
Ingresso Vedano
Autodromo Anni 70
Monza fa parte da sempre del calendario della F1, è dunque uno
dei tracciati simbolo
di questo sport insieme a Silverstone o
Montecarlo.
Raccontare e “scegliere” tra i tanti Gran Premi, i cinque più simbolici
non è certo semplice.
Da sempre Monza offre opportunità per passare alla
storia o per scrivere la storia, questa particolare classifica, non in
ordine
di importanza ma di cronologia, si rifà alle varie edizioni del
Gran Premio d’Italia (disputato a Monza) che rimarrano
a lungo negli
annali della F1 dai primi anni fino alla storia recente.
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1. Monza 1953, l’ultima di Ascari Campione del Mondo
Il Gran Premio di Monza è considerato da molti l’ultima passerella di
Alberto Ascari prima di laurearsi ufficialmente Campione del Mondo.
L’italiano, infatti, conquistò di fatto il mondiale alla fine del Gp
precedente, il Gp di Svizzera. Nonostante Ascari e la Ferrari avessero
già il titolo in mano, fu una gara di lotta tra la due padrone di casa,
Ferrari e Maserati. Ferrari schierò ben sei auto tante quante la casa
del tridente. Giri e giri di cambiamenti al vertice continui tra i tre
iridati Ascari, Fangio e Farina. Il tutto si decise all’ultima curva
dell’ultimo giro dove Ascari perse aderenza per la troppa velocità e
volò fuori pista, l’Italiano venne preso in pieno da una Maserati, un
groviglio che mise fuori anche Farina, finito fuori pista per evitare il
drammatico incidente. Solo Fangio uscì indenne e vinse. Una edizione
drammatica e ricca di colpi di scena, edizione storica per la
Ferrari che, nonostante l’incidente, laureò Alberto Ascari Campione del
Mondo ufficialmente per la seconda volta in carriera. |
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2. Monza 1979, il mondiale del sudafricano Scheckter
Il 9 settembre del 1979, è una data che verrà a lungo ricordata
dai tutti i Ferraristi presenti e non. Un Gran Premio spettacolore da
inzio a fine che laureò il sudafricano appena arrivato a Maranello, Jody
Scheckter, Campione del Mondo proprio a Monza davanti ad un pubblico
eccezionale. Una gara partita subito bene per Jody che prese il comando
seguito da Arnoux e dal fidato compagno Gilles Villeneuve. Proprio il
canadese si rivelò la chiave per la conquista del mondiale. Una gara
fatta tutta in protezione di Scheckter, l’aviatore, come lo chiamavano a
quei tempi, a lungo chiuse ogni varco agli avversari che arrivavano da
dietro. Nel finale di gara poi, Villeneuve pur essendo ancora in lotta,
non attaccò Jody che raggiunse il traguardo senza problemi vincendo Gran
Premio e Mondiale. La Ferrari collezionò una storica doppietta a Monza
che portò a Maranello anche il titolo costruttori. Un mondiale quello
del 1979 che rimase a lungo l’ultimo prima del miracolo Schumacher
21anni dopo a Suzuka. |
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3. Monza 1996, buona la prima per il giovane Michael Schumacher
Da ben otto anni la Ferrari non vinceva più a Monza nel Gp di
casa, 17 anni fa, la prima volta di Michael Schumacher davanti al
pubblico italiano. Uno spettacolo di tifosi, colori e cavalini rampanti
sotto al podio.
Il tedesco ormai ritirato dalle corse, ricorderà a lungo quell’edizione
1996, non è da tutti riportare la vittoria a Monza dopo otto anni per di
più alla prima stagione in Rosso. Una delle tante soddisfazioni
che Kaiser Schumi si tolse.
Una partenza caotica mise alle corde Villeneuve, Coulthard, Mika
Hakkinen e Damon Hill, tutti fuori per contatti con le barriere di gomme
presenti ad ogni chicane. Solo Villeneuve e Hakkinen ripartirono ma la
gara era ormai compromessa. Alesi dunque si trovò solo al comando
seguito da Schumacher rimontato al secondo posto dopo la pessima
partenza. Trenta giri di fuoco per i due, il sorpasso del tedesco si
materiallizò soltanto grazie ad una strategia perfetta da parte del
muretto. Con due giri record, Michael riuscì ad entrare ed uscire dalla
pit lane nettamente davanti allla Benetton di Alesi. Schumi amministrò
fino alla fine arrivando al traguardo primo con diciotto secondi sul
francese. Festa grande sotto al podio dove alcuni tifosi Ferrari
apriprono l’ormai famoso Cuore Rosso. |
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5. Monza 2008, la prima volta di Sebastian Vettel
Forse predestinato o graziato dal destino, Sebastian Vettel
vinse per la prima volta in carriera in una Monza bagnata datata 2008 a
bordo della sorprendete Toro Rosso. Un weekend che resta ancora oggi il
migliore di sempre per il team di Faenza, una favola iniziata dal sabato
pomeriggio con una pole fenomenale che nessuno si sarebbe mai
aspettato.
La gara si presentò bagnata con vetture partite dietro la Safety Car.
Vettel chiuse tutte le porte a Kovalainen secondo con la McLaren, una
lotta che andò avanti per molti giri. Nelle retrovie si scatenò Lewis
Hamilton a bordo dell’altra McLaren, l’inglese a lungo lottò con Kimi
Raikkonen fino al sorpasso che arrivo dopo una lunga lotta staccata dopo
staccata. Vettel intanto continuò a dominare con giri record e ritmo
impressionante per una modesta Toro Rosso abituata ad altre posizioni.
Al termine dei 53 giri pesantissimi per la concentrazione dei piloti,
Sebastian Vettel tagliò il traguardo primo davanti a Kovalainen e Kubica
ancora sul podio di Monza. Una vittoria che forse funzionò come
trampolino di lancio per le successive stagioni in Red Bull. Da quella
Monza 2008 sono passati ormai cinque anni e tre mondiali.
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1970

Forse è l' ultimo passaggio in
Parabolica del pilota austriaco... |
Jochen Rindt conclude
il primo giro in 1’40”78, il secondo in 1’27”59, poi 1’27”24 e ancora 1’26”75.
Inizia il quinto giro. Sono le 15,25, la lotus 72 si avvicina alla parabolica,
ad alcuni pare ondeggiare, forse è una normale manovra ma poi punta decisamente
a sinistra verso il guard-rail. Alle sue spalle c'è Denny Hulme con la McLaren
che così ricorda ciò che vide:
La
vettura andò leggermente a destra, poi a sinistra e poi di nuovo a destra...dopo
si spostò bruscamente a sinistra e stava iniziando un testa-coda quando urtò
il guard-rail".

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Nina e Stewart sub ito dopo l'incidente tragico
del poveroJochen
fuori dalla clinica dell'autodromo di
Monza |
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Jochen Rindt
Nasce in Germania nel 1942 da genitori a ustriaci e tedeschi che morirono durante
un bombardamento nel 1943.Visse a Graz, in Austria, con i nonni.La
passione per le corse, iniziò nel 1962. Gareggiò con una non
competitiva Formula Junior Cooper nel 1963 e fu molto sorpreso
quando la Ford gli propose di guidare una Brabham - Cosworth F.2
nel 1964.Si fece notare in due gare, a Mallory Park, dove
giunse secondo, e a Crystal Palace, dove vinse.Per questi
risultati, la Cooper gli chiese di affiancare Bruce McLaren nel
campionato di F.1 del 1965.
Le Cooper non erano competitive
quell'anno e gli consentirono solo un quarto e un sesto posto nei G.P. di Germania
e U.S.A..Lo stile di Rindt era particolare, apparentemente
remissivo ma, in realtà, veloce e redditizio.Corse la 1000 Km del
Nuerburgring con una Porsche in coppia con Bonnier e finì terzo,
vince la 24 ore di Le Mans, corre nel campionato NART con una Ferrari
insieme a Masten Gregory, infine con la Ford.Continua anche a correre in
F.2 ed ottiene ottimi risultati tanto da diventare un eroe nazionale.
Le stagioni in F.1 con la Cooper furono deludenti a causa della scarsa
competitività della vettura.Le soddisfazioni arrivano dalla F.2.nel 1967
vinse nove gare.Ebbe anche un pauroso incidente nel tentativo di
qualificare una Eagle ad Indianapolis.
Nel 1968, Jochen, divenne il numero due
alla Brabham Repco V-8, ormai giunta alla fine della sua la vita competitiva.Sembrava
che Rindt, sbagliasse sempre vettura e molti si chiedevano se mai avrebbe
vinto un G.P..Fra questi c'era Denis Jenkinson, giornalista celebre, che dichiarò
che, se Rindt avesse vinto un Gran Premio, si sarebbe tagliato la sua
celebre barba.Jenkinson avrebbe dovuto onorare presto il suo impegno.
Alla fine dell'anno Rindt firma col team Lotus e,come compagno, ha
Graham Hill. Il suo primo anno fu segnato per un brutto incidente durante
il G.P. di Spagna.Ne uscì con una mascella rotta e una commozione
celebrale.Fortunatamente si ristabilisce presto, ma risente di qualche
problema alla vista e all'equilibrio per qualche tempo.A Watkins Glen Rindt
vince il suo primo G.P. e Jenkinson, si taglia la barba!!. La felicità
venne guastata dal grave incidente occorso a G. Hill che si frattura le
gambe.
Nel 1970
è il pilota di punta della Lotus che progetta la rivoluzionaria e, in
seguito, leggendaria "72".Non viene però utilizzata
nelle prime gare ma anche il modello 49c, risulta competitivo e consente a
Rindt di conquistare una vittoria a Monaco dopo una rimonta leggendaria
ai danni del "vecchio" Brabham.Una gara fantastica con sorpasso
all'ultimo giro.Il nuovo modello debutta in Olanda e consente a Rindt di
vincere altre quattro gare e di ipotecare il titolo mondiale.Durante
il G.P. d'Olanda, muore il suo Amico Courage e molti sono convinti
che si ritirerà a fine stagione.Arriva al G.P. d'Italia con un
consistente vantaggio in classifica e voleva chiudere il campionato
proprio in questa gara.Durante le qualificazioni del Sabato, la
Lotus 72 impazzisce alla fine del lungo rettilineo prima della
parabolica.La vettura si disintegra contro il guard-rail e Jochen muore
sul colpo.
La perdita di Jochen, alla vigilia della conquista del titolo,
sconvolse il mondo delle corse.Jacky Ickx aveva ancora la
possibilità di superare i punti totali di Rindt ma la vittoria di Emerson Fittipaldi,
su Lotus 72, al G.P. di U.S.A., assicurò il titolo allo sfortunato pilota
austriaco.Karl Jochen Rindt diventa campione mondiale postumo.
Si
noti come l'avantreno sia stato completamente strappato e quanto
devastanti si presentino i danni della Lotus. Un commissario esamina il
punto d'impatto, qui sottolineato da una freccia. I piloti pretesero i
guard-rail su tutti i circuiti ma ci si accorse che potevano
rappresentare un pericolo in più, se non ben allestiti.
Viene
naturale il confronto con la maggiore robustezza delle vetture di oggi e una considerazione positiva
sui grandi progressi fatti per rendere le corse più sicure, anche
se Rindt e molti altri suoi colleghi purtroppo non ne hanno potuto beneficiare.
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I resti della macchina di Rindt a Monza
"E' troppa questa
fortuna. Comincio un poco a preoccuparmi perché potrebbe non continuare." |
MONZA 1970
Qualifiche
1 |
Jacky Ickx |
Ferrari |
Scuderia Ferrari SpA SEFAC |
1:24.14 |
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2 |
Pedro Rodríguez |
BRM |
Yardley Team BRM |
1:24.36 |
+0.22 |
3 |
Clay Regazzoni |
Ferrari |
Scuderia Ferrari SpA SEFAC |
1:24.39 |
+0.25 |
Il
giorno della corsa il belga della Ferrari bruciò il plotone
delle vetture partendo come un razzo dalla sua pole position:
si disse che aveva imparato ad interpretare le incertezze del direttore
di corsa Restelli che quando cominciò ad abbassare la bandiera del via,
ebbe un esitazione che rallentò il gruppo tranne il belga che
astutamente era gia partito.Autorevolmente in testa il belga, la media oraria che teneva
era vicina ai 233km/h, venne fermato da un problema tecnico alla sua
frizione, lasciando a disputarsi la vittoria Hulme, Beltoise, Stewart e
Regazzoni che, con staccate impressionanti alla curva
parabolica, teneva viva la speranza di potersi aggiudicare il Gran
Premio sul circuito di Monza.
Al 57 giro la svolta: un ennesima staccata alla parabolica del
trentunenne svizzero, portò il neoacquisto della Ferrari a superare in
un sol colpo Hulme e Stewart e s’involò in testa.

194º GP del Mondiale di Formula 1
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Per il gioco delle scie i tre marciarono quasi attaccati e,
complici dei doppiati, Regazzoni cominciò a zig zagare per impedire a
Stewart di prendere la scia e sfruttarla per sorpassarlo. Si
proseguì così fino al traguardo, dove una folla in tripudio salutò la
vittoria del ticinese e l’arrabbiatura di Stewart che si lamentò
parecchio per l’ostruzionismo marcato del pilota della Ferrari.
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1971
Monza è ancora il tempio delle scie e delle medie
vertiginose, le chicane non esistevano ancora. In una gara velocissima,
si giocano la vittoria in cinque. E' l'arrivo in volata più
affollato della storia con cinque vetture nello spazio di mezzo
secondo!! La vittoria va alla BRM di Ginther che si aggiudica l'unico
successo della carriera.Secondo è Peterson (March) a 0"01,
terzo Cevert (Tyrrell) a 0"09, quarto Hailwood (Surtees) a 0"18, quinto
Ganley (BRM) a 0"61.La media sulla distanza è, a tutt'oggi,
la più alta mai fatta registrare in un G.P. di F.1: 242,615
Km./h!!
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Monza, tempio dei motori e della velocità. L’autodromo Bianzolo, nella sua
configurazione classica, era formato da quattro lunghi rettilinei, collegati da
due curve velocissime, ledue di Lesmo e la Parabolica. Queste
caratteristiche, unite agli sviluppi motoristici ed aerodinamici avvenuti dalla
seconda metà degli anni ’60, portarono a GP tirati fino all’ultimo, in virtù
dell’effetto scia.
La più famosa edizione fu quella del 1971.
La Formula 1 arriva a Monza con Jackye Stewart campione del mondo,
dopo che Peterson in Austria solo ottavo era uscito dalla lotta per il titolo.
Poco l’entusiasmo dei ferraristi, visto che anche Jackie Icks dopo il GP
d’Austria era fuori ormai dalla lotta e in più la Lotus è assente per evitare
possibili azioni giudiziarie dovute alla morte durante le prove dell’anno
precedente di Jochen Rindt. La vettura anglosassone era comunque presente in
forma privata con la avveniristica quanto poco fortunata Lotus 56B a turbina
Pratt & Whitney iscritta per Emerson Fittipaldi. Insomma le premesse non
sono delle migliori.
Non sarà così. Alla fine della sessione la pole è di Amon con 1’22”40
affiancato da Ickx. Alla partenza Ragazzoni probabilmente anticipando lo start
balza al comando dalla quarta fila tra il delirio del pubblico,- All’ottavo giro
Stewart prende il comando, ma lo cede il giro successivo a Ragazzoni che a sua
volta lo cede a Peterson, la media della gara è incredibile: 239,888Km/h.
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5 settembre 1971, XLII Gran Premio d’Italia: a quaranta anni di distanza
ricordiamo la vittoria
di Peter Ghetin su BRM con una incredibile volata…
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Siamo al 15° giro e in testa ci sono le due Tyrrell, seguite a ruota dalla
March di Peterson, da Ragazzoni, da Hailwood e da Ganley. Alcuni dei
protagonisti sono costretti al ritiro: Icks per il cedimento di un giunto della
trasmissione, Stewart per rottura del motore e, subito dopo, Ragazzoni, per lo
stesso problema di Icks. Nel frattempo Peterson, Cévert e Hailwood riescono a
staccare di 5 secondi gli inseguitori Siffert, Ganley e Amon.
Al 24° passaggio
il gruppo degli inseguitori si ricongiunge e al passaggio successivo è Hailwood
a transitare al comando. Siamo a metà gara, la media sale a 241,794Km/h e
Siffert su BRM prende il comando al 28° giro, ma due giri dopo gli si blocca il
cambio in quarta marcia. La corsa continua con Peterson Cévert e Hailwood che si
alternano al comando finché non è Amon ha prendere il comando al 37° giro, ma
quando sembra in grado di staccare gli avversari la solita sfortuna del pilota
neozelandese colpisce ancora: al 47° giro inizia ad avere un problema ad una
gomma e deve rallentare, subito dopo perde la visiera del casco dovendo
rinunciare a qualunque velleità di vittoria. Questo era Amon...
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Intanto comincia la rimonta di Peter Gethin che si ricongiunge al quartetto
al comando composto da Peterson, Cévert, Hailwood, e Ganley, ci prova Ronnie ha
staccare i rivali ma senza successo, ormai è chiaro che si arriverà alla volata
finale.
Siamo alla fine: il giro 53 e il 54 vedono Gethin al comando, ma all’ultimo
giro è Peterson a guidare il gruppo.
I cinque
piloti arrivano così all’uscita della curva Ascari e
Cévert sferra il suo attacco e si porta al comando.
L’intenzione di Cévert è di impostare la Parabolica
all’esterno e stringere poi al centro, la manovra del
francese sorprende Peterson che si trova ad entrare in curva per primo
all’interno, ma farà il gioco di Peter Gethin. Gethin
riesce a superare Hailwood sul rettilineo e si trova in condizione
ideale per prendere la scia di Peterson anticipando Cévert
costretto a percorrere la Parabolica all’esterno. Al termine
della curva Gethin esce dalla scia della March di Peterson sfruttando
tutta la potenza del suo 12 cilindri BRM. Le vetture arrivano compatte
al traguardo:
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Gethin alza il braccio
in segno di vittoria
ma ci sarà bisogno del fotofinish per stabililire il
vincitore.
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Il responso fu che Gethin aveva preceduto Peterson di 1/100 di
secondo, Cèvert di 9/100 di sec. Hailwood di 18/100 e Ganley di 61/100
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La prima fila era composta da due vetture con motori a dodici cilindri,
vale a dire la Ferrari 312B2 di Jacky Ickx e la Matra MS120D
di Chris Amon. Dietro di essi si erano qualificati Jackie
Stewart, Clay Regazzoni, Emerson Fittipaldi e Denis Hulme, mentre Henri
Pescarolo
e Derek Bell non riuscirono a
qualificarsi poiché la griglia di partenza era limitata a sole
25 vetture. |
Monza -
Il brasiliano Emerson Fittipaldi vincendo il Gran Premio,
si
laureò per la prima volta campione del mondo nel 1972
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è Lauda |
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Monza
settembre 1973 - Tre anni dopo, a Monza, sempre in
Parabolica, un altro Austriaco, Niki Lauda, sfiora la tragedia: al 34°
giro
di gara, la BRM di Lauda scarta improvvisamente a sinistra appena
entrata nella zona di frenaggio, ed urta violentemente la barriera.
Lauda è più fortunato di Rindt, il guar-rail è
stato raddoppiato e la BRM rimbalza verso l'area di sicurezza,
sfasciandosi ma lasciando indenne il pilota. |
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1972/1973
- Per ridurre le alte velocità vennero realizzate alcune
“chicanes” che poi furono trasformate in vere e
proprie varianti. Nuove misure di sicurezza s’imponevano nel
frattempo in relazione al progressivo aumento delle prestazioni delle
vetture. Ciò era dovuto, oltre all’accresciuta
potenza dei motori, all’adozione di pneumatici di grande
sezione con mescola ad alto coefficiente di aderenza e battistrada
liscio6, nonché a dispositivi aerodinamici sempre
più efficienti in curva. Le condizioni generali di
equilibrio che ne scaturivano in gara avevano determinato a Monza
competizioni sempre più accese e pericolose, con
raggruppamenti di numerose vetture nelle posizioni di testa e le
vetture stesse si erano fatte d’altra parte sempre
più leggere e più fragili. Furono quindi
realizzate due “chicanes” che avevano lo scopo di
ridurre la velocità all’entrata delle curve
più rapide del tracciato, la curva Grande e la curva del
Vialone. Nel 1973 venne costruita una nuova tribuna a Lesmo, con
struttura in ferro e muratura, in sostituzione della tribunetta
installata nel 1948, distrutta poi nel 1995 con i cambiamenti per le
vie di fuga.
Monza '74

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Gran Premio d'Italia 1975 tredicesima prova della stagione 1975 del Campionato mondiale di Formula 1.
Si è corsa domenica 7 settembre 1975 sul Circuito di Monza. La gara è stata vinta dallo svizzero Clay Regazzoni su Ferrari;
per il vincitore si trattò del terzo successo in carriera, oltre ad
aver colto tale successo due giorni dopo il suo 36º compleanno. Ha
preceduto sul traguardo il brasiliano Emerson Fittipaldi su McLaren-Ford Cosworth e l'austriaco Niki Lauda anch'egli su Ferrari.

Col
terzo posto Lauda si aggiudicò per la prima volta il campionato
mondiale piloti, titolo che mancava a Maranello da undici anni
dopo John Surtees; mentre la Ferrari, grazie alla vittoria di Regazzoni, ottenne per la terza volta la Coppa Costruttori.
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Nella
prima giornata di prove il tempo migliore venne ancora una volta
stabilito da Niki Lauda, che ottenne 1'32"82, seguito dal compagno di
scuderia, Clay Regazzoni con 1'33"11. Molto indietro gli avversari:
terzo fu il tempo di Carlos Reutemann su Brabham-Ford Cosworth in
1'33"99. Emerson Fittipaldi venne penalizzato dalla rottura del motore
durante le libere della mattina, ove aveva fatto segnare il tempo
migliore.
Anche al sabato la Ferrari confermò la propria prevalenza, ottenendo la pole position
con Lauda, accompagnato in prima fila da Regazzoni. Per l'austriaco fu
l'ottava partenza al palo della stagione col tempo di 1'32"24. In
seconda fila si classificò Emerson Fittipaldi, assieme a Jody Scheckter.
L'unico pilota che ancora poteva impensierire Lauda per la conquista
del titolo, Carlos Reutemann, chiuse solo settimo.
L'argentino fu anche
autore di un'uscita di pista, che provocò l'insabbiamento della vettura
in una via di fuga.

La notte, sulla zona, vi fu un forte temporale che mise in difficoltà
le scuderie nelle ricerca degli assetti, tanto che i piloti ottennero
la possibilità di effettuare due giri di ricognizione, anziché uno solo.
Bob Evans della BRM fu costretto al ritiro durante questa ricognizione per un problema elettrico.
Al via Clay Regazzoni prese la testa della corsa, seguito da Niki
Lauda, poi Jody Scheckter, Jochen Mass, Carlos Reutemann, Emerson
Fittipaldi, James Hunt e Tony Brise. L'atteso Vittorio Brambilla fu
invece quasi subito costretto al ritiro per il guasto della frizione.
Nel corso del primo giro Mass passò Scheckter, prima di essere
ripassato dal sudafricano alla Parabolica.
Nel secondo giro, alla chicane i due arrivarono vicini,
Scheckter fu costretto a finire della via di fuga mentre Mass fece
sbattere la sua McLaren sul cordolo, rovinandone le sospensioni. Il
tedesco fu costretto al ritiro poche centinaia di metri dopo. Scheckter
rientrò in pista, ma colpì la vettura del sopraggiungente
Tony Brise, che fu costretto al ritiro per la rottura delle
sospensioni; Mario Andretti, nel tentativo di evitare la Tyrrell di
Scheckter fu autore di un'uscita di pista che lo costrinse, a sua
volta, all'abbandono.
Scheckter riprese così la pista ma a velocità molto ridotta, cosa che
costrinse tutti i piloti che arrivavano dalle posizioni di rincalzo a
fermarsi, in pratica, sul tracciato. Ora, dietro ai due della Ferrari,
si trovavano Carlos Reutemann, Emerson Fittipaldi e James Hunt. Nel
corso dello stesso giro si ritirò anche Peterson, che era quinto, per la
rottura del motore
Le posizioni di vertice rimase inalterate sino al decimo giro, in cui Patrick Depailler
passò James Hunt, installandosi al quinto posto. Tre giri dopo fu
Fittipaldi a conquistare una posizione, passando Reutemann. La rimonta
di Depailler s'interruppe al giro 16, quando, nel tentativo di passare
Reutemann, andò lungo alla chicane, prendendo due posizioni a favore di Hunt e Tom Pryce.
Al giro 27 Pryce passò Hunt. Ora dietro al duo della Ferrari, si
trovavano Fittipaldi, Reutemann, Pryce, Hunt e Depailler. La Shadow-Ford Cosworth
di Pryce ruppe poco dopo uno scarico, cosa che andò a incidere
negativamente sulle prestazioni della monoposto, tanto che venne
ripassato da Hunt al giro 37.
Emerson Fittipaldi si avvicinò fortemente a Niki Lauda, anche grazie a
un piccolo problema agli ammortizzatori sulla vettura dell'austriaco.
Al giro 46 il brasiliano della McLaren
passò l'austriaco, conquistando il secondo posto. La vittoria venne
conquistata (per la terza volta nel mondiale) da Regazzoni, che solo due
settimane prima si era imposto nel Gran Premio di Svizzera,
non valido per il campionato. Col terzo posto Lauda si aggiudicò per la
prima volta il campionato piloti, mentre la Ferrari vinse quello per i
costruttori.
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Vittorio Brambilla e Jody Scheckter - Monza '79
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Il
Gran Premio d'Italia 1979 è stata la tredicesima prova della
stagione 1979 del Campionato mondiale di Formula 1. Si è corsa
domenica 9 settembre 1979 sul Circuito di Monza. La gara è stata vinta dal sudafricano Jody Scheckter su Ferrari; per il vincitore si trattò del decimo
ed ultimo successo in carriera.Ha preceduto sul traguardo il canadese
Gilles Villeneuve anch'egli su Ferrari e lo svizzero Clay Regazzoni su
Williams-Ford Cosworth. In forza di questi risultati
Jody Scheckter si laureò per la prima, e unica, volta campione del
mondo piloti e la Scuderia Ferrari si aggiudicò per la sesta voltala
Coppa Costruttori.
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Roggia 82 - Brian Henton perde la Tyrrell causando anche il ritiro dei sopraggiungenti Warwick e Daly.
Notare Jarier che con l'Osella si tiene dietro la Lotus di De Angelis vincitrice a Zeltweg.
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Monza 1985 - Ayrton firma la pole, ma in gara la sua Lotus si
rivela molto meno veloce. |
1982/1988
–
Le principale opere furono: il nuovo podio per la
premiazione (1982); l’ampliamento del paddock con
l’aggiunta di 3.500 m² (1983); la sostituzione e
copertura di tutte le tribune del rettilineo centrale ai lati della
tribuna d’onore per un totale di 8.943 posti (1983-85);
rafforzamento delle barriere invalicabili per evitare
l’invasione della pista prima del termine della gara (1985);
la modifica del raccordo junior con l’estensione delle zone
di sicurezza in entrata e in uscita; la costruzione di un nuovo
fabbricato del campeggio per l’accettazione, gli uffici e lo
spaccio; la ripavimentazione dei 20.000 m² del paddock, di cui
3.500 rivestiti con mattonelle ecologiche (1986); il rifacimento della
copertura della tribuna di Lesmo, crollata dopo
un’eccezionale nevicata (1987); la sostituzione delle
tribunette della curva sud con una nuova tribuna coperta capace di
2.500 posti (1988); la sostituzione di tutte le reti frenanti con
barriere di pneumatici e la triplicazione di circa 3.000 metri di
guard-rail a notevole
miglioramento delle protezioni di pista (1988-89).
Ingresso Parabolica 88
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1989
- Si è potuto finalmente dare il via all’opera
principale, cioè il nuovo complesso box, dopo una lunga e
defatigante trattativa con i Comuni di Monza e di Milano (proprietari
del Parco) e con la Regione Lombardia per ottenere le necessarie
autorizzazioni. L’ampliamento dei box e il potenziamento
delle strutture per la stampa erano da tempo richieste sia dalla FIA
sia dalla FOCA che, alla loro realizzazione, avevano condizionato lo
svolgimento del Gran Premio d’Italia all’Autodromo
di Monza. Il nuovo complesso box occupa all’incirca il fronte
impegnato dai box precedenti e si sviluppa per una lunghezza di 196,30
metri, una larghezza di circa 12,90 metri e per un’altezza
complessiva di due piani fuori terra. L’immagine è
quella di una costruzione ad alta tecnologia e di notevole leggerezza
visiva. L’inclinazione della parete totalmente vetrata sul
fronte pista assolve a tre importanti funzioni: evitare la riflessione
della luce solare sulla pista e quindi l’abbagliamento dei
piloti, diminuire la trasmissione del calore all’interno,
permettere una più agevole visibilità della
corsia box dove sostano le vetture.
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Una delle prime volte in cui il piccolo Lapo ha messo il naso sopra una pista, iniziato dal nonno.
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Tale parete insonorizzata garantisce un abbattimento del livello di
rumorosità di 40 db. A servizio del complesso box sono state
installate, parzialmente in locali sotterranei, nuove centrali
tecnologiche dimensionate per servire anche altre utenze
dell’Autodromo (uffici, direzione gara, ristorante). Esse
provvedono alla produzione e distribuzione dell’acqua calda e
refrigerata per gli impianti di climatizzazione della sala stampa e
degli uffici di rappresentanza e di ospitalità, e
dell’acqua calda per i servizi dell’edificio e per
le docce dei meccanici. L’acqua viene riscaldata sfruttando
processi di recupero di calore dai gruppi frigoriferi e dal compressore
d’aria, installato per alimentare la rete di aria compressa a
servizio dei 48 box. Insieme alle strutture, sono stati potenziati o
sostituiti anche altri impianti tecnologici e ne sono stati installati
dei nuovi. Tra questi, assai importante è il sistema
integrato per la rilevazione, l’elaborazione e la
trasmissione di dati, nonché per il controllo a distanza
dell’impianto televisivo a circuito chiuso e per il
collegamento dei telefoni di pista, con rinnovamento delle relative
apparecchiatura.
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1994/1995
- La pista di Monza è stata nuovamente oggetto di alcuni
interventi finalizzati al suo adeguamento agli standard di sicurezza
richiesti dalla FIA. Le modifiche, che non hanno comunque mutato la
fisionomia del tracciato, sono iniziate nell’estate del 1994
con il cambiamento del disegno della seconda curva di Lesmo.
Più numerosi i lavori eseguiti prima del Gran Premio
d’Italia del ‘95 in vari punti della pista. La
curva Grande è stata spostata verso l’interno di
una decina di metri al fine di guadagnare spazio al suo esterno, spazio
che ora ha raggiunto la considerevole profondità, nel punto
di massima criticità, di 118 metri tra pista e guard-rail.
La variante della Roggia non ha subito modifiche ma è stata
anticipata di circa 50 metri in modo da posizionarla in un punto con
margini laterali più ampi. L’intero tratto delle
due curve di Lesmo, dall’ingresso della prima
all’uscita della seconda è stato arretrato verso
l’interno pista di una quindicina di metri per incrementare
lo spazio di fuga. Dopo tutti gli “spostamenti” lo
sviluppo totale del circuito è diminuito di 30 metri
rispetto ai 5.800 di prima.
Gli altri lavori compiuti nell’estate del 1995 hanno
riguardato la costruzione di un nuovo centro medico, ampliato,
modernizzato e dislocato in una posizione più razionale,
facilmente raggiungibile anche dai box; accanto ad esso è
stato creato un eliporto di soccorso. I lavori, nel loro complesso,
sono costati circa 5,5 miliardi di lire, a carico della SIAS. Le
innovazioni hanno purtroppo comportato per scelta
l’abbattimento di 185 alberi e ciò ha scatenato in
alcuni ambienti accese polemiche che si sono comunque presto esaurite
dato che per ogni albero tagliato (anche malato o di scarso interesse
botanico) è stata prevista la messa a dimora di tre alberi
per un totale di 555 in altre zone dell’area
dell’Autodromo. Questa operazione è stata compiuta
dopo che una speciale commissione tecnica formata da rappresentanti
della Regione Lombardia, dei Comuni di Milano e Monza, della
Soprintendenza regionale ai monumenti e del Consorzio della Valle del
Lambro ha portato a termine lo studio idrogeologico della zona per mettere
ordine nel patrimonio arboreo.
Jean Alesi e Gerhard Berger, GP Italia 1994
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1997
- I posti a sedere dislocati in varie tribune sono stati portati da
circa 45 mila a quasi 51 mila, mentre il padiglione che ospitava il
museo delle auto storiche è stato destinato ad altri usi.
2001 – L’Autodromo riceve finalmente il via libero
nel tardo mese di luglio per gli ulteriori lavori di ammodernamento del
complesso dei box9, potendo cosi completarlo e realizzare nuovi edifici
in sostituzione dei vecchi per le stesse destinazioni d’uso.
Il neo di questa operazione rimane l’allargamento del
“paddock” a scapito del sempre apprezzato villaggio
dell’Autodromo, un opera a scala umana rimasta nel tempo
immutata e parte integrale dell’identità nazionale
ed internazionale dell’Autodromo di Monza, come lo era
soprattutto il simbolo di Monza-Autodromo l’ingresso
monumentale alla pista del 1938/1939. Intanto poco prima la direzione
aveva ultimato i lavori della nuova prima variante, voluta dalla
associazione dei piloti di Formula Uno, cambiando un aspetto della
pista molto apprezzato per l’alto valore spettacolare che
offriva. |

Jarno Trulli - Monza 1997 |
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Rubens Barrichello taglia vittorioso il traguardo del Gp d'Italia del 2002 davanti al compagno di squadra Michael Schumacher |
Panoramica del nuovo podio del circuito di Monza, montato nel 2002. A
inaugurarlo la vittoria di Barrichello su Ferrari
e il secondo posto di
Schumacher |
In ogni gara, ad ogni curva, da tenere gli occhi chiusi e le dita incrociate fino all'ultima bandiera a scacchi.
2003, anno del penultimo mondiale di Schumi, e di tante novità in Formula Uno.
Anno
di Raikkonen che battaglia da campione con Michael, anno dei primi
guizzi di Alonso, anno di stravolgimenti tecnici e regolamentari.
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Anno
della F2003GA, la monoposto che,
pur facendosi attendere per 3 gare, ha
regalato l'ennesimo sogno a Maranello, caricandosi di gioie,
dolori, suspense, duelli, pioggia, ghiaia...e passione, tanta,
tantissima.
Perché la
vettura dedicata a Giovanni Agnelli, scomparso proprio a Gennaio di
quell'anno, vince e soprattutto combatte, in un anno dove in molti
urlavano contro la "Formula Noia"dovuti ai trionfi Ferrari. |

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Monza: “l’ultima” di Schumy
Autodromo nazionale di Monza, 10 settembre 2006. Ultima vittoria
di Michael
Schumacher sul circuito brianzolo, penultima in carriera, una grande vittoria
con un
finale agrodolce, dhe in fondo immaginavano tutti ma al quale nessuno credeva.
A fine corsa in conferenza
stampa Michael annuncia il suo ritiro. Il caso vuole che Kimi
Raikkonen sul podio è al suo fianco:
è colui che
Schumy ha indicato come suo successore. La scena è
bella. Schumy sorride e abbraccia Kimi. E' un ideale passaggio di consegne.
La gara vede il ritiro di Fernando Alonso su Renault a 10 giri dalla fine per
l’esplosione del motore.
Nel campionato mondiale, Schumy approfitta del ritiro
per guadagnare 10 punti sull’asturiano e portarsi a -2.
Nel mondiale
costruttori,a Ferrari compie il sorpasso sulla Renault, e si porta prima
nel mondiale. Il campionato
dopo Monza si riapre, ma il finale purtroppo non
sarà come tutti i tifosi della Ferrari si auguravano.
Ma rimane il mito e una
giornata indimenticabile nel cuore di tutti
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Gran Premio d'Italia
Il Gran Premio Santander d'Italia 2010 si è corso domenica 12 settembre 2010 sul Circuito di Monza.Ha
visto Fernando Alonso ottenere il primo hat trick stagionale (pole,
vittoria e giro più veloce), seguito da Jenson Button e Felipe
Massa. Dietro di loro sono giunti a punti Sebastian Vettel, Nico
Rosberg, Mark Webber, Nico Hulkenberg, Robert Kubica, Michael Schumacher e Rubens Barrichello.
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Fernando
Alonso vince il Gran Premio d’Italia 2010.
Il pilota spagnolo è riuscito a
trionfare sul circuito di Monza grazie ad un ottimo lavoro dei meccanici
della Ferrari.
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L'evento ha visto una grande partecipazione del pubblico, con oltre
120 000 tifosi presenti sul tracciato brianzolo
in tutto il fine
settimana, oltre a vari vip presenti ai box, tra cui Hugh Grant, Fabio Capello ed Eric Clapton.
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NOTE STORICHE

In ogni curva viene indicata la velocità
massima raggiunta nel totale dei giri.
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Lunghezza circuito: 5,793 km
Rettilineo
più lungo: 1,194 m - Massima larghezza: 12 - 18 mt
Senso di marcia: Orario
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Vista dalla Tribuna Alta
Velocità n.6 |
Monza è ancora il
tempio delle scie e delle medie vertiginose, le chicane non esistevano
ancora.
In una gara velocissima, si giocano la vittoria in cinque. E'
l'arrivo in volata più affollato della storia con cinque
vetture nello spazio di mezzo secondo!!
La vittoria va alla BRM di
Ginther che si aggiudica l'unico successo della carriera.Secondo
è Peterson (March) a 0"01, terzo Cevert (Tyrrell) a 0"09,
quarto Hailwood (Surtees) a 0"18, quinto Ganley (BRM) a 0"61.La media
sulla distanza è, a tutt'oggi,
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Monza 78 - Foto celebrativa per il titolo mondiale |
Partenza, le vetture si lanciano
verso la prima variante |

L’incidente in cui prese la vita Emilio Materassi, nel 1928.
10 settembre 1928
Mentre supera una Bugatti, Emilio Materassi esce di pista, provocando vittime e feriti tra gli spettatori.
5 settembre 1971
5 monoposto racchiuse in un secondo, si giocano la vittoria in volata. Vince Gethin su B.R.M.
12 settembre 1993
A pochi metri dal traguardo, la Minardi di Christian
Fittipaldi decolla dopo aver urtato il compagno Martini. Compie alcuni
looping e atterra sulle 4 ruote, senza conseguenze.
10 settembre 1978
Partenza, le vetture si lanciano
verso la prima variante.Al termine del lungo rettifilo, la sede
stradale si restringe formando una specie di imbuto. E' proprio qui che
si verifica la collisione che coinvolge numerose vetture fra le quali
quella di Ronnie Peterson (Lotus), che si distrugge e incendia.
Il
pilota esce dalla vettura in fiamme ma ha varie fratture alle gambe.
Morirà il giorno dopo all'ospedale a causa di un'embolia. |

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Allo scopo di aumentare la selezione in gara, nel 1972
venne realizzata una chicane all’altezza della variante junior, per
ridurre la velocità d’ingresso nella successiva Curva Biassono. Nel
1976, diventa una variante formata dalla successione di due curve a
sinistra e due a destra, in modo da abbassare ulteriormente le velocità.
Un ulteriore modifica si registra nel 2000, quando viene ridisegnata
con una secca curva a destra, che spezza il lungo rettilineo d’arrivo,
per poi raccordarsi verso il tornante successivo.
Prima Variante (o variante del rettifilo): una strettissima
curva a destra di 90 gradi, seguita da un'altrettanto stretta curva a
gomito a sinistra. Dal rettilineo dei box si arriva lanciati ad oltre
370 km/h, con una lunghissima frenata si decelera a soli 70-80 km/h per
affrontare questa "esse".
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10 settembre 1978
Alla strettoia che precede la 1° variante, si verifica
una drammatica carambola che coinvolge numerose vetture. Ad avere la
peggio Vittorio Brambilla e Ronnie Peterson, che perderà la vita in
ospedale per embolia gassosa.
2 settembre 1988
La marcia trionfale di Ayrton Senna si arena nella via di
fuga, dopo il contatto con il doppiato Jean Louis Schlesser.
12 settembre 1999
Il leader Mika Hakkinen interrompe la sua fuga finendo in
testa coda. Amareggiato per l’errore commesso, il finnico si abbandona
ad un pianto dirotto, immortalato dai media. |
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In origine, nel 1922, venne chiamata Curva Grande, per
l’ampio raggio e la sua lunghezza. Poi nel 1927 venne ribattezzata Curva
Biassono data la vicinanza
col paese omonimo.
Negli anni seguenti, si continuò a chiamarla col suo primo
nome. Solo di recente, ha acquisito definitivamente la sua seconda
denominazione.
Una lunga curva a destra dal raggio molto ampio (circa 300
metri). Vi si arriva in piena accelerazione dalla Prima Variante e si
percorre "in pieno" con una buona dose
di coraggio. |
10 settembre 1995
Le Ferrari di Alesi e Berger
dominano la gara ma, al 32° giro, accade un incidente senza
precedenti.
La telecamera posta sull'ala della vettura di Alesi, si
stacca e va a colpire il braccetto della sospensione anteriore di
Berger!!
Inoltre, il bullone della telecamera, cadendo, si infila nella
ruota di Alesi rovinando
il cuscinetto del semiasse.
Una vera sfortuna per la Ferrari... |
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Chiamata anche Variante della Roggia. Alla
nascita era nota come Curva della Roggia, per via di un piccolo corso
d’acqua che sorgeva nelle vicinanze. Per ridurre le medie sempre più
alte, nel 1976 viene modificato il suo disegno, trasformandola così in
variante.
Anch'essa è posta in fondo a un lungo rettilineo (oltre 1 km
con l'acceleratore a fondo comprendendo anche la curva Biassono) sul
quale si toccano i 335 km/h. Con un'altra lunghissima frenata si
decelera a 110-120 km/h per affrontare una esse sinistra-destra molto
stretta, modificata nel 2000, meno stretta tuttavia della prima variante |
10 settembre 1995
Scintille tra Damon Hill e Michael Schumacher. La lotta
iridata fra i due termina in sabbia dopo il tamponamento da parte
dell’inglese. Uscito dalla sua Benetton, Schumi si scaglia contro il rivale, ma viene fermato da un commissario.
10 settembre 2000
In un brutto incidente al 1° giro, vengono coinvolte
parecchie vetture, i cui pezzi volano ovunque.
Uno di questi sarà fatale
per un volontario dell’antincendio, che si trovava a bordo pista.
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PRIMA CURVA DI LESMO
Circondata dal bosco, in origine era la Curva delle
Querce, poi dalle cronache del ’27, si apprende che cambiò anche in
Curvetta di Lesmo, visto la breve lunghezza e l’ubicazione vicino al
paese.
A soli 200 metri dall'uscita della Seconda Variante vi si
arriva a velocità non troppo elevate, è una curva a destra di 75 metri
di raggio che si percorre a circa 180 km/h. |
SECONDA CURVA DI LESMO
Situata anch’essa tra la folta vegetazione, nel ’22 era
conosciuta come Curva dei 100 Metri, per via della distanza che separava
il punto di entrata da quello di uscita. Nel 1927 diviene la Curva del
bosco dei Cervi; il Parco era infatti popolato da una fauna variegata.
Più tardi assunse definitivamente il nome attuale.
Segue di 200 metri la prima. In passato era uno dei punti
"mitici" del circuito: vi si arrivava in piena accelerazione e si
entrava in curva a quasi 300 km/h, solo i migliori piloti riuscivano a
percorrerla "in pieno". Con le modifiche del 1994-95 è stata molto
rallentata, oggi ha solo 35 metri di raggio e si percorre a circa 160
km/h.
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8 settembre 1968
Un arrembante Chris Amon, entra in collisione con la
Honda di John Surtees per via di una macchia d’olio. Il Ferrarista vola
oltre le barriere e atterra nel bosco, fortunatamente illeso.
13 settembre 2009
Gran Premio amaro per Lewis Hamilton, dopo la pole
position del giorno prima. Nel tentativo di riprendersi il 2° posto,
l’inglese forza il ritmo nel finale e al 52° dei 53 giri previsti, prede
il controllo della sua McLaren-Mercedes, schiantandosi contro le
barriere all’uscita della 1° Curva di Lesmo. Nessuna conseguenza fisica,
ma molta delusione per il Campione del Mondo uscente. |
10 settembre 1978
Nel giro di posizionamento prima del secondo via,
Jody Scheckter perde il controllo della sua Wolf e sbatte contro le
barriere. Un incidente che provocherà un ulteriore ritardo, per la
riparazione del guard-rail. Il via verrà dato così alle 18,15, con
conseguente riduzione a 40 giri della gara, per via del calo di luce.
Settembre 1981 - Al 19° giro la McLaren di
John Watson, esce di pista. La monoposto parte in testacoda e sbatte
violentemente contro le barriere. La McLaren si spezza in due
tronconi:la parte anteriore si ferma mentre la posteriore riattraversa
la pista e Alboreto, per evitare i rottami, finisce in testacoda.
John
Watson ne esce miracolosamente illeso.
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Il nome deriva dalla presenza nelle immediate vicinanze
del Serraglio. Si trattava della casa di caccia del Re, dove erano
tenuti anche degli animali.
E' una lievissima piega a sinistra dal raggio estremamente
ampio (oltre 600 metri). Il rettilineo successivo incrocia, con un
sottopassaggio, la curva Sopraelevata Nord dell'anello di alta velocità. |
13 settembre 1981
Paura per John Watson, che perso il controllo, distrugge
la sua McLaren contro le barriere. Vistosa fiammata, monoposto divisa
in due, ma pilota incolume.
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In
origine si chiamava Curva del Platano, o anche del Vialone
perché passava sopra il grande viale di accesso
all’Autodromo.
Dal 1955 cambia nome e viene dedicata ad Alberto Ascari. La
ragione ci riporta al 26 maggio di quello stesso anno. Mentre compie
alcuni giri con una Ferrari Sport, il campione milanese perde la vita
causa un’uscita di strada proprio in quel punto.
Per rallentare le alte velocità, nel 1972 viene realizzata
nel punto d’entrata una chicane, che due anni più tardi viene
ulteriormente modificata nell’ampiezza e nel tratto d’uscita, assumendo
così il nome definitivo di variante.
Vi si arriva tenendo premuto l'acceleratore fin dalla
seconda di Lesmo, anche qui si toccano i 330 km/h. Dopo la frenata si
affrontano in rapida successione tre curve a sinistra-destra - sinistra
che immettono sul rettilineo opposto ai box. Sono curve a raggio
abbastanza ampio che si percorrono a velocità intorno ai 200 km/h. |
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10 settembre 1995
Dopo aver firmato la pole position, il giovane David
Coulthard sciupa tutto nel giro di ricognizione. Alla variante Ascari,
finisce in sabbia, ma grazie ad una bandiera rossa esposta a causa di un
incidente al 1° giro, riparte al 2° start. Finirà ancora in sabbia al
13° giro, alzando bandiera bianca.
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26 maggio 1955
Durante una sessione di prove private in vista della
“1000 KM di Monza”, Alberto Ascari sale sulla Ferrari Sport di Eugenio
Castellotti, per compiere alcuni passaggi. Purtroppo gli sarà fatale una
tragica uscita di pista in prossimità della curva che poi gli sarà
dedicata.
11 settembre 1993
Botto a prove terminate. Protagoniste le due Ferrari nel
giro di rientro. Complice un’incomprensione col compagno Jean Alesi,
Gerhard Berger vola fuori pista alla staccata della variante Ascari,
sbattendo contro il muro di gomme a 327 km/h. Tanta paura, ma
fortunatamente il pilota è illeso.
10 settembre 1995
Dopo aver firmato la pole position, il giovane David
Coulthard sciupa tutto nel giro di ricognizione. Alla variante Ascari,
finisce in sabbia, ma grazie ad una bandiera rossa esposta a causa di un
incidente al 1° giro, riparte al 2° start. Finirà ancora in sabbia al
13° giro, alzando bandiera bianca
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Montecarlo - 22 maggio 1955
Alberto Ascari è al volante di una Lancia D50 messagli a
disposizione da Gianni Lancia, dopo che lui e Gigi Villoresi nel 1953
hanno salutato Enzo Ferrari, destinazione Torino. Finalmente dopo
l'anno di sofferenza (1954), Alberto può esprimere ancora
tutto il suo valore di pilota e di sportivo, correndo ancora per una
Casa Italiana. Il GP di Monaco è la seconda gara stagionale
e Ascari nella prima gara della stagione, il Gran Premio di Argentina,
si è classificato solo 20° causa un'uscita di
strada. Ma durante la gara all'81° giro, per evitare di
sbattere contro il muretto in un'attimo di deconcentrazione, sceglie di
"lanciarsi" nelle acque monegasche, lasciando una sicura vittoria al
ferrarista Trintignant. Subito soccorso Alberto riporta oltre allo
shock per l'inaspettato bagno, anche la frattura del setto nasale e
l'obbligo da parte del personale medico, di non riprendere
l'attività agonistica almeno per una decina di giorni. Ma un
pilota vuole provare a se stesso che l'incidente non l'ha cambiato.
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Nell’anno di costruzione dell’impianto, non v’è traccia
di un nome preciso, si parla solo di Curvetta. Nel 1927 si comincia a
denominarle Curvette. In realtà si trattava di due tornanti
caratterizzati da un raggio di 60 metri e da un’ampiezza di 90°, uniti
da un brevissimo rettifilo. E vista la particolarità costituita dalla
pavimentazione formata da tanti cubetti di porfido, divenne famosa per
essere la Curva del Porfido. Nel 1955 viene ricostruita, quando il
tracciato ritorna alla sua impostazione originaria.
Viene così chiamata Curva Parabolica, per il disegno e la traiettoria che descriveva.
Nel rettilineo che conduce a questa curva si toccano
nuovamente i 330 km/h, quindi si frena per entrare in curva a circa 180
km/h. La curva è molto lunga e a raggio via via crescente: dopo aver
superato la parte più stretta si può percorrere il tratto finale in
piena accelerazione, scorrendo verso l'esterno e imboccando il
rettilineo d'arrivo a velocità già molto elevate.
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Wolfgang von Trips
(Colonia, 4 maggio 1928 – Monza, 10 settembre 1961) , vincitore di 2 Gran Premi di Formula 1.
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Gran Premio d' Italia 1961
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Al secondo giro la Lotus di Clark
e la Ferrari di Von Trips, favoritissimo per il mondiale, si agganciano
all'entrata
della curva. La 156 del pilota tedesco vola fra il pubblico
seminando la morte.
La gara non viene nemmeno interrotta e per Von
Trips e tredici spettatori, non c'è niente da fare.
La corsa e il titolo vanno al
compagno dello sfortunato pilota Phil Hill.
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13 settembre 1953
All’ultima tornata, Alberto Ascari conduce davanti a
Fangio e Farina. Ma alla cosiddetta “curva del porfido” poi denominata
Parabolica, il leader finisce in testa coda, complice la presenza di due
doppiati. L’incidente elimina così la Ferrari di Ascari e fa perdere
posizioni a Farina, dando il via libera a Fangio per il suo primo
trionfo a Monza.
9 settembre 1990
Al termine del 1° giro, la Lotus di Derek Warwick, sbatte contro
il guard-rail all’uscita della Parabolica. La monoposto si
capotta e termina la sua folle corsa ribaltata. La paura svanisce quando
l’inglese esce subito incolume dai rottami e si precipita ai box per
salire sulla vettura di riserva. Si schiererà infatti per la seconda
partenza, dopo aver superato i controlli medici.
6 settembre 1970
Nel corso delle qualifiche del sabato, la Lotus di Jochen Rindt esce
di pista all’ingresso della Parabolica, per via di un
cedimento meccanico. Uno schianto fatale per il pilota austriaco, appena
laureatosi Campione del Mondo e a cui verrà assegnato
il titolo postumo.
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