ora
in avanti diventerà uno dei temi dominanti.
Nata nel 1969 dal genio di Colin Chapman e Maurice Philippe, venne
presentata nel 1970, suscitando subito grande interesse ma anche
qualche dubbio. L'estrema pulizia e semplicità delle
sospensioni, e quel braccetto per il freno, lasciavano perplessi sulla
solidità del sistema. Subito però si sospetta che
quel cuneo possa essere un'arma imbattibile. Dice Stewart:
"Siamo sinceri, se sarà molto, molto veloce, io non
potrò farci nulla". Sarà buon profeta.
Alla fine degli anni sessanta molti progettisti si erano concentrati
nello sviluppo di F1 a trazione integrale. Anche Chapman e Philippe si
erano cimentati su questa strada con la 63 ma i risultati non furono
soddisfacenti. Con la 72 si tentò di ottenere gli stessi
risultati di una vettura che avesse minime variazioni di assetto ma che
mantenesse le caratteristiche di semplicità e
sensibilità di guida di una vettura con trazione su 2 ruote.
Così ricorda Maurice Philippe:
" L'uso di radiatori laterali che consentisse una parte frontale
continua e liscia era una mossa ovvia,anche se la loro area doveva
essere maggiore rispetto a quella di uno unico anteriore. Freni
entrobordo erano un'altra mossa ovvia per dare un basso peso non
sospeso e sollevare la sospensione da coppie frenanti. Inoltre le
sospensioni erano progettate per ridurre al massimo il rollio e l'
"affondabilità" di muso in frenata."
Gli ultimi due obiettivi non vengono però raggiunti e i
primi passi della 72 sono difficili. la vettura è poco
maneggevole e in curva tende a sollevare la ruota interna. Si cerca di
ovviare togliendo l'anti-beccheggio Di ritorno dal Gran Premio del Sud
Africa, Rindt la prova a Snetterton ma la messa a punto è
problematica, tanto che, dopo averla portata all' esordio in Spagna, il
pilota austriaco le preferisce la 49, con la quale vince a Monaco.
Passo 2,54 m - Carreggiata
1.447 m - Peso 533 kg
Telaio monoscocca chiusa - Motore Ford Cosworth DFV - 8 cilindri a V a
90° 2993 cc (85,7x64,6 mm) - 440 cv a 10000 giri/min - Funzione
portante - Cambio Hewland a 5 rapporti.
Gran Premio del Sudafrica 1970
Kyalami - sabato 7 marzo 1970 - 80 giri x 4.104 km - 328.320 km
3o pole position per Jackie STEWART - Prima pole position per March come costruttore
26o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 186.310 km/h
- 14a e ultima vittoria per Jack BRABHAM - 20o podio per Jackie STEWART
- 11o e ultimo migliore giro per John SURTEES - 50o Gran Premio per Denny HULME
Il Gran Premio del Sud Africa 1970, IV Grand Prix of South Africa
di Formula 1 e prima gara del campionato di Formula 1 del 1970, si
è disputato il 7 marzo sul circuito di Kyalami ed è stato
vinto da Jack Brabham su Brabham-Ford Cosworth, ultima vittoria in
carriera per il pilota australiano.
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Gran Premio di Monaco 1970
vinto da Jochen Rindt su Lotus-Ford Cosworth.
domenica 10 maggio 1970 - 80 giri x 3.145 km - 251.600 km
4o pole position per Jackie STEWART - 2o pole position per March come costruttore
28o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 134.786 km/h
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La gara si svolse in un clima soleggiato con pista asciutta,
nonostante avesse piovuto nei giorni precedenti. Al via Stewart prese il
comando, con Amon, Brabham, Ickx e Jean-Pierre Beltoise
alle sue spalle; al secondo giro Beltoise superò Ickx. Stewart prese
vantaggio e la classifica rimase invariata fino al dodicesimo giro,
quando Ickx fu costretto al ritiro dalla rottura di un semiasse. Al 22º
giro Beltoise, che nel frattempo era salito al quarto posto, si ritirò
per problemi alla trasmissione e nello stesso giro Brabham prese il
secondo posto a discapito di Amon. Sembrava che Stewart potesse gestire
il vantaggio per poi bissare il successo ottenuto nella gara precedente
in Spagna,
ma al 27º giro fu costretto al ritiro dal motore della sua March che
cominciò a perdere colpi. Così Brabham prese il comando, seguito da
Amon, Hulme e Rindt, che era risalito al quarto posto combattendo nelle
retrovie, mentre il debuttante Peterson era al settimo posto e i
commissari erano impegnati a ripulire l'olio lasciato in pista dal
motore rotto della BRM di Jackie Oliver.
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Nel frattempo Hulme ebbe problemi con la trasmissione della sua
McLaren, che non manteneva inserito il rapporto selezionato, perdendo
posizioni a favore di Rindt e Henri Pescarolo;
al 62º giro la sospensione di Amon si ruppe, costringendolo al ritiro e
lasciando il secondo posto all'austriaco della Lotus a nove secondi di
distacco da Brabham. A questo punto Rindt forzò il ritmo e negli ultimi
giri si ritrovò alle spalle dell'australiano, che però sembrava
resistere agli attacchi dell'avversario, fin quando avvenne
l'incredibile: Brabham lasciò la traiettoria ideale per poter evitare
una vettura lenta mentre si avvicinava alla "Gazomètre" (la "curva del
Gasometro"), l'ultima curva dell'ultimo giro, e così facendo finì sullo
sporco e sbandò andando a sbattere contro le balle di paglia e cedendo
la vittoria a Rindt, che fu salutata dal team manager della Lotus Colin Chapman
con un gran salto di gioia. Brabham fece una rapida retromarcia e si
rimise in gara, finendo al secondo posto, seguito da Pescarolo con la
Matra, Hulme, Graham Hill (che era partito dall'ultimo posto in griglia)
e da Pedro Rodríguez.
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DE TOMASO 505 : L'ULTIMA AUTO DI PIERS COURAGE
L'unico campionato a cui prese parte la De Tomaso si concluse in maniera tragica
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Courage impegnato con una Brabham BT26 al Gran Premio di Gran Bretagna 1969 |
Dopo aver esordito nel campionato 1969 della Formula 1 con una Brabham
BT26A pilotata da Piers Courage, Frank Williams prese contatti con
Alejandro De Tomaso per farsi costruire una nuova vettura per la
stagione 1970.
L'auto, denominata 505, venne progettata da Gian Paolo
Dallara ed era basata su di un telaio monoscocca in alluminio mentre il
propulsore era un Ford Cosworth DFV 3.0 gestito da un cambio manuale
Hewland DG300 a cinque rapporti ed abbinato alla trazione posteriore.
Sin dall'inzio della stagione la vettura si dimostrò non solo
estremamente inaffidabile ma anche eccessivamente pesante, non riuscendo
mai a concludere una gara ed impedendo a Courage di esprimere al meglio
le proprie capacità di guida.
Per tentare di alleggerire la 505 il
telaio e le sospensioni originali vennero sostituiti con dei modelli
fatti in magnesio, ma questa soluzione ebbe conseguenze terribili.
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Al Gran Premio dei Paesi Bassi Courage riuscì a qualificarsi nono, ma
durante il 23° giro della gara lo sterzo si ruppe all'altezza del Tunnel
Oost.
La De Tomaso uscì di pista, urtò un terrapieno e nell'impatto si
incendiò sviluppando delle intense fiamme che si estesero nel bosco ai
margini del circuito a causa del magnesio contenuto nel telaio.
Courage morì tra le fiamme e Frank Williams, con cui condivideva una
profonda amicizia, ne rimase profondamente scosso, così tanto che dal
giorno dell'incidente preferì tenere una certa distanza con i piloti che
avrebbero corso nella sua squadra.
In seguito vennero ingaggiati Brian
Redman e Tim Schenken, ma nessuno riuscì a rendere competitiva la 505 e
questo catastrofico risultato indusse De Tomaso a ritirarsi dal
mondiale.
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Gran Premio di Germania
domenica 2 agosto 1970 - 50 giri x 6.789 km - 339.450 km
5o pole position per Jacky ICKX - 50o pole position per Ferrari come costruttore
50o pole position per Ferrari come motore
Media : 204.522 km/h
A
seguito dell'incidente mortale di Jim Clark in una gara di Formula 2
nel 1968, ed in vista di questa gara, vennero inserite lungo il
circuito due chicane che interrompevano i lunghi tratti rettilinei, la
prima delle quali fu dedicata al campione scozzese e costruita nel
punto dove egli perse la vita, a circa metà del tratto che
portava dalla prima curva (Nordkurve) alla Ostkurve.
Gran Premio di Germania 1970, ottava gara del campionato di Formula 1 del 1970, si è svolto il 2 agosto sul circuito di Hockenheim
ed è stato vinto da Jochen Rindt su Lotus-Ford Cosworth, ultima vittoria in carriera per il pilota austriaco.
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Gran Premio di Spagna 1970
Jarama - domenica 19 aprile 1970 - 90 giri x 3.404 km - 306.360 km
13o pole position per Jack BRABHAM - 14o pole position per Brabham come costruttore
27o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 146.060 km/h
Il Gran Premio di Spagna 1970,
seconda gara del campionato di Formula 1 del 1970, si è
disputato il 19 aprile sul Circuito di Jarama ed è stato vinto da Jackie Stewart su March-Ford Cosworth.
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Il gran premio ebbe uno svolgimento travagliato. Prima della gara, gli
organizzatori del Gran Premio scatenarono la rabbia tra i membri della
FOCA quando decise di limitare il numero di partenti ammessi di diritto a
soli sedici piloti. Inoltre nessuno dei giri effettuati il Venerdì
erano stati conteggiati per la qualificazione. La mattina prima della
gara, sembrava fosse stato invertita la decisione e avrebbero potuto
partire anche i non qualificati. La Commissione Sportiva Internazionale
intervenne e costrinse gli organizzatori spagnoli a ripristinare il
numero di partenti a sedici.
La gara è stata vinta dal campione in carica mondo Jackie Stewart, alla
guida di una March. La gara fu segnata da un grave incidente che
coinvolse Jackie Oliver e Jacky Ickx alla Eses de Bugatti, un punto pericoloso del tracciato che fu modificato dieci anni dopo.: entrambe le loro auto presero fuoco con Ickx che rimase leggermente ustionato.
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Il 1970 un anno da ricordare
Il 1970 rimane un anno da ricordare per il debutto
in Formula 1 di un certo numero di nuovi piloti pieni di talento;
capitanato da Ronnie Peterson il gruppo includeva Francois Cevert, Clay
Regazzoni, Henri Pescarolo ed il futuro Campione del Mondo Emerson
Fittipaldi. Quell'anno si verificano inoltre le morti tragiche di Bruce
McLaren, Piers Courage e quasi incredibilmente, di Jochen Rindt alla
vigilia del suo primo titolo di Campione del Mondo, assegnatogli
postumo. Altra sensazione del 1970 è la nuova Lotus-Ford 72.
Questa doveva essere l'ultima stagione di guida di Jack Brabham che
aveva annunciato il proprio ritiro per la fine dell'anno. Per
dimostrare ai nuovi venuti di essere ancora in piena forma, vince la
prima gara della stagione in Sud Africa interrompendo un periodo nero
che dura da ben tre anni.. A Jarama, l'attuale Campione del Mondo
Jackie Stewart porta a casa la prima vittoria con la nuova macchina
realizzata da March Engineering. La squadra Britannica fondata da Max
Mosley, Alan Rees, Graham Coaker e Robin Herd prepara le macchine per
conto proprio e le fornisce a Tyrrell. Che il Campione del Mondo avesse
guidato una loro macchina, anche se per conto di un'altra squadra, fu
una grande conquista per la società. Sfortunatamente le
risorse del team sono minime e le loro vetture vengono presto messe in
ombra dalla nuova Lotus. Chris Amon si era unito al gruppo di lavoro
con la consapevolezza che la partenza sarebbe stata lenta e che
sarebbero stati in grado di mettere inizialmente in campo solo una
macchina. Immaginate la sua sorpresa nello scoprire altre quattro
macchine come la sua alla griglia di partenza. Monaco si rivela la
più grande gara dell'anno quando Jochen Rindt supera Brabham
all'ultima curva del percorso. Sembrava proprio che Brabham avesse la
vittoria in tasca, ma alcuni problemi meccanici di minore
entità ed un buon numero di auto da doppiare crea il varco
che Rindt cercava. La visione di questa vecchia Lotus 49 (la 72 non era
ancora pronta), scatenata sul circuito cittadino è
sicuramente qualcosa che chi ha avuto la fortuna di vedere, non
dimenticherà tanto presto. Ai giovani lettori americani va
ricordato che la gara venne trasmessa in quei giorni sulla ABC
television quale parte di "Wide World of Sports".
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La gara successive si
tiene a Spa, teatro di un'altra gara di grande livello, questa volta
tra la BRM di Pedro Rodriguez e la March di Chris Amon. Rodriguez
riesce a malapena a tenere dietro un determinatissimo Amon; La tappa
seguente è Zandvoort e la Lotus 72 ottiene una convincente
vittoria sulle dune Olandesi con Rindt alla guida. Non vi furono
celebrazioni sul podio poiché la gara fu funestata dalla
morte del popolare Piers Courage alla guida di una De Tomaso. Qui ha
inizio una serie di quattro vittorie consecutive che comprende anche i
GP di Francia, Gran Bretagna e Germania. E' opportuno comunque
ricordare come la vittoria del GP di Gran Bretagna sia stata
pressoché un regalo del destino, in quanto Brabham rimase a
corto di benzina mentre era in testa.. Questo Gran Premio vede inoltre
il debutto di un giovane pilota brasiliano, Emerson Fittipaldi, che
alla guida di una Lotus 49C termina all'ottavo posto. A Zeltweg il
pubblico locale è già pronto a celebrare il nuovo
Campione, figurarsi la delusione quando Rindt non conclude la gara
lasciando così alla Ferrari una splendida doppietta con Ickx
davanti a Regazzoni. Il Campionato è arrivato a Monza,
patria della Ferrari dove l'inimmaginabile diventa realtà
quando Jochen Rindt rimane ucciso durante la seconda sessione di prove.
Furono avviate numerosi indagini con risultati non sempre concordanti.
Alla fine si giunse alla conclusione che la causa probabile
dell'incidente risiedesse in un cedimento del freno. L'interesse per il
Campionato del Mondo a questo punto si raffredda anche se la Ferrari
consegue la vittoria non tramite Jacky Ickx ma con il suo compagno di
squadra Clay Regazzoni alla sua quinta partenza. Si prende in
considerazione l'eventualità che Rindt venga comunque
premiato se nessun pilota ne supererà il punteggio. E questo
fu, per fortuna, ciò che avvenne quando Emerson Fittipaldi
vinse il Gran Premio d'america ed il nuovo Wisell arrivò
terzo. La Lotus vince il proprio quarto Mondiale Costruttori in
circostanze decisamente tristi.
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Gran Premio d'Italia |
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Jochen Rindt
Gran Premio d'Italia 1970
Qualifiche
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Chapman e Rindt
prima dell'incidente
Ore 15 di sabato 5 settembre 1970 cominciano le prove
"E' troppa questa fortuna.
Comincio un poco a preoccuparmi perché potrebbe non
continuare." |
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Monza
domenica 6 settembre 1970 - 68 giri x 5.750 km - 391.000 km
6o pole position per Jacky ICKX -51o pole position per Ferrari come costruttore
51o pole position per Ferrari come motore
Media : 246.019 km/h
Risuonano beffardamente amare queste parole di
Jochen Rindt, che così commentava la stagione che, fino a
quel momento, lo stava consacrando tra i grandi piloti della storia.
Nel campionato del mondo del 1970, il pupillo di Colin Chapman la
fortuna se l' era però meritata, anche perché la
sorte aveva un debito enorme con lui.
Nato a Mainz, in Germania, il 4 aprile 1942, dopo pochi mesi di vita
aveva perso i genitori, morti ad Amburgo sotto un bombardamento . Venne
così affidato ai nonni che abitavano a Graz, in Austria e in
Austria Rindt trascorse quasi tutta la sua vita,
rimanendo cittadino Tedesco
Dopo il liceo, nel 1962 comincia a correre con una
Alfa Romeo GTA preparata da Conrero. Si rivela ben presto un pilota di
talento e grintoso, uno che o "vince o rompe" ma, all'occorrenza, in
grado anche di ponderare bene i limiti della vettura, tanto
è vero che nel 1965 con una 250 LM., in coppia con Masten
Gregory, firmerà l'ultima vittoria della Ferrari nella 24
ore di Le Mans. Intanto diventa il padrone incontrastato della Formula
due, dove miete vittoria dopo vittoria, diventando il maestro della
categoria.
In Formula uno aveva esordito a Zeltweg con una Brabham BRM ma deve
attendere il 1969 per vincere il suo primo Gran Premio, quando,
ingaggiato da Chapman, trionfa a Watkins Glen con una Lotus 49.
Nel 1970 si aggiudica cinque Gran Premi, a volte in modo rocambolesco
ma lui è sempre in agguato, pronto ad approfittare del
più piccolo errore dei suoi avversari. La sua ultima
vittoria, a Hockenheim, è forse la più bella ed
esaltante. Batte Ickx in volata, meritandosi dalla stampa italiana
l'appellativo di Jochen "GRINDT". |
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Conclude il primo giro in
1’40”78, il secondo in 1’27”59,
poi 1’27”24 e ancora 1’26”75.
Inizia il quinto giro. Sono le 15,25, la lotus 72 si avvicina alla
parabolica, ad alcuni pare ondeggiare, forse è una normale
manovra ma poi punta decisamente a sinistra verso il guard-rail. Alle
sue spalle c'è Denny Hulme con la McLaren che
così ricorda ciò che vide:" La vettura andò leggermente a destra,
poi a sinistra e poi di nuovo a destra...dopo si spostò
bruscamente a sinistra e stava iniziando un testa-coda quando urtò il guard-rail".
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Forse è l' ultimo passaggio in
Parabolica del pilota austriaco...
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Per la violentissima decelerazione Rindt ha subito
ferite mortali e quando arrivano i soccorsi già non perde
più sangue, segno evidente che il suo cuore si è
fermato. Si tenta subito una disperata rianimazione
sull’autoambulanza che lo trasporta al pronto soccorso
dell’autodromo e pare che ci sia una flebile reazione ma
è solo un attimo. Rindt muore durante il trasporto.
Nei box della Lotus si attende invano che la vettura numero 22 sbuchi
dalla parabolica. Si intuisce subito che è successo qualcosa
e Jackie Stewart, caro amico dei coniugi Rindt, corre a informarsi. Quando ritorna si avvicina a Nina delicatamente: "Vieni Nina, Jochen si è fatto male". |
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Nina e Stewart subito dopo l'incidente
tragico del povero Jochen fuori
dalla clinica dell'autodromo di Monza |
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Il Gran Premio d'Italia 1970, decima gara del campionato di Formula 1 del 1970, si è svolto il 6 settembre sul Circuito di Monza
ed è stato vinto da Clay Regazzoni su Ferrari, prima vittoria in
carriera del pilota svizzero. Durante le prove ufficiali del sabato
perì in un incidente il pilota austriaco Jochen Rindt, che in
quell'anno si sarebbe laureato campione del mondo postumo, l'unico
della storia della Formula 1.
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La
ricostruzione dell'incidente è nota: la Lotus 72 del pilota
austriaco – nato a Magonza ma cresciuto a Graz con i nonni dopo
la morte dei genitori a causa di un bombardamento della II Guerra
Mondiale - mentre si accingeva ad affrontare la parabolica scartò
improvvisamente e repentinamente a sinistra. Una serie incredibile di
fatalità non lasciò scampo al driver: la macchina si infilò sotto il
guard rail e sbattè frontalmente contro un palo.
Una ruota si conficcò
in un buco, forse scavato da qualcuno che intendeva superare la
recinzione, e questo fece piroettare per diversi metri la monoposto.
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Da tener
presente che Rindt non aveva fissato tutti i punti di ancoraggio delle
cinture di sicurezza per cui il busto, nell'impatto che disintegrò
interamente l'anteriore, fu proiettato contro il piantone dello sterzo
provocando il trauma peggiore e il pilota stesso si arrestò nella
sabbia con le gambe totalmente scoperte. Jochen, si scoprì, era
prossimo ad abbandonare le corse: non si sentiva sicuro a bordo delle
fragili per quanto performanti macchine di Colin Chapman col quale
aumentavano gli attriti.
Si stava laureando campione del mondo (e lo
diventò, primo titolo assegnato postumo), aveva visto già troppi
colleghi morire e lui stesso, l'anno prima, scampò miracolosamente ad
un incidente al Montjuich per la perdita di un alettone. In più la sua
bella storia d'amore con la modella Nina Lincoln, con la quale viveva
in una casa vicino al lago di Ginevra, aveva dato vita alla piccola
Natascha. Aveva due anni quando accadde l'incidente. Bernie Ecclestone,
che all'epoca era il manager di Rindt, ne diventò il padrino e lei ha
lavorato anche come regista televisiva per F1 Group, oltre che alle
Olimpiadi invernali del 1992 e per l'Agenzia di management sportiva con
clienti, tra gli altri, Jacky Stewart. |
Gara
6 settembre 1970
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Primi giri di corsa. Pedro Rodriguez (BRM) si è già ritirato. In
prossimità della frenata alla Parabolica, il gruppo di testa è
capeggiato
da Jackie Oliver, compagno di squadra del messicano. Seguono Regazzoni, Stewart, Ickx, Hulme, Stommelen, Cevert. |
Monza 1970. Clay Regazzoni taglia per primo il traguardo su Ferrari 312 B/F1
Prima vittoria in carriera del pilota svizzero.
Per
la stagione 1970 la Tyrrell chiese alla Matra di usare i loro V12, ma
alla fine si decise di mantenere i Cosworth[. La Matra era diventata
una filiale della Chrysler e la Tyrrell derivava molto dei relativi
innesti dalla Ford e dalla Elf (associata con la Renault) la
collaborazione terminò. Ken Tyrrell acquistò il
motore 701 della March come soluzione provvisoria in vista di
sviluppare la nuova vettura per la stagione successiva.
Dopo la morte di Rindt la scuderia Lotus ebbe una stagione 1971
alquanto interlocutoria con i suoi due nuovi e inesperti piloti,
Emerson Fittipaldi and Reine Wisell. La squadra spese gran parte del
tempo sperimentando una vettura potenziata da un motore a gas turbina e
ancora con il sistema di trasmissione sulle quattro ruote motrici.
Dopo
il ritiro di Jack Brabham, il suo vecchio team – la Brabham
Racing Organisation – andò incontro a un rapido
declino. Usando il proprio telaio largamente ispirato a quello della
Matra MS80 ma più convenzionale, la Tyrrell e Jackie Stewart
raggiungono facilmente il successo in entrambi i campionati.
Nel 1970 il Mondiale
venne assegnato “alla memoria” a Jochen Rind , morto proprio alla guida della Lotus
72, nelle prove
del Gran Premio d’Italia. Nella battaglia per la sicurezza si
schierò in prima fila lo scozzese Jachie Stewart ,
grazie al quale vennero adottati
progressivamente le tute ignifughe, le cinture di sicurezza ed il casco
integrale.
Tutti dispositivi che fino ad allora erano
rimasti sconosciuti e che salvarono la vita a Niki Lauda al Nürburgring nel
1976.
Gli
anni '70 hanno rappresentato a mio avviso il decennio più
fertile e generoso di idee per la F1, perlomeno nel campo delle
innovazioni aerodinamiche delle vetture, con l'introduzione e
l'affermazione di nuovi concetti alla base della progettazione dei
telai e delle appendici. Nei primi anni del decennio le vetture erano
caratterizzate dalle ali, obbligatoriamente fisse, agganciate al corpo
vettura in posizione più bassa rispetto alle prime
apparizioni nelle auto degli anni '60 (che avevano appendici rialzate
rispetto alla scocca). L'aumento delle dimensioni delle ruote,
l'introduzione dell'airscoop (la presa d'aria per l'alimentazione del
motore) e lo spostamento dei radiatori nelle fiancate fecero mutare
radicalmente l'aspetto delle monoposto, che apparivano ora
più larghe e schiacciate al suolo, con varie
estremità che rendevano vario e spigoloso l'andamento della
carrozzeria.
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La Lotus 72D pilotata da Emerson Fitipaldi
La Lotus 72 era una vettura da Formula 1 progettata
da Colin Chapman e Maurice Philippe
per la stagione 1970
di questo campionato.
La vettura si dimostrò un
successo e, continuamente sviluppata, venne utilizzata fino al 1976. |
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Gran Premio d'Italia 1971
Monza
domenica 5 settembre 1971 - 55 giri x 5.750 km - 316.250 km
4o pole position per Chris AMON - 3o pole position per Matra come costruttore
Prima pole position per Matra come motore
Media : 251.214 km/h
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- 1a e unica vittoria per Peter GETHIN - 1o e unico podio per Peter GETHIN - 1o e unico migliore giro per Henri PESCAROLO
- 17a vittoria per BRM -1a pole position per Matra
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Nella storia del Gran Premio d’Italia ci sono state diverse gare
combattute che hanno appassionato gli spettatori di questo sport e tra
queste c’è anche l’edizione del 1971, in occasione della quale la
vittoria è stata contesa fino allo sventolio della bandiera degli
scacchi sulla linea del traguardo. Gara, entrata negli annali come la volata più
incredibile nella storia del Mondiale di Formula 1, con ben cinque
piloti racchiusi in soli sei decimi.
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Sorpresa Tyrrell
Dopo un ottimo recupero nella parte finale della
stagione, molti pensano che la Ferrari possa ambire ai vertici della
classifica per il 1971. Anche la Ferrari stessa deve averla pensata
così se è vero che tenta di ingaggiare Jackie
Stewart per la stagione successiva ma questi decide di rimanere con
Tyrrell. Derick Gardner ha studiato una nuova macchina appositamente
per Stewart, con motore Cosworth Serie 2 ed il team è pronto
ad iniziare la nuova stagione nelle vesti di casa costruttrice. Jack
Brabham si è ritirato alla fine della precedente stagione e
la sua squadra viene portata avanti da Ron Tauranac. I campioni in
carica, la Lotus, passano uno dei loro anni "neri", poiché
buona parte delle risorse disponibili vengono assorbite nel tentativo
di realizzare un'auto com motore turbo veramente competitiva. La
McLaren, che ha perso il proprio fondatore in un incidente avvenuto
durante i test, dispone di una nuova macchina progettata da Ralph
Bellamy, la McLaren M19A con Denis Hulme nel ruolo di primo pilota. La
Ferrari, non riuscendo ad ingaggiare Stewart si rivolge all'americano
Mario Andretti mentre la March che si sta riprendendo dalla sua prima
stagione agonistica si rivolge a Robin Herd e Frank Costin. La loro
macchina sfoggia un piano aerodinamico di forma ovale montato sul muso
e viene ben presto denominata tavolino da tè.
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Il Gran Premio del Sudafrica 1971, prima gara del campionato di Formula 1 del 1971, si è disputato il 6 marzo sul circuito di Kyalami ed
è stato vinto da Mario Andretti su Ferrari, prima vittoria in
carriera del pilota italo-americano. |
Gran Premio di Spagna 1971
Seconda gara del campionato di Formula 1 del 1971, si è
disputato il 18 aprile sul Circuito del Montjuïc ed è stato
vinto da Jackie Stewart
su Tyrrell-Ford Cosworth.
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La prima gara
del campionato si corre in Sud Africa con Andretti che stacca Hulme e
registra la sua prima vittoria in Gran Premio. La Matra si presenta
alla corsa con una presa d'aria dinamica sopra il motore,
caratteristica a tutt'oggi considerata uno standard. Stewart vince
entrambe le gare successive in Spagna e a Monaco, mentre Ickx ottiene
la vittoria durante un Gran Premio d'Olanda corso sul bagnato. Stewart
torna alle sue vittorie sbaragliando gli avversari in Francia, Gran
Bretagna e Germania. La serie viene infine interrotta da Jo Siffert su
una BRM a Zeltweg, in Austria. Nelle retrovie della griglia di
partenza, alla guida di una March, faceva il suo debutto un corridore
di Formula 2 di nome Niki Lauda. Il Gran Premio di Monza ospita la
lotta più serrata e ravvicinata che la storia della Formula
1 ricordi. E' forse difficile da immaginare ai giorni nostri ma il
circuito di Monza era solito fare da scenografia a terribili duelli su
scia dei quali questa del 1971 fu sicuramente la più
grandiosae. Dalla quarta fila, la Ferrari di.Clay Regazzoni piomba al
comando ma al quarto giro viene superata da Peterson, Stewart e Jo
Siffert. Stewart e Peterson faranno il passo per i successivi due-tre
giri. Più che una gara di Gran Premio la corsa assume i toni
delle pittoresche gare americane su piste in terra battuta. Il gruppo
di testa consisteva in non meno di 12 macchine, in fila l'una dietro
l'altra a velocità elevata e ben presto il destino avrebbe
chiesto il conto per tanta spavalderia.
Entrambe le Ferrari e la
Tyrrell di Stewart vanno fuori mentre Mike Hailwood, il campione di
motociclismo, viene catapultato dal suo 17° posto alla partenza
alla testa della gara. Chris Amon decide di fare la propria mossa e
passa dal quarto al primo posto in un solo giro, quando ne mancano
ancora diciotto.
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A sette giri dalla fine, per errore strappa la
visiera dal proprio casco ed è costretto a ritirarsi. Il
gruppo di testa a questo punto è costituito da quattro
vetture, quelle di Peterson, Cevert, Hailwood e Gethin. All'imbocco
dell'ultimo giro Peterson è in testa ma viene sorpassato da
Cevert alla Lesmo. Peterson accetta la sfida e progetta di riprendere
il comando all'altezza della Parabolica dove ha un notevole vantaggio
sul francese, il personaggio che ritiene essere il suo rivale
più pericoloso. Proprio nel momento in cui si trova in
posizione per effettuare la manovra, scorge con la coda dell'occhio
qualcosa che si avvicina. La visione risulta essere Peter Gethin che lo
sorpassa sull'erba, apparentemente senza alcun controllo sulla
macchina; temendo il peggio, sia. Peterson che Cevert hanno un attimo
di esitazione e Gethin con tutte e quattro le ruote bloccate, in mezzo
ad una coltre di fumo spaventosa, riprende il controllo sulla macchina
e passa il traguardo 0,01 secondi prima di Peterson. Dalla prima alla
quinta macchina, passano solamente 0,61 secondi. Il resto della
stagione non vede colpi di scena poiché Stewart ed il suo
compagno di squadra Cevert si accordano sulle vittorie vincendo,
rispettivamente, il Gran Premio di Canada e quello degli Stati Uniti.
Con sessantadue punti, Stewart vince senza intoppi con Peterson al
secondo posto in una March. Nota finale di questa stagione è
la morte di Jo Siffert che perde la vita durante una corsa extra
campionato a Brands Hatch, che sostituisce il cancellato Gran Premio di
Messico. La stagione del 1972 sembra essere destinata ad essere una
copia dell'anno precedente in quanto dominata da Jackie Stewart e
Tyrrell. La Ferrari dispone dell'ormai esperto Ickx, abilmente
affiancato da Regazzoni e dall'americano Mario Andretti ogni qualvolta
la programmazione lo consentisse. La Lotus, senza Jochen Rindt e
guidata da un brasiliano venticinquenne di nome Emerson Fittipaldi non
sembra candidarsi a ruoli da protagonista.
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La Tyrrell 003, con cui Jackie Stewart vinse il Mondiale del 1971,
fu la prima auto dotata dello "snorkel" – o "periscopio" – sopra il motore
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La vettura fu evoluta nel corso della stagione adottando diverse
configurazioni aerodinamiche: nata con un'ala anteriore piatta, in
seguito fu dotata, a seconda dei circuiti, di un muso convesso ispirato
alle vetture del Campionato del Mondo Sport Prototipi e perciò detto sports-car-style
e di diverse configurazioni dell'ala posteriore e del passo. Si
dimostrò fin dal debutto molto competitiva e affidabile, tanto da
vincere il campionato nel 1971, unico successo della scuderia di Ken
Tyrrell nel campionato costruttori, addirittura con il doppio dei punti
rispetto alla BRM,
classificatasi seconda. La 002 e la 003 avevano alcune caratteristiche
innovative, come la presenza di alcune prese d'aria sopra al motore, che
ne permettevano il raffreddamento e un muso totalmente nuovo. La
competitività della vettura nel 1971 si nota anche dal numero di
vittorie: ben 7 su 11 gare, di cui 6 per lo scozzese e 1 per il
francese.
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Emerson Fittipaldi
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nato il 12/12/1946 a San Paolo
Campione del Mondo 1972 Lotus
1974McLaren |
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Emerson Fittipaldi, pilota brasiliano a 25 anni è
stato il più giovane campione del mondo in Formula 1, e più tardi il primo
pilota a vincere il campionato di Formula Indy americano dopo aver vinto il
titolo in Formula 1: tra una formula e l’altra, Fittipaldi ha collezionato 36
vittorie in grandi premi e 18 pole positions.
Quello che pochi sanno è che i
Fittipaldi (perché di un vero e proprio clan si tratta) sono originari di
Trecchina, un paesino in provincia di Potenza. |
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Monza,
la 72D 5 fatta venire in fretta dopo che le designata 7 si
era danneggiata quando a causa di uno scoppio di un pneumatico il
transporter del team si era rovesciato in autostrada. La 5 era
stata strategicamente messa in stand-by presso il confine
italo-francese a Chamonix perchè Chapman non si fidava della
giustizia italiana dopo la tragedia di Rindt di due anni prima e temeva
un sequestro delle sue vetture.
Dopo l'incidente venne così fatta arrivare la 5 che però durante le
prove del sabato rivelò avere una perdita da un serbatoio,quindi i
meccanici del team che fortunatamente non avevano da pensare a quella di
Walker perchè sempre per i motivi legali suddetti era stato messo a
riposo per questo GP, lavorarono tutta la notte per rimediare
all'inconveniente. Quando Fittipaldi si posizionò in griglia con il sesto
tempo non pensava di riuscire a terminare la gara ma evidentemente i
bravi meccanici avevano fatto un buon lavoro e arrivò pure la vittoria
di gara e titolo.
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Dopo la comparsa nel 1970 della rivoluzionaria Lotus 72 e nel 1978
dell’altrettanto strabiliante Lotus 79, nulla più
fu come prima: le auto di
Formula 1 cambiarono completamente volto e nell’arco di 10 anni vennero
totalmente
trasformate. Ingegneri,tecnici aerodinamici e costruttori di
pneumatici impressero all’automobilismo una vorticosa
evoluzione che
contrassegnò tutto il decennio.
Gran Premio del Sudafrica 1972
Il Gran Premio del Sud Africa 1972, VI Grand Prix of South Africa di Formula 1 e seconda gara del campionato di Formula 1 del 1972,
si è disputato il 4 marzo sul circuito di Kyalami ed è stato vinto da Denny Hulme su McLaren-Ford Cosworth.
Kyalami
sabato 4 marzo 1972 - 79 giri x 4.104 km - 324.216 km
13o pole position per Jackie STEWART - 8o pole position per Tyrrell come costruttore
41o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 191.875 km/h
Rispetto al precedente Gran Premio, il campo partenti subisce le seguenti modifiche:
La BRM mette in campo 4 vetture
togliendo Alex Soler-Roig e Reine Wisell, ma schierando il francese
Jean-Pierre Beltoise in arrivo dalla Matra.
La Surtees schiera una seconda vettura ufficiale per l'ex campione del
mondo di motociclismo Mike Hailwood. Frank Williams schiera una seconda
March privata (dell'anno prima) per il debuttante brasiliano Carlos
Pace. Debutta una nuova scuderia
tedesca, la Eifelland Racing: la monoposto è una March
modificata e il
pilota è il tedesco Rolf Stommelen, in arrivo dalla Surtees.
Come avviene solitamente, anche
nel 1972 prendono parte solo a questa gara alcuni team che schierano
piloti locali. Il team Gunston schiera una Surtees per il solito John
Love e una Brabham per Willie Ferguson. Inoltre Dave Charlton guida una
Lotus privata per il team Scribante sponsorizzato dalla Lucky Strike.
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Gran Premio del Sud Africa
seconda gara del campionato di Formula 1 del 1972, si è
disputato il 4 marzo sul circuito di Kyalami ed è stato vinto da Denny
Hulme su McLaren-Ford Cosworth.
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Gran Premio di Spagna 1972
Jarama
lunedì 1 maggio 1972 - 90 giri x 3.404 km - 306.360 km
10o pole position per Jacky ICKX - 57o pole position per Ferrari come costruttore
57o pole position per Ferrari come motore
Media : 156.246 km/h
Il Gran Premio di Spagna 1972, XVIII Gran Premio de España di Formula 1 e terza gara del campionato di Formula 1 del 1972, si è disputato
il 1º maggio sul circuito di Jarama ed è stato vinto da Emerson Fittipaldi su Lotus-Ford Cosworth.
Rispetto al precedente Gran Premio, il campo partenti subisce le seguenti modifiche:
La BRM torna a schierare 5 vetture:
fuori l'austriaco Helmut Marko, al suo posto tornano lo spagnolo Alex
Soler-Roig e lo svedese
Reine Wisell che già avevano corso in
Argentina.
La Brabham si trova costretta a
sostituire con il brasiliano Wilson Fittipaldi, fratello di Emerson,
l'argentino Reutemann che aveva subito
la frattura della caviglia in una gara di Formula 2 a Thruxton.
Il team di Mike Beuttler torna in Formula 1 dopo alcune gare di assenza utilizzando una March.
Da segnalare l'iscrizione di Nanni
Galli al volante della bolognese Tecno che però non riesce a
preparare la propria monoposto
ed è costretta a dare forfait.
Spariscono dallo schieramento i team sudafricani che avevano corso il precedente GP.
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Gran Premio di Monaco 1972
domenica 14 maggio 1972 - 80 giri x 3.145 km - 251.600 km
Prima pole position per Emerson FITTIPALDI - 54o pole position per Lotus come costruttore
42o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 139.091 km/h
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Il Gran Premio di Monaco 1972, XXX Grand Prix Automobile de Monaco di Formula 1 e quarta gara del campionato di Formula 1
del 1972, si è disputato il 14 maggio sul circuito di Montecarlo ed è stato vinto da Jean-Pierre Beltoise su BRM.
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Gran Premio di Monaco 1972 - Emerson Fittipaldi (JPS Lotus-Ford 72D) Chris Amon (Matra MS120C)
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Rispetto
al precedente Gran Premio, la Ferrari e la McLaren dovettero rinunciare
ai loro piloti Mario Andretti e Peter Revson, entrambi americani,
perché impegnati in occasione della 500 miglia di Indianapolis.
La squadra italiana si limitò a lasciare un posto vacante e
schierò solo due vetture, mentre la McLaren sostituì
Revson con l'inglese Brian Redman. Dal canto suo la BRM operò un
cambio tra lo spagnolo Soler-Roig e l'austriaco Helmut Marko.
Si iscrisse nuovamente la Tecno, questa volta con 2 vetture per Nanni Galli e l'inglese Derek Bell.
Anche in questo caso purtroppo la squadra bolognese non riuscì a
schierare le 2 vetture e venne nuovamente costretta a dare forfait.
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Niki Lauda Gran Premio di Germania 1973
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La
Phillip Morris, elargisce grandi somme alla BRM che viene
così rinominata Marlboro-BRM
1973
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L'anno 1973 è contrassegnato dal ritiro
di Jackie Stewart ma prima di fare questo il pilota avrebbe vinto altre
cinque gare con Tyrrell e quindi il suo terzo titolo mondiale. La
stagione è dominata da tre piloti - Stewart ed i compagni di
squadra alla Lotus Emerson Fittipaldi e Ronnie Peterson. La Matra non
corre più in Formula 1, la BRM sta "tirando gli ultimi" e la
Ferrari è in tumulto. Ralph Bellamy ha lasciato la McLaren
per unirsi alla Lotus e sostituire il recentemente scomparso Maurice
Phillippe. Alla McLaren Gordon Coppuck progetta la cuneiforme M23 che
diverrà la punta di diamante della McLaren per i successivi
quattro anni. La Brabham trova un progettista proprio in Gordon Murray
che diventerà il più interessante e famoso
designer di tutta la Formula 1. Come tutti gli anni, spuntano una serie
di squadre "Cenerentola" quali la Shadow e la Ensign. Il campionato
viene subito sconvolto dal fatto che Clay Regazzoni, precedentemente
pilota della Ferrari, guadagni la pole per la BRM al Gran Premio
d'Argentina. Ciononostante la gara viene vinta da Fittipaldi, seguito
da Cevert e Stewart della Tyrrell. Si corre per la prima volta il Gran
Premio del Brasile che Fittipaldi vince. Dopo queste due corse
Latino-americane il campionato si sposta in Sud Africa per ospitare il
debutto della nuovissima McLaren M23. Quasi a celebrare l'avvenimento,
la macchina parte in pole position sotto la guida di Denis Hulme.
Sfortunatamente per la McLaren, Hulme riesce a tenere il commando solo
per quattro giri, fino a che un giovane del posto di nome Jody
Scheckter lo raggiunge e lo supera. Due giri dopo Scheckter viene
sorpassato.
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Due giri dopo Scheckter viene sorpassato a sua
volta da Jackie Stewart che va a vincere la gara. Fittipaldi rientra
nella cerchia dei vincitori alla gara successiva in Spagna e dopo
quattro gare è già in testa al Campionato con un
buon vantaggio sugli altri. Sfortunatamente, questa sarebbe stata la
sua ultima vittoria con la Lotus. Il Gran Premio del Belgio, corso a
Zolder, vede una doppietta della Tyrrell con Stewart davanti a Cevert.
Stewart vince nuovamente a Monaco, pista che vedrà il
debutto di un giovane inglese di nome James Hunt in corsa per la
scuderia Hesketh di Lord Hesketh. Si arriva così al Gran
Premio di Svezia ad Anderstorp ed è proprio qui che Denis
Hulme porta a casa la prima vittoria con la nuova McLaren. La Lotus
vince la gara seguente in Francia ma questa volta si tratta del
compagno di squadra di Fittipaldi, Ronnie Peterson. Il Gran Premio di
Gran Bretagna, dopo una ripartenza dovuta ad una prima partenza un po'
"aggrovigliata", viene vinto dal compagno di squadra di Hulme,
l'americano Peter Revson. |
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Il Campionato ha finora avuto cinque
vincitori diversi, ma a Zandvoort abbiamo una doppietta della Tyrrell
con Stewart vincitore di una gara, purtroppo segnata dalla morte
dell'inglese Roger Williamson. Al Nurburgring la Tyrrell ottiene
un'altra doppietta ma il vero avvenimento della gara è il
giro record di Carlos Pace su una Surtees. Pace ripete l'operazione in
Austria, nella gara vinta da Peterson. Peter Revson ottiene la sua
seconda ed ultima vittoria in Canada, in condizioni atmosferiche molto
avverse. Tra alcuni osservatori indipendenti si discusse a lungo se il
secondo arrivato, Fittipaldi, non avesse in realtà vinto la
gara. Il Gran Premio degli Stati Uniti viene vinto da Ronnie Peterson
mentre Stewart conquista il suo terzo ed ultimo Titolo mondiale.
I
festeggiamenti della Tyrrell vengono purtroppo macchiati dalla morte
del compagno di squadra di Stewart, Francois Cevert durante le prove su
pista. Stewart, che aveva deciso di ritirarsi alla fine della stagione,
decide di non partecipare a quella che doveva essere la sua ultima
corsa. Dopo una stagione letteralmente disastrosa, la Ferrari decide di
lasciare l'automobilismo sportivo e di dedicarsi completamente alla
Formula 1.
La Ferrari 312B, rielaborata la stagione precedente da Mauro
Forghieri otterrà risultati immediati dalla rinnovata
concentrazione della scuderia italiana. Clay Regazzoni torna
così alla Ferrari dopo uno sfortunato anno con la BRM e
porta con sé l'austriaco Niki Lauda. Molti di coloro che
conoscevano Lauda solamente come pilota pagante, sono sorpresi dal
fatto che la dirigenza del Cavallino Rampante lo abbia scelto, ma ben
presto Niki avrebbe dimostrato a tutti di appartenere a pieno diritto
ai vertici della Formula 1.
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Gran Premio di Monaco 1974
domenica 26 maggio 1974 78 giri x 3.278 km - 255.684 km
3o pole position per Niki LAUDA - 64o pole position per Ferrari come costruttore
64o pole position per Ferrari come motore
Media : 136.742 km/h
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Emerson Fittipaldi (BRA) (Marlboro Team McLaren), McLaren M23 - Ford-Cosworth - Gran Premio di Monaco 1974
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Il Gran Premio di Monaco 1974
è stata la sesta prova della stagione 1974 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 26 maggio 1974 sul Circuito di Montecarlo.
La gara è stata vinta dallo svedese Ronnie Peterson su
Lotus-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò del quinto
successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il sudafricano Jody
Scheckter su Tyrrell-Ford Cosworth e il francese Jean-Pierre Jarier su Shadow-Ford Cosworth. Per quest'ultimo si trattò de primo podio in una gara valida per il mondiale di F1. |
LOTUS
72
COSWORTH
la piu longeva monoposto
della F1
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Lotus 72
Emerson Fittipaldi - Interlagos 1973
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Le Castellet, 1972La
Marlboro presenta la sua prima sponsorizzazione totale.Peter Gethin
esce con la sua BRM P160 da un enorme pacchetto di sigarette.
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La BT42 di Watson alla Corsa dei Campioni del 73, prima...... e dopo il botto |
Con un telaio perfezionato sulla 72, adesso colorato di nero e oro per
una nuova sponsorizzazione, la John Player Special, la Lotus
conquistò il titolo nella stagione 1972 con la sopresa
ventiseienne del pilota brasiliano Emerson Fittipaldi che divenne il
campione del mondo più giovane, stabilendo un record battuto
solamente 33 anni dopo. Stewart si piazzò al secondo posto
in classifica, ma la sua stagione venne compromessa da
un’ulcera allo stomaco.
Nella stagione 1973, i due piloti della Lotus, Fittipaldi and Ronnie
Peterson gareggiarono contro la Tyrrell di Stewart supportata da
François Cevert. In quell’annata Stewart vinse il
titolo piloti, ma durante la gara finale della stagione, il Gran Premio
degli Stati Uniti a Watkins Glen, Cevert cozzò durante le
qualifiche del sabato nella nota esses rimanendo ucciso
all’istante. Stewart e la Tyrrell si ritirarono dalla gara
consegnando di fatto il titolo costruttori alla Lotus. Alla fine della
stagione Stewart rese pubblica la decisione di ritirarsi, una decisione
presa già prima di quel Gran Premio.
La McLaren terminò la stagione 1973 con tre vittorie e
diverse pole position, completando il recupero dalla morte del suo
fondatore. La personale interpretazione della McLaren sulla concezione
del telaio della Lotus 72, la M23 venne considerata il miglior progetto
messo in campo. Fittipaldi colse l’occasione di lasciare la
Lotus per la McLaren che gli offrì il posto migliore dopo
che Chapman si era rifiutato di concederlo.
Monza 1974 - Niki Lauda, Clay Regazzoni ed Emerson Fittipaldi
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La stagione 1974 vedeva favoriti nelle previsioni la McLaren e
Fittipaldi, ma era un risultato chiuso prima del previsto. La Ferrari
si riprese dalla misera stagione 1973 con le sue prime vere vetture a
monoscocca, la 312 B3 potenziata flat-12 e guidata dal giovane
austriaco Niki Lauda e l’esperto pilota italo-svizzero Clay
Regazzoni. Malgrado il guasto della nuova Lotus 76, Peterson
è riuscito a vincere gare con la 72 vecchia di quattro anni.
Il pilota argentino della Brabham Carlos Reutemann fu altrettanto abile
a vincere con la nuova BT44 e il giovane talento sudafricano Jody
Scheckter finì molte corse a punti, inclusa la vittoria nel
Gran Premio di Svezia ad Anderstorp con la M23 somigliante alla Tyrrell
007. La stagione e le speranze di Lauda si incrinarono dopo un
incidente al primo giro del Gran Premio di Germania. Soltanto
l’ultima corsa della stagione decise il titolo piloti tra
Fittipaldi, Regazzoni e Scheckter.
In quest’annata le innovazioni vennero introdotte dalle Lotus
49 e 72 che cambiarono il disegno della macchina. Il motore
completamente sollecitato e sospensioni variabili flessibili erano ora
la norma, la maggior parte delle vetture avevano la carrozzeria a forma
di cuneo e le prese d’aria erano piazzate sopra le teste dei
piloti.
La principale innovazione di questo periodo venne introdotta
nel 1975, quando è comparsa la Ferrari 312T con la scatola
del cambio trasversale per distribuire meglio il peso della vettura. Le
rosse vinsero tre titoli costruttori consecutivi nel 1975, 1976, e nel
1977. Lauda conquistò con relativa facilità il
suo primo titolo piloti nel 1975. La più grande sorpresa
della stagione fu la piccola scuderia Hesketh che vinse il Gran Premio
d’Olanda con James Hunt. Malgrado schierasse soltanto una
macchina rifiutando qualsiasi sponsorizzazione il team finì
al 4° posto nella classifica costruttori.
L’anno vide
inoltre Lella Lombardi conquistare mezzo punto terminando al 6°
posto nel Gran Premio di Spagna in una gara funestata dalla morte di
quattro spettatori centrati in pieno dalla Lola di Rolf Stommelen e
quindi interrotta.
Fu l’unica donna a prendere punti in un Gran Premio di
Formula 1.
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Il Gran Premio del Brasile 1975 è stata la seconda prova della stagione 1975 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 26 gennaio 1975 sul Circuito di Interlagos.
La gara è stata vinta dal brasiliano Carlos Pace su Brabham-Ford
Cosworth;
per il vincitore si trattò della prima ed unica vittoria
in carriera. Ha preceduto sul traguardo il brasiliano Emerson
Fittipaldi
e il tedesco Jochen Mass entrambi su McLaren-Ford Cosworth.
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Gran Premio di Monaco 1975
domenica 11 maggio 1975 - 75 giri x 3.278 km - 245.850 km
11o pole position per Niki LAUDA - 72o pole position per Ferrari come costruttore
72o pole position per Ferrari come motore
Media : 136.583 km/h
Il Gran Premio di Monaco 1975
è stata la quinta prova della stagione 1975 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 11 maggio 1975 sul Circuito di Montecarlo.
La gara è stata vinta dall'austriaco Niki Lauda su Ferrari; per
il vincitore si trattò del terzo successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo i brasiliani Emerson Fittipaldi su McLaren-Ford
Cosworth e Carlos Pace su Brabham-Ford Cosworth.
Il gran premio venne premiato col Race Promoters' Trophy, quale gran premio meglio organizzato della stagione. Fu la prima edizione per tale premio.
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Le polemiche scatenate dal tragico Gran Premio di Spagna
portarono la federazione a immediate contromisure per aumentare la
sicurezza del circuito monegasco, vista anche la vicinanza degli
spettatori al tracciato. Vennero montati guard-rail più alti, venne
modificata una chicane, la griglia di partenza venne limitata a sole 18
vetture, contro le 25 previste.
La chicane
dopo la galleria venne portata alla larghezza di 11 metri, mentre
alcuni piloti, tra cui Emerson Fittipaldi avevano chiesto fosse
ristretta a 9 metri per obbligare le vetture a una maggiore frenata. Di
diverso parere Ronnie Peterson che aveva invece suggerito mantenerla ai
14 metri. La McLaren introdusse un meccanismo di regolazione manuale della durezza della barra antirollio, azionato dallo stesso pilota
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Riscossa Ferrari
Lauda porta alla Ferrari nuova forza ed insieme
alla comparsa del giovane avvocato Luca di Montezemolo alla guida della
squadra di F1, sembra che la sorte finalmente decida di sorridere anche
alla Ferrari. Ironia della sorte, all'inizio è Regazzoni ad
essere considerato il pilota di punta della scuderia, ma Lauda si mette
al lavoro con grande impegno. Dopo aver preso dimora all'Hotel Canal
Grande di Modena, passa giornate intere a provare e a lavorare con gli
ingegneri e i meccanici per migliorare le prestazioni della Ferrari
312B3. I principali rivali della Ferrari sono la McLaren M23s di
Emerson Fittipaldi e Denny Hulme, la Lotus di Ronnie Peterson, la
Brabham guidata da Carlos Reutemann e la Tyrell del sudafricano Jody
Scheckter.
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La McLaren tira al massimo e vince in Argentina per mano di
Denny Hulme. In Brasile è il turno del compagno di squadra
di Fittipaldi, in lotta contro Ronnie Peterson finché una
foratura mette fine alla corsa del pilota svedese. Anche se la McLaren
riesce a conquistare il primo posto nei primi due gran premi, appare
chiaro a tutti che presto si sentirà parlare delle Ferrari
di Regazzoni e Lauda.
Nel frattempo, con la vittoria di Carlos
Reutemann in Sud Africa la Brabham dimostra che non può
essere tenuta fuori dai giochi. A Jarma, Spagna, la Ferrari torna al
vertice con Niki Lauda vincente. Seguono nell'ordine il Gran Premio di
Francia che quest'anno si corre a Nivelles, vinto da Fittipaldi; Monaco
che incorona Peterson ed il GP di Svezia che va a Scheckter.
La corsa
al Campionato è a questo punto aperta ad un ampio numero di
piloti, ma saranno l'affidabilità della McLaren e di
Fittipaldi a fare la differenza. Lauda e Regazzoni ottengono una buona
doppietta al Gran Premio d'Olanda mentre Scheckter rientra nella
cerchia dei vincitori al Brands Hatch. |
Regazzoni esce vittorioso al
Nurburgring mentre Lauda non riesce a finire il primo giro a causa di
un errore. Reutemann vince la seconda volta all'Österreichring
e Peterson vince a Monza. Il Campionato si sposta infine nel
Nordamerica e Fittipaldi diventa il primo pilota a vincere per ben tre
volte su questo circuito. La lotta per il titolo è ormai tra
Fittipaldi e Regazzoni ma con un quarto posto a Watkins Glen, gara
vinta da Reutemann, il Brasiliano si laurea due volte Campione del
Mondo poiché Regazzoni non riesce a tenere l'andatura a
causa di problemi meccanici. La McLaren vince anche il Mondiale
Costruttori ma la Ferrari fa presagire che gli anni a venire la
vedranno grande protagonista. Nel 1975 la Ferrari riconquista i vertici
della Formula 1, dopo ben 11 anni sia il Mondiale Costruttori che il
Mondiale Piloti tornano nelle loro mani grazie ad un pilota austriaco
che inizialmente aveva dovuto comprarsi la possibilità di
entrare in Formula 1. Niki Lauda deve vincere cinque gare per trionfare
sul campione dell'anno precedente, Emerson Fittipaldi. La stagione
inizia con una sorpresa quando Jean-Pierre Jarier a bordo di una Shadow
parte in pole position nel primo Gran Premio. La corsa diventa
più una questione di forma, con Fittipaldi che toglie il
comando alla Hesketh di Hunt e vola via fino al traguardo. E se una
volta non basta, anche Jarier parte in pole position sulla pista
brasiliana, ma solo per vedere la stella locale Carlos Pace agguantare
una meritata vittoria.. Al Gran Premio del Sud Africa la Ferrari
sostituisce la 312B3 con la 312T ("T " sta per scatola del cambio
montata trasversalmente). Carlos Reutemann riesce a piazzare la propria
Brabham in prima fila ma, nuovamente, la gara viene vinta da un pilota
locale, Jody Scheckter su Tyrrell. A Montjuich in Spagna, entrambe le
Ferrari partono dalla prima fila ma la corsa si trasforma in tragedia
quando l'alettone posteriore si stacca da una vettura in testa della
corsa causando un incidente che toglie la vita a numerosi spettatori.
La corsa viene subito annullata e Jochen Mass viene dichiarato
vincitore anche se gli assegnano solo la metà dei punti
dovuti per tale vittoria. A questo punto Lauda prende il sopravvento e
vince 4 delle 5 gare successive, tra cui Monaco, Zolder, Anderstorp e
Paul Richard. Solamente la vittoria di Hunt in Olanda mette fine alla
irrefrenabile corsa di Lauda verso il titolo. La gara di Silverstone
è rovinata da incidenti e viene vinta da Emerson Fittipaldi.
Reutemann ottiene una vittoria in Germania ma la tragedia è
nuovamente dietro l'angolo ed il GP d'Austria è segnato
dall'incidente che coinvolge l'americano Mark Donahue durante le prove,
provocandogli gravi ferite. La gara, accorciata a causa della pioggia
viene vinta da Vittorio Brambilla su una March. Con un terzo posto a
Monza, Lauda guadagna il suo primi titolo di Campione del Mondo mentre
il suo compagno di squadra ottiene la prima vittoria dell'anno.
L'ultima corsa della stagione si svolge al Watkins Glen e vede Lauda
festeggiare il proprio titolo con un'ulteriore vittoria. Nel mese di
novembre Graham Hill da poco ritiratosi dalle corse dopo una
leggendaria carriera, muore in un incidente aereo con altri membri
della sua squadra tra cui il promettente Tony Brise. Il ritiro e la
morte di Hill segnano la fine di un'era.
NIki Lauda con sua moglie Marlene e Mauro Forghieri direttore tecnico
dells Scuderia Ferrari 1976
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L'anno successivo, il 1976,
inizia con una serie di novità. La stagione di gara viene
allungata e le corse diventano sedici. Emerson Fittipaldi, due volte
campione del mondo, lascia la McLaren e raggiunge il fratello alla
Copersucar. James Hunt, che si trova senza squadra quando Lord Hesketh
decide di lasciare la Formula 1, viene ingaggiato per sostituire il
brasiliano. Quello che rimane del team Hesketh viene rilevato da Frank
Williams il quale, insieme al socio, il petroliere austro-canadese
Walter Wolf, intende partecipare alla nuova stagione. Dal lato tecnico,
la Tyrrell presenta una vettura a sei ruote, la P34, con quattro
piccole ruote motrici, mentre la Brabham utilizza motori Alfa Romeo. La
Lotus sta ancora combattendo con la Type 77. Ickx lascia per andare
alla Wolf-Williams e Mario Andretti prende il suo posto. Le prime due
gare, Brasile e Sud Africa, vengono entrambe vinte da Lauda per la
Ferrari. Il Gran Premio del Sud Africa vede James Hunt in partenza
dalla pole position. Peterson non ne può più di
stare alla Lotus, e poiché il suo rapporto con Chapman va
deteriorandosi sempre più, decide di lasciare per tornare
alla March. Un secondo Gran Premio degli Stati Uniti viene aggiunto e
si tiene sulle strade di Long Beach, in California.
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Nella seconda giornata Clay Regazzoni conquistò la pole,
la quinta nella carriera nel mondiale di F1 (essa fu anche
l'ottantesima per la Scuderia Ferrari). Lo svizzero fu seguito in prima
fila da Patrick Depailler, che solo negli ultimi minuti riuscì a
conquistare il piazzamento, anche per problemi all'avviamento. La
seconda fila venne conquistata da James Hunt e Niki Lauda, che nelle
parti iniziali delle prove aveva comandato la classifica dei tempi.
Carlos Reutemann su Brabham-Alfa Romeo perse uno pneumatico all'uscita
dai box. Nel corso delle qualifiche Lauda toccò i 288 km/h.
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1976 Gran Premio degli Stati Uniti d'America - Clay Regazzoni su Ferrari 312T
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Alla partenza Clay Regazzoni
partì bene e prese la testa, davanti a James Hunt che era
riuscito a passare Patrick Depailler dopo una bella lotta al via;
quarto era il compagno di scuderia di Regazzoni, Niki Lauda. Uscendo
dalla prima curva, Vittorio Brambilla chiuse Carlos Reutemann contro il
muro; entrambi furono costretti al ritiro. Poi sul rettilineo del Porto
Gunnar Nilsson della Lotus ruppe la sospensione, finì a muro a
250 km/h, ma per fortuna uscì incolume dall'abitacolo.
Sempre nel corso del primo giro Depailler sfruttò un errore nel
cambio della marcia di Hunt, riuscendo a ripassarlo. Al terzo giro John Watson,
decimo, tamponò la Ligier di Laffite, rompendo il musetto della
sua Penske. Laffite fu mandato in testacoda dalla collisione e scese
dalla nona alla quattordicesima posizione.
Al giro 4, Hunt era dietro Depailler in lotta per il secondo
posto. Cercò di buttarsi dentro la Tyrrell alla curva subito prima del
rettilineo di ritorno, ma Depailler chiuse la porta, forzando Hunt a
passare largo a sinistra. Quando uscirono dalla curva affiancati,
Depailler si mise in mezzo alla pista accompagnando la McLaren sulle
barriere. Hunt uscì dalla vettura da solo, certo che non fosse più in
grado di ripartire; mostrò il pugno a Depailler ogni qualvolta il
francese ripassava sul punto della collisione. Dopo la gara, i meccanici
della McLaren andarono a riprendere la vettura e furono capaci di
guidarla fino ai box!
Nel frattempo Lauda superò Depailler prendendosi la seconda
posizione, sette secondi dietro a Regazzoni, che sembrava oramai
irraggiungibile. La classifica vedeva ora, dietro al duo di Maranello,
Depailler, Tom Pryce, Ronnie Peterson, Jody Scheckter e Jean-Pierre Jarier.
Nel sesto giro Peterson attaccò Pryce, senza però riuscire a passarlo.
La battaglia fra i due favorì Scheckter, che si ritrovò così quarto.
L'italoamericano Mario Andretti
era stato capace di passare in nona posizione, dalla quindicesima di
partenza, con la sua Parnelli VPJ 4B-Ford, facendo segnare anche in
giro veloce in quei primi frangenti di corsa, ma la sua gara
terminò quando il motore cominciò a perdere acqua
(sebbene Andretti continuò fino al giro 15 quando oramai il suo
motore era fuso).
Questa sarebbe stata l'ultima apparizione per la vettura americana
Vel's-Parnelli. In tre stagioni, aveva corso per 16 gare, con Mario
quale suo unico pilota. Prima del ritiro nella sua gara di Long Beach,
Andretti fu avvicinato da un giornalista che gli chiese: " Cosa pensa
della sua ultima gara in Formula 1? " Andretti replicò, " Ma che stai
dicendo?" The il giornalista aggiunse, " È ciò che mi ha detto Vel
(Miletich)." Andretti rispose, " Sarà il suo di ultimo, non il mio."
Andretti terminò la sua relazione con Miletich e Parnelli Jones
quel giorno, ma la mattina seguente, per caso, incontrò il capo
della Lotus Colin Chapman per colazione in un bar di Long Beach, dove i
due siglarono un accordo. Nella stagione seguente, con Andretti al
volante della rivoluzionaria Lotus 78, i due avrebbero vinto gare e
conquistato, ovviamente, il titolo.
Nello stesso momento del ritiro
di Andretti, Patrick Depailler fu autore di un testacoda, che gli
costò diverse posizioni, fino a retrocedere al settimo posto.
In testa Regazzoni guidava con
13 secondi di margine su Lauda, che a sua volta precedeva Jody
Scheckter e Tom Pryce. Al giro 20 Depailler superò Jean-Pierre
Jarier e, sei giri dopo, anche Ronnie Peterson. Grazie alla rottura
della trasmissione di Pryce e il problema al mozzo anteriore del suo
compagno alla Tyrrell Scheckter, il francese recuperò al
34º giro la terza posizione. Coduceva sempre Regazzoni, davanti a
Lauda, Depailler, Peterson, Jarier e Mass. Peterson, penalizzato da un
impianto frenante ormai fuori uso, è costretto a una sosta ai box che lo fece cadere in decima posizione.
In settima posizione si trovava
il rimontante Jacques Laffite su Ligier-Matra, che passò anche
Jochen Mass al 45º giro (il tedesco della McLaren scontava un
problema al cambio), e Jarier il giro dopo. Al 56º Jarier fu a
cedere strada a Mass, a causa della terza marcia non funzionante.
A 20 giri dal termine, Lauda scontò problemi al cambio e decise che
era meglio non forzare per attaccare Regazzoni. Jarier scese al sesto
posto dietro Mass, il francese scontava sempre problemi al cambio. Al
penultimo giro Jarier, con ormai solo prima e quinta marcia, fu superato
anche da Fittipaldi.
Regazzoni colse la quarta vittoria iridata, completando un grand chelem
con pole, giro più veloce e in testa dal primo all'ultimo giro. Lauda
fu secondo (a 42 secondi) con Depailler che completò il podio. A punti
per la prima volta la Ligier con Laffite e Emerson Fittipaldi con la sua vettura.
Il primo Gran Premio a Long Beach è un successo, tanto che l'ex manager di scuderia Rob Walker
affermò, " penso che la creazione di un GP a Long Beach è
il più grande successo per gli sport motoristi nel decennio."
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In Spagna, la Ferrari inaugura la 312T2 e sembra
quasi che debba vincere la gara quando Hunt viene squalificato e poi
subito reintegrato. Lauda vince a Monaco ed in Belgio. Il Gran Premio
di Svezia diventa il momento di gloria della Tyrrell a sei ruote con
Jody Scheckter che porta il proprio compagno di squadra Depailler al
traguardo. Hunt rende la pariglia con un'altra vittoria al Gran Premio
di Francia ma poi al Brands Hatch, viene nuovamente squalificato in
seguito ad una mischia iniziale che determina una seconda partenza.
Questa volta i risultati sono soddisfacenti e Lauda passa dal secondo
al primo posto. Lo scontro tra questi due piloti diventa il principale
argomento delle chiacchiere ai box. Ognuno di loro guida per vincere ma
ha personalità completamente differenti. Hunt è
il playboy anticonformista conosciuto in gioventù con il
soprannome "Hunt lo shunt" (dal verbo to shunt, scambiare, deviare,
metter in disparte) e Lauda il serio stratega. L'unica cosa che sembra
accomunarli è la velocità di guida.
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Il campionato
si sposta in Germania ed all'impervio Nurburgring. Hunt si qualifica in
pole ma Niki Lauda gli è al fianco in prima fila.
Il
pubblico è in attesa di quello che si prospetta come una
fantastica battaglia tra i due principali contendenti al titolo.
Lauda
mantiene ancora un buon vantaggio ma Hunt non molla. Al secondo giro la
Ferrari di Lauda scivola diagonalmente
sul tracciato e va a sbattere
contro le barriere di protezione ad una velocità di circa
240 km/h.
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L'autovettura prende fuoco mentre sopraggiunge una
macchina che va a sbatterle contro. Numerosi piloti arrivano sulla
scena e riescono ad estrarre il collega dalla macchina straziata dal
fuoco e dai colpi. In qualche modo, durante il cappottamento Lauda
perde il casco e per questo subisce una serie di gravi scottature alla
testa, al viso, alle braccia ed alle mani, anche i polmoni risulteranno
seriamente danneggiati. Trasportato all'ospedale in elicottero, un
prete cattolico-romano procede con l'estrema unzione. In modo
sorprendente Niki riesce a riprendersi dalle ferite e ritorna a
gareggiare al Gran Premio d'Italia appena 6 settimane più
tardi! Hunt, intanto, vince il GP di Germania. Mentre Lauda si sta
ristabilendo l'irlandese John Watson ottiene una vittoria clamorosa nel
Gran Premio d'Austria all'Osterreichring e lotta ruota-contro-ruota con
James Hunt a Zandvoort, prima di soccombere per problemi legati alla
scatola del cambio. Lauda, con una vittoria in più, continua
ad essere in testa alla classifica. Ed ecco, che per questa lunga
stagione di corse arriva settembre e con esso Monza ed il Gran Premio
d'Italia. A Hunt deve essere sembrato di gareggiare contro un fantasma
quando vede Lauda infilarsi nuovamente nella sua Ferrari. Non ci
è dato sapere se tutto questo abbia aumentato la sua
tensione e se sia stato per questo che è uscito pattinando
dalla gara, fatto sta che con grande coraggio Lauda riesce a finire la
corsa, piazzarsi al quarto posto e guadagnare così alcuni
importantissimi punti. La gara viene vinta da Ronnie Peterson su una
March. |
Hunt con le vittorie in Canada e a Watkins Glen prepara lo
scenario per l'ultimo duello al Gran Premio del Giappone. E qui Hunt si
qualifica in prima fila ma la pole gli viene soffiata da Mario Andretti
il quale con tanto lavoro ed una buona dose di talento riporta la Lotus
dalla parte giusta della griglia di partenza. Le condizioni
meteorologiche sono terribili, davvero "monsoniche". Lauda fa ancora
una volta una scelta coraggiosa, per la quale verrà
aspramente criticato, e si ritira dopo solamente due giri. Il pilota
ribadirà che la sua vita è più
importante di qualsiasi Campionato del Mondo. A Hunt basta arrivare
terzo per agguantare il titolo. E' in testa ma improvvisamente deve
rallentare a causa di problemi con i pneumatici e viene sorpassato da
Depailler ed Andretti. Quest'ultimo sta tentando la corsa della sua
vita, di lì a poco raggiunge e sorpassa la Tyrrell ed assume
il comando della gara. Hunt fa un pitstop al 68° giro e rientra
in gara in 5° posizione a soli quattro giri dalla fine. Tutto
sembra perso finché sia Regazzoni che Jones, rispettivamente
in 2° ed in 3° posizione, soffrono di problemi ai
pneumatici… Hunt arriva terzo e raccoglie i punti necessari
a superare Lauda e vincere il Titolo di Campione del Mondo. Andretti
dà un assaggio di quello che è in grado di fare
con un'emozionante vittoria davanti a Depailler sulla Tyrrell.
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1975: Lauda dopo 11 anni.
La Stagione da non dimenticare - 1975
1975 - Lauda e la Ferrari Campioni del
Mondo
NIKI LAUDA VINCE IL SUO PRIMO MONDIALE
24 pole position, 25 vittorie, 54 podi,
25 giri veloci, 1620 giri in testa, 171 gare disputate. E soprattutto 2
volte campione del mondo con la Ferrari. Ecco i numeri di Niki Lauda,
leggenda vivente della Formula Uno. La consacrazione arriva già a 26
anni, una domenica, il 7 settembre 1975 quando il pilota viennese
riporta dopo 11 anni il titolo mondiale alla scuderia di Maranello al
voltante della sua Ferrari 312 T. Impresa che ripeterà due anni dopo.
Nel sito della Ferrari il ricordo di quella stagione speciale: “E’
proprio Enzo Ferrari a chiamare il giovane e promettente pilota
austriaco nel 1974 alla corte di Maranello. E già al suo esordio in
Spagna e Olanda, Niki lotta fino in fondo per le prime posizioni e la
vittoria. La lotta per il titolo è tutta in famiglia, col compagno di
squadra e rivale Ragazzoni e con il brasiliano Fittipaldi che solo per
quell’anno avrà la meglio. In ogni caso per la Scuderia del Cavallino il
‘74 è una stagione di prova, con un nuovo pilota e lo sviluppo di
quella che diverrà la monoposto vincente del futuro campionato, la
Ferrari 312 T (dove T sta per trasversale). Nel ‘75 Lauda entra a pieno
nella squadra e anche nel cuore di Enzo Ferrari, che lo tratta come uno
di famiglia. In forte sintonia con il Manager della Scuderia, Luca di
Montezemolo, Lauda riporta forza e grinta alla Rossa accumulando
vittorie su vittorie. Nel 1975 l’austriaco è Campione del Mondo per la
prima volta e riporta così sia il Titolo Costruttori che quello Piloti
al Cavallino Rampante dopo ben 11 anni di astinenza. Anche la stagione
‘76 sembra iniziare sotto i migliori auspici, per il neo Campione in
carica, ma gli equilibri aziendali interni incominciano a vacillare. Con
Luca di Montezemolo che lascia l’incarico per entrare in FIAT e Daniele
Audetto che lo sostituisce, l’assetto pilota-scuderia cambia. Audetto
punta su Regazzoni, ma l’agguerrito Lauda non ci sta a fare il secondo
pilota e continua a vincere in pista. Un banale incidente casalingo lo
costringe a rallentare la corsa, provocando clamore nella stampa
internazionale, sempre molto presente durante tutta la permanenza di
Lauda al Cavallino. Le vittorie in casa Ferrari continuano ad arrivare
alternandosi però ai dissidi interni. Il primo agosto del 1976, il
Campionato si sposta in Germania, sul terribile circuito del
Nurburgring. La gara è un testa a testa fra Lauda e Hunt, ma al secondo
giro Niki perde il controllo della vettura per schiantarsi contro le
barriere di protezione. L’impatto è tremendo e l’auto prende fuoco. Il
tempestivo soccorso dei compagni-colleghi è indispensabile per salvargli
la vita. Tanta voglia di vivere e forza di carattere trasformano Lauda
da pilota sfortunato e in difficili condizioni, a campione vincente dopo
solo sei settimane. Un recupero da record che lascia stupiti tutti,
stampa, pubblico e persino la sua squadra, la Ferrari. Il Cavallino può
contare ancora su di lui per vincere. Nel ‘77 il campionato non inizia
sotto i migliori auspici. A Buenos Aires la monoposto di Lauda, ancora
la 312 T, viene modificata per la nuova stagione. Incominciano le tanto
sospirate vittorie, fra alti e bassi di campionato, il pilota austriaco
viene incoronato per la seconda volta Campione del Mondo e regala alla
Scuderia il terzo Titolo Costruttori consecutivo. Lauda è di nuovo
campione, ma le troppe pressioni interne gli impediscono di rimanere per
il quarto anno consecutivo all’interno della Scuderia. La rottura è
definitiva e il pilota firma un contratto con la Brabham-Alfa Romeo per
l’anno successivo. Dopo il ritiro temporaneo, Lauda torna in pista,
vincendo al volante di una vettura competitiva il suo terzo e ultimo
titolo nel 1984”. |
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Il GP d'Italia del
1975 potrebbe entrare nella storia: il
ferrarista Niki Lauda, in testa alla classifica,
cerca
gli ultimi punti per conquistare matematicamente il titolo
mondiale.
L'austriaco, scattato dalla pole arriva terzo alle spalle
del compagno Regazzoni e di Fittipaldi e conquista l'alloro a
undici anni dall'ultimo trionfo in rosso di John Surtees. Una
stagione da primattore per Niki, vincitore di ben cinque corse
(Montecarlo, Belgio, Svezia, Francia, Stati Uniti) e altri tre
piazzamenti sul podio.Il suo antagonista, Emerson
Fittipaldi, alla fine della stagione viene staccato di quasi
venti punti (64,5 a 45) e si accontenterà della seconda
piazza.Lauda dominò anche la stagione 1976 ma il
terribile incidente del Nuerburgring, lo privò del meritato bis.La causa
non fu, come tutti ricordano, la rinuncia dell'austriaco di correre
l'ultima gara ma, soprattutto, la remissività del suo compagno di
squadra, Clay Regazzoni, che si fece superare, nel corso dell'ultimo
giro, da James Hunt che conquista così il titolo.
1977: Lauda di nuovo re.
Niki Lauda nel 1977 conquista il suo
secondo titolo
mondiale al volante della Ferrari.Il pilota
austriaco fece il bis iridato ma a fine stagione
divorziò dalla casa di Maranello che non gli aveva perdonato
il suo abbandono nel Gran Premio del Giappone del 1976 a causa
della pioggia battente, regalando il titolo alla McLaren di
James Hunt.
Dopo un ritiro nella prima gara dell’anno in Argentina,
Niki arriva terzo in Brasile, primo in Sudafrica e secondo a
Long Beach. In Spagna nuova decisione clamorosa dell’austriaco
che dopo il warm-up dichiara forfait a causa di un dolore alle
costole. Altre due piazze d’onore a Montecarlo e in Belgio,
ritiro in Svezia e quinto posto in Francia. Con quest’ultimo
piazzamento Lauda scavalca Scheckter in vetta alla classifica
mondiale; siamo metà campionato e Niki non mollerà più il
comando fino alla fine.
Nelle cinque gare successive l’austriaco arriva sempre sul
podio: è secondo in Gran Bretagna, primo in Germania (ad
Hockenheim, non al Nürburgring), secondo in Austria, primo in
Olanda e secondo a Monza. Nel Gran Premio degli Stati Uniti si
piazza quarto e conquista matematicamente il titolo iridato.
Quella però è l’ultima gara di Lauda al volante di una
Ferrari: infatti Niki se ne va sbattendo la porta e firmando
un accordo con la Brabham-Alfa Romeo: nelle ultime due gare,
in Canada e in Giappone, il suo posto verrà preso da un
giovanissimo canadese, Gilles Villeneuve.
Niki Lauda e James Hunt
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C’è stato un tempo in cui gareggiare in
Formula 1 significava correre in bilico lungo il filo del rischio.
Allora una sfida si traduceva in un lancio di dadi contro la sorte, un
guanto gettato a terra a dimostrare temerarietà. Compiuto quel gesto,
non restava che gettarsi a capofitto nel turbine degli eventi
successivi: partire, affrontare il percorso con il pensiero fisso al
traguardo senza riflettere su quanto si trovasse nel mezzo. La distanza
che separava il via dalla fine della corsa prevedeva agguati di ogni
genere, inclusa la morte.
Negli anni precedenti al 1976 durante i
mondiali di Formula 1 morirono dodici piloti. Questo dato si era
conficcato come un chiodo nella mente di chi quel circuito lo
attraversava alla massima potenza, guidato da un’irrefrenabile sete di
vittoria. I piloti convivevano giorno per giorno con l’eventualità della
morte.
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. Non la consideravano un imprevisto, come accade oggi, tenendo
conto che i progressi fatti dalle norme di sicurezza riducono la
fatalità a margini ristretti. Ogni volta, usciti indenni da una gara, si
presentava l’occasione per celebrare la semplice realtà di essere vivi.
La vertigine del vuoto non appariva follia, ma bisogno: un modo per
scoprire a fondo la vita nel timore stesso di esaurirla. I motori
rombanti si accendevano nello scontro dell’uomo con il suo nemico di
sempre, il destino. Le monoposto erano schierate sulla linea di
partenza, non costituivano altro che un moderno esercito automobilistico
composto dai cavalieri del rischio.
L’ambizione alla vittoria è da sempre
una prerogativa essenziale per affrontare una sfida, ma il vero campione
sembra dotato di una speciale tendenza al trionfo, che lo differenzia
dagli altri. Come se un’entità superiore gli avesse consegnato le carte
vincenti. Gli anni Settanta erano l’epoca di una Formula 1 ancora
pionieristica.
Per praticarla di certo ci voleva fegato
o, forse, un certo spirito di ribellione. Fu questa caratteristica ad
accomunare da subito i protagonisti del duello più acceso sulle piste di
quel periodo.
Due campioni complementari
L’austriaco Andreas Nikolaus Lauda e
l’inglese James Simon Wallis Hunt discendevano da famiglie facoltose,
potevano vantare strade spianate nella carriera lavorativa, uno stile di
vita agiato, poche preoccupazioni. Il padre di Lauda, Hans, era un
ricco banchiere che prevedeva per il figlio un futuro nella gestione dei
titoli in Borsa. Allo stesso modo, il padre di Hunt sognava una laurea
in medicina a completare la disposizione di cornici sopra il camino.
Entrambi restarono delusi.
In cuor loro Niki e James sentivano che,
se avessero seguito quelle direttive, sarebbero diventati
rispettivamente un pessimo banchiere e un pessimo medico. Non fu certo
la disperazione o la ricerca di denaro a condurli su quei circuiti
infiammati dalla fatalità, ma qualcos’altro; un battito pulsante che
solo loro conoscevano e seguiva il suono delle ruote contro l’asfalto.
Hunt aveva imparato a guidare da
bambino, a bordo di un trattore: il suo sembrava un innocuo passatempo
durante le vacanze estive, ma non era così. A diciassette anni
assistette con alcuni amici ad una corsa di Mini, disputata a
Silverstone, e capì che quello sarebbe stato il suo mondo. L’inizio si
rivelò difficile: per procurarsi i soldi necessari a disputare le gare
lavorò in una compagnia telefonica. Aveva abbandonato il suo status di
rampollo di buona famiglia pur di conquistare da sé il proprio
prestigio.
Non andò diversamente per Lauda, le cui
aspirazioni furono altamente osteggiate dai genitori che, da parte loro,
temevano di essere screditati agli occhi dell’alta società. Compì il
suo primo atto di ribellione ritirandosi dall’università e proseguì
chiedendo un prestito ad alcune banche del Paese per l’acquisto della
sua prima vettura. Costretto a partire dal fondo, iniziò a gareggiare in
Formula Cinque continuando fino all’esordio in Formula Tre con la
McNamara, un auto dalle basse prestazioni. Dovette attendere il 1970 per
giungere alla Formula Due al volante di una March, la scalata però
richiese un nuovo prestito bancario di circa trentacinquemila sterline.
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Nonostante ogni sforzo, non era
considerato nessuno, era oberato dai debiti e disapprovato dalla
famiglia, oltretutto la gente fissandolo sosteneva che non avesse
affatto l’aspetto di un pilota.
Una capacità, però, Niki l’aveva: sapeva
ascoltare la vettura, riusciva ad individuarne ogni minimo difetto. Il
direttore del team March, Robin Herd, comprese che quel giovane aveva
qualcosa di speciale e non tardarono le conferme con il debutto in
Formula 1 nel Gran Premio d’Austria del 1971.
La scalata non cessò
neppure con il passaggio alla scuderia BRM dove Niki conobbe il pilota
svizzero Clay Regazzoni. La complicità con quest’ultimo, che riconobbe
le sue ottime doti di collaudatore, gli valse l’ingresso nel prestigioso
team di Enzo Ferrari. |
In parallelo proseguiva l’ascesa di Hunt
che, per le sue frequenti vittorie in Formula Tre, era già stato
premiato come uno dei piloti inglesi più promettenti per il futuro.
Venne assunto da Lord Alexander Hesketh per gareggiare in Formula Due e
successivamente, con un ardito salto di classe, in Formula 1 nella quale
debuttò al Gran Premio di Monaco del 1973. Il salto fu, appunto, ardito
perché ben presto Lord Hesketh cadde nella rovina economica e, in
mancanza di sponsor, non ebbe alternative al ritiro. Improvvisamente
Hunt si ritrovò sprovvisto di scuderia, un colpo duro per il pilota
inglese.
A Zandvoort il 22 Giugno 1975 James Hunt a bordo della Hesketh
motorizzata Ford si aggiudica il Gp di Olanda, conquistando la sua
prima vittoria nella massima competizione motoristica, con un secondo di
vantaggio sulla Ferrari 312 T di Niki Lauda.
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Trascorsero mesi difficili, poi ben
ricompensati dall’approdo in McLaren in seguito al ritiro del pilota
Emerson Fittipaldi. Venne ingaggiato con un contratto di appena 200mila
dollari, il più basso mai stipulato, che non teneva conto del suo
potenziale. Quello stesso anno sarebbe diventato campione del mondo.
Inseguivano i loro sogni Niki e James,
ciascuno secondo la propria inclinazione, ma spinti dal medesimo
desiderio di sfrecciare sulla pista. Meticoloso, Lauda si preoccupava di
migliorare le prestazioni meccaniche della propria vettura, mentre
l’obbiettivo di Hunt era spingersi oltre i propri limiti, premendo
l’acceleratore con forza. Intendevano arrivare al vertice, sapevano di
averne le qualità, per farlo impiegarono ogni lato della propria
personalità. James Hunt venne soprannominato The Shunt, lo
Schianto, non solo per le sue caratteristiche fisiche, ma anche per la
tendenza all’alta velocità che lo portava a sfasciare le macchine.
Niki Lauda si aggiudicò l’appellativo di Computer
per la sua capacità di mettere a punto un mezzo meccanico. Sembravano
diversi, eppure erano così simili: accomunati dalle stesse origini, dal
talento naturale mischiato alla fatica del principiante, con l’aggiunta
della stessa attesa speranzosa e caparbia del successo. Erano
intrecciati fra loro come lo Yin e lo Yang, amici fuori dalla pista,
tanto da condividere all’inizio della carriera uno stesso appartamento a
Londra, eppure rivali all’interno del circuito di gara. E, che lo
riconoscessero o no, avevano bisogno l’uno dell’altro per mostrare al
mondo il meglio di quanto potevano dare. Pensando ad Hunt, Lauda disse: «Le
nostre vite si sono sempre incrociate. Per tanti aspetti eravamo
uguali. Quando lo guardavo negli occhi, capivo esattamente quello che
provava. Ho sempre nutrito un grande rispetto per lui in gara. Era un
grande pilota».
Ferrari vs. McLaren
Lauda si espresse senza mezzi termini di fronte ad Enzo Ferrari quando gli disse: «Questa macchina è una merda. Non curva bene, niente equilibrio».
A Ferrari dei piloti importava ben poco, ma per le sue auto aveva la
massima considerazione e il suo principale interesse era vincere. Così
accolse l’esortazione dell’austriaco a migliorare la vettura, apportando
dei cambiamenti che avrebbero aumentato la velocità di mezzo secondo.
Quel ragazzo gli era simpatico perché
diceva la verità, non lo prendeva in giro, forse capì che la schiettezza
di Niki non era volta ad offendere ma a provocare un mutamento. Il suo
arrivo, in effetti, non modificò solamente la prestazione delle auto,
fece ben altro: in quegli anni per la Ferrari piovvero i successi.
La Rossa ottenne la pole position
per nove volte e nel 1975, l’anno successivo, Lauda vinse il suo primo
titolo mondiale trionfando nei GP di Montecarlo, Belgio, Svezia, Francia
e Usa. I debiti e i prestiti bancari a quel punto non erano che un
lontano ricordo e chiunque vedesse Niki riconosceva in lui un pilota.
La fortuna girava anche per la McLaren
di Hunt che, all’inizio del 1976, si guadagnò due vittorie ed un secondo
posto nei primi nove Gran Premi. La competizione iniziava a fendere
l’aria come un coltello: Niki e James avevano una schiera di tifosi alle
spalle e altrettanta consapevolezza dei propri meriti. Finalmente
l’immagine che il mondo rifletteva di loro era la stessa che avevano
sempre avuto nel cuore. Consapevoli del rischio e, allo stesso modo,
sprezzanti di correrlo, si impossessarono di quelle curve come dei
sentieri delle loro vite, preparati ad affrontare le insidie con
l’identico ardore. Come sempre, però, fra l’innocente svolgersi di quei
circuiti era teso il pericolo pronto a giocare la sua parte.
Il dramma del Nürburgring
Agosto 1976, Gran Premio di Germania. La
gara si disputò sul Circuito del Nürburgring sotto una pioggerellina
fitta ed insidiosa. Si correva su una pista di 22,8 chilometri in cui
erano morti 131 piloti in meno di cinquant’anni. Questa tragica premessa
venne ricordata soltanto a posteriori, in seguito alla drammaticità
degli eventi che seguirono. Le condizioni atmosferiche erano pessime:
Lauda non voleva gareggiare. Hunt invece sì. Alla gara non si rinunciò,
vennero montate le gomme da bagnato e ci si apprestò a partire.
Terminato il primo giro il cielo si placò obbligando i piloti ad
un’imprevista sosta ai box per cambiare le gomme.
L' incidente di Lauda al Nürburgring
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Mancavano pochi minuti allo scatenarsi
dell’inferno, Lauda era in ottava posizione impegnato in un avvincente
testa a testa con Hunt. Alla Bergwerk, la curva più lontana dai box, a
cui segue un tracciato misto a rettilineo di oltre 20 Km, perse
completamente il controllo della vettura. La Rossa uscì dal rettilineo
schiantandosi contro una roccia, l’urto la rigettò in pista avvolta in
una pira di fiamme. Niki si ritrovò imprigionato nella macchina, inerme,
la violenza dell’impatto l’aveva privato del casco di protezione.
Nessuno scudo poté proteggerlo dall’innalzarsi del fuoco. I colleghi
subirono le conseguenze del disastro: Guy Edwards riuscì ad evitare lo
schianto, ma Harald Ertl e Brett Lunger lo tamponarono. Furono loro i
primi a rendersi conto della gravità della situazione, vedendo il
campione del Mondo ridotto ad una fiamma incandescente. Accorsero subito
tentando l’impossibile per estrarlo dalla monoposto, aiutati da Arturo
Merzari poco dopo. Niki venne estratto dalle lamiere contorte in uno
stato irriconoscibile: il volto ricoperto di ustioni, nero di carbone e
rosso di sangue. Si temeva per la sua vita, ma la corsa proseguiva. |
Nell’ospedale di Mannheim Lauda lottava
per sopravvivere, mentre nel maledetto Nürburgring James Hunt saliva sul
gradino più alto del podio.
Non furono le ferite al volto le
conseguenze più gravi dell’incidente, ma le condizioni dei polmoni. Niki
aveva inalato tossine emesse dal carburante, dovettero trascorrere
quattro giorni perché fosse dichiarato fuori pericolo. La sua speranza
di vita sembrava minima, tanto da rendere ammissibile l’estrema unzione.
La moglie Marlene lo assisteva con gli occhi pieni di lacrime,
costringendosi ad essere forte dopo il trauma iniziale che le procurò
uno svenimento per lo shock. Adesso era perfettamente consapevole di
aver sposato un pilota e non un tennista, come aveva creduto al loro
primo incontro.
Benché in ospedale il tempo apparisse
sospeso, sui circuiti la vita non si arrestava: James Hunt guadagnò un
quarto posto in Austria, un trionfo in Olanda e due vittorie consecutive
in Canada e Usa. Sul podio si notava, però, l’assenza del suo
avversario numero uno.
Trascorsi quarantadue giorni
dall’incidente Lauda tornò alle corse, era già stato abbastanza a lungo
lontano dalla normalità. Indossava un casco modificato per non urtare le
ferite ancora sanguinanti, faticava ancora a vedere attraverso le
palpebre ricostruite, ma non intendeva darsi per vinto. Gareggiò al Gran
Premio d’Italia aggiudicandosi la quarta posizione, quindi i punti
necessari alla lotta per il titolo finale.
La gente non riusciva a guardare Lauda
con gli stessi occhi di prima, però lui sapeva di non essere cambiato e
continuare a correre era il suo modo per dimostrarlo. Proseguì il suo
leggendario duello con Hunt fino al Circuito del Fuji in Giappone. Ad
accoglierli fu una pioggia torrenziale. Le vetture in corsa si
schiantavano contro i muri d’acqua, le ruote correvano su un velo
liquido, ed il sentore del pericolo era palpabile. Al secondo giro,
Lauda dichiarò il ritiro sostenendo di essere pagato per guidare non per
ammazzarsi.
Lo stesso non valeva per Hunt, che non
desistette. Al 62° giro era in testa, ma fu costretto a rallentare per
conservare gli pneumatici e, a cinque giri dal termine, si ritrovò
quinto. Affrontò l’ultima parte della corsa al limite della follia,
sfrecciando su fiumi d’acqua e sfidando la sorte a colpi di
acceleratore. La sua imprudenza fu ricompensata: conquistò il terzo
gradino del podio e il titolo mondiale divenne suo.
Fine di una corsa
A James Hunt quella vittoria fu
sufficiente per porre il sigillo alla propria carriera. Si sentiva
appagato e decise di andarsene, voleva essere ricordato come un
vincente. Saltuariamente continuò a dedicarsi alla Formula 1,
sostituendo per un breve periodo Prost alla McLaren, ma ormai la sua
sete di vittorie era stata placata. Proseguì la propria vita sregolata
sotto le luci dei riflettori, reinventandosi come presentatore per la Tv
britannica. E la morte lo sorprese all’improvviso, fulminante quanto la
velocità delle sue sfide, stroncandolo con la violenza di un infarto a
quarantacinque anni.
Niki Lauda, invece, le corse non le
avrebbe lasciate, dopotutto aveva i segni di quella passione impressi
come stigmate sul volto. Si consacrò ancora due volte campione mondiale,
prima di dedicarsi alla gestione delle sue compagnie aeree la Lauda Air
e la Niki. Ancora oggi il suo volto muto racconta che cos’era la
Formula 1 quando i piloti vivevano la competizione come cavalieri del
rischio.
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KEN TYRRELL, IL BOSCAIOLO DA CORSA
Lo “zio” Ken inizia l’avventura nel mondo delle corse nel 1958 in
Formula 3 con la Cooper e otterrà discreti risultati. Ma ben presto si
farà notare come manager; subito dopo, infatti, si ritirerà dalle corse per dedicarsi alla Tyrrell
Brothers, la scuderia di famiglia, che avrà la sua sede
curiosamente proprio nella segheria di loro proprietà.
Ben presto Tyrrell si metterà in luce come scopritore di talenti,
tant’è che 8 anni più tardi il team verà portato al debutto in Formula 1
da Jackie Stewart, che Tyrrell vorrà con sè per iniziare nel miglire dei modi l’avventura in Formula 1 prelevandolo dalla Cooper, di cui era team manager. Stewart non tradisce e l’anno successivo porta la scuderia inglese al primo titolo mondiale, grazie alle Matra motorizzate Ford e non dai V12 prodotti dalla Casa francese (che invece .
Stewart porterà al debutto il primo telaio Tyrrell al GP del Canada del 1970, che si imporrà nuovamente nella stagione 1971. Nel 1972 Stewart non potrà nulla contro lo strapotere di Fittipaldi e della Lotus 72, ma l’anno successivo si rifarà vincendo il suo terzo titolo mondiale. Quella stagione però si concluderà tragicamente per la Tyrrell, con la scomparsa prematura del pilota che entrambi amavano molto, François Cevert, tant’è che il francese avrebbe dovuto rivestire i panni di prima guida l’anno successivo. Per questo Stewart interruppe bruscamente la sua carriera in Formula 1 dopo aver raggiunto la certezza matematica del suo terzo titolo iridato, con 99 presenze e 27 vittorie.
Gran Premio di Francia 1975 Jody Scheckter, Tyrrell 007/6 - Pam Scheckter cronometrista ufficiale
Tyrrell dovette correre ai ripari e si assicurò le prestazioni di un altro talento, Jody Scheckter, affiancndogli quello che era il collaudatore della scuderia, ovverosia Patrick Depailler.
Il sudafricano rappresenta un’altra scommessa del Boscaiolo, che
disputerà con la Tyrrell la prima stagione completa. I risultati gli
daranno ragione, con Scheckter che vincerà due gare e sarà terzo in classifica
alle spalle di Fittipaldi e Regazzoni. Scheckter vince in casa sua
anche l’anno dopo. Tyrrell, però, non è solo noto per scoprire giovani
piloti, ma anche ottimi ingegneri: sarà infatti Derek Gardner a disegnare una monoposto rivoluzionaria, la P34 a 6 ruote, che nel 1976 debutterà e sorprenderà tutti in Svezia, dove coglierà un’inaspettata doppietta con Scheckter e Depailler. Il sudafricano permetterà alla Tyrrell di arrivare terza in quella stagione, prima di ccedere il suo posto a Ronnie Peterson,
già messosi in evidenza in Lotus e in ascesa di risultati. Da quella
stagione iniziò una crisi all’interno del team, che però non impedirà al
Boscaiolo di continuare nella sua attività di scopritore di talenti:
sulle sue monoposto saliranno, infatti, Didier Pironi,
Jean-Pierre Jarier, Derek Daly, Eddie Cheever, Michele Alboreto (che
verrà ben presto notato da Enzo Ferrari), Stefan Belliof, Mike Tackwell,
Martin Brundle, Philippe Streiff, Ivan Capelli, Jonathan Palmer.
Nel 1989 sarà la volta di altri tecnici di assoluto spessore, Harvey Postlethwaite e Jean Migeot, che presdenteranno alcune soluzioni innovative, come il musetto alto e l’alettone anteriore a forma di ala di gabbiano; a metà stagione sulla monoposto inglese (la Tyrrell 019) farà il suo debutto Jean Alesi, che arriverà subito quarto e la stagione successiva sorprenderà tutti quando terrà testa ad Ayrton Senna nella prima gara stagionale. Arriverà secondo, risultato che ripeterà anche a Monaco. Dopo la partenza del pilota e del tecnico, si dovrà aspettare il 1994 per rivedere una Tyrrell sul podio, con Mark Blundell, in Spagna. Esordirà con la Tyrrell anche Mika Salo,
affiancato dal giapponese Ukyo Katayama (vittima di uno spaventoso
incidente al via del GP del Portogallo del 1995), che si farà notare in
Ferrari qualche anno più tardi, ma nonostante tutti i buoni sforzi del
team non si riuscirà a evitare la chiusura, che arriverà grazie alla cessione alla BAR nel 1998. Prima, però, c’è stato il tempo di vedere un’altra innovazione portata avanti dalla Tyrrell: i candelabri,
ossia delle appendici aerodinamiche che sbucavano ai lati
dell’abitacolo, che verranno ripresi e copiati da altre scuderie.
Tyrrell muore qualche anno più tardi, dopo aver costruito pagine
importanti di storia della Formula 1, inseguendo sempre quella passione
che lo ha spinto a usare una segheria come sede del suo team e
diventando quello che racconta in questa frase Jackie Stewart: “è stato
molto più di un manager ai suoi tempi era semplicemente il migliore”. |
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Gran Premio degli Stati Uniti d'America-Est 1976
Watkins Glen
domenica 10 ottobre 1976 - 59 giri x 5.435 km - 320.665 km
8o pole position per James HUNT - 12o pole position per McLaren come costruttore
80o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 188.821 km/h
Il Gran Premio degli Stati Uniti d'America-Est 1976
è stata la quindicesima prova della stagione 1976 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 10 ottobre 1976 sul
Circuito di Watkins Glen. La gara è stata vinta dal britannico
James Hunt su McLaren-Ford Cosworth; per il vincitore si trattò
del settimo successo nel mondiale. Ha preceduto sul traguardo il
sudafricano Jody Scheckter su Tyrrell-Ford Cosworth e l'austriaco Niki
Lauda su Ferrari. Grazie a questo risultato la Scuderia Ferrari si
aggiudicò matematicamente per la quarta volta, la seconda
consecutiva, la Coppa Costruttori.
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James Hunt su McLaren-Ford Cosworth
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Gli organizzatori del gran premio vennero premiati dalla FOM col Race Promoters' Trophy per il 1976, quale gara meglio organizzata nella stagione.
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Nella notte anche la neve fece la sua comparsa sul circuito, ma la
domenica fu il sole ad accogliere 100.000 spettatori, la massima
affluenza mai registrata per una gara al Glen.
La gara iniziò con quasi un'ora di
ritardo visto il freddo sul circuito. I piloti partirono senza la
tradizionale bandiera sventolata al via da Tex Hopkins, una presenza
storica per Watkins Glen. Un segnale semaforico aveva preso il posto di
Hopkins, e, al segnale, Jody Scheckter balzò davanti a Hunt e
guidò la corsa per il primo giro. I due erano seguiti da
Vittorio Brambilla, Ronnie Peterson, Niki Lauda, Patrick Depailler,
John Watson sulla Penske, la Lotus di Mario Andretti e Jacques Laffite
su Ligier. Il motore sulla vettura di Andretti perse presto potenza,
tanto che l'italoamericano venne risucchiato a centro gruppo in poche
tornate.
Scheckter e Hunt presero il largo, con la
Tyrrell mentre Lauda venne penalizzato dal duo della March. Al quarto
giro l'austriaco passò comunque Peterson e al quinto Brambilla.
Nel frattempo una vera battaglia venne
ingaggiata per il quarto posto tra Brambilla, Peterson, Patrick
Depailler, Laffite, Carlos Pace, Watson, Clay Regazzoni, Andretti e
Jochen Mass. Hans-Joachim Stuck, che partiva sesto ma che era stato
penalizzato al via da un problema alla frizione tanto da finire
24º, recuperò molto terreno e si accodò alla
bagarre. Al settimo giro Depailler passò Peterson ma, poco dopo,
fu costretto al ritiro per un guasto al sistema di alimentazione del
carburante.
Al giro 11 Peterson attaccò con
successo il compagno di scuderia Brambilla; il monzese perse una
posizione anche a favore diJacques Laffite. Un giro dopo lo svedese fu
costretto al ritiro per una sospensione danneggiata nel sorpasso su
Brambilla.
Al giro 15, l'Ensign di Jacky Ickx
andò larga alla curva 6, una curva a sinistra all'entrata della zona
conosciuta come 'The Boot'. La vettura immediatamente sbandò a destra e
sbatté contro gli armco. Il musetto finì sotto il guardrail,
la vettura si aprì in due e la parte posteriore prese fuoco. Ickx uscì
rapidamente da ciò che restava della vettura e andò sull'erba, dove
cadde a terra, per le ferite alle gambe e alle anche. Non riportò però
ferite serie. Emerson Fittipaldi,
che lo stava seguendo, affermò che si trattava del peggior incidente al
quale avesse assistito, e che aveva potuto sentire il rumore del colpo
che la vettura aveva dato alle barriera, pur col casco in testa e col
motore acceso e rumoroso della sua vettura. Nello stesso giro Watson
rallentò, venne passato da Regazzoni e Mass, prima di recuperare potenza
e porsi al nono posto.
Dopo 20 giri la classifica vedeva in testa
sempre in trio composto da Scheckter, Hunt e Lauda, che godeva di un
certo margine su Laffite, Brambilla, Pace, Regazzoni e Jochen Mass. Un
giro dopo Regazzoni venne passato dal tedesco della McLaren. Al
24º giro si ritirò Mario Andretti, undicesimo, con una
sospensione rotta. In testa, mentre Lauda perdeva competitività
si accese la lotta tra Hunt e Scheckter per la prima posizione.
Davanti Scheckter stava perdendo grip e Hunt stava diventando
sempre più veloce con la sua McLaren, in caccia del sudafricano. Il gap
si ridusse a 1,3 secondi al giro 29, e a mezzo secondo al giro 30. Al
37esimo giro, Hunt si buttò all'interno alla fine del rettilineo di
ritorno e passò in testa. Guadagnò due secondi nei due giri seguenti, al
giro 41, mancò una marcia alla chicane nel tentativo di doppiare
alcuni piloti, e Scheckter fu di nuovo davanti. Il sudafricano mantenne
la testa fino al 46esimo giro, quando venne passato nuovamente da Hunt
al termine del rettilineo di ritorno e prese la testa della corsa, fino a
vincere per la sesta volta in stagione. A 6 tornate dal termine, giro
53, Hunt fece segnare il giro più veloce della gara. Scheckter aveva
capito che era meglio accontentarsi di un buon secondo posto.
Nel frattempo, nelle retrovie, Jacques
Laffite fu costretto al ritiro per lo scoppio di uno pneumatico al giro
36, mentre stava avvicinandosi a Lauda, per la terza posizione. Poco
dopo anche Brambilla fu costretto al ritiro, con uno pneumatico
danneggiato dai detriti lasciati dal pilota della Ligier. Si
trovò così quarto Jochen Mass, davanti a Hans-Joachim
Stuck che era riuscito a infilare Clay Regazzoni che aveva rallentato
per le bandiere gialle. Sia Brambilla che Regazzoni si lamentarono a
fine gara per la scarsa segnalazione sul tracciato. Al giro 42 il
ticinese perse ancora una piazza, questa volta a vantaggio di John
Watson.
Lauda, sofferente per il sovrasterzo
prodotto dalle gomme dure e dal tempo caldo, a malapena batté il
compagno di scuderia di Hunt, Jochen Mass, terminando terzo, dietro a
James Hunt e Jody Scheckter. Il coraggio del pilota austriaco fu
evidente, quando sollevandosi il casco, mostrò un sottocasco
insanguinato per le ferite che si erano riaperte sul suo viso durante
la gara. Ottenne 4 punti ma la distanza che lo separava da Hunt era di
soli 3 punti (68 a 65) quando mancava una sola gara al termine. La
Scuderia Ferrari fu comunque certa di aver vinto il quarto titolo
costruttori (bissando il successo della stagione 1975).
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Fuji 1976
Campionato perso
in galleria
24 ottobre 1976 - Gran Premio del Giappone - Mont
Fuji
domenica 24 ottobre 1976 - 73 giri x 4.359 km - 318.207 km
2o pole position per Mario ANDRETTI - 68o pole position per Lotus come costruttore
81o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 215.644 km/h
Il ritiro di Niki Lauda al Gran Premio del Fuji, costò alla
Ferrari una sicura vittoria del Campionato del Mondo 1976 e venne
definito da più parti come "il coraggio di avere paura".
Lauda ed Hunt si giocavano il tutto per tutto in quella corsa, contando
anche sull'aiuto dei "gregari", che per la Ferrari e per Lauda forse
non avvenne nel miglior modo. Niki Lauda nel suo libro:"I miei anni con
Ferrari" - Editoriale Olimpia - 1979, descrive in maniera singolare e
univoca quello che avvenne realmente quel giorno:
" Pioggia, pioggia, pioggia. Le prime prove vengono effettuate solo per
accertare l'agibilità della pista. Io torno subito al box
perchè sarebbe una pazzia correre in queste condizioni.
Tutti i piloti, fuorchè tre, si pronunciano contro la
partenza. Si parla, si discute, si litiga, c'è un continuo
tiremmolla tra i commissari, i direttori sportivi ed i piloti. Alle
seconde prove, pochi partecipano, io no. E' una pura follia voler
correre con tanta acqua sulla pista: perdi ogni senso dell'orientamento
perchè non puoi vedere altro che acqua.; c'è il
pericolo dell'acqua-planning. Non sei più in grado di
controllare la macchina, nè con la testa, nè con
le mani perchè ti trovi in situazioni di fronte alle quali
sei impotente. Stanno discutendo e agitandosi, vengono confrontati i
pro e i contro, viene notato che non si dovrebbe dimenticare la
televisione. Ad un punto dicono:" Sono le due passate e alle cinque fa
buio, quindi dobbiamo dare inizio alla gara". E' pura follia, si
è dibattuto per cinque ore sugli svantaggi ed i vantaggi e
ad un tratto, tutte le considerazioni che si sono fatte, non sono
più valide perchè sono le due e mezzo.
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Annunciano
che la partenza avrà luogo fra cinque minuti. ( Accanto a me
vedo Watson che, girando come una trottola, finisce nel prato
adiacente: questo è l'effeto dell'acqua-planning. L'unico
motivo per cui continuiamo la gara è il pensiero che forse
avremo presto una corsia asciutta. Ma alla partenza la pioggia aumenta
d'intensità. E' quasi impossibile controllare la macchina
Si, si posso vedere i punti critici e tenersi al margine destro,
"nuotando" attraverso la corrente d'acqua, tutto questo alla
velocità si 150 km/h e a seconda di quant'acqua c'era, uno
si può forse ritrovare ancora sulla pista, o nel prato o
(nel peggior dei casi) contro i guard-rail. Compiuto il secondo giro,
torno al box. Forghieri si china su di me e mi chiede cosa
c'è. Gli spiego che non voglo correre perchè
è pazzesco, le condizioni sono troppo pericolose. Propone
immediatamente:" Annunciamo che hai un'avaria al motore". Ma io non
voglio e gli dico:" Dirò che non voglio correre, non ho
bisogno di una scusa". Sto osservando la corsa dal box. Dopo qualche
tempo smette di piovere. Ma ormai ne sono fuori. Non posso recriminare
perchè la mia decisione è stata giusta. (Dobbiamo
lasciare l'autodromo prima del termine della corsa per raggiungere il
nostro aereo. Nella macchina ci sono Marlene, Forghieri ed io. Se Hunt
si piazza al quinto posto o peggio, rimango campione mondiale. Quando
ce ne siamo andati, Hunt era in testa, ma sarebbe stato necessario
cambiare le gomme, insomma tutto era ancora possibile. Sentiamo da una
stazione radio americana che Hunt è retrocesso. Non seguono
altre notizie sul Gran Premio. Dopo un quarto d'ora l'annunciatore
comunica i risultati finali e precisamente in questo momento entriamo
nella galleria di fronte all'aereoporto e non possiamo sentire nulla.
Soltanto all'aereoporto, un incaricato della ditta che si occupa del
trasposrto delle Ferrari, ci dice che Hunt è campione del
mondo. Sono stato sfortunato.
In questo momento quasi non m'importa.
Non posso mica mettermi a piangere perchè ha smesso di
piovere quando io m'ero già ritirato". Per la cronaca, gli unici piloti che abbandonarono la gara vinta da
Andretti in seguito alle avverse condizioni della pista furono: Lauda,
Pace e Fittipaldi.
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Il Gran Premio del Sudafrica 1976 è stata la seconda prova della stagione 1976 del Campionato mondiale di Formula 1. |
Carlos Reutemann & Carlos Pace, Martini Brabham-Alfa Romeo BT45, 1976 Kyalami
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Si
è corsa sabato 6 marzo 1976 sul Circuito di Kyalami. La gara
è stata vinta dall'austriaco Niki Lauda su Ferrari; per il
vincitore si trattò del nono successo nel mondiale.
entrambi su Ha preceduto sul traguardo il britannico James Hunt
e il tedesco Jochen MassMcLaren-Ford Cosworth. Fu questa la
sessantesima vittoria iridata per una Ferrari in F1. |
La vettura è la prima Brabham ad adottare il motore Tipo 115.12 12
cilindri piatto dell'Alfa Romeo da 500 cv di potenza con coppia di 340
Nm. Quest'ultimo veniva gestito da un cambio Hewland a sei marce.
Mantiene le prese d'aria anteriori delle precedenti Brabham, ma per
regolamento non ha più l'air-scope dietro l'abitacolo e dispone di
fiancate più ampie con prese d'aria per l'alimentazione del motore e
maggiori superfici radianti. Il telaio era del tipo monoscocca in
alluminio, mentre l'impianto frenante era costituito da freni a disco
ventilati prodotti dalla Girling. Le sospensioni anteriori erano
costituite da doppi bracci trasversali con configurazione pull-rod,
molle elicoidali e barra stabilizzatrice, mentre quelle posteriori erano
sfruttavano molle elicoidali e barre stabilizzatrici.
Per la stagione 1978, in attesa dello sviluppo della BT46, venne
realizzata la versione C della BT45. Tale modello era dotato di un
radiatore rivisto rispetto all'auto originale.
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1976
La mitica Tyrrell P34, la Formula 1 a sei
ruote
P.Depailler
su Tyrrel P 34 a sei ruote, soluzione tentata al fine di ottenere un
vantaggio aerodinamico con una più ridotta sezione
anteriore.
N. Cilindri 8 - Cilindrata cmc.2990 - Potenza CV.480 - Peso Kg. 587
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Team Tyrrell : Patrick Depailler - Ken Tyrrell - Ronnie Peterson
1977 - GP Argentina - Buenos Aires
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Nel 1976 e nel 1977 corse in Formula 1 una vettura
rivoluzionaria: la Tyrrell P34, una monoposto con 6 ruote!
Il progettista
fu Derek Gardner che sfruttò un principio
molto semplice: utilizzare quattro ruote anteriori più
piccole delle due tradizionali in modo da avere la medesima superficie
d'appoggio con una ridotta sezione frontale in grado di opporre una
minore resistenza aerodinamica.
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Purtroppo i vantaggi non furono
così evidenti e dopo una discreta stagione d'esordio in cui
ottenne anche una vittoria
nel GP della Svezia nella successevia annata
gli scarsi risultati portarono all'abbandono di questa particolare
scelta tecnica.
Successivamente altre squadre provarono questa via senza portare mai a
competere i loro prototipi: la Lotus nel 1977
realizzò una
vettura con 4 ruote anteriori mentre la Williams nel 1982 persino una
monoposto con 4 ruote posteriori!
La Federazione limitò poi
a 4 le ruote possibili per una Formula 1.
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Gran Premio di Monaco 1977
domenica 22 maggio 1977 - 76 giri x 3.312 km - 251.712 km
Prima pole position per John WATSON - 18o pole position per Brabham come costruttore
11o pole position per Alfa Romeo come motore
Media : 132.686 km/h
Il Gran Premio di Monaco 1977
è stata la sesta prova della stagione 1977 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 22 maggio 1977
sul Circuito
di Monte Carlo. La gara è stata vinta da Jody Scheckter, su
Wolf-Ford Cosworth; per il vincitore si tratta del sesto successo in
carriera.
Ha preceduto sul traguardo l'austriaco Niki Lauda e l'argentino Carlos Reutemann, entrambi su Ferrari.
Fu la centesima vittoria nel mondiale di F1 per una vettura motorizzata dalla Ford Cosworth.
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Carlos
Alberto Reutemann (ARG) Ferrari 12 T2 (arrivato 3°) - Mauro
Forghieri a sinistra di Carlos - Gran Premio di Monaco 1977 |
Il
30 marzo venne presentato il progetto per la costruzione di un circuito
stradale presso il Monte Fontana nel comune di Camporosso, in provincia
di Imperia. Il tracciato, lungo 4.068 mt, avrebbe dovuto sostituire il
Circuito di Monte Carlo quale sede del Gran Premio di Monaco.
La
Wolf tornò a impiegare il modello WR1, mentre la McLaren
abbandonò per questo gran premio l'M26 e impiegò solo
l'M23. La Brabham presentò un alettone posteriore molto
più ampio, per garantire maggiore carico aerodinamico.
John
Watson partì male e venne passato subito da Jody Scheckter;
dietro ai primi due si posero Carlos Reutemann, Hans-Joachim Stuck,
Ronnie Peterson, Niki Lauda e James Hunt. Il sudafricano della Wolf
venne pressato per diversi giri da Watson ma, senza commettere errori,
mantenne il comando della gara.
Al
nono giro Peterson venne passato sia da Lauda che da Hunt, ciò
in quanto la sua Tyrrell scontava dei problemi ai freni. Le posizioni
di testa rimasero immutate fino al giro 20 quando Hans-Joachim Stuck si
ritirò per un principio d'incendio sulla sua vettura. Cinque
giri dopo fu il turno del ritiro di Hunt, per un guasto alla valvola.
Il giro dopo Lauda passò il compagno di scuderia Reutemann. La
classifica vedeva sempre in testa Jody Scheckter, seguito da John
Watson, Niki Lauda, Carlos Reutemann, Jochen Mass e Mario Andretti.
Il
continuo pressing di Watson su Scheckter affaticò l'impianto
frenante della sua Brabham, tanto che al giro 45 andò lungo alla
chicane e venne passato da Niki Lauda.
Tre giri dopo fu costretto al ritiro per un guasto al cambio.
Entrò in zona punti Alan Jones. La classifica non mutò
più negli ultimi giri, tranne per il sorpasso di Jacques Laffite
su Vittorio Brambilla per la settima posizione al sessantanovesimo
giro.
Jody
Scheckter vinse per la sesta volta nel mondiale, pur rallentando
vistosamente negli ultimi giri per un problema di alimentazione; la
Ford-Cosworth conquistò la centesima vittoria (la prima nel Gran
Premio d'Olanda 1967 con Jim Clark su Lotus).
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La Wolf
Schekter Montecarlo 1977
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Gli anni '70 sono l'epoca d'oro dei garagisti e
degli assemblatori. Grazie al Ford Cosworth chiunque sia in grado di
produrre un proprio telaio può correre in F1. Sono gli anni
di piccoli team come la Fittipaldi, la Merzario, la Hesketh e la Wolf.
Il progetto della Wolf Racing è figlio del sogno del
miliardario Wolf, che sponsorizzava la Williams, di crearsi un team
tutto suo. La Wolf annoverava come progettista Harvey Postlethwaite,
che si era segnalato già per il progetto della Hesketh nel
1974, Peter Warr come DS e Schekter come pilota. Il team esordisce nel
1977. Difficile immaginare un esordio migliore per un team: la Wolf vince
alla prima gara, al debutto assoluto, in Argentina e Scheckter, il suo
pilota, ottiene il secondo posto nel mondiale piloti. La Wolf spesso e volentieri in quella stagione riesce a stare a ridosso
dei primi, peccato per alcuni ritiri causa guasti e per qualche errore
di Schetcker alla guida che costa punti sia in Svezia che in Francia.
Il team Wolf, nonostante l'esordio in grande stile, non si
ripeterà nel 1978 e chiuderà i battenti
già nel 1979. Un'avventura breve ma intensa. |
23 ottobre 1977 - Fuji
297º GP del Mondiale di Formula 1 - Gara 17 di 17 del Campionato 197
Il Gran Premio del Giappone 1977
è stata la diciassettesima, e ultima, prova della stagione 1977
del Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 23
ottobre 1977 sul Circuito del Fuji. La gara è stata vinta dal
britannico James Hunt su McLaren-Ford Cosworth; per il vincitore si
trattò del decimo ed ultimo successo in carriera. Hunt ha
preceduto sul traguardo l'argentino Carlos Reutemann su Ferrari e il
francese Patrick Depailler su Tyrrell-Ford Cosworth.
Il poleman
Mario Andretti partì male tanto che si trovò scavalcato
da otto vetture. Prese il comando James Hunt, seguito da Jody
Scheckter, Jochen Mass, Clay Regazzoni, John Watson, Jacques Laffite e
Hans-Joachim Stuck. Andretti recuperò presto una posizione,
passando Reutemann. Al secondo giro, nel tentativo di passare Stuck,
Andretti colpì la vettura del tedesco, e fu costretto a
ritirarsi. Laffite perse nei primi giri diverse posizioni, a causa
della scelta non felice degli pneumatici.
Al
sesto giro il ferrarista Gilles Villeneuve, nel tentativo di sorpassare
Ronnie Peterson per la quattordicesima posizione, al termine del
rettifilo urtò la ruota posteriore della Tyrrell dello svedese;
la Ferrari prese il volo, si cappottò alcune volte e cadde al di
là del guardrail. Nonostante la zona fosse interdetta al
pubblico, tale prescrizione non era stata rispettata e di conseguenza
la vettura falciò il pubblico, causando due morti (un
commissario di gara che cercava di far spostare le persone in una zona
più sicura e un fotografo) e una decina di feriti; restò
invece illeso, ma sotto shock, il pilota canadese.
La
gara proseguì con Scheckter passato sia da Mass che da Watson,
che al terzo giro aveva passato Clay Regazzoni. Il ticinese resisteva
al quinto posto, davanti a Stuck e Reutemann. Laffite attaccò
Reutemann al giro 16, ma venne nuovamente passato dall'argentino, tre
giri dopo. Ancora un giro e Reutemann scalò di una piazza,
passando Hans-Joachim Stuck, entrando in zona punti. Stuck, in crisi
con le coperture, cedette anche la settima posizione a Gunnar Nilsson.
Al giro 28 vi fu il ritiro, quasi contemporaneo per Jochen Mass (motore) e John Watson
(cambio). Passò così secondo Scheckter, seguito da
Regazzoni, Reutemann, Nilsson, Laffite e Jones. Il sudafricano dellaWolf
resistette per cinque giri poi, per problemi con le gomme, venne
passato da Regazzoni, che così divenne secondo. Al giro 41 Scheckter
venne passato anche da Reutemann, fino a quando fu costretto a una
fermata ai box.
Al quarantatreesimo giro terminò la gara di Regazzoni, per un
guasto al suo propulsore. Passò secondo Reutemann, che
però dovette cedere la piazza d'onore a Jacques Laffite, dopo
cinque giri. Davanti comandava sempre Hunt, seguito da Laffite,
Reutemann, Nilsson, Jones, Patrick Depailler e Riccardo Patrese.
Negli ultimi giri Hunt controllò agevolmente la gara mentre nelle retrovie prima si ritirò Gunnar Nilsson,
per un guasto al cambio, poi Depailler passò Jones, mentre Laffite,
senza benzina all'ultimo giro dovette fermarsi, e venne classificato
quinto. Per Hunt fu l'ultima vittoria nel mondiale: precedette Carlos Reutemann e Patrick Depailler. Riccardo Patrese
conquistò il suo primo punto iridato della carriera. Sul podio si
presentò solo Depailler, mentre Hunt e Reutemann avevano già abbandonato
il circuito per non perdere l'aereo.
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A seguito di un contatto con Ronnie Peterson,
la Ferrari di Gilles Villeneuve piombò su degli spettatori, provocando due morti.
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La Tyrrell P34 - Ford nel '77
Proprio
nel bel mezzo dell'epoca delle minigonne e dei fondi ad effetto suolo,
si fece notare una squadra , la Tyrrel, che presentò
una
soluzione molto interessante che rappresentò però
un episodio abbastanza isolato e quasi subito stroncato dalla
federazione internazionale.
Si tratta del progetto della monoposto a 6
ruote, finalizzato alla ricerca di una migliore penetrazione dell'aria,
attraverso l'uso di quattro piccole ruote anteriori, anziché
le consuete due più grandi.
Naturalmente gli inconvenienti
tecnici non erano pochi, a cominciare dalla maggior forza centrifuga
subita dal pneumatico
(a parità di velocità della
monoposto una ruota più piccola deve girare più
velocemente) e anche il sistema di tiranti dello sterzo
era decisamente complicato (dovendo garantire un'inclinazione diversa per ogni ruota).
Nonostante ciò la monoposto si fece notare con alcune
vittorie, prima di essere bandita per regolamento.
Dopo i successi mondiali del '50 e del '51 l'Alfa
si ritira dalla f1 per rientrarvi solo negli anni '70.
All'inizio degli anni '70 l'Alfa aveva, infatti, fornito un motore in
via "sperimentale" alla McLaren e alla March. Fu, però, con
la Brabham che l'Alfa fece il suo rientro nel mondo della f1. Nel '76
ha inizio la fornitura dell'Alfa alla Brabham. Sebbene il motore Alfa
fosse molto potente, esso era in realtà inadeguato in molti
suoi aspetti, in particolare esso era molto ingombrante e non
consentiva alla Brabham di adottare una vettura versione "wing car".
Nel '78 Murray tentò di ovviare al problema inventandosi la
famosa vettura con la turbina che aspirava l'aria da sotto la vettura.
Il dispositivo funzionava ma fu rapidamente vietato, così la
Brabham si trovò nuovamente dietro alle imbattibili Lotus.
Il '78 fu un pò l'anno delle promesse non mantenute della
Brabham. Nonostante Lauda, nonostante la vettura ad inizio anno
sembrasse innovativa .. nonostante tutto ciò, la Brabham
deluse. Troppo forti le Lotus, che avevano perfezionato il concetto di
effetto suolo con il loro modello 79.
Proprio in questi due anni, il 1978 e il 1979, l'Alfa lavora ad una sua
vettura ufficiale. Nel 1978 vengono condotti i primi test della
Alfa-Alfa (per distinguerla dalla Brabham Alfa), addirittura a tenere a
battesimo l'auto nel test c'è Lauda (forse interessato a
capire se l'Alfa-Alfa fosse più competitiva della
Brabham-Alfa). Ci vorrà però un anno
perchè l'Alfa-Alfa possa fare il suo debutto. L'auto (1
sola) è schierata nella gara del Belgio (1979) e, nel
successivo gp di Monza (1979), l'Alfa schiera per la prima volta due
vetture.
La vettura affidata a Brambilla è il modello vecchio, non ad
effetto suolo; a Giacomelli, invece, viene affidata la nuova auto, wing
car, il modello 179.
La vettura affidata a Brambilla, come previsto, non è
competitiva. La vettura nuova, wing car, il modello 179, invece
è competitiva. Giacomelli riesce a portarsi nella lotta tra
le vetture che stanno dietro la coppia ferrarista in fuga. Giacomelli
riesce a superare Lauda, ma poi finisce fuori strada per un
contrattempo, un piede che scivola sulla pedaliera. L'esordio per il
modello 179 è comunque buono e fa presagire buoni risultati
per la stagione 1980.
In quale contesto l'Alfa fa il suo rientro in F1 con una vettura
completamente costruita da lei?
La stagione 1979 ha visto il successo di Scheckter e della Ferrari.
Nella prima parte della stagione, i rivali della Ferrari erano state le
Ligier: le "Lotus Blue" per quanto somigliavano al modello 79 della
casa inglese. Nella seconda parte, rivali delle Rosse erano state le
Williams. Il modello fw07, dotato dell'effetto suolo, aveva consentito
alla Williams ottime prestazioni. Il modello fw07 era nato dalla mente
di Patrick Head ed era stato possibile grazie ai capitali degli arabi.
La Lotus, invece, era alle prese con una stagione deludente:
l'affascinante ma poco efficiente Lotus 80 non fu in grado di garantire
le giuste prestazioni. Quale fu il problema delle Lotus nel 1979? In
parte, il fatto che con un carico generato per effetto suolo
così elevato, si sarebbe dovuto ripensare il telaio
irrigidendolo (cosa che Chapman non fece), in parte perchè
la Williams fw07 (nuova pietra di paragone tra le wing car)
semplicemente era una vettura di base migliore, particolarmente adatta
a ricevere la soluzione delle minigonne e a farla rendere. |
Ronnie Peterson
Monza 1978
Si partiva da una strada larga che stringeva all'avvicinarsi della
prima variante. Ronnie s'infilò nell'imbuto con macchine
davanti,dietro, a destra e a sinistra. Accadde qualcosa e fu ancora
"Crashed". Dal groviglio spuntarono le fiamme ma lo tirarono fuori in
tempo,
la sua macchina era ridotta a brandelli.
Alle 7 non
c'è più speranza e alle 10.10 Ronnie Peterson era
ormai un ricordo. Con glaciale freddezza Colin Chapman
commentò: "Succede".
Mario Andretti, il compagno di squadra,
entrò nel cortile dell'ospedale, gli dettero la notizia e
non scese neppure dall'auto. Sui giornali tanti articoli contro le
corse con foto di Peterson in prima pagina. In quel mare di parole
inutili e ipocrite Ronnie pare affondare nel suo acquario dove il
riflesso del suo viso si mescola ai pesciolini rosso e oro.Un mondo
piccolo, fatto solo di colori e nessun suono.
Finalmente lo portarono
via in barella e Ronnie alzò un'ultima volta la testa per
guardarsi la gamba fratturata in sette punti. All'ospedale gli
riscontrarono ustioni e altre fratture, lo operarono subito e
l'intervento durò sette ore. Alle 4.30 del mattino
sopravvenne una grave crisi respiratoria e renale.
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Ronnie Peterson, Charade 1970, March 701
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Peterson debuttò nel 1970 al volante
della March, ma nella sua prima stagione non ottenne alcun risultato
utile. Rimasto nella scuderia britannica anche nei due anni successivi
giunse secondo in classifica nel 1971, grazie ad una serie di podii.
Più dura fu la stagione 1972, nella quale Peterson non
andò oltre un terzo posto al Gran Premio di Germania e un
nono in classifica piloti. Nel 1973 si trasferì alla Lotus,
dove conquistò 9 pole position e quattro Gran Premi, spesso
risultando più veloce del suo compagno di squadra, il
campione del mondo in carica Emerson Fittipaldi. Peterson
ritornò alla March per il 1976, dove riuscì ad
aggiudicarsi il Gran Premio d'Italia, in seguito passò alla
Tyrrell dove ottenne scarsi risultati, prima di far ritorno alla Lotus
nel 1978.
Nel corso della fatale stagione 1978, il talento di Ronnie Peterson
venne però imbrigliato da un contratto 'capestro' che lo
costrinse al ruolo di seconda guida nel team.
Per questo, sottoscrisse per l'anno successivo un contratto con la
McLaren in cui, finalmente, avrebbe potuto avere un ruolo
più adeguato alle sue capacità di guida.
Rimase però vittima di un incidente, occorsogli subito dopo
la partenza del Gran Premio d'Italia 1978 a Monza nel quale rimasero
coinvolte diverse vetture, tra cui quelle di Riccardo Patrese, James
Hunt, Clay Regazzoni e Vittorio Brambilla. Estratto dalla vettura
incidentata ancora vivo ma con gravissime fratture alle gambe, fu
colpito in ospedale da embolia lipidica e morì il giorno
seguente.
Per molti anni Riccardo Patrese fu ritenuto responsabile dell'episodio,
ma alcuni anni dopo venne però scagionato e riabilitato:
un'attenta indagine dimostrò infatti che, per un errore
della direzione gara, il "via" era stato dato alla corsa troppo presto,
quando le vetture nelle ultime file non si erano ancora allineate:
questo fatto aveva generato un imbottigliamento nella prima curva, dove
uno scarto improvviso della McLaren di James Hunt causò la
carambola fatale allo svedese. |
Gli
piaceva osservare i pesciolini del suo acquario.Quel piccolo mondo fatto solo di
colori e nessun suono, lo affascinava e lo rilassava.Non diventò mai campione
del mondo, per sfortuna o, forse, per una misteriosa congiuntura del destino.
Nato il 14 febbraio 1944 a Orebro, Svezia, cominciò come tanti, con i kart.In
una corsa aveva il numero 41, l'italiano Sala il numero 1.Il numero 41 era un
trampoliere nel nido, un gomitolo quasi, perchè non sapeva dove mettere le sue
lunghe gambe.Il numero 1, uomo di Lilliput, era invece deciso e aggressivo.Vinse
Peterson.Gli addetti ai lavori si chiedevano come facesse ad andare così
veloce.Sui kart imparò l'arte del controsterzo e, controsterzando, arrivò in
F.3 e vinse nel 1969 il G.P. di Monaco che è l'anticamera della F.1.Ancora
una volta tutti si chiedevano come facesse ad essere così veloce.Il Montjuich,
in Spagna, era un circuito per i curvatori di ventura che sapevano andare oltre
il limite.Su un tratto in discesa, con curve e controcurva, lui sapeva
infliggere decimi di secondo ogni giro ai suoi grandi rivali, Stewart e
Fittipaldi.Quando alla Lotus lo costrinsero a fare in numero due di Andretti,
lui accettò ma quando, durante le prove ufficiali di un gran premio, gli
montarono delle gomme vistosamente inadatte, lui si lanciò in pista e segnò il
record.Appena fermo ai box, ancora in macchina, alzò il dito medio verso Colin
Chapman che l'aveva umiliato.Un giornalista faceva notare davanti alla
televisione, il modo in cui vinse il gran premio d'Italia 1976.Lauda guidava la
sua Ferrari respirando piano e sanguinando sotto il casco(era la sua prima corsa
dopo il rogo del Nuerburgring);Hunt si piantava nella sabbia nel tentativo di
rimontare;Regazzoni inseguiva invano il sogno di vincere per la terza volta
sulla pista a lui più cara;l'asfalto era viscido ma Peterson sembrava libero da
ogni problema di aderenza e costruiva la sua vittoria vanificando la resistenza
degli avversari.
RONNIE PETERSON
Incidente Mortale - Monza - (1978)
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Debutta a Monaco il 10 maggio 1970, nel 1971 è vice campione del mondo e sfiora
la vittoria, per un centesimo di secondo, nel gran premio d'Italia, il più
veloce della storia, 246 Km/h.Nel 1972 vince, con la Ferrari, la 1000 km di
Buenos Aires e, finalmente, nel 1973 la prima vittoria in F.1, in Francia l'1
luglio, alla fine del mondiale fu, di nuovo, vice campione.Seguiranno altre
nove
vittorie, in mezzo, piazzamenti, ritiri e incidenti."Crashed", così
è scritto nelle classifiche."Crashed" al Cristal
Palace,"Crashed" al Maillory park dove la sua March F.2 decollò su un
terrapieno proprio in faccia a un pubblico ipnotizzato dalla sorpresa e dallo
spavento."Crashed" a Silverstone.Tuttavia il suo albo d'oro non
registra i suoi "Crashed" interiori, quando dovette scontrarsi non con
terrapieni nè con guard rail ma con l'incomprensione e l'inadeguatezza
meccanica che fece nascere lo slogan:il pilota giusto sulla macchina
sbagliata.Pareva che tutta la vita di Peterson fosse dominata dall'attesa
perchè, con gli anni, la sua storia era diventata sempre più incomprensibile,
dato che i successi che le sue doti invocavano, non arrivavano.Anche Ferrari,
dopo avergli affidato una sua vettura sport, non volle saperne di dargli una
F.1.E
Ronnie si portava dietro tutto quanto con leggerezza anche se il suo sguardo era
sempre più malinconico e rassegnato.Arrivò a quel gran premio d'Italia, il 10
settembre 1978, sempre più solo con se stesso.Chapman gli aveva fatto
un'altro sgarbo affidandogli una Lotus vecchia di un anno per paura che desse
fastidio a Andretti, il campione predestinato.Babro, la moglie, era lontana con
la figlia Nina e anche il suo orso portafortuna, che teneva sempre
nell'abitacolo, quel giorno non c'era.Fu un gran premio di trecento metri.
Si
partiva da una strada larga che stringeva all'avvicinarsi della prima
variante.Ronnie s'infilò nell'imbuto con macchine
davanti,dietro, a destra e a
sinistra.Accadde qualcosa e fu ancora "Crashed".Dal groviglio
spuntarono le fiamme ma lo tirarono fuori in tempo, la sua macchina era ridotta
a brandelli.Finalmente lo portarono via in barella e Ronnie alzò un'ultima
volta la testa per guardarsi la gamba fratturata in sette punti.All'ospedale gli
riscontrarono ustioni e altre fratture, lo operarono subito e l'intervento durò
sette ore.Alle 4.30 del mattino sopravvenne una grave crisi respiratoria e
renale.Alle 7 non c'è più speranza e alle 10.10 Ronnie Peterson era ormai un
ricordo.Con glaciale freddezza Colin Chapman commentò:
"Succede".Mario Andretti, il compagno di squadra, entrò nel cortile
dell'ospedale, gli dettero la notizia e non scese neppure dall'auto.Sui giornali
tanti articoli contro le corse con foto di Peterson in prima pagina.In quel
mare di parole inutili e ipocrite Ronnie pare affondare nel suo acquario dove il
riflesso del suo viso si mescola ai pesciolini rosso e oro.Un mondo piccolo,
fatto solo di colori e nessun suono.
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1978 - Anderstorp - Niki Lauda - Brabham - BT46B
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REUNION Lotus 79 Formula 1 Visor Cam
LOTUS 79
La macchina che cambiò
la Formula 1….. e di più …..
Effetto Suolo
Per ottenere dall'effetto suolo una
deportanza, occorre modificare le forme, in modo che sotto la vettura
passi un
flusso d'aria con una velocità maggiore di quello che passa sopra la vettura, per ottenere
ciò si
sfruttano le proprietà del tubo venturi.
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La grande stagione disputata dalla Lotus nel 1978
ha come punto di forza una soluzione innovativa,
introdotta dalla Lotus
qualche anno prima ed ora finalmente perfezionata: l’effetto
suolo.
Non è la prima volta che la Lotus introduce
un’innovazione tecnica fondamentale: la Lotus 25 introdusse
il concetto di monoposto dotata di scocca. Se era toccato al modello 78
introdurre l'effetto suolo, ora spetta alla Lotus 79, del 1978, portare
al successo l’idea. La Lotus 78, infatti, fu il laboratorio
su cui Chapman perfezionò l'idea. Quest'ultima sarebbe stato
già pronta nell’estate del 1976, ma Chapman, che
rimase stupefatto, nel test che venne effettuato in quel periodo, dal
constare quanto l’auto fosse veloce, decise di tenerla
“nascosto” fino all’inizio della stagione
1977 per non dare modo agli altri di copiare l’idea.
Come detto prima, la stagione ’77 servì per
perfezionare il concetto. Solo con il modello 79, schierato nella
stagione 1978, la Lotus sarà pronta alla vittoria del
mondiale. L’innovazione introdotta della Lotus, il concetto
di “wing car”, sarà di tale portata da
influenzare le scelte tecniche di tutti i progettisti che da allora,
tra il 1979 e il 1982, introdurranno anche loro auto ad effetto suolo.
Approfondiamo la storia dell’introduzione del concetto di
Wing Car. L’idea fu di Chapman ma lo sviluppo di questa
intuizione fu affidato a Peter Wright.
La parte terminale del tubo di Venturi di cui venne dotata la Lotus 79
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Come funziona l’effetto suolo? Esso si basa su un sistema che
impedisce all’aria che passa sotto la vettura di essere
espulso dai lati. Tale sistema, costituito da bande rigide, montate
nelle fiancate, che scorrono in verticale è detto
“minigonne”. Il risultato è una specie
di Tubo Venturi, in cui il flusso di aria accelera nel punto
più vicino al suolo mentre rallenta nella parte posteriore,
in quella parte denominata “profili estrattori”. La
differenza di velocità tra l’aria che passa sotto
e quella che passa sopra ha come risultato una forte pressione verso il
basso esercitata sulla vettura che quindi risulta incollata al suolo.
L’idea di Chapman, come spesso accade, divenne fonte di
ispirazione per altri team (in particolare Williams, ndr). In questo
modo, mentre Chapman estremizzava il concetto con la in
realtà poco efficiente Lotus ’80 (che faceva
addirittura a meno dell’alettone anteriore), gli altri
perfezionavano il concetto: in particolare, la Williams FW07 e la sua
versione migliorata (FW07B) che corse nel 1980.
Inizialmente non ci fu nessun controllo delle
depressioni ne dei flussi laterali, siamo nell'epoca della pre -
deportanza, i flussi sul sottoscocca non hanno nessun tipo di
incanalamento ma sono liberi di muoversi.
La scoperta della deportanza condusse in tempi
molto rapidi fino al suo sfruttamento più esasperato,
rappresentato dalle "minigonne" ovvero bandelle laterali, scorrevoli
verticalmente fino a terra, capaci di contenere con una barriera fisica
i flussi laterali. L'altezza da terra del fondo era di circa 6- 7 cm.
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Con l'abolizione delle minigonne, e con
l'estensione del fondo piatto, fu necessario riconquistare la
deportanza persa, riducendo drasticamente l'altezza da terra, l'unico
ripiego inizialmente escogitato per ridurre i flussi laterali (ridurre
la loro sezione di passaggio).
Oltre alla sezione di passaggio si
lavorò sui coefficienti di efflusso ad essa associati:
spigoli vivi (e non arrotondati), "labbri borda" ed infine con
l'esempio sfortunato della Ferrari F92A, unico esempio della creazione
di una minigonna aerodinamica (sfortunato perché dava in
galleria del vento ottimi valori di deportanza, ma sulla pista
incontrava dei problemi, dovuti alla variazione d'altezza).
Oggigiorno è stato introdotto un fondo scalinato, con
l'unico compito di limitare la superficie di fondo piatto, e di
aumentare l'altezza da terra, non mancano esempi di fondi piatti come
quello della Mclaren che è riuscita a recuperare la
deportanza persa con uno studio molto meticoloso dei flussi dell'aria
ed adottando un fondo piatto che somiglia alla chiglia di una barca.
Consideriamo che avere vetture molto basse,
comporta la creazione di un effetto pompante della strada, che
può essere considerato come una parete mobile, che nel moto
relativo si muove con una velocità uguale alla
velocità di corsa, in queste condizioni la teoria di Venturi
va rivista. Il risultato di tutti questi fenomeni e ce il corpo vettura
genera una notevole deportanza, il contributo della deportanza totale
ovviamente varia a seconda della configurazione della vettura, in
quanto il contributo del corpo vettura rimane pressoché
sempre lo stesso, cambia molto in base alla configurazione il
contributo dell'alettone.
Per chi ha vissuto con interesse la F.1 di fine
’70 ed inizio ’80, uno dei miti sicuramente
incancellabili è la Lotus 79.
Senza esagerare, si può tranquillamente affermare che ha
segnato la storia della F.1 e di tutto l’automobilismo in
generale, perché, per la prima volta in modo chiaro ed
inequivocabile, è cambiato il modo di vedere
un’autovettura dal punto di vista aerodinamico, da quel 1978
si è capito che non si deve pensare solo al flusso di aria
che passa sopra la carrozzeria, ma anche quello sotto e che i due
flussi devono lavorare in sinergia..
In realtà, ciò fu già immaginato ed
applicato dal (guarda caso) geniale Jim Hall della Chaparral (la stessa
dell’alettone “altissimo”), che
utilizzò delle ventole per estrarre l’aria
forzatamente da sotto e “sputarla” da dietro per
“appiccicare” la macchina al suolo, quasi come
un’ aspirapolvere, ma la soluzione fu prontamente vietata a
causa della pericolosità per chi seguiva per ovvi motivi
(per poi essere tollerata nello stesso ’78, almeno per il GP
di Svezia, alla Brabham di …… Bernie
Ecclestone….) .
La Lotus 79 non fu effettivamente la prima vettura a sfruttare il
“ground-effect” derivante dai due semi-tubi di
Venturi posti sotto le pance laterali, in realtà tale
sistema esisteva già sulla precedente Lotus, la 78, ma Colin
Chapman ed il suo staff tecnico, forse perché compresero
l’importanza della novità tecnica e che,
astutamente, bisognava far passare ed ammettere il principio delle
“bandelle laterali mobili” (poi definite
“minigonne”) in modo “soft” (il
regolamento, di norma, non poteva ammettere parti mobili sulla
carrozzeria), realizzarono l’anno prima una macchina non
ancora completamente votata all’effetto-suolo.
Si narra che al tempo, per depistare la concorrenza (e le commissioni
tecniche…), Colin & C. davano diverse spiegazioni
sui motivi dell’uso delle minigonne, che sulla 78 erano delle
bandelle fisse flessibili e non rigide e scorrevoli verticalmente come
sulla 79, o attribuivano la già ottima aderenza della 78 a
strani marchingegni, tipo differenziali rivoluzionari e cose simili.
La 79, invece, nacque come una vettura completamente disegnata per lo
sfruttamento totale dell’effetto suolo e tutti i suoi
particolari meccanici erano concepiti per utilizzare al meglio il
flusso d’aria sotto le pance.
L’effetto-ventosa, addirittura, causò il ritardo
del debutto della Lotus 79 per l’esigenza di avere
più deportanza aereodinamica sull’anteriore, visto
che dietro la macchina era incollata….
Quindi, il pilota spostato in avanti, il musetto a
punta e aerodinamicamente “pulito”, gli
ammortizzatori interni al telaio davanti e nella trasmissione dietro, i
dischi ed i freni dietro posti sui mozzi delle ruote, il telaio ed il
gruppo motore-trasmissione il più stretto possibile (furono
anche aiutati dalla forma naturale del V8 Cosworth), i radiatori nei
fianchi con l’uscita dell’aria verso
l’alto, gli scarichi in alto dietro il cofano, tutta la parte
posteriore carenata, insomma, tutto era stato progettato e realizzato
per non dare alcuna noia al flusso d’aria che passava sotto
le fiancate.
Se andate a rivedere le foto delle F.1 del tempo, noterete che in quel
’78 tutte le macchine della concorrenza erano molto diverse
tra loro nelle forme esterne, mentre nel ’79
vedrete….. come si assomigliavano tutte, chi più
e chi meno, alla Lotus 79.
Si dice ancora che se debuttasse oggi, la Lotus 79, a parte i
cambiamenti regolamenti, non sembrerebbe certamente una macchina
progettata più di 30 anni fa.
Solo l’incidente mortale di Peterson a Monza
offuscò la gloria (ed il titolo mondiale) di quel 1978 della
Lotus 79, anche se lo sfortunato pilota utilizzava
nell’occasione una vecchia (e singhiozzante…..) 78
come muletto alla partenza di quel maledetto GP.
Ma ancora oggi sono in tanti ad avere gli occhi luccicanti vedendo la
79 “nera e oro JPS” !!!!!
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Brabham BT46B
Un effetto suolo forzato! La squadra sostenne che il
ventilatore serviva a raffreddare il motore, ma a fine gara
l'irregolarità
divenne palese e scattò la
squalifica. Il carico deportante generato dalle fiancate ad ala
rovesciata (da qui il nome di vetture-ala) abbinate
alle minigonne,
sorta di bandelle, strisce scorrevoli di materiale rigido, che
sigillavano il fondo delle vetture, con l'aggiunta delle enormi potenze
raggiunte con l'introduzione dei motori turbo proprio negli stessi
anni, resero le Formula 1 dei mezzi difficilissimi da gestire da parte
dei piloti.
In curva si raggiungevano livelli di accelerazione laterale
da pilota d'aereo, sottoponendo il fisico ad un grandissimo sforzo. Ne
risentì moltissimo
anche lo stile di guida, a causa delle
sospensioni, che dovevano essere regolate più rigide per
mantenere la vettura parallela all'asfalto,
e le auto erano come poste
su dei binari, era impossibile o quasi cambiare traiettoria in curva,
una volta impostata.
Le macchine erano difficilmente controllabili,
spesso era difficile correggere un errore di guida,
il controsterzo
stava sparendo (Gilles Villeneuve era un'eccezione che però
conferma la regola!!).
E c'è da dire anche che quando una vettura, urtando, alzava
il musetto, in velocità, quasi sempre spiccava il volo,
proprio per quella
particolare forma alare, finendo a volte anche nelle
tribune.
Questi fattori e anche altri, come i frequenti cedimenti delle
minigonne, furono la causa di molti gravi incidenti, proprio per questo
motivo
nell'83 la federazione internazionale pose un'ulteriore, pesante
limite sulle vetture di F1, bandendo l'uso delle minigonne
e
dell'effetto Venturi (tollerato solo limitatamente agli estrattori),
mettendo fine ad un'era.
Nel 1977, la Lotus 78 aveva portato sulle piste
l'innovazione tecnica delle minigonne. è la prima delle c.d.
wing car, le vetture che sfruttano l'effetto suolo. Nel 1978, il
modello 79 della Lotus portò al successo l'idea dell'effetto
suolo. A stagione in corso, alla Brabham cercavano un modo per
avvicinarsi alla Lotus. Alla Brabham, però, non si poteva
approntare una wing car per via dell'ingombrante motore Alfa Romeo. Le
wing car sfruttano un sistema di bande rigide montate nelle fiancate
che scorrono verticalmente. Questo sistema ha l'obiettivo di impedire
all'aria che passa sotto la vettura di essere espulsa ai lati. Ora, le
vetture che presentavano motori ingombranti, non potevano essere
convertite a wing car perchè il flusso d'aria non passava
"correttamente" sotto la monoposto. Questo problema, ad esempio, fu
incontrato dalla Ferrari che a metà campionato 79
cercò di varare una vettura innovativa che presentava un
motore inclinato. Questa soluzione tecnica consentiva di approntare un
fondo idoneo a sfruttare l'effetto suolo, ma la vettura presentava
problemi e non venne impiegata. Torniamo però indietro al
1978.
Lotus 79 - Una delle Formula 1 più belle di tutti i tempi
Ronnie Peterson -1978
Minigonne Mobili
Il termine "minigonna" è generalmente
associato all'effetto suolo ma in realtà già nel
1974 alcune scuderie cominciarono a montare bandelle di alluminio che
vennero chiamate minigonne perché erano svasate verso
l'esterno e in qualche modo richiamavano le minigonne delle donne.
Queste bandelle però servivano per l'esatto contrario
rispetto all'utilizzo fatto dalla Lotus 78 in avanti. Nel primo caso
servivano per cercare di far entrare meno aria possibile sotto la
vettura e quindi creare una depressione; nel caso della Lotus 78,
invece, servivano per non far uscire aria da sotto la vettura e quindi
velocizzarla.
Le "minigonne" vanno poi inserite nel più generale discorso
della ricerca del "ground effect" (effetto suolo) che diede il LA al
cosiddetto periodo delle "wing cars" (vetture ala).
In realtà, il primo a cercare di montare ali rovesciate
sulle fiancate fu Tony Rudd, il progettista della BRM, che fece degli
studi su modelli in scala a fine anni '60 ma i risultati non furono
soddisfacenti.
Fu poi la March a montare le fiancate a forma di ala rovesciata ma,
anche lì, i risultati non furono troppo entusiasmanti anche
perché mancava il sigillo laterale che permetteva la
deportanza. E' da ricordare che, le ali montate sulle fiancate dovevano
servire a creare deportanza così come la creano gli
alettoni. Ancora non si pensava all'effetto Venturi. |
Tuttavia a quell'ala (che pretendeva di funzionare
proprio come un'ala d'aereo, non c'era alcun "Tubo di Venturi") mancava
allungamento e quindi non aveva efficienza.
Fu Colin Chapman, quando furono imposti i limiti di sbalzo per l'ala
posteriore, a riprendere l'idea e, per ovviare al basso allungamento,
sistemò alle estremità delle pance (che si erano
allargate per regolamento) le piastre di estremità
(tecnicamente "endplates")
e qui scoprì l'effetto suolo,
quasi per caso.
Fine primavera 1976. La Lotus effettuò dei test alla
galleria del vento dell'Imperial College. Il "modello da galleria"
utilizzato per le prove preliminari era in gran parte (ed in
particolare le piastre) realizzato in legno e compensato (facile da
tagliare e sagomare secondo la convenienza);
gli endplates erano due
fogli piani, abbastanza sottili per essere adattati alle pance
direttamente nella galleria del vento durante
l'esecuzione delle prove.
Le due piastre di estremità, solo schizzate sul disegno
della vettura per preparare il modello, furono tagliate un po'
più alte (quasi 1") del necessario e furono montate quasi a
contatto del terreno. Controllata l'installazione e la strumentazione
di misura, fu dato il segnale di "wind on" e, mentre ci si accingeva
alle prime misurazioni, con grande sorpresa le pance laterali
letteralmente collassarono tra lo stupore e lo sgomento generale. Senza
più il modello integro, niente più prove e la
giornata di galleria era già pagata e, si pensava, persa.
Colin Chapman, Peter Wright e Tony Rudd (l'ex progettista BRM che aveva
intuito la possibilità di creare deportanza con le ali
rovesciate), cominciarono a guardare attentamente il modello poi, al
momento di smontare tutto ed andarsene, sembravano stranamente
tranquilli e soddisfatti. Probabilmente da quelle pance collassate per
un eccesso di carico era nata la F1 ad effetto suolo.
In effetti, il carico aerodinamico atteso era stato calcolato sulla
base dei dati di profilo come se si fosse trattato di un'ala standard.
Invece, nelle condizioni di prova (in presenza del suolo e
dell'endplate che sfiorava la superfice della "camera di prova" della
galleria del vento), si era in presenza di un fenomeno del tutto
differente in quanto, tra vettura e suolo, si era individuato un
"condotto chiuso" a sezione variabile. A quel punto, ai tre venne in
mente il teorema di Bernoulli. In pratica la parte sottostante la
fiancata veniva equiparato ad un tubo Venturi per cui, in
prossimità dello strozzamento creato dalla semiala si
generava una depressione. Questo perché l’aria, in
presenza di una strozzatura, accelera il flusso e, per il teorema di
Bernoulli, ad una velocità maggiore corrisponde una
pressione minore.
La dimostrazione pratica di questa teoria è facilmente
riproducibile e fa capire benissimo il funzionamento dei profili alari.
Prendete un cucchiaio, tenetelo con l'indice ed il pollice
all'estremità del manico e fatelo pendere come fosse un
pendolo. A questo punto aprite il rubinetto dell'acqua e fatela
scorrere abbastanza velocemente in modo da creare un flusso uniforme.
Avvicinate il dorso del cucchiaio (sempre tenendolo tipo pendolo) al
flusso dell'acqua. Appena il cucchiaio toccherà l'acqua
vedrete che lo stesso viene attratto anziché essere respinto
dall'acqua. |
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Si racconta che, dopo i risultati in galleria del
vento, Tony Rudd ricevette un messaggio in codice, "The mosquito flies"
(La zanzara vola), ad indicare che le sue teorie stavano dando ottimi
risultati, anche se ci si arrivò quasi per caso.
Tutto il 1976 (e parte del 1977), furono dedicati allo studio di un
dispositivo che permettesse di "sigillare" i lati del condotto per
sfruttare la depressione che si generava sotto la vettura. Dapprima le
Lotus installarono una sorta di "spazzola" a setole fisse, poi fu
montato un pannello incernierato sul lato inferiore delle pance che
strisciava con il lato mobile sull'asfalto (variando l'angolo della
cerniera, il bordo restava aderente al terreno).
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Chapman riuscì poi a trarre un ulteriore
enorme vantaggio dal fatto che, per più di un anno, nessuno
capì come funzionasse la Lotus 78. Proprio per questo,
nessuna scuderia si oppose quando la 78 si presentò prima
con le setole piazzate sulle fiancate a mò di scopa,
sostituite poi dalle ben più efficaci minigonne. Pensavano
fosse una idea bizzarra di Chapman senza capirne le reali motivazioni.
Addirittura Chapman faceva trapelare false notizie per depistare gli
altri teams.
Ad esempio, si era sparsa la voce che il segreto della Lotus 78 fosse
la mancanza di differenziale. Per avvalorare tale voce, nei box
spostavano la 78 alzando la parte posteriore con il classico crick con
le ruote. Volevano far credere che era impossibile spostare la 78
proprio per la mancanza di differenziale.
Un'altra voce fatta girare ad arte fu quella di un non ben chiaro nuovo
metodo di progettazione e messa a punto fatto in funzione dei
pneumatici. In un'intervista rilasciata a Maurice Hamilton a fine 1977,
ad una domanda sull'efficienza delle zone laterali della 78 Chapman
rispose:
"No, si tratta di un'idea di un certo merito e ci lavoreremo sopra per
svilupparla ulteriormente ma, veramente, non credo che lì
stia tutta la ragione per le nostre prestazioni attuali. Se volete una
spiegazione di tutta la situazione con poche parole, direi che abbiamo
fatto un cambiamento fondamentale nelle nostre idee sul rapporto fra la
macchina e le sue gomme."
Ecco invece il segreto di tanta velocità ed aderenza in
curva:
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Colin Chapman
In rosso sono indicati i profili ad ala rovesciata,
quelle gialle sono le minigonne che scorrevano verticalmente in un
apposito alloggiamento e garantivano il sigillo al suolo della vettura
(avevano un'escursione abbastanza ampia) strisciando sull'asfalto
grazie ad un "pattino" in materiale ceramico. Più era ampia la zona rossa maggiore era l'effetto suolo
ricavato. Per questo i serbatoi, un tempo posizionati lateralmente,
furono spostati alle spalle del pilota (anche grazie al nuovo
regolamento che permetteva di averne solo 1 e non 3) per avere le
fiancate libere da ogni ostacolo. La 79 poi era raffinatissima e
carenata fino al cambio e l'alettone posteriore non aveva il classico
pilone centrale ma 2 sottili paratie laterali che lo sostenevano.
Una volta scoperto il trucco tutti i teams si
adeguarono e le F1 del '79 avevano tutte i cassoni laterali e le
minigonne scorrevoli ma non tutti riuscirono a sfruttare il principio
fisico. La Ferrari, che pure si aggiudicò il titolo, non poteva
adottare (se non parzialmente) l'effetto suolo per via del motore boxer
che ostruiva i condotti laterali. Tuttavia proprio il vecchio boxer,
con la sua potenza e la sua affidabilità, permise a
Scheckter di vincere il mondiale.
Le F1 diventarono pesantissime e faticosissime da guidare. L'escursione
degli ammortizzatori fu ridotta quasi a zero per ridurre la
possibilità che le minigonne si sollevassero dall'asfalto.
Lo sterzo era durissimo e l'accelerazione laterale mise a dura prova i
muscoli del collo dei piloti (all'epoca non molto attenti alla
preparazione fisica) anche perchè, per assurdo,
più alta era la velocità in curva e maggiore era
la tenuta di strada, minigonne e telaio permettendo.
Ormai "sgamato", Chapman cercò l'esasperazione dell'effetto
suolo con la 80 che era un Tubo di Venturi "totale", dal musetto
all'alettone, e aveva le minigonne lungo quasi tutto il perimetro della
vettura. Tale perimetro era però sinuoso ed arrotondato e le
minigonne non riuscivano a scorrere bene facendo passare aria e
interrompendo, improvvisamente e pericolosamente, il flusso "magico".
La difficoltà della guida e la pericolosità delle
wing cars (il posto di guida fu avanzato fino a porre la pedaliera
oltre l'asse anteriore) che fecero più di un ferito (Prost,
Surer, Jabouille e altri) e, forse, provocarono l'atroce morte di
Depailler provocò la messa al bando delle minigonne
scorrevoli e l'imposizione dell'altezza minima dal suolo di 6 cm dal
1981 ma i tecnici aggirarono il regolamento con le minigonne fisse ma
flessibili e i correttori d'assetto. In pratica le fiancate avevano
delle appendici leggermente ripegate verso l'interno che, in fase di
verifica, restavano a 6 cm da terra. Una volta entrati in pista i
piloti azionavano un comando che attivava dei martinetti idaulici che,
agendo sulle sospensioni, abbassavano la vettura facendo toccare le
bandelle e ricreando l'effetto suolo.
Dal 1983 entrò in vigore l'obbligo del fondo piatto e il
problema fu eliminato.
Per quanto riguarda le F1 moderne, parte del carico (quello generato
dal fondo) lo si ottiene ancora ricorrendo all'effetto suolo, solo che
non essendoci più un sigillo lungo le fiancate, l'efficacia
è inferiore. Per recuperare carico si era giunti, all'epoca dei fondi piatti, ad
abbassare quanto più possibile le monoposto, col fondo che
toccava quasi a terra. Da qui l'instabilità aerodinamica di
quelle auto, corretta con l'uso delle sospensioni elettroniche, e che
probabilmente portò alla tragedia di Imola '94, quando,
abolite le sospensioni elettroniche, la Williams si ritrovò
con un mezzo instabile e difficile. Si pensa che l'incidente di Senna
fu dovuto infatti alla riduzione di altezza da terra dovuta al
raffreddamento delle gomme durante i giri dietro la SC, e al Tamburello
il contatto del fondo con la pista azzerò il carico
aerodinamico e fece partire l'auto per la tangente. Fu pertanto introdotta subito dopo la norma che prevedeva uno scalino
di 1 cm da applicare al fondo, utile proprio a evitare fenomeni come
quello descritto prima.
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Gran Premio di Spagna
Jarama
domenica 4 giugno 1978 - 75 giri x 3.404 km - 255.300 km
12o pole position per Mario ANDRETTI - 79o pole position per Lotus come costruttore
99o pole position per Ford Cosworth come motore
Media : 160.419 km/h
Il Gran Premio di Spagna 1978 è stata la settima prova della stagione 1978 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 4 giugno 1978 sul Circuito Permanente del Jarama.
La gara è stata vinta dallo statunitense Mario Andretti su Lotus-Ford Cosworth;
per il vincitore si trattò del nono successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo lo svedese Ronnie Peterson
su Lotus-Ford
Cosworth e il francese Jacques Laffite su Ligier-Matra.
La Lotus affidò una 79 anche a Ronnie Peterson mentre la Wolf tornò a impiegare ancora una volta la WR1.
Si
decise di montare una telecamera che inquadrasse il rettilineo d'avvio,
in modo tale da controllare le eventuali false partenze dei piloti.
James
Hunt conquistò subito il comando della gara, precedendo Mario
Andretti, Carlos Reutemann, John Watson, Gilles Villeneuve e Riccardo
Patrese. Ronnie Peterson, partito in prima fila, al termine del primo
giro era nono.
Hunt conservò la testa fino al sesto giro, quando venne passato
da Andretti. Nelle retrovie iniziò anche il recupero di Peterson che
passò Scheckter al giro 8. Le Ferrari
ebbero delle difficoltà a tenere un buon ritmo a causa di un non
perfetto comportamento degli pneumatici. Villeneuve venne passato da
Patrese al giro 14, prima di essere passato anche da Jacques Laffite e Ronnie Peterson.
Le due vetture di Maranello vengono così richiamate ai box, con
Reutemann precede di pochi secondi, al cambio gomme il canadese, al giro
28.
Nel frattempo, al giro 22, Patrese era stato costretto al ritiro per la rottura del motore della sua Arrows. Ora la gara vedeva sempre primo Andretti, seguito da James Hunt, John Watson, Jacques Laffite, Ronnie Peterson e Niki Lauda.
Anche Watson scontava delle noie sulla sua vettura: aveva perduto
l'utilizzo della quarta marcia. Il nordirlandese perse così diverse
posizioni. Al 38º giro Peterson passava anche Laffite, ponendosi terzo,
mentre Watson si stabiliva attorno alla sesta posizione della
graduatoria.
Anxche
James Hunt andò in crisi con le gomme, tanto che venne passato
al giro 52 da Peterson e, nei giri seguenti, anche da Laffite e Niki
Lauda. Un solo giro dopo l'austriaco fu costretto al ritiro dalla
rottura del motore. La polvere portata in pista dall'uscita di Lauda
provocò un incidente cui fu vittima Carlos Reutemann:
l'argentino della Ferrari uscì di pista alla Varzi:
la sua vettura colpì le barriere, ma senza conseguenze fisiche
per il pilota. Negli ultimi giri Hunt perse ancora delle posizioni, a
vantaggio di Scheckter e Watson, pur chiudendo sesto.
La
Lotus conquistò così una doppietta con Mario Andretti e
Ronnie Peterson, la seconda consecutiva. Giunse terzo Jacques Laffite,
davanti a Jody Scheckter.
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Digione - Arnoux Villeneuve 1979
Duello G.VILLENEUVE - R. ARNOUX
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Gilles Villeneuve
Canada (St-Jean-sur-Richelieu)
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il : |
18 Gen 1950 |
|
Dal - al :
|
1977 - 1982
|
Morto : |
08 Mag 1982 |
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Presenze :
|
68 |
Anni : |
32 03 20 |
|
G.P. iniziati
|
67 |
|
Vittorie : |
6 |
|
Podio :
|
13 |
Pole - Positions : |
2 |
|
Prima fila : |
8 |
Giri veloci : |
8 |
|
Anno migliore : |
1979 |
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La gara che porta Gilles Villeneuve nella leggenda,
è il Gran Premio di Francia del 1979 a Digione, la Renault e
Jean-Pierre Jabouille segnano la prima vittoria con una moderna
macchina turbo. A Rene Arnoux basta non fare errori per poter arrivare
al secondo posto e fare una doppietta Renault.
Ma Villeneuve si fa
valere ingaggiando un duello a colpi di pneumatici, derapate e sgommate
con Arnoux che non è
facile da dimenticare.
La folle insistenza di Villeneuve, che la sua meno potente Ferrari
vuole a tutti i costi battere la più veloce Renault di
Arnoux, viene ricompensata e finisce la gara davanti al francese.
Si
può sicuramente dire che questa fu la battaglia per la
seconda posizione.
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Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il
: |
04 Lug
1948 |
|
Dal - al :
|
1978 - 1989
|
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|
G.P. iniziati
|
149 |
|
Vittorie
: |
7 |
|
Podio :
|
22 |
Pole -
Positions : |
18 |
|
Prima fila
: |
34 |
Giri veloci
:
|
12
|
|
Anno migliore
:
|
1983
|
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Renault RS10
Lo
spaccato consente di osservare chiaramente la struttura del V6 Renault e
la disposizione degli organi interni.
Per il comando della
distribuzione bialbero si impiegava un sistema a cinghia dentata.
Le
bielle avevano il fusto con sezione ad H rovesciata e le canne dei
cilindri erano riportate in umido.
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La prima vittoria il motore francese l’ha ottenuta nel 1979 e due sono arrivate l’anno successivo. Il V6 Renault però non ha mai vinto il titolo, pur imponendosi in 20 gran premi
tra il 1979 e il 1986. Il rapporto corsa/alesaggio di questo motore era
0,5 soltanto, il che al suo apparire costituiva un nuovo record.
Le
misure caratteristiche erano infatti davvero radicali: 86 x 43 mm! Pure
l’angolo tra le valvole era molto contenuto, con i suoi 22°, e una
autentica novità per il mondo della Formula Uno era il comando della
distribuzione a cinghie dentate. Sembra anche che questo V6 sia stato il
primo motore da GP a impiegare bielle con il fusto dotato di una sezione ad H rovesciato,
che all’epoca veniva generalmente chiamata “tipo Carrillo”.
Particolarmente significativo (anche se la soluzione non è stata
sfruttata a dovere per vari anni) è stato lo sviluppo da parte della
Renault delle molle pneumatiche, impiegate nei suoi motori da
competizione a partire dal 1986.
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Nel
1979 Renault decise di aumentare il proprio impegno, schierando due
vetture ed affiancando a Jabouille un altro francese, René
Arnoux. L'inizio fu ancora piuttosto difficile, anche se Jabouille
conquistò la prima pole position in Sudafrica. Verso metà
stagione, entrambi i piloti ebbero a disposizione la RS10 ad effetto
suolo, necessaria per lottare nel gruppo di testa. Il Gran Premio di
Francia, a Digione, rappresentò un momento storico: le Renault
conquistarono l'intera prima fila, e Jabouille andò a vincere
dopo aver ottenuto la pole. Fu la prima vittoria per un motore
turbocompresso in Formula 1. Alle sue spalle, Arnoux dovette
accontentarsi del terzo posto, dopo una lotta serratissima con Gilles
Villeneuve su Ferrari nei giri conclusivi. Le gare successive non
furono altrettanto fortunate per Jabouille, di nuovo alle prese con
problemi tecnici, mentre Arnoux ottenne subito un secondo posto, in
Gran Bretagna, che replicò nella gara finale di Watkins Glen. I
26 punti ottenuti dai due piloti portarono Renault al 6º posto nel
campionato costruttori.
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Tre giri alla fine
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Gran Premio di Francia 1979
Dijon-Prenois
domenica 1 luglio 1979 - 80 giri x 3.800 km - 304.000 km
2o pole position per Jean-Pierre JABOUILLE - 2o pole position per Renault come costruttore
2o pole position per Renault come motore
Media : 203.602 km/h
Il
tedesco Hans-Joachim Stuck (ATS-Ford D2), ritiratosi per protesta dalla
gara dopo che il direttore tecnico della scuderia accusò la
Goodyear di non fornire al team pneumatici competitivi, lasciò
il 22º posto in griglia, l'ultimo disponibile, a Elio De Angelis,
il primo dei non qualificati.Jacky Ickx andò in testacoda
durante il giro di formazione, tanto che fu costretto a utilizzare il
muletto.Gilles Villeneuve partì bene e passa primo alla prima
curva davanti al poleman Jean-Pierre Jabouille, Jody Scheckter,
Nelson Piquet, Jean-Pierre Jarier e Niki Lauda; male invece
iniziò René Arnoux, partito dalla prima fila, che al
termine del primo giro era nono.
Arnoux fu il protagonista dei primi giri: passò Jones al terzo
giro, poi Niki Lauda, poi Jean-Pierre Jarier al giro 7 e Nelson Piquet
dopo altri quattro giri, portandosi così in quarta posizione,
dietro a Jody Scheckter. Il sudafricano, penalizzato dalle coperture,
resistette poco, tanto che al giro 15 Arnoux si pose in terza
posizione. Al ventitreesimo giro Lauda, ormai sceso in nona posizione,
fu costretto al ritiro per un testacoda.Tra il trentacinquesimo e
trentaseiesimo giro Jody Scheckter perse altre due posizioni a favore
di Nelson Piquet e Alan Jones. La classifica vedeva sempre al comando
Gilles Villeneuve, seguito dalle due Renault.
Al giro 47 Jean-Pierre Jabouille passò Villeneuve, installandosi
al primo posto e riuscendo subito a porre un certo margine sul
canadese. Sei giri dopo anche l'altra Brabham, quella di Piquet, fu
costretta al ritiro, per incidente, mentre al giro 55 Jody Scheckter fu
costretto a una sosta ai box
per sostituire le coperture. Scalarono in zona punti (dietro a
Jabouille, Villeneuve, Arnoux e Jones) Jean-Pierre Jarier e Clay
Regazzoni.Negli ultimi giri Villeneuve si trovò in crisi con i
freni tanto che Arnoux iniziò ad avvicinarsi al ferrarista.
Negli ultimi tre giri, riconosciuti all'unanimità come il duello
più avvincente della storia della F1, i due piloti dettero vita
a un intenso duello, che andava ben oltre il limite delle vetture
dell'epoca, fatto di coraggiosi ed azzardati sorpassi e controsorpassi,
con la Ferrari più veloce nel misto e la Renault
turbocompressa che recuperava sul breve rettilineo. Alla fine prevalse
Villeneuve per soli 14 centesimi. Vinse, per la prima volta in F1,
Jean-Pierre Jabouille, pilota francese su vettura francese, a motore,
pneumatici e carburante francesi: questa fu la prima vittoria in F1 di
Renault e di un motore turbocompresso. La casa francese fu il
ventiseiesimo costruttore a vincere una gara mondiale, mentre Jabouille
fu il sessantaquattresimo pilota a riuscire nell'impresa. Era dal
Gran Premio d'Olanda 1971 che il podio non veniva monopolizzato da tre
vetture di scuderie che, oltre al telaio, costruivano in proprio anche
il motore. Al termine del gran premio le Renault vennero sottoposte a
un controllo tecnico riguardante la cilindrata del motore. Il controllo
confermò la regolarità della cilindrata. Lo spettacolo
offerto da Gilles Villeneuve e René Arnoux negli ultimi giri
della gara dette vita a un intenso dibattito sulla correttezza o meno
delle manovre tenute dai due piloti.
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Gran Premio di Spagna 1979
Jarama
domenica 29 aprile 1979 - 75 giri x 3.404 km - 255.300 km
4o pole position per Jacques LAFFITE - 4o pole position per Ligier come costruttore
110o pole position per Ford Cosworth come motore
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Il Gran Premio di Spagna 1979 è stata la quinta prova della stagione 1979 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si
è corsa domenica 29 aprile 1979 sul Circuito di Jarama. La gara è stata
vinta dal francese Patrick Depailler, su Ligier-Ford Cosworth;per il
vincitore si trattò del secondo, e ultimo, successo nel mondiale. Ha
preceduto sul traguardo l'argentino Carlos Reutemann e lo statunitense
Mario Andretti, entrambi su Lotus-Ford Cosworth.
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Gilles Villeneuve - Ferrari 312T4 -1979 Spanish GP, Jarama
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Al
via, la testa della gara venne presa da Patrick Depailler, che
precedeva Jacques Laffite, Gilles Villeneuve, Carlos Reutemann, Jody
Scheckter e Mario Andretti.
L'argentino della Lotus
passò Villeneuve nel corso del secondo giro, ma il canadese tentò di
riprendersi subito la posizione. Sulla sua vettura però saltò la prima
marcia, col canadese che finì fuori pista, ma fu capace di riprendere la
gara, anche se solo al quarto posto. Pochi giri dopo e, a causa di un
testacoda, Gilles Villeneuve perse altre posizioni, finendo nelle retrovie.
Patrick
Depailler
era capace di tenere un ritmo di gara di un secondo al giro più
rapido del suo compagno di scuderia, e primo inseguitore,Jacques
Laffite. Laffite si ritirò al giro 15, a causa di un guasto
all'impianto elettrico. Ora scalava in seconda posizione Carlos
Reutemann, seguito da Jody Scheckter, Mario Andretti, Niki Lauda e
Jean-Pierre Jarier. Questi ultimi quattro piloti dettero vita a un
lungo duello per il terzo posto.
La
classifica rimase congelata fino al quarantacinquesimo giro quando Niki
Lauda fu capace di passare Andretti. L'austriaco della Brabham,
quindici giri dopo, fu capace di passare anche Jody Scheckter, e porsi
al terzo posto. Tre giri dopo, però, un guasto al motore della
sua monoposto, lo costrinse al ritiro. Dalle retrovie, intanto, stava
rinvenendo Gilles Villeneuve, che al giro 58 aveva compiuto un pit stop: con gomme nuove il canadese fece segnare tempi molto veloci e, dopo il ritiro di Lauda, si pose all'ottavo posto.
Al
giro 67 Mario Andretti scalzò Scheckter dal podio virtuale,
mentre Villeneuve conquistò ancora una posizione, passando
Jochen Mass.
Patrick
Depailler si
aggiudicò il secondo e ultimo gran premio di F1, valido per il
mondiale, della sua carriera, precedendo le due Lotus. Questa fu anche
la centoventesima vittoria per una vettura a motore Ford Cosworth.
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1979 - Il trionfo di Scheckter
1979 - Jody Scheckter e la Ferrari
Campioni del Mondo
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9 settembre 1979: una data molto cara a tutti i
tifosi della Ferrari. Quel giorno, infatti, Jody Scheckter, trionfando
a Monza davanti al compagno di squadra Gilles Villeneuve, conquistava
l’ultimo titolo mondiale piloti, finora, per la casa di
Maranello. Le due Renault turbo di Jean Pierre Jabouille e René Arnoux
partono dalla prima fila della griglia avendo ottenuto i due migliori
tempi, mentre Scheckter e Villeneuve si piazzano rispettivamente terzo
e quinto. Jacques Laffite, l’avversario più
pericoloso in classifica per i due ferraristi, si avvia dalla quarta
fila col settimo tempo
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Al semaforo verde Scheckter scatta in testa ma Arnoux lo passa alla
prima variante. Villeneuve protegge il compagno di squadra dagli
attacchi di Laffite. Dopo 14 giri il turbo della gialla vettura
francese cede e Arnoux è costretto al ritiro. Le Ferrari
sono ora in testa con Laffite che tenta inutilmente di attaccarle. A
otto giri dal termine il pubblico esplode, insieme al motore Ford della
Ligier del transalpino.
La festa sul podio e in pista è memorabile. Scheckter
conquista gara e titolo grazie anche al comportamento esemplare di
Villeneuve, secondo sia nel Gran Premio d’Italia che in
classifica mondiale. La casa di Maranello, ovviamente, conquista anche
l'iride dei costruttori.
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Campioni del Mondo Anni 70
Jochen Rindt - Jackie Stewart - Emerson Fittipaldi -Niki lauda
Mario Andretti - Jody Scheckter
1970 - Lotus 72C - Jochen RINDT
La stagione 1970 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 21ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 13ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 7 marzo e terminata il 25 ottobre, dopo 13 gare,
due in più rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei
piloti fu assegnato a Jochen Rindt, nonostante questi avesse perso la
vita durante le qualifiche del Gran Premio d'Italia; il titolo
costruttori andò per la quarta volta alla Lotus.
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- 1970 -
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1970. Il mondiale di Jochen Rindt
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Karl-Jochen Rindt |
Austria (Mainz, Germania)
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il : |
18 Apr 1942 |
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Dal - al :
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1964 - 1970
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Morto : |
05 Set 1970 |
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Presenze
:
|
62 |
Anni : |
28 04 18 |
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G.P.
iniziati
|
60 |
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Vittorie : |
6 |
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Podio
:
|
13 |
Pole - Positions : |
10 |
|
Prima fila : |
19 |
Giri veloci : |
3 |
|
Mondiali : |
1970 |
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Il 1970 è l'anno in cui gareggiano
grandi stelle della F1. Anche le monoposto fanno dei passi da giganti
come la Lotus 72. Nella prima parte della stagione troviamo il duello
tra Jochen Rindt e il tre volte campione del mondo Jack Brabham.
Il mondiale per Rindt non inizia nel migliore dei modi, passato alla
Lotus dopo aver gareggiato con la Brabham, incappa subito in un
terribile incidente nel circuito spagnolo di Montjuich. Infatti Colin
Chapman, proprietario del team dove gareggiava Rindt, per aumentare la
superficie portante dell'alettone posteriore utilizza della lamiera
supplementare unita all'alettone con del nastro adesivo; i risultati di
tale espediente non tardarono ad arrivare: al 9° giro Graham
Hill compagno di squadra di Rindt perde l'alettone e distrugge la
monoposto, inutile il tentativo dei meccanici di fermare Rindt che non
vede le segnalazioni e al 20° giro perde l'alettone nello
stesso punto di Hill decollando sui detriti dell'altra monoposto e
finendo il suo volo a testa in giù. Fortunatamente per Rindt
solo rottura del setto nasale.
Nel frattempo Brabham aumenta il suo distacco nella classifica mondiale
anche perchè Rindt è costretto al ritiro nella
gara di Spagna a causa di problemi della sua Lotus 72; così
Colin Chapman decide di far correre i suoi piloti con l'auto vecchia la
Lotus 49, per poter perfezionare la Lotus 72 |
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Il GP di Montecarlo vede
il trionfo di Rindt che al volante della Lotus 49 dopo aver recuperato
il distacco da Brabahm passa in testa alla gara sfruttando uno dei
pochi errori compiuti dal tre volte campione del mondo.
Il 21 giugno ritorna in pista la Lotus 72 che con le modifiche
apportatale da Chapman sarà una monoposto imbattibile e
molto avanti rispetto alle altre per quanto riguarda l'aerodinamica; si
corre in Olanda. Qui Rindt stabilisce il miglior tempo in prova; alla
partenza passa in testa Jacky Ichx con la Ferrari, ma dopo tre giri
Rindt passa egregiamente Ickx vincendo, cos' il GP.
Nello stesso Gp accade anche un evento negativo, infatti al 23°
giro perde la vita in un incidente mortale Piers Courage. A causa di
questo incidente il GP di Germania sarà spostato sul
circuito di Hockenheim per motivi di sicurezza. Con la vittoria in
Olanda per Rindt inizia il poker dei GP aggiudicandosi i successivi tre
GP e cioè dopo l'Olanda, la Francia, l'Inghilterra e la
Germania.
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Clermont-Ferrand
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Il Gran Premio di Francia 1970
si è svolto il 5 luglio sul Circuito di Clermont-Ferrand ed è stato vinto da Jochen Rindt su Lotus-Ford Cosworth.
Il circuito di Clermont-Ferrand, noto anche come circuit de Charade,
è un circuito automobilistico situato a
Saint-Genès-Champanelle, vicino alla città omonima nella
regione dell'Alvernia, in Francia. Il tracciato è disegnato
lungo le pendici del vulcano Puy-de-Dome a una quota media di 800m
s.l.m. Ha ospitato per cinque volte dal 1965 al 1972 il Gran Premio di
Francia valido per il mondiale di Formula 1 e per undici volte il
motomondiale, nelle edizioni dal 1959 al '67 (l'edizione del 1968 fu
annullata per i sommovimenti sociali di quell'anno) e dal 1972 al '74.
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In Germania inizia la seconda fase del mondiale che vede il duello tra
Ickx e Rindt. Negli ultimi tre giri sul circuito tedesco i due piloti
si alternano più volte al comando. All'ultimo giro le due
monoposto escono appaiati dall'ultima curva ma Rindt riesce a precedere
Ickx sul traguardo per poco più di un metro. Rindt
può, così, guardare dall'alto i suoi rivali forte
di un vantaggio di ben 20 punti sul suo diretto inseguitore
cioè Brabham e 35 sul pilota che più di tutti sta
emergendo e diventando il suo diretto antagonista cioè Ickx.
Nel GP d'Austria Ickx riesce a ridurre di 9 punti il suo svantaggio
vincendo la corsa e avvalendosi del ritiro di Rindt a causa della
rottura del motore Ford-Cosworth.
Sabato 5 settembre 1970 sull'autodromo nazionale di
Monza si disputano le prove del GP; durante le prove della mattina
Rindt è al 12° posto, così al pomeriggio
va in pista, anche spinto da Chapman, per migliorare il suo
piazzamento. Sul rettilineo della Parabolica, al momento di impostare
la curva a destra , la Lotus di Rindt scarta sulla sinistra uscendo di
pista e andando ad urtare con violenza contro il guard-rail all'esterno
della pista. Lo "spettacolo" che si presenta ai soccorritori
è agghiacciante: Rindt giace esanime all'interno della sua
monoposto ma è ancora vivo,malgrado tutto e tutti,
morirà subito dopo l'arrivo all'ospedale di Milano.
Il GP d'Italia è vinto da un certo Gian Claudio Ragazzoni
(di lì a poco tutti chiameranno "Clay") che è
alla sua quinta gara in F1, un risultato di eccezionale rilievo.
La morte di Rindt è la teza della stagione dopo quella di
Piers Courage e di Bruce McLaren morto mentre collaudava una sua
vettura così, grazie al determinante contributo di Jakie
Stewart, la Grand Prix Drivers Association (cioè
l'associazione dei piloti) assume sempre più peso e
importanza nel cercare di migliorare le condizioni di sicurezza dei
tracciati e delle vetture.
Con la vittoria del GP d'Italia Ragazzoni si porta al quinto posto
nella classifica mondiale piloti, scavalcando anche il suo compagno di
scuderia, ma la scuderia di Maranello decide di puntare ugualmente su
Ickx per la conquista del titolo anche se ha due punti in meno di
Ragazzoni e 26 punti dal defunto Rindt, ma ci sono ancora 27 punti a
disposizione.
La rincorsa di Ickx prosegue per il verso giusto: in Canada dopo aver
ottenuto la pole-position vince la gara, in America ottiene la
pole-position ma qui a causa di problemi tecnici sprofonda in
15° posizione. Al comando c'è Stewart che all'81
giro si deve fermare per una perdita d'olio da proprio motore.
Così Ickx tenta di recuperare facendo segnare il record
della pista ma quando il giovane brasiliano Emerson Fittipaldi al
volante della Lotus 72 taglia il traguardo per l'ultima volta, Ickx
è quarto; sfuma così il sogno di diventare
campione del mondo, il campionato resta dunque nelle mani dell'ormai
defunto Jochen Rindt.
Ickx si consola non solo vincendo l'ultimo GP (GP del Messico) ma anche
avvalendosi della certezza di essere un serio, se non unico,
pretendente al titolo del prossimo anno. |
Nasce in Germania nel 1942 da genitori austriaci e tedeschi che morirono durante
un bombardamento nel 1943.Visse a Graz, in Austria, con i nonni.La
passione per le corse, iniziò nel 1962. Gareggiò con una non
competitiva Formula Junior Cooper nel 1963 e fu molto sorpreso
quando la Ford gli propose di guidare una Brabham - Cosworth F.2
nel 1964.Si fece notare in due gare, a Mallory Park, dove
giunse secondo, e a Crystal Palace, dove vinse.Per questi
risultati, la Cooper gli chiese di affiancare Bruce McLaren nel
campionato di F.1 del 1965.
Le Cooper non erano competitive
quell'anno e gli consentirono solo un quarto e un sesto posto nei G.P. di Germania
e U.S.A..Lo stile di Rindt era particolare, apparentemente
remissivo ma, in realtà, veloce e redditizio.Corse la 1000 Km del
Nuerburgring con una Porsche in coppia con Bonnier e finì terzo,
vince la 24 ore di Le Mans, corre nel campionato NART con una Ferrari
insieme a Masten Gregory, infine con la Ford.Continua anche a correre in
F.2 ed ottiene ottimi risultati tanto da diventare un eroe nazionale.
Le stagioni in F.1 con la Cooper furono deludenti a causa della scarsa
competitività della vettura.Le soddisfazioni arrivano dalla F.2.nel 1967
vinse nove gare.Ebbe anche un pauroso incidente nel tentativo di
qualificare una Eagle ad Indianapolis.
Nel 1968, Jochen, divenne il numero due
alla Brabham Repco V-8, ormai giunta alla fine della sua la vita competitiva.Sembrava
che Rindt, sbagliasse sempre vettura e molti si chiedevano se mai avrebbe
vinto un G.P..Fra questi c'era Denis Jenkinson, giornalista celebre, che dichiarò
che, se Rindt avesse vinto un Gran Premio, si sarebbe tagliato la sua
celebre barba.Jenkinson avrebbe dovuto onorare presto il suo impegno.
Alla fine dell'anno Rindt firma col team Lotus e,come compagno, ha
Graham Hill. Il suo primo anno fu segnato per un brutto incidente durante
il G.P. di Spagna.Ne uscì con una mascella rotta e una commozione
celebrale.Fortunatamente si ristabilisce presto, ma risente di qualche
problema alla vista e all'equilibrio per qualche tempo.A Watkins Glen Rindt
vince il suo primo G.P. e Jenkinson, si taglia la barba!!. La felicità
venne guastata dal grave incidente occorso a G. Hill che si frattura le
gambe.
Jochen Rindt con la moglie Nina a Monza
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Nel 1970
è il pilota di punta della Lotus che progetta la rivoluzionaria e, in
seguito, leggendaria "72".Non viene però utilizzata
nelle prime gare ma anche il modello 49c, risulta competitivo e consente a
Rindt di conquistare una vittoria a Monaco dopo una rimonta leggendaria
ai danni del "vecchio" Brabham.Una gara fantastica con sorpasso
all'ultimo giro.Il nuovo modello debutta in Olanda e consente a Rindt di
vincere altre quattro gare e di ipotecare il titolo mondiale.Durante
il G.P. d'Olanda, muore il suo Amico Courage e molti sono convinti
che si ritirerà a fine stagione.Arriva al G.P. d'Italia con un
consistente vantaggio in classifica e voleva chiudere il campionato
proprio in questa gara.Durante le qualificazioni del Sabato, la
Lotus 72 impazzisce alla fine del lungo rettilineo prima della
parabolica.La vettura si disintegra contro il guard-rail e Jochen muore
sul colpo.
La perdita di Jochen, alla vigilia della conquista del titolo,
sconvolse il mondo delle corse.Jacky Ickx aveva ancora la
possibilità di superare i punti totali di Rindt ma la vittoria di Emerson Fittipaldi,
su Lotus 72, al G.P. di U.S.A., assicurò il titolo allo sfortunato pilota
austriaco.Karl Jochen Rindt diventa campione mondiale postumo.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA:
JOCHEN RINDT, CAMPIONE
POSTUMO, ERA DI NAZIONALITÀ AUSTRIACA ANCHE SE NATO IN GERMANIA. EGLI DIVENTÒ
CAMPIONE MATEMATICAMENTE, DUE GARE DOPO LA SUA MORTE, QUANDO ANCORA MANCAVA
COMUNQUE UNA CORSA ALLA FINE DEL CAMPIONATO. SECONDO IN CLASSIFICA FU JACKY
ICKX, CON LA FERRARI, A 5 PUNTI DI DISTANZA DA RINDT.
LA
LOTUS VINCE IL SUO QUARTO TITOLO PILOTI, MA SOPRATTUTTO IL QUARTO COSTRUTTORI E
IL QUARTO DOPPIO TITOLO (PILOTI E COSTRUTTORI NELLA STESSA ANNATA),
CONFERMANDOSI SEMPRE PIÙ SPECIALISTA IN QUESTE ULTIME DUE CLASSIFICHE.
IL
MOTORE FORD INTANTO È ARRIVATO A TRE TITOLI CONSECUTIVI E NESSUN ALTRO TEAM O
MOTORE AVEVA FATTO ALTRETTANTO FINORA.
IL
CALENDARIO RAGGIUNGE QUOTA 13 GARE VALIDE, NUOVO RECORD, MA FORSE ANCHE A CAUSA
DEL NUMERO RITENUTO SFORTUNATO, QUESTO È L'UNICO CAMPIONATO BASATO SU 13 GARE.
SARÀ ANCHE UN CASO, MA IL CAMPIONE DEL MONDO DEL CALENDARIO DA 13 GARE, RINDT,
HA AVUTO UNA GRANDISSIMA SFORTUNA ED È MORTO PRIMA ANCORA DI DIVENTARE
CAMPIONE.
LA
MCLAREN NON PARTECIPA AL GRAN PREMIO DEL BELGIO A CAUSA DELL'IMPROVVISA MORTE
DEL FONDATORE E QUESTA ASSENZA SARÀ L'UNICA FINO AL 1982. IN QUEST'ANNATA
INOLTRE ANDREA DE ADAMICH E GIOVANNI GALLI, PARTECIPANO CON MCLAREN PRIVATE E
CON UN MOTORE ITALIANO, L'ALFA ROMEO, CHE TORNA A CALCARE LE SCENE DELLA FORMULA
1. LA PARTICOLARITÀ È CHE BEN POCHE SQUADRE INGLESI DI PRIMO LIVELLO HANNO
UTILIZZATO PIÙ DI UN MOTORE ITALIANO (PER LA MCLAREN OLTRE ALL'ALFA ROMEO NEL
1970, C'ERA GIÀ STATO IL SERENISSIMA NEL 1966, CON ALLA GUIDA PROPRIO IL
FONDATORE).
CON LA
VITTORIA NELLA PRIMA GARA DEL CAMPIONATO, JACK BRABHAM È L'ULTIMO PILOTA A
TUTT'OGGI AD AVER VINTO UN GRAN PREMIO CON UNA SUA VETTURA. OLTRE A LUI STESSO
(CHE AVEVA VINTO PURE UN MONDIALE CON LA SUA VETTURA), NELLA STORIA DELLA
FORMULA 1 CI SONO RIUSCITI FINORA SOLO DAN GURNEY CON LA SUA EAGLE-WESLAKE NEL
GRAN PREMIO DEL BELGIO DEL 1967 E BRUCE MCLAREN CON LA MCLAREN-FORD NEL GRAN
PREMIO DEL BELGIO DEL 1968. CI SONO TUTTAVIA NUMEROSI CASI DI PILOTI CHE HANNO
GAREGGIATO CON VETTURE AUTOCOSTRUITE, MA SENZA MAI VINCERE.
LA
MARCH DEBUTTA NEL GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA E REALIZZA LA POLE POSITION (ANZI LE
SUE PRIME QUATTRO CORSE CORRISPONDONO CON TRE POLE POSITION). QUANDO MANCANO TRE
GARE AL TERMINE DELLA STAGIONE DEBUTTA LA TYRRELL E REALIZZA ANCH'ESSA LA POLE
POSITION AL DEBUTTO. PER ENTRAMBE LE SQUADRE A REALIZZARE LA POLE POSITION CI
PENSA JACKIE STEWART CHE AD INIZIO STAGIONE CORSE CON LA MARCH, IN ATTESA CHE IL
SUO AMICO, ED EX CAPOSQUADRA ALLA MATRA, KEN TYRRELL, CREASSE LA PROPRIA
SQUADRA. |
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- 1971 -
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1971. Tyrrell-Stewart un binomio
da mondiale!
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John Young Stewart |
Gran Bretagna (Dumbarton, Scozia)
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato
il : |
11
Giu 1939 |
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Dal - al :
|
1965 - 1973
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G.P. iniziati
|
99 |
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Vittorie
: |
27 |
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Podio :
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43 |
Pole
- Positions : |
17 |
|
Prima
fila : |
42 |
Giri
veloci : |
15 |
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Mondiali
: |
1969-1971-1973 |
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Corre il 1971 quando Tyrrell, decide di far
gareggiare Stewart con una propria vettura. Il progetto, affidato
all'ingegnere inglese Derek Gardner, inizia già nel 1970,
Gardner si mette subito a lavoro, seguendo meticolosamente le preziose
indicazioni di Ken Tyrrell, dopo un'anno è pronta: la
monoposto si presenta globalmente "semplice", ha un'aereodinamica
pulita e razionale........ e, cosa che più importa, si
dimostra essere subito competitiva; la monoposto debutta nella gara
extra campionato di Oulton Park il 22 agosto 1970, la Tyrrell-Ford 001
guidata da Stewart stabilisce il giro più veloce in gara
abbassando il record precedente di otre due secondi. Il team prende il
nome di Tyrrell-Ford poichè a causa degli alti costi del
progetto, Tyrrell chiede ed ottiene dalla Ford un finanziamento di
22500 sterline, in cambio il costruttore è costretto ad
aggiungere il marchio ford alla sua monoposto.
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A Kyalami nella prima gara della stagione Stewart con la Tyrrell-Ford
ottiene la pole-position e il secondo posto in gara sul gradino
più alto del podio sale, invece, Andretti alla guida della
Ferrari 312 B progettata nel 1969. Nonostante fosse basata su un
progetto sostanzialmente "vecchi", , la 312 B diviene realmente
competitiva solo nella seconda metà del 1970 e del 1971. La successiva gara a Barcellona, è dominata, in prova, dalla
Ferrari ottenne le prime due posizioni nella griglia di partenza con
Ickx davanti a Ragazzoni ma la gara è vinta da Stewart a
seguito di un combattuto duello con Ickx.
Le due gara che seguono sono quella di Montecarlo e d'Olanda a vincerle
sono rispettivamente rispettivamente Stewart a Ickx. Dopo le prime
quattro gare la situazione nella classifica mondiale vede Stewart con
un distacco di soli quattro punti rispetto al suo diretto inseguitore:
il ferrarista Ickx.
Dal GP successivo (in Francia) inizia la crisi
della Ferrari caratterizzata da una serie innumerevole di rotture e di
problemi tecnici: al quinto giro del GP di Francia Ickx è
costretto al ritiro per una rottura del motore, lo stesso guasto lo
obbliga, ancora, al ritiro sia al 52° giro del GP di
Inghilterra che al 32° giro del GP d'Austria e, infine al
16° giro del GP d'Italia. Solo in Canada riesce a finire la
gara ma è solo ottavo.
Il vantaggio di Stewart nei confronti di Ickx passa così,
nel giro di poche gara da 4 a 41 punti dato che il pilota Tyrell ha
l'abilità di aggiudicarsi tutti i Gp in cui il ferrarista si
è ritirato. Mancano solo tre gare alla conclusione della
stagione , Stewart è ormai campione del mondo, la matematica
è infatti dalla sua parte. Il secondo posto è di
Ronnie Peterson, il pilota rivelazione della seconda metà
della stagione. Testimone evidente della netta superiorità
Tyrrell è il terzo posto in classifica piloti conquistato
dal francese Francois Cevert seconda guida del team.
Il 1971 è stato quindi l'anno del binomio vincente
Stewart-Tyrrell la netta superiorità Tyrell, come da
copione, provoca ingiustificate insinuazioni da parte di altri
costruttori rivali, non convinti della regolarità della
monoposto ed in particolare i sospetti riguardano la natura del
propulsore Tyrrell e della benzina che questo utilizza. Si suppone,
addirittura che il motore Ford non fosse un tre litri di cilindrata ma
tre litri e mezzo e che la benzina contenesse anche del nitrometano.
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Austria 15 Agosto 1971
Jackie Stewart (11) - Jo Siffert(14)
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17 Luglio 1971
Jackie Stewart vince a Silverstone |
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Jackie Stewart, Tyrrell 003 Monaco 1971
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Dopo la gara di Silverstone in Inghilterra, dominata interamente dalla
Tyrell, i commissari sollecitati dalle insistenti voci circolanti
sequestrano il motore della Tyrell-Ford ma notano, con grande stupore,
che il propulsore è effettivamente di 3000 centimetri cubici
di cilindrata e che la benzina non solo è regolare ma ha un
numero di ottani, addirittura inferiore, al limite previsto dal
regolamento. Cade il silenzio così su ogni inutile commento.
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Jo Siffert su BRM (N.14) pole position. Accanto Jackie Stewart su Tyrrell Ford-Cosworth.
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La vera forza, della Tyrell, in realtà non è
presente nella monoposto, ma nel pilota....
nessuno si è
ancora accorto che Stewart è il pilota più forte
in circolazione.
CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: IL MOTORE
FORD RAGGIUNGE LA CIFRA DI QUATTRO TITOLI PILOTI E COSTRUTTORI VINTI NEGLI
STESSI ANNI. PER QUANTO RIGUARDA I TITOLI COSTRUTTORI E I TITOLI PILOTI E
COSTRUTTORI VINTI NEGLI STESSI ANNI È UN RECORD, ALLA PARI CON IL MOTORE
CLIMAX. IL FORD PERÒ VINCE I QUATTRO TITOLI TUTTI DI SEGUITO.
DURANTE
IL GRAN PREMIO D'ITALIA VIENE STABILITA LA MEDIA RECORD, TUTTORA IMBATTUTA, PER
QUANTO RIGUARDA LO SVOLGIMENTO DEL GRAN PREMIO: GETHIN VINCE A 242,571 KM/H DI
MEDIA. INOLTRE IL GPV VIENE PERCORSO DA PESCAROLO ALLA MEDIA RECORD DI 246,972
KM/H DI MEDIA. IL RECORD SUL GPV VERRÀ BATTUTO SOLO NEL 1993 DA DAMON HILL,
SEMPRE AL GRAN PREMIO D'ITALIA. TALI RECORD RIMARRANNO TANTO TEMPO IMBATTUTI
POICHÉ VISTE LE ELEVATE MEDIE RAGGIUNTE, DALL'ANNO SUCCESSIVO VENNE INTRODOTTA
UNA CHICANE ALLA FINE DEL RETTILINEO PRINCIPALE.
SEMPRE
DURANTE QUEL GRAN PREMIO, GETHIN VINSE CON LO SCARTO MINIMO DI VANTAGGIO NELLA
STORIA: APPENA 10 MILLESIMI DI SECONDO SUL SECONDO (È DA CONSIDERARE CHE
ALL'EPOCA L'APPROSSIMAZIONE SI FERMAVA PROPRIO AL CENTESIMO DI SECONDO). È
RECORD PURE IL VANTAGGIO SUL TERZO CLASSIFICATO: 90 MILLISECONDI. RESISTE
TUTT'OGGI ANCHE IL DISTACCO RECORD SUL QUARTO: 180 MILLISECONDI E IL DISTACCO
RECORD SUL QUINTO CLASSIFICATO: 610 MILLISECONDI. PER LA CRONACA SESTO SI
CLASSIFICÒ AMON MA AD OLTRE 30 SECONDI.
INOLTRE,
PER FINIRE, GETHIN VINSE PERCORRENDO SOLO 3 GIRI IN TESTA IN QUEL GRAN PREMIO (E
FIN QUI NULLA DI STRANO, ALCUNI PILOTI HANNO VINTO FACENDO SOLO L'ULTIMO GIRO IN
TESTA). IL FATTO È CHE GETHIN, NON FECE MAI PIÙ ALTRI GIRI IN TESTA E QUINDI
GETHIN È IL PILOTA VINCITORE DI UN GRAN PREMIO CON IL MINOR NUMERO DI GIRI IN
TESTA IN TUTTA LA CARRIERA, CIOÈ 3; È ANCHE DETENTORE DELL'ANALOGO RECORD
RIGUARDANTE I KM IN TESTA, CON SOLO 17,247 KM PERCORSI IN TESTA IN TUTTA LA SUA
CARRIERA VINSE UNA GARA. DA CONSIDERARE È IL FATTO CHE PROPRIO IN QUEGLI ANNI
CORSE AMON, IL QUALE PUR FACENDO 183 GIRI E 851,259 KM IN TESTA, NON RIUSCÌ MAI
A VINCERE UN GRAN PREMIO.
IL
MOTORE PRATT & WHITNEY A TURBINA UTILIZZATO SOLO DALLA LOTUS, RESTA L'UNICO
MOTORE PRESENTE IN FORMULA 1 CON QUESTA CONFIGURAZIONE. MOTORE CON ZERO CILINDRI
E CON UN ELEVATO NUMERI DI GIRI DI ROTAZIONE. LA LOTUS TENTÒ QUEST'ESPERIMENTO
CORRENDO ANCHE NELLA SERIE AMERICANA, MA ANCHE LAGGIÙ QUESTO MOTORE NON OTTENNE
GRAN RISULTATI E VENNE INFINE VIETATO.
IL
GRAN PREMIO DI GRAN BRETAGNA È IL PRIMO GRAN PREMIO SPONSORIZZATO DELLA FORMULA
1: LA SUA DENOMINAZIONE ESATTA INFATTI È WOOLMARK BRITISH GRAND PRIX. LA
PRATICA DI SPONSORIZZARE I GRAN PREMI RAGGIUNGERÀ IL MASSIMO NEGLI ANNI '90
QUANDO SARANNO SPONSORIZZATI TUTTE LE GARE, TRANNE 3-4 IN CALENDARIO. TRA GLI
ESCLUSI, STORICO RIMANE IL GRAN PREMIO DI MONACO CHE NON HA MAI AVUTO LA
SPONSORIZZAZIONE.
IL
SISTEMA DI CRONOMETRAGGIO FA UN BEL BALZO IN AVANTI E NEL GRAN PREMIO DEGLI
STATI UNITI A WATKINS GLEN VENGONO USATI PER LA PRIMA VOLTA I MILLESIMI DI
SECONDO (SIA IN PROVA CHE IN GARA). |
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1972 - Lotus 72C - Emerson FITTIPALDI
La stagione 1972 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 23° ad assegnare il Campionato Piloti e la 15° ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 23 gennaio e terminata l'8 ottobre, dopo 12 gare, una in
più rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato per
la prima volta a Emerson Fittipaldi e il titolo costruttori per la quinta volta alla Lotus.
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- 1972 -
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Brasile (San Paolo)
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1972 - Il Brasile all'attacco...
Fittipaldi campione
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
12 Dic
1946 |
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Dal - al :
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1970 - 1980
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G.P. iniziati
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144 |
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Vittorie
: |
14 |
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Podio :
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35 |
Pole -
Positions : |
6 |
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Prima fila
: |
16 |
Giri veloci
: |
6 |
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Mondiali
: |
1972
- 1974 |
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Il 1972 si apre all'insegna di un pilota brasiliano
che già verso la fine del 71 si era messo in evidenza
dimostrando di non essere un "qualunque" pilota e conquistando la sua
prima vittoria dopo solo quattro GP disputati: stiamo parlando di
Emerson Fittipaldi.
Nelle prime due gare della stagione il brasiliano non ottiene dei
grandi piazzamenti, solo un secondo posto nel GP di Sudafrica vinto da
Hulme con la McLaren, ma dalla terza gara Fittipaldi inizia la sua
ascesa verso il titolo di campione ottenendo la sua prima vittoria
della stagione. Questa gli consente di passare in testa alla classifica
piloti.
Fittipaldi vince il GP del Belgio dopo un
brevissimo duello con la Ferrari di Clay Regazzoni; al secondo posto si
posiziona la Tyrrell di Cevert e al terzo la McLaren di Hulme. Il GP di
Francia, invece, è vinto da Stewart, mentre Fittipaldi
è secondo. E' proprio durante il GP di Francia che emerge lo
stile di guida di Fittipaldi, fatto di gare impostate sulla tattica con
sorpassi mai azzardati e gesti misurati. Il brasiliano si trova,
così, in testa alla classifica piloti staccato di 13 punti
da Stewart, 15 da Hulme e 18 da Ickx.
.
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|
Come
già la sessione di prove del sabato, anche la gara si svolse in
condizioni di pista bagnata. Al via il più lesto fu Beltoise,
che prese il comando della corsa per non lasciarlo più. Dietro
di lui seguivano Regazzoni, Fittipaldi, Ickx, Amon e Stewart. Le
posizioni si stabilizzarono fino al quinto giro, quando il belga della
Ferrari si portò al secondo posto superando chi lo precedeva; il
distacco con Beltoise ammontava, però, già a 12".Ickx
cercò quindi di riavvicinarsi al battistrada, recuperando circa
cinque secondi, prima di incontrare i primi doppiaggi che lo
riportarono al distacco iniziale.Dietro
di lui, Amon scivolò all'ottavo posto, mentre Stewart
cominciò a rimontare liberandosi prima di Fittipaldi poi
diGethin e infine di Regazzoni, fino a raggiungere Ickx senza riuscire
però a passarlo.Nei giri seguenti si riaccese il duello tra lo
scozzese e lo svizzero della Ferrari che si riprese la terza piazza,
prima di uscire dalla competizione per un incidente al cinquantaduesimo
giro.
A questo punto la situazione vedeva Beltoise in testa, dopodiché Ickx, Stewart, Fittipaldi, Redman
e Amon. A pochi giri dal termine Stewart andò lungo alla curva
del Gasometro, toccando un guard rail e rischiando il ritiro.[ Dovette quindi cedere la posizione a Fittipaldi e procedere con prudenza fino al termine.[ Si impose quindi Beltoise che vinse la sua prima gara in carriera.
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Emerson Fittipaldi Ford - British GP Brands Hatch 1972.
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Il duello tra Fittipaldi e Stewart si ripresenta nel GP d'Inghilterra
ma a posizioni invertite. Infatti dopo il ritiro di Ickx, detentore
sino ad allora della leadership della gara, con la Ferrari 312 B2.
Fittipaldi si ritrova al comando della con alle spalle il campione del
mondo Stewart; quest'ultimo tenta più volte di sorpassare il
brasiliano che si difende costringendo Stewart a desistere.
Nel GP della Germania Ickx ottiene il miglior tempo in prova e la
vittoria in gara, al secondo posto si piazza il suo compagno di squadra
Regazzoni; sembra che la Ferrari 312 B2 sia tornata competitiva ma
è solo un'illusione. Fittipaldi e Stewart sono entrambi
fuori. Con i nove punti ottenuti da Ickx, il belga si porta a due soli
punti da Stewart e a 18 da Fittipaldi: il campionato per la Ferrari
sembra dunque non essere completamente perso. Ma a Zeltweg il belga si
ritrova al nono posto sulla griglia di partenza a causa della rottura
del motore in prova; Fittipaldi parte in pole affiancato da Clay
Regazzoni. Alla partenza Stewart partito dalla seconda fila passa in
testa seguito da Fittipaldi; si ripropone, così, il duello
tra i due e al 24° giro Fittipaldi affianca Stewart e lo passa
andando a vincere la quarta gara della stagione. Ora il vantaggio di
Fittipaldi nei confronti di Stewart è di 25 punti mentre nei
confronti di Ickx è di 27 punti e mancano tre gare al
termine.
Si disputa il GP d'Italia: durante le prove
Fittipaldi non è veloce ed ottiene solo la terza fila; per
diventare campione del mondo gli basterebbe arrivare quarto. La
domenica quando mancavano trenta minuti all'inizio della gara i
meccanici della Lotus si accorgono che la sua monoposto perde benzina e
provvedono ad effettuare una repentina ma rapida riparazione. Nonstante
questo episodio il pilota brasiliano, convinto di non riuscire a finire
la gara, riesce ad aggiudicarsi la prima posizione. Così il
10 settembre 1972 il pilota brasiliano Emerson Fittipaldi conquista il
titolo di campione del mondo stabilendo un record data la sua giovane
età infatti aveva solo 25 anni, nessuno prima di lui aveva
fatto di meglio.
Dopo i cinque campionati conquistati da Fangio, il titolo ritorna in
sudamerica.
Nello stesso anno le case produttrici di sigarette iniziano ad
affacciarsi nel mondo della F1 offrendo ai team contratti tanto onerosi
da convincerei la scuderia ad aggiungere il proprio nome nella
denominazione ufficiale, è il caso della Lotus di Colin
Chapman denominata JPS (John Player Special) e verniciata di colore
nero ed oro colori propri dello sponsor, contratto del tutto analogo
viene offerto alla BRM che a causa del suo sponsor principale la
"Marlboro" assume i colori bianco-rosso. |
CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA
LOTUS-FORD VINCE IL SUO QUINTO TITOLO MONDIALE PILOTI E SI AVVICINA ALLA
FERRARI, MENTRE CON IL QUINTO TITOLO COSTRUTTORI VINTO SI CONFERMA LA SQUADRA DA
BATTERE NELLA SPECIALITÀ. LO STESSO DICASI PER I TITOLI PILOTI E COSTRUTTORI
VINTI NEGLI STESSI ANNI.
EMERSON
FITTIPALDI, OLTRE AD ESSERE IL PRIMO BRASILIANO CAMPIONE DEL MONDO, DIVENTA IL
PIÙ GIOVANE CAMPIONE DEL MONDO DI FORMULA 1, RECORD TUTT'ORA IMBATTUTO, ALL'ETÀ
DI 25 ANNI E 273 GIORNI.
LA
LOTUS INOLTRE REALIZZA UN CURIOSO RECORD. NEL 1965 AVEVA VINTO IL CAMPIONATO
COSTRUTTORI SOLO CON L'AUSILIO DEI PUNTI DI CLARK, PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE LA
SUA VETTURA ERA SEMPRE STATA LA MIGLIORE PIAZZATA TRA LE LOTUS. CIÒ NON TOGLIE
CHE ALLE SUE SPALLE SI ERANO PIAZZATI A PUNTI ALTRI PILOTI CON VETTURE LOTUS. IN
QUEST'ANNATA LA LOTUS VINCE IL TITOLO COSTRUTTORI ANCORA CON L'AUSILIO DI UN
SOLO PILOTA, FITTIPALDI, MA QUESTA VOLTA INVECE, ALLE SPALLE DI FITTIPALDI NON
SI PIAZZA IN ZONA PUNTI NESSUN ALTRO PILOTA CHE GAREGGIA NEL CORSO DELL'ANNATA
CON LE LOTUS. DAVID WALKER, REINE WISELL E DAVE CHARLTON REALIZZANO QUALI
MIGLIORI RISULTATI, RISPETTIVAMENTE, UN 9°, UN 10° POSTO E TRE RITIRI. DAVVERO
UN RECORD PIÙ UNICO CHE RARO!
GRAHAM
HILL REALIZZA INVECE UN ALTRO RECORD, PARECCHIO INVIDIABILE E CHE FINORA NESSUN
ALTRO PILOTA È RIUSCITO A RAGGIUNGERE. HILL VINCE IL "GRANDE SLAM
AUTOMOBILISTICO" CON LA VITTORIA NELLA 24 ORE DI LE MANS AL VOLANTE DELLA
MATRA-SIMCA. LA VITTORIA NELLA 500 MIGLIA DI INDIANAPOLIS L'AVEVA OTTENUTA NEL
1966, ADDIRITTURA AL DEBUTTO, E IL TITOLO DI FORMULA 1, L'AVEVA GIÀ CONQUISTATO
NEL 1962 E ANCORA NEL 1968. INOLTRE SI POTREBBE ANCHE INCLUDERE LA VITTORIA NEL
GRAN PREMIO DI MONACO, CHE HILL REALIZZÒ PER BEN CINQUE VOLTE NEGLI ANNI
1963/65 E NEL 1968/69. |
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1973 - Tyrrell 006 - Jackie STEWART
La stagione 1973 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata la 24° ad assegnare il Campionato Piloti e la 16° ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 28 gennaio e terminata il 7 ottobre, dopo 15 gare, tre in
più rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato
per la terza volta a Jackie Stewart e il titolo costruttori per la sesta volta alla Lotus.
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Dominio scozzese
- 1973 -
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John Young Stewart
Gran Bretagna (Dumbarton, Scozia) |
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Il Gran Premio di Monaco 1973, XXXI Grand Prix Automobile de Monaco di Formula 1 e sesta gara del campionato di Formula 1 del 1973,
si è disputato il 3 giugno sul circuito di Montecarlo ed è stato vinto da Jackie Stewart su Tyrrell-Ford Cosworth.
Jackie ed Helen Stewart
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato
il : |
11
Giu 1939 |
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Dal - al :
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1965 - 1973
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G.P. iniziati
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99 |
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Vittorie
: |
27 |
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Podio :
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43 |
Pole
- Positions : |
17 |
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Prima
fila : |
42 |
Giri
veloci : |
15 |
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Mondiali
: |
1969-1971-1973 |
|
Il 1973 è l'anno del duello tra Lotus e
Tyrrell; mentre la Ferrari naviga in una profonda crisi, l'unica
monoposto capace di tenere il ritmo delle prime due, almeno in alcune
piste, è la McLaren.
La stagione inizia all'insegna d Emerson Fittipaldi, infatti il
brasiliano vince le prime due gare quelle cioè in Argentina
e in Brasile.
In Sudafrica Stewart compie forse una tra le sue più belle
gare: partito dalle retrovie per un problema avuto dalla sua Tyrrell
006, il pilota scozzese recupera posizioni ad ogni giro e in soli 6
giri si ritrova al comando della gara e si aggiudica il suo primo G.P.
della stagione.
Nella gara successiva, in Spagna a Barcellona, Fittipaldi vince il suo
terzo G.P.: in una gara dominata dall'altra Lotus, quella di Ronnie
Peterson, il brasiliano è secondo finchè il suo
compagno di squadra non è costretto al ritiro per un
problema al cambio. Nel G.P. del Belgio, che per la prima volta si
corre a Zolder, Stewart vince la gara precedendo il suo rivale
Fittipaldi; nel successivo GP quello di Montecarlo, la situazione si
ripete con Stewart che giunge primo al traguardo precedendo il
brasiliano.
Il duello tra i due sembra destinato a durare l'intera stagione ma in
realtà non sarà così. Dopo un buon
inizio di stagione per Fittipaldi inizia un lungo periodo di ritiri
complice anche il rinnovo del contratto; infatti nel tentativo di
strappare un ingaggio migliore Fittipaldi ritarda il rinnovo del
contratto creando delle incomprensioni con Chapman che gli volta le
spalle puntando sull'altro pilota della sua scuderia, Peterson. A
Fittipaldi viene così affidata la vettura meno a punto
cioè quella meno competitiva ed affidabile.
|
|
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Nurburgring '73 |
Stewart seguito dal compagno di squadra Cevert |
|
Si corre in Francia: Peterson dotato dell'auto più
affidabile vince la gara mentre Fittipaldi perde la testa della
classifica mondiale. Metre Stewart vince il G.P. di Olanda e Germania,
Fittipaldi dotato di una monoposto nettamente inferiore riesce ad
ottenere solo un punto; dopo l'Austria il distacco tra i due diviene di
24 punti a vantaggio dello scozzese.
Il mondiale non è ancora del tutto perso
perchè mancano tre gare e quindi 27 punti. Ancora una volta
nella lotta per il mondiale diviene decisivo il G.P. d'Italia. Qui le
discordanze tra Chapman e Fittipaldi assumono un impronta pesante:
prima della gara Chapman, in una riunione con i suoi piloti, afferma di
non volere lotte interne e quindi ordina di mantenere le posizioni che
otterranno dopo il via; nel caso in cui alla testa della gara non ci
fosse Peterson, a 15 giri dal termine, a seguito dell'espozioone di un
esplicito cartello dai box, le posizioni saranno invertite, dato che lo
svedese è l'unico in grado, ancora, di poter lottare per il
mondiale.
Al via Stewart passa in testa ma è costretto a fermarsi per
una gomma forata e dopo una splendida rimonta giunge quarto intanto in
testa alla gara Peterson e Fittipaldisi alternano. Fittipaldi,
"vittima" degli ordini di scuderia, non accenna a nessun sorpasso nei
confronti del compagno ma a 10 giri dal termine non essendo stato
esposto alcun cartello, il brasiliano comincia a farsi sentire: tra i
due inizia un accanito duello che si concluderà con un
arrivo in volata di Peterson che precederà Fittipaldi di
soli otto centesimi di secondo nonostante tutto, Stewart è
campione del mondo per la terza volta.
Il G.P. degli Stati Uniti è per Stewart la 100° gara
de è anche l'ultima della sua carriera, lo scozzese ha
infatti deciso di ritirarsi; determinante in questa drastica scelta,
è stato l'episodio accaduto durante le prove a Cevert, il
suo compagno di squadra, il pilota francese infatti è
vittima di un incidente mortale, in segno di lutto Ken Tyrrell non
schierera alcuna vettura in gara.
Il 14 ottobre 1973 in una conferenza stampa davanti a 300 giornalisti
di tutto il mondo, il tre volte campione del mondo Jackie Stewart
annuncia il suo ritiro dalle competizioni influenzato anche dal grande
numero di amici persi, in tutti gli anni della sua carriera, in quel
mondo dove la sicurezza del pilota veniva messa sempre più
in secondo piano. |
partecipò, tra il 1965 e il 1973, a 99 Gran Premi di Formula 1, partì 17
volte in pole position, vinse 27 gare e divenne tre volte Campione del
Mondo: nel 1969 su MatraFord, nel 1971 e nel 1973 su
Tyrrell-Ford.
Nato nel 1939 in Scozia, a Durnbuck, fece il benzinaio
nel garage di suo padre, e divenne tecnico specializzato in motori
frequentando corsi serali. Vinse quattro campionati di tiro al piattello.
Nel 1961 partecipò alla sua prima gara con una vettura sportiva Marcos.
Nel 1962 si ritirò dal tiro al piattello, nel 1963, uscito di casa alla
chetichella, corse con lo pseudonimo "A. N. Other” per la scuderia
scozzese Ecurie-Ecosse.
Nella maggior parte dei casi vinceva. Quando Ken
Tyrrell gli offrì un posto in Formula 3, rifiutò un contratto quinquennale
di 3.000 sterline, stipulando, con una stretta di mano, un contratto
annuale. Nel 1964 vinse 12 gare su 53. Nel 1965, passato con la BRM in
Formula 1, vinse il suo primo Gran Premio, a Monza.
Nel 1966 a Spa un
acquazzone lo spazzò via dalla pista. Rimase incastrato nel cockpit della
BRM: i serbatoi scoppiarono. Graham hill, anche lui sul bordo della pista,
lo liberò da quella situazione.La frattura alla
clavicola guarì più rapidamente dei ricordi. Il risultato fu uno Stewart
più maturo che, divenuto ancora più veloce grazie all’autocritica,
intraprese una crociata per una maggiore sicurezza nello sport
automobilistico.
Per Stewart l’amico Jochen Rindt non solo era
l’avversario più duro, ma anche un compagno di lotta per la sicurezza.
Stewart dichiarò al Nurhurgring: "Cos’è cambiato qui dai tempi di
Caracciola? Niente, solo gli alberi sono diventati più fitti. Spariamo gli
uomini sulla luna e li riportiamo a casa sani e salvi. Perché i piloti
devono morire subito?”.
Subito dopo l’incidente mortale di Rindt, nel
1970 a Monza, Jackie corse il suo giro di prova più veloce: “Ken Tyrrell
mi disse: escine subito, ed aveva ragione. Al rientro da quel giro,
qualcuno mi diede una bottiglia di Coca Cola, la scagliai contro un muro e
mi fu chiaro come tutto quanto non avesse alcun senso... Stewart fu il
primo pilota che si fece commercializzare dall’agenzia di professionisti
McCormack. Si ritirò nel 1973. Tornò in Formula 1 nel 1997 con una propria
scuderia
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: I DUE
TITOLI NON VENGONO VINTI DALLA STESSA SQUADRA E CIÒ NON ACCADEVA DAL 1958. IN
QUESTO CASO PERÒ IL MOTORE DELLE DUE SQUADRE CAMPIONI È LO STESSO: IL FORD,
CHE ARRIVA A SEI CAMPIONATI PILOTI E COSTRUTTORI VINTI DI SEGUITO. PER QUANTO
RIGUARDA IL NUMERO DI TITOLI PILOTI VINTI, IL FORD RAGGIUNGE IL MOTORE FERRARI A
QUOTA 6, MENTRE PER I DOPPI TITOLI E PER I TITOLI COSTRUTTORI, IL MOTORE FORD È
LARGAMENTE IN TESTA.
LA
LOTUS VINCE IL PROPRIO SESTO TITOLO COSTRUTTORI E SI STACCA SEMPRE PIÙ DA
BRABHAM, COOPER E FERRARI FERME A QUOTA DUE.
JACKIE
STEWART VINCE IL TERZO TITOLO PILOTI E DIVENTA A TUTT'OGGI IL PILOTA BRITANNICO
CHE HA VINTO IL MAGGIOR NUMERO DI TITOLI.
IL
CAMPIONATO SI ESPANDE ANCORA E RAGGIUNGE PER LA PRIMA VOLTA LE 15 GARE VALIDE.
IL
MOTORE FORD VINCE TUTTI I GRAN PREMI IN CALENDARIO REALIZZANDO ANCHE 14 POLE E
TUTTI I GPV E COMPIENDO 922 GIRI IN TESTA SU 973. DA NOTARE PERÒ CHE IL MOTORE
FORD ERA MONTATO DA 9 SQUADRE E LE UNICHE ESCLUSE ERANO LE BRM, LE TECNO E LE
FERRARI.
SI
VERIFICA UN FATTO INEDITO PER LA FORMULA 1: DUE FRATELLI VANNO A PUNTI NELLA
STESSA CORSA. ACCADE NEL GRAN PREMIO D'ARGENTINA, VINTO DA EMERSON FITTIPALDI
CON LA LOTUS-FORD E IN SESTA POSIZIONE GIUNGE WILSON FITTIPALDI, FRATELLO
MINORE, CON UNA BRABHAM-FORD. IN PASSATO ERA GIÀ CAPITATO CHE DUE FRATELLI
CORRESSERO NELLA STESSA CORSA E NEL 1975 ADDIRITTURA I FRATELLI SCHECKTER
SARANNO ENTRAMBI ALLA TYRRELL-FORD. IL PUNTO È CHE DI SOLITO UNO DEI DUE
PARTECIPAVA, TRASCINATO DALL'ALTRO E QUINDI SENZA OTTENERE RISULTATI DI RILIEVO.
I FRATELLI FITTIPALDI INVECE CREANO UN PICCOLO PRECEDENTE.
NEL
GRAN PREMIO D'OLANDA, PER L'ULTIMA VOLTA LO SCHIERAMENTO DI PARTENZA VIENE FATTO
CON 3 VETTURE PER FILA. DALL'ANNO SUCCESSIVO, QUALIFICARSI IN TERZA POSIZIONE
SIGNIFICHERÀ, IN OGNI CIRCUITO, PARTIRE DALLA SECONDA FILA. |
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1974 - McLaren M23/76 - Emerson FITTIPALDI
La stagione 1974 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 25ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 17ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 13 gennaio e terminata il 6 ottobre, dopo 15 gare, lo
stesso numero di gare della stagione precedente. Il titolo dei piloti è
andato per la seconda volta a Emerson Fittipaldi e il titolo costruttori per la prima volta alla McLaren.
Da quest'anno i numeri delle macchine rimasero fissi per tutta la stagione.
Prima venivano assegnati gara per gara.
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- 1974 -
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
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12 Dic
1946 |
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Dal - al :
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1970 - 1980
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G.P. iniziati
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144 |
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Vittorie
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14 |
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Podio :
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35 |
Pole -
Positions : |
6 |
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Prima fila
: |
16 |
Giri veloci
: |
6 |
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Mondiali
: |
1972
- 1974 |
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1974 - Fittipaldi da il bis!!!
Il 1974 vede la F1 priva del suo pilota migliore
che si è ritirato alla fine della stagione del 1973
cioè Stewart; ad eccezione di Graham Hill e Denny Hulme,
tutti gli altri piloti si sono formati dal punto di vista sportivo
negli anni settanta. Tra le varie scuderia c'è uno scambio
di piloti e la stagione si apre con Ickx che passa alla Lotus,
Fittipaldi alla McLaren e Regazzoni dopo un anno alla Brabham ritorna
alla Ferrari dopo esser stato convocato direttamente dal commendatore
Enzo Ferarri che, onde evitare di evitare inutili dissidi tra i piloti
del suo team, chiederà a Clay un "consiglio" sul pilota che
vorrebbe come compagno di scuderia: spunta, così, il nome di
un certo Niki Lauda: Giovane pilota austriaco al suo esordio l'anno
precedente proprio come compagno di scuderia di Regazzoni su Brabham.
Anche Ferrari aveva avuto modo, durante la precedente stagione, di
"notare" il giovane austriaco; l'emergente pilota pur non avendo
conquistato molti punti in campionato si è dimostrato
abbastanza veloce e capace di gestire situazioni di gara, spesso,
fortemente compromesse. Così la nomina di Lauda avviene con
un forte consenso generale.
Intanto si fa strada in casa Ferrari, un brillante, e sconosciuto
avvocato, fresco di studi condotti egregiamente negli Stati Uniti e
fortemente apprezzato da Giovanni Agnelli l'avv. Luca Cordero di
Montezemolo. In principio la mansione affidata a Luca di Montezemolo
è quella di gestire le relazioni tra team e sponsor, ma ben
presto, forte degli ottimi risultati conseguiti gli sarà
assegnata l'incarico di direttore sportivo.
Il mondiale ha inizio con il G.P. d' Argentina al team di Maranello
è riservata già da subito la prima sorpresa, Niki
Lauda infatti già al primo G.P è sensibilmente
più veloce del veterano compagno di squadra Clay. Lauda
giunge secondo dietro a Hulme. Nei G.P. successivi l'austriaco si
classifica sempre prima di Regazzoni ed alla 4° gara ottiene
anche il suo primo successo.
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Il Gran Premio del Brasile 1974, III Grande Prêmio do Brasil di Formula 1 e seconda gara del Campionato di Formula 1 del 1974,
si è disputato il 27 gennaio sul circuito di Interlagos ed è stato vinto da Emerson Fittipaldi su McLaren.
|
Nel G.P. di Spagna a salire sul gradino più alto del podio
è Fittipaldi, il brasiliano trionferà nuovamente
in Belgio, quindici giorni dopo.
Sul circuito cittadino del principato la rivalità tra i due
piloti Ferrari si fa sempre più evidente: dopo la partenza
Regazzoni è al comando della gara mentre Lauda lo segue a
distanza, consapevole di essere distanziato nel mondiale piloti di soli
due punti dal compagno di squadra, l'austriaco inizia ad attaccare il
leader della gara, lo avvicina ed imita alla perfezione tutte le sue
traiettorie, Regazzoni, nonostante la sua esperienza viene indotto ad
un banale errore dal giovane austriaco durante il 21°
passaggio; sia Lauda che altre monoposto superano Regazzoni costretto,
ormai, ad una rimonta disperata. Al 32° giro Lauda è
costretto ad abbandonare la gara e Ronnie Peterson, ritornato al
volante della Lotus 72, passa al comando e si aggiduica la vittoria
mentre Regazzoni giunge solo quarto. Nel G.P. di Svezia Fittipaldi
recupera parecchi punti sui ferrarristi poichè in quella
gara vinta da Jody Scheckter nessuna delle due Ferrari
arrivò al termine.
Nel frattempo in casa Ferrari l'aria per Regazzon
si fa pesante dato il deludente confronto con il suo compagno di
scuderia, a peggiorare ulteriormente la situazione si aggiunge la
seconda ed inaspettata vittoria stagionale di Lauda nel G.P. di Olanda.
Il successivo GP, in Francia, è vinto da Ronnie Peterson,
alla sua seconda vittoria stagionale, i due ferraristi sono
rispettivamente secondo e terzo con Lauda nuovamente davanti a
Regazzoni. Durante il GP di Gran Bretagna avviene seppur prevedibile,
ma comunque inatteso, il "fattaccio" che comprometterà
definitivamente la vittoria del mondiale di Lauda: l'austriaco domina
la gara sino a circa 12 giri dal termine quando la gomma posteriore
destra inizia a sgonfiarsi, dopo 5 giri dal muretto Ferrari viene
esposto il cartello che lo invita ad entrare ai box per il cambio
gomma; a questo punto mancano 7 giri e Lauda confida di riuscire a
proseguire la gara con la monoposto danneggiata, ma sbaglia, i suoi
tempi sono di gran lunga superiori a quelli dei suoi diretti
inseguitori, così nell'arco di pochi giri viene superato
prima da Scheckter e poi da Fittipaldi.
A quel punto Lauda decide di
rientrare ai box: è l'ultimo giro Lauda si trova ai box per
sostituire la gomma, Mauro Forghieri il direttore sportivo insiste
affinchè i meccanici cambino al pilota solo la ruota
danneggiata, mancava infatti solo un giro alla conclusione del gp, ma
nel tentativo di rientrare in pista l'austriaco è fermato
dalla bandiera rossa; il pilota perde l'autocontrollo, scende dalla
vettura e abbandona la monoposto nel bel mezzo della corsia box. Lauda
perde, così la possibilità di conquistare punti.
Finalmente nel G.P. di Germania torna a far capolino
l'abilità di Clay Regazzoni; il pilota svizzero si aggiudica
la vittoria di una gara completamente dominata.
Sul circuito di Zeltweg, durante il G.P. d'Austria, a Regazzoni capita
lo stesso inconveniente accaduto a Lauda in Gran Bretagna ma qusta
volta i meccanici sono più abili e consento al pilota
svizzero un immediato rientro in pista,Clay ottiene, così,
la quinta posizione.
E' la volta del Go d'Italia, Regazzoni è in testa alla
classifica piloti con 5 punti di vantaggio su Scheckter, 8 su Lauda e 9
su Fittipaldi. La gara comincia bene per la seconda Ferrari, quella di
Lauda che già in partenza guadagna la leadership della corsa
ma al 31° giro il motore della sua Ferrari cede e l'austriaco
è costretto al ritiro; al comando passa, così, il
suo compagno di squadra ma anche egli viene tradito dal dodici cilindri
Ferrari. Peterson vince, così, la gara mentre Fittipaldi
giunge secondo che con i sei punti ottenuti si porta a 3 punti da
Regazzoni mentre terzo giunge Scheckter che si porta a 1 punto dalla
testa del mondiale.
Tocca al G.P. del Canada e Montezemolo per non evitare di perdere
"banalmente" il mondiale dichiara pubblicamente che Lauda
sarà a disposizione della scuderia e contribuirà
ad una eventuale vittoria del compagno di squadra, attuale leader della
classifica. Dopo la partenza i quattro piloti in gara per il mondiale
si trovano nelle seguenti posizioni: Lauda primo, Fittipaldi secondo,
Schecket terzo e Regazzoni quarto; così facendo hanno tutti
lo stesso punteggio in classifica mondiale, ma questa strana situazione
si interrompe al 48° giro quando Scheckter esce di strada a
causa di problemi ai freni. Al 68° giro tocca a Lauda ritirarsi
e Fittipaldi passa in testa alla gara andando a vincere il suo terzo
G.P. stagionale.
Nell' ultimo G.P. quello degli Stati Uniti Regazzoni e Fittipaldi hanno
lo stesso punteggio, sono entrambi a quota 52. La gara per lo svizzero
si presenta subito difficile, oltre ai problemi tecnici si aggiungono
quelli di scuderia, infatti, la Ferrari ha messo a disposizione a Lauda
due monoposto mentre per Clay c'è una solo monoposto,
nonostante lo svizzero sia in lotta per il titolo mondiale.
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I due
contendenti al titolo, comunque, non brillano in prova con Fittipaldi
8° e Regazzoni 9°; in gara Regazzoni lotta con una
vettura inguidabile ed estremamente sovrasterzante, è
costretto a rientrare ai box già dopo 13 giri. Dato che la
situazione per Clay è praticamente compromessa, dal muretto
Ferrari viene esposto il cartello che incita Lauda ad attaccare
Fittipaldi, ma l'austriaco nel riesce nell'intento così
Fittipaldi chiuderà 4° e conquisterà 3
punti utili per diventare campione del mondo per la seconda volta.
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La carriera di Fittipaldi è una giostra
circense, un saliscendi di emozioni e di scelte non sempre felici ma
perseguite con tenacia e determinazione fino in fondo. Pilota coraggioso
e appassionato, talento precocissimo con una straordinaria pulizia
nella guida in pista. Legatissimo alla sua terra di origine, quel
Brasile che porterà alla ribalta altri grandi campioni
dell’automobilismo mondiale di cui Emerson è fiero precursore. Un
Brasile tormentato dalle dittature militari che attraverseranno gli anni
Settanta e Ottanta, lasciando scie di contrasti e delusioni sociali
molto forti favorendo la creazione di nuovi miti. Emerson sarà appunto
uno di questi per il popolo brasiliano, un eroe in cui identificarsi per
sognare ed immaginare un mondo diverso in cui l’eroe permette di
sfuggire alla dura realtà quotidiana.
Personaggio tipico, inoltre, di un periodo della Formula 1, quello degli
anni Settanta, in cui si affacciano per la prima volta le
sponsorizzazioni libere per le squadre e per i driver. Nuove occasioni di business
per i protagonisti delle corse si profilano all’orizzonte prepotenti ed
impetuose come i fiumi di denaro che ricopriranno i piloti da lì in
avanti.
La storia di Fittipaldi ruoterà sempre intorno a questi due poli, la sua
terra d’origine e l’ambizione economica legata alla inevitabile
ricchezza.
Giovanissimo, Emerson partecipa ad alcune gare di motociclette (peraltro
senza soddisfazioni) per approdare ai go-kart, ambito in cui si cimenta
con grande passione ed entusiasmo arrivando, insieme al fratello Wilson
Júnior, a costruirne di suoi.
Gli inizi
La “Fitti-karts” inizia l’attività nel
1964 e ben presto Emerson decide di scendere in pista direttamente per
dare maggior visibilità al marchio. Grazie ai risultati agonistici le
ordinazioni delle vetture decollano consentendo ai due fratelli di
autofinanziarsi e iniziare a coltivare il sogno della vita: trasferirsi
in Europa per correre in maniera seria. Nel 1968 il momento tanto
sognato con l’arrivo in Inghilterra dove gareggia in Formula Ford
trovando un ambiente decisamente più ostile rispetto a quello
brasiliano: piloti agguerriti che non si tirano indietro per nulla al
mondo davanti alla possibilità di arrivare primi sul traguardo. Il
passaggio alla Formula 3 è dietro l’angolo e Emerson ci arriva nel 1969,
anno in cui trionfa con la Lotus 59 di Jim Russell. Si vede subito che
il ventitreenne paulista ha carattere da vendere e una determinazione
fuori dal comune per l’età. Ciò che colpisce è lo stile di guida pulito
ed estremamente incisivo perché capisce l’inutilità di rischiare sempre e
comunque a favore di una tattica più accorta ed attendista. A tutto
questo si aggiunge una straordinaria visione della gara.
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Fittipaldi viene contattato, nel 1970,
da colui che risulterà per certi versi essere stato il suo mentore:
Colin Chapman, patron della Lotus. L’inglese capisce al volo il talento
che ha di fronte e non se lo lascia certamente sfuggire tanto da
sottoporgli un contratto per guidare la Lotus in Formula 2. Emerson
sente che il suo momento sta per arrivare, ne sente il profumo e ne
percepisce chiaramente tutti i dettagli.
Il debutto in Formula 1
Il debutto in Formula 1 avviene nello
stesso anno, il 18 luglio a Brands Hatch, nel GP d’Inghilterra con un
ottavo posto, pur non disponendo, ovviamente, della Lotus ufficiale. Il
ragazzo è carico di entusiasmo e preoccupazione allo stesso tempo, le
responsabilità diventano sempre più grandi anche per via di un episodio
determinante che segna, probabilmente, la sua carriera: la morte di
Jochen Rindt, prima guida della Lotus, a Monza nel settembre 1970.
Quando ti trovi di fronte alla morte di un pilota resti sempre
scioccato, pieno di dubbi e angosce su ciò che stai facendo, ti metti
prepotentemente in discussione, pensi di smettere, poi però si va avanti
inesorabilmente e la adrenalina delle corse (come scrisse Jackie
Stewart nel suo libro Faster: «Perché non smetto? Non lo
so, veramente non lo so. Forse perché lo sport automobilistico è
infettivo come una malattia, ti entra nel corpo e ti conquista con tale
violenza che è come se cadessi in coma») prende il sopravvento.
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Emerson Fittipaldi in Formula Ford (1969)
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In seguito all’incidente la Lotus
rinuncia alle successive due gare per arrivare a Watkins Glen, ultima
prova del Mondiale, con lo scomparso Rindt ancora in testa alla
graduatoria. Chapman prende in disparte Emerson e gli dice che deve fare
tutto quanto possibile per rimanere davanti nientemeno che a Jacky
Ickx. Solo in questo modo si potrebbe assegnare il titolo al pilota
scomparso. Carico di responsabilità, Fittipaldi compie una rimonta
fantastica che si conclude con la vittoria ai danni di Pedro Rodríguez. È
la sua prima affermazione in una gara di Formula 1, vittoria che vale
doppio proprio perché consente l’assegnazione (unico caso nel Mondiale)
del titolo al pilota scomparso.
Il boss inglese decide di rinnovare il contratto a Emerson anche se con
qualche dubbio in relazione al fatto di affidargli il ruolo di prima
guida. Di Chapman Fittipaldi dice:«È un vulcano di idee. Abbiamo
avuto delle divergenze all’inizio ma ora siamo in equilibrio, io guido a
modo mio e, in cambio, non chiedo particolari modifiche all’auto».
Dopo un 1971 del tutto transitorio e con parecchi problemi di messa a
punto (dovuti principalmente alla scelta di sperimentare il motore
sovralimentato) che non consentono prestazioni brillanti in gara, il
1972 è l’anno della consacrazione. |
“El rato” (soprannome dovuto alla particolare dentatura) è alla guida di
una evoluzione della già eccellente Lotus 72 con la nuova livrea
nero-oro (dovuta alla sponsorizzazione della multinazionale del tabacco
John Player Special). Macchina potente, ottima tenuta di strada e con
una affidabilità prima sconosciuta. I successi arrivano in serie fino a
quello memorabile a Monza con la conquista del primo titolo mondiale. A
25 anni, 9 mesi e 26 giorni diventa il campione del mondo più giovane in
assoluto. Emerson ricorda sempre con commozione un particolare di
quella gara: la telecronaca per il Brasile, quel giorno, fu fatta da
papà Wilson che potè annunciare con orgoglio la vittoria del figlio.
In patria viene accolto trionfalmente, lo chiamano “O’ rey” e,
probabilmente, sostituisce Pelè nel cuore dei brasiliani. Fittipaldi
ricorda con soddisfazione quei momenti tanto da dire, in seguito, di
aver aggiunto la sua immagine ai più comuni simboli del Brasile.
Arrivano, inevitabilmente, impegni mondani e sponsorizzazioni a tutto
tondo che permettono a Emerson di guadagnare cifre importanti che
investe in possedimenti terrieri in Brasile, dimostrando anche in questo
campo una notevole abilità unita ad un fiuto particolare.
La stagione 1973 parte con la caccia a Fittipaldi. È lui l’uomo da
battere, il campione giovane ed agguerrito che tutti vogliono
spodestare. In squadra arriva un pilota svedese, Ronnie Peterson,
animato da una smodata ambizione e “cattiveria” agonistica non
indifferente. La prima parte della stagione vede ulteriori conferme del
talento di Emerson soprattutto grazie a prove convincenti sul rivale più
accreditato, Jackie Stewart.
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Da metà stagione in poi però il calo.
Pochi piazzamenti e pochi punti tanto da consentire allo scozzese di
scalare la vetta della classifica. In casa Lotus si paga pesantemente la
lotta fratricida tra Fittipaldi e Peterson e la scellerata conduzione
manageriale di Chapman culminata nel famoso episodio di Monza dove non
viene imposto a Peterson di farsi da parte per dare spazio a Emerson,
alla conquista disperata di punti per restare in corsa per il titolo.
Fittipaldi le prova tutte per superare il compagno di squadra che
chiude, però, tutti i varchi possibili. Al rientro ai box la tensione
esplode anche perché Chapman, a richiesta di spiegazioni da parte di
Fittipaldi, si limita a dire di essersi dimenticato di esporre il
cartello con le indicazioni. Il litigio con il patron segnerà il
divorzio del brasiliano dalla Lotus alla fine della stagione. Non sarà
mai ben chiaro il motivo del comportamento del manager inglese: due le
probabili risposte, una avente a che fare con la mancata firma del
rinnovo del contratto sottoposto al brasiliano (presumibilmente già in
contatto con la Marlboro, sponsor della McLaren) e l’altra con la scelta
di incassare i soldi della vittoria del Mondiale costruttori per non
pagare il probabilissimo aumento di ingaggio a Fittipaldi qualora avesse
vinto il secondo titolo. Strategia comunque perdente perché il pilota
se ne andò sbattendo la porta.
Ancora Campione!
Nel 1974 inizia un mondiale tormentato
dalla situazione internazionale. Crisi petrolifera e conseguente
razionamento di carburante pongono seri dubbi sulla utilità delle corse
automobilistiche. Con qualche ritardo si comincia, alla fine, una
stagione molto incerta dal punto di vista agonistico data dal ritiro di
Stewart e dal conseguente aumento dei papabili alla vittoria finale. “El
rato”, dopo un esordio infelice in Argentina, umilia Peterson ad
Interlagos facendo presagire ad una stagione in discesa con la nuova
vettura. Non sarà così, invece, perché i due piloti Ferrari, l’esperto
Clay Regazzoni e il giovane Niki Lauda, gli daranno filo da torcere fino
alla fine del campionato che si risolverà all’ultima gara a favore del
brasiliano su Regazzoni. Secondo titolo mondiale per Emerson grazie
ancora una volta ad una condotta di gara accorta e pulita unita alla
straordinaria pulizia ed efficacia della guida in pista.
Gran Premio di Svezia 1975 - Maria Helena Fittipaldi
La stagione successiva si apre con il tema della sicurezza in pista.
Frequenti sono i richiami dei piloti all’organizzazione internazionale
affinchè si presti maggiore attenzione alle misure di prevenzione degli
incidenti. Soprattutto nel GP di Spagna si capisce come il denaro e gli
interessi politici la facciano da padroni nel Circus: circuito di
Montjuïc assolutamente inadeguato per quanto riguarda sicurezza ed
organizzazione. Piloti che si riuniscono per decidere di non scendere in
pista e vengono obbligati dalle minacce delle scuderie che impongono la
corsa ad ogni costo. Solo Fittipaldi porterà fino in fondo, nonostante
un titolo da difendere e interessi economici personali in gioco, la sua
decisione di non gareggiare. Puntuale, infatti, la tragedia durante la
corsa con spettatori coinvolti pesantemente. La Formula 1 deve quindi
darsi una nuova immagine davanti all’opinione pubblica e per questo
vengono decise nuove e più efficaci misure di sicurezza nelle successive
gare. In pista è l’anno dell’avvento di Lauda e la sua Ferrari.
Fittipaldi è costretto ad inseguire per gran parte della stagione (dopo
un avvio folgorante) e si ricorda solo una gara memorabile (come
strategia) a Monza quando riesce a superare l’austriaco con una frenata
azzardata per far capire, probabilmente, che il leone abdicava ma con
onore e orgoglio. È vicecampione del mondo con un netto distacco da
Lauda.
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Monza 1971 - Fittipaldi Lotus 56B
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Oramai Emerson è un personaggio noto in tutto il mondo, un vero business man
con sponsorizzazioni e contratti in ogni settore.
Vende la sua immagine
molto abilmente anche grazie ai consigli di Stewart, rivale in pista ma
amico fuori dai circuiti. Fittipaldi ricorda:
«Nei miei riguardi
Jackie si è sempre comportato come un amico dandomi preziosi
suggerimenti sulla nostra attività e su come gestire
la propria immagine
con gli sponsor. I piloti, d’altronde, sono i principali protagonisti
del Circus ed è giusto che siano pagati per questo.
La nostra carriera è
per sua natura più breve di altre attività sportive, se la nostra
immagine fa vendere o genera benefici a qualche azienda
è logico che
anche noi ne otteniamo dei vantaggi». Chiaro e lucido come sempre, Emerson.
La Copersucar
Le sorprese non sono finite in quel
1975. Fittipaldi annuncia in maniera clamorosa il suo addio alla
McLaren. Scelta davvero azzardata per alcuni ma non per il talento
brasiliano che vuole inseguire un ambiziosissimo progetto: un brasiliano
alla guida di una macchina brasiliana.
L’idea è in realtà già partita con il fratello Wilson qualche anno prima. Il vero nome del team
era Fittipaldi Automotive che correva con il nome Copersucar. La
squadra godeva di importanti appoggi da parte della Copersuc, l’azienda
di stato saccarifera. Dopo i deludenti risultati del fratello,
Fittipaldi, allettato sicuramente dai forti guadagni offerti, decide di
scendere in pista personalmente per dare lustro alla scuderia. Emerson
dirà: «Non mi aspetto chiaramente di arrivare subito primo nel
Mondiale, ci mancherebbe. Sono convinto che nel giro di uno-due anni
sarà possibile ammirare un team interamente brasiliano tra i migliori del mondo».
Mai proclama fu più sbagliato e distante dalla realtà dei fatti. Nei
quattro anni successivi la Copersucar non otterrà mai risultati degni di
nota tranne un secondo posto nel 1978 nel GP di casa a Rio de Janeiro.
L’ultima stagione di Fittipaldi in Formula 1 è quella del 1980. Nel
frattempo la Copersucar si è ritirata dalle corse non finanziando più la
scuderia. Questo fa si che il team acquisti la denominazione
di Fittipaldi Team Racing fondendosi con la Wolf da cui eredita il
pilota, un certo Keke Rosberg che tanto bene farà parlare di sé in
seguito. A fine anno Emerson annuncia il suo ritiro dalle corse per
dedicarsi alla carriera manageriale. Carriera che si arresterà l’anno
successivo per mancanza di fondi e risultati disastrosi.
La prima parte della carriera agonstica del “rato” finisce quindi
ingloriosamente con un progetto sportivo-imprenditoriale miseramente
fallito. Le qualità del pilota comunque non sono mai state messe in
discussione.
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Fittipaldi rientra nel giro delle corse
alla metà degli anni Ottanta nelle competizioni USA. La voglia di
sedersi su una monoposto, infatti, non lo abbandona mai. Un richiamo
forte e impetuoso a continuare a gareggiare, a sfidare i propri limiti e
gli avversari in un nuovo contesto.
Nel 1989 vince il campionato CART e la 500 Miglia di Indianapolis con il team
Penske diretto da Pat Patrick. Resta al comando per 158 giri su 200
totali aggiudicandosi parecchi duelli in pista come ai bei tempi della
Formula 1. Nel 1993, infine, rivince la corsa questa volta davanti a
Nigel Mansell. Insieme a Jim Clark, Mario Andretti e Graham Hill,
Emerson è l’unico pilota ad aver vinto il Mondiale di Formula 1 e la
gara di Indianapolis.
Un incidente nel 1996, all’età di cinquant’anni,
metterà definitivamente fine alla carriera di Fittipaldi. |
Carriera straordinaria e molto rapida. Palmares ricco di successi e
titoli che lo ha fatto definire “il pilota dei due mondi” per la
capacità di conseguire risultati sia in formula 1 che in USA. Carriera
che sarebbe stata più vincente se Emerson non avesse dato retta ad un
sogno lautamente remunerato come quello di guidare una vettura
brasiliana senza motori brillanti.
Da come Fittipaldi descrive la sua gente si capisce anche parte della
sua motivazione nell’intraprendere quell’avventura: «Amo
il Brasile e la sua gente. Mi piace il loro modo di affrontare la vita e
la gioia di vivere tipica del popolo brasiliano. Mi piacciono perché
sono degli estroversi che scherzano, senza cattiveria, su tutto e tutti».
Questo è Emerson Fittipaldi, un pilota che ha segnato un’epoca e che ha
fatto sentire orgogliosa una nazione intera. Un pilota che ha esportato
il Brasile in tutto il mondo e che dai brasiliani è stato sempre molto
amato.
Obrigado Emerson!
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA MCLAREN
VINCE IL SUO PRIMO TITOLO PILOTI E IL PRIMO COSTRUTTORI E DIVENTA LA SETTIMA
SQUADRA BRITANNICA A VINCERE UN MONDIALE E QUESTO CONFERMA COME LA GRAN BRETAGNA
OCCUPI UN POSTO DI PRIMARIA IMPORTANZA NELLA FORMULA 1.
LA
MCLAREN, INOLTRE, DIVENTA LA TERZA SQUADRA FONDATA DA UN PILOTA DI FORMULA 1 A
VINCERE UN TITOLO MONDIALE. LE ALTRE DUE ERANO STATE LA LOTUS (ANCHE SE IL
PATRON CHAPMAN QUALE UNICA PRESENZA IN FORMULA 1 HA UNA NON PARTENZA NEL GRAN
PREMIO DI FRANCIA 1956 CON UNA VETTURA NEPPURE QUALIFICATA DA LUI! INOLTRE LA
LOTUS È STATA FONDATA NEL 1952, CIOÈ PRIMA CHE DIVENTASSE PILOTA DI FORMULA 1,
ANCHE SE POI LA SQUADRA HA DEBUTTATO IN FORMULA 1 SOLO NEL 1958) E LA BRABHAM
(CON LA QUALE AVEVA VINTO LO STESSO FONDATORE). A TUTT'OGGI RESTANO LE UNICHE
TRE SQUADRE CON QUESTA PARTICOLARITÀ.
IL
MOTORE FORD VINCE IL PROPRIO SETTIMO MONDIALE PILOTI, SETTIMO COSTRUTTORI E PER
LA SETTIMA VOLTA LI VINCE ENTRAMBI NELLO STESSO ANNO. SI PORTA IN TESTA IN TUTTI
I TRE RECORD PRECEDENTI, SUPERANDO IL MOTORE FERRARI. INOLTRE IL FORD VINCE I 7
CAMPIONATI DI SEGUITO E NESSUNO, A TUTT'OGGI, RIUSCIRÀ A RIPETERSI.
TORNA
A CORRERE LA LOLA, LA CUI ULTIMA PRESENZA RISALIVA AL 1968. INOLTRE TORNA A
CORRERE IL PILOTA PRIVATO PADDY DRIVER DOPO UNA PAUSA RECORD DI 10 STAGIONI.
DALLA LOTUS 24-BRM PASSA ALLA LOTUS 72-FORD, MA CHISSÀ QUANTE ALTRE DIFFERENZE
AVRÀ TROVATO!
È
INFINE L'ANNO DEI DEBUTTI: INIZIANO A CORRERE IN FORMULA 1, INFATTI, BEN 8 NUOVE
SQUADRE: AMON, HESKETH, LYNCAR, MAKI, PARNELLI, PENSKE, TOKEN E TROJAN. TRA
QUESTE, QUELLE CHE OTTERRANNO I MIGLIORI RISULTATI SARANNO LA HESKETH CON UNA
VITTORIA NEL 1975 E LA PENSKE CON UNA VITTORIA NEL 1976 E COMUNQUE TUTTE LE OTTO
SQUADRE DEBUTTANTI SARANNO GIÀ USCITE DI SCENA DALLA FORMULA 1 PRIMA DEL 1979,
CIOÈ IN MENO DI CINQUE ANNI.
GRAZIE
A QUESTA SERIE DI DEBUTTI, IN QUEST'ANNATA CORRONO LA BELLEZZA DI 20 SQUADRE
DIFFERENTI, MA IN TOTALE CI SONO SOLO 3 MARCHE DIVERSE DI MOTORI (RECORD
MINIMO): 18 SQUADRE UTILIZZANO IL MOTORE FORD E LE DUE RIMANENTI UN PROPRIO
MOTORE, FERRARI E BRM.
È
COMUNQUE UN ONORE ANCHE PRENDERE UN SOLO PUNTO, COME LA LOLA-FORD, POICHÉ SI
TROVA COMUNQUE IN 12° POSIZIONE IN CLASSIFICA, PRECEDENDO BEN OTTO SQUADRE
AVVERSARIE RIMASTE A ZERO (DI CUI SETTE SONO LE DEBUTTANTI CITATE PRIMA, SOLO LA
HESKETH FA PUNTI TRA ESSE)! |
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Dopo 11 anni finisce il
digiuno Ferrari...
La stagione 1975 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 26° ad assegnare il Campionato Piloti e la 18° ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 12 gennaio e terminata il 5 ottobre, dopo 14 gare, una in
meno rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato
per la prima volta a Niki Lauda e il titolo costruttori per la terza volta alla Scuderia Ferrari.
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1975 - Ferrari 312 T
1975
Niki
LAUDA
La stagione 1975 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 26° ad assegnareile la 18° ad assegnail Campionato Costruttori.
È iniziata il 12 gennaio e terminata il 5 ottobre, dopo 14 gare, una in
meno rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato
per la prima volta a Niki Lauda e il titolo costruttori per la terza volta alla Scuderia Ferrari.
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- 1975 -
Il calendario
Le gare previste erano 15 anche se poi saltò quella in Canada, prevista per il 21 settembre sul Mosport Park.
Non venne trovato l'accordo tra scuderie e organizzatori in merito al
rimborso da garantire ai partecipanti. La decisione venne annunciata il 3
agosto, nel corso del fine settimana del Gran Premio di Germania. Nella stessa occasione venne confermato il Gran Premio degli Stati Uniti, anch'esso in dubbio per motivi simili.
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Clay
Regazzoni e Niki Lauda composero la coppia di piloti della Scuderia
Ferrari, che rivinse il titolo costruttori
dopo 9 stagioni. |
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Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il
: |
22 Feb
1949 |
|
Dal - al :
|
1971 - 1985
|
|
|
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G.P. iniziati
|
171 |
|
Vittorie
: |
25 |
|
Podio :
|
54 |
Pole -
Positions : |
24 |
|
Prima fila
: |
31 |
Giri veloci
: |
24 |
|
Mondiali
: |
1975
- 1977 - 1984 |
|
Niki Lauda - 312T Zandvoort 1975
Niki Lauda i el Ferrari 312T
GP Monaco de 1975
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La stagione 1974 ha lasciato "l'amaro in bocca" in
casa Ferrari, dopo le tre vittorie e la scoperta di un nuovo grande
pilota Niki Lauda, il mondiale è stato comunque perso per
una manciata di punti; nessuno però pensa che siano state
messe le basi per la vittoria del 1975, anche se la stagione non inizia
nel migliore dei modi, i piloti Ferrari conoscono bene le
potenzialità della vettura.
A gennaio nel primo G.P. della stagione, la Ferrari schiera ancora la
vettura dell'anno precedente la 312 B3 ma sulla pista di Buenos Aires,
la vettura di Maranello si dimostra ormai sorpassata tanto che Clay
giunge 4° mentre Lauda 6°. La gara è vinta
dal brasiliano Fittipaldi. Nel secondo G.P. Regazzoni arriva nuovamente
4° mentre il suo compagno di scuderia 5° e il campione
del mondo Fittipaldi, secondo. Data la situazione, in casa Ferrari, si
decide di anticipare il debutto della nuova vettura, la 312 T, al
successivo G.P. quello del Sudafrica ansicchè Spagna. La
nuova monoposto di casa Ferrari risentir ovviamente dei problemi dovuti
alla sua "giovinezza": in prova Lauda segna il 4° tampo mentre
Regazzoni è nono; in gara le cose non andranno meglio
Regazzoni accusa problemi meccanici e Lauda arriva quinto a mezzo
minuto da Jody Scheckter che vincerà la gara.
Durante la pausa, di circa due mesi, tra il Sudafrica e Barcellona, i
meccanici della Ferrari ne approfittano per mettere a punto la nuova
nata. A fine aprile, alla ripresa del campionato, in Spagna, i
miglioramenti sono subito evidenti, le due Ferrari sono in prima fila;
Lauda precede Regazzoni. In gara i due piloti Ferrari non si capiscono
ed entrano in collisione eliminandosi a vicenda. La gara viene
interrotta prima della metà a causa dell'uscita di pista di
Rolf Stommelen: La Lola di Stommelen perde l'alettone posteriore ed
esce di pista finendo tra la folla.... il bilancio è pesante
quattro morti e sei feriti tra gli spettatori.
A causa della sospensione della gara, la federazione decide di
attribuire i punti dimezzandoli cioè al primo classificato
invece di 9 punti gli vengono assegnati 4,5 punti, al secondo invece di
6 gli vengono assegnati 3 e così via. In questa gara
conquista il mezzo punto del sesto posto per la prima volta una donna
cioè Lolla Lombarbi. Come conseguenza dell'incidente il
circuito cittadino di Montjuich sarà escluso
dall'organizzazione per le future gare valide per il campionato di F1. |
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Il Gran Premio di Francia 1975 è stata la nona prova della stagione 1975 del Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa sul Circuito
di Le Castellet. La gara è stata vinta dall'austriaco Niki
Lauda su Ferrari; per il vincitore si trattò del sesto successo
nel mondiale.
Ha preceduto sul traguardo il britannico James Hunt su Hesketh-Ford Cosworth e il tedesco Jochen Mass su McLaren-Ford Cosworth. |
A Monaco c'è nuovamente una Ferrai in
prima fila, quella di Lauda, alle sue spalle troviamo le Shadow-Ford,
molto competitive durante la stagione, di Tom Pryce e Jean-Pierre
Jarier. Alla partenza l'austriaco mantiene la prima posizione e inizia
a fare il vuoto, al 23° giro smette di piovere e inizia la
rimonta di Fittipaldi il quale riesce pur riuscendo a portarsi a soli 3
secondi dall'austriaco non è ingrado di azzardare alcun
sorpasso. Dopo la vittoria di Montecarlo ne succedono, per le rosse di
Maranello, altre 3: Belgio, Svezia e Francia che portano NIki Lauda in
testa alla classifica mondiale; Nel successivo G.P., quello d' Olanda,
vinto da James Hunt su Hesketh, Lauda arriverà secondo. Ai
tre buoni risultati però ne seguiranno atri tre meno
convincenti: ottavo a Silverstone, terzo a Nurburgring e sesto a
Zeltweg. Ma nonostante c'è la situazione sulla classifica
mondiale resta pressoche invariata, a vantaggio del ferrarista
c'è, inoltre, la mancanza di un vero e proprio avversario
infatti durante gli ultimi G.P. sono saliti sul gradino più
alto tre differenti piloti: Fittipaldi, Reutemann Brambilla. La
vittoria di Brambilla è importante per i colori italiani che
rivedono un pilota italiano trionfare dopo nove anni dopo
cioè, il successo di Ludovico Scarfiotti.
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Giunge il G.P. d'Italia che vede Lauda al comando con 17.5 punti di
vantaggio su Reutemann; dopo le prove le due Ferrari sono nelle prime
due posizioni, in gara Regazzoni passa in testa andando a vincere la
gara.
Lauda si accontenta del terzo posto ottenendo comunque 4 punti
sufficienti per diventare campione del mondo: è il 7
Settembre 1975 quando il titolo iridato torna alla Ferrari.
Con la vittoria dell'ultimo G.P. della stagione quello in USA, Lauda
contribuisce pesantemente anche alla conquista del titolo del mondo
costruttori.E' così interotto il digiuno Ferrari durato 11
anni.
Il 1975 è l'anno di una grande perdita quella di Graham
Hill. E' il 29 novembre 1975 quando Graham Hill, Tony Brise e altre
quattro persone del team, muoiono a seguito del brutale impatto, su di
un campo da golf alle porte di Londra, del piccolo aereo che sta
pilotando lo stesso Graham Hill; una tragedia per il mondo della F1. |
Gran Premio di Francia 1975
Il gran premio fu l'occasione per una riunione tra i rappresentanti
delle scuderie e la CSI, in merito alle modifiche da adottare sulle
vetture per renderle più sicure. La CSI continuava a spingere per
un'abolizione degli alettoni.
Niki
Lauda prese subito la guida della gara davanti a Jody Scheckter, James
Hunt, Jochen Mass e Carlos pace. Dietro, Jean-Pierre Jarier fu autore
di una partenza difficile, che penalizzò proprio il suo compagno
di scuderia Tom Pryce che, nel tentativo di recuperare velocità
dopo averlo passato, bruciò la frizione e fu costretto al
ritiro. L'altro ferrarista, Clay Regazzoni, partito nono, già al
termine del primo giro era risalito in sesta posizione. Nei quattro
giri seguenti l'elvetico passò Pace, Mass, Hunt e Scheckter,
portandosi in seconda posizione. Al settimo giro però un guasto
al motore lo costrinse al ritiro.
Lauda proseguì così tranquillo in vetta alla gara, grazie anche a
Scheckter che fungeva da "tappo" per il gruppo degli inseguitori, a
causa di una infelice scelta aerodinamica. Il sudafricano venne comunque
passato da Hunt all'ottavo giro. Al decimo giro Pace fu colpito da una
foratura, e dovette andare al cambiogomme, precipitando in classifica.
Scheckter
si trovò pressato da Jochen Mass, seguito a sua volta da Emerson
Fittipaldi e Jean-Pierre Jarier. Con due lunghi, tra il 12 e 13º,
Scheckter dette via libera alle due McLaren di Mass e Fittipaldi.
Al 22º giro Jarier fu autore di un bel sorpasso su Scheckter, e si
trovò poi in scia a Fittipaldi, penalizzato da problemi alla sua
vettura. Ora la classifica vedeva in testa Lauda, seguito da James
Hunt, Jochen Mass, Emerson Fittipaldi, Jean-Pierre Jarier, Jody
Scheckter. Subito dietro si trovavano Tony Brise, poi due piloti in
grande rimonta, Mario Andretti e Patrick Depailler, dopo essere partiti
undicesimo e diciannovesimo. Al 27º giro si ritirò Pace per
un problema tecnico. Al 29º giro Andretti passò Brise, e
due giri, dopo anche Scheckter, che venne sorpassato anche da Brise e,
poco dopo, anche da Depailler.
Nella fase centrale della gara nella parte bassa della classifica Alan
Jones, in duello con Ronnie Peterson e Carlos Reutemann, fece testacoda
e rovinò uno pneumatico. Reutemann soffriva per problemi alle
gomme e perse un giro, mentre John Watson uscì per un errore.
Vittorio Brambilla si ritirò per un problema tecnico, mentre
Wilson Fittipaldi fuse il motore.
Jochen
Mass si stava, intanto, avvicinando rapidamente (fece segnare il primo
gpv della sua carriera nel mondiale) a James Hunt e Niki Lauda.
Fittipaldi invece poté resistere a un arrembante Jarier che, per
un problema elettrico perse gran parte della potenza del suo motore.
Ciò costò al francese negli ultimi giri diverse posizioni
di classifica.
Lauda, pur avvicinato da Hunt e Mass, riuscì a concludere la gara
in testa, conquistando la sesta vittoria della carriera. L'austriaco
nella classifica piloti allargò il suo divario su Carlos Reutemann a 22
punti.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA FERRARI
VINCE IL SUO SETTIMO TITOLO PILOTI E TERZO COSTRUTTORI (È ANCHE IL TERZO BIS
MONDIALE) E IL MOTORE FERRARI SI RIPORTA IN TESTA ALLA PARI CON IL FORD PER
QUANTO RIGUARDA I CAMPIONATI PILOTI VINTI. INOLTRE LAUDA È IL SESTO PILOTA CHE
VINCE IL TITOLO CON LA FERRARI E ANCHE QUESTO È UN BEL RECORD.
LA
CASA ITALIANA TORNA A VINCERE I TITOLI MONDIALI DOPO 10 DI INTERVALLO, UN RECORD
BATTUTO SOLO MOLTO TEMPO DOPO E SOLO PER QUANTO RIGUARDA LA PAUSA TRA UN
CAMPIONATO PILOTI E L'ALTRO.
IL
GRAN PREMIO DI SPAGNA DIVENTA IL PRIMO GRAN PREMIO DELLA STORIA CON METÀ
PUNTEGGIO. È INOLTRE L'UNICO DI QUELLI A METÀ PUNTEGGIO INTERROTTO
SULL'ASCIUTTO. LA GARA È MOLTO SERRATA E PIENA DI SORPASSI. SI PORTANO IN TESTA
INFATTI: MARIO ANDRETTI CON LA PARNELLI-FORD, JAMES HUNT CON LA HESKETH-FORD,
ROLF STOMMELEN CON LA DEBUTTANTE HILL-FORD (LA SQUADRA DI GRAHAM HILL), JACKY
ICKX CON LA LOTUS-FORD, PACE CON LA BRABHAM-FORD E JOCHEN MASS CON LA
MCLAREN-FORD. AD UN CERTO PUNTO STOMMELEN ESCE DI PISTA VOLANDO IN MEZZO AL
PUBBLICO E UCCIDENDO QUATTRO SPETTATORI, IL PILOTA SE LA CAVA E TORNERÀ NEL
MONDIALE VERSO LA FINE DELLA STAGIONE. GLI ORGANIZZATORI DELLA CORSA DECIDONO DI
INTERROMPERLA PER FAVORIRE IL TRASPORTO DEI FERITI IN OSPEDALE. IN QUEL MOMENTO
IN PISTA ICKX È APPENA STATO SUPERATO DA MASS E LA CLASSIFICA VEDE IL TEDESCO
PRIMO CON UN VANTAGGIO DI 1"1 SUL BELGA. È IL DISTACCO MINIMO IN UNA CORSA
CON METÀ PUNTEGGIO, CHE VIENE ASSEGNATO NEL CASO IN CUI LA CORSA VIENE
INTERROTTA PRIMA DELLO SVOLGIMENTO DEL 60% E NON VIENE PIÙ RIPRESA, COME
INFATTI SI VERIFICÒ QUI. I DUE GRANDI PROTAGONISTI, FITTIPALDI E LAUDA, VIVONO
UNA GIORNATA DELUDENTE: FITTIPALDI NON RIESCE A PARTIRE E CONCLUDE LA CORSA IN
GRIGLIA DI PARTENZA E LAUDA SI DEVE RITIRARE NONOSTANTE AVESSE FATTO LA POLE
POSITION.
NEL
CORSO DELLA STAGIONE IN AUSTRIA, SOTTO UNA VIOLENTISSIMA PIOGGIA, LA CORSA VIENE
INTERROTTA E ANCHE QUI È ASSEGNATO METÀ PUNTEGGIO. IL VINCITORE BRAMBILLA, PER
FESTEGGIARE, PERDE IL CONTROLLO DELLA VETTURA DOPO IL TRAGUARDO E VA A SBATTERE
CONTRO IL MURO! BRAMBILLA VINCE CON UN VANTAGGIO DI 27,03 SECONDI CHE
COSTITUISCE IL VANTAGGIO PIÙ GRANDE NELLE GARE CON PUNTEGGIO DIMEZZATO. QUESTO
GRAN PREMIO D'AUSTRIA, RISULTA COMUNQUE ESSERE QUELLO PERCORSO SULLA DISTANZA PIÙ
LUNGA, FRA QUELLI IN CUI È STATO ASSEGNATO METÀ PUNTEGGIO (53,704% DEL
TOTALE).
INOLTRE
CASO UNICO, SU QUATTRO GRAN PREMI IN CUI È STATO ASSEGNATO METÀ PUNTEGGIO, BEN
DUE SI VERIFICANO NELLO STESSO DECENNIO, ANZI NELLA STESSA STAGIONE, CIOÈ IL
'75. |
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La stagione 1976 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 27ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 19ª ad assegnare il Campionato Costruttori. È iniziata il 25 gennaio e terminata il 24 ottobre, dopo 16 gare, due in più rispetto alla stagione precedente.
Il titolo dei piloti è andato per la prima volta all'inglese
James Hunt, mentre quello costruttori, per la quarta volta,
all'italiana Scuderia Ferrari. L'accesa sfida sportiva per l'alloro
mondiale tra Hunt e il campione in carica Niki Lauda – culminata
nel grave incidente occorso all'austriaco al Nürburgring
Nordschleife, e nel suo immediato ritorno alle corse – ha fatto
sì che tale stagione sia ricordata come una delle più
entusiasmanti nella storia della Formula 1.
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1976 - McLaren M23
James HUNT
1976
Il campionato confuso di
James Hunt
Il
titolo dei piloti è andato per la prima volta all'inglese James
Hunt, mentre quello costruttori, per la quarta volta, all'italiana
Scuderia Ferrari. L'accesa sfida sportiva per l'alloro mondiale tra
Hunt e il campione in carica Niki Lauda, culminata nel grave incidente
occorso all'austriaco al Nürburgring Nordschleife e nel suo
inaspettato, immediato ritorno alle corse, ha fatto sì che tale
stagione sia ricordata come una delle più entusiasmanti nella
storia della Formula 1. [2]
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- 1976 -
Il calendario
Il
calendario venne basato su 16 gare; Successivamente saltò la
prima gara, il Gran Premio d'Argentina, che venne sostituita dalla
prima edizione del Gran Premio del Giappone. Venne ipotizzata la tenuta
di un secondo gran premio in Brasile, in sostituzione di quello
d'Argentina, da tenersi a Brasilia oppure a Goias. Rischiò di
saltare anche il Gran Premio del Sud Africa, sempre per ragioni finanziarie
A luglio venne deciso di far slittare di una settimana il Gran Premio
del Canada, previsto per il 26 settembre, che venne così fissato
al 3 ottobre.
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il : |
29 Ago 1947 |
|
Dal - al :
|
1973 - 1979
|
Morto : |
15 Giu 1993 |
|
Presenze
:
|
93 |
Anni : |
45 09 17 |
|
G.P.
iniziati
|
92 |
|
Vittorie : |
10 |
|
Podio
:
|
23 |
Pole - Positions : |
14 |
|
Prima fila : |
24 |
Giri veloci : |
8 |
|
Mondiali : |
1976 |
|
Nel '76, James Hunt vince in Spagna.
Inizialmente il pilota britannico venne squalificato per un'irregolarità
tecnica sulla sua monoposto. La vittoria gli venne riassegnata il 5
luglio,[e confermata definitivamente il 24 settembre.
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James Hunt nella sua Brabham formula 3 - Brands Hatch 1969
James Hunt con sua moglie, Suzy Miller prima dell'improvvisa separazione.
Lo lasciò per scappare con il popolare attore ed eterno ex marito di Liz Taylor, ovvero Richard Burton.
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Il mondiale 1976 riserva molte sorprese e
novità, a partire dalla particolarita della nuova Tyrrell
P34, la prima monoposto dotata di sei ruote; per quanto riguarda i
piloti Fittipaldi lascia la Mclaren per correre con una sua scuderia la
Copersucar, una scuderia interamente brasiliana; al suo posto in
McLaren salirà James Hunt, che l'anno precedente correva per
la Hesketh, appiedato a seguito della chiusura del team.
La stagione si apre alla stesso modo di come si era chiusa l'anno
precedente è la Ferrari a dominare: nel primo G.P. del
mondiale, in Brasile, dopo la pole-position ottenuta da Hunt con la
McLaren M23, la Ferrari di Niki Lauda taglia il traguardo precedendo
tutti gli altri piloti. La situazione si ripete anche nel successivo
G.P. quello del Sudafrica con Hunt che questa volta arriva secondo a
pochi decimi dall'austriaco. In USA il copione si ripete con un'unica
variante cioè e Regazzoni a tagliare il traguardo per primo
mentre Lauda arriva secondo, risultato analogo anche per il G.P. di
Spagna, dove fa il suo debutto la nuova vettura di Maranello la 312 T2
dimostratasi subito competitiva come la precedente. Anche la McLaren fa
esordire in pista una M23 modificata secondo i nuovi regolamenti, per
il team inglese è subito vittoria con Hunt che ottiene il
suo primo successo della stagione 1976.
In casa Ferrari le cose continuano, continuano, ad andare per il verso
giusto con la vittoria del G.P. del Belgio e di Montecarlo. Dopo sei
gare Lauda conduce la classifica con 48 punti, 33 in più del
suo diretto inseguitore.
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|
Per Niki, però, la tragedia è in agguato:
Domenica 1° agosto si corre il G.P. di Germania sul circuito
leggendario del Nurburgring, Lauda esce di pista sul bagnato tocca
violentemente il guardrail e ritorna in pista dove viene centrato dai
piloti che lo seguono..... L'austriaco resta incosciente all'interno
della monoposto in fiamme, gli altri piloti si fermano per prestare
soccorso (in particolare Arturo Marzario grazie al quale Lauda
avrà salva la vita). Daniele Audetto, diventato direttore
sportivo, chiama, dall'ospedale di Adenau dove è stato
portato Lauda, il commendatore Ferrari per avvisarlo dell'accaduto. Il
commendatore ordina di contattare subito Fittipaldi per convincerlo a
prendere il posto di Lauda in Ferrari; ma il brasiliano ha nessuna
intenzione di lasciare la Copersucar.
Lauda resta in coma per 5 giorni... al termine del quale, inizia il
prodigioso recupero che lo porterà nuovamente in pista dopo
appena 42 giorni dal pauroso incidente. Intanto la vittoria della gara di Germania va a Hunt che diminuisce il
suo distacco in classifica mondiale. Nel G.P. d'Olanda è
ancora Hunt a vincere.
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James Hunt costretto al ritiro nel GP d'Italia
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A Monza si assiste al ritorno in pista di Lauda. Hunt, Mass e Watson
vengono relegati in fondo allo schieramento per aver utilizzato
benzina"truccata" sulle loro monoposto, la McLaren presenta reclami e
Hunt pensa addirittura di non partecipare alla gara ma alla fine Teddy
Maier, l'avvocato che ha rilevato la McLaren dopo la morte di Bruce
McLaren, lo convince a partecipare. Il pilota però
è poco concentrato, dopo aver recuperato metà
delle posizioni "perse", commette alcuni errori, uno dei quali, il
contatto con la Shadow di Pryce, lo costringe al ritiro.
Lauda compie una splendida gara, giunge quarto nonostante tutte le
sofferenze causate dalle ferite non ancora del tutto rimarginate. Il
gap tra i due leader ridotto a 5 punti diverrà 17 a causa
della squalifica di Hunt nel G.P. d'Inghilterra. Hunt è
sconcertato dalla maniera in cui la Ferrari ha cercato di influenzare
la decisione della FIA: a Parigi nel corso dell'udienza la scuderia fa
entrare in aula Niki Lauda con un'enorme fasciatura in testa, per Hunt
è solo una messa in scena dato che durante quella fase di
guarigione la bendatura non era più evidentemente
necessaria, in gesto non lascia però indifferente la giuria.
Il G.P. del Canada si svolge in un clima rovente, Hunt è il
più veloce in prova mentre Lauda è sesto, in
partenza , Peterson passa al comando ma Hunt dopo otto giri si riporta
in testa e ci resta fino alla fine.
Il duello sul circuito del G.P. degli Stati Uniti Est si disputa tra
Hunt e la Tyrrell si Scheckter ma alla fine è il pilota
Mclare ad avere la meglio e ad aggiudicarsi la gara. Il gap in
classifica mondiale tra Lauda e Hunt si riduce così, dopo
gli ultimi eventi a sole tre lunghezze; resta un unico G.P. da
disputare: il G.P. del Giappone in calendario per la prima volta. |
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James Hunt, McLaren-Ford, Japan, Fuji (1976). |
Nelle prove Mario Andretti ottiene la pole, mentre
Hunt il secondo posto, Lauda è terzo. La domenica sul
circuito di Fuji piove a dirotto e i piloti si dividono tra chi vuole
correre e chi no; nella prima categoria troviamo Regazzoni e Peterson,
entrambi hanno conti in sospeso con la Ferrari; della seconda categoria
fanno parte i due contendenti al titolo. Le pressioni sono talmente che
il GP ha inizio circa un'ora e mezza dopo l'orario. Alla partenza Hunt
passa in testa seguito da Andretti ma in quelle condizioni di
visibilità l'unica auto a vedersi è la McLaren di
Hunt, tutte le altre sono avvolte da una intensa nube d'acqua. Al
secondo passaggio è scoop.....Lauda rientra ai box ed esce
dalla sua auto, il pilota austriaco confessa di non riuscire a guidare
in quelle condizioni. Dai box della McLaren viene così
esposto un cartello a Hunt per avvisarlo di quanto accaduto. Verso la
metà della gara cessa di piovere e la pista va pian piano
asciugandosi. Il nuovo problema per i piloti è l'usura delle
gomme che sull'asfalto asciutto sono soggette ad una notevole
abrasione. Hunt però non sembra fare caso a ciò e
quando mancano 11 giri al termine della gara e del campionato viene
raggiunto dalla Tyrrell di Depailler e dalla Lotus di Andretti.
Depailler supera Hunt, ma subito dopo si vede costretto ad entrare ai
box per sostituire le sei gomme della sua Tyrrell; Hunt quindi, viene
superato da Andretti.
Il pilota della McLaren decide di continuare finchè al
68° giro la gomma anteriore sinistra decappa proprio nel
momento in cui la monoposto di Hunt si trova nei pressi dell'ingresso
dei box il pilota riesce quindi a non perdere molto tempo. Mentre Hunt
è ai box, Regazzoni sale in seconda posizione; al ritorno in
pista, Hunt non riesce ad accorgersi della sua posizione supera in un
colpo solo Jones e Regazzoni in lotta per la terza posizione. Hunt si
ritrova, così, dietro la Tyrrell di Depailler e ancor prima
di comprendere la sua posizione vede sventolare la bandiera a scacchi,
rientra ai box a tutta velocità non sapendo di aver vinto il
titolo, alla ricerca di Teddy Maier che a sua volta gli va in contro
per acclamandolo. Hunt è campione del mondo. |
JAMES HUNT
Il pilota inglese famoso non solo per le sue doti di guida nel circus
iridato…ma anche per il suo modo di vivere fuori dalle piste…
attorniato
da belle ragazze, ma purtroppo anche da alcool e troppo fumo,
specialmente dopo il suo ritiro dalle corse.
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Suzy Miller, la moglie di Hunt
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Il Gran Premio del Giappone 1976è
stata la sedicesima, e ultima, prova della stagione 1976 del
Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 24 ottobre
1976 sul Circuito del Fuji. La gara è stata vinta dallo
statunitense Mario Andretti su Lotus-Ford Cosworth; per il vincitoresi
trattò del secondo successo nel mondiale. Ha preceduto sul
traguardo il francese Patrick Depailler su Tyrrell-Ford Cosworth
e il britannico James Hunt su McLaren-Ford Cosworth.
Grazie al terzo posto James Hunt si aggiudicò il suo primo, e
unico, campionato del mondo piloti di F1 con un solo punto di scarto su
Niki Lauda, che si ritirò dalla gara per le cattive condizioni
atmosferiche, che avevano messo inizialmente in dubbio la stessa tenuta
della gara.
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James Hunt - Nina Rindt 1976 |
James Hunt GP Monaco 1976 |
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James non è rimasto molto
nel circus della F1 ma ha lasciato un solco indelebile nel cuore dei
tifosi. Campione del mondo nel 1976,
anno del terribile incidente di
Lauda in Germania, James ha mosso i primi passi in F1 alla guida della
Hesket…Hesket che porterà
alla vittoria (la sua prima) nel 1975 in
Olanda. James si ritirò dopo Monaco 1979 mentre guidava per il team
Wolf, ma seguì sempre
la f1 come commentatore per la Tv inglese BBC,
fedele spalla del grande Murray Walker dal 1980. Dopo Montecarlo James
disse:
“Lascio ora e definitivamente perché – nel mondo della F1 –
l’uomo non conta più!”
Fu trovato morto a soli 45 anni per arresto
cardiaco nella sua casa il 15 giugno 1993. |
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: IL MOTORE
FORD VINCE L'OTTAVO TITOLO PILOTI E DIVENTA IL MOTORE PIÙ VINCENTE. LA FERRARI
INVECE VINCE IL TITOLO COSTRUTTORI PORTANDOSI A QUOTA QUATTRO E SI AVVICINA ALLA
LOTUS FERMA A QUOTA SEI. È INOLTRE LA PRIMA VOLTA CHE VINCE DUE TITOLI
COSTRUTTORI DI SEGUITO ED È DAL 1952-53 CHE NON VINCEVA DUE TITOLI CONSECUTIVI,
IN ASSOLUTO.
INOLTRE
È LA PRIMA VOLTA IN CUI LA FERRARI VINCE IL SOLO TITOLO COSTRUTTORI E LA PRIMA
VOLTA IN CUI LA MCLAREN VINCE IL SOLO TITOLO PILOTI.
PER LA
PRIMA VOLTA IL CALENDARIO SI ESTENDE FINO A 16 GARE. TRA LE NOVITÀ IL GRAN
PREMIO DI LONG BEACH (CONOSCIUTO ANCHE COME GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI OVEST
FINO AL 1979) A LONG BEACH E IL GRAN PREMIO DEL GIAPPONE SUL CIRCUITO DEL FUJI.
LA
SOLUZIONE TECNICA DELLE SEI RUOTE, INVENTATA DALLA TYRRELL, SARÀ COPIATA ANCHE
DALLA FERRARI E DALLA WILLIAMS QUALCHE ANNO DOPO. PER LA WILLIAMS IL PROGETTO
RIMARRÀ SOLO SULLA CARTA, MENTRE LA FERRARI COSTRUIRÀ UN PROTOTIPO CHE DOPO
QUALCHE TEST VERRÀ ABBANDONATO. L'IDEA DELLA FERRARI ERA COMUNQUE LEGGERMENTE
DIVERSA, INFATTI CONSISTEVA IN UNA VETTURA CON DUE ASSI, UNO ANTERIORE E UNO
POSTERIORE, COME TUTTE LE ALTRE VETTURE. L'UNICA DIFFERENZA ERA NEL FATTO CHE I
PNEUMATICI POSTERIORI ERANO DI LARGHEZZA RIDOTTA IN MODO DA POTER METTERE
QUATTRO PNEUMATICI AFFIANCATI SULLO STESSO ASSE.
AMON,
CHE DISPUTA LA SUA ULTIMA STAGIONE, CORRE CON LA 13° SQUADRA DIVERSA. NELLA SUA
CARRIERA CORSE CON LOLA, LOTUS, BRABHAM, COOPER, FERRARI, MARCH, MATRA, TECNO,
TYRRELL, AMON, BRM, ENSIGN E WILLIAMS E RICEVETTE UN'OFFERTA ANCHE DALLA MCLAREN
NEL 1974 CHE PERÒ RIFIUTÒ.
INOLTRE
AMON È ANCHE IL PILOTA CHE HA REALIZZATO IL MAGGIOR NUMERO DI NON PARTENZE, BEN
OTTO VOLTE SI È QUALIFICATO MA NON HA POTUTO PRENDERE IL VIA, PER CAUSE
TECNICHE OPPURE PER CAUSE FISICHE.
NELL'ULTIMO
GRAN PREMIO DELLA STAGIONE IN GIAPPONE, DEBUTTA IL PILOTA GIAPPONESE HASEMI SU
UNA ALTRETTANTO SQUADRA GIAPPONESE DEBUTTANTE: LA KOJIMA-FORD. LA PARTICOLARITÀ
È NEL FATTO CHE HASEMI E LA KOJIMA REALIZZANO IL GPV AL DEBUTTO E INOLTRE
HASEMI NON DISPUTANDO PIÙ ALTRE GARE DETIENE UN RECORD ASSAI INVIDIABILE: NEL
RAPPORTO GARE DISPUTATE/GPV IL SUO VALORE È 1, CIOÈ OGNI 1 GARA QUEL PILOTA HA
REALIZZATO 1 GPV.
SOLO
IN QUESTA ANNATA, LA MCLAREN REALIZZA IL PRIMO HAT TRICK, OVVEROSIA LA VITTORIA,
LA POLE E IL GPV TUTTI NELLA STESSA CORSA. IL PRIMO LO REALIZZA NEL
CONTESTATISSIMO GRAN PREMIO DI SPAGNA CON LA POLE E VITTORIA DI HUNT E IL GPV DI
MASS. INVECE IL PRIMO HAT TRICK OTTENUTO CON UN SOLO PILOTA È OTTENUTO NEL GRAN
PREMIO DEGLI STATI UNITI 1976 CON HUNT. |
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1977 - Ferrari 312 T2 - Niki LAUDA
La stagione 1977 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 28ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 20ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 9 gennaio e terminata il 23 ottobre, dopo 17 gare, una in
più rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato
per la seconda volta a Niki Lauda e il titolo costruttori per la quinta volta alla Scuderia Ferrari.
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- 1977 -
|
Anagrafica
|
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Attività in F.1
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Nato il
: |
22 Feb
1949 |
|
Dal - al :
|
1971 - 1985
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
171 |
|
Vittorie
: |
25 |
|
Podio :
|
54 |
Pole -
Positions : |
24 |
|
Prima fila
: |
31 |
Giri veloci
: |
24 |
|
Mondiali
: |
1975
- 1977 - 1984 |
|
Il campionato 1977 si apre con le polemiche causate
dall'ultima gara del 1976 il ritiro "ingiustificato" di Lauda ha
gettato parecchie ombre sul campione austriaco; in molti sono convinti
che ormai Niki sia solo un pilota finito, anche Ferrari lo pensa,
ingaggia, infatti, come prima guida Carlos Reutemann, ma Lauda non ci
sta...... e dimostra subito al mondo di essere ancora quel grande
campione.
Il primo G.P. della stagione vede la vittoria di Scheckter passato ad
un nuovo team, la Wolf al debutto assoluto in F1, debutto eccellente
per il team del miliardario canadese Walter Wolf, Il progetto della
monoposto del team fu affidato all'ingegnere Harvey Posthelveike, che
tre anni prima aveva progettato e reso vincente un'altra monoposto la
Hesketh, che lanciò, a sua vola,
James Hunt. In prova Scheckter è decimo ma in gara il
sudafricano si porta subito a ridosso dei primi; a metà gara
sono le due Brabham-Alfa di Waston e Pace a guidare il gruppo ma a 12
giri dalla fine Waston è costretto al ritiro; Al comando
passa Pace che, però, cede alle pressioni di Scheckter e
quest'ultimo passa in testa e ci resta sino alla bandiera a scacchi, il
terzo posto è di Reutemann su Ferrari, ed è
proprio lo stesso Reutemann a vincere la successiva gara in Brasile.
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Gran Premio del Sudafrica 1977
è stata la terza prova della stagione 1977 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa sabato 5 marzo 1977 sul
circuito di Kyalami. La gara venne vinta da Niki Lauda su Ferrari; per
il vincitore si trattò della tredicesima vittoria. Precedette
sul traguardo Jody Scheckter su Wolf-Ford Cosworth e Patrick Depailler
su Tyrrell-Ford Cosworth.
Giunge il G.P. di Sudafrica in prova di Scheckter si qualifica con la
quinta posizione; in gara il sud-africano giunge secondo preceduto da
Niki Lauda. Il pilota austriaco che tutti davano per finito dopo circa
sette mesi dal suo tragico incidente torna a vincere dimostrando al
mondo e a se stesso di essere ancora quello di un tempo.
Successivamente Lauda è secondo nel G.P. degli USA, Monaco e
Belgio.
Il G.P. degli USA è vinto da Andretti su
Lotus che vincerà anche il successivo G.P. di Spagna. A
Monaco giunge il secondo successo della stagione per Scheckter e per la
Wolf: Partito dal secodo posto Scheckter riesce ad andare in testa e
nonostante i problemi causati dalla pompa della benzina vi
resterà fino alla fine della gara.
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GP Francia - Forghieri - Lauda
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Il Gran Premio di Germania 1977 è stata l'undicesima prova della stagione 1977 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 31 luglio 1977 sull'Hockenheimring. La
gara è stata vinta dall'austriaco Niki Lauda, su Ferrari; per il
vincitore si trattò della quattordicesimo successo nel
mondiale.Ha preceduto sul traguardo il sudafricano Jody Scheckter su
Wolf-Ford
Cosworth e il tedesco Hans-Joachim Stuck su Brabham-Alfa Romeo.
|
Dopo il G.P. di Francia,
vinto da Andretti in cui Lauda si classifica quinto, lo stesso pilota
austriaco ottiene la testa della classifica mondiale, complice anche i
deludenti risultati ottenuti da Scheckter: ritiro in Belgio per la
rottura del motore, in Svezia e Francia, invece, degli errori di
valutazione del pilota durante sorpasso lo portano fuori pista.
Nel G.P. di Inghilterra, Lauda arriva secondo mentre ottiene il gradino
più alto del podio nel G.P. di Germania a Hockenheim ad un
anno esatto dal suo incidente del Nurburgring. Ma la serie di buoni
risultati per Lauda non sembra destinata a finire, l'austriaco ottiene
il secondo posto in Austria, il primo in Olanda e nuovamente il secondo
a Monza.
Arriva il G.P. degli Stati Uniti a Watkins Glen, Lauda arriva quarto
ottenendo tre punti che gli permetteranno di diventare campione del
mondo per la seconda volta.
Rispetto all'altro titolo in questo la soddisfazione personale del
pilota è senza dubbio maggiore era stato considerato anche
dalla Ferrari una seconda guida, era considerato dal mondo ....
spacciato e invece sorprende tutti!!!! Con il titolo di campione del
mondo Lauda annuncia di non voler correre più per la Ferrari
per la stagione 1978 la passerà alla Brabham-Alfa Romeo.
Il 1977 vede il ritorno nel mondo della F1 di un'altra grande casa
automobilistica la Renault e con la Renault fanno il loro ingresso in
F1 il motore turbo e i pneumatici radiali Michelin. |
Andreas Nikolaus Lauda nasce
a Vienna il 22 Febbraio 1949.
La sua è una famiglia molto influente e questo lo agevola quando è
costretto a chiedere in prestito i fondi per correre.
Partecipa alla sua prima gara, una gara in salita, nel 1968 a
bordo di una Cooper arrivando secondo. Da allora in poi, a dispetto
dell’insistenza del padre che lo voleva lontano dalle gare
automobilistiche, continua a competere nella gare in salita e più tardi
in Formula Vee. Comincia a farsi notare in Formula 3 e, nel 1971,
passa in Formula 2 "comprandosi" un posto alla March, in accoppiata con
Ronnie
Peterson (il quale aveva anch’egli pagato per correre) e
assicurandosi un contratto che prevedeva di correre in Formula 1/Formula 2
l’anno seguente. Quando la March
fallisce, riesce a persuadere Louis Stanley della BRM a vendergli un
posto. In quest’avventura colleziona talmente tanti debiti da far
impallidire chiunque.La chiamata di Luca Montezemolo della Ferrari gli
arriva appena prima del suo crollo finanziario, cosa che non lo aveva
neppur minimamente preoccupato anche se, più tardi, confesserà di essere
stato un pazzo. Strappa il suo contratto con la BRM e firma come pilota
Ferrari per due stagioni.
Niki Lauda ferrari 312 B3 1974 modello A
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Nel 1974, il suo primo anno al cavallino
rampante, Lauda colleziona le prime delle 26 vittorie in Formula 1. Lui ed
il suo compagno di squadra Clay Regazzoni corrono con ottime vetture e
concorrono al titolo di Campione del Mondo. Lauda agguanta il titolo
l’anno successivo con una vettura tecnicamente molto superiore alle
avversarie. Conquista 5 vittorie ed un ampio margine dal secondo classificato. Ha
ribattezzato il 1975 "l’anno incredibile" proprio per la
facilità e la naturalezza con cui vince. Il campionato successivo sembra
destinato a concludersi nello stesso modo. Nel 1976 la sicurezza è ai minimi livelli e, durante il Gran
Premio del Nurburgring - che ancora si correva sul vecchio tracciato da
oltre 12 km - Niki Lauda ebbe un gravissimo incidente dal quale uscì
segnato per sempre. Le conseguenze più gravi le ebbe a causa dei ritardi
dei mezzi di soccorso che, su una pista così lunga, impiegavano
moltissimo tempo ad arrivare. Solo il coraggio di tre piloti, Edwards,
Eartl e, soprattutto, Merzario, lo strapparono alla morte.
Rimane in
coma e per qualche ora la sua vita sembra appesa ad un filo. Comunque
riesce a riprendersi e, mostrando un coraggio difficile da eguagliare,
dopo sei settimane è già al volante della sua Ferrari (solo dopo molti
anni dichiarerà che quel giorno era pietrificato dalla paura). Il ritorno alle gare di Lauda gli frutta, a
Monza, uno
sbalorditivo quarto posto. Si arriva all'ultima gara - il Gran Premio del Giappone -
con Lauda ancora in testa alla classifica. La gara
inizia sotto una pioggia torrenziale e, dopo due giri, Lauda si ritira
dicendo che è da pazzi correre in quelle condizioni. Il titolo lo
vince l'inglese Hunt per solo un punto.
Nel
1977 Lauda si avvia a vincerà il suo secondo campionato, ma i
rapporti con la Ferrari si deteriorano tanto da fargli abbandonare la
squadra prima della fine della stagione.
La
separazione non è amichevole e solo dopo molto tempo Lauda ritratterà
molte delle critiche mosse alla squadra. Lauda non si è mai fatto intimorire da
Enzo
Ferrari e non ha gradito la situazione che si è creata e le parole
accese che gli sono state rivolte dal Drake dopo il suo ritiro nella gara
del Giappone.
Nel 1978 corre con la Brabham di Bernie Ecclestone e Gordon
Murray ma non arrivano i successi sperati. Il 1979 è l'anno
peggiore per Niki, la scarsa competitività della Brabham e l'arrivo di un
giovane arrembante, tale Nelson
Piquet,
lo inducono alla decisione di ritirarsi dalle corse.
Per le due stagioni successive
si dedica alla sua compagnia aerea e fa il commentatore per la televisione
tedesca. Niki Lauda rientra in Formula 1 nel 1982 per, da sua stessa
ammissione, problemi finanziari. La compagnia aerea che ha aperto è sull’orlo della bancarotta. Firma con
Ron Dennis e la
McLaren.
Nessuno credeva che Niki potesse di nuovo competere per il titolo ma lui,
una volta di più, mise tutti a tacere vincendo il campionato nel 1984
precedendo il compagno di squadra Alain Prost, per solo mezzo punto!
Il suo successo, oltre che alle sue
indiscusse abilità di pilota, è dovuto anche a due fattori che
vengono
spesso trascurati. Il primo è la sua onestà nei confronti degli
altri, avversari e non, nella misura in cui loro lo sono con lui. Il
secondo è la sua totale dedizione a quello che fa.
Galleria Fotografica
Monte Carlo,1976
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Nurburgring,1975
|
Monte Carlo, 1972
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Watkins Glen, 1975
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Monte Carlo, 1976
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Zandvoort, 1975
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Jarama, 1974
|
Nurburgring, 1976
|
Monte Carlo, 1983
|
Estoril, 1984
|
Monte Carlo, 1978
|
Fuji, 1976
|
Il suo secondo ed ultimo addio alle corse avviene ad Adelaide
nel 1985, anche questo, nel suo stile: veloce e senza fronzoli. La
sua McLaren sta volando sul rettilineo ma, alla staccata, i freni
anteriori non rispondono: la via di fuga ferma la vettura, lui scende e
scompare dietro le barriere senza guardarsi indietro una sola volta.
|
CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA FERRARI
VINCE IL SUO OTTAVO TITOLO PILOTI, IL QUINTO TITOLO COSTRUTTORI E REALIZZA IL
QUARTO BIS MONDIALE. INOLTRE IL TITOLO COSTRUTTORI È IL TERZO CONSECUTIVO, ED
È ANCHE IL TERZO ANNO CONSECUTIVO IN CUI LA FERRARI VINCE UN TITOLO MONDIALE, E
SONO ENTRAMBI RECORD ASSOLUTI PER LE SQUADRE.
IL
MONDIALE VIENE DISPUTATO SULLA DISTANZA DI 17 GARE IRIDATE ED È UN RECORD A
TUTT'OGGI SOLO PAREGGIATO, MA MAI PIÙ BATTUTO.
SI
DISPUTA PER L'ULTIMA VOLTA IL GRAN PREMIO D'EUROPA ASSOCIATO AD UN GRAN PREMIO
NAZIONALE. IN QUEST'ULTIMA EDIZIONE PARTICOLARE, LA DENOMINAZIONE È ASSOCIATA
AL GRAN PREMIO D'OLANDA E LA GARA VIENE VINTA DA JAMES HUNT CON LA MCLAREN-FORD.
SOLO DAL 1983 CI SARÀ UN VERO E PROPRIO GRAN PREMIO DENOMINATO ESCLUSIVAMENTE
"D'EUROPA".
LA
WOLF-FORD DEBUTTA NEL GRAN PREMIO D'ARGENTINA, PRIMA PROVA DEL MONDIALE, E
VINCE. UNA PRESTAZIONE COSÌ ECCEZIONALE ERA CAPITATA SOLO ALL'ALFA ROMEO NEL
GRAN PREMIO DI GRAN BRETAGNA 1950, ALLA KURTIS NEL GRAN PREMIO D'INDIANAPOLIS
1950 E ALLA MERCEDES NEL GRAN PREMIO DI FRANCIA 1954.
IL
MOTORE FORD RAGGIUNGE L'INVIDIABILE QUOTA DI 100 VITTORIE, NEL GRAN PREMIO DI
MONACO CON JODY SCHECKTER E LA SORPRENDENTE WOLF, ED È OVVIAMENTE IL PRIMO
MOTORE A RAGGIUNGERE TALE RISULTATO.
NEL
GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA SI REGISTRA PER L'ULTIMA VOLTA L'APPROSSIMAZIONE AI
DECIMI DI SECONDO NEL SISTEMA DI CRONOMETRAGGIO: ACCADE SOLO IN GARA, PERCHÉ
NELLE PROVE CI SONO GIÀ I CENTESIMI. |
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1978 - Andretti e Lotus: coppia
da campioni del mondo...
La stagione 1978 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 29ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 21ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 15 gennaio e terminata l'8 ottobre, dopo 16 gare, una in
meno rispetto alla stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato
per la prima volta a Mario Andretti e il titolo costruttori per la settima volta alla Lotus.
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- 1978 -
Il calendario
Nell'agosto
del 1977 venne resa nota una prima bozza di calendario per la stagione
1978. Il calendario era sostanzialmente identico a quello del 1977, con
la gara del Giappone spostata al 16 aprile.
L'unica incertezza, inizialmente riguardava la trasferta nordamericana a
conclusione del campionato, con la possibilità che tale gara venisse
disputata in Canada oppure negli Stati Uniti, pur essendo confermata la
gara a Long Beach a marzo.
Successivamente saltò il Gran Premio del Giappone,
per cui il numero di gare si ridusse a 16. L'unico cambiamento nel
calendario, rispetto al 1977, fu l'anticipazione delle gare della Spagna
e del Belgio prima di quella di Monaco. Il Gran Premio del Canada
venne anticipato a domenica 8 ottobre, dalla precedente data di lunedì 9
ottobre, per ragioni televisive. Il 9 ottobre era stato scelto in
quanto in Canada era il Giorno del Ringraziamento.
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Anagrafica
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Attività in F.1
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Nato il
: |
28 Feb
1940 |
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Dal - al :
|
1968 - 1982
|
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|
G.P. iniziati
|
128 |
|
Vittorie
: |
12 |
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Podio :
|
19 |
Pole -
Positions : |
18 |
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Prima fila
: |
24 |
Giri veloci
: |
10 |
|
Mondiali
: |
1978 |
|
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La stagione 1978 si apre con la conferma in Ferrari
di un pilota canadese... un certo Villeneuve.... Gilles Villeneuve, che
il commendatore aveva ingaggiato per sostituire Lauda negli ultimi due
G.P. della stagione 1977. Dal punto di vista tecnico la Lotus 79 di
Colin Chapman introduce un sistema che poi verrà utilizzato
da tutte le altre monoposto. Già nel 1976 Chapman ebbe l'
idea geniale di sfruttare al contrario il fenomeno fisico che permette
agli aerei di prendere il volo, così facendo le vetture
restano incollate al suolo con un aumento delle velocità in
curva. Nasce "l'effetto suolo" e spuntano sulle monoposto quelle
appendici laterali morbide che prenderanno il nome di "minigonne".
Il sistema verrà studiato da Chapman sulla Lotus 78 della
stagione 1977 per poi entrare in funzione nel migliore dei modi con la
Lotus 79 della stagione 1978. Contemporaneamente Chapman ha
riconfermato Mario Andretti come prima guida e come seconda arriva alla
Lotus Ronnie Peterson, il quale ritorna al team di Chapman dopo due
anni.
La stagione si apre in Argentina con la vittoria di Andretti che
dispone però ancora del modello precendente, la Lotus 1978;
Peterson arriva quinto.
Nella seconda gara in Brasile emerge uno splendido Reutemann che
conquista la sua prima vittoria della stagione, l'altro pilota della
Ferrari il canadese Gilles Villeneuve non ancora maturo per la guida in
F1 (guidava cani da slitta) vola fuori pista, volo che si
ripeterà anche a Long Beach e a Montecarlo tanto che la
stampa italiana gli assegna ironicamente il soprannome di "l'aviatore".
La terza gara della stagione in Sudafrica vede ancora una volta la
vittoria della Lotus ma stavolta con l'altra guida, cioè
Peterson. Le vittorie tra Ferrari e Lotus si alternano infatti nel
successivo G.P. degli Stati Uniti la vittoria ritorna in casa Maranello
con Reutemann che precede i due piloti della Lotus, Andretti e poi
Peterson. Il debutto della nuova Lotus, il modello 79 arriva nel G.P.
del Belgio, Chapman però ne ha portata una sola affidata ad
Andretti. La potenza della nuova vettura si fa sentire subito con
Andretti che ottiene pole e vittoria, al secondo posto si
piazzerà l'altra Lotus quella di Peterson, mentre Reutemann
giungerà terzo. Nel G.P. successivo, quello che si corre in
Spagna, Chapman porta una seconda Lotus 79 che verrà
affidata all'altro pilota. La situazione si ripete con Andretti primo e
Peterson secondo, è la seconda doppietta stagionale della
Lotus. In Svezia si assiste al ritorno sul gradino più alto
del podio del campione del mondo Niki Lauda con la sua Brabham-Alfa
Romeo. In Francia è nuovamente doppietta Lotus con Andretti
che precede Peterson; dopo una piccola parentesi nel G.P. di Gran
Bretagna con la vittoria di Reutemann su Ferrari, le successive tre
gare vedono lo strapotere della Lotus con Andretti vincitore in
Germania e Olanda, e Peterson vincitore in Austria e secondo in Francia
e Olanda.
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Il Gran Premio d'Olanda 1978
è stata la tredicesima prova della stagione 1978 del Campionato
mondiale di Formula 1. Si è corsa domenica 27 agosto 1978 sul
Circuito di Zandvoort. La gara è stata vinta da Mario Andretti
su Lotus-Ford Cosworth, ultima vittoria in Formula 1 per il pilota
italo-americano; per il vincitore si trattò del dodicesimo
successo in carriera. Ha preceduto sul traguardo lo svedese Ronnie
Peterson su Lotus-Ford Cosworth e l'austriaco Niki Lauda su
Brabham-Alfa Romeo.
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1 |
Mario Andretti |
Lotus-Ford Cosworth |
1'16"36 |
2 |
Ronnie Peterson |
Lotus-Ford Cosworth |
1'16"97 |
3 |
Niki Lauda |
Brabham-Alfa Romeo |
1'17"33 |
|
Arriva, così la volta del tragico G.P. d'Italia, Andretti ha
61 punti mentre il diretto inseguitore è Peterson che ne ha
51... mentre la Lotus ha ormai vinto la classifica mondiale
costruttori. Nelle prove Andretti ottiene la pole-position accanto a
lui partirà Villeneuve che nella seconda metà
della stagione dopo aver appreso uno stile di guida meno irruento e
più efficace, ha conquistato un terzo posto in Austria ed un
sesto in Olanda.
Alla partenza del 49° G.P. d'Italia scatta
in testa il ferrarista Gilles Villeneuve, nel punto in cui il
rettilineo si stringe in prossimità dell'anello della
vecchia pista, Riccardo Patrese su Arrows tocca la McLaren di Hunt, il
quale urta a sua volta la Lotus di Peterson e quest'ultimo esce di
strada andando a sbattere violentemente contro il gard-rail,
nell'impatto la Lotus prende fuoco. Nel frattempo, l'incidente ha
innescato una gigantesca carambola che ha coinvolto parecchie monoposto
tra cui la March di Vittorio Brambilla, il pilota italiano viene
colpito alla testa da una gomma e giace privo di conoscenza all'interno
del proprio abitacolo. James Hunt ferma la sua McLaren per soccorrere
Peterson che è ancora cosciente, il pilota presenta fratture
su entrambe le gambe e bruciature agli arti. Durante la notte dopo aver
subito un intervento al fine di ridurre le fratture.... le sue
condizioni peggiorano drasticamente, alle dieci del mattino di
lunedì 11 settembre 1978 Ronnie Peterson muore all'ospedale
Niguarda di Milano.
La gara è vinta da Andretti che verrà poi
retrocesso in sesta posizione per essere partito in anticipo, la
vittoria sarà quindi attribuita a Lauda, ultima vittoria per
lui prima del ritiro.
La FIA squalifica il circuito di Monza e il G.P. d'Italia del 1979
verrà disputato ad Imola. Andretti con il punto ottenuto
è ormai campione del mondo. |
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nasce a Montona, Italia, il 28 Febbraio 1940. Al termine della
seconda guerra mondiale, la famiglia capisce che il paese in cui abitano è destinato a passare sotto la
Jugoslavia.
Decidono quindi di andarsene e passano diversi anni in un campo di profughi in
Toscana. Nel 1954 l’interesse di Mario alle gare di velocità lo porta a Monza
dove vede il grande Ascari competere nel Gran Premio d’Italia. L’anno successivo
emigra insieme con la famiglia negli Stati Uniti e trovano casa a Nazareth in
Pennsylvania.
Nel 1959 inizia a gareggiare sugli ovali
intorno a Nazareth con vecchia Hudson, insieme al suo gemello Aldo
che, però, è meno fortunato di lui in quanto un incidente sancisce la
fine prematura della sua carriera. Mario, comunque, prosegue. In un solo
giorno dell’autunno 1963 vince tre diverse gare su due piste differenti! Nel
1964 inizia a correre nella gare USAC con macchine sprint e nelle gare
Indy. Ma
deve ancora maturare e la 500 miglia di Indianapolis di quell’anno gli conferma
che ha bisogno di più esperienza di guida. Mario si mette d'impegno e quando
compete nella stessa gara l’anno successivo termina terzo e gli viene consegnato
il premio "Rookie dell’anno". |
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Andretti raggiunge il successo ad
Indianapolis molto presto vincendo la gara nel 1969 alla sua quinta
partecipazione ma, per quanto provi per oltre 20 anni, non riuscirà più a
vincerla. La carriera ad Indianapolis quindi non merita
certo di essere messa in evidenza ma è una dichiarazione precisa di quanto Mario
sia un pilota versatile. Nel corso di tutta la sua carriera è riuscito a vincere in
quasi tutte le competizioni su quattro ruote. Quando sale per la prima
volta su di una monoposto di Formula Uno, Andretti è già vincitore della 24
ore di Daytona, vincitore della Coppa Sebring, due volte campione USAC e
quattro volte corridore alla 500 miglia di Indianapolis. L’occasione è a Watkins Glen nel
1968
su di una Lotus 49B e promette grandi cose. Col disappunto dei suoi avversari
guadagna la pole. Certo, dicono in molti, è il suo circuito di casa.... Ma in
realtà Andretti non ha mai corso a Glen prima. Sfortunatamente la gara lo vede
arrancare a causa di problemi meccanici della sua Lotus. Per le tre gare
rimanenti accusa sempre problemi meccanici ma le soddisfazioni se le prende,
sempre quell’anno, vincendo la 500 miglia di Indianapolis, il campionato USAC
per la terza volta e la famosa gara in salita di Pikes Peak!
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1967 |
Mario Andretti, winner
of the Indy 500 in 1969 |
STP Lotus - Ford 64
(1969) |
Durante la
maggior parte dei suoi anni in Formula 1, Andretti è un pendolare d’eccezione ed
il suo vertiginoso avanti e indietro sull’atlantico fa sì che egli competa sia
nei Gran Premi che nelle gare USAC. Nel campionato di
Formula 1 del 1970 corre in 5 gare con la March e riesce a finire solo una gara
arrivando terzo in Spagna. In Sudafrica nel 1971, nella prima uscita con la
Ferrari, vince la sua prima gara. A questo fa seguire la vittoria di entrambe la
prove del Gran Premio, non valido per il campionato, di Ontario, una gara ibrida
che vede le vetture di Formula 1 confrontarsi con quelle di Formula 5000
statunitense. Nel corso delle stagioni 1971 e 1972 corre in altre 9 gare con la
Ferrari portando a casa solamente risultati mediocri.
Si sarebbe potuto scommettere che, entro il
1976, Andretti sarebbe stato destinato a fare grandi cose in Formula 1 e,
considerando l’estrema velocità di questo pilota, sarebbe diventato il cavallino
rampante di Maranello. Tuttavia questa previsione non si sarebbe mai avverata.
Lascia la Ferrari al termine della stagione del 1972 e per due anni corre con
l’ormai dimenticata scuderia Parnelli fino al suo scioglimento nel 1976 (salta
la stagione 1973 per concentrarsi sul campionato USAC). In quell’anno ritorna
alla Lotus che gli offre un’ulteriore possibilità in Formula 1. L’accordo tra
Andretti e Colin Chapman è un dono del cielo per entrambi, per Andretti che si
ritrova con la famosa Lotus 79 "effetto suolo" che gli consentirà di vincere il
Campionato del 1978, e per Chapman che ha bisogno di un pilota di esperienza e
con grinta per studiare e sfruttare a fondo la vettura.
Nel 1977 Chapman tira fuori dal cilindro la macchina
vincente con la V maiuscola: si tratta della Lotus 78. Con questa vettura
Andretti vince subito il Gran Premio di Long Beach e mette una seria ipoteca sul
mondiale anche se la stagione è minata da parecchi problemi dovuti alla nuova
versione del motore Cosworth.
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Nella stagione
1978 Andretti e la Lotus agguantano una sola vittoria nelle prime 5 gare e a
Zolder fa il suo debutto la Lotus 79, l’ultima evoluzione del famoso effetto
suolo. Come una reminiscenza della Lotus 49 a Zandvoort 11 anni prima, la 79
agguanta la pole e vince la gara alla sua prima uscita. Con questa vettura
Andretti vince anche in Spagna, Francia, Germania e Olanda. Con una macchina
così superiore alle altre, l’unico e vero avversario di Andretti per la stagione
1978 è il suo compagno di squadra, lo svedese Ronnie
Peterson. Andretti arriva a Monza con un vantaggio di
12 punti su Peterson. Alla partenza la vettura di James Hunt viene spinta contro
la Lotus di Peterson da un’altra monoposto. Peterson sbatte violentemente contro
la barriera Armco e la sua vettura si incendia e la gara viene interrotta con
bandiera rossa mentre Hunt, Patrick Depailler, Clay Regazzoni ed i commissari di
percorso lottano contro le fiamme ed il tempo per liberare Peterson. L’incidente è spaventoso ma Peterson
viene ricoverato all'ospedale con solo alcune fratture agli arti e qualche piccola
bruciatura. Andretti fa la seconda partenza sperando in cuor suo che il compagno
di squadra stia bene. Dopo aver inseguito e sorpassato Gilles
Villeneuve ed aver vinto la gara, Andretti viene però relegato al sesto
posto per partenza anticipata. Questa posizione è comunque sufficiente per vincere il Campionato.
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Ma le condizioni di Peterson diventano gravi, le fratture agli arti gli provocano un'embolia: muore la
mattina successiva. Naturalmente questa notizia spegne subito la voglia di
festeggiare di Andretti per la conquista del titolo di Campione del Mondo. Con
il passare del tempo, comunque, nonostante Monza 1978 venga sicuramente ancora
ricordata come una delle pagine più nere della storia dell’automobilismo, a
tutt’oggi è più conosciuta come la giornata in cui Mario Andretti diventa il
secondo - e ultimo - statunitense a conquistare il titolo di Campione del Mondo
di Formula 1.
Andretti ha comunque vinto la sua ultima
gara di Formula 1. Corre ancora per altre 4 stagioni, 2 con la Lotus, una con
Alfa Romeo, 3 gare nel 1982 con la Williams e, ancora, con la Ferrari.
Quell’anno a Monza, nella sua ultima gara in Formula 1, agguanta prepotentemente
la pole per la gioia dei tifosi, inserendosi tra i più titolati piloti della
stagione e nel più classico stile Andretti: uscire con classe.
A 42 anni Andretti è ormai vecchio per la
Formula 1, ma la sua carriera agonistica è ben lungi dall’essere terminata. Per
più di dieci anni cerca nuovamente di vincere la 500 miglia di Indianapolis ed
ha il privilegio di correre ruota a ruota con suo figlio in Formula Indy. Nel 1992, all’età di
52 anni, si prende la pole al Michigan International Speedway
con una media superiore ai 350kmh!
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Guidare vetture da corsa a prestazioni
elevate richiede uno sforzo fisico e psicologico non indifferente.
Il solo
viaggiare a velocità così elevate stressa l’intero corpo del pilota e sono molte
le persone chesi chiedono come possa ancora continuare Andretti alla sua
età.
L’italo americano Mario Andretti, con la sua pronuncia
strascicata e la sua leggendaria calma, dietro al volante di una monoposto
esprime un fiero spirito competitivo. Probabilmente nessun altro pilota nella
storia dell’automobilismo ha mai avuto così tanti successi simultaneamente su
tracciati totalmente diversi tra di loro e forse nessun altro pilota ha mai
avuto, come Andretti, una coesione così perfetta tra mente e fisico al servizio
delle gare. Nel corso di tutti questi anni Andretti non è mai stato petulante,
scriteriato o psicologicamente indifeso, cosa che non si può dire di molti
piloti di punta messi sotto pressioneper la lotta per il titolo.
Dopo una carriera incredibile che ha
interessato cinque decadi, Andretti non è, alla fine, scomparso nel buio. Non
l’avrebbe mai tollerato.
Ha vinto ancora a 53 anni a Phoenix nel 1993, l’anno in cui il figlio faceva la sua disastrosa stagione di Formula 1.
Questa è stata la sua ultima vittoria in Formula Indy.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA LOTUS
VINCE PER LA SETTIMA VOLTA IL TITOLO COSTRUTTORI E RAFFORZA IL RECORD. INOLTRE
VINCE IL PROPRIO SESTO TITOLO PILOTI AVVICINANDOSI ALLA FERRARI, FERMA A QUOTA
OTTO. INFINE REALIZZA IL NUOVO RECORD DI SEI TITOLI PILOTI E COSTRUTTORI VINTI
NELLO STESSO ANNO.
IL
MOTORE FORD VINCE IL SUO NONO TITOLO PILOTI, SUPERANDO COSÌ IL MOTORE FERRARI A
QUOTA OTTO. INOLTRE VINCE IL SUO OTTAVO TITOLO COSTRUTTORI E REALIZZA IL NUOVO
RECORD ANCHE QUI. INFINE QUESTO È ANCHE L'OTTAVO DOPPIO TITOLO CHE IL MOTORE
FORD CONQUISTA, NUOVO RECORD ASSOLUTO.
IL
MOTORE ALFA ROMEO TORNA ALLA VITTORIA DOPO BEN 26 STAGIONI E 289 GRAN PREMI DI
DIGIUNO. NESSUN ALTRO MOTORE FINORA AVEVA ASPETTATO TANTO PRIMA DI TORNARE ALLA
VITTORIA IN UN GRAN PREMIO!
IL
GRAN PREMIO DI LONG BEACH VIENE DISPUTATO SULLA DISTANZA DI 80,5 GIRI. LA
SPIEGAZIONE CONSISTE NEL FATTO CHE IL VIA È STATO DATO IN UN PUNTO E L'ARRIVO
È SITUATO NEL PUNTO OPPOSTO DELLA PISTA. IL MEZZO GIRO VIENE AGGIUNTO AL GIRO
FINALE POICHÉ DURANTE LA CORSA VIENE CONSIDERATO INIZIO E FINE DI UN GIRO NELLO
STESSO PUNTO, CIOÈ QUELLO DEL VIA. QUESTA PARTICOLARITÀ VERRÀ MANTENUTA FINO
AL 1981. NEL 1982 I GIRI SARANNO RIDOTTI A 75,5 MENTRE NELL'ULTIMA EDIZIONE, DEL
1983, SI TORNERÀ AD UNO SVOLGIMENTO PIÙ CLASSICO CON UNA PERCORRENZA TOTALE DI
75 GIRI. |
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1979 - Ferrari 312 T4 - Jody SCHECKTER
La stagione 1979 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 30ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 22ª ad assegnare il Campionato Costruttori.
È iniziata il 21 gennaio e terminata il 7 ottobre, dopo 15 gare, una in
meno della stagione precedente. Il titolo dei piloti è andato per la
prima volta a Jody Scheckter e il titolo costruttori per la sesta volta alla Ferrari.
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- 1979 -
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1979 - L'ultimo titolo Ferrari
del XX secolo!!!
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Jody David Scheckter |
Sudafrica (Est Londra)
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Anagrafica
|
|
Attività in F.1
|
Nato il
: |
29 Gen
1950 |
|
Dal - al :
|
1972 - 1980
|
|
|
|
G.P. iniziati
|
112 |
|
Vittorie
: |
10 |
|
Podio :
|
33 |
Pole -
Positions : |
3 |
|
Prima fila
: |
13 |
Giri veloci
: |
6 |
|
Mondiali
: |
1979 |
|
|
Con il passaggio di Reutemann alla Lotus, in casa
Ferrari resta un posto vacante, posto che verrà colmato con
l'assunzione di Jody Scheckter fortemente voluto da Piero Ferrari,
figlio del costruttore modenese.
La stagione 1979 si apre con le due vittorie a sorpresa della monoposto
francese la Ligier che tutti definiscono la "Lotus blue" per la
straordinaria rassomiglianza con le vetture inglesi. Nel G.P. del Sudafrica c'è il debutto della nuova Ferrari ,
la 312 T4 anch'essa progettata dall'ingegnere Forghieri. In questo G.P. inizia a farsi sentire anche la presenza della Renault
che ottiene il primo tempo in prova, con Jabouille, ma in gara la 312
T4 prende il largo e Villeneuve finisce la gara davanti al suo compagno
di squadra.
Villeneuve si ripete anche un mese dopo nel G.P. degli Stati Uniti e
Scheckter è ancora una volta secondo; terzo si classifica
Alan Jones con il team Williams, team iscritto al mondiale da diversi
anni ma poco brillante almeno sino al momento, infatti, il progetto
Williams ha avuto inizio nel 1968 quando Frank Williams decide di
partecipare al mondiale F1, ma solo nel 1978 comincia ad assumere un
certo rilievo ottenendo 11 punti con l'auto progettata da un giovane
ingegnere: Patrick Head, è la FW06 che partecipa anche alla
prima gare della stagione 1979; con l'arrivo della FW07 arrivano anche
i primi risultati di Jones.
In Spagna la vittoria va a Depeiller su Ligier ma sono gli ultimi
risultati utili per una scuderia in evidente declino. |
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Il G.P. del Belgio è nuovamente un
trionfo tutto Ferrari con la vittoria di Scheckter, il ferrarista si
ripete anche a Montecarlo. In Francia, a Digione, il 1° luglio
è un'altra monoposto da poco entrata in F1 a salire sul
gradino più alto del podio, la Renault di Jean Pierre
Jabouille seguito dalla Ferrari di Gilles Villeneuve, il canadese
riesce a conquistare la seconda piazza dopo aver duellato a suon di
"ruotate" con l'altra Renault quella di Arnoux..... in quello che
è definito uno dei migliori duelli a cui il mondo della
Formula uno abbia mai assistito.
Nella gara successiva arriva anche la vittoria per la Williams di Clay
Ragazzoni è il G.P. di Gran Bretagna. I miglioramenti della
Williams FW07 si notano tanto che Alan Jones vince i successivi tre
G.P. di Germania, Austria e Olanda, portandosi così a 10
punti dal Jody Scheckter leader della classifica mondiale..
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Scheckter festeggia il titolo a Monza nel 1979; con lui, Gilles Villeneuve.
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E' la volta di Monza ed il circuito italiano si rivela favorevole per
le vetture del cavallino: Scheckter giunge primo seguito e protetto
come un'ombra dal suo compagno di squadra, Villeneuve, Scheckter
diviene, così, campione del mondo
mentre la Ferrari ottiene
il titolo costruttori.
Storia dei fornitori di gomme
1970/1979: arrivano le slick e Michelin
Il nuovo decennio vede una prima
rivoluzione in Formula 1 in ambito gomme: al posto delle intagliate
fanno il loro debutto nel 1970 le slick, che conferiscono maggior grip
alle monoposto. Nel primo anno i tre gommisti presenti (Goodyear,
Firestone e Dunlop) si adeguano progressivamente alla nuova moda. Dal
1971 la rivoluzione, almeno sull'asciutto, è completa. Fino al 1975 la
Formula 1 è in regime di duopolio americano. Dunlop si ritira infatti
nel 1970 lasciando la scena a Firestone e Goodyear: quest'ultima domina
progressivamente dal 1973 al 1977, mentre intorno a lei si verificano
alcuni cambiamenti: nel 1975 Firestone abbandona per sempre (con 49
vittorie su 121 partecipazioni), nel 1976 c'è il rientro per due
stagioni di Dunlop e il timido ingresso per la prima volta in F1 della
giapponese Bridgestone, che tra 1976 e 1977 fornisce i suoi pneumatici
esclusivamente nel GP del Giappone. Il 1977 vede l'ingresso nel Circus
di un altro fornitore importante: la francese Michelin.
Le gomme transalpine, tra il 1978 e il
1979, dapprima mitigano la supremazia Goodyear (5 vittorie contro 11
degli americani) per poi sostanzialmente pareggiarla (7 contro 8). Il
terzo decennio della F1 si conclude con la Ferrari iridata grazie a Jody
Scheckter. In questo periodo le gomme vedono un ulteriore incremento
delle dimensioni al posteriore e, al tempo stesso, una riduzione
all'anteriore. L'apice si tocca nel 1976/1977, quando il regolamento non
definisce il numero massimo di ruote per una monoposto di Formula 1 e
permette alla Tyrrell di presentarsi in pista con la P34, iconica
monoposto a sei ruote: due al posteriore e quattro, da 10 pollici,
all'anteriore.
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CURIOSITÀ
DELL'ANNATA: LA FERRARI
VINCE IL PROPRIO NONO TITOLO MONDIALE PILOTI E STACCA LA LOTUS IN QUESTA
CLASSIFICA, FERMA A QUOTA SEI. INOLTRE IL MOTORE FERRARI SI RIPORTA IN TESTA AL
RECORD ALLA PARI CON IL MOTORE FORD. LA SQUADRA FERRARI VINCE INOLTRE IL PROPRIO
SESTO TITOLO COSTRUTTORI E SI AVVICINA ALLA LOTUS A QUOTA SETTE. STESSO DISCORSO
PER IL DOPPIO TITOLO, SOLO CHE QUI LA FERRARI VA A QUOTA CINQUE, MENTRE LA LOTUS
È FERMA A QUOTA SEI.
IL
PILOTA JODY SCHECKTER, VINCITORE DEL TITOLO MONDIALE, È IL PRIMO CAMPIONE DI
NAZIONALITÀ SUDAFRICANA, MA SOPRATTUTTO È IL PRIMO CAMPIONE DEL MONDO CHE
PROVIENE DAL CONTINENTE AFRICANO. INOLTRE EGLI È ANCHE L'UNICO PILOTA AFRICANO
AD AVER VINTO ALMENO UN GRAN PREMIO DI FORMULA 1.
CAMBIA
IL REGOLAMENTO NELL'ATTRIBUZIONE DEI PUNTEGGI. DA QUEST'ANNO INFATTI PER IL
TITOLO COSTRUTTORI SONO CONSIDERATI VALIDI I PUNTI OTTENUTI DA TUTTE LE VETTURE
PIAZZATESI NELLA ZONA PUNTI. FINO AL 1978 NEL CAMPIONATO COSTRUTTORI VENIVA
CONSIDERATA LA SOLA VETTURA MEGLIO PIAZZATA. INOLTRE VENGONO ABOLITI GLI SCARTI,
MA SOLO NEL CAMPIONATO COSTRUTTORI E QUINDI VALGONO I PUNTI OTTENUTI IN TUTTE LE
GARE, MENTRE PRIMA SE UNA SQUADRA OTTENEVA PUNTI IN UN NUMERO DI GARE SUPERIORE
AD UN LIMITE STABILITO, VENIVANO SCARTATI (CIOÈ NON VENIVANO CONSIDERATI VALIDI
AI FINI DELLA CLASSIFICA GENERALE) I PIAZZAMENTI PEGGIORI IN ECCEDENZA AL LIMITE
STABILITO. IL RISULTATO PIÙ LAMPANTE È CHE LA DISPONIBILITÀ DI PUNTI NEL
CAMPIONATO COSTRUTTORI RADDOPPIA NELLA PEGGIORE DELLE IPOTESI (DATO CHE QUASI
TUTTE LE SQUADRE CORRONO CON DUE VETTURE PER TUTTA LA STAGIONE, INOLTRE IN
ALCUNE GARE SI AGGIUNGONO I PRIVATI E LO SCHIERAMENTO PUÒ RAGGIUNGERE
TRANQUILLAMENTE LE CINQUE VETTURE PER SQUADRA). PROPRIO PER QUESTO VENGONO
SUPERATI PER LA PRIMA VOLTA I 100 PUNTI IN CLASSIFICA COSTRUTTORI. LA FERRARI
VINCE IL TITOLO CON 113 PUNTI.
IL
RITORNO DELL'ALFA ROMEO, A LIVELLO DI SQUADRA, AVVIENE COME GIÀ DETTO PRIMA,
DOPO UN LUNGO PERIODO DI ASSENZA. IN PARTICOLARE QUESTA RISULTA ESSERE L'ASSENZA
PIÙ LUNGA PER UNA SQUADRA FINO AL 1979, A LIVELLO GRAN PREMI: BEN 186 IN 13
STAGIONI (LA BMW AVEVA FATTO UNA PAUSA DI 15 ANNI TRA IL 1954 E IL 1968 MA CON
"SOLI" 149 GRAN PREMI).
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Campionato
Mondiale
Piloti |
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Campionato
Mondiale
Costruttori |
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1970
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Jochen Rindt
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Lotus
72C
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MOTORI
Ford |
1971
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Jackie Stewart
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Tyrrell
003
7 |
Ford |
1972
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Emerson Fittipaldi
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Lotus
72D |
Ford |
1973
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Jackie Stewart
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Lotus
72E |
Ford |
1974
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Emerson Fittipaldi
|
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McLaren
M23 |
Ford |
1975
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Niki Lauda
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Ferrari
312 T |
Ferrari |
1976
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James Hunt
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Ferrari
312 T2 |
Ferrari |
1977
|
Niki Lauda
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Ferrari
312 T2 |
Ferrari |
1978
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Mario Andretti
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Lotus
79 |
Ford |
1979
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Jody Scheckter
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Ferrari
312 T4 |
Ferrari |
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PERSONAGGI MITO
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Stewart |
Fittipaldi |
Lauda |
Hunt |
Villeneuve |
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Accadeva nell'anno...
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- 1970 -
APRILE
Si sciolgono i Beatles il più grande gruppo della storia del
rock
GIUGNO
Brasile sconfigge l'Italia per 4-1 nella finale del campionato del
mondo di calcio
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- 1971 -
GENNAIO
66 tifosi di calcio muoiono schiacciati da una valanga sul campo di
Ibrox Park a Glasgow
MAGGIO
Viene messo in vendita il primo videoregistratore
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- 1972 -
GENNAIO
Il transatlantico Queen Elizabeth, viene distrutto da un incendio nel
porto di Honk Kong
SETTEMBRE
Ai giochi Olimpici di Monaco terroristi palestinesi sequestrano alcuni
atleti israeliani,
in un conflitto a fuoco con la polizia muoino nove
ostaggi
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- 1973 -
GENNAIO
Il presidente Nixon ritira le truppe americane dal Vietnam
OTTOBRE
Siria ed Egitto attaccano Israele, dando inizio alla guerra del Kippur
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- 1974 -
MAGGIO
In italia vittoria dei divorzisti nel referendum abrogativo proposto
dalla DC.
OTTOBRE
Muhammad Ali riconquista il titolo dei pesi massimi battendo
George Foreman nello Zaire
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- 1975 -
FEBBRAIO
Margaret Thatcher diventa la prima donna a capo del partito
conservativo inglese
APRILE
Quaranta persone italiane e austriache muoiono a causa di una valanga
sulle alpi svizzere
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- 1976 -
GENNAIO
Muore la scrittrice inglese Agatha Christie
LUGLIO
Il tennista Borg a vent'anni vince il suo primo torneo
singolare
maschile
a Wimbledon
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- 1977 -
AGOSTO
Elvis Presley viene trovato morto nella sua villa a Memphis,
all'età di 42 anni
OTTOBRE
Pelè, probabilmente il miglior calciatore di tutti i tempi,
si ritira
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- 1978 -
GIUGNO
L'Argentina vince il campionato del mondo di calcio davanti
ai suoi
tifosi a Buenos Aires.
LUGLIO
Il primo bambino in provetta nasce a Oldham, il suo peso è
di 2,625 Kg
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- 1979 -
MAGGIO
Margaret Thatcher diventa la prima donna a occupare l'incarico di
primo ministro del regno unito
GIUGNO
Muore John Wayne, celebre attore statunitense
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